L’esercizio delle funzioni relative all’assistenza sanitaria in carcere è ormai nella piena titolarità del servizio sanitario nazionale.
Il DPCM del 1.4.2008 e le successive delibere dei Consigli regionali hanno sancito la univoca responsabilità delle ASL nella gestione della salute nei luoghi di privazione della libertà personale.
Sono due, più di altre, le questioni che necessitano a questo punto di un ulteriore avanzamento.
La prima è riferibile alla mancata assunzione delle funzioni di assistenza sanitaria in carcere da parte delle regioni e delle province autonome a statuto speciale.
Non è più sostenibile questo continuo rinvio nel garantire piena copertura delle funzioni di assistenza sanitaria anche per i cittadini detenuti di quelle regioni.
IL Comitato SALUTE-GIUSTIZIA- REGIONI a STATUTO SPECIALE, previsto a tal fine dal DPCM deve poter finalmente produrre, ed in tempi brevi, un accordo che permetta ai relativi servizi sanitari regionali l’assunzione delle funzioni.
La seconda è riferibile all’attività sanitaria di natura psicologica.
Il DPCM, su questo punto, ha lasciato troppe ambiguità.
L’intervento degli psicologi penitenziari non può non rientrare nelle funzioni sanitarie trasferite al SSN e deve essere parte integrante dei piani di intervento qualiquantitivi di ogni singola ASL.
Le residuali attività legate all’ordinamento penitenziario, osservazione e trattamento rieducativi per i detenuti definitivi, possono continuare ad essere garantiti dall’Amministrazione penitenziaria, ma in un rapporto univoco ed organico con i servizi sanitari regionali, così come lo stesso DPCM impone.
Va subito, quindi, individuata una sede di confronto interistituzionale nella quale mettere a sistema ed a organicità gli interventi degli psicologici penitenziari sui cittadini detenuti, in un rapporto di leale collaborazione fra istituzioni che deve saper garantire i diritti dei cittadini detenuti e dei lavoratori stessi.
In quella sede va, inoltre, affrontata la vicenda dei 39 psicologi vincitori di un concorso bandito dall’Amministrazione penitenziaria per i quali lo stesso DPCM prova ad offrire un punto di possibile prospettiva.
Non si perda tempo.
Roma, 30 marzo 2009