Con il decreto-legge PA, l’Esecutivo sembra stia valutando un’iniezione di liquidità per la contrattazione integrativa dei Ministeri.
Lo stesso Governo che ha alzato il freno a mano sul rinnovo dei contratti – cancellando con un colpo di spugna l’inflazione degli ultimi anni e limitandosi a dire ai lavoratori penalizzati delle Funzioni Centrali “è andata così” – adesso stanzia risorse, attenzione!, non per l’intero comparto, ma solo per una parte di esso. Divide et impera.
Resta spettatore inerme l’INPS, che non si capisce quale torto abbia commesso agli occhi del Governo, considerata la mole di attività assolte per dar seguito a ogni capriccio di chi siede nelle posizioni di comando, peraltro in tempi spesso surreali e con una professionalità impagabile.
E in effetti pagarla, questa professionalità, sembra sia diventato un optional, nel silenzio quieto di chi ha sostenuto l’impianto contrattuale (a proposito: una sigla firmataria ci ha messo la faccia; le altre tre che fine hanno fatto? E come mai questo mese non c’è stata la corsa ad anticipare gli importi della busta paga?).
L’atteggiamento muscolare verso l’INPS denota, ancora una volta, lo stato di abbandono in cui versa l’Ente, ormai spettatore silente di una partita condotta altrove.
Non si spiega diversamente la bollatura implicita di “privilegiati” che è stata appiccicata alle lavoratrici e ai lavoratori del nostro Istituto, rei di essere “eccessivamente retribuiti” all’interno del comparto.
Non si spiega diversamente la deroga al tetto al fondo riconosciuta alle agenzie fiscali e non all’INPS.
Non si spiega diversamente la mole di rilievi al contratto integrativo che ancora oggi impedisce a quattromila dipendenti di avere uno stipendio pari a quello degli altri colleghi.
Eravamo ricchi e non lo sapevamo, per l’appunto.
Il principio di armonizzazione non viene declinato come una crescita collettiva, appannaggio di tutti, ma come un diktat: tu stai fermo finché gli altri non ti raggiungono. E considerando gli stanziamenti irrisori, il cammino sembra lungo e tortuoso.
Perché, allora, questa penalizzazione?
Che male ha fatto una platea di dipendenti che ogni mattina tasta con mano il polso del disagio sociale nel paese?
I nostri vertici hanno intenzione di battagliare? O si limiteranno ad accettare l’ennesimo sgarbo perpetrato nei confronti della comunità che istituzionalmente rappresentano?
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
*
Tempo trascorso da quando la FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023 |
212 GIORNI |
Al Capo Divisione Risorse
dell’Agenzia delle Entrate
Dott. Antonio Dorrello
Alla Direttrice Centrale Risorse Umane
Dell’Agenzia delle Entrate
Dott.ssa Laura Caggegi
dc.risorseumane@agenziaentrate.it
Oggetto: Richiesta intervento. Apertura Uffici al Sabato presso Direzione Regionale Toscana
Con riferimento alla nota del 14 febbraio inviata dal Coordinamento regionale Agenzia delle Entrate della Toscana (FPCGIL e UILPA), che condividiamo in pieno, riguardante la decisione della Direzione Regionale Toscana di integrare l’apertura degli sportelli provinciali per un sabato al mese, come FP CGIL siamo rimasti abbastanza sconcertati dall’apprendere dell’avanzare di una iniziativa che andrebbe completamente controcorrente rispetto alle indicazioni presenti nell’ultima convenzione (Convenzione Triennale per gli esercizi 2024-2026) sottoscritta dal Direttore Centrale e il Ministro delle Finanze.
È utile ricordare che nella convenzione, all’art. 5 (Impegni Istituzionali dell’Agenzia), punto 3 comma a) Area Servizi – … l’Agenzia attuerà le azioni dirette a perseguire i seguenti obiettivi:
al punto 1 comma a. lo sviluppo di ulteriori servizi online ….
Al comma b. l’incremento del tasso di digitalizzazione dei servizi …
Da quanto sopra riportato, si evince chiaramente che l’obiettivo dell’Agenzia è lo sviluppo dei servizi online e l’incremento della digitalizzazione al fine di diminuire la presenza in ufficio ed erogare sempre più servizi in forma digitale.
Appare evidente che l’iniziativa di apertura degli sportelli al sabato, fosse anche per un solo sabato al mese, non collima in nessun modo con tali indirizzi.
Tra l’altro a questo punto la domanda sorge spontanea: la nuova organizzazione riguarderà solo la Toscana o è una sperimentazione da estendere su tutto il territorio nazionale?
