Cari colleghi,
apprendiamo con sconcerto che l’amministrazione ha deciso di escludere le Scriventi OO.SS. dal tavolo sindacale del prossimo lunedì il cui ordine del giorno riporta al primo punto l’informativa sulle sedi ministeriali, richiesta dalla FP CGIL e UIL PA dapprima con richiesta informale del 14.1.2025, a cui non è seguito riscontro, e poi richiesta ufficialmente con i comunicati del 20.01.2025 sottoscritti dalla FP CGIL e UIL PA e USB Pubblico impiego.
Riteniamo tale scelta assolutamente arbitraria, in quanto preclude alle Scriventi OO.SS. di acquisire le informazioni richieste che non riguardano in alcun modo la contrattazione e l’applicazione del nuovo CCNL, ma ledono il diritto ad un confronto equo e trasparente su temi di rilevante interesse in termini di organizzazione del lavoro, benessere organizzativo, salute e sicurezza dei lavoratori.
Tale scelta non solo rappresenta una grave mancanza di rispetto nei confronti di rappresentanze sindacali storicamente impegnate nella tutela dei diritti dei lavoratori, ma denota anche un preoccupante atteggiamento di chiusura al dialogo e al confronto democratico. Un’amministrazione che si proclama attenta alla partecipazione e alla condivisione delle scelte non può escludere interlocutori fondamentali dal dibattito, ignorando il principio di rappresentatività. Chiediamo con fermezza che venga immediatamente garantita la presenza di tutte le sigle sindacali agli incontri i cui temi non afferiscano all’applicazione del nuovo CCNL, affinché il confronto sia davvero pluralista e inclusivo, come dovrebbe essere in ogni processo decisionale trasparente e democratico.
In attesa di un chiarimento ufficiale e di un’immediata rettifica di questa inaccettabile esclusione, comunichiamo a tutti i lavoratori che ai tavoli ci saremo e come, con i membri della RSU eletta alle scorse elezioni sindacali che rappresentano più del 60% della rappresentanza sindacale unitaria.
FP CGIL UILPA USB
Matteo Ariano Ilaria Casali Claudio Sabani
Alessandra Pone Orlando Grimaldi Vilma Musto
Nella giornata di ieri 6 febbraio 2025, alla presenza del Capo Dipartimento DAG è stata finalmente apposta la firma sul CCNI del Mef, rientrato dagli organi certificatori. Ad eccezione di una O.S., il contratto è stato quindi siglato da tutte le OO.SS. ed entrerà quindi in vigore.
Il contratto è stato frutto di una lunga negoziazione partita lo scorso giugno e chiusasi a novembre, e la posizione della FPCGIL sulle varie disposizioni è stata già resa nota in precedenti comunicati.
Alcune OO.SS. hanno già richiesto al Capo Dipartimento la convocazione per integrare in questo CCNI le disposizioni del nuovo CCNL. La FPCGIL MEF ritiene che questo sia un grave errore perché il CCNL 2022-2024 non è il contratto migliore possibile a cominciare, ad esempio, dal tema della settimana corta.
Come FPCGIL, noi continueremo a presidiare in futuro l’applicazione del nostro CCNI di Ente con tutti gli strumenti disponibili, ribadendo la nostra convinzione che gli istituti in esso regolati devono continuare ad essere discussi con le sigle firmatarie.
Preghiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici, iscritti o meno, di segnalarci qualsiasi criticità dovesse emergere in relazione al contratto nei mesi che verranno. Come FPCGIL saremo sempre a disposizione di tutti e di tutte per far sì che il lavoro svolto presso questo Ministero sia debitamente riconosciuto, remunerato e tutelato.
Ricordiamo che in questi giorni la procedura PEO è attiva sulla intranet e invitiamo tutti i colleghi a partecipare. Le indennità prelex saranno messe in pagamento a febbraio, mentre la cartolarizzazione sarà liquidata a marzo 2025.
Ricordiamo infine, soprattutto, che le elezioni RSU si avvicinano e invitiamo tutti a prendere parte attiva attraverso l’espressione del voto.
Il Coordinatore Nazionale
Andrea Mosca
La firma definitiva del CCNL delle Funzioni Centrali ha fatto emergere con chiarezza l’aggressività di un fronte compatto, costituito da sindacati firmatari, Aran e Governo, che, andando oltre i limiti quanto di loro competenza, non hanno perso occasione per invocare l’esclusione dei non firmatari dal sistema delle relazioni sindacali.
