Si è svolto in data odierna un ulteriore incontro di trattativa sul rinnovo CCNL 22/24 del Comparto sanità pubblica, sulla base di una ulteriore proposta di Aran ricevuta qualche giorno prima, nella quale le novità positive sono davvero poche e molte, invece, le complicazioni nonché le evidenze, abbastanza macroscopiche, in particolare quelle che esplicitano gli incrementi delle indennità di specificità infermieristica e quella di tutela del malato.

Aran propone incrementi di “ben” 5,22 euro mensili lordi dal 1/1/24 per l’indennità di specificità infermieristica e di “ben” 2,95 euro per quella di tutela del malato, da riparametrare per aree professionali. Dal 1/1/25 l’incremento sarebbe, rispettivamente, di 12,28 euro mensili lordi e di 9,34 euro, sempre mensili lordi.

In sostanza: siccome è evidente che gli incrementi tabellari al 5,78%, cioè quelli che vanno a tutto il personale del comparto, sono insufficienti, che anche con l’incremento dello 0,22% dal 1/1/25, presente nel disegno di legge di bilancio ancora in discussione in parlamento, le risorse saranno ben poche, propongono di utilizzare anche parte dell’incremento delle indennità professionali previsto dalla legge di bilancio per il 2025, incremento che dovrebbe riguardare il Ccnl 2025/27.

Nessuna proposta e nessuna risorsa disponibile ad oggi per incrementare il sistema delle indennità di condizioni di lavoro, ogni eventuale incremento resterebbe a carico dei Fondi Contrattuali, già semi-vuoti. Tra le proposte di Aran c’è quella di prevedere la non cumulabilità tra l’indennità di pronto soccorso, per la quale ancora rivendichiamo il mancato pagamento degli adeguamenti di legge con decorrenza dal 1° giugno 2023 e, in molte regioni, anche del saldo dovuto ai lavoratori da CCNL 19/21, e quella per particolari condizioni di lavoro ex art.107. Aran non ha, però, prodotto alcuna tabella che quantifichi gli incrementi dell’indennità di pronto soccorso e le rispettive decorrenze.

Nessuna risposta alle nostre richieste di incrementare, con risorse contrattuali, le indennità di turno notturno e festivo. Allo stesso tempo, anche l’accoglimento della nostra proposta di poter differenziare in contrattazione integrativa in base alla diversa complessità dei Dipartimenti e UU.OO l’eventuale incremento dell’incarico di base oltre la soglia minima prevista dal CCNL vigente, rischia di essere un contenitore vuoto perché, di nuovo, non ci sono risorse sufficienti.

In tema di welfare aziendale, a fronte di una proposta Aran che richiedeva l’obbligo di definire un vincolo percentuale da destinare al welfare in contrattazione integrativa aziendale, abbiamo immediatamente espresso la nostra contrarietà in quanto pensiamo che non solo il welfare possa essere finanziato da risorse di bilancio delle regioni ma anche che la contrattazione integrativa debba essere lasciata libera di decidere se e quanto finanziarlo e su quali misure finalizzarlo.

In tema di sistema degli incarichi e progressioni di carriera, nessuna novità rilevante. Abbiamo chiesto di prolungare fino al 31 dicembre 2026 la possibilità delle progressioni in deroga tra le aree, ma in assenza di quei finanziamenti che avevamo ottenuto nel Ccnl 2019/21 la norma sarebbe svuotata di efficacia. Ancora una volta abbiamo sottolineato come per il personale dell’area amministrativa e tecnica non vi siano risorse destinate alla valorizzazione delle indennità e dei percorsi professionali.

Abbiamo, infine, espresso dubbi e preoccupazioni riguardo la riscrittura dell’articolo sulla pausa obbligatoria di 10 minuti per chi fa turni superiori a 6 ore in continuità assistenziale, in quanto potrebbe essere peggiorativa dell’attuale formulazione contrattuale in tema di diritto alla fruizione della mensa. Nessuna risposta, ad oggi, alla nostra richiesta di aumento del buono pasto ed eliminazione del contributo di 1/5 a carico delle lavoratrici e dei lavoratori.

Restano, quindi, intatte, anzi rafforzate le ragioni dello sciopero generale che abbiamo proclamato, assieme a Uil, per il prossimo venerdì 29 novembre, per aumentare i salari e valorizzare tutte e tutti i professionisti della sanità e per difendere, innovare e finanziare il Servizio Sanitario Nazionale Pubblico e Universale.

Il Segretario Nazionale

Michele Vannini

Il 23 ottobre il Consiglio d’Amministrazione ha deliberato il nuovo regolamento per il cambio di famiglia professionale. L’auspicio della nostra organizzazione è stato subito chiaro: definito lo strumento, adoperiamoci per sanare le difficoltà più evidenti sui territori.

Il riferimento, in particolare, era a due profili specifici, con ogni evidenza in sofferenza da tempo: quello degli STT, ormai ridotti al lumicino; e quello della vigilanza ispettiva.

A marzo, infatti, avevamo salutato con favore la notizia della fine del ruolo a esaurimento per il personale ispettivo dell’Istituto, ma la lunghezza dei tempi legati alla procedura assunzionale ci era sembrata da subito un’incognita. Il risvolto di un fisiologico rallentamento dei tempi era evidente sin da allora: un maggior onere lavorativo sulle colleghe e sui colleghi chiamati a un lavoro straordinario.

Diamo i numeri: sono rimasti in 778 funzionari (dato di ottobre) su scala nazionale. Non si chiede loro un impegno, ma mezzi miracoli.

Ora, pur comprendendo le difficoltà organizzative legate alla definizione di un concorso da tenere con INAIL e con ripartizione territoriale, poco comprendiamo invece la dispersione di risorse a monte.

Sì, perché in INPS sono già presenti lavoratrici e lavoratori che hanno svolto funzioni di vigilanza in precedenti ruoli amministrativi: pensiamo a chi ha operato in INL e ha successivamente vinto un concorso in Istituto.

E tra le colleghe e i colleghi altri potrebbero volersi cimentare in una nuova posizione.

Possibile che l’Amministrazione non voglia riconoscere e valorizzare una professionalità già esistente? Possibile che non si possa impiegare questo lasso di tempo per processi formativi in modo da avere personale operativo all’alba del nuovo anno? Possibile che si debba assistere impotentemente a uno stillicidio di pensionamenti che mette in discussione la stessa funzione ispettiva?

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Ieri pomeriggio all’ARAN si è tenuta la seconda riunione per la sequenza contrattuale per il personale ENAC, ANSFISA e ANSV prevista dal CCNL Funzioni Centrali 2019/2021.

L’agenzia in apertura ha presentato un’ipotesi di testo della sequenza contrattuale che definisce l’applicazione del nuovo ordinamento professionale al personale dei tre enti con alcune specificità. Viene istituita una figura professionale autonoma fuori ordinamento degli «ispettori specialisti» che dovrebbe accogliere le figure professionali di area operativa inquadrate in C3 di ENAC e ANSV, conservando tutte le indennità e la retribuzione tabellare corrispondente al precedente ordinamento. Viene inoltre previsto il mantenimento dello status quo, e quindi la collocazione fuori ordinamento, anche per i professionisti della seconda qualifica funzionale. Per il restante personale è prevista la trasposizione automatica nelle aree definite dal CCNL 2019/2021, nonché tutti gli istituti normativi ed economici previsti dal contratto.

Come Funzione Pubblica CGIL abbiamo rimarcato che avremmo preferito percorrere altre strade che mantenessero l’unicità dell’applicazione del nuovo ordinamento professionale che a nostro giudizio potessero prevedere una maggiore tutela del personale dell’area operativa in servizio. Anche per queste ragioni abbiamo manifestato la nostra contrarietà al mantenimento fuori ordinamento dei professionisti di seconda qualifica, chiedendo almeno che venissero individuate quali parti del nuovo ordinamento andassero applicate loro, come invece fatto correttamente per la nuova figura professionale fuori ordinamento degli «ispettori specialisti», pur evidenziando subito un problema riguardo l’attribuzione dei differenziali stipendiali: se ne prevedevano massimo n. 2 di importo pari a 2.700 euro annui, ovvero un ammontare complessivo più basso di quanto riconosciuto ai funzionari del nuovo ordinamento e per questo abbiamo chiesto che ne venissero riconosciuti almeno n. 4.

Abbiamo poi rilevato come nell’allegato A relativo alle declaratorie dei profili della figura professionale fuori ordinamento degli «ispettori specialisti» fosse contenuta una specifica chiaramente rivolta ad un possibile profilo per ANSFISA. Per queste ragioni abbiamo chiesto di chiarire se è intenzione dell’amministrazione aprire le porte al reclutamento di questi profili: se fosse così è necessario prevedere la trasposizione automatica di quanti già oggi svolgono da anni a questa parte attività ispettiva e di controllo nell’ambito della mission istituzionale di ANSFISA come addetti alla supervisione.

Abbiamo richiesto inoltre l’estensione al 31 dicembre 2026 dal 30 giugno 2026 previsto come termine per la realizzazione delle progressioni verticali in deroga ex art. 18 del CCNL 2019/2021.

L’ARAN in sede di replica ha ritenuto di formulare alcune proposte tra cui: l’estensione al 31 dicembre 2026 del termine per la realizzazione delle progressioni verticali in deroga ex art. 18 CCNL 2019/2021 e il riconoscimento di n. 3 differenziali stipendiali di importo pari a 2.700 euro annui per gli «ispettori specialisti» invece dei n. 2 inizialmente previsti. Per quanto riguarda la trasposizione automatica del personale in servizio di ANSFISA nell’ambito della nuova figura professionale fuori ordinamento degli «ispettori specialisti», l’agenzia ha ritenuto di dover effettuare alcuni approfondimenti con l’amministrazione. Per queste ragioni si è convenuto un rinvio breve a lunedì 25 novembre alle ore 11 per la prosecuzione della trattativa.

Per il Comparto Funzioni Centrali

Andrea Russo

Si è svolto, nel pomeriggio di lunedì, l’incontro tra Amministrazione e organizzazioni sindacali. All’ordine del giorno il Sistema di Misurazione e Valutazione della Performance per l’anno 2025. In apertura dei lavori, l’Amministrazione ha evidenziato come le modifiche apportate per l’anno venturo servano a completare un processo “destinato a dare significato al concetto di valore pubblico”, concentrandosi in particolare su tre temi:

  1. nel mese di ottobre è stata realizzata un’analisi delle attività dell’INPS, al fine di misurare i tempi delle fasi lavorative. L’obiettivo era/è quello di ridefinire i processi, considerando l’insieme delle attività curate dai colleghi: da quando prendono in carico l’istanza a quando essa viene esitata;

  2. viene superato il concetto di codice modello per arrivare alla definizione estensiva di “prodotto”;

  3. la produttività non sarà più calcolata su alcuni prodotti ma su tutti.

Con riferimento a quest’ultimo elemento abbiamo apprezzato la svolta dell’Amministrazione. Verrebbe da dire finalmente! Per un anno abbiamo chiesto il superamento dei prodotti STAR, non per pretesto ma perché la costituzione di un catalogo limitato avrebbe inevitabilmente portato difficoltà nelle sedi. Ora sembrerebbe che anche l’Amministrazione abbia preso coscienza di questa criticità: ce ne rallegriamo, ma nella (scarna) documentazione offerta non vediamo ancora un elenco esaustivo. Pare mancare, solo a titolo d’esempio, l’attività svolta dai funzionari addetti al contenzioso sull’invalidità civile, che pure assorbe energie e risorse crescenti, malgrado l’Amministrazione tenda a sottovalutarla.

In merito alla misurazione dei tempi operata nelle sedi, abbiamo chiesto due cose:

  • se in tale misurazione è stata contemplata anche la pausa “forzata”, quella cioè legata a procedure non sempre tempestive ancora vigenti in Istituto. Ogni riferimento al SIN, che l’Amministrazione intende archiviare entro il 31 dicembre 2025, è puramente voluto;

  • la condivisione del catalogo con i tempi di lavorazioni, anche per capire quali prodotti sono stati monitorati e quali sono le risultanze dell’analisi compiuta.

Come FP CGIL, abbiamo quindi espresso perplessità sulla documentazione prodotta alla vigilia dell’incontro: riteniamo non bastino delle slide per comprendere come l’Istituto intenda muoversi. Se non abbiamo la cornice di un’informativa completa, il confronto diventa fine a sé stesso. Confidiamo che al terzo appuntamento l’Amministrazione saprà mettere le organizzazioni sindacali nelle condizioni di avere una visione d’insieme, altrimenti il sospetto che il centellinamento delle informazioni non sia casuale sarà difficilmente smentibile.

Abbiamo apprezzato, da ultimo, la decisione di dare maggiore valore alla consulenza in tutte le sue forme, con una calibrazione esatta dei tempi a essa destinata e con il parallelo apprezzamento in termini di omogeneizzato.

Qui l’Amministrazione ha fornito un’importante anticipazione che va nel senso dei nostri desiderata: la volontà di superare la frammentazione dei touchpoint (cassetti, PEC, portale, linee INPS, ecc…) e di integrare le diverse procedure d’interazione con l’utente su un’unica interfaccia, quella del CRM. Una scelta che sarebbe sacrosanta, che consentirebbe a chi opera in Istituto di avere uno storico aggiornato e, soprattutto, eviterebbe dispersione nelle risposte.

Abbiamo richiesto, inoltre, i dati relativi all’utilizzo del web-meeting, con evidenza sulla dimensione territoriale: ciò per capire se lo strumento è realmente utile all’utenza o se esso porta in dote, specie in alcune realtà, più criticità che soluzioni.

Ci siamo riservati, infine, un approfondimento futuro sul meta-processo, allorquando l’Amministrazione fornirà la documentazione idonea a esprimere un giudizio. Non c’è, da parte nostra, alcun pregiudizio, e siamo coscienti che la sfida posta dall’Intelligenza Artificiale e dai processi di automazione possa essere vinta soltanto se al centro viene messa la persona: intesa come utente, cui fornire un servizio; ma anche come operatore, chiamato a lavorare le pratiche più complesse e meno lineari e a gestire le interazioni con la cittadinanza.

Riteniamo che la vera difficoltà sia qui: specie se le sedi dovranno rispondere di pratiche lavorate altrove. Non vorremmo che questo meccanismo fosse propedeutico a un ridimensionamento territoriale dell’Istituto: l’INPS è e resta un ente di prossimità. Unico nel suo genere, da difendere e rilanciare.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Nei giorni scorsi le Organizzazioni sindacali e Agenzia del demanio si sono incontrate per avviare la trattativa per il rinnovo del CCNL del comparto.

La discussione si svolgerà attraverso tre gruppi “tematici” che anticiperanno i lavori del

Tavolo nazionale così individuati:

  • Permessi, ferie, orario di lavoro, mobilità e aggiornamento normativo”;

  • Sistema inquadramentale, profili professionali, progressioni verticali e orizzontali”

  • Quadro economico (Incremento tabellare; Indennità varie; Trasferta; Welfare; PDR; Buono pasto)

La calendarizzazione degli incontri, almeno sulla carta, sembra confermare la volontà di definire un rinnovo contrattuale entro la fine dell’anno prevedendo, l’ultimo di questi incontri tecnici, a metà dicembre.

Un programma di lavoro sicuramente corposo e, in apparenza, rispondente a tutti i temi evidenziati dalla Organizzazioni sindacali nelle diverse rivendicazioni presentate.

C’è però -ad avviso della Fp CGIL- una posizione dell’Agenzia che condiziona in partenza l’esito di questo rinnovo: la volontà datoriale di rendere disponibili risorse economiche per rinnovare i tabellari al solo 5,78% (percentuale elevabile al 6%, forse) nell’arco del triennio 2022-2024. Nessuna altra risorsa aggiuntiva, una proposta notevolmente inferiore all’inflazione registrata nel periodo di di vigenza del CCNL.

Nella sostanza, a fronte di una perdita salariale quantificabile (dati ISTAT) per un quinto livello pari ad euro 365,00, l’Agenzia ne offre meno di 130,00.

Nel merito, anche la proposta della FP CGIL di conglobare -e non assorbire- nei tabellari l’indennità di vacanza contrattuale già liquidata alle lavoratrici e ai lavoratori ha trovato, ad oggi, il freddo rigetto dell’Agenzia.

Come se non bastasse, alla proposta economica notevolmente inferiore all’inflazione, si aggiunge l’indisponibilità a finanziare l’adeguamento del sistema di inquadramento del personale, il sistema “indennitario” e, più in generale, a finanziare le modifiche contrattuali che necessitano di risorse economiche aggiuntive per essere attivate o per essere adeguate in quanto, laddove previste, il loro valore è fermo da tempo.

Una proposta datoriale chiaramente provocatoria verso le Lavoratrici e i Lavoratori che, da tempo, rivendicano il diritto di vedersi valorizzati dall’Agenzia ma che, al contrario, si sentono proporre un rinnovo economico ben lontano dalla realtà: retribuzioni tabellari non in linea con il mercato; nessuna previsione di incremento del Premio di Risultato nonostante l’aumento dei carichi di lavoro già aumentati in questi anni e, come noto, ulteriormente in incremento anche per i prossimi; prospettive di crescita professionale ed economica ingessate e il famigerato “tutti devono saper fare tutto” che, nei fatti, svilisce le professionalità.

Un secondo e più subdolo blocco contrattuale, negli effetti.

A nostro avviso, al contrario, sono necessari interventi adeguati da parte dell’Agenzia del demanio –anche presso il Ministero vigilante– di riconoscimento del Valore sociale del lavoro svolto dalle lavoratrici e lavoratori dell’Agenzia, riconoscendo il giusto compenso per i risultati raggiunti e per gli impegni futuri.

L’Agenzia sceglie invece di ispirarsi agli esiti negoziali del CCNL per le Funzioni Centrali dove, nei giorni scorsi alcune organizzazioni sindacali, ma non la FP CGIL e la UILPA, hanno accettato l’incremento dei tabellari nella misura analoga a quanto offerto in questa trattativa e hanno condiviso di rivedere –tra altre modifiche contrattuali– parte del sistema indennitario senza incrementare il valore del Fondo che le finanzia. Sempre le stesse risorse economiche “gireranno”: un sostanziale costo zero per le Amministrazioni.

Questa dinamica, così come nelle Funzioni Centrali, neanche in Agenzia troverà la sponda complice della FP CGIL.

Non è possibile accettare un rinnovo contrattuale sostanzialmente a “costo zero” per la parte datoriale, per questo invitiamo le lavoratrici e ed i lavoratori e, a partecipare allo sciopero generale proclamato da CGIL e UIL per il prossimo 29 novembre per rivendicare un contratto che offra alle Lavoratrici e ai Lavoratori risposte concrete: la valorizzazione professionale che spetta ed è attesa, adeguamenti salariali compresi; un miglioramento complessivo delle condizioni di lavoro; risorse aggiuntive a quelle previste per aumentare il potere di acquisto degli stipendi anche attraverso la detassazione degli aumenti.

Attraverso lo sciopero generale del 29 novembre chiediamo, inoltre, un finanziamento straordinario in Legge di Bilancio per sanità pubblica, servizi sociali, non autosufficienza, Istruzione e ricerca, affinché i diritti socialmente garantiti non siano sempre più prerogativa di chi può permetterseli.

FP CGIL Nazionale
Daniele Gamberini

 

Nel trasmettere uno dei tanti contributi utili a comprendere la reale portata dell’ipotesi del CCNL 22/24, che ad oggi appare come uno dei peggiori contratti mai sottoscritti, ci teniamo a rasserenare tutti coloro che, in evidente crisi nel difendere anche agli occhi dei “loro” ciò che è indifendibile, continuano a delirare su ipotetici scenari futuri che nemmeno Ridley Scott riuscirebbe ad eguagliare.

State sereni. Quello che sarà il futuro lo decideranno le lavoratrici e i lavoratori, in piena e totale democrazia. La stessa che, con colpevole complicità di alcune organizzazioni sindacali, è stata calpestata al tavolo dell’Aran dove una delle parti ha deciso come e quando sarebbe dovuta terminare la contrattazione (se di tale modalità si può parlare) sul rinnovo del CCNL.

Ora, se difendere il ruolo sindacale significa aderire supinamente ad una proposta unilaterale del Governo, allora si, altri hanno sicuramente assolto appieno al proprio dovere.

Se invece, come noi crediamo, la difesa della contrattazione debba passare attraverso il rispetto dei ruoli e delle prerogative proprie delle organizzazioni sindacali, allora c’è un evidente problema in questo paese.

Non è difficile capire come la proposta economica (già definirla così è un eufemismo) sia insufficiente se non addirittura offensiva per i lavoratori delle funzioni centrali.

Inflazione 16% (fonte: Istat) rinnovo al 6%!!!

Così come è facile comprendere che in assenza di uno sblocco del tetto massimo del fondo, in presenza di un l’aumento del personale, la quota pro-capite diminuisce. E oggi più di ieri comprendiamo la vera natura della mancata sottoscrizione della dichiarazione congiunta al CIE 2024 sul superamento dell’art 23, comma 2, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 (cd. Madia) da parte dei firmatari dell’ipotesi di CCNL.

È compito del sindacato cercare di tirare l’asticella più in alto……e alzarsi dal tavolo come ultimi.

E in effetti qualche sindacato l’asticella più in alto l’ha tirata….

Non di certo a favore dei lavoratori, abbandonati ad un “tozzo di pane” venduto come il miglior contratto possibile”. Ma a favore dei propri dirigenti sindacali chiamati a “tavoli governativi” che prima osservavano solo sui vari TG, oppure a ricoprire su nomina dell’esecutivo ruoli di rilievo, spesso all’interno di qualche consiglio d’amministrazione,

mentre i loro comunicati recitavano come un mantra la favoletta, a cui non crede più nessuno, del “non abbiamo governi amici, né opposizioni politiche amiche”.

Ci rendiamo conto di quanto sia difficile e frustrante sedere dalla parte di chi sta smontando pezzi della nostra democrazia (ddl sicurezza in primis) e non poter alzare la testa perché ormai china. Ma se voi non siete nelle condizioni di farlo, lo faremo noi…anche per voi.

E vedete, non abbiamo bisogno di addentrarci nel merito di un articolato contrattuale che si smonta da solo e che smentisce categoricamente anche la piattaforma unitaria.

A noi basta andare nel metodo con cui si è deciso di consegnare nelle mani del potente di turno la democrazia e il ruolo sindacale. Ci basta far vedere come si possono svendere anni di lotte e conquiste sindacali in pochi istanti.

Noi crediamo che oggi ci sia innanzitutto bisogno di esempi, di onestà, di coerenza e di altruismo. Di un sindacato che deve essere pronto a lottare per rivendicare i diritti e per restituire quella dignità troppo spesso dimenticata per ragioni che nulla hanno a che vedere con la difesa delle lavoratrici e dei lavoratori. Vorremmo che anche le nuove generazioni, che con fatica si avvicinano al mondo della PA, possano intravvedere questi principi e questi valori, che per nessuna ragione possono essere “barattati”.

