Al Segretario generale Pres. Franco Massi
Al Vice Segretario generale Cons. Francesco Targia
Alla Dirigente generale Gestione Risorse Umane
Dott.ssa Daniela Greco
Al Dirigente del Servizio Concorsi Dott. Enrico De Vito
e p.c. All’Ufficio Relazioni Sindacali
A tutto il Personale della Corte dei conti
Oggetto: Stipula contratti individuali PEV 2024.
La scrivente Organizzazione Sindacale è venuta a conoscenza, su segnalazione del Personale interessato alla sottoscrizione del contratto individuale, a seguito della procedura delle Progressioni Economiche Verticali (PEV 2024), che il contratto al suo interno, presenta alcune anomalie ed omissioni.
La principale è sicuramente contenuta nel testo, in cui è previsto un periodo di prova di quattro mesi, quando l’art.12 del CCNL Comparto Funzioni Centrali 2022/2024 recita: “Sono, altresì, esonerati dal periodo di prova, con il consenso degli stessi, i dipendenti che risultino vincitori di procedure selettive per la progressione tra le aree o categorie riservate al personale di ruolo, presso la medesima amministrazione”; pertanto, il contratto deve prevedere l’opzione di esonero per il Personale interessato.
Inoltre, manca l’allegato al contratto relativo al prospetto della retribuzione lorda e per il trattamento economico non viene fatto riferimento alle eventuali competenze accessorie previste dalla legge, come ad esempio, il differenziale stipendiale.
Infine, per il personale comandato e successivamente inquadrato nei ruoli della Corte dei conti, manca un riscontro relativo alla giusta attribuzione e riconoscimento del differenziale stipendiale, come previsto dalla vigente normativa.
A seguito di quanto suesposto, la scrivente Organizzazione Sindacale chiede la modifica ed integrazione dei contratti individuali de quo, essendo prevista la sottoscrizione la settimana prossima.
Si coglie l’occasione per inviare cordiali saluti.
La Coordinatrice FP CGIL Corte dei conti
Susanna Di Folco
Alla Direzione generale del Personale e risorse
Dott. ssa Silvia Mei prot.dgmc@giustiziacert.it
Alla Direzione CGM di Torino Dott. Antonio Papalardo prot.cgm.torino@giustiziacert.it
Oggetto: gravi criticità operative Ussm Genova
La scrivente O.S. FP CGIL, con la presente torna ancora una volta a rappresentare le gravi criticità nelle quali si trovano ad operare i lavoratori dell’Ussm di Genova.
Dal luglio 2024, a causa di lavori di ristrutturazione dei locali siti in Passo Frugoni n.4/3, lavori che hanno comportato pesanti opere di demolizione, si è reso necessario il trasferimento immediato della sede U.S.S.M. negli uffici di via Corsica, che già ospitavano il servizio tecnico del CGM di Torino.
Ad oggi, a distanza di 9 mesi, il personale dell’ USSM di Genova si trova ancora in via Corsica. Tale struttura, nonostante gli interventi realizzati per migliorare le condizioni di lavoro, non appare adatta ad accogliere tutte le attività svolte dagli operatori dell’USSM.
Sì fa qui riferimento alla ristrettezza degli spazi che rendono faticosa l’organizzazione del lavoro, l’affollamento nelle stanze, la mancanza di arredi adeguati e della strumentazione (linee telefoniche sufficienti, lentezza della linea di rete sovraccarica di pc, carenza di scanner e fotocopiatrice). Gli operatori segnalano inoltre la difficoltà quotidiana ad accedere all’ufficio per mancanza di chiavi sufficienti a tutto il personale.
L’attuale sistemazione, inoltre, non consente di svolgere nella stessa sede tutti i colloqui con gli utenti, la maggior parte dei quali, invece, si tengono presso il Cpa/Cdp o sul territorio, dove i funzionari sono costretti a spostarsi con notevole dispendio di tempo ed energie.È evidente, dunque, che la soluzione individuata quale risposta ad un’emergenza non può diventare la sede definitiva degli uffici in questione.