Premesso quanto sopra e visto che l’apertura del sabato impatta sull’organizzazione degli uffici si ritiene necessaria una immediata informativa, come previsto dall’art. 4 comma 5 del CCNL vigente, sulla possibile nuova organizzazione, che metta in condizioni le parti sindacali di poter comprendere l’operazione ed attivare anche il relativo confronto.
A parere della scrivente, risultano talmente evidenti i risvolti negativi derivanti da una tale iniziativa che parrebbe anche superfluo riportarli; ma dato che le notizie che ancora giungono in merito a tale scelta sono tutt’altro che confortanti, ne evidenziamo i principali.
L’apertura al sabato, innanzitutto, lederebbe i diritti di tutti i lavoratori, in quanto contrasta con la previsione all’art. 17 del CCNL vigente prevede:
L’orario ordinario di lavoro è di 36 ore settimanali ed è funzionale all’orario di servizio e di apertura al pubblico. Ai sensi di quanto disposto dalle disposizioni legislative vigenti, l’orario di lavoro è articolato su cinque giorni, fatte salve le esigenze dei servizi da erogarsi con carattere di continuità, che richiedono orari continuativi o prestazioni per tutti i giorni della settimana o che presentino particolari esigenze di collegamento con le strutture di altri uffici pubblici.
Anche qui è evidente che, per l’Agenzia delle Entrate ed il suo assetto organizzativo, i lavoratori svolgono l’orario di lavoro su cinque giorni lavorativi
Chiedere la volontarietà o obbligare a svolgere orario straordinario andrebbe a sovvertire il principio in base al quale il lavoratore è tenuto al completamento del proprio orario di lavoro e a stravolgere il concetto di eccezionalità dello straordinario; e poi qualora non ci fossero volontari si obbligherà il personale a svolgere straordinario?
Come se non bastasse, vanno considerati gli aggravi di spesa che tutto questo comporterebbe:
Ore di straordinario che si vanno a sottrarre alle ulteriori esigenze che ogni anno si presentano
Consumo in termini di energia elettrica, condizionamento, acqua ecc.
Spese maggiori relative all’assistenza della guardia giurata
Pulizie.
A cosa serve prevedere il sistema delle pre-chiamate se poi si invoglia a venire in ufficio persino in un giorno prefestivo?
Ci sono stati, in passato, progetti specifici che hanno comportato un investimento di ore di straordinario, ma in quel caso si trattava di progetti circostanziati e limitati nel tempo.
Pertanto si chiede un urgente intervento di revoca di ogni azione volta all’apertura del Sabato degli Uffici.
Certi di una vostra sensibilità all’argomento, si resta in attesa di riscontro e cordialmente si saluta.
Il Coordinatore Nazionale FP CGIL
Agenzia delle Entrate
Florindo Iervolino
Nelle ultime settimane si è parlato di ciò che caratterizza ogni rapporto di lavoro: il salario, la retribuzione corrisposta a fronte di un impegno professionale.
Abbiamo affrontato l’argomento restando sul merito, analizzando la condizione in cui opera ciascun dipendente di questa Amministrazione: la riduzione degli incentivi, il buono pasto irrisorio, fino ad arrivare all’aumento ridicolo con il “CCNL della vergogna” (qui il link: https://www.fpcgil.it/2025/02/21/inps-due-spicci-e-quattro-compari-il-conto-del-ccnl/).
Temi che rientrano nella nostra bussola sindacale, con buona pace delle groupie di Zangrillo e Naddeo.
Ribadiamo, ancora una volta: il lavoro pubblico merita di più.
Non serve andare lontano per capire quanto sia strategica la PA. Questo ente ha assolto un ruolo centrale durante il Covid, poi ha costruito la piattaforma Siisl, adesso si prepara a inglobare l’intera materia della disabilità (ci torneremo): a fronte degli sforzi compiuti, è stata stanziata una mancetta da elemosina, un’offesa alla dignità di chi opera al servizio dello Stato, accettata di buon grado dai firmaioli della prima ora.
Tra questi, la sedicente organizzazione firmataria – stampella di un Esecutivo che taglia risorse al pubblico impiego e viene applaudito in un tripudio verde – ha ben pensato, nelle scorse ore, di reagire in maniera composta e matura alle critiche ricevute. Così, dopo aver dato dei “gufi” a quanti ricordavano che un contratto è esecutivo a seguito di certificazione (sic), ha deciso di etichettare come “corvi” quanti denunciano l’operazione sistemica di impoverimento del pubblico impiego.
È un gioco che non ci appassiona, ma che ci fa sorridere di fronte a un’inedita tendenza: il sindacalismo dello zio Tobia.
