Al Segretario generale Pres. Franco Massi

Al Vice Segretario generale Cons. Francesco Targia

Alla Dirigente generale Gestione Risorse Umane

Dott.ssa Daniela Greco

e p.c. All’Ufficio Relazioni Sindacali

A tutto il Personale della Corte dei conti

Oggetto: Risposta nota di contestazione su graduatoria PEV 2024.

In riferimento alla risposta ricevuta in merito alla nota inviata dalla scrivente Organizzazione Sindacale, avente per oggetto la contestazione sulla graduatoria delle Progressioni Economiche Verticali, si fa presente che la motivazione addotta al punteggio finale complessivo, non trova riscontro.

Infatti, nella precedente selezione interna del 2022, verosimilmente assimilabile alle PEV, i punteggi della relativa graduatoria erano stati pubblicati, distinti per categoria, presenti anche i titoli di preferenza e la cui graduatoria si allega per memoria.

Pertanto, la scrivente Organizzazione Sindacale non si ritiene soddisfatta della risposta e segnala che il Personale interessato, pur avendo la possibilità di fare un accesso agli atti alla mail dedicata, lamenta la mancanza di trasparenza sulla pubblicazione di tutti i punteggi distinti per tipologia.

Cordialmente.

La Coordinatrice FP CGIL Corte dei conti Susanna Di Folco

Giovedì 23 gennaio si è riunito l’Organismo Paritetico per l’Innovazione (OPI). Il tema all’ordine del giorno, come avevamo anticipato qualche giorno fa (link: https://www.fpcgil.it/2025/01/17/inps-fate-da-soli/), era la delibera sul Regolamento di attuazione del decentramento territoriale, adottata dal Consiglio d’Amministrazione il 4 dicembre.

Le organizzazioni sindacali, chiamate a discutere il tema, sono state messe di fronte a un fatto compiuto: sono cioè state ridotte al silenzio su un argomento – la presenza territoriale dell’INPS – che imponeva un confronto preliminare, avendo evidenti ricadute sulla testa delle lavoratrici e dei lavoratori.

Rispetto a questa grave mancanza dell’Amministrazione, come FP CGIL abbiamo scelto di non partecipare a quella che abbiamo reputato essere una farsa: non intendiamo recitare una parte all’interno di un copione che viola forma e sostanza. 

Si tratta, a nostro avviso, di una mancanza di rispetto non tanto verso chi siede a quel tavolo, quanto nei confronti delle persone lì rappresentate, cioè di chi ogni giorno manda avanti l’ente.

Spiace che qualcuno – ancora incomprensibilmente seduto “al di qua” del tavolo – abbia voluto invece sottolineare nel proprio report lo svolgimento “regolare” della riunione, per giunta dopo aver chiesto un’estensione dell’ordine del giorno. 

Una posizione isolata, quella espressa dalla solita sedicente organizzazione, che non è stata condivisa neanche da altre realtà, le quali pur nella diversità di vedute hanno scelto – e gliene diamo atto – di non avallare un metodo che ha già fatto sufficientemente danni in Istituto.

Quanto al merito, e alle presunte fake news circolate in INPS, ribadiamo che da una stringente applicazione dei criteri contenuti nella determina l’Amministrazione potrebbe chiudere dieci agenzie territoriali. E spiace che delle sorti di queste agenzie non importi nulla proprio a chi si è presentato, per un breve lasso di tempo, come il loro alfiere.

Evidentemente si voleva piantare una bandierina elettorale per lucrare qualche voto…

Se poi l’Amministrazione non intende procedere in questa direzione, ce ne rallegriamo, ma continuiamo a chiedere tre cose:

  1. un documento organico che illustri l’impatto dei nuovi criteri e l’eventuale beneficio che immaginiamo abbia determinato l’inusuale accelerazione;

  2. la disponibilità a rivedere la determina alla luce di un confronto vero sul tema;

  3. le carenze di organico sede per sede, agenzia per agenzia, in modo da sapere il fabbisogno reale delle sedi, non quello che emerge a valle degli incontri della tecnostruttura.

Chiamatela, se volete, operazione trasparenza. Il rischio, però, è che qualcuno non comprenda. 

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

VERBALE DI CONFRONTO SULLA RIORGANIZZAZIONE

LE NOSTRE POSIZIONI

In data odierna ci è stato consegnato, nella sua versione definitiva, il Verbale di confronto sulla “riorganizzazione territoriale”.

Riteniamo indispensabile dare la massima informazione a tutti i colleghi della posizione unitaria che abbiamo fatto inserire e che riporta, pur in sintesi, le nostre posizioni assunte e riconfermate nel corso del confronto.