Stante quanto rappresentato, perciò, la scrivente FP CGIL sollecita l’amministrazione a reperire, in tempi brevi, una sede Idonea ad ospitare tutto il personale in servizio presso l’USSM nel rispetto delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro e il Dipartimento a mettere a disposizione i fondi necessari per una soluzione adeguata.
In attesa di urgente riscontro si porgono distinti saluti
Per la FP CGIL
La Coordinatrice Nazionale
Paola Fuselli
Tra gli incomprensibili fenomeni che caratterizzano la vita dell’Istituto, merita attenzione il tema dell’attribuzione delle posizioni organizzative.
Con spirito corporativo degno di nota, a dispetto delle annunciate modifiche al regolamento per il conferimento degli incarichi (le ultime deliberate nel febbraio di quest’anno), l’Amministrazione si ostina a salvaguardare lo status quo, evitando di normare in maniera equilibrata il processo di selezione.
Il perché è presto detto: non c’è un interesse reale nel mettere in discussione un modello forse disfunzionale, ma certamente comodo per chi siede in cabina di regia.
Così, nonostante la professata apertura all’innovazione, nonostante i richiami ai percorsi di carriera chiari e competitivi, la ridefinizione dei pesi all’interno della procedura selettiva diventa un tabù, almeno per il momento.
Permane, cioè, la totale discrezionalità dei dirigenti, chiamati a individuare la risorsa competente sulla base di “suggestioni”: con 65 punti correlati a un colloquio, la commissione può decidere di fatto vita, morte e miracoli dei singoli candidati. L’impressione, a esser maliziosi, è che talora sia maggiormente premiata l’accondiscendenza al capo che non la competenza.
Il nodo più disarmante, però, è l’incapacità di rendere meno opaca la procedura di assegnazione di un incarico. Che sia interpello o posizione a bando, è talvolta difficile capire:
chi siano i candidati;
quanti abbiano presentato domanda;
perfino chi sia stato selezionato e quando.
Le segnalazioni dai territori non mancano. Ci troviamo così nella paradossale situazione in cui il merito viene declinato come una clava quando c’è da esprimere un giudizio individuale sulle lavoratrici e sui lavoratori (vedasi le valutazioni annuali) mentre, quando invece c’è da riconoscere una professionalità per l’assunzione di responsabilità gestionali, diventa una musica di sottofondo, anzi un conciliante rumore bianco.
E cosa si dice sul sonno della ragione?
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Più volte abbiamo scritto a proposito della grave carenza di personale che attanaglia molte sedi. Il problema, ormai, non riguarda più solo gli uffici del Nord Italia ma si sta allargando al resto dei territori, ad esempio agli uffici più piccoli e lontani da grandi vie di comunicazione, ovvero a realtà in cui il costo della vita è alto.
Sappiamo che l’INL è tra le Amministrazioni destinatarie di un “concorsone” per assistenti amministrativi che, però, essendo su base nazionale e riguardando parecchi enti del comparto, sta dando esiti incerti rispetto ai numeri di personale che sarebbero invece necessari. Sappiamo bene il lavoro che si è fatto in questi mesi per lo scorrimento delle graduatorie in corso ma, per varie ragioni, non è stato purtroppo sufficiente.
Per questo chiediamo all’Amministrazione di attingere – previa convenzione – anche alle graduatorie di enti locali per assistenti e funzionari amministrativi. Tali graduatorie hanno il vantaggio di fare riferimento a persone del territorio e quindi rendono meno complessa la scelta per i candidati in graduatoria.
Esiste, ad esempio, la graduatoria di un concorso gestito da ASMEL, associazione che raggruppa diversi Comuni, con decine di idonei da cui INL potrebbe attingere per provare a dare un po’ di ossigeno a diverse realtà del territorio.
