Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
La scelta di non essere ricoverata da parte della paziente che a Bari ha assunto la “pillola abortiva” rispetta il codice di deontologia medica, oltre che i principi costituzionali e il diritto delle donne ad una somministrazione consapevole.
Una volta che il medico ha fornito la più idonea informazione, non è consentito alcun trattamento sanitario contro la volontà di una persona capace.
Appare invece preoccupante il grave vulnus che l’obiezione di coscienza rischia di determinare a fronte delle richieste per la RU486.
E’ infatti in crescita il numero dei ginecologi obiettori arrivato ad oltre il 70% con punte oltre l’80% nel Lazio, Basilicata, Campania e Sicilia.
La legge 194 ha previsto l’obiezione di coscienza ma gli ospedali sono tenuti ad assicurare le interruzioni di gravidanza e la regione a garantirne l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale.
Per una efficace applicazione della 194 chiediamo che la direzione dei consultori, fondamentali per la prevenzione, e dei servizi ospedalieri interessati sia affidata a medici non obbiettori.