Tanta aggressività, tanta acrimonia, oltre ad essere chiari segnale di debolezza da parte di chi deve difendere l’indifendibile, rappresentano il tentativo di intimidire il dissenso: un segnale oltremodo preoccupante a fronte anche dei prossimi rinnovi contrattuali che, ad oggi, non lasciano prefigurare nessun recupero salariale per le lavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego.
Diciamo subito e chiaramente che stanno sprecando tempo ed energie, perché non arretreremo di un millimetro, anzi, di fronte a tanta arroganza siamo pronti a rilanciare una battaglia democratica, forti del mandato che ci è stato conferito dalle lavoratrici e dai lavoratori attraverso le deleghe e attraverso il voto alle elezioni delle RSU e perché crediamo che la firma o meno di un contratto debba essere il frutto di una scelta condivisa tra lavoratori e lavoratrici nel loro interesse e non il risultato di un ricatto alle organizzazioni sindacali che li rappresentano.
La Pubblica amministrazione ha bisogno di risorse, di confronto, di relazioni sindacali capaci di migliorare l’organizzazione del lavoro. Di tutto questo non c’è traccia, rimangono solo i proclami di chi è responsabile di aver impoverito ulteriormente lavoratrici e lavoratori e i pareri dell’Aran che, vale la pena ricordarlo, non fanno giurisprudenza ma sono solo il punto di vista della controparte che peraltro, in molti casi, mette in difficoltà le stesse Amministrazioni.
FP CGIL UIL PA USB PI
Si è aperto oggi in Aran il tavolo di trattativa per il rinnovo del CCNL 2019-2021 del comparto autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La trattativa, avviata con grandissimo ritardo per il mancato invio da parte dell’amministrazione dell’atto di indirizzo, è stata aperta dal Presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, con l’invito alle organizzazioni sindacali a illustrare i punti delle rispettive piattaforme, rinviando già al prossimo incontro l’illustrazione dell’articolazione delle risorse disponibili per il triennio in oggetto.
Come FP CGIL, nello stigmatizzare il ritardo con cui si è avviata la trattativa, che amplifica ulteriormente la perdita del potere di acquisto delle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori della PCM in un quadro complessivo di risorse insufficienti, abbiamo schematicamente elencato i punti di natura normativa su cui è necessario intervenire, richiamando, in particolare, quelli – già recepiti dai CCNL degli altri comparti pubblici – che rispondano ai cambiamenti di questi anni, a partire dalla regolamentazione del lavoro agile e da remoto, quelli che valorizzino il personale, e quelli che riconoscano le specificità proprie della Presidenza e di alcuni suoi dipartimenti come il Dip. della Protezione Civile.
Abbiamo, infine, sottolineato la necessità che l’Amministrazione assuma l’impegno a rafforzare la Presidenza del Consiglio, stabilizzando nei ruoli il personale in servizio con lo strumento del comando, nel quadro di un generale Piano straordinario per l’occupazione nella pubblica amministrazione.
p. la Segreteria Nazionale
Giordana Pallone
Apprendiamo dai giornali che il MEF riorganizzerà l’articolazione territoriale delle Corti di Giustizia Tributaria con la chiusura di circa il 50 per cento delle 103 sedi oggi esistenti per accorparle alle sedi dei comuni capoluogo di regione.
La notizia crea naturalmente apprensione e preoccupazione nelle lavoratrici e nei lavoratori e chiediamo al vertice del Dipartimento Finanze di convocare con urgenza un incontro con le organizzazioni sindacali al fine di illustrare le reali volontà dell’amministrazione e gli aspetti relativi al personale interessato dalla riorganizzazione.
Intanto chiariamo che pur essendo condivisibile un piano di razionalizzazione che da tempo anche noi chiediamo, questo non dovrà determinare condizioni insostenibili e mortificanti della professionalità del personale.
Per questo affermiamo la necessità di non eliminare i presidi territoriali della giustizia tributaria che oltre a creare pesante disagio e nocumento ai lavoratori nuoce gravemente a cittadini e imprese dei territori.
Le soluzioni ci sono, basta volerle vedere. Per questo chiediamo che rimangano attive le Commissioni di Giustizia Tributaria in ciascuna provincia eventualmente collocandole all’interno delle Ragionerie Territoriali dello Stato confermando però la dipendenza funzionale e organizzativa al Dipartimento Finanze del personale e il relativo trattamento giuridico ed economico.