Perché non si avviano subito contatti con questo soggetto per una successiva convenzione?
Il rischio è che, di questo passo, lo stesso lavoro sui cambi di famiglia professionale che ha impegnato l’Amministrazione in questi mesi venga vanificato, obbligando a nuove “percentualizzazioni” di funzionari, in particolare ispettivi.
È fondamentale agire per tempo: chiediamo, per questo, all’INL un intervento urgente, avviando i contatti necessari per stipulare le convenzioni prima che quelle graduatorie scadano.
Coordinatore nazionale FP CGIL – INL |
Matteo Ariano |
A distanza di circa due anni dalla circolare che chiarisce puntualmente la procedura che ogni sede di Provveditorato deve seguire per il pagamento degli incentivi tecnici, maturati precedentemente all’approvazione del nuovo Codice degli appalti, molte sono ancora le difficoltà riscontrate e gli incentivi non erogati. Tutto ciò a dimostrazione che, come più volte noi della FP CGIL abbiamo sottolineato, la cervellotica procedura dettata dall’UCB risulta assai complessa e farraginosa, determinando fortissimi ritardi nei pagamenti e tantissimo malumore tra i lavoratori. E non solo, se i pagamenti avvengono nella stessa annualità si rischia il superamento del plafond di riferimento, pertanto i lavoratori, oltre ad essere pagati con notevole ritardo, rischiano di perdere alcune somme. Anche per quanto riguarda le modalità di erogazione degli incentivi, ai sensi dall’art.45 del D.lvo 36/2023, siamo ancora in attesa che il “Gruppo di lavoro interdipartimentale di studio”, annunciato dal Capo Dipartimento a metà ottobre, completi rapidamente i lavori per attivare il tavolo di confronto più volte richiesto
Ricordiamo che l’incentivo per funzioni tecniche è, per i lavoratori del MIT, un’importante risorsa che compensa l’attività professionale svolta, con grande senso di responsabilità e dedizione, dai nostril lavoratori.
Come Fp Cgil chiediamo che si dia impulso all’attività di ricognizione dei lavori, per i quali non è stato ancora erogato l’incentivo, procedendo celermente all’avvio dell’iter indicato nella circolare n.25725 del 31/5/2023 e si attivi contestualmente il confronto per definire le modalità di erogazione dell’incentivo previsto dall’art.45 del Nuovo Codice dei contratti pubblici.
FP CGIL
Luigi Gianfreda Carmen Sabbatella
Nel giro di assemblee che stiamo conducendo sui territori, un tema si rincorre in modo sempre più netto: la necessità di avere una indennità fissa per il personale ispettivo.
Come FP CGIL ricordiamo che non solo non siamo contrari a questa richiesta, ma la proponemmo noi stessi anni addietro, immaginando un sistema di indennità per figure professionali che assumono rischi nello svolgimento della propria attività, tra cui il personale ispettivo.
Un primo passo avanti è stato fatto con la trasformazione dei criteri di erogazione del decreto incentivi al personale ispettivo: anche questo è stato frutto della mobilitazione di questi anni, uno dei primi ad essere colto dai lavoratori. Non è più necessario dover fare i doppi salti mortali per avere l’incentivo, basta l’adibizione effettiva all’attività ispettiva per almeno il 75%.
Tuttavia, come l’esperienza COVID ha dimostrato, quegli importi non sono immutabili, mentre crediamo sia arrivato il momento di istituire formalmente un’indennità ispettiva, legata all’effettivo svolgimento dell’attività di vigilanza e ai rischi connessi.
A tal fine, però, occorre avere delle somme fisse e stabili destinate a questo e l’avanzo di bilancio dell’INL potrebbe venire in aiuto, destinandone una quota a questo scopo specifico.
Per far questo è necessaria una modifica normativa, ma l’esperienza dimostra che non è affatto impossibile: il decreto efficientamento ha autorizzato l’INL a usare una parte del proprio bilancio, pari a 20 milioni di euro annui, per l’efficientamento; il DL PA ha autorizzato INL ad attingere 11 milioni del proprio bilancio per restituire le somme illegittimamente sottratte ai lavoratori negli arretrati della perequazione.