Chiediamo scusa fin da ora se continueremo a parlare nel merito dei problemi di chi lavora. Da ultimo, La Stampa di venerdì, l’aumento dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +12,7% a +27,5%) e il contestuale attenuarsi della flessione dei Beni energetici non regolamentati (da -4,2% a -3,0%). Sono questi i problemi reali di chi suda il salario, per dirla con Rino Gaetano. Problemi cui il CCNL non risponde.
I corvi e i gufi, dunque, li lasciamo agli altri. Nell’attesa di nuove suggestioni ascrivibili a cotanta letteratura sindacale: chissà, magari il “non mi hai fatto niente, faccia di serpente” è dietro l’angolo…
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
*
Tempo trascorso da quando la FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023 |
211 GIORNI |
Quando sottoscrivemmo il CCNI del 2023 per l’area Medica, scrivemmo che non avremmo più avallato accordi fotocopia. Allineati (finalmente) i tempi della contrattazione, ogni compromesso a ribasso sarebbe stata una sconfitta per la categoria; dunque, una ratifica del medesimo testo sarebbe stata per noi inaccettabile.
Con l’adesione di alcune organizzazioni all’impianto proposto dall’Amministrazione (Cisl, Femepa, Flepar, Cida e Unadis), ci troviamo di fronte all’ennesima sintesi sbiadita, anzi peggiorativa del precedente integrativo.
Volendo riassumere:
i soldi per la retribuzione di risultato sono sempre di meno;
nessuna risorsa aggiuntiva è stata trovata per premiare l’enorme lavoro svolto dai medici, con un’Amministrazione che gioca a nascondino quando c’è da assumere responsabilità nei confronti di una categoria professionale sommersa da carichi pesanti;
intramoenia, extramoenia e relativa indennità di esclusività restano una traccia che in futuro, chissà, forse perseguiremo;
la distribuzione in fasce delle indennità è sì tornata ai valori del 2023 (grazie alla nostra iniziale e solitaria avversità sul 130 ai titolari di UOC), ma il comma 3 dell’art. 7 rimane ancora poco comprensibile, con diciture oramai superate e difficilmente applicabili;
è sparito un modello cui ancorare il sistema di valutazione. La dicitura presente nel contratto precedente è stata sostituita da un richiamo generico al modello vigente nell’ente, in cui non si sa chi valuta cosa, con un meccanismo di misurazione delle performance ormai con ogni evidenza arbitrario e calato dall’alto;
i colleghi provenienti dalla Croce Rossa vengono trattati dopo tutti questi anni come un corpo estraneo (art. 5).
Alla luce di quanto esposto, il giudizio sull’ipotesi proposta non può che essere negativo.
A ciò si aggiungono due constatazioni sull’andamento della negoziazione:
non è stato eliminato il comma 1 dell’art. 9. Le ore di aggiornamento professionale non possono ricadere sotto il lavoro straordinario: sono regolate da precedenti CCNL e non si capiscono le motivazioni di questa sovrapposizione;
la nota congiunta, sventolata come una bandiera trionfale dai firmatari, è l’ennesimo proposito che dal 2011 torna a fasi alterne. Manca quell’elemento vincolante che avremmo voluto leggere: si rimette tutto a valutazioni future che dovrebbero portare a proposte normative (sic).
Non si tratta, pertanto, soltanto di un’occasione persa; è evidente la sottovalutazione di un malessere ad ampio spettro dei medici INPS, malessere ignorato o ridimensionato da chi ha sottoscritto una bozza di contratto che rappresenta un sostanziale passo indietro per tutto il personale interessato.
FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Francesco Reali
Al Capo Divisione Risorse
dell’Agenzia delle Entrate
Dott. Antonio Dorrello
Alla Direttrice Centrale Risorse Umane
Dell’Agenzia delle Entrate
Dott.ssa Laura Caggegi
dc.risorseumane@agenziaentrate.it
Oggetto: Anomalie bando per il passaggio dall’Area Assistenti all’Area Funzionari
Con la presente, la FPCGIL, in qualità di parte firmataria del verbale relativo alla procedura per il passaggio dall’Area Assistenti all’Area Funzionari (Prot. n. 372799/2024, modificato con Prot. n. 401747/2024), intende portare alla Vostra attenzione alcune criticità emerse nella gestione del bando e della procedura di valutazione. Tali anomalie, se non adeguatamente chiarite e risolte, rischiano di compromettere la trasparenza e l’equità del processo concorsuale, con possibili ripercussioni sui diritti dei lavoratori coinvolti.