Inoltre, va finalmente esteso l’utilizzo delle forme di lavoro a distanza (sia in modalità agile sia da remoto, telelavoro e coworking), che è ormai utilizzabile per ogni attività delle Commissioni comprese le udienze grazie all’introduzione del processo telematico ormai consolidato dopo la pandemia.
Solo se la riorganizzazione annunciata darà al contempo risposte di razionalizzazione e prospettive di rafforzamento anziché di mortificazione e riduzione della professionalità e dei servizi potrà trovare il giusto consenso dei lavoratori interessati.
Il Coordinatore nazionale MEF
Andrea Mosca
Siamo molto contenti della sentenza della Corte costituzionale che riconosce l’illegittimità della norma che scomputava parte degli arretrati della perequazione dalle somme da riconoscere al personale dell’INL.
Quando uscì l’emendamento truffa che scomputava indebitamente i soldi dei lavoratori dagli arretrati, fummo l’unica organizzazione sindacale dell’INL – nell’autunno del 2023 – a chiedere quasi quotidianamente incontri alla Ministra Calderone, a chiedere spiegazioni di quella norma, mentre da parte di altri, vicini all’attuale Governo e/o all’Amministrazione, regnava il silenzio più totale e imbarazzato.
Rivendichiamo con orgoglio il percorso degli ultimi anni. Come FP CGIL riteniamo essenziale il ruolo dell’organizzazione sindacale nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori e questo ruolo riteniamo debba essere svolto anzitutto attraverso lotte e mobilitazioni.
Infatti, è merito dei tre scioperi di lavoratori e lavoratrici dell’INL se la perequazione è stata riconosciuta ed è stata anche attribuita una somma ulteriore per gli sforzi fatti dai lavoratori nel raggiungimento degli obiettivi del PNRR e durante il Covid. È merito di quella mobilitazione se tutto il personale dell’INL riceverà 20 milioni all’anno in più ed è sempre merito di quella mobilitazione se i cosiddetti incentivi agli ispettori non sono più distribuiti con arzigogolati criteri, ma in ragione esclusiva dell’effettivo svolgimento dell’attività ispettiva e sarà merito della mobilitazione se – come ci è stato anticipato al tavolo – arriveranno più soldi.
Quella mobilitazione ha avuto un ulteriore merito: porre all’attenzione di tutto il Paese la situazione della vigilanza sul lavoro e squarciare il velo ipocrita di chi versa lacrime di coccodrillo sui morti sul lavoro ma non crea le condizioni di prevenire irregolarità e infortuni, fornendo le risorse (umane, strumentali e finanziarie) a chi previene irregolarità e infortuni.
Grazie a quella mobilitazione si stava finalmente instillando, nella coscienza dei cittadini, la consapevolezza del ruolo di tutela svolto dalla vigilanza sul lavoro, processo poi temporaneamente interrotto dall’attuale Governo, che ha come principale obiettivo quello di “non disturbare chi produce ricchezza”.
Al netto di questo, come FP CGIL eravamo, siamo e saremo sempre presenti accanto ai lavoratori ponendo in essere tutte le iniziative necessarie al riconoscimento dei loro diritti.
Coordinatore nazionale FP CGIL – INL |
Matteo Ariano |
Al Dott. Massimiliano Fedriga Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
Dott. Marco Alparone
Presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità
Dott. Massimo Fabi
Assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna
E p.c. al On. Orazio Schillaci Ministro della Salute
Dott. Marco Mattei
Capo di Gabinetto del Ministero della Salute
Egregio Presidente,
siamo ad esprimerLe la nostra sincera preoccupazione per lo stato di stasi in cui versano le trattative con le associazioni datoriali Aiop e Aris in merito all’apertura dei tavoli di trattativa per la stipula di un Contratto Unico di Settore per le RSA, che le lavoratrici e i lavoratori attendono ormai da tredici anni, nonché il rinnovo del CCNL della Sanità Privata per il personale dipendente che ad oggi ha un contratto scaduto oramai da oltre 6 anni. Purtroppo, entrambe le associazioni rifiutano di partecipare al tavolo di negoziazione senza l’impegno di Governo e Regioni a coprire interamente i costi degli aumenti contrattuali; pretesa inaccettabile e irricevibile, a nostro giudizio.
Aris e Aiop non hanno voluto aprire la trattativa per i due CCNL neanche a seguito della riunione avvenuta il 27 gennaio u.s e convocata dal Ministero della salute alla presenza del Ministro della salute, on. Orazio Schillaci, del Capo di Gabinetto del Ministero della Salute, dott. Marco Mattei, del Presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità e vicepresidente della Regione Lombardia, dott. Marco Alparone, e dell’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, dott. Massimo Fabi. Per questo motivo abbiamo svolto il presidio di protesta del 31 gennaio u.s. sotto il Ministero della Salute e fatta ripartire la mobilitazione per chiedere che tutte le istituzioni
si facciano parte attiva in questa vicenda. Anche la protesta riprenderà in modo capillare in tutti i territori e, nello specifico, sotto le sedi di ogni Regione oltre che presso le sedi di Aiop e Aris. Facendo seguito alle istanze sollevate nella giornata di sciopero nazionale del 23 settembre u.s., rimaste inascoltate, la nostra azione proseguirà fintantoché la parte datoriale resterà trincerata dietro una posizione indifendibile e discriminatoria nei confronti del restante mondo dell’imprenditorialità privata, che rinnova i contratti di settore senza appositi finanziamenti pubblici.
Alla luce di quanto detto, Le chiediamo un incontro formale alla presenza del Ministero della salute, che legge per conoscenza, al fine di individuare soluzioni non più rimandabili che consentano di tutelare concretamente la professionalità dei dipendenti che lavorano in queste strutture, prevedendo che tra i requisiti per la concessione dell’accreditamento regionale vi sia:
l’obbligo di applicare i CCNL in vigenza ed in linea con le retribuzioni previste per i dipendenti della sanità pubblica che svolgono lo stesso lavoro;
l’obbligo di rinnovare i medesimi entro la data di scadenza, al fine di conservare il finanziamento pubblico;
In questo modo garantiremmo una giusta valorizzazione al personale che, pur inquadrato nel sistema privato, garantisce al cittadino assistenza pubblica e cure essenziali. Inoltre, eviteremmo il fenomeno della fuga dei professionisti ma soprattutto meteremmo fine definitivamente al dumping contrattuale messo in atto da alcuni imprenditori. Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad una vera e propria ricerca di contratti al ribasso, volta al peggioramento di tutti gli istituti normativo/economici, e la conseguenza diretta è la perdita delle migliori professionalità, il depauperamento della qualità dei servizi e il mancato rispetto dei requisiti organizzativi, a cominciare dalla carenza di dotazioni organiche, a danno dei cittadini e, principalmente, della popolazione più fragile a cui sono diretti i servizi assistenziali.
Certi dell’attenzione che le SS.VV. vorranno riservare al tema in questione e in attesa di un urgente riscontro, si ritiene necessario segnalare che le scriventi ritengono ormai irrimandabile affrontare la questione trattata, chiarendo una volta per tutte che le parti che svolgono impresa in questo delicato settore devono rispettare regole e requisiti, tenendo a riferimento che il costo del lavoro come previsto dai contratti proliferati negli ultimi anni, in rapporto ai livelli delle tariffe e ai drg fissati, sta procurando elevati margini di guadagno che, a nostro avviso, possono qualificarsi come danno erariale facendo margine su risorse pubbliche e sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori. Rimaniamo in attesa di un riscontro
Distinti saluti
FP CGIL |
CISL FP |
UIL FPL |
Barbara Francavilla |
Roberto Chierchia |
Ciro Chietti |
La FP Cgil non ha firmato il nuovo CCNL 2022/24 del Comparto delle Funzioni Centrali perché quello che viene spacciato come conquista per i lavoratori è, invece, una colossale presa in giro:
L’aumento in busta paga andrà da un minimo di 47 a un massimo di 80 euro lordi
(vedi tabella allegata). Riuscite a campare con questa mancia? No? Ditelo ai firmatari.
La settimana ‘corta’ non è una riduzione dell’orario di lavoro, ma una riduzione dei giorni su cui distribuire le 36 ore settimanali. Lavorerete 4 giorni, e solamente se lo propone l’Amministrazione, e ogni giorno durerà 9 ore e 30 minuti.
Perderete ferie e permessi orari
Perderete buoni pasto
Perderete margini per svolgere lavoro straordinario
Il riconoscimento del buono pasto durante lo smart working attraverso l’equiparazione all’orario di lavoro convenzionale della giornata di lavoro in presenza sarà la scusa per l’amministrazione per incrementare le fasce di contattabilità. Questa nuova disciplina snatura il senso del lavoro agile trasformandolo, di fatto, in lavoro da remoto, ma senza la possibilità di ricorrere al lavoro straordinario. Ricordiamo che nel vecchio CCNL il lavoro a distanza si articolava in:
lavoro agile, che non imponeva un orario lavorativo, ma delle fasce di contattabilità e il raggiungimento di un obiettivo,
lavoro da remoto, che imponeva lo stesso orario richiesto per il lavoro in presenza e riconosceva l’eventuale lavoro straordinario.