Una norma di legge potrebbe autorizzare l’INL a riconoscere una indennità al personale ispettivo, in virtù delle responsabilità ricoperte nell’esercizio dell’attività quali, a titolo esemplificativo, la sospensione dell’attività imprenditoriale o le attività di polizia giudiziaria.
È giusto che il personale ispettivo, per le competenze e le responsabilità richieste, riceva corrispettivi economici adeguati; rivendichiamo questo non nell’ambito di una mera visione corporativa dell’attività ispettiva (che lasciamo volentieri ai sindacati di mestiere), ma come riconoscimento di un’adeguata corrispondenza tra retribuzione e responsabilità.
A proposito di fondi: abbiamo letto che, nella riunione del 5 marzo al tavolo nazionale, si è discussa la possibilità di inserire normativamente le somme del Decreto Incentivi all’interno del FRD. Lo scriviamo chiaramente: se l’idea è di far confluire quelle somme all’interno di un calderone più grande, senza alcun vincolo di destinazione – con l’aggravante che l’INL non ha mai voluto fornire il dettaglio delle somme che compongono il totale del FRD – noi siamo assolutamente contrari, perché non si avrebbe più contezza dell’entità degli importi specifici e della loro destinazione.
Coordinatore nazionale FP CGIL – INL |
Matteo Ariano |
Si è tenuto nella giornata del 5 marzo 2025 il tavolo di raffreddamento nazionale sulle criticità dell’Archivio di Stato di Napoli, più volte sollecitato da questa Organizzazione alla Direzione Generale Organizzazione (DG-OR) e alla Direzione Generale Archivi (DG-A), a seguito dell’inefficacia degli interventi presso la prefettura locale.
Fin dall’inizio dei lavori, la FP CGIL, nel ricordare di aver rappresentato anche al Ministro Giuli lo scorso 12 dicembre le criticità dell’Archivio, ed avendo stigmatizzato l’assenza della dottoressa Carrino dal tavolo, ha chiarito all’Amministrazione che non avrebbe sottoscritto alcun accordo conciliativo privo di una chiara e decisa presa di posizione dell’Amministrazione nei confronti dell’attuale Dirigenza.
Nel corso dell’incontro, le varie testimonianze espresse hanno rappresentato un grave scollamento tra la direzione e la missione istituzionale dell’Archivio, oltre al mancato riconoscimento del ruolo e del lavoro del personale, nonché atteggiamenti ritorsivi nei confronti dei dipendenti che hanno partecipato alle assemblee sindacali, fino ad arrivare a episodi di minacce e insulti personali.
Le Organizzazioni Sindacali ascoltata la replica immediata della Dirigente, la quale non è stata in grado di addurre valide argomentazioni agli episodi a lei contestati, hanno accettato la proposta dell’Amministrazione di aggiornamento del tavolo richiedendo per la prossima data la presenza della Dirigente, alla luce della gravità dei fatti emersi. Spiace dover sottolineare l’inopportunità delle affermazioni della dottoressa Carrino di conoscere nomi, cognomi e indirizzi di residenza dei delegati sindacali, affermazione evidentemente apparsa come una minaccia velata, che non ha fatto altro che alimentare ulteriormente un clima già fortemente compromesso.
L’incontro si è quindi concluso con la richiesta di interventi tempestivi e risolutivi da parte dell’Amministrazione nei confronti della dirigenza dell’Archivio di Stato di Napoli. La FP CGIL ha inoltre dichiarato che, qualora non venissero adottate le misure necessarie, l’Organizzazione Sindacale è pronta a intraprendere tutte le azioni opportune, incluse eventuali denunce nelle sedi competenti, per tutelare le lavoratrici ed i lavoratori al fine di assicurare il corretto ripristino dell’attività istituzionale.
La Coordinatrice Nazionale Il Coordinatore A.M.Napoli
Valeria Giunta Graziano Pagnotta
Al Direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro
Dott. Danilo Papa
Al Direttore Centrale Risorse Umane, Amministrazione e Bilancio
Dott. Giuseppe Diana
Oggetto: Diritto di informativa sindacale – convocazione del 5 marzo
Con riferimento alla convocazione in oggetto le scriventi OO.SS. considerano lesiva dei diritti e delle libertà sindacali tutelati dalla legge la condotta tenuta dall’Amministrazione in occasione della riunione sindacale tenuta in data odierna con le altre OO. SS.
In particolare, evidenziamo che su argomenti che riguardano attività anteriori alla firma del vigente CCNL quali i cambi di famiglia professionale, vada garantito il diritto all’informativa preventiva in tempo utile a garantire lo svolgimento dell’attività sindacale.
Invece, abbiamo preso atto, con grave rammarico, che la riunione odierna si è svolta senza aver invitato le scriventi OO.SS. neppure limitatamente ad attività precedenti, che l’informativa è stata fornita alle sole sigle firmatarie e che alle scriventi non è stato garantito lo stesso diritto, in palese violazione dell’esercizio della libertà sindacale e creando una illegittima e indebita discriminazione, sul punto, tra sigle firmatarie e non firmatarie del CCNL, non considerando la rappresentatività che le scriventi sigle mantengono.
Ad avviso delle scriventi, non ricevere le informative in tempo utile ovvero riceverle dopo che i contenuti delle stesse siano stati ampiamente illustrati e discussi in riunione, pregiudica gravemente prerogative e diritti dei lavoratori rappresentati dalle sottoscritte OO.SS. che, come è noto all’Amministrazione, possiedono un grado di rappresentatività all’interno dell’INL pari al 50,75%.
Giova ricordare come le vigenti ed inderogabili disposizioni legislative configurino le relazioni sindacali e, nello specifico, il diritto di essere informati preventivamente, come dovere di parte datoriale, senza altro distinguo che non sia la rappresentatività delle organizzazioni dei lavoratori, così come sancito dagli artt. 42 e 43 del D.Lgs. n. 165/2001.
Diversamente opinando, si avallerebbe un’interpretazione del quadro normativo ingiustificatamente premiale per alcuni sindacati e illegittimamente discriminatoria ed impeditiva per altri.
In aggiunta al dato normativo che tutela il diritto a ricevere informative preventive, vi invitiamo a riflettere sulle conseguenze della mancata o tardiva informazione nel contesto dato: tre sigle sindacali non convocate ai tavoli, una contrattazione non più espressione di un pluralismo di voci che si traduce in arricchimento del confronto e una modalità informativa che integra una vera e propria violazione di diritti sanciti dalla legge.
Di fronte a questo atteggiamento ampiamente lesivo dei diritti sindacali vogliamo essere chiari: noi non rinunceremo a continuare a svolgere la nostra funzione che trova tutela nella legge e rilevanza negli interessi delle lavoratrici e lavoratori che rappresentiamo.
Cordiali saluti
FP CGIL UIL PA USB PI
Matteo ARIANO Ilaria CASALI Giorgio DELL’ERBA
Il Governo che prometteva scivoli e tuonava contro la Fornero alla fine è tornato sui suoi passi. Come annunciato nelle settimane passate, l’Istituto si riserva – previa disponibilità degli interessati (troppa grazia) – la possibilità di trattenere in servizio il personale prossimo alla pensione. La scelta terminologica imposta dall’Esecutivo non è casuale: il termine “trattenimento” ha un carattere vincolante, che rende bene l’idea del voltafaccia completo compiuto dalla maggioranza.
Con la circolare n. 52/2024, INPS ha provato a disciplinare il processo di selezione, ma il metodo sconta i dettami della direttiva ministeriale: è stato Zangrillo stesso ad aver chiarito a più riprese che la selezione deve essere arbitraria. Spetta ai dirigenti individuare le risorse, considerata la non sostituibilità nell’immediato e il ruolo formativo assunto.
INPS ha dovuto così agire in questo solco. La sintesi fornita rappresenta un quadro a tinte fosche del modo di concepire il lavoro pubblico che ancora taluni sindacati difendono: l’impianto, infatti, “non riconosce al lavoratore alcun diritto o automatismo al trattenimento in servizio e non ipotizza, in alcun modo, la presentazione, da parte sua, di richieste/istanze in tal senso; attribuisce esclusivamente alla parte datoriale il potere di individuare il personale di cui ritiene necessario il trattenimento”.
L’INPS, da par suo, ha perfino provato a normare il processo selettivo, vincolando i dirigenti territoriali a motivare le proprie scelte in virtù di una data situazione organizzativa, chiamandoli a rappresentare le finalità dell’azione che la lavoratrice o il lavoratore dovrà porre in essere.
Certo, poi il giudizio è rimesso alla valutazione della Direttrice Generale: e qui c’è sempre un elemento discrezionale che non può essere accettabile. È la stessa discrezionalità, del resto, inserita nel sistema di valutazione della performance individuale (link: https://www.fpcgil.it/2025/01/17/inps-valutazione-individuale-un-altro-passo-nella-direzione-sbagliata/), che alla lunga rischia di causare inefficienze.
Il problema è però a monte: in una concezione aziendalistica della struttura pubblica che ha già inflitto infiniti danni e che perpetua un modello che sta snaturando la funzione della PA. Lo ribadiamo ancora una volta, allora: noi siamo lavoratrici e lavoratori, non clienti interni; eroghiamo servizi, non prodotti; garantiamo diritti, non mera performance; serviamo i cittadini, non gli utenti.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Nelle indennità previste per i particolari compiti, i contratti integrativi hanno stanziato risorse per la primaria e peculiare attività svolta dalle lavoratrici e dai lavoratori dell’INPS: la consulenza allo sportello.
La maggiorazione, nata per valorizzare l’impegno del front end e il presidio fisico delle sedi e delle agenzie, deve mantenere questa funzione; tuttavia, oggi la diversificazione e telematizzazione dei canali di contatto a disposizione dell’utenza richiede un aggiornamento di questo istituto contrattuale.
Al 31 dicembre 2023, secondo gli ultimi dati forniti dall’Amministrazione, la maggiorazione oraria del 20% della retribuzione base mensile collegata all’attività di front-office interessava 10.036 unità, cubando quasi 3 milioni di euro dal Fondo.
Una cifra che è destinata a diminuire, se è vero che l’Amministrazione sembra sempre più propensa a incentivare la consulenza telefonica o digitale.
E qui casca l’asino: perché mentre per l’attività di sportello tradizionale è riconosciuta l’indennità, per quanti anticipano gli appuntamenti evitando all’utenza l’onere di presentarsi in sede – rispondendo, in tal modo, a precise direttive imposte dall’alto – la stessa non viene liquidata.
Ci troviamo di fronte a un contro-senso evidente, a un cortocircuito all’insegna dell’inefficienza: se andiamo incontro ai cittadini, programmando l’attività lavorativa per garantire un’assistenza a distanza, gli unici a rimetterci qualcosa di tasca propria sono le lavoratrici e i lavoratori impegnati nell’erogazione del servizio.
Così l’approccio utente-centrico si scioglie come neve al sole: si fa, semmai, economia su chi supporta la cittadinanza in ogni territorio.
Non sarebbe l’ora di far saltare questa disposizione iniqua? Di riconoscere la consulenza in quanto tale? L’Amministrazione che rivendica lo smart working come asset strategico “per la competitività del settore pubblico” può ancora pensare che l’unica consulenza economicamente apprezzabile sia quella svolta in uno stabile dell’Istituto?
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo