Credevamo ingenuamente che le istanze sindacali ruotassero attorno a un percorso ben definito: rivendicazione, mobilitazione, negoziazione. Scopriamo che c’è un quarto livello di attività in Istituto: quello della “vigilanza sindacale”.

In cosa consista è difficile dirlo, ma possiamo fare uno sforzo di rappresentazione.

Dal 31 dicembre scorso, da quando abbiamo siglato insieme all’Amministrazione un accordo stralcio sui differenziali per il 2024, è calato il buio pesto sugli altri istituti che pure avevamo previsto nel CCNI trasmesso ai ministeri vigilanti: ci riferiamo non solo alle maggiorazioni previste nel quadro indennitario per coloro che da anni attendono un riequilibrio tra compiti assolti e remunerazione di responsabilità, ma più in generale al TEP, il convitato di pietra, l’elemento che manca nella busta paga di 4.000 e più lavoratori a pari attività svolta.

C’è un solo modo per uscirne: l’Amministrazione deve difendere il personale in forza all’Istituto. Perdere tempo vuol dire perdere la faccia, viepiù dopo le roboanti promesse degli anni passati.

A fronte di questo stallo – febbraio è alle porte e manca ancora la convocazione – è assordante il silenzio generale, con pochissime eccezioni.

A gennaio la busta paga è stata un pugno nello stomaco delle lavoratrici e dei lavoratori (curiosamente non condivisa dalle solite veline di annunciazione): pensare che, soprattutto in alcune aree del paese, qualcuno debba rinunciare a 400 e rotti euro per un ritardo nell’applicazione di un contratto dovrebbe gridare vendetta al cielo.

E invece? Si predica calma, si fa finta di nulla, si dice che tutto si aggiusterà e ci si prepara a saltare sul carro di chi si è “sempre battuto per il trattamento agli assunti 2023”, magari dando per primi la notizia se e quando sarà, ché tanto una sponda si trova.

Dicono, insomma, di vigilare sornioni ed è così che fanno sindacato.

Strano, perché su altre questioni – la mappatura delle sedi elettorali RSU per esempio – l’approccio degli stessi vigili era ben diverso: muscolare, i toni drammatici ai limiti della commedia shakespeariana.

Domanda: ma non è che qualcuno aspetta la certificazione del CCNL per potersi intestare ogni merito?

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Nel corso dell’incontro avuto con il nuovo Direttore Generale dell’Ente ci era stata anticipata la volontà di superare la regionalizzazione della vigilanza tecnica. Avevamo accolto con soddisfazione questo importante passo in avanti rispetto a una scelta organizzativa che non avevamo affatto condiviso e che poteva essere definita come accadeva per la “Corazzata Potemkin” in un famoso film comico…

Tuttavia, come accade nel famoso passo del gambero, si fa un passo avanti e altri indietro: sembrerebbe, infatti, che le nuove indicazioni rispetto alle modalità di svolgimento della vigilanza tecnica prevedano che gli ispettori tecnici debbano avere competenze anche rispetto al lavoro nero.

Ci sembra davvero paradossale che in un momento storico in cui l’INL dispone finalmente di centinaia di ispettori tecnici in tutta Italia, ci si ostini a far viaggiare separatamente la vigilanza tecnica da quella del lavoro, assegnando a ciascuno un pezzettino dell’altro.

Come non abbiamo condiviso la scelta di assegnare alcune funzioni degli ispettori tecnici agli ispettori del lavoro, non condividiamo, ora, la scelta di far svolgere alcune funzioni degli ispettori del lavoro ai tecnici, se confermata.

Ricordiamo che anche nel nuovo ordinamento professionale, oggetto di lunghe discussioni al tavolo nazionale, le famiglie degli ispettori tecnici e degli ispettori del lavoro hanno ambiti diversi. L’ispettore di vigilanza ordinaria “possiede conoscenze teoriche specialistiche di carattere normativo e procedurale per lo svolgimento dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale” mentre l’ispettore di vigilanza tecnica “possiede conoscenze teoriche specialistiche di carattere normativo e procedurale per lo svolgimento dell’attività ispettiva in materia di salute e sicurezza”. Anche i requisiti per l’accesso sono diversi e, non a caso, si sta tuttora svolgendo un concorso per soli ispettori tecnici.

Se la logica che si intende perseguire è sempre quella della mera moltiplicazione dei numeri, ribadiamo nuovamente che si tratta di logica non condivisibile e sarebbe molto importante precisare che, se certamente i numeri delle ispezioni sono un importante indicatore della presenza sul territorio, non si può pensare di sacrificare l’effettività della vigilanza e della tutela del lavoro a una logica meramente numerica.

Al di là di quante ispezioni si facciano, a nostro avviso occorre programmare la vigilanza in modo da riempirla di contenuti su cosa si faccia: quali macro-fenomeni di illegalità si intende contrastare, quanti lavoratori si immagina di tutelare, etc., avendo l’ambizione di non concentrare la vigilanza prevalentemente su piccole attività produttive.

L’occasione “storica” che l’INL ha, di fronte a sé, è di svolgere in modo autonomo una vigilanza realmente a 360°, con team misti di ispettori del lavoro e ispettori tecnici, così da poter garantire contemporaneamente un’ispezione in materia di lavoro e di sicurezza.

La stessa logica “integrata” si potrebbe estendere, a nostro parere, anche rispetto al cosiddetto servizio di turno nel quale, accanto agli ispettori del lavoro che si occupano di lavoro e legislazione sociale, si potrebbero ricomprendere gli ispettori tecnici per la parte relativa a salute e sicurezza, così da garantire un reale servizio “globale” alla cittadinanza.

Continuare a non cogliere questa importante occasione significa non voler cogliere la ragione stessa per cui fu istituito l’INL.

Da parte nostra, eravamo, siamo e saremo contrari a simili scelte organizzative disfunzionali e lo faremo presente in tutte le sedi.

FP CGIL

MATTEO ARIANO

La stagione negoziale del 2024 è tutt’altro che conclusa: se il comparto rimane in stand-by, medici, dirigenti e professionisti hanno appena iniziato le trattative, con l’apertura del confronto tenutasi il 20 gennaio sulla scorta delle bozze trasmesse dall’Amministrazione.

Medici

La prima ipotesi contrattuale trasmessa dalla controparte è per noi irricevibile. Se il fondo della retribuzione accessoria, com’era nelle previsioni, è calato sensibilmente, l’ultima legge di bilancio ha visto qualche stanziamento per lavoratrici e lavoratori che operano nel pubblico con qualifiche analoghe. Non così per i medici dell’INPS, figli di un Dio minore, completamente abbandonati dall’Amministrazione.

Oltre il danno, la beffa. Abbiamo riproposto la regolamentazione dell’attività intramoenia e l’attivazione dell’indennità di esclusività. L’Amministrazione non vuole intrecciare questioni extra-contrattuali alle sorti del CCNI.

Ora, poiché da anni va avanti questo balletto, abbiamo chiesto alla Delegazione trattante di parte datoriale se c’è la volontà di attivare un tavolo separato ed entro quando. Un ulteriore rinvio è una risposta inaccettabile da parte di un Istituto che aumenta i carichi lavorativi (leggi Riforma Disabilità) e se ne infischia del trattamento economico di chi opera sul campo. Se non c’è il rispetto tra le parti, i contratti non possono essere siglati.

Nel merito dell’impianto proposto, poi, abbiamo rappresentato la nostra netta contrarietà alla variazione dei coefficienti di ripartizione delle risorse economiche. In una fase così delicata, mentre il fondo langue, non riteniamo condivisibile la scelta di portare a 130 il coefficiente per i responsabili UOC pagato dai medici di I° livello. Purtroppo su questo argomento siamo stati l’unica sigla sindacale ad esprimere un veto, tra dichiarazioni di prudenza e aperture possibiliste.

Per ciò che riguarda l’art. 7, poi, manca tutta la parte relativa ai valutatori; all’art. 9 è stato inserito impropriamente un argomento (le ore di aggiornamento professionale) che nulla ha in comune con il lavoro straordinario.

Dirigenti

Per quanto concerne l’integrativo della dirigenza, l’Amministrazione ha presentato al tavolo una proposta che vede una riduzione del Fondo per il trattamento accessorio, passato da 62.3 milioni del 2023 a 57.8 milioni per il 2024. Tale riduzione è legata al minor numero di dirigenti registrati in Istituto.

Nel nostro intervento abbiamo sottolineato alcuni aspetti:

  1. quanto al metodo, lo sforzo compiuto l’anno scorso doveva servire ad ancorare i contratti integrativi all’anno corrente, anche per non svilire la funzione della negoziazione intervenendo ex post. Auspicio vano;

  2. quanto al merito, l’art. 3 del CCNI ridimensiona dal 5 al 4% l’importo stanziato per il finanziamento della mobilità territoriale dei dirigenti. Tale ridimensionamento, di cui abbiamo chiesto conto all’Amministrazione, si legherebbe alla volontà di adottare in tempi stretti gli atti prodromici all’applicazione della indennità di prima sistemazione, come da ultimo reintrodotta. Benché non ci sia ancora una formalizzazione in tal senso, l’Amministrazione propone intanto una disposizione contrattuale in questa direzione. Una scelta che non possiamo condividere. Sollecitiamo con l’occasione l’urgente adozione dell’atto di individuazione degli incarichi dirigenziali relativi a direzione di particolari sedi incentivate, da individuare con apposito provvedimento del Direttore generale.

  3. Per il calcolo della retribuzione di risultato, il CCNI propone una revisione dei coefficienti graduati in relazione alle funzioni svolte, con un apprezzamento a 160 delle sedi di Complessità organizzativo-ambientale 2. Tale revisione – rectius, qualunque revisione dei coefficienti di risultato – in linea con la nostra posizione sul tema, non può essere adottata ad anno concluso, traducendosi altrimenti in una sostanziale attribuzione ad personam. E ritorna la esigenza di riportare la contrattazione integrativa ai suoi corretti tempi di gestione.

Abbiamo chiesto di inserire ogni ipotesi di variazione dei coefficienti della retribuzione di risultato nel CCNI 2025, preservando il quadro vigente per una rapida definizione della trattativa.

  1. Sul medesimo punto permane, inoltre, l’incomprensibile distinzione tra organi, ai limiti del grottesco, con una valutazione fissa a 160 per il responsabile della Segreteria del CIV e l’ancoraggio al 180 per il responsabile della Segreteria del Direttore Generale. L’Amministrazione, anziché risolvere un’evidente contraddizione, ha anticipato una nuova proposta con cui si dovrebbe puntare a riconoscere il 160 anche al Responsabile Segreteria del Collegio dei Sindaci, Responsabile Segreteria del Magistrato della Corte dei Conti e al Responsabile della Struttura tecnica permanente per la misurazione della performance di supporto all’OIV. Di più: il 160 dovrebbe essere riconosciuto ancora ai vicari dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari e della Responsabilità Amministrativa, della Segreteria del DG e dell’Ufficio Ispettorato. Aspettiamo la documentazione ma è evidente che un simile impianto genera in noi una profonda perplessità.

Professionisti

Interlocutorio, infine, l’incontro per i professionisti. In particolare, quanto alla disposizione sulle maggiorazioni della retribuzione di risultato, avevamo auspicato la determinazione di parametri oggettivi che consentissero di individuare anno per anno, per tutte le famiglie professionali, quelle situazioni di particolare disagio lavorativo che meritassero di essere compensate con tale maggiorazione; ciò, in attesa della promessa revisione del sistema di valutazione della performance dei professionisti e della introduzione di indici attendibili per la ponderazione dei carichi di lavoro.

Il risultato non è stato raggiunto in modo omogeneo per tutte le famiglie professionali, residuando ancora forti elementi di discrezionalità nell’attribuzione di tali maggiorazioni per talune categorie di professionisti, con una conseguente ingiustificata erosione del Fondo.

Quanto invece alla disciplina della indennità di mobilità, sempre con la finalità di perseguire il contemperamento delle esigenze dei colleghi per i quali si verifichi un trasferimento di sede con quelle degli altri colleghi ad evitare un eccessivo depauperamento del Fondo, non abbiamo condiviso la proposta di accorpamento delle fase chilometriche. Andrebbe posto un tetto massimo all’ammontare annuo, differenziato anch’esso in base alle distanze chilometriche, e diminuite le risorse per tale indennità, dal 4 al 3% del fondo per la retribuzione di risultato, in parallelo a quanto già previsto dal CCNI per l’Area Medica.

Abbiamo chiesto, infine, l’aumento della indennità di funzione per tutti i professionisti, in considerazione dell’aggravio sempre crescente degli oneri che fanno carico su tali categorie.

L’Amministrazione ha riconvocato il tavolo per lunedì prossimo, riservando le sue valutazioni.

FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Francesco Reali

Giuseppe Cipriani

A fine 2024, le lavoratrici e i lavoratori che in Enac hanno fruito del mutuo edilizio offerto dall’Ente, hanno dovuto fare i conti con un’amara e sgradevolissima sorpresa: l’applicazione di quanto previsto dall’art. 51, comma 3 del TUIR ha determinato un incremento dell’importo da includere nel reddito imponibile dell’anno 2024 nella misura del 50% della differenza tra gli interessi calcolati al Tasso Ufficiale di Riferimento della BCE, vigente alla data di scadenza di ciascuna delle rate pagate, e il tasso praticato dall’Ente.

Superando l’aspetto tecnico che pure non è trascurabile per gli approfondimenti del caso, il risultato è che, a fronte di questo conguaglio e di un incremento spropositato del Tasso Ufficiale della BCE, moltissimi colleghi dell’Ente si sono trovati in una condizione fortemente critica.

La portata del problema è stata così importante che in molti hanno trovato in busta paga una somma così povera nel ‘netto a pagare’ da non sapere come fronteggiare le spese di ogni giorno.

L’Amministrazione per contenere la situazione in favore dei lavoratori  ha adottato una forzatura nella gestione del problema, consentendo una diluizione del dovuto anche sui mesi di gennaio e febbraio del 2025.

In estrema sintesi ci troviamo in una condizione paradossale, folle e fortemente iniqua dove:

  • da un lato esistono lavoratori, colleghi, che non sanno letteralmente come arrivare a fine mese, per via di una elevata pressione fiscale

mentre

  • dall’altro abbiamo un Governo che condona gli evasori, butta miliardi in imprese veramente superflue e trova interlocutori sindacali disposti a firmare contratti nazionali dove invece di restituire valore al lavoro, si riduce il valore del salario reale dei lavoratori del 10%.

La circolare n. 5/E del 7 marzo 2024 dell’Agenzia delle Entrate non introduce sostanziali modifiche all’assetto normativo già efficace e non è questa circolare (che recepisce la passata legge di Bilancio) ad avere determinato l’assurdità con cui ci siamo confrontati quando abbiamo ricevuto il cedolino di fine anno. Tuttavia, ci chiediamo come mai l’Amministrazione non abbia verificato tempestivamente il mutato contesto normativo che prevede una programmazione mese per mese del carico fiscale, causando così il pesante conguaglio di fine 2024 a carico di lavoratrici e lavoratori.

Vorremmo sapere dall’Amministrazione quale soluzione intenda individuare per prevenire un carico così importante, onde evitare ulteriore pregiudizio in considerazione della elevata volatilità del mercato finanziario e quindi del tasso ufficiale di riferimento della BCE.

Nelle more di questa soluzione, che auspichiamo sia discussa con le forze sindacali e implementata quanto prima, chiediamo di intervenire in modo subitaneo affinché il calcolo dell’imponibile eventualmente aggiuntivo abbia effetto mese per mese nelle buste paga dei lavoratori, come previsto dalla circolare già dal 7 marzo 2024 per i mutui a tasso variabile, ed eventualmente poi fare un conguaglio a fine anno.

In conclusione riteniamo che sia urgente l’apertura di un tavolo tecnico per condurre un ragionamento insieme e trovare soluzioni condivise che mitighino gli effetti dell’attuale stato di cose e restituiscano al beneficio costituito da questo mutuo agevolato la sua natura assistenziale.

Vorremmo scongiurare che il costo di un conguaglio di fine anno arrivi a essere nuovamente così significativo da svuotare le buste paga dei lavoratori, che capiti nuovamente a ridosso della consegna dei cedolini e che si spacci per adeguamento tecnico quella che è in realtà una scelta politica precisa.

Il quadro è molto più complesso di quanto si racconta nell’attribuire tutto agli effetti di una circolare e ha una natura profondamente politica e sindacale. Quindi, invitiamo le lavoratrici e i lavoratori di avere ben chiari focus e sintesi sulle reali ragioni che stanno determinando la svalutazione intollerabile del lavoro che svolgono ogni giorno e a scegliere con consapevolezza.

F.to

F.to

F.to

FP-CGIL

UIL-PA

USB-PI

Billi

Conti

Del Villano

Pubblichiamo il Protocollo d’intesa sottoscritto in data 7 gennaio 2025 concernente la mappatura delle sedi  di contrattazione integrativa

Fp Cgil Ministero Interno

Adelaide Benvenuto


Al Direttore Centrale Risorse Umane

Dott. Giuseppe Conte

per il tramite del       Dirigente Area Relazioni Sindacali

Dott. Salvatore Ponticelli

OGGETTO: BANCA ORE E PERMESSI STUDIO 2025

Con il messaggio Hermes 238/2024, l’anno passato l’Amministrazione inaugurò, nel mese di gennaio, la possibilità di aderire alla banca ore per tutte le lavoratrici e i lavoratori dell’Ente, quale strumento di conciliazione tra esigenze lavorative e personali dei dipendenti.

Tale istituto, il cui valore non è venuto meno, non risulta ancora attivato nel corso del 2025.

Si chiede, pertanto, la definizione degli atti utili alla registrazione delle istanze, per consentire alle interessate e agli interessati di trasmettere domanda.

Si segnala, parimenti, che contrariamente a quanto avvenuto l’anno passato, il termine ultimo per la presentazione delle domande legate alla fruizione dei permessi studio per il 2025 è stato fissato al 31 dicembre 2024 (Hermes 4024/2024), non ai primi di gennaio dell’anno corrente.

Tale disallineamento ha causato difficoltà ad alcune colleghe/alcuni colleghi, ivi considerata l’assenza di servizio (anche a causa dello smaltimento delle ferie arretrate).

Ci giungono così segnalazioni di lavoratrici e lavoratori che, pur interessati ad attingere al monte ore, si vedono impossibilitati a procedere.

Si chiede, in tal senso, all’Amministrazione l’apertura di una nuova finestra per la registrazione delle domande.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Prima dell’ultimo ciclo di assunzioni, nel biennio dei grandi ingressi – cioè tra 2018 e 2019 – in Istituto furono inserite 3.963 unità. Una boccata d’ossigeno fondamentale per l’Ente, anche in considerazione dell’emergenza pandemica che sarebbe scoppiata di lì a breve.

Nello stesso arco temporale, però, l’INPS registrò la bellezza di 3.539 cessazioni, a frenare qualsiasi entusiasmo e a ricordare che le scelte scellerate in politica prima o poi presentano il conto.

Uno scenario simile è quello vissuto oggi dall’Ente: stando all’ultimo report sul personale in servizio, mancano in totale 4.105 unità, di cui 2.196 funzionari, 1.269 assistenti, 640 operatori.

Non sono freddi numeri: dietro quelle cifre c’è un carico lavorativo in più rovesciato sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori in servizio. Dietro ogni carenza d’organico c’è un potenziale rallentamento nell’erogazione di prestazioni e servizi, cioè un danno inflitto alla cittadinanza. Se l’INPS regge, è solo per lo sforzo enorme compiuto quotidianamente da chi opera al servizio di quest’Amministrazione.

Uno sforzo neanche troppo apprezzato, se è vero che sul piano interno – al di là dei buoni propositi – il contratto integrativo è congelato, le risorse economiche destinate ai benefici assistenziali si stanno esaurendo, i medici INPS sono gli unici a non avere un’indennità di esclusività, i Fondi restano bloccati e nel comparto, nonostante gli schiamazzi di gioia delle sigle sindacali firmatarie, gli offensivi aumenti veicolati dal nuovo CCNL non consentiranno neppure di recuperare il terreno perso con l’inflazione.

Se a ciò aggiungiamo la crescente demotivazione che serpeggia tra i colleghi assunti nel 2023, che ancora attendono l’erogazione del TEP (qui la nostra richiesta di luglio, per gli smemorati) subendo una discriminazione senza logica, il risultato è sotto gli occhi di tutti: questo Istituto sta perdendo terreno.

Da tempo avanziamo una richiesta all’Ente: quella di fornire i dati delle carenze d’organico sede per sede, agenzia per agenzia. Una richiesta inevasa.

Ci chiediamo se abbia senso discutere di un nuovo regolamento per il decentramento territoriale, peggio ancora che senso abbia adottarlo, quando non si ha neanche trasparenza in merito alle mancanze registrate sui diversi territori. C’è chi si limita a dire dove siamo carenti e c’è chi, come noi, cerca di capire il perché.

Se qualcuno vuole smantellare l’Istituto, deve dirlo a chiare lettere: tra riserve per trattenere lavoratori in procinto di pensione, nuovi blocchi al turn-over, decreti taglia-idonei e strutturale riduzione dei salari, il conto è fin troppo salato. Nel silenzio connivente di alcune sedicenti organizzazioni.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Al Ministro della Salute On. Le Orazio Schillaci

E pc Al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome

On. Le Massimiliano Fedriga

Oggetto: Sollecito richiesta incontro urgente e presidio di protesta presso la sede del Ministero della Salute, per le lavoratrici e i lavoratori della Sanità privata Aris Aiop e per il contratto unico RSA Aris Aiop.

Egregio Ministro,

in data 2 dicembre u.s., le scriventi OO.SS FP CGIL CISL FP e UIL FPL hanno inviato un sollecito per l’incontro che il Ministero aveva preannunciato alle scriventi negli incontri del 16 e 28 ottobre , nei quali era stata preannunciata una convocazione nei successivi 15 gg con tutte le parti in causa, sindacali e datoriali, per affrontare le problematiche legate al mancato rinnovo del CCNL Sanità Privata Aris Aiop e al mancato avvio di un tavolo volto a procedere ad un CCNL unico delle rsa Aiop ed Aris, ci duole constatare purtroppo che sino ad ‘oggi non abbiamo avuto alcun riscontro da parte Vostra.

Ricordiamo che la grave situazione in cui versano oltre 200.000 professionisti ci ha portato alla proclamazione uno sciopero generale nel settembre 2024 su tutto il territorio nazionale con una grande partecipazione dei lavoratori che operano nel settore sanitario, sociosanitario e socio assistenziale e ad oggi è ancora attivo lo stato di agitazione.

Ritenendo ormai improcrastinabile per noi un confronto con il Ministero della Salute e con la Conferenza delle Regioni e delle province autonome per definire e stabilire regole rigide sui vincoli negli accreditamenti regionali al fine di penalizzare quelle associazioni datoriali che non rinnovano i CCNL di settore con le OO.SS maggiormente rappresentative del settore, o peggio che siglano CCNL peggiorativi sotto il punto di vista economico e normativo rispetto ad altri CCNL di riferimento del settore recentemente rinnovati dalle OO.SS Confederali, e non potendo permettere che venga lesa la dignità di queste lavoratrici e lavoratori che con abnegazione svolgono un servizio essenziale ai cittadini di questo paese, pertanto ci troviamo costretti visto il mancato confronto sollecitato più volte ad indire un presidio di protesta del personale di questo settore per il 31 Gennaio 2025, sotto la sede del Ministero della Salute Lungotevere Ripa, 1.

Rimanendo in attesa di un urgente riscontro, porgiamo distinti saluti.

FP CGIL

CISL FP

UIL FPL

Barbara Francavilla

Roberto Chierchia

Ciro Chietti

Il tavolo sindacale del comparto potrebbe non essere convocato prima del 27 gennaio. Salvo novità, dunque, il confronto sul contratto integrativo 2024 e sugli istituti non ancora erogati, come il TEP per il personale di ultima assunzione, sarà calendarizzato almeno a fine mese.

Un ritardo fisiologico? Probabilmente sì, se guardiamo alla mazzata ricevuta sul finire dell’anno passato, quando – nel silenzio dei vertici – INPS ha dovuto ripiegare su un accordo stralcio per salvare la faccia e il riconoscimento dei differenziali stipendiali.

I rilievi al testo hanno mostrato la fragilità politica di un Istituto che non è stato neppure in grado di blindare un accordo negoziale raggiunto da tutti gli attori al tavolo.

Servirà, quindi, all’Amministrazione il tempo necessario per fornire una risposta ai ministeri vigilanti, il cui operato continua a destare perplessità: da tempo, ormai, questi non si limitano ai controlli previsti dalla normativa, ma entrano pesantemente nel merito di ciò che viene liberamente determinato dalle parti in sede di contrattazione di secondo livello. Con il placet dell’Ente.

Tutto bene quindi? Dobbiamo aspettare col rosario in mano? Assolutamente no! Perché nel frattempo in INPS c’è un’ampia platea di lavoratrici e lavoratori che ancora aspetta di ottenere il TEP, allineando la propria retribuzione a quella degli altri colleghi in servizio.

Da aprile 2023 è passata tanta acqua sotto i ponti e ogni giorno di attesa è una promessa infranta.

Una questione di tale impatto, che poteva essere risolta nel luglio scorso con una presa di coscienza collettiva, è diventata un fronte di discriminazione per la miopia ragionieristica di alcune sedicenti organizzazioni sindacali.

Intanto, però, le bollette arrivano e continuano ad aumentare, il costo degli immobili (in vendita o in affitto) cresce ogni trimestre, il peso del carrello della spesa è sempre più gravoso. Non è possibile andare avanti così.

Per questa ragione esortiamo ancora una volta l’Amministrazione a muoversi tempestivamente, liquidando in autonomia il trattamento o presentando in subordine un accordo stralcio che possa determinare un riconoscimento certo, senza alcun rischio per il futuro in capo alle lavoratrici e ai lavoratori.

Serve una data ufficiale in cui gli importi saranno liquidati.

Non ci fermeremo fino ad allora.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Al contrario delle arbitrarie interpretazioni su chi ha firmato, le 40mila espressioni di voto, a cui si aggiungono una pluralità di strumenti e iniziative sindacali, dagli scioperi che hanno caratterizzato questo autunno alle migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno affollato le assemblee di CGIL, UIL e USB, costituiscono un NO chiaro e inequivocabile sul merito di un contratto che, per la prima volta, non recupera neanche l’inflazione determinando quindi una diminuzione del salario reale.

In questo scenario, nel quale la contrattazione decide sempre meno – vedi l’erogazione di larga parte degli aumenti per decreto – c’è il serio pericolo che anche nei successivi rinnovi contrattuali, per i quali il Governo ha già predeterminato l’entità degli aumenti salariali, si arrivi a realizzare ulteriori diminuzioni dei salari reali. Per questo la partita che si sta giocando non è limitata al triennio 2022-2024 e alle sole Funzioni centrali, ma più in generale riguarda l’agibilità del sindacato a svolgere la propria funzione di difesa dei diritti dei lavoratori, a partire dal diritto ad un salario adeguato, in un contesto in cui il Governo, con l’appoggio palese di alcune Organizzazioni Sindacali, sta sterilizzando la contrattazione, sottraendo totalmente ai tavoli il tema salariale, in funzione di una politica di riduzione del costo del lavoro pubblico.

Proprio in virtù di tutto questo, non intendiamo alimentare sterili polemiche, ricordando che andrebbero rispettati tutti coloro che hanno deciso di partecipare ai vari momenti di condivisione esprimendo la loro opinione. Riteniamo doveroso, nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici continuare a lottare per difendere diritti e salari da un attacco senza precedenti. C’è chi ha accettato di rinunciare al 10% di recupero dell’inflazione sacrificando i dipendenti delle funzioni centrali per assecondare la volontà del datore di lavoro e chi legittimamente sceglie di dire che i dipendenti pubblici meritano di più su salario, carriera e diritti.

Roma, 9 gennaio 2025

FP CGIL    UIL PA    USB PI

Nella giornata odierna abbiamo siglato l’accordo sulla mappatura delle sedi per le elezioni RSU che si terranno dal 14 al 16 aprile.

L’accordo identifica le sedi RSU nella sede della struttura centrale di Roma, nelle Direzioni interregionali (DIL), negli Ispettorati d’area metropolitana (IAM) e negli Ispettorati territoriali del lavoro (ITL). Nelle prossime settimane, ciascuna commissione elettorale riceverà l’elenco dei lavoratori aventi diritto al voto.

Come FP CGIL abbiamo sollevato due questioni: la prima concerne le sedi accorpate. Sono molti i casi in cui la contrattazione decentrata ha creato inutili conflittualità tra sedi. Ricordiamo che, come sigla, ci esprimemmo in senso contrario al processo di accorpamento che da tempo si porta avanti e che nell’ultima riorganizzazione ha addirittura coinvolto intere Regioni come nel caso della Valle d’Aosta. Sarebbe ora di avviare un ripensamento, almeno rispetto ad alcune situazioni.

La seconda criticità da noi espressa riguarda le colleghe e i colleghi del contingente Sicilia, cui riteniamo debba essere effettivamente garantito il diritto di voto con modalità organizzativa adeguate.

A margine dell’incontro, sono state affrontate anche altre tematiche: proprio rispetto all’interpello per il nuovo contingente Sicilia, abbiamo chiesto che il prossimo incontro sindacale (programmato per il 29 gennaio) affronti il tema, considerando l’approssimarsi della scadenza del termine prorogato dall’Amministrazione.

Sul cambio di famiglia professionale si stanno facendo ulteriori verifiche, ma per il tavolo del 29 gennaio l’Amministrazione ha garantito di poter presentare un quadro completo, anche in vista della presentazione del Piano Triennale del Fabbisogno di Personale.

Sul versante delle assunzioni ci sono state riferite le seguenti novità:

  • concorso per ispettori tecnici in svolgimento: le prove dovrebbero tenersi tra marzo e aprile; inoltre, la previsione nella legge di bilancio dell’assunzione di ulteriori 250 ispettori tecnici verrà realizzata mediante scorrimento della graduatoria del concorso in essere, così da arrivare (si spera, aggiungiamo noi) all’assunzione di mille ispettori tecnici.

  • Assistenti amministrativi: è stato richiesto al Formez di procedere allo scorrimento per duecento posti.

  • Funzionari statistici: a giorni è previsto l’ingresso di ulteriori cinque funzionari, tutti in sedi del Nord (DIL Nord, Verona e Milano).

Infine, nota dolente riguarda le somme del quinto bimestre 2023 del Decreto Incentivi: l’INL ci ha comunicato di non sapere nulla a riguardo. Considerate le rassicurazioni sul punto ricevute da parte del Ministero del Lavoro, sarà probabilmente il caso di chiedere loro adeguate spiegazioni …

FP CGIL

MATTEO ARIANO

Dal primo gennaio è entrata in vigore la riforma della Disabilità. La Ministra, Alessandra Locatelli, ha voluto rivendicarne la titolarità, evidenziando come la scelta di individuare INPS quale unico ente accertatore della valutazione di base risponda al tentativo di semplificare il processo di riconoscimento.

L’intento, pur nobile e condivisibile, porterà un nuovo carico di attribuzioni sulle spalle dell’Istituto, chiamato a verificare tanto l’ambito previdenziale quanto quello assistenziale. Non a caso il percorso di riforma parte da una sperimentazione in nove sedi-pilota (Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste). Una sperimentazione che sarà giudicata non da INPS, sulla scorta dell’esperienza delle sedi, ma in virtù di alcuni “regolamenti interministeriali, su iniziativa del Ministero della Salute“, come ha chiarito lo stesso Istituto in un recente comunicato.

Ora, come FP CGIL eserciteremo un costante ruolo di vigilanza, ma possiamo anticipare due temi che INPS continua ad ignorare.

  1. Il personale medico dell’Istituto da anni si sobbarca attribuzioni e compiti via via crescenti, operando in costante riserva di energie. A fronte di ciò, non soltanto non c’è stato alcun apprezzamento economico delle professionalità presenti in INPS (il cui salario, anzi, si è progressivamente eroso per via del tetto ai Fondi ancora vigente), ma addirittura – con l’adozione della legge di bilancio – i medici dell’Ente sono rimasti gli unici cui è inibito il riconoscimento dell’indennità di esclusività. Permane, così, una distinzione rispetto ad altre realtà pubbliche che trova spiegazione solo nella debole difesa politica che questo Ente opera nei confronti del proprio personale. È un danno economico, nonché un insulto alla dignità professionale dei medici INPS, considerati eccellenti solo quando c’è da chiedere un ulteriore sforzo lavorativo. Ricordiamo, alla parte datoriale, che le eccellenze vanno pagate!

  2. Il deficit d’organico riguarda anche il personale amministrativo che dovrà svolgere una funzione di supporto rispetto al mandato del Legislatore. Anche qui non c’è soltanto una vertenza salariale in atto, poiché il nuovo CCNL destinerà pochi spicci al personale delle Funzioni Centrali a fronte dell’inflazione registrata; c’è un problema di risorse più generale, di assunzioni, di carenza di personale soprattutto in alcune aree del Paese (laddove, peraltro, diverse colleghe e colleghi sappiamo già che attendono una mobilità). Non ci scordiamo i freddi numeri: ad ottobre mancavano infatti all’appello 2.747 funzionari, 1.315 assistenti, 640 operatori. Un dato che l’INPS ignora da tempo, recitando la parte dello struzzo e rifiutandosi perfino di procedere a una mappatura delle carenze d’organico sede per sede, agenzia per agenzia.

Questi elementi non fanno parte della “polemica interna”, come qualcuno definisce superficialmente le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori. Denunciano una situazione di grave criticità.

Siamo ancora in attesa di una stabilizzazione dei medici che operano in comando in INPS, cioè di chi ha speso risorse ed energie in questi anni e non è ancora neppure inquadrato all’interno dell’organico dell’Istituto!

Se non si interviene, e in maniera decisa, il rischio evidente è che le criticità organizzative finiscano presto o tardi col condizionare l’erogazione del servizio, andando a penalizzare proprio quei cittadini con elevata fragilità.

FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Francesco Reali

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