Art. 14 (nuovo CCNL)
3. Nelle giornate in cui la prestazione lavorativa viene svolta in modalità agile non è possibile effettuare lavoro straordinario…
3-bis. Ai fini dell’erogazione del buono pasto le ore di lavoro convenzionali della giornata di lavoro resa in modalità agile sono pari alle ore di lavoro ordinarie che il dipendente avrebbe svolto per la medesima giornata se avesse reso la prestazione in presenza.
La Posizione Organizzativa viene pagata maggiormente e sarà a carico del fondo delle risorse decentrate, riducendo il salario accessorio per tutti. Inoltre il dipendente che abbia ottenuto incarichi per almeno 8 anni (anche non consecutivi) matura il diritto all’incarico a vita, sempre a carico del fondo. Questo significa che quella parte di fondo sarà sottratta definitivamente alla contrattazione, ma anche che l’incarico non potrà più essere attribuito ad altri lavoratori. Ricordiamo che nel precedente CCNL il valore dell’indennità per l’incarico imponeva un onere minore a carico del fondo e si lasciava alle singole amministrazioni, dopo la contrattazione con le OO.SS., la libertà di valutare se eventualmente incrementarlo.
Il Governo che ci racconta che non ci sono soldi per dare stipendi dignitosi ai lavoratori dello Stato è lo stesso Governo che ha buttato, e butta, miliardi di euro per servire altre priorità: un ponte sullo Stretto che mai si farà, un lager fantasma in Albania per migranti, voli di Stato per criminali ricercati, condoni fiscali indecenti e così via…
Chi vuole credere a queste priorità di spesa e implicitamente le sottoscrive, danneggiando i lavoratori, è complice!
Chi frettolosamente spacca in due il fronte sindacale, danneggiando i lavoratori e sostenendo la stessa azione governativa, è complice!
Chi ha firmato il nuovo CCNL è più interessato a spartire un potere che a garantire le tutele di cui i lavoratori hanno bisogno ed è complice!
Chi ha firmato senza prendersi il tempo necessario per ragionare con quelli che avrebbero dovuto essere i suoi alleati (esisteva una piattaforma unitaria), togliendo la voce al 50% dei lavoratori, è complice!
Chi difende la linea dei firmatari è complice!
Se i ‘ragguardevoli’ traguardi conseguiti dai firmatari sono di vostro gradimento, allora siamo su fronti antitetici, ma se non è così, ditelo ai sindacati firmatari e, visto che tra poco si voterà per le RSU, ditelo col VOTO!
Il Coordinamento FP CGIL Enac
Al Direttore del Personale
dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
dott. Simone D’Ecclesiis
e p.c.
All’Ufficio Affari Generali e Relazioni Sindacali – ADM
OGGETTO: Diffida. Legittime convocazioni dei tavoli nazionali e territoriali in Agenzia delle Dogane e Monopoli. Corrette composizioni dei soggetti titolari delle contrattazioni e dell’applicazione degli istituti contrattuali.
A seguito della sottoscrizione definitiva del CCNL del Comparto delle Funzioni Centrali per il triennio 2022-2024 da parte di alcune organizzazioni sindacali, e alle recenti disposizioni date dall’Agenzia, diffidiamo codesta Amministrazione dall’assumere iniziative unilaterali che possano minare le prerogative sindacali dell’organizzazione sindacale scrivente, con particolare riguardo a tutti gli atti e i procedimenti negoziali che si sono formati nell’applicazione e nell’esecuzione del CCNL del Comparto Funzioni Centrali per il triennio 2019-2021, a tutti gli atti e i procedimenti negoziali che si sono formati nell’applicazione e nell’esecuzione di Contratti Integrativi (o suoi stralci) già sottoscritti dalla scrivente organizzazione sindacale precedentemente la data del 28 gennaio 2024, nonché di tutti gli atti e i procedimenti negoziali sottoposti a preventiva informazione, confronto o rimessi agli organismi paritetici per l’innovazione di cui all’art. 6 del CCNL per il triennio 2019-2021, ai sensi dell’art. 5, comma 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
Ricordiamo inoltre che recenti orientamenti giurisprudenziali (sentenza n. 774/2025 del 22/01/2025, Tribunale ordinario di Roma, 3° sez. lavoro) confermano quanto rappresentato dalla scrivente, riconoscendo il diritto all’informazione e al confronto anche alle organizzazioni sindacali rappresentative dei comparti pubblici e pienamente titolari della contrattazione nazionale di primo livello che non sottoscrivono il CCNL, in considerazione della natura e portata di questi diritti e del grave pregiudizio che verrebbe a determinarsi nei confronti degli iscritti e delle lavoratrici e dei lavoratori rappresentati dalle medesime organizzazioni sindacali, in virtù della ponderazione del dato certificato delle deleghe e dei voti raccolti nella più recente tornata di elezione delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU) 2022, ai sensi della normativa vigente in materia e degli Accordi Collettivi Nazionali Quadro sottoscritti in sede ARAN con le rispettive Confederazioni sindacali. Si rammenta a tale proposito che le organizzazioni sindacali non firmatarie del CCNL per il triennio 2022-2024 rappresentano oltre il 46% del personale del Comparto delle Funzioni Centrali.
Si rappresenta infine che l’esclusione dai tavoli di organizzazioni sindacali rappresentative e non firmatarie del CCNL per la contrattazione integrativa di ente, se per gli altri comparti pubblici è suffragato dalla partecipazione ai medesimi tavoli di contrattazione integrativa di amministrazione delle RSU regolarmente elette a suffragio universale e diretto di tutte le lavoratrici e lavoratori del medesimo ente, per il comparto delle funzioni centrali ove non é prevista la partecipazione delle RSU al secondo livello di contrattazione, che é definita nazionale di amministrazione, comporterebbe un’ingiustificabile compressione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che non vedrebbero una loro adeguata rappresentanza al tavolo di contrattazione integrativa, determinando un grave vulnus di democrazia e un’evidente grave ed inaudita discriminazione a loro danno rispetto alle lavoratrici e lavoratori degli altri comparti pubblici.
Con ogni opportuna riserva di azione a tutela delle prerogative e dei diritti sindacali in capo alla scrivente organizzazione sindacale, si resta in attesa di cortese e urgente riscontro.
Distinti saluti.
Il Coordinatore Nazionale FP CGIL
Dogane e Monopoli
Florindo Iervolino
Al Direttore Generale del personale e della formazione
dott.ssa Mariaisabella GANDINI
Al Direttore Generale del personale
dott. Massimo PARISI
Al Direttore Generale del personale, delle risorse per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile
dott. Alessandro BUCCINO GRIMALDI
Al Direttore Generale dott. Renato ROMANO
Oggetto: osservazioni POLA e PIAO
Dopo un’attenta lettura del POLA, riteniamo di condividere la relazione illustrativa nella parte in cui viene rappresentato lo sviluppo e l’attuazione del “lavoro agile” nel Ministero della Giustizia. Una modalità organizzativa che ha visto il suo ingresso nei processi gestionali del lavoro giudiziario nel periodo emergenziale Covid, ma che deve trovare oggi sviluppo e applicazione ordinaria negli uffici. Tuttavia, la relazione evidenzia ancora molte carenze e resistenze nell’applicazione di questa modalità, soprattutto nelle articolazioni territoriali, a causa della scarsa strumentazione tecnologica a disposizione dei lavoratori e della bassa digitalizzazione dei fascicoli, nonché della difficoltà di accesso da remoto alle piattaforme e programmi.
Occorrono, pertanto, maggiori investimenti nelle dotazioni tecnologiche e informatiche degli uffici, affinché questa modalità diventi fruibile da parte di tutti i lavoratori di questo Ministero, una modalità che consenta di conciliare i tempi di vita e di lavoro.
In particolare, si sottolinea come per il Ministero della giustizia, la concreta strutturazione e diffusione del lavoro agile in tutti gli uffici può rappresentare lo strumento per rendere più attrattivo
questo Ministero ed evitare la fuga dei lavoratori verso altre Amministrazioni in cui già da tempo questa modalità è utilizzata in maniera ordinaria.
In particolare, allo scopo di rendere pienamente operativa la proposta di lavoro agile, si rende necessario introdurre la possibilità di fruire sia del coworking che del telelavoro, nonché garantire l’erogazione del buono pasto così come prevede il CCNL in vigore.
Con riferimento al punto 2.1. laddove si riporta espressamente “rafforzare la cultura della misurazione e della valutazione della performance”, condividiamo l’obiettivo enunciato qualora esso sia inteso in senso migliorativo ed innovativo rispetto all’attuale sistema di valutazione delle performance dei lavoratori, ancora troppo rigido e discrezionale, favorendo l’adozione di criteri valutativi oggettivi. Diversamente, esprimiamo il nostro dissenso qualora esso sia da intendersi nel senso di un maggiore controllo a distanza dei lavoratori.
Con riferimento al PIAO, si osserva la difficoltà di questa Amministrazione di portare a termine tutte le procedure assunzionali finora avviate, sia a tempo indeterminato che determinato.
A fronte di una procedura assunzionale di circa 1200 assistenti, le effettive assunzioni ammontano a solo 622 unità.
Così anche, con riferimento al reclutamento del personale PNRR, al 31 dicembre 2024 si registrano oltre 3000 cessazioni a causa della mancanza di prospettive di stabilizzazione di tutto il personale alla scadenza del progetto, in quanto l’impegno assunto da questa Amministrazione alla stabilizzazione di circa 6000 unità non è sufficiente per trattenere i lavoratori all’interno di questo Ministero.
Oggi, rispetto a una pianta organica di 43.000 unità, le carenze di personale si attestano intorno alle
15.000 unità, che a nostro avviso possono essere colmate con la stabilizzazione dei suddetti precari e con un intervento migliorativo delle condizioni salariali in termini di salario accessorio, incentivazioni e posizioni organizzative.
Solo un intervento migliorativo delle condizioni lavorative ed economiche può rendere attrattivo questo Ministero.
Altro elemento fondamentale è l’applicazione del nuovo ordinamento professionale, necessario ai fini della creazione di un nuovo modello organizzativo moderno ed efficiente che consenta la valorizzazione di tutto il personale e favorisca crescita e sviluppi professionali.
Alla luce dei gravissimi vuoti di organico, a valle di evidenze non più procrastinabili, diviene fondamentale rimodulare la dotazione organica, ampliando in modo significativo l’area funzionari per consentire tanto la stabilizzazione di tutto il personale precario che il passaggio di almeno il 75 % del personale dell’area assistenti a quella dei funzionari (assistenti e cancellieri).
Ad oggi, la mancanza di prospettive future di una stabilità occupazionale determina la continua ed ovvia emorragia del personale addetto all’Ufficio per il Processo che rischia di compromettere seriamente il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR in termini di abbattimento dell’arretrato e riduzione dei tempi dei processi.
Inoltre, la previsione di una stabilizzazione parziale comporterebbe nel prossimo futuro un grave danno all’ordinario funzionamento degli uffici giudiziari che ormai oggi contano sul fondamentale apporto di tutti i lavoratori PNRR.
Altro dato che rileva in negativo è il numero esiguo della dotazione organica dell’area delle Elevate Professionalità (30) che consente il passaggio di un numero irrisorio di lavoratori in detta area, potendo riservare solo il 50% dei posti a concorso al personale collocato nell’area funzionari.
Tenuto conto altresì della grave situazione in cui versano gli uffici UNEP a causa dei vuoti organico esistenti, invitiamo l’amministrazione a inserire nel PIAO dell’anno in corso la previsione di un congruo numero di assunzioni di funzionari UNEP per evitare la chiusura di molti uffici.
Per quanto riguarda gli archivi notarili, nonostante una pianta organica inadeguata alle esigenze e al carico di lavoro attuale, prendiamo atto che la maggior parte delle assunzioni riguardano gli ausiliari. Questa previsione denota la mancanza di un assetto organizzativo improntato all’utilizzo di nuove e più moderne tecnologie, che richiedono l’assunzione di figure professionali qualificate o riqualificate da inserire nell’area assistenti e funzionari. Questo permetterebbe altresì l’applicazione del lavoro agile, oggi poco utilizzato.
Per quanto riguarda il DAP sul documento inviato alle OO.SS., mancano totalmente le specifiche riguardanti il lavoro da remoto inteso sia come telelavoro domiciliare che come coworking, presente sul CCNL fin dal 2019-2021.
Si richiede l’integrazione con le regole di attuazione per l’elargizione del buono pasto anche in modalità di lavoro agile, istituito con il nuovo CCNL 2022-2024″.