In particolare, è stata rilevata una mancanza di chiarezza riguardo all’attribuzione di 1,5 punti per ogni abilitazione professionale, fino a un massimo di 3 punti, non previsto dal punto 4.7 del bando. Tale criterio, non risulta esplicitato nel bando iniziale, ma sembrerebbe stato introdotto successivamente dalla Commissione, generando dubbi e perplessità tra i candidati.
Non sfuggirà che questa discrepanza rischia di minare la fiducia nella correttezza della procedura oltre a penalizzare professionalità riconosciute con una valutazione parziale.
Alla luce dell’ anomalia sopra evidenziata, si chiede di conoscere l’esatta applicazione dei termini del bando sullo specifico punteggio assegnato relativamente alle abilitazioni professionali, al fine di garantire la massima trasparenza e conformità al bando sottoscritto, ribadendo che ad avviso della scrivente non si possa arbitrariamente decidere di assegnare un punteggio minore di quello indicato se non espressamente richiamato nel bando stesso.
Inoltre, si rende necessaria una revisione e, ove confermate le discrepanze rilevate, una rettifica della graduatoria finale, per assicurare che tutti i candidati siano valutati in modo equo e conforme ai principi di buona amministrazione.
Invitiamo l’Agenzia a fornire un riscontro urgente e tempestivo, riservandosi, di valutare di intraprendere ogni iniziativa necessaria per tutelare i diritti dei lavoratori interessati, compreso un eventuale ricorso presso le sedi opportune, sia amministrative che giurisdizionali.
Confidando nella Vostra collaborazione per risolvere tempestivamente le criticità segnalate, nell’interesse di tutti i partecipanti e della correttezza della procedura concorsuale, si porgiamo distinti saluti.
Il Coordinatore Nazionale FP CGIL
Agenzia delle Entrate
Florindo Iervolino
Il 7 settembre del 2023, quasi due anni addietro, la scrivente organizzazione si rivolse direttamente a Consip denunciando una grave criticità circa la spendibilità dei buoni pasto offerti dalla ditta EP S.p.A. Lunch GM.
Lamentavamo, in particolare, l’impossibilità di utilizzare i ticket, stante il mancato accredito tanto delle principali catene della Grande Distribuzione (nazionale e internazionale) quanto dei piccoli esercenti.
A febbraio 2025 iniziamo a pagarne lo scotto anche in INPS, laddove l’individuazione dell’elenco degli esercizi convenzionati non solo non copre uniformemente il territorio, ma contiene negozi chiusi o semplicemente informazioni errate.
Tale pregiudizio non può essere ignorato dai vertici dell’Amministrazione, stante il grave danno economico – l’ennesimo, verrebbe da dire in questi giorni – che pregiudica il potere d’acquisto di chi serve l’Istituto e il Paese.
Si rimane in attesa di un tempestivo intervento e di un celere riscontro.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Al Presidente AIOP
Prof. Gabriele Pellissero
Al Presidente ARIS
Padre Virginio Bebber
Alla Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali
Piazza del Gesù 46 00186 Roma segreteria@pec.commissionegaranziasciopero.it
e p.c. Al Ministro della Salute
On.le Orazio Schillaci
e p.c. Presidente della Conferenza delle Regioni
On.le Massimiliano Fedriga
Oggetto: proclamazione stato di agitazione per le lavoratrici e i lavoratori a cui si applicano i tre CCNL Sanità Privata Aiop/Aris, CCNL ARIS RSA e CdR, AIOP RSA.
Le scriventi Organizzazioni Sindacali manifestano le perduranti e gravi difficoltà economiche e professionali in cui versano le oltre 200.000 lavoratrici e lavoratori, a cui vengono applicati i tre CCNL in oggetto.
Il Contratto della Sanità privata Aris Aiop è scaduto da oltre sei anni, mentre per quanto riguarda i due contratti delle Rsa sempre delle stesse associazioni gli anni di mancato adeguamento al costo della vita risalgono addirittura a 13 anni, contratti quest’ultimi, che impongono una significativa diseguaglianza salariale a parità di mansioni svolte rispetto ad altri contratti nazionali del medesimo comparto.
Nonostante un’inflazione a doppia cifra registrata negli anni precedenti, a fronte della mobilitazione di lavoratrici e lavoratori che hanno prodotto manifestazioni sindacali su tutto il territorio nazionale, con la grande partecipazione allo Sciopero Nazionale del 23 settembre 2024 e i molteplici presidi difronte alle Istituzioni, i tavoli di contrattazione per il rinnovo del CCNL Sanità Privata Aiop/Aris e per la costituzione del CCNL unico Aris/Aiop RSA sono fermi per scelta unilaterale delle due Associazioni Datoriali, perché hanno dichiarato di volere la copertura integrale dei costi del rinnovo che è stata anche ribadita durante l’incontro con il ministero della salute lo scorso 27 gennaio.
Una posizione gravemente lesiva e profondamente ingiusta nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, soprattutto in un contesto economico dove l’inflazione e l ’aumento dei costi dei beni e dei servizi stanno riducendo drasticamente il loro potere d ’acquisto.
FP CGIL, CISL FP e UIL FPL ritengono inaccettabile tale posizione, non solo in rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche nell’interesse dell’intera collettività che usufruisce del Sistema Sanitario Nazionale all’interno del quale operano le strutture di Aris e di Aiop, e per tali ragioni si vedono costrette a
proclamare
lo stato di agitazione a livello nazionale di tutto il personale coinvolto nelle strutture che applicano i CCNL Sanità Privata Aiop/Aris, Aris RSA e CdR, Aiop RSA ai sensi della contrattazione collettiva e della L. 146/90, così come modificata dalla L. 83/2000.
In tutte le regioni italiane proseguiranno le iniziative e le manifestazioni che coinvolgeranno tutti i livelli interessati.
Distinti saluti.
FP CGIL CISL FP UIL FPL
Barbara Francavilla Roberto Chierchia Ciro Chietti
Alla Direzione generale del personale e delle risorse
Dott.ssa Silvia Mei
Alla Direzione generale per la giustizia minorile e
riparativa
Dott. Alessandro Buccino Grimaldi
Oggetto: Riapertura USSM CPA Ancona – gravi criticità a seguito assemblee sindacali 24.11.24 e 14.02.25.
La scrivente FP CGIL, in occasione dell’assemblea sindacale del 14.02.25 presso l’USSM di Ancona, ha potuto visitare i locali del CPA , costatando quanto segue:
A tutt’oggi presso il CPA di Ancona, non sono stati realizzati nessuno degli interventi atti a mettere in condizioni di sicurezza la struttura. Proprio la mancanza dei requisiti minimi di sicurezza aveva portato infatti a sospendere l’attività del centro nel gennaio 2024.
Ci riferiamo nello specifico alle violazioni del decreto legislativi n. 81 del 2008, segnalate dal RSPP, relative alla mancata installazione e manutenzione dei dispositivi antincendio, alla mancata formazione del personale, al malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento e dell’ascensore di servizio, alla carenza di spazi adeguati ad accogliere minori in stato di arresto e minori sottoposti a misure cautelari. Il centro è situato all’interno di palazzina nel centro storico della città, non è dotato di sbarre alle finestre, né di una cancellata di contenimento dell’utenza che seppure installata, ostacolerebbe l’unica via di fuga per dipendenti ed utenti rappresentata dalle scale interne. Non risulta inoltre aggiornato il DVR e l’allegato documento stress da lavoro correlato.
A quanto rappresentato già oggetto della nota del 17.02.25 della FP CGIL di Ancona, si aggiunge la grave scopertura di personale della polizia penitenziaria e del personale afferente alle Funzioni Centrali, che non è sufficiente a garantire la piena operatività ordinaria del centro nè tanto meno l’accoglienza di minori provenienti da altri territori.
Stante quanto sopra, si invita codesta Amministrazione ad individuare altre soluzioni per far fronte alla prossima chiusura del CPA di Bologna, in quanto allo stato attuale la sede di Ancona non è nelle condizioni di poter essere riaperta e questa O.S. vigilerà affinché siano attuati tutti gli interventi necessari per mettere in sicurezza i locali.
In attesa di cortese urgente riscontro, si porgono distinti saluti.
Per la FP CGIL
la Coordinatrice Nazionale
Paola Fuselli
Con la pubblicazione della busta paga nella Intranet dell’Istituto, il “CCNL della vergogna” – copyright Mario Pomini, docente di economia all’Università di Padova – dispiega finalmente i suoi effetti.
Da qualche settimana le organizzazioni firmatarie annunciavano l’evento, lanciando comunicazioni trionfali nelle chat. Il fil rouge era chiaro: “arrivano i soldi, ringraziate noi!”.
Ma quanti sono questi soldi? Perché la FP CGIL da mesi sostiene siano pochi spicci? Andiamo a vedere.
Vecchio e nuovo contratto
Il primo elemento di confronto che dobbiamo tenere in considerazione è il vecchio rinnovo contrattuale, quello erogato a maggio 2022, a copertura del triennio 2019/2021. Solo rapportando i due contratti, e considerando l’incremento del costo della vita, si può capire se stiamo meglio o peggio con il nuovo CCNL.
Per concedere la lettura più generosa alle sedicenti organizzazioni che hanno ratificato l’impianto, prendiamo a riferimento il profilo professionale che ha subito minori decurtazioni, quello degli ex C1.
L’arretrato nella busta paga di questo mese prevede l’erogazione secca di appena 1.043,33 euro lordi. Pesa, tra l’altro, la scelta unilaterale compiuta dal Governo di dare un anticipo nel dicembre 2023, in modo da recuperare fiscalmente ciò che poteva essere destinato al personale del comparto. Una mano dà, una mano toglie: tanto i firmatari fanno finta di niente…
A maggio 2022, in esecuzione del vecchio contratto, la cifra liquidata sul cedolino di un ex C1 era invece di 1.591,72 euro (cui si aggiungevano 336 euro per il primo quadrimestre dell’anno). Basterebbe questa differenza significativa per comprendere le critiche espresse da chi ha contrastato l’ipotesi di contratto, peraltro rilevate sul profilo che ha avuto un trattamento più “generoso”. Se entriamo nel dettaglio, infatti, il disegno si esplica in modo ancor più chiaro: per un funzionario apicale l’arretrato non è di mille e rotti euro, ma di 778,06 euro, per un ex B3 appena di 709,15 euro. Briciole di un tozzo di pane. Ma andiamo avanti.
L’inflazione, questa sconosciuta
L’aumento in valore assoluto indica poco: bisogna considerare come esso si cala nel contesto esterno, cioè in rapporto al carovita. Mentre l’inflazione nel 19/21 toccava a malapena il 2,2%, negli ultimi tre anni ha raggiunto la vetta del 16,5%.
Traduciamo: l’aumento salariale reale passa così da un +1,87% (prendendo a riferimento il CCNL sottoscritto dalla FP CGIL) a un -10,72% (prendendo a riferimento il nuovo CCNL sottoscritto da Cisl, Confsalunsa, Flp, Confintesa).
Una fregatura che ha un effetto diretto sul nostro portafogli. Le bollette sono aumentate in maniera devastante, il carrello della spesa svuota rapidamente le tasche di colleghe e colleghi, in altri termini: il contratto ci rende strutturalmente più poveri.
Strutturalmente implica un danno permanente: più poveri oggi, perché non riusciamo a fronteggiare i costi quotidiani; più poveri domani, perché avremo pensioni più basse sul periodo considerato.
Basta così? Purtroppo no.
Al Fondo del problema
Da anni conduciamo una battaglia, dentro e fuori le mura di questo Istituto: quella per il superamento del tetto al fondo, il salvadanaio da cui paghiamo tutto il trattamento accessorio (posizioni organizzative, incentivi, TEP, progressioni…). La consistenza economica di questo salvadanaio è ancorata al 2016 e l’Amministrazione non è neppure riuscita a ottenere deroghe. Iniezioni più o meno sporadiche di liquidità non cambiano la sostanza.
Poiché l’Esecutivo non incontra i sindacati, salvo amorevoli scambi di sensi su palchi verdi che trasudano contiguità, avevamo legato alla questione contrattuale il problema della permanenza del tetto, che impoverisce ENORMEMENTE i lavoratori. Per il principio della coperta corta, il danno è evidente a tutti: più progressioni faccio, più diminuisce l’incentivo.
Un problema apparentemente sentito in INPS, visti i comunicati di tutte le organizzazioni sul tema. Peccato le stesse organizzazioni non lo pongano ai tavoli e nelle occasioni di confronto: dichiarare la disponibilità alla firma all’indomani dell’apertura delle negoziazioni ha consentito di rimuovere l’argomento dall’ordine del giorno.
Ora, nel triennio di copertura del CCNL sottoscritto da Cisl, Confsaluna, Flp e Confintesa, l’importo medio individuale del fondo ha registrato in INPS un saldo negativo di 2549,23 euro. Basta incrociare i dati dei contratti integrativi e la consistenza media del personale per calcolarlo.
Sono soldi che abbiamo perso per strada nelle buste paga, che erodono il salario aumentando il peso del carovita e che qualcuno pensa di colmare accettando l’elemosina governativa.
QUESTO È LO STATO DELL’ARTE, QUESTI SONO I NUMERI.
C’è poi il marketing dei firmatari: di chi evita la calcolatrice e impronta il ragionamento sull’emotività (prendiamo quello che c’è) o sulla responsabilità (il debito pubblico).
Valutazioni che fanno a cazzotti con la realtà:
oltre 650 milioni di euro, stima approssimativa e non aggiornata, sono destinati a rimpallare dei poveri disgraziati tra Italia e Albania;
2.1 miliardi di euro vengono destinati come risorse aggiuntive alle spese militari;
e poi c’è sempre il Ministro del ritardo dei treni che aspetta l’occasione giusta per porre la prima pietra sulle due sponde dello Stretto di Messina, con l’obiettivo di costruire un ponte galattico in una terra ancora priva di risorse idriche.
Non è un problema di quanto si spende, ma di come si decide di spendere. E le organizzazioni sindacali firmatarie si sono prestate a questo gioco.
I numeri danno sempre il giusto valore alle opinioni. Se il tema è preservare il salario di chi opera nel comparto, avevamo indicato una via: come avvenuto in passato, avevamo chiesto di usare le risorse messe in bilancio dal 2025 per poter siglare un accordo che non certificasse perdite strutturali sul triennio di riferimento. Si è scelta un’altra strada, quella che porta a far cassa sulle nostre teste.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
*
Tempo trascorso da quando la FP CGIL HA PROPOSTO UN ACCORDO STRALCIO PER LIQUIDARE IL TEP AGLI ASSUNTI 2023 |
207 GIORNI |
segreteria.capogabinetto@mise.gov.it
gabinetto@pec.mise.gov.it
c.c. Dipartimento della funzione pubblica
protocollo_dfp@mailbox.governo.it
Spett.le Capo di Gabinetto,
con la presente intendiamo portare alla Vostra attenzione le criticità derivanti dall’applicazione della normativa “taglia idonei” in relazione al concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di un contingente complessivo di 338 unità di personale non dirigenziale, a tempo pieno e indeterminato, da inquadrare nei ruoli del Ministero delle Imprese e del Made in Italy nell’Area Assistenti.
Tale normativa, che limita al 20% dei posti messi a concorso il numero di idonei che possono essere assunti in caso di rinuncia, mancato superamento del periodo di prova o dimissioni dei vincitori, comporta le seguenti problematiche:
Esclusione di numerosi idonei qualificati, che hanno superato tutte le prove selettive e sono già pronti per essere inseriti negli organici ministeriali.
Rischio di mancata copertura dei posti a concorso, considerato l’alto tasso di rinunce, soprattutto per i profili tecnici (oltre 150 unità) presenti in questo concorso, con conseguente inefficienza amministrativa.
Necessità di indire nuovi concorsi, con un inutile dispendio di risorse pubbliche e di tempo, aggravando le difficoltà operative del Ministero.
Gravi criticità per il potenziamento delle Case del Made in Italy, un nuovo e ambizioso compito assegnato al Ministero, già cronicamente sotto organico. Questo progetto, fortemente voluto dal Ministro, che nelle intenzioni dello stesso rappresenta un’importante iniziativa strategica, rischia di trasformarsi in un clamoroso fallimento senza un organico adeguato.
Aggravamento della storica carenza di personale negli Ispettorati, con il rischio di compromettere l’efficacia dell’azione amministrativa già a rischio vista la cronica e storica carenza di organico.
A riprova delle problematiche derivanti da un’applicazione rigida della normativa “taglia idonei”, si evidenziano i seguenti dati relativi al concorso per 225 funzionari tecnici (2021) dove non si applicava questa norma:
Funzionario tecnico delle telecomunicazioni: a fronte di 120 posti a bando, solo 91 idonei.
Funzionario tecnico: 45 posti a bando (poi estesi a 65), con 208 idonei; per coprire tutti i posti, la graduatoria è dovuta scorrere di 150 posizioni.
Funzionario ingegnere: 50 posti a concorso (poi estesi a 65), con 106 idonei chiamati
per coprire i 65 posti.
Funzionario statistico: 10 posti (poi estesi a 15), con 133 idonei; per coprire i posti necessari, ne sono stati chiamati 60 idonei.
Alla luce di quanto sopra, si chiede con urgenza che:
Venga promossa una deroga alla normativa “taglia idonei” per il concorso MIMIT 338 Area Assistenti.
Siano valorizzate le competenze già selezionate, evitando il ripetersi delle criticità emerse nei precedenti concorsi e scongiurando ulteriori aggravi di spesa per nuovi bandi. Scongiurando ulteriormente la pratica del ricorrere all’utilizzo delle graduatorie parallele inserendo nuovo personale spesso in attività completamente distanti dalle loro skill, contribuendo a possibili ulteriori rinunce e “fughe” dal nostro Ministero per scarsa appetibilità.
Confidiamo nella Vostra attenzione e sensibilità verso una tematica di grande rilevanza per il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione e per l’interesse collettivo.
Restiamo a disposizione per eventuali chiarimenti e approfondimenti e, in attesa di un Vostro cortese riscontro, porgiamo distinti saluti.
