Dopo lo strappo al tavolo di trattativa, segnatamente alle motivazioni che hanno portato ad indire lo stato di agitazione, si ricorda che la suddetta Associazione nell’ultimo incontro svoltosi in data 10 Giugno 2025 convocato con Prot.n. 49/2025 ha comunicato alle Organizzazioni Sindacali di voler procedere alla sottoscrizione del rinnovo del CCNL Anaste vigenza 2023-2025 proponendo 55 euro sul Tabellare, per il livello 4 full time; 5 euro di assistenza sanitaria integrativa; una Una-Tantum di 200 euro sotto forma di welfare; il pagamento del terzo e del quarto evento di malattia al 75%. Proposta che, per le sigle Confederali Fp Cgil, Fisascat Cisl, Cisl Fp, Uil Fpl e Uiltucs è insufficiente e lesiva della dignità dei circa 10806 dipendenti (fonte report CNEL 31/12/24) ai quali è applicato questo contratto, a maggior ragione se si prendono a riferimento i CCNL recentemente rinnovati nel settore, quali ad esempio, Uneba, Cooperative Sociali, Valdesi, Anffas, Agidae con percentuali che variano dal 10,4% al 12,6% sul tabellare e senza considerare le importanti migliorie sulle parti normative. Si ricorda a tal proposito che, il recente CCNL Cooperative Sociali ha istituito la quattordicesima mensilità e che in tutti i recenti rinnovi sono stati raggiunti importanti novità anche in merito alla genitorialità e al contrasto alle molestie.
Martedì, 1 luglio 2025, si è conclusa con verbale di mancato accordo la procedura di raffreddamento attivata dal ministero del Lavoro su richiesta delle federazioni sindacali di categoria FP Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs.
Anaste dopo essersi riservata di consultare il Consiglio Nazionale, in sede Ministeriale quest’oggi ha dichiarato che lo stesso ha deliberato a maggioranza la convocazione di tutte le OO.SS. congiuntamente, ignorando la piattaforma presentata e le sostanziali differenze di impostazione di queste, dando disponibilità a rivedere la proposta.
Orbene, appare evidente che, il metodo di lavoro proposto sembrerebbe sottendere la volontà di non promuovere alcun negoziato ma esclusivamente l’apposizione di una firma ad un insieme di norme unilateralmente proposte e rispondenti esclusivamente alle necessità di parte datoriale. Tale convincimento ancor più radicato a fronte della mancata riformulazione e avanzamento da parte di Anaste in merito alla proposta economica e normativa effettuata durante l’ultimo confronto in sede sindacale.
Le federazioni confederali, ancora una volta, loro malgrado, nel sottolineare le criticità del negoziato e la chiusura di Anaste nella ricerca di soluzioni pattizie volte a garantire ai lavoratori
pari diritti, tutele, dignità riconosciute a dipendenti del settore, hanno respinto le proposte di Anaste, rivendicando gli sforzi profusi per migliorare un contratto lacunoso sul piano normativo e retributivo.
Per le organizzazioni sindacali confederali è evidente pertanto la scelta di Anaste di imprimere uno slancio verso il basso dei servizi resi e della qualità degli stessi, ovvero nei servizi alla persona, soprattutto quelle più fragili. L’aumento contrattuale irrisorio proposto è in totale controtendenza rispetto a quanto siglato negli altri contratti di settore e non risponde alle esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori in un periodo in cui l’inflazione ha registrato i massimi storici, esigenze non contemplate neanche con l’una tantum con un’erogazione di 200 euro sotto forma di buoni aziendali.
FP Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs ritenendo tale comportamento inqualificabile, a fronte della chiusura di Anaste palesata anche nell’incontro in sede ministeriale, riservandosi di indire lo sciopero nazionale nelle prossime ore, chiedono alle strutture territoriali l’avvio di campagne di sensibilizzazione e informazione capillare mediante l’indizione di assemblee sindacali unitarie nei posti di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, e mediatiche attraverso l’invio di comunicati, per condividere e spiegare le nostre ragioni in previsione di ulteriori iniziative.
Per quanto sopra, si chiede alle strutture territoriali di informare capillarmente gli utenti e le loro famiglie dello stato in cui versano i dipendenti, sempre più assoggettati a carichi di lavoro gravosi a fronte dell’esodo massivo degli operatori che ritengono non dignitose le condizioni di lavoro.
Si chiede infine di attivare a livello locale interazioni con le istituzioni territoriali al fine di mettere in risalto la situazione delle persone, spesso invisibili lavorando in un settore polverizzato, che offrono ai più fragili prestazioni essenziali e altamente professionalizzate, e di valutare la possibilità di presentare formale richiesta agli organi competenti per verificare se le strutture ANASTE rispettino i parametri e i requisiti previsti per l’accreditamento, nonché la congruità del numero di lavoratori impiegati.
Fraterni saluti | ||||
FP CGIL |
CISL FP |
FISASCAT CISL |
UIL FPL |
UILTuCS |
M.Vannini | S.Uccellatori
M.Marzoli |
A.Blanca | P.Bardoscia/C.Chietti |
A.Vargiu |
In uno dei suoi ultimi interventi pubblici, il presidente dell’ARAN Antonio Naddeo ha parlato del valore di ogni dipendente della PA, avventurandosi in una metafora: quante volte i collaboratori vengono trattati come ingranaggi di una lavatrice, dove “l’importante è solo che girino al ritmo prestabilito, senza considerare il loro contributo creativo e la loro motivazione intrinseca“?
È uno spunto interessante, perché se l’obiettivo di una Pubblica Amministrazione è riconoscere il valore individuale di chi opera in essa, è difficile comprendere tanto gli scarsi stanziamenti messi a disposizione del Governo sui percorsi di crescita professionale (prima leva motivazionale), quanto la presenza di disposizioni che limitano l’accesso alla ripartizione di quei pochi fondi.
Il fatto che le progressioni economiche siano legate a un meccanismo selettivo è noto da tempo; ciò che non si comprende, e che abbiamo sempre contestato come organizzazione, è il limite del 50%, elemento che dimezza arbitrariamente la platea degli aventi diritto a quella che un tempo veniva definita “progressione”. Un orientamento che ha natura ministeriale e che non trova validi appigli negli atti di legge.
È facile immaginare che presto o tardi questo refrain sarà sventolato da chi siede al tavolo quale alibi, vista la difficoltà di coprire una platea di 6.000 lavoratrici e lavoratori che aspetta ancora il riconoscimento del primo differenziale. Una platea composita, che racchiude ex Assistenti e personale che ha fatto ingresso in INPS tra il 2018 e il 2022, soggetti che rischiano
di restare a bocca asciutta malgrado i tanti specchietti per le allodole agitati da qualcuno in campagna elettorale.
E qui andiamo a sviscerare il nodo politico della vicenda.
Negli ultimi anni questo Istituto si è sobbarcato di tutto: dal Reddito di Cittadinanza all’ADI, dal SIISL alla nuova disabilità, dall’Assegno Unico ai vari bonus disposti dal Legislatore. Lo ha fatto sottorganico, garantendo sempre il contatto con l’utenza, a dispetto di una prolificazione di canali informativi che avrebbe minato la tempra di organizzazioni perfino più complesse.
È plausibile una resa del tavolo sindacale a numeri ridotti, e magari con un apprezzamento della valutazione individuale per fare contento Zangrillo, quando da altre parti tra deroghe al Fondo e stanziamenti aggiuntivi legati al d.l. PA si è almeno provato a incidere per dare una risposta a chi lavora?
Lo diciamo fin da ora: è un problema per tutti i colleghi. Perché se non si compie questo passaggio, sarà poi più difficile trovare una formula che consenta di garantire la crescita del personale di più recente assunzione. Ed è un lusso che questo Ente, se vuole restare attrattivo, non può permettersi.
L’INPS vuole condurre questa battaglia?
E dopo tanti giri di parole, chi sta al tavolo che soluzione propone?
Giuseppe Lombardo
Nella giornata del 3 luglio si è svolto un incontro, su nostra precisa richiesta, con i rappresentanti dell’Amministrazione per fare il punto sulla stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato e impiegato nei progetti del PNRR che, a fine giugno 2026, rischia di non essere interamente stabilizzato.
L’incontro è servito a fare chiarezza proprio su questo punto: l’Amministrazione ci ha comunicato che, allo stato attuale, stante la previsione normativa di cui all’art. 16 bis, co. 2 del DL 80/2021, solo una parte dei funzionari amministrativi ed informatici e degli assistenti informatici potrà essere stabilizzata. In particolare, si tratta di ottanta funzionari e dieci assistenti, sui 127 funzionari amministrativi, 1 funzionario informatico e 38 assistenti informatici, attualmente interessati.
La stabilizzazione di una parte del personale sarebbe comunque, dal punto di vista dell’Amministrazione un risultato importante, non essendoci apparenti carenze di organico; si starebbe solo lavorando a un ampliamento dei requisiti per la partecipazione alla procedura di stabilizzazione.
Da parte nostra, nel ringraziare l’Amministrazione per l’incontro e i chiarimenti, non possiamo dirci soddisfatti nel sapere che professionalità impiegate e formate, allo stato attuale, non saranno stabilizzate. Per questo, valuteremo di avviare tutte le iniziative volte a far sì che tutti i lavoratori assunti nell’ambito del PNRR siano stabilizzati.
Coordinatrice nazionale FP CGIL Giustizia Amministrativa |
FP CGIL Nazionale |
Maria Paola Lo Monaco |
Matteo Ariano |
Sulla scorta del “miglior contratto possibile”, quello venduto tanto al chilo in campagna elettorale da qualche sedicente organizzazione sindacale, l’Amministrazione non ha soltanto modificato la disciplina per la maturazione del buono pasto in Assemblea.
Con il messaggio 2127/2025, infatti, ha ripreso il testo del CCNL per perimetrare meglio gli spazi di manovra consentiti ai dipendenti del comparto (Funzionari, Assistenti e Operatori) in caso di assenze per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche o esami diagnostici.
E cosa dice l’Amministrazione? Dice che il CCNL conferma un orientamento generale dell’ARAN e che la disciplina INPS deve essere adeguata. Più precisamente, “in coerenza con la ratio della disposizione contenuta nel citato art. 22” del CCNL 2022-2024, l’Istituto si riserva di valutare la relazione tra la durata della prestazione sanitaria e le ore di permesso fruite.
Certo, resta fermo un margine di flessibilità legato “a fattori esterni quali gli spostamenti, gli eventuali ritardi dovuti al traffico o all’uso di mezzi pubblici, nonché alla necessità di effettuare la prestazione in una località diversa dal luogo di lavoro“. Bontà loro.
Ma in caso di disallineamento rispetto ai termini indicati, il dirigente responsabile “potrà valutare – nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede – di richiedere i necessari chiarimenti al dipendente“.
C’è un clima di fiducia scoppiettante in questo Istituto!
A furia di strappi, più o meno grandi, si avvelenano i pozzi: monta il disamoramento del personale per l’Ente.
Se a ciò aggiungiamo l’assenza di risorse, il trattamento ricevuto con il d.l. PA, il tentativo di fare economia sull’indennità di sportello, la totale inerzia sullo stato del nostro Fondo, c’è da fare i complimenti a chi fa la voce grossa al tavolo sindacale, pron(t)o a rivendicare la “settimana corta”.
Si presentano col cappello in mano, anzi con il Cappellari.
Giuseppe Lombardo
In data 26 giugno è pervenuta a tutte e tutti noi, una nota da parte delle Organizzazioni Sindacali sottoscrittrici del vigente CCNL, in allegato, nella quale si sollecitava il pagamento dei sussidi per le annualità 2022 e 2023 e si metteva in dubbio l’operato della Commissione Sussidi, composta da otto nostri colleghi e presieduta dalla Dott.ssa Francesca Pluchinotta Palmeri.
La FP CGIL vuole chiaramente difendere l’operato dell’intera Commissione che ha valutato circa mille richieste pervenute per le due annualità, spesso con documentazione mancante o non idonea.
Tutti i membri della Commissione si sono adoperati per contattare i richiedenti per integrare le richieste, al fine di non far perdere la possibilità del percepimento dei sussidi richiesti.
Gli stessi si sono incontrati due volte a settimana, nonostante i loro doveri istituzionali e l’aver aderito anche ai progetti incentivanti, ai quali hanno pedissequamente adempiuto.
Ora ci chiediamo, ma i sindacati non dovrebbero tutelare il Personale?
Perché attaccare, forse, l’unica Commissione che ha un lavoro immane in termini di richieste pervenute e a cui dare seguito?
Il tutto per soli 1000€ (lordi) per l’anno 2024!
MA VOI LO FARESTE?
Manifestiamo tutta la nostra solidarietà all’intera Commissione Sussidi
La Coordinatrice Nazionale FP CGIL Corte dei conti
Susanna Di Folco
Surreale la nota apparsa ieri in intranet, in cui si informa il personale che “le modifiche al regolamento sul lavoro agile non sono una priorità” e che “eventuali modifiche” saranno “solo a seguito di confronto con le organizzazioni sindacali”.
Se non si tratta di priorità, perché modificare un regolamento efficace da meno di due anni? Perché non ritirare la bozza?
Intendiamoci, non è, per noi, un caso che questa nota sia apparsa ora: a seguito delle numerose assemblee convocate sui territori, l’Amministrazione ha deciso di posticipare a settembre l’apertura del confronto e di sconfessare la bozza, che era stata consegnata alle sole sigle presenti nell’organismo paritetico per l’innovazione.
Si tratta di un primo segnale importante, che dimostra che la nostra mobilitazione paga, e ci spinge a proseguire con assemblee dappertutto: invitiamo, quindi, tutti gli uffici che ancora non l’abbiano fatto, ad indirle e a discutere, approvare e inviare il documento.
Dalle assemblee che si stanno tenendo, emerge chiaramente che la stragrande maggioranza dei colleghi non condivide alcuna modifica del regolamento attuale.
Nella nota apparsa si fa cenno a “possibili problematiche evidenziate da alcuni Uffici sull’applicazione dell’attuale disciplina”: non vorremmo sia solo una scusa per limitare l’attuale disciplina, come prevede la bozza. La principale problematica che noi abbiamo riscontrato in alcuni uffici territoriali riguarda la ritrosia a concedere il lavoro agile o l’incapacità di gestirlo e organizzarlo. Su questo aspetto, però, più che rivedere in senso restrittivo l’attuale regolamento, sarebbero forse utili dei corsi di formazione di organizzazione e management.
L’Amministrazione, quindi, trovi il coraggio di intervenire su eventuali singole criticità rilevate negli uffici, assumendosi la responsabilità della gestione, non attaccando l’istituto del lavoro agile in sé, soprattutto considerando che, laddove l’attuale regolamento è stato applicato e monitorato, ha dato buona prova di sé in termini di organizzazione del lavoro, di produttività e di conciliazione vita-lavoro.
Si dovrebbe, quindi, sensibilizzare la dirigenza verso una visione più smart e moderna, utilizzando il lavoro agile come leva per attrarre il personale e non restringendone l’ambito di applicazione, così facendo scappare i lavoratori dagli Uffici.
I lavoratori dell’INL hanno dimostrato senso di responsabilità, raggiungendo i risultati richiesti, come peraltro ammesso dalla stessa Amministrazione. Non è giusto siano ripagati con una pedata.
La stessa pedata l’hanno ricevuta anche con l’esclusione dell’INL dal Fondo di 190 milioni di euro e con la mancata attuazione di modifiche normative nel solco di quanto richiesto recentemente dalla Corte dei conti: anche su questo ci aspettiamo iniziative legislative concrete da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e non l’inerzia vista nei mesi trascorsi.
Non basta presentare emendamenti per lavarsi la coscienza e poi farseli falcidiare, facendo spallucce. Occorre farsi sentire in Consiglio dei ministri e avere coraggio politico. Quello che finora è mancato alla Ministra Calderone.