DGMC
In riferimento alle sedi periferiche del DGMC, nel complesso si registra un restringimento della concessione all’utilizzo del lavoro agile da parte della dirigenza e dei direttori. Poche sono le sedi dove è possibile effettuare 2 gg di lavoro agile, ci sono uffici dove con difficoltà si è ottenuto 1 gg a settimana e casi nei quali si autorizza 1 gg oggi due settimane 2. Si rileva, inoltre, l’introduzione di alcune restrizioni alla fruizione dell’istituto non in linea con il disposto contrattuale, che qualifica il lavoro agile a tutti gli effetti come “modalità di effettuazione della prestazione lavorativa”, come la richiesta di non continuità con giorni di ferie o di 104 o giorni festivi.
A tutt’oggi la problematica principale è relativa alla strumentazione – con particolare riferimento ai computer portatili e alle smart card – che è distribuita in modo disomogeneo sul territorio e non a tutti i dipendenti.
All’interno del “Pola” si chiede di definire la fascia di contattabilità, così come avvenuto anche negli altri dipartimenti come il Dap. Pertanto si chiede di aggiungere nel testo:
” il dipendente deve garantire nell’arco della giornata di lavoro agile la contattabilità per un massimo di 4 ore, in fasce di ore anche discontinue, indicate nell’accordo individuale. Durante tali fasce orarie il dipendente può essere contattato dall’ufficio telefonicamente o via mail e deve essere reperibile”. Nell’elenco delle attività smartabili è stato inserito anche il servizio esterno, attività che a parere della scrivente che non può essere equiparata al lavoro agile, poiché si svolge all’esterno del luogo in cui il lavoratore opera in smart working. Ciò sta generando problemi in alcune sedi perché il lavoro all’esterno viene considerato come giornata di lavoro agile.
Nell’elenco delle attività smartabili si chiede aggiungerei i colloqui telefonici con utenti; legali; datori di lavoro; familiari; altri enti o servizi territoriali che collaborano con gli uffici.
Relativamente al piano di assunzione rileviamo che non è prevista la quantificazione possibile dei passaggi tra le aree previste ai sensi dell’art.18 coperti dello 0,55 del monte salari del 2018 e il fabbisogno previsto per l’area delle Elevate Professionalità.
FP CGIL
Russo/Fuselli/Guida /Mascagni
“La parte accessoria della retribuzione è costituita dalle seguenti componenti: incentivazione ordinaria (cd. produttività efficace), incentivazione speciale (collegata a specifici progetti speciali), trattamento economico di professionalità (TEP) – erogabile dopo un anno di permanenza in Istituto”.
Con queste parole, nell’ormai lontano 2023, l’Amministrazione si rivolgeva al personale neoassunto per convincerlo a investire su INPS.
La volontà era quella di trattenere in organico quante più persone possibili, convincendole delle strabilianti opportunità di carriera che questo ente avrebbe loro concesso.
La promessa, un salario ricco e tante soddisfazioni personali, era il canto delle Sirene con cui veniva tessuta la tela degli ingressi in istituto.
Intendiamoci: l’Amministrazione non era una voce isolata. A fare da sponda c’era un certo mondo sindacale, da sempre impegnato a promettere nuove età dell’oro. Questo sindacalismo di maniera non solo rappresentava l’INPS con le morbidi vesti materne (“mamma INPS” è divenuta ben presto matrigna nell’immaginario collettivo), ma suonando il consueto spartito prometteva, al contempo, una rapida mobilità, un ritorno a casa imminente. Firmate, accettate il posto, poi se vi affidate a noi tornerete al vostro nido in men che non si dica…
Bene, si è visto: sono passati quasi due anni ormai e le promesse fatte sono state abbondantemente TRADITE. L’INPS non è ancora riuscita a definire un contratto incentrato sull’equità, creando una situazione di stallo in cui quasi quattromila persone – a parità di mansioni e nonostante gli impegni – si trovano ancora oggi a incassare 400 e rotti euro in meno ogni mese.
Dall’altro lato, con buona pace dei piazzisti, sono trascorsi due Natali e chi doveva partire è ancora incardinato stabilmente nella sede di destinazione originaria.
Oltre il danno, la beffa: quegli stessi sindacati, le stesse sigle che facevano la gara degli imbonitori, hanno impedito all’Amministrazione di erogare anzitempo il TEP, concorrendo alla costituzione di un problema per poi presentarsi come gli unici risolutori.
Non a caso nei comunicati recitano la formula dei croupier: peccato che le fiches siano prese dal salario di chi lavora.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo