Con la pubblicazione della busta paga nella Intranet dell’Istituto, il “CCNL della vergogna” – copyright Mario Pomini, docente di economia all’Università di Padova – dispiega finalmente i suoi effetti.
Da qualche settimana le organizzazioni firmatarie annunciavano l’evento, lanciando comunicazioni trionfali nelle chat. Il fil rouge era chiaro: “arrivano i soldi, ringraziate noi!”.
Ma quanti sono questi soldi? Perché la FP CGIL da mesi sostiene siano pochi spicci? Andiamo a vedere.
Vecchio e nuovo contratto
Il primo elemento di confronto che dobbiamo tenere in considerazione è il vecchio rinnovo contrattuale, quello erogato a maggio 2022, a copertura del triennio 2019/2021. Solo rapportando i due contratti, e considerando l’incremento del costo della vita, si può capire se stiamo meglio o peggio con il nuovo CCNL.
Per concedere la lettura più generosa alle sedicenti organizzazioni che hanno ratificato l’impianto, prendiamo a riferimento il profilo professionale che ha subito minori decurtazioni, quello degli ex C1.
L’arretrato nella busta paga di questo mese prevede l’erogazione secca di appena 1.043,33 euro lordi. Pesa, tra l’altro, la scelta unilaterale compiuta dal Governo di dare un anticipo nel dicembre 2023, in modo da recuperare fiscalmente ciò che poteva essere destinato al personale del comparto. Una mano dà, una mano toglie: tanto i firmatari fanno finta di niente…
A maggio 2022, in esecuzione del vecchio contratto, la cifra liquidata sul cedolino di un ex C1 era invece di 1.591,72 euro (cui si aggiungevano 336 euro per il primo quadrimestre dell’anno). Basterebbe questa differenza significativa per comprendere le critiche espresse da chi ha contrastato l’ipotesi di contratto, peraltro rilevate sul profilo che ha avuto un trattamento più “generoso”. Se entriamo nel dettaglio, infatti, il disegno si esplica in modo ancor più chiaro: per un funzionario apicale l’arretrato non è di mille e rotti euro, ma di 778,06 euro, per un ex B3 appena di 709,15 euro. Briciole di un tozzo di pane. Ma andiamo avanti.
L’inflazione, questa sconosciuta
L’aumento in valore assoluto indica poco: bisogna considerare come esso si cala nel contesto esterno, cioè in rapporto al carovita. Mentre l’inflazione nel 19/21 toccava a malapena il 2,2%, negli ultimi tre anni ha raggiunto la vetta del 16,5%.
Traduciamo: l’aumento salariale reale passa così da un +1,87% (prendendo a riferimento il CCNL sottoscritto dalla FP CGIL) a un -10,72% (prendendo a riferimento il nuovo CCNL sottoscritto da Cisl, Confsalunsa, Flp, Confintesa).
Una fregatura che ha un effetto diretto sul nostro portafogli. Le bollette sono aumentate in maniera devastante, il carrello della spesa svuota rapidamente le tasche di colleghe e colleghi, in altri termini: il contratto ci rende strutturalmente più poveri.
Strutturalmente implica un danno permanente: più poveri oggi, perché non riusciamo a fronteggiare i costi quotidiani; più poveri domani, perché avremo pensioni più basse sul periodo considerato.
Basta così? Purtroppo no.
Al Fondo del problema
Da anni conduciamo una battaglia, dentro e fuori le mura di questo Istituto: quella per il superamento del tetto al fondo, il salvadanaio da cui paghiamo tutto il trattamento accessorio (posizioni organizzative, incentivi, TEP, progressioni…). La consistenza economica di questo salvadanaio è ancorata al 2016 e l’Amministrazione non è neppure riuscita a ottenere deroghe. Iniezioni più o meno sporadiche di liquidità non cambiano la sostanza.
Poiché l’Esecutivo non incontra i sindacati, salvo amorevoli scambi di sensi su palchi verdi che trasudano contiguità, avevamo legato alla questione contrattuale il problema della permanenza del tetto, che impoverisce ENORMEMENTE i lavoratori. Per il principio della coperta corta, il danno è evidente a tutti: più progressioni faccio, più diminuisce l’incentivo.
Un problema apparentemente sentito in INPS, visti i comunicati di tutte le organizzazioni sul tema. Peccato le stesse organizzazioni non lo pongano ai tavoli e nelle occasioni di confronto: dichiarare la disponibilità alla firma all’indomani dell’apertura delle negoziazioni ha consentito di rimuovere l’argomento dall’ordine del giorno.
Ora, nel triennio di copertura del CCNL sottoscritto da Cisl, Confsaluna, Flp e Confintesa, l’importo medio individuale del fondo ha registrato in INPS un saldo negativo di 2549,23 euro. Basta incrociare i dati dei contratti integrativi e la consistenza media del personale per calcolarlo.
Sono soldi che abbiamo perso per strada nelle buste paga, che erodono il salario aumentando il peso del carovita e che qualcuno pensa di colmare accettando l’elemosina governativa.
QUESTO È LO STATO DELL’ARTE, QUESTI SONO I NUMERI.
C’è poi il marketing dei firmatari: di chi evita la calcolatrice e impronta il ragionamento sull’emotività (prendiamo quello che c’è) o sulla responsabilità (il debito pubblico).
Valutazioni che fanno a cazzotti con la realtà:
oltre 650 milioni di euro, stima approssimativa e non aggiornata, sono destinati a rimpallare dei poveri disgraziati tra Italia e Albania;
2.1 miliardi di euro vengono destinati come risorse aggiuntive alle spese militari;
e poi c’è sempre il Ministro del ritardo dei treni che aspetta l’occasione giusta per porre la prima pietra sulle due sponde dello Stretto di Messina, con l’obiettivo di costruire un ponte galattico in una terra ancora priva di risorse idriche.
Non è un problema di quanto si spende, ma di come si decide di spendere. E le organizzazioni sindacali firmatarie si sono prestate a questo gioco.
I numeri danno sempre il giusto valore alle opinioni. Se il tema è preservare il salario di chi opera nel comparto, avevamo indicato una via: come avvenuto in passato, avevamo chiesto di usare le risorse messe in bilancio dal 2025 per poter siglare un accordo che non certificasse perdite strutturali sul triennio di riferimento. Si è scelta un’altra strada, quella che porta a far cassa sulle nostre teste.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
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Tempo trascorso da quando la FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023 |
207 GIORNI |
segreteria.capogabinetto@mise.gov.it
gabinetto@pec.mise.gov.it
c.c. Dipartimento della funzione pubblica
protocollo_dfp@mailbox.governo.it
Spett.le Capo di Gabinetto,
con la presente intendiamo portare alla Vostra attenzione le criticità derivanti dall’applicazione della normativa “taglia idonei” in relazione al concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di un contingente complessivo di 338 unità di personale non dirigenziale, a tempo pieno e indeterminato, da inquadrare nei ruoli del Ministero delle Imprese e del Made in Italy nell’Area Assistenti.
Tale normativa, che limita al 20% dei posti messi a concorso il numero di idonei che possono essere assunti in caso di rinuncia, mancato superamento del periodo di prova o dimissioni dei vincitori, comporta le seguenti problematiche:
Esclusione di numerosi idonei qualificati, che hanno superato tutte le prove selettive e sono già pronti per essere inseriti negli organici ministeriali.
Rischio di mancata copertura dei posti a concorso, considerato l’alto tasso di rinunce, soprattutto per i profili tecnici (oltre 150 unità) presenti in questo concorso, con conseguente inefficienza amministrativa.
Necessità di indire nuovi concorsi, con un inutile dispendio di risorse pubbliche e di tempo, aggravando le difficoltà operative del Ministero.
Gravi criticità per il potenziamento delle Case del Made in Italy, un nuovo e ambizioso compito assegnato al Ministero, già cronicamente sotto organico. Questo progetto, fortemente voluto dal Ministro, che nelle intenzioni dello stesso rappresenta un’importante iniziativa strategica, rischia di trasformarsi in un clamoroso fallimento senza un organico adeguato.
Aggravamento della storica carenza di personale negli Ispettorati, con il rischio di compromettere l’efficacia dell’azione amministrativa già a rischio vista la cronica e storica carenza di organico.
A riprova delle problematiche derivanti da un’applicazione rigida della normativa “taglia idonei”, si evidenziano i seguenti dati relativi al concorso per 225 funzionari tecnici (2021) dove non si applicava questa norma:
Funzionario tecnico delle telecomunicazioni: a fronte di 120 posti a bando, solo 91 idonei.
Funzionario tecnico: 45 posti a bando (poi estesi a 65), con 208 idonei; per coprire tutti i posti, la graduatoria è dovuta scorrere di 150 posizioni.
Funzionario ingegnere: 50 posti a concorso (poi estesi a 65), con 106 idonei chiamati
per coprire i 65 posti.
Funzionario statistico: 10 posti (poi estesi a 15), con 133 idonei; per coprire i posti necessari, ne sono stati chiamati 60 idonei.
Alla luce di quanto sopra, si chiede con urgenza che:
Venga promossa una deroga alla normativa “taglia idonei” per il concorso MIMIT 338 Area Assistenti.
Siano valorizzate le competenze già selezionate, evitando il ripetersi delle criticità emerse nei precedenti concorsi e scongiurando ulteriori aggravi di spesa per nuovi bandi. Scongiurando ulteriormente la pratica del ricorrere all’utilizzo delle graduatorie parallele inserendo nuovo personale spesso in attività completamente distanti dalle loro skill, contribuendo a possibili ulteriori rinunce e “fughe” dal nostro Ministero per scarsa appetibilità.
Confidiamo nella Vostra attenzione e sensibilità verso una tematica di grande rilevanza per il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione e per l’interesse collettivo.
Restiamo a disposizione per eventuali chiarimenti e approfondimenti e, in attesa di un Vostro cortese riscontro, porgiamo distinti saluti.
Luca Giovinazzo Coordinatore nazionale FP CGIL
Mail: luca.giovinazzo@mise.gov.it
Oggi più di duecento persone hanno partecipato in presenza o da remoto all’Assemblea del personale indetta sul tema della Sede e del FRD.
Tutti i lavoratori hanno espresso una profonda contrarietà rispetto alla possibilità di trasferire una parte delle direzioni in una sede all’ Eur.
L’aumento dei tempi di percorrenza sarebbe eccessivo sia per i pendolari che arrivano a Termini, sia per i moltissimi lavoratori che vivono a Roma.
L’assemblea respinge questa opzione e chiede all’Amministrazione di cercare soluzioni alternative.
L’ aumento della capienza di via Flavia e la possibilità di utilizzare scrivanie condivise sono soluzioni che le RSU hanno già portato al tavolo sindacale e che i lavoratori hanno oggi avallato.
Inoltre, tutti i partecipanti hanno chiesto con forza l’ampliamento del lavoro agile e da remoto per tutti i lavoratori del MLPS, evitando inutili restrizioni e regole
che creano disparità di trattamento tra colleghi.
Rispetto all’aumento del Fondo risorse decentrate, confermiamo che i 5 milioni sono spariti anche dal DL PA.
È inaccettabile che le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Ministero siano deluse di nuovo, nonostante le promesse fatte a dicembre durante un’altra assemblea.
Ci aspettiamo un immediato intervento della parte politica a cui chiediamo un incontro immediato per dare soluzioni concrete e definitive al problema del salario accessorio.
Nel frattempo, l’Assemblea ha decretato all’unanimità lo stato di agitazione del personale sulle cui modalità daremo aggiornamenti a breve.
FP CGIL UIL PA USB
Si è tenuto ieri, 19 febbraio 2025, l’incontro presso il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità (DGMC), avente all’ordine del giorno l’apertura “temporanea” del padiglione destinato ai detenuti giovani adulti presso la Casa Circondariale Dozza di Bologna.
La delegazione di parte pubblica, composta dai vertici del Dipartimento e con la partecipazione del Sottosegretario alla Giustizia, Senatore Andrea Ostellari, ha presentato il progetto, sottolineando più volte come la scelta di utilizzare “temporaneamente” la Casa Circondariale di Bologna sia stata condivisa non solo a livello politico, ma anche – e soprattutto – con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP).
Sebbene non siano stati forniti tempi certi per la realizzazione del progetto, è stata annunciata l’imminente apertura di tre Istituti Penali per Minorenni (IPM) a Rovigo, L’Aquila e Lecce, per un totale di 90 posti.
Nel nostro intervento, pur in assoluta minoranza, abbiamo ribadito tutte le perplessità già espresse nel documento sottoscritto da tutte le segreterie locali. Abbiamo evidenziato le criticità della scelta di Bologna e, in particolare, del padiglione individuato, ritenendo che sarebbe stato più opportuno destinare una sede esclusivamente a questo circuito, così da evitare sovrapposizioni gestionali e amministrative.
La nostra principale preoccupazione è che questa soluzione, anziché risolvere le problematiche del circuito minorile, finirà per aggravare ulteriormente le già enormi criticità della Casa Circondariale Dozza. La convivenza forzata di diversi regimi detentivi rischia di compromettere anche quelle sezioni che attualmente garantiscono un’efficace gestione della popolazione detenuta. In particolare, lo spostamento delle sezioni destinate ai detenuti in regime di reclusione ordinaria avrà un impatto negativo sul percorso trattamentale di coloro che, attraverso il lavoro nell’industria meccanica, hanno avviato un reale processo di reinserimento sociale.
Abbiamo inoltre chiesto garanzie per il personale di Polizia Penitenziaria che verrà impiegato, ritenendo inopportuna la ricognizione avviata. Come si può prevedere l’invio di personale da IPM già in difficoltà – come quelli di Milano, Torino, Treviso, Bologna, Roma, Bari e Palermo – se in molte sedi sono già presenti unità in missione a causa delle gravi carenze di organico?
Abbiamo anche denunciato la disparità di trattamento all’interno del DGMC, in particolare riguardo alle differenze nel riconoscimento delle indennità: alcuni operatori, rispondendo alla stessa ricognizione, ricevono il trattamento di missione forfettaria, mentre altri non ne beneficiano affatto.
Continueremo a monitorare con attenzione l’evoluzione della situazione, ribadendo la necessità di scelte strutturali che garantiscano un equilibrio tra esigenze trattamentali e sicurezza operativa.
Coordinatore Nazionale Polizia Penitenziaria FP CGIL
Donato Nolè
Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità
Alla Direzione Generale del Personale e delle Risorse
Roma
OGGETTO: corresponsione buoni pasto
Con la presente la FP CGIL da seguito alle numerose segnalazioni che continua a ricevere dai lavoratori di diverse sedi periferiche relativamente alla corresponsione dei buoni pasto, già oggetto di richieste di chiarimenti da parte della scrivente nei mesi scorsi.
Ancora oggi in alcuni uffici, quali ad esempio il CGM di Roma e servizi afferenti, solo una parte dei buoni pasto maturati è stata corrisposta – con ritardo – e non è chiaro quando l’erogazione tornerà ad essere regolare. Lo stesso problema sta interessando anche l’UIEPE di Roma, i cui dipendenti negli ultimi mesi hanno ricevuto solo un anticipo dei buoni pasto spettanti.
Si evidenzia, inoltre, che in diverse regioni, come ad esempio il Trentino alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, le direzioni hanno richiesto una rimodulazione dell’orario di lavoro con particolare riguardo all’attività lavorativa su cinque giorni, pari a 7 ore e 12 giornaliere, motivando tale richiesta non per esigenze di servizio ma al fine di ridurre la spesa per i buoni pasto.
Tali disposizioni, ad avviso della scrivente, sembrano disattendere le previsioni contrattuali. L’art.17 c. 3 del CCNL 2016-2018, infatti, dà indicazione alle amministrazioni di determinare le articolazioni dell’orario di lavoro secondo i criteri di ottimizzazione dell’impiego delle risorse umane; miglioramento della qualità delle prestazioni e ampliamento della fruibilità dei servizi da parte dell’utenza e miglioramento dei rapporti funzionali con altri uffici ed altre amministrazioni.
La FP CGIL si trova, dunque, a dover rappresentare nuovamente il disagio che tale situazione sta comportando per il personale e a ribadire che essa costituisce una iniqua disomogeneità di trattamento dei dipendenti sul territorio nazionale. A ciò si aggiunga l’ordinanza n. 25840 del 27 settembre 2024 della Corte di Cassazione a conferma della decisione della Corte di Appello di Napoli che stabilisce che il buono pasto costituisce a pieno titolo una componente della retribuzione e in quanto tale deve essere garantito anche durante le ferie.
Si chiede, pertanto, a codesta Direzione con quali modalità e tempi intenda intervenire al fine di ripristinare una regolare erogazione dei buoni pasto in tutti gli uffici dipartimentali, prevedendo una richiesta di fondi sufficiente a coprire il reale fabbisogno, considerata anche l’immissione in servizio dei neoassunti FSS e dei FGP.
Relativamente alla corresponsione dei buoni pasto in lavoro agile, la FP CGIL aveva chiesto l’inserimento di una previsione contrattuale che garantisse ai lavoratori in smartworking – per definizione senza vincolo di orario – il riconoscimento dei buoni pasto senza alcun riferimento all’orario di lavoro, anche al fine di non generare confusione tra durata della giornata lavorativa e la fascia di contattabilità. Considerata in sede di contrattazione collettiva l’ introduzione dell’art. 14 c.3bis del CCNL 2022-2024 e successivamente il chiarimento dell’Aran n. CFC141b, si chiede all’Amministrazione di dare riscontro a richieste pervenute da più dipendenti circa i tempi e le modalità di attribuzione dei buoni pasto anche in lavoro agile.
Nel restare in attesa di cortese urgente riscontro, si porgono cordiali saluti.
Per la FP CGIL
La Coordinatrice Nazionale
Paola Fuselli
Pubblichiamo il testo del CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE INTEGRATIVO relativo al personale del Ministero della Difesa Triennio 2024 – 2026 Parte Giuridica.
p. la FP CGIL Nazionale
Marco Campochiaro
Avv. Gabriele Fava
Alla Direttrice Generale
Dott.ssa Valeria Vittimberga
Al Direttore Centrale Risorse Umane
Dott. Giuseppe Conte
per il tramite del Dirigente Area Relazioni Sindacali
Dott. Salvatore Ponticelli
OGGETTO: RICHIESTA INCONTRO URGENTE CHIUSURA DCM MILANO
Il 3 febbraio scorso, a Milano, incontrando i rappresentanti delle organizzazioni sindacali territoriali a margine del convegno sulla disabilità tenutosi presso l’Università Bocconi, i vertici dell’Amministrazione pare abbiano lasciato trapelare la volontà di chiudere la Direzione di Coordinamento Metropolitano, riferendo la difficoltà di garantire personale.
La scelta non si inquadrerebbe in un ripensamento circa il ruolo o la funzione delle strutture di coordinamento, ma sarebbe dettata da valutazioni circoscritte al capoluogo lombardo. Valutazioni di opportunità che sfuggono alle scriventi organizzazioni, considerato che tale realtà, negli ultimi anni, si è distinta per standard di produzione elevati grazie al lavoro intenso delle colleghe e dei colleghi impegnati in prima linea sul campo, anche a dispetto dell’emorragia di organico più volte denunziata e mai realmente affrontata dalla stessa Amministrazione, di là da un apprezzabile ricorso allo Smart working.
Poiché non appare chiaro il disegno circa le sorti della DCM, né si è registrato alcun passaggio in tal senso al tavolo nazionale, e poiché la cornice in cui tali scelte sarebbero maturate è ignota alle organizzazioni sindacali tutte, si richiede con la presente un incontro urgente e chiarificatore.
Si rimane in attesa di riscontro.
FP CGIL |
UIL PA |
USB PI |
Giuseppe Lombardo |
Sergio Cervo |
A partire da quest’anno, per effetto di una direttiva del Ministero per la PA, tutta la Pubblica Amministrazione – e quindi anche INL – dovrà far svolgere almeno quaranta ore l’anno di formazione a tutto il personale.
Se da un lato, può anche far piacere l’attenzione dedicata all’attività formativa di lavoratrici e lavoratori, dall’altro, non vorremo che questo si trasformi in un ulteriore carico di lavoro gravante sul personale. Ci spieghiamo meglio: non vorremmo che si dica ai lavoratori che, al netto degli obiettivi assegnati (magari anche aumentati rispetto all’anno precedente), si debba poi trovare il tempo di fare anche queste quaranta ore di formazione.
Proprio perché crediamo nel ruolo che la formazione del personale può e deve avere, riteniamo che l’aumento di queste ore di formazione debba portare a ricalibrare gli obiettivi da assegnare agli uffici e al personale e che si possano immaginare dei momenti formativi in cui coinvolgere il personale nel corso dell’anno, all’interno dell’orario di lavoro, così che in alcune ore o in alcune giornate il personale sia formalmente adibito alla formazione e che questa adibizione vada a “neutralizzare” lo svolgimento di altre attività istituzionali (dall’ispezione alle conciliazioni, al turno, alla gestione del personale, etc.).
Chiediamo, quindi, sin da ora, che l’Amministrazione nella definizione degli obiettivi annuali tenga conto delle attività formative cui il personale dovrà essere adibito.
Coordinatore nazionale FP CGIL – INL |
Matteo Ariano |
Ci è stato riferito che, una organizzazione sindacale, firmataria del Ccnl 2022- 2024, nonché del Fondo Risorse Decentrate e anche delle Progressioni Orizzontali 2024, sta diffondendo tra alcuni candidati di Organizzazioni Sindacali NON firmatarie, né del Ccnl, né del Frd 2024 e tantomeno delle PEO 2024, che “Sarebbe inutile candidarsi per le RSU 2025 e tanto meno votare per le Organizzazioni Sindacali non sottoscrittrici del Ccnl 2022-2024”.
A questa organizzazione sindacale diciamo che la mancata firma di un contratto collettivo nazionale non inficia né le candidature e tanto meno la partecipazione alle RSU per il 2025, anche future.
Se si ha bisogno di questi mezzucci per sminuire il lavoro e le vertenze che la scrivente Organizzazione Sindacale sta portando avanti da anni, non per ultima quella per le Progressioni Economiche Orizzontali 2024 può significare solo una cosa: si ha paura del risultato che la FP Cgil può ottenere ed è quindi, a nostro avviso, un segnale di debolezza.
La FP Cgil è per una sana e corretta competizione, basata sui programmi e sulle attività sindacali, vertenze e battaglie, spesso vinte, alcune ancora in corso, e non su insinuazioni false e scorrette.
Invitiamo questa organizzazione sindacale ad attenersi ad un comportamento corretto, nei confronti del Personale anche se noi pensiamo che le Lavoratrici ed i Lavoratori della Corte dei conti sanno ragionare e valutare chi si è sempre battuta per ottenere il massimo e, quando non è stato possibile, si è anche assunta la responsabilità di una mancata sottoscrizione (vedi PEO 2024).
Ad maiora.
La Coordinatrice FP CGIL Corte dei conti
Susanna Di Folco
Abbiamo appreso che nella bozza del Decreto-Legge PA – che dovrebbe andare in Consiglio dei ministri già questa settimana – sarà inserita una norma che prevede il riconoscimento degli arretrati della perequazione dell’indennità di Amministrazione per l’anno 2022, consentendo all’INL di attingere dai fondi del proprio bilancio.
Anche questo stralcio della scabrosa vicenda del mancato riconoscimento della perequazione al personale dell’INL sembra finalmente destinato a chiudersi: ci sono voluti tre scioperi nazionali e una mobilitazione capillare, per arrivare finalmente a ottenere giustizia.
Da parte nostra, come FP CGIL e per il tramite dei nostri legali, avevamo già diffidato gli Enti competenti a dare immediata attuazione alla sentenza della Corte costituzionale, che riconosceva quanto avevamo più volte evidenziato al tavolo: la totale illogicità dell’esclusione dei lavoratori dell’INL dal processo di armonizzazione dei trattamenti economici.
Guardando a questi anni di mobilitazione, in cui possiamo rivendicare il nostro ruolo, possiamo dirci soddisfatti nell’aver garantito che ai lavoratori sia stato riconosciuto quanto legittimamente dovuto.
Sia chiaro che non intendiamo fermarci: proseguiremo a chiedere che il trattamento economico dei dipendenti dell’INL sia adeguato alle competenze e alle responsabilità richieste.
Coordinatore Nazionale FP CGIL – INL
Matteo Ariano
Lo scorso 12 febbraio l’Amministrazione ha trasmesso alle organizzazioni sindacali il testo dell’ipotesi di CCNI 2024 relativo al personale dell’Area medica.
L’ultima bozza, su cui la controparte ha chiesto la disponibilità delle sigle alla sottoscrizione, presenta alcuni elementi migliorativi. Rispetto alla prima versione del testo, infatti, è venuta meno la riformulazione dell’art. 7 c. 3, la disposizione che investiva pesantemente il personale innescando pericolose penalizzazioni sulla retribuzione di risultato, a dispetto dello stress lavorativo registrato negli ultimi anni (stress peraltro destinato ad aumentare in virtù della riforma sulla disabilità).
Questo passo indietro della controparte è apprezzabile e rientra nelle proposte che la nostra organizzazione ha posto quale condizione preliminare al tavolo per la sottoscrizione di qualunque impianto.
L’ipotesi così emendata necessita però, a nostro avviso, di almeno due modifiche:
lo scorporo del c. 1 dal dettato dell’articolo 9. La sovrapposizione tra orario di aggiornamento professionale e orario di lavoro straordinario riteniamo possa offrire il fianco a interpretazioni discrezionali e non uniformi, considerata l’articolazione territoriale del nostro Ente;
un impegno lineare sull’indennità di esclusività e sulla regolamentazione dell’attività intramoenia/extramoenia.
Su quest’ultimo punto vale la pena di spendere qualche parola in più.
La dichiarazione congiunta richiama, infatti, impegni che risalgono addirittura al lontano 2011, dichiarazioni d’intenti che ciclicamente – con toni più o meno solenni – tornano all’ordine del giorno.
La sottoscrizione per senso di responsabilità è accettabile se poi alle parole seguono i fatti: da qui la nostra richiesta di una modifica della dichiarazione che vincoli maggiormente gli attori stipulanti nella definizione di un percorso certo.
Il testo inserito nell’ipotesi, già sottoscritta in fretta e furia da alcune sigle, riteniamo non offra sufficienti garanzie.
Poiché questo contratto, come da prassi, interviene ad anno concluso, la FP CGIL può aderire all’impianto solo se c’è un effettivo impegno alla valorizzazione del personale medico. Diversamente non siamo disponibili a compromessi a ribasso.
FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Francesco Reali
Si è tenuto oggi l’incontro con l’Amministrazione avente ad oggetto il processo di riorganizzazione al quale le nostre Organizzazioni sindacali hanno preso parte tramite la RSU.
L’amministrazione nell’arco della riunione ha fornito l’informativa sul processo di riorganizzazione e sul relativo decreto ministeriale, comunicando che entro la prossima settimana dovrebbe essere completata la raccolta dei contributi da parte delle Direzioni e delle Organizzazioni Sindacali e il testo dovrebbe essere inviato agli organi di controllo. Entro metà marzo verrà anche completata la pesatura delle fasce delle posizioni dirigenziali non generali delle divisioni.
Abbiamo voluto anzitutto avere chiarimenti rispetto agli uffici di staff dei Capi Dipartimento, non capendo ancora la ratio con cui siano state immaginate nuove sovrastrutture ma senza personale che, chiariamo, non può essere “pescato” dalle singole DG senza il consenso dei lavoratori, sottraendo personale ad uffici già in forte sofferenza come ribadito nell’ultima riunione rispetto al piano dei fabbisogni.
Abbiamo chiesto inoltre di chiarire se la natura e il ruolo di questi uffici sia assimilabile a quello delle divisioni delle Direzioni Generali e la necessità di un interpello per consentire ai lavoratori di avere nuove opportunità di crescita personale e professionale seppur a parità di condizioni.
L’amministrazione ha confermato che gli uffici di staff, nonostante la diversa nomenclatura, sono in tutto assimilabili alle divisioni delle Direzioni Generali. Per quanto riguarda il processo di mobilità del personale del Ministero, ci è stato riferito che sarà sottoposto alle OO.SS al più presto.
Abbiamo chiesto infine lo stato dell’arte delle progressioni orizzontali: l’Amministrazione ha comunicato che il bando è in lavorazione poiché si sta completando la banca dati dei lavoratori ex Anpal.
FP CGIL UILPA
Matteo Ariano Ilaria Casali
Alessandra Pone Orlando Grimaldi