Da qualche anno, in INPS, lo smaltimento delle ferie arretrate è diventato un tema: 

  • da un lato le esigenze produttive hanno spinto i dirigenti a chiedere sacrifici, soprattutto in piena pandemia, quando all’attività ordinaria si era aggiunto il carico dei prodotti emergenziali;
  • dall’altro le lavoratrici e i lavoratori che staccano dall’attività lavorativa non hanno spesso sostituti pronti a subentrare nella gestione ordinaria del servizio o del prodotto erogato. Trovano perciò, al rientro, la totalità delle pratiche arretrate maturate nel periodo di assenza. Questo li spinge a ridurre i periodi di fruizione continua: la volontà di non essere sommersi dal lavoro appena mettono piede in ufficio. 

Tale mix, insieme con una fisiologica resistenza a restare “scoperti” in caso di necessità, ha creato quel disallineamento tra CCNL e normativa che determina, a fasi alterne, l’intervento brusco dell’Amministrazione.

Ora, pur avendo posto la pregiudiziale economica, al tavolo del CCNL avevamo provato – sotto il profilo negoziale – a risolvere tale criticità.

Qual era l’obiettivo? Evitare che il diverso lasso temporale riconosciuto dal Legislatore potesse essere interpretato in maniera restrittiva, cioè a danno dei dipendenti. 

Sfortunatamente la fretta delle sigle sindacali firmaiole (CISL, CONFSALUNSA, FLP e CONFINTESA) ha confermato lo stallo in cui è chiamata a muoversi Risorse Umane.

È un vecchio leitmotiv: qualcuno crea il problema per porsi poi come risolutore. E gli strepiti delle ultime ore, tra messaggi di chat e comunicati bizzarri, lo testimoniano.

Per fortuna c’è il testo del contratto collettivo a riportare tutti coi piedi per terra, a far capire come le difficoltà siano aumentate, e non diminuite, col nuovo impianto. 

Nel contratto 2019-2021 la formula che disciplinava le ferie riportava: “L’Amministrazione pianifica le ferie dei dipendenti al fine di garantire la fruizione delle stesse nei termini previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti”. C’erano le consuete eccezioni, esigenze di servizio o motivate ragioni personali, a introdurre quegli elementi di flessibilità che tutti a parole oggi invocano.

Col nuovo impianto l’Amministrazione ha un compito in più: “monitora nel corso dell’anno l’effettiva fruizione delle ferie programmate. Ove si verifichino le ipotesi di cui ai commi 11 e 12 (esigenze personali o di servizio, ndr), le ferie dovranno essere ripianificate entro il mese di febbraio dell’anno successivo a quello di maturazione ed il datore di lavoro dovrà assicurarsi che il lavoratore ne fruisca invitandolo formalmente a farlo nel rispetto dei termini previsti”.

Altro che elasticità! Altro che volontà di risolvere un problema! Quando c’era da sciogliere il nodo, i firmatari  dove stavano? In ferie? 

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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Tempo trascorso da quando la

FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023

213 GIORNI

Al Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

Cons. Roberto Alesse

Al Direttore del Personale ADM Dott. Simone D’Ecclesiis

Al Direttore della Direzione Organizzazione e Trasformazione Digitale

Dott. Stefano Saracchi

OGGETTO: Riorganizzazione e pesatura Uffici. Richiesta di modifica e riapertura del Confronto

Le scriventi OO.SS. stanno raccogliendo dai territori molte sollecitazioni in merito a forte criticità sulla riorganizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e sulla pesatura degli Uffici.

Abbiamo anche preso atto che molte osservazioni sono state poste in ambito parlamentare e dalle Istituzioni locali in quanto il nuovo assetto organizzativo inciderebbe anche sulle scelte politico economiche di realtà importanti del territorio nazionale oltre che sulla ricaduta che avrà sull’organizzazione degli Uffici

Poco ci convincono le dichiarazioni di ADM che tendono ad assicurare che la nuova mappatura non avrà ripercussioni sul personale. Non sfuggirà infatti che di fatto cambieranno le retribuzioni variabili dei Dirigenti rispetto all’incarico assegnato e che avrà ricadute anche sulle scelte relative alle POER e PO dei singoli Uffici con il rischio che non venga garantito il livello di equilibrio e omogeneità tra gli incarichi nei vari Uffici sul territorio Nazionale.

E’ palese che il forte malcontento che si sta creando, che sia esso reale o che sia esso percepito, come asserisce l’Agenzia, di fatto esiste e sta creando un profondo malcontento tra il personale tutto (Dirigenti e funzionari) e tra gli operatori economici di settore.

Come FP CGIL e UIL PA in sede di confronto sui criteri di pesatura degli Uffici, come anche espressamente dichiarato nei relativi verbali, abbiamo dato atto di alcuni passi avanti che l’Amministrazione ha messo in campo a seguito delle proposte delle OO.SS., ma già in quella sede avevamo dichiarato la non totale soddisfazione sul risultato finale annunciando che, con molta probabilità, si sarebbero create situazioni di sofferenza e di criticità. Infatti avevamo chiesto che venisse anche prevista una rivisitazione nel breve periodo della pesatura degli Uffici proprio per colmare queste situazioni.

Sta di fatto che il malcontento oramai risulta diffuso e sentito in molte Regioni dove risiedono vari Uffici Doganali e, a nostro avviso, non porta da nessuna parte il muro contro muro tra Amministrazione e controparti interessate.

Non può esistere una Riorganizzazione epocale e di ampio respiro, per quanto possa sembrare perfetta, se la stessa non è condivisa con il personale interno, con gli utenti di riferimento e con i territori dove insistono gli Uffici di Dogane e Monopoli.

Al riguardo riteniamo quindi utile che si debba riaprire subito un nuovo confronto serrato tra Amministrazione e OO.SS. affinché si faccia una analisi accurata della situazione organizzativa e della mappatura degli Uffici, dove si possa tenere conto di quanto nel frattempo rappresentato dal personale, dagli Operatori Economici e dai rappresentanti politici e delle Istituzioni (Comuni, Regioni e Province), per trovare una maggiore condivisione con possibili correttivi utili volti a mettere a terra una Riorganizzazione funzionale ed efficiente rispetto all’azione amministrativa ed economica dell’Agenzia.

Infine non sfuggirà comunque l’urgenza di affrontare da subito la fase di sperimentazione prevista per la DT Emilia Romagna e Marche con il coinvolgimento diretto di tutte le parti sindacali rappresentative per affrontare le ricadute dei nuovi processi lavorativi.

In ultimo, ma non meno importante, è necessario mettere in atto un Piano nazionale di programmazione strutturale e di logistica dei nuovi Uffici che si creeranno sul territorio nazionale con la nuova organizzazione, e che dovranno essere pronti già al 01.11.2025.

In attesa di cortese riscontro, si porgono cordiali saluti.

p.la FP CGIL                                   p.la UIL PA

Florindo Iervolino                            Procopio Raffaele

Nel corso delle assemblee che stiamo tenendo in questo periodo, ci è stato posto di frequente il tema del “tetto” previsto per l’accesso alle 7 ore e 12 minuti che, sulla base di indicazioni fornite qualche anno fa dalla Direzione Centrale Risorse Umane, è fissato nel 50% del personale della sede.
Tale disposizione, concordata al tavolo nazionale, rappresentò un primo passo in avanti rispetto alla situazione ereditata dal Ministero del Lavoro, che fissava quel tetto al 30%.

Ora riteniamo che i tempi siano maturi per eliminare definitivamente anche il tetto del 50% e prevedere che possano accedere all’orario di 7 ore e 12 minuti (più i 30 minuti di pausa) tutti coloro che lo chiedono all’interno di una sede, anche se rappresentano più del 50% del personale della sede.

Sappiamo bene che questi limiti erano stati pensati per mere ragioni di sostenibilità della spesa da parte dell’Amministrazione ma, visto che il bilancio dell’INL lo consente, riteniamo possano essere agilmente superati, dando disposizione agli uffici territoriali di accettare tutte le domande di passaggio alle 7 ore e 12’ che dovessero arrivare, dichiarando espressamente superato il pregresso limite del 50%.

Coordinatore nazionale FP CGIL – INL

Matteo Ariano

Con il decreto-legge PA, l’Esecutivo sembra stia valutando un’iniezione di liquidità per la contrattazione integrativa dei Ministeri.

Lo stesso Governo che ha alzato il freno a mano sul rinnovo dei contratti – cancellando con un colpo di spugna l’inflazione degli ultimi anni e limitandosi a dire ai lavoratori penalizzati delle Funzioni Centrali “è andata così” – adesso stanzia risorse, attenzione!, non per l’intero comparto, ma solo per una parte di essoDivide et impera.

Resta spettatore inerme l’INPS, che non si capisce quale torto abbia commesso agli occhi del Governo, considerata la mole di attività assolte per dar seguito a ogni capriccio di chi siede nelle posizioni di comando, peraltro in tempi spesso surreali e con una professionalità impagabile.

E in effetti pagarla, questa professionalità, sembra sia diventato un optional, nel silenzio quieto di chi ha sostenuto l’impianto contrattuale (a proposito: una sigla firmataria ci ha messo la faccia; le altre tre che fine hanno fatto? E come mai questo mese non c’è stata la corsa ad anticipare gli importi della busta paga?).

L’atteggiamento muscolare verso l’INPS denota, ancora una volta, lo stato di abbandono in cui versa l’Ente, ormai spettatore silente di una partita condotta altrove. 

Non si spiega diversamente la bollatura implicita di “privilegiati” che è stata appiccicata alle lavoratrici e ai lavoratori del nostro Istituto, rei di essere “eccessivamente retribuiti” all’interno del comparto. 

Non si spiega diversamente la deroga al tetto al fondo riconosciuta alle agenzie fiscali e non all’INPS. 

Non si spiega diversamente la mole di rilievi al contratto integrativo che ancora oggi impedisce a quattromila dipendenti di avere uno stipendio pari a quello degli altri colleghi. 

Eravamo ricchi e non lo sapevamo, per l’appunto. 

Il principio di armonizzazione non viene declinato come una crescita collettiva, appannaggio di tutti, ma come un diktat: tu stai fermo finché gli altri non ti raggiungono. E considerando gli stanziamenti irrisori, il cammino sembra lungo e tortuoso.

Perché, allora, questa penalizzazione? 

Che male ha fatto una platea di dipendenti che ogni mattina tasta con mano il polso del disagio sociale nel paese? 

I nostri vertici hanno intenzione di battagliare? O si limiteranno ad accettare l’ennesimo sgarbo perpetrato nei confronti della comunità che istituzionalmente rappresentano?

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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Tempo trascorso da quando la

FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023

212 GIORNI

Al Capo Divisione Risorse

dell’Agenzia delle Entrate

Dott. Antonio Dorrello

div.risorse@agenziaentrate.it

Alla Direttrice Centrale Risorse Umane

Dell’Agenzia delle Entrate

Dott.ssa Laura Caggegi

dc.risorseumane@agenziaentrate.it

Oggetto: Richiesta intervento. Apertura Uffici al Sabato presso Direzione Regionale Toscana

Con riferimento alla nota del 14 febbraio inviata dal Coordinamento regionale Agenzia delle Entrate della Toscana (FPCGIL e UILPA), che condividiamo in pieno, riguardante la decisione della Direzione Regionale Toscana di integrare l’apertura degli sportelli provinciali per un sabato al mese, come FP CGIL siamo rimasti abbastanza sconcertati dall’apprendere dell’avanzare di una iniziativa che andrebbe completamente controcorrente rispetto alle indicazioni presenti nell’ultima convenzione (Convenzione Triennale per gli esercizi 2024-2026) sottoscritta dal Direttore Centrale e il Ministro delle Finanze.

È utile ricordare che nella convenzione, all’art. 5 (Impegni Istituzionali dell’Agenzia), punto 3 comma a) Area Servizi – … l’Agenzia attuerà le azioni dirette a perseguire i seguenti obiettivi:

  • al punto 1 comma a. lo sviluppo di ulteriori servizi online ….

  • Al comma b. l’incremento del tasso di digitalizzazione dei servizi …

Da quanto sopra riportato, si evince chiaramente che l’obiettivo dell’Agenzia è lo sviluppo dei servizi online e l’incremento della digitalizzazione al fine di diminuire la presenza in ufficio ed erogare sempre più servizi in forma digitale.

Appare evidente che l’iniziativa di apertura degli sportelli al sabato, fosse anche per un solo sabato al mese, non collima in nessun modo con tali indirizzi.

Tra l’altro a questo punto la domanda sorge spontanea: la nuova organizzazione riguarderà solo la Toscana o è una sperimentazione da estendere su tutto il territorio nazionale?

Premesso quanto sopra e visto che l’apertura del sabato impatta sull’organizzazione degli uffici si ritiene necessaria una immediata informativa, come previsto dall’art. 4 comma 5 del CCNL vigente, sulla possibile nuova organizzazione, che metta in condizioni le parti sindacali di poter comprendere l’operazione ed attivare anche il relativo confronto.

A parere della scrivente, risultano talmente evidenti i risvolti negativi derivanti da una tale iniziativa che parrebbe anche superfluo riportarli; ma dato che le notizie che ancora giungono in merito a tale scelta sono tutt’altro che confortanti, ne evidenziamo i principali.

L’apertura al sabato, innanzitutto, lederebbe i diritti di tutti i lavoratori, in quanto contrasta con la previsione all’art. 17 del CCNL vigente prevede:

  1. L’orario ordinario di lavoro è di 36 ore settimanali ed è funzionale all’orario di servizio e di apertura al pubblico. Ai sensi di quanto disposto dalle disposizioni legislative vigenti, l’orario di lavoro è articolato su cinque giorni, fatte salve le esigenze dei servizi da erogarsi con carattere di continuità, che richiedono orari continuativi o prestazioni per tutti i giorni della settimana o che presentino particolari esigenze di collegamento con le strutture di altri uffici pubblici.

Anche qui è evidente che, per l’Agenzia delle Entrate ed il suo assetto organizzativo, i lavoratori svolgono l’orario di lavoro su cinque giorni lavorativi

Chiedere la volontarietà o obbligare a svolgere orario straordinario andrebbe a sovvertire il principio in base al quale il lavoratore è tenuto al completamento del proprio orario di lavoro e a stravolgere il concetto di eccezionalità dello straordinario; e poi qualora non ci fossero volontari si obbligherà il personale a svolgere straordinario?

Come se non bastasse, vanno considerati gli aggravi di spesa che tutto questo comporterebbe:

  1. Ore di straordinario che si vanno a sottrarre alle ulteriori esigenze che ogni anno si presentano

  2. Consumo in termini di energia elettrica, condizionamento, acqua ecc.

  3. Spese maggiori relative all’assistenza della guardia giurata

  4. Pulizie.

A cosa serve prevedere il sistema delle pre-chiamate se poi si invoglia a venire in ufficio persino in un giorno prefestivo?

Ci sono stati, in passato, progetti specifici che hanno comportato un investimento di ore di straordinario, ma in quel caso si trattava di progetti circostanziati e limitati nel tempo.

Pertanto si chiede un urgente intervento di revoca di ogni azione volta all’apertura del Sabato degli Uffici.

Certi di una vostra sensibilità all’argomento, si resta in attesa di riscontro e cordialmente si saluta.

Il Coordinatore Nazionale FP CGIL

Agenzia delle Entrate

Florindo Iervolino

Nelle ultime settimane si è parlato di ciò che caratterizza ogni rapporto di lavoro: il salario, la retribuzione corrisposta a fronte di un impegno professionale.

Abbiamo affrontato l’argomento restando sul merito, analizzando la condizione in cui opera ciascun dipendente di questa Amministrazione: la riduzione degli incentivi, il buono pasto irrisorio, fino ad arrivare all’aumento ridicolo con il “CCNL della vergogna” (qui il link: https://www.fpcgil.it/2025/02/21/inps-due-spicci-e-quattro-compari-il-conto-del-ccnl/).

Temi che rientrano nella nostra bussola sindacale, con buona pace delle groupie di Zangrillo e Naddeo.

Ribadiamo, ancora una volta: il lavoro pubblico merita di più.

Non serve andare lontano per capire quanto sia strategica la PA. Questo ente ha assolto un ruolo centrale durante il Covid, poi ha costruito la piattaforma Siisl, adesso si prepara a inglobare l’intera materia della disabilità (ci torneremo): a fronte degli sforzi compiuti, è stata stanziata una mancetta da elemosina, un’offesa alla dignità di chi opera al servizio dello Stato, accettata di buon grado dai firmaioli della prima ora.

Tra questi, la sedicente organizzazione firmataria – stampella di un Esecutivo che taglia risorse al pubblico impiego e viene applaudito in un tripudio verde – ha ben pensato, nelle scorse ore, di reagire in maniera composta e matura alle critiche ricevute. Così, dopo aver dato dei “gufi” a quanti ricordavano che un contratto è esecutivo a seguito di certificazione (sic), ha deciso di etichettare come “corvi” quanti denunciano l’operazione sistemica di impoverimento del pubblico impiego.

È un gioco che non ci appassiona, ma che ci fa sorridere di fronte a un’inedita tendenza: il sindacalismo dello zio Tobia. 

Chiediamo scusa fin da ora se continueremo a parlare nel merito dei problemi di chi lavora. Da ultimo, La Stampa di venerdì, l’aumento dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +12,7% a +27,5%) e il contestuale attenuarsi della flessione dei Beni energetici non regolamentati (da -4,2% a -3,0%). Sono questi i problemi reali di chi suda il salario, per dirla con Rino Gaetano. Problemi cui il CCNL non risponde.

I corvi e i gufi, dunque, li lasciamo agli altri. Nell’attesa di nuove suggestioni ascrivibili a cotanta letteratura sindacale: chissà, magari il “non mi hai fatto niente, faccia di serpente” è dietro l’angolo…

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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Tempo trascorso da quando la

FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023

211 GIORNI

Quando sottoscrivemmo il CCNI del 2023 per l’area Medica, scrivemmo che non avremmo più avallato accordi fotocopia. Allineati (finalmente) i tempi della contrattazione, ogni compromesso a ribasso sarebbe stata una sconfitta per la categoria; dunque, una ratifica del medesimo testo sarebbe stata per noi inaccettabile.

Con l’adesione di alcune organizzazioni all’impianto proposto dall’Amministrazione (Cisl, Femepa, Flepar, Cida e Unadis), ci troviamo di fronte all’ennesima sintesi sbiadita, anzi peggiorativa del precedente integrativo. 

Volendo riassumere:

  • i soldi per la retribuzione di risultato sono sempre di meno;

  • nessuna risorsa aggiuntiva è stata trovata per premiare l’enorme lavoro svolto dai medici, con un’Amministrazione che gioca a nascondino quando c’è da assumere responsabilità nei confronti di una categoria professionale sommersa da carichi pesanti;

  • intramoenia, extramoenia e relativa indennità di esclusività restano una traccia che in futuro, chissà, forse perseguiremo;

  • la distribuzione in fasce delle indennità è sì tornata ai valori del 2023 (grazie alla nostra iniziale e solitaria avversità sul 130 ai titolari di UOC), ma il comma 3 dell’art. 7 rimane ancora poco comprensibile, con diciture oramai superate e difficilmente applicabili;

  • è sparito un modello cui ancorare il sistema di valutazione. La dicitura presente nel contratto precedente è stata sostituita da un richiamo generico al modello vigente nell’ente, in cui non si sa chi valuta cosa, con un meccanismo di misurazione delle performance ormai con ogni evidenza arbitrario e calato dall’alto;

  • i colleghi provenienti dalla Croce Rossa vengono trattati dopo tutti questi anni come un corpo estraneo (art. 5).

Alla luce di quanto esposto, il giudizio sull’ipotesi proposta non può che essere negativo

A ciò si aggiungono due constatazioni sull’andamento della negoziazione:

  • non è stato eliminato il comma 1 dell’art. 9. Le ore di aggiornamento professionale non possono ricadere sotto il lavoro straordinario: sono regolate da precedenti CCNL e non si capiscono le motivazioni di questa sovrapposizione;

  • la nota congiunta, sventolata come una bandiera trionfale dai firmatari, è l’ennesimo proposito che dal 2011 torna a fasi alterne. Manca quell’elemento vincolante che avremmo voluto leggere: si rimette tutto a valutazioni future che dovrebbero portare a proposte normative (sic). 

Non si tratta, pertanto, soltanto di un’occasione persa; è evidente la sottovalutazione di un malessere ad ampio spettro dei medici INPS, malessere ignorato o ridimensionato da chi ha sottoscritto una bozza di contratto che rappresenta un sostanziale passo indietro per tutto il personale interessato. 

FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Francesco Reali

Al Capo Divisione Risorse

dell’Agenzia delle Entrate

Dott. Antonio Dorrello

div.risorse@agenziaentrate.it

Alla Direttrice Centrale Risorse Umane

Dell’Agenzia delle Entrate

Dott.ssa Laura Caggegi

dc.risorseumane@agenziaentrate.it

Oggetto: Anomalie bando per il passaggio dall’Area Assistenti all’Area Funzionari

Con la presente, la FPCGIL, in qualità di parte firmataria del verbale relativo alla procedura per il passaggio dall’Area Assistenti all’Area Funzionari (Prot. n. 372799/2024, modificato con Prot. n. 401747/2024), intende portare alla Vostra attenzione alcune criticità emerse nella gestione del bando e della procedura di valutazione. Tali anomalie, se non adeguatamente chiarite e risolte, rischiano di compromettere la trasparenza e l’equità del processo concorsuale, con possibili ripercussioni sui diritti dei lavoratori coinvolti.

In particolare, è stata rilevata una mancanza di chiarezza riguardo all’attribuzione di 1,5 punti per ogni abilitazione professionale, fino a un massimo di 3 punti, non previsto dal punto 4.7 del bando. Tale criterio, non risulta esplicitato nel bando iniziale, ma sembrerebbe stato introdotto successivamente dalla Commissione, generando dubbi e perplessità tra i candidati.

Non sfuggirà che questa discrepanza rischia di minare la fiducia nella correttezza della procedura oltre a penalizzare professionalità riconosciute con una valutazione parziale.

Alla luce dell’ anomalia sopra evidenziata, si chiede di conoscere l’esatta applicazione dei termini del bando sullo specifico punteggio assegnato relativamente alle abilitazioni professionali, al fine di garantire la massima trasparenza e conformità al bando sottoscritto, ribadendo che ad avviso della scrivente non si possa arbitrariamente decidere di assegnare un punteggio minore di quello indicato se non espressamente richiamato nel bando stesso.

Inoltre, si rende necessaria una revisione e, ove confermate le discrepanze rilevate, una rettifica della graduatoria finale, per assicurare che tutti i candidati siano valutati in modo equo e conforme ai principi di buona amministrazione.

Invitiamo l’Agenzia a fornire un riscontro urgente e tempestivo, riservandosi, di valutare di intraprendere ogni iniziativa necessaria per tutelare i diritti dei lavoratori interessati, compreso un eventuale ricorso presso le sedi opportune, sia amministrative che giurisdizionali.

Confidando nella Vostra collaborazione per risolvere tempestivamente le criticità segnalate, nell’interesse di tutti i partecipanti e della correttezza della procedura concorsuale, si porgiamo distinti saluti.

Il Coordinatore Nazionale FP CGIL

Agenzia delle Entrate

Florindo Iervolino

Il 7 settembre del 2023, quasi due anni addietro, la scrivente organizzazione si rivolse direttamente a Consip denunciando una grave criticità circa la spendibilità dei buoni pasto offerti dalla ditta EP S.p.A. Lunch GM.

Lamentavamo, in particolare, l’impossibilità di utilizzare i ticket, stante il mancato accredito tanto delle principali catene della Grande Distribuzione (nazionale e internazionale) quanto dei piccoli esercenti.

A febbraio 2025 iniziamo a pagarne lo scotto anche in INPS, laddove l’individuazione dell’elenco degli esercizi convenzionati non solo non copre uniformemente il territorio, ma contiene negozi chiusi o semplicemente informazioni errate.

Tale pregiudizio non può essere ignorato dai vertici dell’Amministrazione, stante il grave danno economico – l’ennesimo, verrebbe da dire in questi giorni – che pregiudica il potere d’acquisto di chi serve l’Istituto e il Paese.

Si rimane in attesa di un tempestivo intervento e di un celere riscontro.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Al Presidente AIOP

Prof. Gabriele Pellissero

Al Presidente ARIS

Padre Virginio Bebber

Alla Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali

Piazza del Gesù 46 00186 Roma segreteria@pec.commissionegaranziasciopero.it

e p.c. Al Ministro della Salute

On.le Orazio Schillaci

e p.c. Presidente della Conferenza delle Regioni

On.le Massimiliano Fedriga

Oggetto: proclamazione stato di agitazione per le lavoratrici e i lavoratori a cui si applicano i tre CCNL Sanità Privata Aiop/Aris, CCNL ARIS RSA e CdR, AIOP RSA.

Le scriventi Organizzazioni Sindacali manifestano le perduranti e gravi difficoltà economiche e professionali in cui versano le oltre 200.000 lavoratrici e lavoratori, a cui vengono applicati i tre CCNL in oggetto.

Il Contratto della Sanità privata Aris Aiop è scaduto da oltre sei anni, mentre per quanto riguarda i due contratti delle Rsa sempre delle stesse associazioni gli anni di mancato adeguamento al costo della vita risalgono addirittura a 13 anni, contratti quest’ultimi, che impongono una significativa diseguaglianza salariale a parità di mansioni svolte rispetto ad altri contratti nazionali del medesimo comparto.

Nonostante un’inflazione a doppia cifra registrata negli anni precedenti, a fronte della mobilitazione di lavoratrici e lavoratori che hanno prodotto manifestazioni sindacali su tutto il territorio nazionale, con la grande partecipazione allo Sciopero Nazionale del 23 settembre 2024 e i molteplici presidi difronte alle Istituzioni, i tavoli di contrattazione per il rinnovo del CCNL Sanità Privata Aiop/Aris e per la costituzione del CCNL unico Aris/Aiop RSA sono fermi per scelta unilaterale delle due Associazioni Datoriali, perché hanno dichiarato di volere la copertura integrale dei costi del rinnovo che è stata anche ribadita durante l’incontro con il ministero della salute lo scorso 27 gennaio.

Una posizione gravemente lesiva e profondamente ingiusta nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, soprattutto in un contesto economico dove l’inflazione e l ’aumento dei costi dei beni e dei servizi stanno riducendo drasticamente il loro potere d ’acquisto.

FP CGIL, CISL FP e UIL FPL ritengono inaccettabile tale posizione, non solo in rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche nell’interesse dell’intera collettività che usufruisce del Sistema Sanitario Nazionale all’interno del quale operano le strutture di Aris e di Aiop, e per tali ragioni si vedono costrette a

proclamare

lo stato di agitazione a livello nazionale di tutto il personale coinvolto nelle strutture che applicano i CCNL Sanità Privata Aiop/Aris, Aris RSA e CdR, Aiop RSA ai sensi della contrattazione collettiva e della L. 146/90, così come modificata dalla L. 83/2000.

In tutte le regioni italiane proseguiranno le iniziative e le manifestazioni che coinvolgeranno tutti i livelli interessati.

Distinti saluti.

FP CGIL                     CISL FP                   UIL FPL

Barbara Francavilla    Roberto Chierchia   Ciro Chietti

Alla Direzione generale del personale e delle risorse

Dott.ssa Silvia Mei

Alla Direzione generale per la giustizia minorile e

riparativa

Dott. Alessandro Buccino Grimaldi

prot.dgmc@giustiziacert.it

Oggetto: Riapertura USSM CPA Ancona – gravi criticità a seguito assemblee sindacali 24.11.24 e 14.02.25.

La scrivente FP CGIL, in occasione dell’assemblea sindacale del 14.02.25 presso l’USSM di Ancona, ha potuto visitare i locali del CPA , costatando quanto segue:

A tutt’oggi presso il CPA di Ancona, non sono stati realizzati nessuno degli interventi atti a mettere in condizioni di sicurezza la struttura. Proprio la mancanza dei requisiti minimi di sicurezza aveva portato infatti a sospendere l’attività del centro nel gennaio 2024.

Ci riferiamo nello specifico alle violazioni del decreto legislativi n. 81 del 2008, segnalate dal RSPP, relative alla mancata installazione e manutenzione dei dispositivi antincendio, alla mancata formazione del personale, al malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento e dell’ascensore di servizio, alla carenza di spazi adeguati ad accogliere minori in stato di arresto e minori sottoposti a misure cautelari. Il centro è situato all’interno di palazzina nel centro storico della città, non è dotato di sbarre alle finestre, né di una cancellata di contenimento dell’utenza che seppure installata, ostacolerebbe l’unica via di fuga per dipendenti ed utenti rappresentata dalle scale interne. Non risulta inoltre aggiornato il DVR e l’allegato documento stress da lavoro correlato.

A quanto rappresentato già oggetto della nota del 17.02.25 della FP CGIL di Ancona, si aggiunge la grave scopertura di personale della polizia penitenziaria e del personale afferente alle Funzioni Centrali, che non è sufficiente a garantire la piena operatività ordinaria del centro nè tanto meno l’accoglienza di minori provenienti da altri territori.

Stante quanto sopra, si invita codesta Amministrazione ad individuare altre soluzioni per far fronte alla prossima chiusura del CPA di Bologna, in quanto allo stato attuale la sede di Ancona non è nelle condizioni di poter essere riaperta e questa O.S. vigilerà affinché siano attuati tutti gli interventi necessari per mettere in sicurezza i locali.

In attesa di cortese urgente riscontro, si porgono distinti saluti.

Per la FP CGIL

la Coordinatrice Nazionale

Paola Fuselli

Con la pubblicazione della busta paga nella Intranet dell’Istituto, il “CCNL della vergogna” – copyright Mario Pomini, docente di economia all’Università di Padova – dispiega finalmente i suoi effetti.

Da qualche settimana le organizzazioni firmatarie annunciavano l’evento, lanciando comunicazioni trionfali nelle chat. Il fil rouge era chiaro: “arrivano i soldi, ringraziate noi!”.

Ma quanti sono questi soldi? Perché la FP CGIL da mesi sostiene siano pochi spicci? Andiamo a vedere.

Vecchio e nuovo contratto

Il primo elemento di confronto che dobbiamo tenere in considerazione è il vecchio rinnovo contrattuale, quello erogato a maggio 2022, a copertura del triennio 2019/2021. Solo rapportando i due contratti, e considerando l’incremento del costo della vita, si può capire se stiamo meglio o peggio con il nuovo CCNL.

Per concedere la lettura più generosa alle sedicenti organizzazioni che hanno ratificato l’impianto, prendiamo a riferimento il profilo professionale che ha subito minori decurtazioni, quello degli ex C1.

L’arretrato nella busta paga di questo mese prevede l’erogazione secca di appena 1.043,33 euro lordi. Pesa, tra l’altro, la scelta unilaterale compiuta dal Governo di dare un anticipo nel dicembre 2023, in modo da recuperare fiscalmente ciò che poteva essere destinato al personale del comparto. Una mano dà, una mano toglie: tanto i firmatari fanno finta di niente…

A maggio 2022, in esecuzione del vecchio contratto, la cifra liquidata sul cedolino di un ex C1 era invece di 1.591,72 euro (cui si aggiungevano 336 euro per il primo quadrimestre dell’anno). Basterebbe questa differenza significativa per comprendere le critiche espresse da chi ha contrastato l’ipotesi di contratto, peraltro rilevate sul profilo che ha avuto un trattamento più “generoso”. Se entriamo nel dettaglio, infatti, il disegno si esplica in modo ancor più chiaro: per un funzionario apicale l’arretrato non è di mille e rotti euro, ma di 778,06 euro, per un ex B3 appena di 709,15 euro. Briciole di un tozzo di pane. Ma andiamo avanti.

L’inflazione, questa sconosciuta

L’aumento in valore assoluto indica poco: bisogna considerare come esso si cala nel contesto esterno, cioè in rapporto al carovita. Mentre l’inflazione nel 19/21 toccava a malapena il 2,2%, negli ultimi tre anni ha raggiunto la vetta del 16,5%.

Traduciamo: l’aumento salariale reale passa così da un +1,87% (prendendo a riferimento il CCNL sottoscritto dalla FP CGIL) a un -10,72% (prendendo a riferimento il nuovo CCNL sottoscritto da Cisl, Confsalunsa, Flp, Confintesa).

Una fregatura che ha un effetto diretto sul nostro portafogli. Le bollette sono aumentate in maniera devastante, il carrello della spesa svuota rapidamente le tasche di colleghe e colleghi, in altri termini: il contratto ci rende strutturalmente più poveri.

Strutturalmente implica un danno permanente: più poveri oggi, perché non riusciamo a fronteggiare i costi quotidiani; più poveri domani, perché avremo pensioni più basse sul periodo considerato.

Basta così? Purtroppo no.

Al Fondo del problema

Da anni conduciamo una battaglia, dentro e fuori le mura di questo Istituto: quella per il superamento del tetto al fondo, il salvadanaio da cui paghiamo tutto il trattamento accessorio (posizioni organizzative, incentivi, TEP, progressioni…). La consistenza economica di questo salvadanaio è ancorata al 2016 e l’Amministrazione non è neppure riuscita a ottenere deroghe. Iniezioni più o meno sporadiche di liquidità non cambiano la sostanza.

Poiché l’Esecutivo non incontra i sindacati, salvo amorevoli scambi di sensi su palchi verdi che trasudano contiguità, avevamo legato alla questione contrattuale il problema della permanenza del tetto, che impoverisce ENORMEMENTE i lavoratori. Per il principio della coperta corta, il danno è evidente a tutti: più progressioni faccio, più diminuisce l’incentivo.

Un problema apparentemente sentito in INPS, visti i comunicati di tutte le organizzazioni sul tema. Peccato le stesse organizzazioni non lo pongano ai tavoli e nelle occasioni di confronto: dichiarare la disponibilità alla firma all’indomani dell’apertura delle negoziazioni ha consentito di rimuovere l’argomento dall’ordine del giorno.

Ora, nel triennio di copertura del CCNL sottoscritto da Cisl, Confsaluna, Flp e Confintesa, l’importo medio individuale del fondo ha registrato in INPS un saldo negativo di 2549,23 euro. Basta incrociare i dati dei contratti integrativi e la consistenza media del personale per calcolarlo.

Sono soldi che abbiamo perso per strada nelle buste paga, che erodono il salario aumentando il peso del carovita e che qualcuno pensa di colmare accettando l’elemosina governativa.

QUESTO È LO STATO DELL’ARTE, QUESTI SONO I NUMERI.

C’è poi il marketing dei firmatari: di chi evita la calcolatrice e impronta il ragionamento sull’emotività (prendiamo quello che c’è) o sulla responsabilità (il debito pubblico).

Valutazioni che fanno a cazzotti con la realtà:

Non è un problema di quanto si spende, ma di come si decide di spendere. E le organizzazioni sindacali firmatarie si sono prestate a questo gioco.

I numeri danno sempre il giusto valore alle opinioni. Se il tema è preservare il salario di chi opera nel comparto, avevamo indicato una via: come avvenuto in passato, avevamo chiesto di usare le risorse messe in bilancio dal 2025 per poter siglare un accordo che non certificasse perdite strutturali sul triennio di riferimento. Si è scelta un’altra strada, quella che porta a far cassa sulle nostre teste.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

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Tempo trascorso da quando la

FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023

207 GIORNI

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