Le Organizzazioni sindacali FP CGIL, CISL FP e UIL PA prendono atto del complesso lavoro svolto dall’amministrazione e apprezzano lo sforzo della stessa che ha fatto proprie alcune delle integrazioni proposte dalle sottoscritte OO.SS. rispetto ai criteri riferiti alla metodologia prescelta, con particolare riferimento al tentativo di omogenizzazione sul territorio nazionale.

Malgrado ciò il processo di omogeneizzazione non ha soddisfatto parte delle proposte che FP CGIL, CISL FP e UIL PA hanno presentato, già a partire dall’OPI, nel corso del 2024.

In primo luogo ci si riferisce alla decisione di “dequalificare” sedici uffici territoriali, decisione assunta, rispetto alla metodologia generale, prima di attivare i criteri e gli indicatori di graduazione. Tale scelta ha, nei fatti, contribuito a condizionare l’intero processo di individuazione di una ordinata e leggibile “graduatoria” delle sedi dirigenziali.

FP CGIL, CISL FP e UIL PA, a conclusione del confronto, ribadiscono che per alcune delle sedi dequalificate – per quelle che paiono valutazioni oggettive – si dovrebbe procedere ad una loro pesatura ed al loro eventuale recupero quali sedi dirigenziali.

In secondo luogo si deve riconfermare la richiesta di riconsiderazione della autonoma istituzione di una seconda sede dirigenziale “Antifrode” in alcune Direzioni Interregionali (in particolare Molise, Basilicata, Valle D’Aosta e Umbria), proposta presentata e motivata nel corso del confronto anche per la materiale impossibilità – per carenza di personale – di costituire efficacemente la seconda sede in quelle quattro regioni.

Inoltre – pur nel quadro della predetta omogenizzazione – non se ne ritengono del tutto soddisfacenti i risultati, in quanto il Sistema di misurazione è ancora mancante di parte di parametri (ad esempio numeri di passeggeri ecc..) mentre la loro pesatura non fotografa in maniera corretta la valutazione complessiva di alcune importanti DT e UADM. Ci si riferisce – oltre a sedi di confine e sedi divenute “interprovinciali” – alle sedi portuali il cui allineamento definitivo non corrisponde, tra l’altro, alla graduatoria nazionale prodotta ufficialmente dalle Autorità di Sistema Portuale.

FP CGIL, CISL FP e UIL PA intendono riconfermare, sul piano generale, che è ancora in parte mancante una analisi approfondita dei processi lavorativi correlati con il nuovo assetto organizzativo che non pare riconoscere il grado di strategicità di presidio delle sedi sul territorio e

la loro funzione, nei confronti dell’utenza, altamente specializzata e strategica per l’economia del Paese.

Pertanto, a conclusione del confronto, si chiede di valutare una ulteriore rivisitazione nel senso sopra riportato, ritenendo che vi siano ancora gli spazi per effettuare alcune modifiche (a partire anche dalla diminuzione del numero delle classi di punteggio/fasce).

FP CGIL, CISL FP e UIL PA stigmatizzano infine che il confronto non abbia tenuto conto e non riporti importanti convergenze tra le parti che si ritenevano acquisite.

Nello specifico si chiede un impegno formale a convocare le OO.SS.:

  • per una revisione periodica – entro due anni – della graduazione presentata, da effettuare considerando il periodo di riorganizzazione in atto, per la considerazione che la materia, oggetto di confronto, deve restare un momento partecipativo continuo per migliorare le condizioni degli Uffici e dei dipendenti che siano essi Dirigenti o Funzionari;

  • per la costituzione di una struttura paritetica di monitoraggio e sintesi della fase di “sperimentazione”, che veda la partecipazione di amministrazione e sindacati che operano nella Direzione Emilia Romagna/Marche.”

 

FP CGIL

CISL FP

UIL PA

Iervolino

De Caro

Procopio

Spiace dover rappresentare che più volte negli ultimi anni la scrivente O.S. Fp Cgil aveva avanzato la richiesta alle direzioni generali del DGMC in indirizzo di avviare un confronto su diverse problematiche che gravano sugli uffici di esecuzione penale esterna, alcune delle quali risalenti nel tempo e altre dovute a più recenti cambiamenti organizzativi, quali l’inserimento di nuove unità o figure professionali.

Nello specifico, avevamo ipotizzato l’attivazione di un tavolo tecnico sulla questione dei carichi di lavoro con l’obiettivo di giungere a definire un carico di lavoro sostenibile al fine di misurare l’effettivo fabbisogno del personale per garantire la qualità dei servzi; sul “monitoraggio” relativo all’introduzione dei nuclei della polizia penitenziaria e per la prima volta un confronto sulle attività che avrebbero svolto i funzionari della professionalità pedagogica.

Nonostante le reiterate richieste l’amministrazione non ha dato seguito a quanto rappresentato.

Nel mese di dicembre u.s. abbiamo appreso che è stata emanata dalla direzione generale della giustizia di comunità una lettera circolare indirizzata a tutti gli Uepe contenente prime indicazioni operative a seguito dell’ immissione in servizio dei funzionari pedagogici e giuridico-pedagogici.

Ad una prima lettura, la circolare in oggetto sembra non tenere nella giusta considerazione la complessità delle questioni che l’inserimento di una nuova figura professionale comporta e le soluzioni individuate appaiono semplicistiche, non considerando le diverse specificità professionali. Piuttosto le indicazioni operative rimandano ad un’interscambiabilita’ tra gli operatori.

Al fine di realizzare un’effettiva multi-professionalità si deve considerare l’apporto di ogni funzionario tenendo conto della specifica formazione e degli strumenti professionali, così da non ingenerare confusione e fungibilità tra i ruoli e la svalorizzazione di competenze e tecniche acquisite sul campo da decenni. La circolare, fatto salvo l’art. 97 del regolamento n. 230 del 2000 (misura dell’affidamento in prova al servizio sociale), da’ ad intendere che tutti gli altri casi possano essere assegnati indistintamente a Funzionari di Servizio Sociale o Funzionari Pedagogici.

L’inserimento in maniera strutturale e numericamente consistente della figura professionale del funzionario pedagogico presso le articolazioni periferiche dell’esecuzione penale esterna, ad avviso della scrivente, rappresenta un importante valore aggiunto in termini di maggiore attenzione alla costruzione di percorsi educativi individualizzati. La portata di tale cambiamento organizzativo non deve essere sottovaluta, ma deve essere accompagnata da seria valutazione su quali casi potranno essere assegnati e sulla loro titolarità, senza creare sovrapposizioni di interventi e confusione tra i ruoli.

La circolare in argomento risponde solo in parte alle esigenze espresse e pertanto si chiede la sospensione della sua applicazione, a tutela dei Funzionari della professionalità di Servizio Sociale e dei Funzionari della Professionalità Pedagogica, rinnovando la richiesta di un incontro urgente.

All’Ordine nazionale degli Assistenti Sociali in indirizzo, si chiede di aprire un confronto con le OO.SS al fine di valutare l’impatto delle indicazioni operative trasmesse dalla Direzione Generale sul ruolo e sulle funzioni del servizio sociale professionale all’interno degli UEPE.

In attesa di cortese riscontro, si porgono distinti saluti.

Per la FP CGIL

Paola Fuselli

Coordinatrice Nazionale DGMC

 

Credevamo ingenuamente che le istanze sindacali ruotassero attorno a un percorso ben definito: rivendicazione, mobilitazione, negoziazione. Scopriamo che c’è un quarto livello di attività in Istituto: quello della “vigilanza sindacale”.

In cosa consista è difficile dirlo, ma possiamo fare uno sforzo di rappresentazione.

Dal 31 dicembre scorso, da quando abbiamo siglato insieme all’Amministrazione un accordo stralcio sui differenziali per il 2024, è calato il buio pesto sugli altri istituti che pure avevamo previsto nel CCNI trasmesso ai ministeri vigilanti: ci riferiamo non solo alle maggiorazioni previste nel quadro indennitario per coloro che da anni attendono un riequilibrio tra compiti assolti e remunerazione di responsabilità, ma più in generale al TEP, il convitato di pietra, l’elemento che manca nella busta paga di 4.000 e più lavoratori a pari attività svolta.

C’è un solo modo per uscirne: l’Amministrazione deve difendere il personale in forza all’Istituto. Perdere tempo vuol dire perdere la faccia, viepiù dopo le roboanti promesse degli anni passati.

A fronte di questo stallo – febbraio è alle porte e manca ancora la convocazione – è assordante il silenzio generale, con pochissime eccezioni.

A gennaio la busta paga è stata un pugno nello stomaco delle lavoratrici e dei lavoratori (curiosamente non condivisa dalle solite veline di annunciazione): pensare che, soprattutto in alcune aree del paese, qualcuno debba rinunciare a 400 e rotti euro per un ritardo nell’applicazione di un contratto dovrebbe gridare vendetta al cielo.

E invece? Si predica calma, si fa finta di nulla, si dice che tutto si aggiusterà e ci si prepara a saltare sul carro di chi si è “sempre battuto per il trattamento agli assunti 2023”, magari dando per primi la notizia se e quando sarà, ché tanto una sponda si trova.

Dicono, insomma, di vigilare sornioni ed è così che fanno sindacato.

Strano, perché su altre questioni – la mappatura delle sedi elettorali RSU per esempio – l’approccio degli stessi vigili era ben diverso: muscolare, i toni drammatici ai limiti della commedia shakespeariana.

Domanda: ma non è che qualcuno aspetta la certificazione del CCNL per potersi intestare ogni merito?

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Nel corso dell’incontro avuto con il nuovo Direttore Generale dell’Ente ci era stata anticipata la volontà di superare la regionalizzazione della vigilanza tecnica. Avevamo accolto con soddisfazione questo importante passo in avanti rispetto a una scelta organizzativa che non avevamo affatto condiviso e che poteva essere definita come accadeva per la “Corazzata Potemkin” in un famoso film comico…

Tuttavia, come accade nel famoso passo del gambero, si fa un passo avanti e altri indietro: sembrerebbe, infatti, che le nuove indicazioni rispetto alle modalità di svolgimento della vigilanza tecnica prevedano che gli ispettori tecnici debbano avere competenze anche rispetto al lavoro nero.

Ci sembra davvero paradossale che in un momento storico in cui l’INL dispone finalmente di centinaia di ispettori tecnici in tutta Italia, ci si ostini a far viaggiare separatamente la vigilanza tecnica da quella del lavoro, assegnando a ciascuno un pezzettino dell’altro.

Come non abbiamo condiviso la scelta di assegnare alcune funzioni degli ispettori tecnici agli ispettori del lavoro, non condividiamo, ora, la scelta di far svolgere alcune funzioni degli ispettori del lavoro ai tecnici, se confermata.

Ricordiamo che anche nel nuovo ordinamento professionale, oggetto di lunghe discussioni al tavolo nazionale, le famiglie degli ispettori tecnici e degli ispettori del lavoro hanno ambiti diversi. L’ispettore di vigilanza ordinaria “possiede conoscenze teoriche specialistiche di carattere normativo e procedurale per lo svolgimento dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale” mentre l’ispettore di vigilanza tecnica “possiede conoscenze teoriche specialistiche di carattere normativo e procedurale per lo svolgimento dell’attività ispettiva in materia di salute e sicurezza”. Anche i requisiti per l’accesso sono diversi e, non a caso, si sta tuttora svolgendo un concorso per soli ispettori tecnici.

Se la logica che si intende perseguire è sempre quella della mera moltiplicazione dei numeri, ribadiamo nuovamente che si tratta di logica non condivisibile e sarebbe molto importante precisare che, se certamente i numeri delle ispezioni sono un importante indicatore della presenza sul territorio, non si può pensare di sacrificare l’effettività della vigilanza e della tutela del lavoro a una logica meramente numerica.

Al di là di quante ispezioni si facciano, a nostro avviso occorre programmare la vigilanza in modo da riempirla di contenuti su cosa si faccia: quali macro-fenomeni di illegalità si intende contrastare, quanti lavoratori si immagina di tutelare, etc., avendo l’ambizione di non concentrare la vigilanza prevalentemente su piccole attività produttive.

L’occasione “storica” che l’INL ha, di fronte a sé, è di svolgere in modo autonomo una vigilanza realmente a 360°, con team misti di ispettori del lavoro e ispettori tecnici, così da poter garantire contemporaneamente un’ispezione in materia di lavoro e di sicurezza.

La stessa logica “integrata” si potrebbe estendere, a nostro parere, anche rispetto al cosiddetto servizio di turno nel quale, accanto agli ispettori del lavoro che si occupano di lavoro e legislazione sociale, si potrebbero ricomprendere gli ispettori tecnici per la parte relativa a salute e sicurezza, così da garantire un reale servizio “globale” alla cittadinanza.

Continuare a non cogliere questa importante occasione significa non voler cogliere la ragione stessa per cui fu istituito l’INL.

Da parte nostra, eravamo, siamo e saremo contrari a simili scelte organizzative disfunzionali e lo faremo presente in tutte le sedi.

FP CGIL

MATTEO ARIANO

La stagione negoziale del 2024 è tutt’altro che conclusa: se il comparto rimane in stand-by, medici, dirigenti e professionisti hanno appena iniziato le trattative, con l’apertura del confronto tenutasi il 20 gennaio sulla scorta delle bozze trasmesse dall’Amministrazione.

Medici

La prima ipotesi contrattuale trasmessa dalla controparte è per noi irricevibile. Se il fondo della retribuzione accessoria, com’era nelle previsioni, è calato sensibilmente, l’ultima legge di bilancio ha visto qualche stanziamento per lavoratrici e lavoratori che operano nel pubblico con qualifiche analoghe. Non così per i medici dell’INPS, figli di un Dio minore, completamente abbandonati dall’Amministrazione.

Oltre il danno, la beffa. Abbiamo riproposto la regolamentazione dell’attività intramoenia e l’attivazione dell’indennità di esclusività. L’Amministrazione non vuole intrecciare questioni extra-contrattuali alle sorti del CCNI.

Ora, poiché da anni va avanti questo balletto, abbiamo chiesto alla Delegazione trattante di parte datoriale se c’è la volontà di attivare un tavolo separato ed entro quando. Un ulteriore rinvio è una risposta inaccettabile da parte di un Istituto che aumenta i carichi lavorativi (leggi Riforma Disabilità) e se ne infischia del trattamento economico di chi opera sul campo. Se non c’è il rispetto tra le parti, i contratti non possono essere siglati.

Nel merito dell’impianto proposto, poi, abbiamo rappresentato la nostra netta contrarietà alla variazione dei coefficienti di ripartizione delle risorse economiche. In una fase così delicata, mentre il fondo langue, non riteniamo condivisibile la scelta di portare a 130 il coefficiente per i responsabili UOC pagato dai medici di I° livello. Purtroppo su questo argomento siamo stati l’unica sigla sindacale ad esprimere un veto, tra dichiarazioni di prudenza e aperture possibiliste.

Per ciò che riguarda l’art. 7, poi, manca tutta la parte relativa ai valutatori; all’art. 9 è stato inserito impropriamente un argomento (le ore di aggiornamento professionale) che nulla ha in comune con il lavoro straordinario.

Dirigenti

Per quanto concerne l’integrativo della dirigenza, l’Amministrazione ha presentato al tavolo una proposta che vede una riduzione del Fondo per il trattamento accessorio, passato da 62.3 milioni del 2023 a 57.8 milioni per il 2024. Tale riduzione è legata al minor numero di dirigenti registrati in Istituto.

Nel nostro intervento abbiamo sottolineato alcuni aspetti:

  1. quanto al metodo, lo sforzo compiuto l’anno scorso doveva servire ad ancorare i contratti integrativi all’anno corrente, anche per non svilire la funzione della negoziazione intervenendo ex post. Auspicio vano;

  2. quanto al merito, l’art. 3 del CCNI ridimensiona dal 5 al 4% l’importo stanziato per il finanziamento della mobilità territoriale dei dirigenti. Tale ridimensionamento, di cui abbiamo chiesto conto all’Amministrazione, si legherebbe alla volontà di adottare in tempi stretti gli atti prodromici all’applicazione della indennità di prima sistemazione, come da ultimo reintrodotta. Benché non ci sia ancora una formalizzazione in tal senso, l’Amministrazione propone intanto una disposizione contrattuale in questa direzione. Una scelta che non possiamo condividere. Sollecitiamo con l’occasione l’urgente adozione dell’atto di individuazione degli incarichi dirigenziali relativi a direzione di particolari sedi incentivate, da individuare con apposito provvedimento del Direttore generale.

  3. Per il calcolo della retribuzione di risultato, il CCNI propone una revisione dei coefficienti graduati in relazione alle funzioni svolte, con un apprezzamento a 160 delle sedi di Complessità organizzativo-ambientale 2. Tale revisione – rectius, qualunque revisione dei coefficienti di risultato – in linea con la nostra posizione sul tema, non può essere adottata ad anno concluso, traducendosi altrimenti in una sostanziale attribuzione ad personam. E ritorna la esigenza di riportare la contrattazione integrativa ai suoi corretti tempi di gestione.

Abbiamo chiesto di inserire ogni ipotesi di variazione dei coefficienti della retribuzione di risultato nel CCNI 2025, preservando il quadro vigente per una rapida definizione della trattativa.

  1. Sul medesimo punto permane, inoltre, l’incomprensibile distinzione tra organi, ai limiti del grottesco, con una valutazione fissa a 160 per il responsabile della Segreteria del CIV e l’ancoraggio al 180 per il responsabile della Segreteria del Direttore Generale. L’Amministrazione, anziché risolvere un’evidente contraddizione, ha anticipato una nuova proposta con cui si dovrebbe puntare a riconoscere il 160 anche al Responsabile Segreteria del Collegio dei Sindaci, Responsabile Segreteria del Magistrato della Corte dei Conti e al Responsabile della Struttura tecnica permanente per la misurazione della performance di supporto all’OIV. Di più: il 160 dovrebbe essere riconosciuto ancora ai vicari dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari e della Responsabilità Amministrativa, della Segreteria del DG e dell’Ufficio Ispettorato. Aspettiamo la documentazione ma è evidente che un simile impianto genera in noi una profonda perplessità.

Professionisti

Interlocutorio, infine, l’incontro per i professionisti. In particolare, quanto alla disposizione sulle maggiorazioni della retribuzione di risultato, avevamo auspicato la determinazione di parametri oggettivi che consentissero di individuare anno per anno, per tutte le famiglie professionali, quelle situazioni di particolare disagio lavorativo che meritassero di essere compensate con tale maggiorazione; ciò, in attesa della promessa revisione del sistema di valutazione della performance dei professionisti e della introduzione di indici attendibili per la ponderazione dei carichi di lavoro.

Il risultato non è stato raggiunto in modo omogeneo per tutte le famiglie professionali, residuando ancora forti elementi di discrezionalità nell’attribuzione di tali maggiorazioni per talune categorie di professionisti, con una conseguente ingiustificata erosione del Fondo.

Quanto invece alla disciplina della indennità di mobilità, sempre con la finalità di perseguire il contemperamento delle esigenze dei colleghi per i quali si verifichi un trasferimento di sede con quelle degli altri colleghi ad evitare un eccessivo depauperamento del Fondo, non abbiamo condiviso la proposta di accorpamento delle fase chilometriche. Andrebbe posto un tetto massimo all’ammontare annuo, differenziato anch’esso in base alle distanze chilometriche, e diminuite le risorse per tale indennità, dal 4 al 3% del fondo per la retribuzione di risultato, in parallelo a quanto già previsto dal CCNI per l’Area Medica.

Abbiamo chiesto, infine, l’aumento della indennità di funzione per tutti i professionisti, in considerazione dell’aggravio sempre crescente degli oneri che fanno carico su tali categorie.

L’Amministrazione ha riconvocato il tavolo per lunedì prossimo, riservando le sue valutazioni.

FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Francesco Reali

Giuseppe Cipriani

A fine 2024, le lavoratrici e i lavoratori che in Enac hanno fruito del mutuo edilizio offerto dall’Ente, hanno dovuto fare i conti con un’amara e sgradevolissima sorpresa: l’applicazione di quanto previsto dall’art. 51, comma 3 del TUIR ha determinato un incremento dell’importo da includere nel reddito imponibile dell’anno 2024 nella misura del 50% della differenza tra gli interessi calcolati al Tasso Ufficiale di Riferimento della BCE, vigente alla data di scadenza di ciascuna delle rate pagate, e il tasso praticato dall’Ente.

Superando l’aspetto tecnico che pure non è trascurabile per gli approfondimenti del caso, il risultato è che, a fronte di questo conguaglio e di un incremento spropositato del Tasso Ufficiale della BCE, moltissimi colleghi dell’Ente si sono trovati in una condizione fortemente critica.

La portata del problema è stata così importante che in molti hanno trovato in busta paga una somma così povera nel ‘netto a pagare’ da non sapere come fronteggiare le spese di ogni giorno.

L’Amministrazione per contenere la situazione in favore dei lavoratori  ha adottato una forzatura nella gestione del problema, consentendo una diluizione del dovuto anche sui mesi di gennaio e febbraio del 2025.

In estrema sintesi ci troviamo in una condizione paradossale, folle e fortemente iniqua dove:

  • da un lato esistono lavoratori, colleghi, che non sanno letteralmente come arrivare a fine mese, per via di una elevata pressione fiscale

mentre

  • dall’altro abbiamo un Governo che condona gli evasori, butta miliardi in imprese veramente superflue e trova interlocutori sindacali disposti a firmare contratti nazionali dove invece di restituire valore al lavoro, si riduce il valore del salario reale dei lavoratori del 10%.

La circolare n. 5/E del 7 marzo 2024 dell’Agenzia delle Entrate non introduce sostanziali modifiche all’assetto normativo già efficace e non è questa circolare (che recepisce la passata legge di Bilancio) ad avere determinato l’assurdità con cui ci siamo confrontati quando abbiamo ricevuto il cedolino di fine anno. Tuttavia, ci chiediamo come mai l’Amministrazione non abbia verificato tempestivamente il mutato contesto normativo che prevede una programmazione mese per mese del carico fiscale, causando così il pesante conguaglio di fine 2024 a carico di lavoratrici e lavoratori.

Vorremmo sapere dall’Amministrazione quale soluzione intenda individuare per prevenire un carico così importante, onde evitare ulteriore pregiudizio in considerazione della elevata volatilità del mercato finanziario e quindi del tasso ufficiale di riferimento della BCE.

Nelle more di questa soluzione, che auspichiamo sia discussa con le forze sindacali e implementata quanto prima, chiediamo di intervenire in modo subitaneo affinché il calcolo dell’imponibile eventualmente aggiuntivo abbia effetto mese per mese nelle buste paga dei lavoratori, come previsto dalla circolare già dal 7 marzo 2024 per i mutui a tasso variabile, ed eventualmente poi fare un conguaglio a fine anno.

In conclusione riteniamo che sia urgente l’apertura di un tavolo tecnico per condurre un ragionamento insieme e trovare soluzioni condivise che mitighino gli effetti dell’attuale stato di cose e restituiscano al beneficio costituito da questo mutuo agevolato la sua natura assistenziale.

Vorremmo scongiurare che il costo di un conguaglio di fine anno arrivi a essere nuovamente così significativo da svuotare le buste paga dei lavoratori, che capiti nuovamente a ridosso della consegna dei cedolini e che si spacci per adeguamento tecnico quella che è in realtà una scelta politica precisa.

Il quadro è molto più complesso di quanto si racconta nell’attribuire tutto agli effetti di una circolare e ha una natura profondamente politica e sindacale. Quindi, invitiamo le lavoratrici e i lavoratori di avere ben chiari focus e sintesi sulle reali ragioni che stanno determinando la svalutazione intollerabile del lavoro che svolgono ogni giorno e a scegliere con consapevolezza.

F.to

F.to

F.to

FP-CGIL

UIL-PA

USB-PI

Billi

Conti

Del Villano

Pubblichiamo il Protocollo d’intesa sottoscritto in data 7 gennaio 2025 concernente la mappatura delle sedi  di contrattazione integrativa

Fp Cgil Ministero Interno

Adelaide Benvenuto


Al Direttore Centrale Risorse Umane

Dott. Giuseppe Conte

per il tramite del       Dirigente Area Relazioni Sindacali

Dott. Salvatore Ponticelli

OGGETTO: BANCA ORE E PERMESSI STUDIO 2025

Con il messaggio Hermes 238/2024, l’anno passato l’Amministrazione inaugurò, nel mese di gennaio, la possibilità di aderire alla banca ore per tutte le lavoratrici e i lavoratori dell’Ente, quale strumento di conciliazione tra esigenze lavorative e personali dei dipendenti.

Tale istituto, il cui valore non è venuto meno, non risulta ancora attivato nel corso del 2025.

Si chiede, pertanto, la definizione degli atti utili alla registrazione delle istanze, per consentire alle interessate e agli interessati di trasmettere domanda.

Si segnala, parimenti, che contrariamente a quanto avvenuto l’anno passato, il termine ultimo per la presentazione delle domande legate alla fruizione dei permessi studio per il 2025 è stato fissato al 31 dicembre 2024 (Hermes 4024/2024), non ai primi di gennaio dell’anno corrente.

Tale disallineamento ha causato difficoltà ad alcune colleghe/alcuni colleghi, ivi considerata l’assenza di servizio (anche a causa dello smaltimento delle ferie arretrate).

Ci giungono così segnalazioni di lavoratrici e lavoratori che, pur interessati ad attingere al monte ore, si vedono impossibilitati a procedere.

Si chiede, in tal senso, all’Amministrazione l’apertura di una nuova finestra per la registrazione delle domande.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Prima dell’ultimo ciclo di assunzioni, nel biennio dei grandi ingressi – cioè tra 2018 e 2019 – in Istituto furono inserite 3.963 unità. Una boccata d’ossigeno fondamentale per l’Ente, anche in considerazione dell’emergenza pandemica che sarebbe scoppiata di lì a breve.

Nello stesso arco temporale, però, l’INPS registrò la bellezza di 3.539 cessazioni, a frenare qualsiasi entusiasmo e a ricordare che le scelte scellerate in politica prima o poi presentano il conto.

Uno scenario simile è quello vissuto oggi dall’Ente: stando all’ultimo report sul personale in servizio, mancano in totale 4.105 unità, di cui 2.196 funzionari, 1.269 assistenti, 640 operatori.

Non sono freddi numeri: dietro quelle cifre c’è un carico lavorativo in più rovesciato sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori in servizio. Dietro ogni carenza d’organico c’è un potenziale rallentamento nell’erogazione di prestazioni e servizi, cioè un danno inflitto alla cittadinanza. Se l’INPS regge, è solo per lo sforzo enorme compiuto quotidianamente da chi opera al servizio di quest’Amministrazione.

Uno sforzo neanche troppo apprezzato, se è vero che sul piano interno – al di là dei buoni propositi – il contratto integrativo è congelato, le risorse economiche destinate ai benefici assistenziali si stanno esaurendo, i medici INPS sono gli unici a non avere un’indennità di esclusività, i Fondi restano bloccati e nel comparto, nonostante gli schiamazzi di gioia delle sigle sindacali firmatarie, gli offensivi aumenti veicolati dal nuovo CCNL non consentiranno neppure di recuperare il terreno perso con l’inflazione.

Se a ciò aggiungiamo la crescente demotivazione che serpeggia tra i colleghi assunti nel 2023, che ancora attendono l’erogazione del TEP (qui la nostra richiesta di luglio, per gli smemorati) subendo una discriminazione senza logica, il risultato è sotto gli occhi di tutti: questo Istituto sta perdendo terreno.

Da tempo avanziamo una richiesta all’Ente: quella di fornire i dati delle carenze d’organico sede per sede, agenzia per agenzia. Una richiesta inevasa.

Ci chiediamo se abbia senso discutere di un nuovo regolamento per il decentramento territoriale, peggio ancora che senso abbia adottarlo, quando non si ha neanche trasparenza in merito alle mancanze registrate sui diversi territori. C’è chi si limita a dire dove siamo carenti e c’è chi, come noi, cerca di capire il perché.

Se qualcuno vuole smantellare l’Istituto, deve dirlo a chiare lettere: tra riserve per trattenere lavoratori in procinto di pensione, nuovi blocchi al turn-over, decreti taglia-idonei e strutturale riduzione dei salari, il conto è fin troppo salato. Nel silenzio connivente di alcune sedicenti organizzazioni.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Al Ministro della Salute On. Le Orazio Schillaci

E pc Al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome

On. Le Massimiliano Fedriga

Oggetto: Sollecito richiesta incontro urgente e presidio di protesta presso la sede del Ministero della Salute, per le lavoratrici e i lavoratori della Sanità privata Aris Aiop e per il contratto unico RSA Aris Aiop.

Egregio Ministro,

in data 2 dicembre u.s., le scriventi OO.SS FP CGIL CISL FP e UIL FPL hanno inviato un sollecito per l’incontro che il Ministero aveva preannunciato alle scriventi negli incontri del 16 e 28 ottobre , nei quali era stata preannunciata una convocazione nei successivi 15 gg con tutte le parti in causa, sindacali e datoriali, per affrontare le problematiche legate al mancato rinnovo del CCNL Sanità Privata Aris Aiop e al mancato avvio di un tavolo volto a procedere ad un CCNL unico delle rsa Aiop ed Aris, ci duole constatare purtroppo che sino ad ‘oggi non abbiamo avuto alcun riscontro da parte Vostra.

Ricordiamo che la grave situazione in cui versano oltre 200.000 professionisti ci ha portato alla proclamazione uno sciopero generale nel settembre 2024 su tutto il territorio nazionale con una grande partecipazione dei lavoratori che operano nel settore sanitario, sociosanitario e socio assistenziale e ad oggi è ancora attivo lo stato di agitazione.

Ritenendo ormai improcrastinabile per noi un confronto con il Ministero della Salute e con la Conferenza delle Regioni e delle province autonome per definire e stabilire regole rigide sui vincoli negli accreditamenti regionali al fine di penalizzare quelle associazioni datoriali che non rinnovano i CCNL di settore con le OO.SS maggiormente rappresentative del settore, o peggio che siglano CCNL peggiorativi sotto il punto di vista economico e normativo rispetto ad altri CCNL di riferimento del settore recentemente rinnovati dalle OO.SS Confederali, e non potendo permettere che venga lesa la dignità di queste lavoratrici e lavoratori che con abnegazione svolgono un servizio essenziale ai cittadini di questo paese, pertanto ci troviamo costretti visto il mancato confronto sollecitato più volte ad indire un presidio di protesta del personale di questo settore per il 31 Gennaio 2025, sotto la sede del Ministero della Salute Lungotevere Ripa, 1.

Rimanendo in attesa di un urgente riscontro, porgiamo distinti saluti.

FP CGIL

CISL FP

UIL FPL

Barbara Francavilla

Roberto Chierchia

Ciro Chietti

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