Luca Giovinazzo Coordinatore nazionale FP CGIL
Mail: luca.giovinazzo@mise.gov.it
Oggi più di duecento persone hanno partecipato in presenza o da remoto all’Assemblea del personale indetta sul tema della Sede e del FRD.
Tutti i lavoratori hanno espresso una profonda contrarietà rispetto alla possibilità di trasferire una parte delle direzioni in una sede all’ Eur.
L’aumento dei tempi di percorrenza sarebbe eccessivo sia per i pendolari che arrivano a Termini, sia per i moltissimi lavoratori che vivono a Roma.
L’assemblea respinge questa opzione e chiede all’Amministrazione di cercare soluzioni alternative.
L’ aumento della capienza di via Flavia e la possibilità di utilizzare scrivanie condivise sono soluzioni che le RSU hanno già portato al tavolo sindacale e che i lavoratori hanno oggi avallato.
Inoltre, tutti i partecipanti hanno chiesto con forza l’ampliamento del lavoro agile e da remoto per tutti i lavoratori del MLPS, evitando inutili restrizioni e regole
che creano disparità di trattamento tra colleghi.
Rispetto all’aumento del Fondo risorse decentrate, confermiamo che i 5 milioni sono spariti anche dal DL PA.
È inaccettabile che le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Ministero siano deluse di nuovo, nonostante le promesse fatte a dicembre durante un’altra assemblea.
Ci aspettiamo un immediato intervento della parte politica a cui chiediamo un incontro immediato per dare soluzioni concrete e definitive al problema del salario accessorio.
Nel frattempo, l’Assemblea ha decretato all’unanimità lo stato di agitazione del personale sulle cui modalità daremo aggiornamenti a breve.
FP CGIL UIL PA USB
Si è tenuto ieri, 19 febbraio 2025, l’incontro presso il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità (DGMC), avente all’ordine del giorno l’apertura “temporanea” del padiglione destinato ai detenuti giovani adulti presso la Casa Circondariale Dozza di Bologna.
La delegazione di parte pubblica, composta dai vertici del Dipartimento e con la partecipazione del Sottosegretario alla Giustizia, Senatore Andrea Ostellari, ha presentato il progetto, sottolineando più volte come la scelta di utilizzare “temporaneamente” la Casa Circondariale di Bologna sia stata condivisa non solo a livello politico, ma anche – e soprattutto – con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP).
Sebbene non siano stati forniti tempi certi per la realizzazione del progetto, è stata annunciata l’imminente apertura di tre Istituti Penali per Minorenni (IPM) a Rovigo, L’Aquila e Lecce, per un totale di 90 posti.
Nel nostro intervento, pur in assoluta minoranza, abbiamo ribadito tutte le perplessità già espresse nel documento sottoscritto da tutte le segreterie locali. Abbiamo evidenziato le criticità della scelta di Bologna e, in particolare, del padiglione individuato, ritenendo che sarebbe stato più opportuno destinare una sede esclusivamente a questo circuito, così da evitare sovrapposizioni gestionali e amministrative.
La nostra principale preoccupazione è che questa soluzione, anziché risolvere le problematiche del circuito minorile, finirà per aggravare ulteriormente le già enormi criticità della Casa Circondariale Dozza. La convivenza forzata di diversi regimi detentivi rischia di compromettere anche quelle sezioni che attualmente garantiscono un’efficace gestione della popolazione detenuta. In particolare, lo spostamento delle sezioni destinate ai detenuti in regime di reclusione ordinaria avrà un impatto negativo sul percorso trattamentale di coloro che, attraverso il lavoro nell’industria meccanica, hanno avviato un reale processo di reinserimento sociale.
Abbiamo inoltre chiesto garanzie per il personale di Polizia Penitenziaria che verrà impiegato, ritenendo inopportuna la ricognizione avviata. Come si può prevedere l’invio di personale da IPM già in difficoltà – come quelli di Milano, Torino, Treviso, Bologna, Roma, Bari e Palermo – se in molte sedi sono già presenti unità in missione a causa delle gravi carenze di organico?
Abbiamo anche denunciato la disparità di trattamento all’interno del DGMC, in particolare riguardo alle differenze nel riconoscimento delle indennità: alcuni operatori, rispondendo alla stessa ricognizione, ricevono il trattamento di missione forfettaria, mentre altri non ne beneficiano affatto.
Continueremo a monitorare con attenzione l’evoluzione della situazione, ribadendo la necessità di scelte strutturali che garantiscano un equilibrio tra esigenze trattamentali e sicurezza operativa.
Coordinatore Nazionale Polizia Penitenziaria FP CGIL
Donato Nolè