Comprendiamo il disagio di chi, in queste ore, deve difendere un contratto che impedisce alle lavoratrici e ai lavoratori delle Funzioni Centrali di recuperare perfino le risorse perse con l’inflazione, proprio mentre il Governo aumenta di 7.000 euro lordi le retribuzioni dei Ministri non eletti in Parlamento.
Deve essere difficile, troppo difficile, salvare la faccia dopo aver apprezzato pubblicamente – e a più riprese – la legge di bilancio dei Robin Hood al contrario: quelli che tolgono a chi ha meno per redistribuire verso l’alto.
Per amore di dignità sindacale, però, bisognerebbe evitare di inciampare in discussioni che peggiorano ulteriormente la situazione, dimostrando un’inconsistenza delle argomentazioni che stupisce e imbarazza.
Il CCNL 2016/2018, come quello successivo del 2019/2021, ha consentito di recuperare non solo l’inflazione registrata nel periodo di riferimento, ma qualcosa in più. A dirlo non sono le “pericolose sigle”, piene zeppe di “compagni”, che non hanno sottoscritto la sciagurata ipotesi del 6 novembre preferendo rimettere il giudizio sul contratto ai lavoratori. È l’ARAN, normalmente molto popolare a certe latitudini.
Il periodo di riferimento indicato nei contratti, del resto, non è messo lì per caso: serve a delimitare l’arco temporale cui l’accordo afferisce. E qui arriva il bello: perché la sedicente organizzazione, che almeno in INPS sta virando dal verde al giallo adottando certi toni, fa un ragionamento a ritroso nel tempo dimenticando un piccolo dettaglio, marginale nel nostro sistema:
UNA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE DEL LUGLIO 2015, CHE HA IMPEDITO DI RECUPERARE LE RISORSE PERDUTE, SPECIFICANDO CHE IL BLOCCO DEI RINNOVI ERA SÌ ILLEGITTIMO MA CHE LA RIPRESA DELLA CONTRATTAZIONE NON POTEVA DETERMINARE EFFETTI RETROATTIVI.
Se poi la sedicente organizzazione ritiene, a torto o a ragione, che quella sentenza ha prodotto danni, che ha impedito di ottenere risorse per recuperare l’inflazione del passato, può tranquillamente rivolgere le consuete ingiurie agli amici che quella sentenza hanno promosso, gli stessi con cui ha firmato l’ultima ipotesi di contratto.
Se la cantano e se la suonano da soli.
Tra un selfie e l’altro con Salvini.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Ci siamo: all’ingresso in aula del testo definitivo della legge di bilancio 2025, che vedrà quasi certamente il Governo porre la questione di fiducia ed evitare quindi qualsiasi discussione sul contenuto della manovra, per l’ennesima volta ci troviamo ad affrontare le montagne russe della preoccupazione a fronte dell’ultimo attacco al servizio pubblico fornito da Aci.
Siamo partiti, ad ottobre, dal testo dell’art. 116 che prevede dal 2025 un prelievo di 50 milioni di euro a carico del bilancio dell’ente.
Si sono succeduti emendamenti soppressivi, pospositivi (inizio prelievo spostato dal 2025 al 2032), semi- restitutivi (prelievo di 50 milioni e restituzione dei 20 necessari per pagare il GP di Monza) per arrivare all’emendamento che mina alle fondamenta l’autonomia di ACI, entrando a gamba tesa nella struttura del bilancio dell’Ente.
Voci si susseguono : è stato ritirato, sì, no, sì, condite dall’ostentata sicurezza (“andrà tutto bene,garantisco io”) di chi si ostina a disconoscere la realtà : ACI è nel mezzo di un braccio di ferro tra le forze politiche di maggioranza, o addirittura tra correnti interne ad un partito di maggioranza, con il Governo che lascia campo libero alle sue varie componenti in questo gioco a scacchi dove il premio è forse l’ennesima poltrona da occupare (la Presidenza Aci), un bel malloppo da utilizzare a vantaggio di vari Ministeri, lo smantellamento di un servizio pubblico (il Pubblico Registro Automobilistico) a tutto vantaggio di soggetti privati e la prospettiva di una possibile crisi occupazionale nelle società collegate.
Come FP CGIL valuteremo il testo definitivo che sarà approvato nelle prossime ore, perché nessuno ci convince che fino all’ultimo una o più manine avranno tentato di inserire ulteriori emendamenti.
Nella “migliore” delle ipotesi in votazione andrà il testo originario che, ammantando la decisione sotto l’aura del raggiungimento di obiettivi di bilancio della finanza pubblica, applica un prelievo annuo predeterminato (50 milioni) sul bilancio dell’ente.
Ma gli utili della gestione Pra non hanno un andamento costante, sono legati al mercato automotive di cui tutti lamentano la crisi, e negli ultimi anni hanno subito forti oscillazioni .
Questo prelievo è unico nel panorama delle Pubbliche Amministrazioni, a ribadire – se fosse
necessario – la natura punitiva del provvedimento nei confronti dell’ente : il risultato pratico è che per mantenere il bilancio in pareggio saranno necessari interventi di razionalizzazione tali da far sfumare la possibilità di procedere ad assunzioni (ferme ormai dal 2000), a iniziative di valorizzazione del personale e ad investimenti in innovazione tecnologica , manutenzione e miglioramento delle sedi ; e potrebbe essere a rischio la tenuta dei livelli occupazionali nelle società collegate della galassia Aci.
Non accettiamo che lavoratrici e lavoratori ACI subiscano le conseguenze di uno scontro politico che nulla ha a che vedere con la qualità e le modalità di erogazione dei servizi pubblici resi dall’ente, quanto piuttosto sembra essere teso esclusivamente al soddisfacimento di interessi di parte.
Non ci rassicura chi si ricorda di lavoratrici e lavoratori Aci soltanto per ammansirli quando la situazione si fa fibrillante, ma si dimentica poi del loro lavoro quotidiano e delle loro richieste.
Noi saremo sempre al fianco di chi è “invisibile” ma si impegna tutti i giorni, di chi non compare nei grandi eventi sportivi o siede a palazzo Chigi, ma onestamente e con dedizione sa ancora essere al servizio dei cittadini.
Non accettiamo questo ennesimo attacco al servizio pubblico, e saremo in campo con
FP CGIL ACI
Derna Figliuolo
Il Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto ha adottato la determina che porterà INPS a indire un concorso pubblico destinato all’assunzione di 781 unità da inquadrare tra i funzionari sanitari, con profilo – appena istituito – di Specialista nelle aree psicologiche e sociali.
I posti a concorso saranno ripartiti a livello territoriale, con una distribuzione tarata sulle esigenze delle diverse regioni.
ABRUZZO |
17 |
BASILICATA |
9 |
CALABRIA |
37 |
CAMPANIA |
48 |
EMILIA ROMAGNA |
57 |
FRIULI VENEZIA GIULIA |
13 |
LAZIO |
23 |
LIGURIA |
20 |
LOMBARDIA |
75 |
MARCHE |
19 |
MOLISE |
4 |
PIEMONTE |
52 |
PUGLIA |
65 |
SARDEGNA |
20 |
SICILIA |
71 |
TOSCANA |
41 |
UMBRIA |
15 |
VENETO |
51 |
MILANO |
35 |
NAPOLI |
46 |
ROMA |
63 |
Si aspetta, a questo punto, la pubblicazione del bando per l’indizione ufficiale del concorso.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Quest’anno la FP CGIL Enac vuole proporre un proprio brindisi e, malgrado tutte le parole beneauguranti che si pronunciano in queste occasioni, riteniamo che, invece, sia necessario condurre una sintetica riflessione sull’anno che sta finendo e sui tempi che verranno. L’anno si chiude in modo pessimo: l’aumento delle tasse, la depenalizzazione per le condotte di abuso dei potenti, la repressione del diritto a contestare, la campagna contro i diritti civili, il sistematico smantellamento dei diritti sociali, i condoni fiscali per i grandi evasori, le istituzioni svilite a strumento per demagogia, lo spreco immane di denaro pubblico e, nell’insieme, una politica tutta rivolta a favorire il privilegio e a massacrare chi tiene realmente su il Paese. Tutto ciò ci dice che nessuno difenderà al posto nostro i diritti e le conquiste che ci stanno sottraendo. La democrazia e il senso stesso di civiltà che ingenuamente diamo per scontate sono, a nostro avviso, in pericolo. L’invito che rivolgiamo a tutte le lavoratrici e ai lavoratori dell’Enac per l’anno nuovo è alla vigilanza, alla militanza e alla lotta intesa come partecipazione e impegno politico e civico. Buone festività e buon anno di lotta.
Il Coordinamento FP CGIL Enac
PS: Sul Portale dell’Amministrazione Trasparente potete trovare un esempio di ciò che accade:
https://enac.portaleamministrazionetrasparente.it/archivio105_procedure-dal-010 12024_0_58977_566_1.html
Nella giornata di ieri, in Aran, si è svolto il nono per il rinnovo del Contratto 22/24.
Una trattativa con ancora sullo sfondo una Legge di Bilancio per il 2025 non ancor approvata, a causa dello slittamento dei tempi di approvazione, e della nostra rivendicazione di incrementare le risorse a disposizione del confronto per consentire di sottoscrivere un contratto che non sia umiliante per le lavoratrici e i lavoratori che operano in sanità nelle condizioni di carenza di organico, bassi salari, carichi di lavoro estenuanti che tutti, a parole, riconoscono.
Al momento, da quanto è dato sapere, il Governo persegue solo la già dichiarata volontà di utilizzare la leva fiscale per diminuire la tassazione sul lavoro straordinario, peraltro solo degli infermieri. Come del resto accaduto per le prestazioni orarie aggiuntive, il messaggio è chiaro: se volete più salario dovete lavorare più ore oltre alle 36 ore settimanali contrattuali.
Un vero e proprio incremento mascherato dell’orario di lavoro.
Un messaggio per noi inaccettabile.
L’impianto delle nuove proposte di Aran sembra recepire questa impostazione: in particolare sono due le novità più rilevanti che Aran ha portato al tavolo nel nuovo testo messo a disposizione delle parti.
La prima, un nuovo articolo che istituirebbe una specie di parodia della libera professione.
Sfruttando una norma nata in fase pandemica e che peraltro ha già una scadenza fissata al termine del 2025, il governo, le regioni e Aran propongono di consentire l’esercizio della libera professione in aggiunta alle trentasei ore settimanali senza prevedere, di pari passo, l’istituzione di una indennità di esclusività come prevista per la dirigenza.
L’indennità di esclusività consentirebbe, infatti, ai professionisti di decidere se percepire quella e innalzare in questo modo lo stipendio, oppure rinunciarvi e praticare la libera professione.
È evidente che, senza il contrappeso dell’indennità di esclusività , richiesta che era presente nella piattaforma che unitariamente appresentammo con Cisl e Uil, la possibilità di effettuare ore aggiuntive in libera professione rappresenta una misura che mira a coprire la carenza di organico, nel pubblico come nel privato, facendo lavorare di più quelli che ci sono con le conseguenze che si possono facilmente immaginare sulla qualità della vita di chi lavora e anche sulla qualità dell’assistenza.
Un articolo che abbiamo respinto al mittente, anche perché produrrebbe grandi diseguaglianze: disuguaglianze tra le diverse professioni sanitarie, all’interno delle stesse professioni e aumenterebbe anche le diseguaglianze di genere, in un settore composto per quasi il 70% da donne, posto che, com’è purtroppo noto, il lavoro di cura ricade ancora prevalentemente su di esse.
Abbiamo quindi affermato con nettezza come sia inaccettabile uno scambio, che qualcuno invece ha apertamente rivendicato come risultato, tra bassi incrementi stipendiali e libera professione.
La seconda novità rilevante riguarda il nuovo articolato proposto da Aran e condiviso con il Comitato di Settore della Conferenza delle regioni, su pausa e diritto alla mensa: il testo proposto, che abbiamo respinto con decisione, garantirebbe il diritto alla mensa solo a coloro che effettuano più di otto ore di lavoro continuative, peggiorando quindi il testo vigente, prevedendo anche che la pausa, se non effettuata, possa essere cumulata con il riposo continuativo di undici ore previsto dalla normativa. Tutto questo ridurrebbe drasticamente la platea degli attuali aventi diritto alla mensa o ai buoni pasto sostitutivi, senza peraltro alcun incremento del valore del buono pasto , cosa che chiediamo da tempo.
Per il resto, nessuna apertura di Aran sugli altri istituti contrattuali che dovrebbero essere oggetto di revisione, dal sistema indennitario all’incremento dei DEP, dal sistema degli incarichi per arrivare alle pronte disponibilità.
La trattativa è aggiornata al 13 gennaio prossimo, con Aran che si produce in ottimistiche dichiarazioni e più di una organizzazione sindacale presente al tavolo che pare essere accondiscende verso questo impianto.
Per noi, prosegue senza sosta la mobilitazione e l’impegno quotidiano affinché possano essere trovate, perché è possibile, nuove risorse sia per incrementare salari e stipendi sia per superare tutti i vincoli normativi, su assunzioni e salario accessorio, che ad oggi permangono e senza la rimozione dei quali nessuna valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale Pubblico sarà possibile.
Una mobilitazione che non si esaurirà sul livello nazionale e che, se necessario, si intensificherà nei confronti delle regioni e azienda per azienda fino al raggiungimento di un contratto che dia alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità il contratto che meritano.
Segretario Nazionale
Michele Vannini
Al Presidente della Corte dei conti Pres. Guido Carlino
Al Segretario generale Pres. Franco Massi
Al Vice Segretario generale Cons. Francesco Targia
Alla Dirigente generale Gestione Risorse Umane
Dott.ssa Daniela Greco
e p.c. All’Ufficio Relazioni Sindacali
A tutto il Personale della Corte dei conti
Oggetto: Mancata partecipazione della FP CGIL allo scambio di auguri.
In riferimento alla comunicazione inviata a tutto il Personale, per il giorno 18 dicembre alle ore 9 in cui si rende partecipe dell’incontro del Presidente, con i componenti del Consiglio di presidenza, il personale di magistratura e amministrativo tutto, per il consueto scambio di auguri in occasione delle prossime festività natalizie e di fine anno, la scrivente Organizzazione Sindacale esprime, con la presente, la mancata partecipazione per protesta.
Tale decisione deriva dalle risposte non pervenute in riferimento alla nota e alla lettera aperta al Segretario generale (che si allegano) rispetto alla incresciosa circostanza che si è venuta a creare in merito alle Progressioni Economiche Orizzontali, le cui prove si sono svolte il 3 dicembre u.s.
La scrivente sarà invece presente all’inaugurazione e intitolazione della nuova Sala Mensa, prevista per lo stesso giorno, in quanto rappresenta un miglioramento per il benessere del Personale.
Cordialmente
La Coordinatrice FP CGIL Corte dei conti Susanna Di Folco
Al Direttore Centrale Comunicazione
Dott. Diego De Felice
Al Direttore Centrale Risorse Umane
Dott. Giuseppe Conte
per il tramite del Dirigente Area Relazioni Sindacali
Dott. Salvatore Ponticelli
OGGETTO: SPAZIO INFORMATIVO REFERENDUM
In data 16 dicembre le scriventi organizzazioni hanno attivato una piattaforma online per promuovere una consultazione tra le lavoratrici e i lavoratori delle Funzioni Centrali.
L’obiettivo è garantire la più ampia partecipazione al fine di verificare se gli indirizzi assunti in sede di contrattazione nazionale, con l’ipotesi di CCNL sottoscritta lo scorso 6 novembre, risultino condivisi o meno all’interno del comparto.
La differenza tra l’inflazione registrata nel triennio di riferimento e lo stanziamento disposto ha diviso le rappresentanze sindacali in due blocchi, pressoché equivalenti: proprio per questo si è teso a promuovere un istituto partecipativo che potesse garantire a ciascun dipendente delle Funzioni Centrali il diritto e la facoltà di esprimere la propria opinione.
Nella fase organizzativa, quale elemento di ulteriore trasparenza, si è tentato di coinvolgere anche le sigle che hanno sottoscritto l’ipotesi di CCNL, ferma restando la possibilità di dividersi in Comitati per il Sì e in Comitati per il No.
Pur comprendendo la ritrosia di chi ha avallato l’impianto, e si è in seguito sottratto dalla possibilità di rimettere il parere al mondo del lavoro che pur dovrebbe rappresentare, riteniamo che la portata dell’evento – assolutamente inedito – meriti uno spazio informativo all’interno della Intranet dell’Istituto, dove trovano ospitalità financo i pur nobili (ma di minor impatto) tornei di calcetto.
Siamo sicuri che la partecipazione a un processo democratico non vedrà l’INPS come spettatore disinteressato dell’evento.
Si rimane in attesa di riscontro.
FP CGIL |
UIL PA |
USB PI |
Giuseppe Lombardo |
Sergio Cervo |
Sergio Noferi |
Se la pre-intesa sottoscritta il 6 novembre scorso da CISL, Confsal, FLP e Confintesa dovesse diventare il CCNL 2022/2024 delle Funzioni Centrali saremmo di fronte a una grave novità assoluta nella storia dei contratti nazionali di lavoro del pubblico impiego: per la prima volta un contratto collettivo nazionale di lavoro non adeguerebbe le retribuzioni di lavoratrici e lavoratori almeno al costo della vita registrato nel periodo di vigenza contrattuale sancendo così un principio finora fondamentale e caratterizzante del contratto di primo livello: le retribuzioni, gli stipendi, non possono perdere il proprio valore ma semmai solo aumentarlo.
Sarebbe una svolta epocale negativa per le lavoratrici e i lavoratori. Per questo la Cgil non ha ritenuto di assumersi questa responsabilità senza un passaggio democratico che coinvolga la totalità delle lavoratrici e dei lavoratori interessati.
Per questo, assieme alle altre due organizzazioni sindacali che non hanno sottoscritto la pre-intesa, la Uil è l’Usb, abbiamo deciso di dare vita a un referendum aperto a tutto il personale dipendente delle amministrazioni e degli enti del Comparto delle Funzioni Centrali: ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, agid, cnel, enac, ansfisa e ansv, enti parco nazionali, ordini e collegi professionali, autorità di bacino e altre agenzie.
Con il contratto imposto dal governo la perdita delle retribuzioni dei 193mila addetti del Comparto delle Funzioni Centrali non sarebbe un’opinione ma una realtà.
Infatti, l’Istat certifica che nel triennio 2022/2024 la perdita di valore dei nostri stipendi è stata del 16,5 per cento (l’inflazione misurata secondo l’indicatore ipca). Tradotto in cifre parliamo di svalutazioni per 323,15 euro per un funzionario, 266,09 per un assistente e 252,87 per un operatore.
Mentre la pre-intesa permette un aumento degli stipendi solo per 155,10 euro ai funzionari, 127,70 euro agli assistenti e 121,40 euro agli operatori.
Ecco il punto: il CCNL 2022/2024 riduce il valore dei nostri stipendi mensili di 168,05 euro per un funzionario, di 138,39 euro per un assistente, di 131,47 euro per un operatore.
E l’altra novità è che per la prima volta ciò avviene con la complicità di alcune organizzazioni sindacali raggiungendo la risicata maggioranza del 53 per cento.
Infatti, solo nei primi anni Ottanta fu cancellata per legge la cosiddetta scala mobile che riconosceva automaticamente la rivalutazione delle retribuzioni all’inflazione.
Successivamente, nei primi anni Novanta, si stabilì con accordo tra governo e parti sociali, che i contratti di primo livello (il CCNL) hanno il compito di difendere le retribuzioni dall’inflazione e la contrattazione integrativa quello di far crescere gli stipendi in ragione della produttività aziendale.
La pre-intesa delle funzioni centrali non realizza nessuno di questi obiettivi, anzi li cancella: il CCNL infatti fa perdere valore agli stipendi e nulla viene aggiunto ai fondi per la contrattazione integrativa.
Basterebbe questo per giustificare il referendum di questi giorni ed è colpevole il rifiuto delle organizzazioni sindacali firmatarie di sottoporre al giudizio democratico delle lavoratrici e dei lavoratori queste scelte.
Dal 16 al 21 dicembre si vota per dire Sì o No al contratto voluto dal governo con l’assenso supino di Cisl, Confsal, Flp e Confintesa.
Come Cgil chiediamo a tutte e tutti di votare, liberamente e democraticamente, per esprimere il proprio giudizio. Una scelta di questo tipo non può essere imposta con una maggioranza di misura di poco superiore al 51% di rappresentanza dei lavoratori.
E poi chiediamo di votare NO, perché i contratti che si stanno sottoscrivendo per il triennio 2022/2024, per i lavoratori privati, prevedono aumenti degli stipendi con percentuali a due cifre come l’inflazione, mentre per i pubblici si fermano al 6%. Aumentando la sperequazione tra lavoratori pubblici e privati.
E ancora chiediamo di votare NO, alla cancellazione del primo e più forte obiettivo che deve avere un CCNL, che é quello della difesa e della crescita degli stipendi di tutte e tutti.
Per questo ti chiediamo di votare NO al contratto che impoverisce gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori delle Funzioni Centrali.
Florindo Oliverio
Segretario nazionale della Funzione Pubblica CGIL
Nella mattinata del 12 dicembre 2024 si è svolto l’incontro con il Sig. Ministro, Alessandro Giuli, nel corso del quale abbiamo incontrato anche il nuovo Capo di Gabinetto, Dott.ssa Valentina Geminiani. Quelli che seguono – al netto degli interventi caratterizzanti ciascuna Organizzazione – sono i temi che abbiamo affrontato:
Incremento della dotazione organica nazionale: il fine è di riuscire a raggiungere almeno 23.000 unità, vista la pluralità e complessità delle attività e la diffusione degli Uffici sul territorio.
Assorbimento del precariato: con riferimento alle categorie di personale che a vario titolo operano nei nostri Istituti (esperti a partita IVA, ex tirocinanti a tempo determinato), per i quali si chiede stabilizzazione o, in subordine, proroga della validità dei contratti o riattivazione per un ulteriore periodo utile a raggiungere i requisiti della Legga Madia.
Modifica contrattuale del personale ALES: ci sembrano maturi i tempi per l’adozione almeno del CCNL Federculture
Tutela normativa delle graduatorie concorsuali in essere e loro utilizzo: per non vanificare gli sforzi conseguenti alle campagne di reclutamento
Informazioni dettagliate sui tempi e sulle restanti fasi della riforma organizzativa: sono passati ormai troppi mesi da quando siamo stati convocati per avere notizie su tempi e modi delle fasi ancora da attuare
Forme di welfare per i neoassunti: per scongiurare, anticipando i contenuti del nuovo CCNL, l’alto tasso di rinunce all’esito delle graduatorie definitive, soprattutto in regioni dall’alto costo della vita.
Benessere per il personale: con particolare riferimento alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro attraverso implementazione dell’accordo nazionale sullo smart working per potenziare sia il coworking che il telelavoro domiciliare.
I temi generali hanno offerto la possibilità di affrontare anche argomenti specifici, rispetto ai quali abbiamo chiesto al Ministro e ai Capi Dipartimento di intervenire:
Palazzo Citterio: abbiamo apprezzato che il Ministro abbia riconosciuto lo sforzo collaborativo delle OO. SS. per garantire l’apertura, ma gli abbiamo chiesto di incontrare le lavoratrici ed i lavoratori del sito per sentire dalla loro viva voce i motivi della vertenza
Archivio di Stato di Napoli/Colosseo: le notizie pervenute alla stampa richiedono che si riferisca in sede nazionale sul rispetto delle condizioni di sicurezza del patrimonio conservato e, più in generale, della opportunità o meno delle iniziative in conto terzi già pianificate
Vicende territoriali diverse: sono stati sollecitati i vertici presenti a dare risposte su note inviate in modo condiviso fra le Organizzazioni, visto il loro silenzio (soprattutto sulla Sabap AN, su cui le scriventi hanno prodotto diverse istanze finora rimaste inevase)
Soprintendenze attinte dalla riforma (Liguria, Bologna-Modena, Como Lecco): abbiamo ribadito la necessità di intervenire con correttivi rispetto alla paventata possibilità che vengano spostate le sedi di talune SABAP, generando caos organizzativo nel personale coinvolto.
Segretariati regionali: abbiamo chiesto di comprendere la tempistica effettiva di assorbimento dei segretariati e il destino del personale ad essi afferente.
Per la parte della dirigenza questi sono stati i temi affrontati:
Fondo Dirigenti e risorse per il personale. Abbiamo reso atto dell’emendamento, sostenuto dal Ministro, alla legge di bilancio per incrementare di 2,5 mln il Fondo Dirigenti, misura assolutamente necessaria – abbiamo sottolineato – per assicurare, dopo l’entrata in servizio dei 48 vincitori del corso-concorso, il mantenimento di adeguate retribuzioni di posizione e, soprattutto, di risultato.
Proposta di finanziamento del MiC sul PIL culturale. Abbiamo prospettato al Ministro di farsi latore di una proposta legislativa di assegnazione al MiC per il suo funzionamento, comprese le risorse per il personale a suo carico, di una quota del reddito fiscale complessivo (da stimare con apposito studio) derivante dal ‘turismo culturale’, che ha per scopo la visita alle città d’arte e ai luoghi della cultura statali, che, secondo un calcolo di Federturismo, ha un indotto economico complessivo di oltre 54 miliardi. La misura potrebbe essere legata in prima applicazione all’incremento notevole di tale indotto previsto per il Giubileo 2025, in modo da non incidere sull’attuale ripartizione percentuale delle risorse fiscali.
Criteri di valutazione dei dirigenti. Abbiamo ribadito la necessità di una approfondita revisione da parte dell’amministrazione di questi criteri, che sono in necessario coordinamento con quelli di attribuzione della retribuzione di risultato in base alla valutazione del dirigente, nei quali occorre correggere la sperequazione (oltre 6.000 € annui) introdotta dal CCNL con la ‘quota’ (troppo) ristretta che fruisce della ‘maggiorazione’ del 30%, oggetto del Contratto integrativo di Ministero (CCIM) per la dirigenza in corso di elaborazione e del prossimo confronto preliminare a tal fine, dopo quello concluso disparità di trattamento con gli altri che hanno avuto il medesimo punteggio di valutazione.
Riassegnazione ruoli dirigenziali II fascia. Abbiamo richiesto di conoscere le modalità di riassegnazione degli incarichi di prossima decadenza, se riguarderanno tutto il contingente dirigenziale o soltanto quello assegnato alle sedi attinte dalla riforma; il tutto in una prospettiva di salvaguardia del principio del merito
Immissione in ruolo degli idonei. Abbiamo richiesto di definire se l’immissione in ruolo degli idonei avverrà prima o contestualmente all’emissione del cosiddetto “interpellone”.
Il Ministro ha ascoltato con attenzione gli interventi, dichiarando di essere sensibile al benessere del personale e disponibile a un confronto con le Organizzazioni Sindacali sui grandi temi, compreso quello della riforma, la quale, se da un lato andrà avanti, dall’altro avrà bisogno di modifiche; noi auspichiamo che su questo vi sia il massimo coinvolgimento dei sindacati. Comprensibilmente, su temi specialistici o territoriali il Ministro non ha dato risposte contestuali riservandosi un approfondimento sia con gli Uffici di Diretta Collaborazione che con i Capi Dipartimento.
Prima dell’avvio dell’incontro le Organizzazioni Sindacali hanno firmato l’accordo per il passaggio dall’area degli assistenti a quella dei funzionari.
FP CGIL MIC UIL PA MIC
V. Giunta F. Trastulli
Nel weekend, com’era prevedibile, si sono “svegliati” i firmaioli del CCNL: gli stessi che hanno ipotecato il nostro presente in cambio di una pacca sulle spalle dal Ministro Zangrillo.
Negli ultimi tre anni il nostro potere di acquisto si è eroso del 16%: continuare a dire che il 5,78% è un aumento “congruo” rappresenta un’offesa al buonsenso di chi lavora.
Intendiamoci: capiamo che in quest’epoca di bolle, rifilare balle è un’operazione remunerativa, ma il buongusto imporrebbe un limite.
I firmaioli dicono che non si poteva fare di più, che chi si continua a battere per risorse aggiuntive fa pura demagogia. E lo fanno negli stessi giorni in cui l’attualità li prende a schiaffi, con un Governo che:
impone l’aumento degli stipendi per i Ministri non eletti in Parlamento (7.000 euro lordi al mese);
sperpera ottocento milioni per le deportazioni in Albania;
promette una maggiore indulgenza verso chi ha evaso il fisco;
stanzia due miliardi aggiuntivi nelle spese militari per il 2024.
Dire “si è fatto il massimo” impone una presa d’atto:
se questo è il massimo per chi opera nelle Funzioni Centrali, è evidente chi ha sottoscritto l’ipotesi di CCNL non dà alcun valore al lavoro svolto da chi opera in quest’Ente.
Del resto c’è chi si è sfilato da una piattaforma unitaria, che pure aveva condiviso, e oggi espelle gli iscritti dissidenti; e c’è chi giurava una lotta dura per 342 euro, salvo poi ricredersi e accettare le briciole rimaste.
Il fuoco di fila contro la consultazione referendaria si spiega soltanto in un modo: la paura di scoprire che le lavoratrici e i lavoratori hanno opinioni divergenti rispetto ai quadri sindacali.
E così, anziché accettare il confronto, si prova ad attaccare uno strumento di partecipazione, si scoraggiano le persone a esprimere la propria opinione, il proprio pensiero.
Noi abbiamo fatto un’altra scelta: laddove la platea sindacale è spaccata esattamente in due, devono essere i diretti interessati a esprimere un giudizio.
Non teniamo alla cappa di silenzio che si vuole imporre su chi quotidianamente opera al servizio del Paese; teniamo a difendere la democrazia del lavoro, la facoltà di ciascuno di poter giudicare liberamente ciò che è stato fatto.
Per questo vi invitiamo a partecipare all’assemblea di oggi, a votare secondo coscienza, fermamente convinti – come siamo – delle ragioni del NO.
Il perché lo abbiamo spiegato alla vigilia dello sciopero, ma lo riproponiamo di seguito, giusto per smentire le fandonie che stanno circolando: votate, partecipate, lottate! Meritiamo di più!
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Il 6 novembre scorso alcune sigle sindacali hanno firmato la preintesa sul CCNL 2022/24, con una maggioranza del 53% circa. Questa scelta ha letteralmente spezzato in due il fronte sindacale, indebolendo radicalmente tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, a prescindere dal contenuto, a nostro avviso povero, del nuovo contratto nazionale.
Il 16 dicembre prossimo, alle 15.30, è convocata un’assemblea in diretta Facebook per spiegare le ragioni di un referendum rivolto a tutti i lavoratori del Comparto delle Funzioni Centrali.
Dalla fine dell’assemblea, e fino al 21 dicembre, sarà possibile votare grazie a una piattaforma online (seguiranno istruzioni), per chiedere ai sindacati non firmatari (CGIL, UIL, USB) di firmare o meno il nuovo CCNL.
UN SOLO QUESITO: VUOI CHE IL NUOVO CCNL SIA FIRMATO?
Il referendum è rivolto a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, indistintamente, che siano tesserati con i sindacati firmatari, che siano tesserati con quelli non firmatari o che non siano iscritti a nessun sindacato.
È un’occasione eccezionale e va sfruttata pienamente. In un modo estremamente semplice, ogni singolo lavoratore potrà votare e, quindi, intervenire direttamente sul percorso che i sindacati non firmatari dovranno scegliere rispetto al CCNL 2022/24.
Ovviamente CGIL, UIL e USB sperano di ottenere una conferma da tutte le lavoratrici e da tutti i lavoratori rispetto alla decisione di non firmare, quindi invitano a dire NO!
Le principali ragioni per il NO:
● Con questo rinnovo contrattuale, non ci saranno aumenti sufficienti a compensare l’inflazione registrata nello stesso triennio pari a oltre il 16%, determinando una perdita secca del 10% delle proprie retribuzioni reali. Questa perdita non consente a chi realmente fa funzionare il Paese, i lavoratori, di fronteggiare l’aumento del costo della vita.
● Questo CCNL introduce regressioni gravi nel lavoro agile, trasformandolo in un surrogato senza garanzie del lavoro da remoto, introducendo il buono pasto, è vero, ma ampliando la fascia di contattabilità e senza il riconoscimento degli straordinari. Il risultato è che la conquista ottenuta col precedente CCNL sul lavoro a distanza, in tutte le sue forme, viene totalmente vanificata.
● Questo CCNL introduce la settimana corta a parità di ore lavorative settimanali e ne consegue che, l’orario di lavoro è più lungo, si perdono giorni di ferie e buoni pasto.
● Non esisteva una sola ragione valida per firmare con tanta fretta, soprattutto a ridosso della definizione della legge di stabilità, se non quella di fare il proprio gioco, quello del Governo e NON QUELLO DEI LAVORATORI
F.to F.to F.to
FP-CGIL UIL-PA USB-PI
Billi Conti Del Villano