FP CGIL UIL PA USB PI
Matteo ARIANO Ilaria CASALI Giorgio DELL’ERBA
Ed eccoci di nuovo qua, a commentare le meraviglie del “miglior contratto possibile”.
Dopo aver funestato il salario dei dipendenti pubblici, cui non è stato riconosciuto neppure il recupero dell’inflazione; dopo aver irrigidito ai limiti del paradosso la fruizione delle ferie, complicando la vita in ogni territorio e imponendo ai dipendenti doti divinatorie; dopo tutto questo, l’ultima vittima in ordine di tempo è il diritto d’assemblea, cioè l’essenza della partecipazione sul posto di lavoro.
Con messaggio Hermes 2127/2025, INPS ha infatti recepito le novità introdotte dal CCNL siglato da CISL, FLP, CONFINTESA E CONFSALUNSA.
In esso viene precisato che, dal 3 luglio, le ore di permesso per partecipare alle assemblee “sono utili alla quantificazione della durata della prestazione ai fini dell’erogazione del buono pasto, nel limite di tre ore per ciascuna assemblea“.
Conseguentemente, laddove sia organizzata un’assemblea che supera le tre ore, “il numero di ore di permesso utili ai fini della maturazione del buono pasto è pari a tre; pertanto, per poter riconoscere tale beneficio è necessario che il lavoratore presti un’attività lavorativa di durata almeno sufficiente al completamento dell’orario minimo richiesto per il riconoscimento del buono pasto più l’obbligatoria pausa pranzo di 30 minuti“.
Cosa si cela dietro questa formula solo apparentemente bizantina?
E infatti cosa si ricava dalla casistica analizzata dal messaggio? Facciamo una sintesi:
per le assemblee in presenza, si maturerà il buono pasto solo se la somma “ore di assemblea” + “ore di lavoro (in presenza)” sarà pari almeno a 6 ore e 30 minuti;
per le assemblee online seguite da remoto, la maturazione del buono pasto sarà possibile se si utilizzano massimo 4 ore e 12 minuti per ciascuna assemblea. Quindi si dovrà fare una PAPERless giornaliera SWOR e, al contempo, una assenza oraria – entro i limiti indicati – col giustificativo ASS0;
infine, per le assemblee online seguite però dalla postazione di lavoro, la disciplina vigente è quella indicata per le assemblee in presenza.
Si tratta di regole che rendono più complessa la partecipazione, scoraggiano di fatto l’esercizio di un diritto imbrigliandolo in mezzo a cavilli burocratici.
Da un lato avremo un’Amministrazione che avrà il potere di vigilare sullo smaltimento delle ferie alla stregua del Grande Fratello di Orwell, e i prodromi si sono già visti; dall’altro registreremo una maggiore difficoltà a organizzare momenti di scambio senza mettere in discussione diritti economici delle colleghe e dei colleghi.
Un’operazione brillante, che avevamo denunciato prima delle RSU, e che ha un grande merito: quello di sbugiardare, ancora una volta, chi ha messo gli interessi dei lavoratori alla sbarra.
Giuseppe Lombardo
Al Direttore del Personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
dott. S. D’Ecclesiis
e p.c.
All’Ufficio Relazioni Sindacali
ADM
OGGETTO: Definizione dell’Accordo sugli Incentivi delle Funzioni Tecniche.
La scrivente O.S. con la presente intende porre l’attenzione rispetto alla definizione di un Accordo sugli Incentivi delle Funzioni tecniche in ADM.
Già nel 2023 questa O.S. aveva siglato un Accordo che non ha più avuto seguito per i nuovi interventi normativi sulla materia.
Ad oggi, a seguito delle varie interlocuzioni che nel frattempo ci sono state rispetto alla nostra convinzione, acclarata poi da tutti gli Organi di Controllo, sull’obbligo della contrattazione sulla materia, prendiamo atto che nessun ulteriore passo in avanti è stato fatto dall’Amministrazione per addivenire quanto prima ad un nuovo Accordo che potesse veder riconoscere ai dipendenti interessati gli incentivi dovuti nei limiti delle regole che la contrattazione avrebbe previsto.
Pur comprendendo che la materia non sia di facile trattazione, riteniamo oramai improcrastinabile procedere al più presto alla definizione di una Intesa che non solo preveda gli incentivi previsti per la valorizzazione delle professionalità interne già presenti o di nuova assunzione, ma dia di fatto la possibilità di procedere, come previsto dalla norma stessa, alla messa a terra di un Piano Formativo che comprenda anche la parte della sicurezza, con particolare riferimento ai Coordinatori della sicurezza nei cantieri.
Premesso quanto sopra si chiede di attivare quanto prima le procedure di contrattazione previste per addivenire ad un Accordo sulla materia, che per quanto ci riguarda, anche per celerità nelle tempistiche, può partire dall’ipotesi di Accordo già sottoscritta nel 2023 comprendendo una platea ampia sia delle strutture Centrali che Periferiche (DT e Uffici provinciali Dogane e Monopoli).
In attesa di un cortese e urgente riscontro, si porgono cordiali saluti.
Il Coordinatore Naz.le FP CGIL
Agenzia Dogane e Monopoli
Iervolino Florindo
Lo scorso 3 giugno, sulla scorta delle riflessioni espresse dal Capo dello Stato in occasione della Festa della Repubblica, abbiamo chiesto ai vertici dell’Amministrazione due piccoli gesti, simbolici, per manifestare la vicinanza dell’Ente alla martoriata popolazione di Gaza.
La proiezione della bandiera della Palestina sugli stabili, come avvenuto in occasione dell’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina;
l’attivazione di una raccolta fondi per dare supporto a Medici Senza Frontiere, rimasta a operare sul territorio con 1.360 sanitari.
Duole constatare che anche questa richiesta è rimasta inevasa.
E, del resto, il 21 giugno scorso l’INPS è andata in visita da Papa Leone XIV, lo stesso Pontefice che ha scandito a chiare lettere: “Non esistono conflitti lontani quando la dignità umana è in gioco”. Proprio a quella dignità volevamo richiamarci, ahinoi senza fortuna.
Stante la mancata adesione dell’Istituto, ricordiamo che la CGIL ha attivato da tempo un’analoga iniziativa, che rilanciamo anche in INPS proprio per infrangere il muro di silenzio che – specie con il coinvolgimento dell’Iran nel conflitto – sta rendendo sempre più flebili le voci di chi muore di fame o di sete giorno dopo giorno, ora dopo ora.
A Gaza si sta spegnendo l’anima di un ordine che è sorto dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, con un eccidio che è impossibile ignorare.
È possibile, pertanto, effettuare i versamenti sul seguente conto corrente bancario: Intestato a: Cgil – Confederazione Generale Italiana del Lavoro
IBAN: IT42S0103003201000002774730
CAUSALE: Aiuti umanitari Gaza
Primo carico di aiuti umanitari: Dopo mesi di enormi difficoltà logistiche e operative, sono arrivati nella Striscia due container, partiti dal porto di Genova e giunti in Egitto, a Port Said. Il 9 luglio del 2024 hanno trasportato 51 bancali di beni essenziali. I materiali sono stati raccolti grazie al sostegno di categorie e strutture territoriali della Cgil, in collaborazione con l’Associazione delle Ong Italiane (Aoi) e la Cooperazione Internazionale Sud Sud (CISS). Questi aiuti, destinati a una popolazione stremata dal conflitto, affamata, in fuga permanente dai bombardamenti e dalle incursioni dell’esercito israeliano, sono stati distribuiti alle associazioni umanitarie locali nel settembre del 2024.
Secondo carico di aiuti umanitari: Visto il buon esito raggiunto dalla prima spedizione via nave, attraverso l’Egitto, e considerato l’aggravarsi della drammatica emergenza umanitaria a Gaza, AOI, CGIL e CISS, hanno messo a punto la seconda operazione umanitaria, con l’acquisto di alimenti freschi, ceste familiari con frutta e verdura per una settimana, distribuite nei campi profughi direttamente dalle associazioni e dal sindacato palestinese e con pasti caldi preparati e distribuiti nei punti raccolta gestiti dalle stesse associazioni palestinesi, partners delle ONG italiane.
Giuseppe Lombardo
Dal paradosso al surreale il passo può essere davvero breve.
È quanto sta incredibilmente avvenendo in queste ore nell’Agenzia delle Entrate dove, a fronte di una convocazione di un incontro sindacale da parte della direzione regionale Lombardia, rivolta a tutte le organizzazioni sindacali rappresentative, le sigle firmatarie del nefasto CCNL Funzioni Centrali 2022-24 si agitano pretendendo l’esclusione dei Sindacati non firmatari, di quelli, cioè, che hanno scelto di continuare a battersi invece di adagiarsi sulle posizioni della controparte datoriale.
Invocano (paradosso) interpretazioni letterali del dato contrattuale, oramai fuori dal tempo e dalla realtà, e attribuiscono all’ARAN addirittura una funzione di interpretazione AUTENTICA del dettato contrattuale. Insomma, per costoro oramai l’Agenzia governativa ha un ruolo salvifico, quasi mistico (surreale).
Questo avviene quando si vuole sostituire la burocrazia alla democrazia. Il paradosso di escludere sigle sindacali che, in quanto a rappresentatività, sono pienamente legittimate arrivando a rappresentare spesso addirittura la maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori, come le ultime elezioni delle RSU hanno confermato.
La direzione regionale Lombardia di AdE, invece, sostiene una posizione che merita attenzione e rispetto, pur non essendo quella sostenuta da FP CGIL, UIL PA e USB PI che ritengono che sia stata completamente superato, nei fatti e a causa della esclusiva ricerca del 51% utile alla firma da parte del Governo, il criterio che lega alla mera apposizione della firma su un CCNL inaccettabile, la legittimità a partecipare al negoziato che invece spetta a chi è davvero rappresentativo.
Secondo la direzione, infatti, sono ben due i motivi per i quali la pretesa dei firmatari di esclusione dai tavoli negoziali a tutti i livelli dei non firmatari non è sostenibile:
l’incontro oggetto del contendere verte su materie (mobilità regionale e stato dell’arte delle manutenzioni sugli stabili in uso all’Agenzia delle Entrate) non previste dal CCNL e come tali non destinatarie della limitazione alla partecipazione invocata dai firmatari;
il livello “regionale” dell’incontro non è anch’esso previsto e riservato dal vigente CCNL 2022/2024 ai soli firmatari; bensì, noi riteniamo eredità della storia delle proficue relazioni sindacali proprie dell’AdE.
per questi motivi, e per mero buon senso, la direzione regionale in questione ritiene giustamente di non poter escludere FP CGIL, UIL PA e USB PI dal confronto.
Noi continueremo a lottare e a rappresentare lavoratrici e lavoratori in tutti i luoghi di lavoro e a tutti i livelli e lasciamo ad altri il ruolo, autoimposto, di megafono stonato del Governo e della controparte datoriale.
FP CGIL UIL PA USB PI
Ci sono seimila lavoratrici e lavoratori che guardano al tavolo del CCNI con un’unica aspettativa: avere il primo riconoscimento di un differenziale stipendiale.
Queste seimila risorse, sempre apprezzate – sul piano retorico – dai vertici dell’Istituto, comprendono, tra gli altri, gli assunti del 2018, gli assunti del 2019, quelli del 2022, i tantissimi B transitati in area C (da Assistenti a Funzionari) ancora fermi al palo.
Sono colleghe e colleghi che chiedono risposte. Stupisce la reazione corporativa di alcune sedicenti organizzazioni, che preferiscono polemizzare con chi al tavolo non siede anziché dare garanzie a chi opera in Istituto.
Differenziali stipendiali
Nell’accordo sottoscritto l’anno passato per il riconoscimento dei differenziali, le organizzazioni sindacali accettarono un impianto articolato, che riconosceva sì 42 punti alla valutazione individuale, ma a due precise condizioni:
che TUTTA la platea in attesa di un passaggio, cioè tutte le unità che non avevano avuto progressioni tra 2022 e 2023, fosse “coperta” dall’accordo;
che l’articolazione di quel punteggio fosse considerata dalle parti un’eccezione.
Nessun bilanciamento, nessuna tutela per chi chiede un riconoscimento economico. Una resa coperta da fiumi d’inchiostro.
Nella terza bozza del CCNI, infatti, lo stanziamento accantonato per i differenziali è fisso a 8 milioni di euro: cioè circa 3.500 posizioni, secondo quanto espresso dalla controparte nei precedenti incontri. E gli altri 2.500 dipendenti? Sono forse figli di un Dio minore?
Va però dato atto all’Amministrazione di aver fatto due passi “di lato”:
ha rimosso la corsia preferenziale nell’accesso ai differenziali stabilita dall’attribuzione di un punteggio aggiuntivo per i titolari di PO (per cui, lo ribadiamo, va fatto un ragionamento legato al compenso in relazione alle responsabilità assunte);
ha rivisto il peso dei titoli di studio, la cui articolazione è più coerente poiché tende a dare un valore diverso al dottorato e alle abilitazioni professionali (quest’ultime, però, ancora risultano schiacciate sul piano dei master di secondo livello).
Parliamo di passi “di lato”, non di passi indietro, perché di fatto stiamo ripristinando il modello vigente, ma con la grave pregiudiziale della valutazione individuale.
Particolari compiti
Qualcosa si muove dopo le nostre infinite sollecitazioni, ma non c’è ancora una svolta coerente col percorso dell’anno passato. A fronte di un lieve apprezzamento (dal 20 al 25%) della maggiorazione oraria per chi svolge attività di front-end, e a fronte di un aumento riconosciuto ai funzionari addetti al contenzioso che si costituiscono in giudizio per conto
dell’Istituto, il personale che svolge mansioni sanitarie e comunicative resta fuori da quell’adeguamento delle indennità. Un adeguamento che, alla fine della fiera, sarebbe valso per tutti meno che per loro. Anche qui, figli e figliastri.
Il mosaico delle PO: un “Fondo senza pozzo”
Sulle indennità destinate alle PO, l’Amministrazione rivede totalmente l’impianto della precedente bozza. L’esigenza di un adeguamento sarebbe trasversalmente avvertita, ma ci sono due elementi che in questo ragionamento fanno capolino:
non dobbiamo costituire la Quarta Area? Non è prevista l’assunzione di 100 unità, di cui 50 tramite percorsi interni, nel PIAO?
Non c’era una revisione del reassessment in predicato? Non dovevamo manutenere il modello vigente?
Né più né meno di quanto già avvenuto con la definizione delle famiglie professionali.
Da notare: tutto grava come sempre sulle nostre casse. Per questo continuiamo a dire che, considerati i tempi, l’accordo stralcio sui differenziali appare un’opzione preferibile, anche per procedere con metodo e ordine alla costruzione di percorsi di carriera TRASPARENTI e PREMIANTI. In quest’ordine.
Orario di lavoro e dichiarazioni congiunte
Sulla banca ore l’Amministrazione fa un altro mezzo passo di lato, dando al dirigente la facoltà di concederla, “anche tenendo conto di eventuali accordi per lavoro a distanza“.
È una formulazione ibrida che non offre garanzie, peraltro ridondante: se l’accesso è soggetto all’autorizzazione del dirigente responsabile, lo stesso potrà fornire le valutazioni del caso e motivarle con atto di rigetto.
Infine, una postilla sulle dichiarazioni congiunte: sorvoliamo sulla sperimentazione della settimana corta, cui abbiamo dedicato un apposito comunicato; la prima dichiarazione allegata al contratto, sulla “possibile” indennità di front-end per chi svolge attività di consulenza online dovrebbe essere respinta al mittente con indignazione.
La consulenza è tale a prescindere dallo strumento utilizzato: se l’Amministrazione da un lato incentiva il web-meeting e dall’altro non riconosce il particolare compito, sta semplicemente facendo cassa sui lavoratori.
Davvero nessuno ha nulla da obiettare a quel tavolo???
Giuseppe Lombardo
Pubblichiamo il verbale di accordo firmato il 1 luglio.