Se poi, come sarà, qualcuno continuerà ad abbaiare ergendosi a paladino delle lavoratrici e dei lavoratori, noi lo lasceremo fare…perché per Noi la DEMOCRAZIA è un principio che va difeso sempre e comunque…anche per loro…e prima o poi ci ringrazieranno…come stanno facendo “alla chetichella” tantissimi iscritti alle loro sigle!!!

Ci vediamo il 29 novembre 2024

SCIOPERO GENERALE PER CAMBIARE LA MANOVRA DI BILANCIO

FP CGIL                           UIL PA

Mercanti                            Paglia

Comprendiamo l’imbarazzo di chi, in questi giorni, deve difendere un impianto contrattuale che impedisce alle lavoratrici e ai lavoratori di recuperare il potere d’acquisto perso con l’inflazione: non è facile arrampicarsi sugli specchi, anche se in certi ambiti si ha alle spalle una preparazione olimpica.

Buttarla in politica, ad esempio, è un ottimo modo per nascondere le proprie responsabilità. Il dato, però, è incontrovertibile: ci sono sindacati che chiedono risorse per il servizio pubblico, a prescindere dal colore dei Governi; e ci sono sedicenti organizzazioni che si sono subito arrese, sedendo al tavolo con la penna in mano, salutando con affetto la coerenza (giudicate voi stessi). Questione di scelte.

Un conto è battersi per chi eroga prestazioni e servizi, chiedere giustizia sociale, lottare per ottenere contratti dignitosi; altro conto è applaudire una manovra di bilancio che si limita a chiedere un contributo di carità, pardon “solidarietà”, alle banche. Sarà questione di Dna probabilmente.

La realtà, alla fine, presenta il conto e la forza dei numeri fa sì che le chiacchiere se le porti via il vento: il costo della vita è aumentato, l’Ipotesi di CCNL non consente nemmeno di arginare le perdite, a pagarne lo scotto vita natural durante saranno i dipendenti pubblici. Il saldo è impietoso:

dietro la mancia si nasconde una perdita in termini reali pari a 332 euro per ogni funzionario, 274 euro per ogni assistente, 260 euro per ogni operatore.

E mentre nel settore privato le stesse organizzazioni protestano (giustamente!) per adeguamenti contrattuali risibili, da noi si celebra in pompa magna la litania della responsabilità.

Si evoca lo spettro di Masaniello, sì, ma con l’autorevolezza di Martufello. Una domanda sullo sfondo: ma se il contratto è così innovativo, perché non facciamo esprimere tutti i lavoratori con un referendum?

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Si è svolto ieri il settimo incontro con l’ARAN per la trattativa per il rinnovo del CCNL Funzioni Locali 2022-2024.

L’ARAN ha illustrato per la prima volta il prospetto completo con la ripartizione degli aumenti tra la componente destinata al tabellare e quella destinata al salario accessorio, nonché la sua ripartizione tra le diverse aree.

Si tratta di 136 euro lordi medi mensili per dipendente che verrebbero ripartiti destinandone il 94%, pari a 122 euro lordi medi mensili, all’aumento del tabellare e il restante 6%, pari a 8 euro medi mensili, al fondo per il salario accessorio. Ripartendo le somme tra le diverse aree, i tabellari d’ingresso di ciascuna area aumenterebbero degli importi riportati nella prima colonna della seguente tabella.

L’effetto netto del contratto, tuttavia, deve scontare il fatto che la parte prevalente di queste somme è già stata anticipata, o è già in godimento, per cui l’aumento effettivo è quello riportato nell’ultima colonna della tabella.

Se si considera che sono aumenti lordi, cui vanno dedotti contributi e imposte, appare evidente come si tratti di un aumento insufficiente a garantire un adeguato recupero dell’inflazione registrata nell’ultimo triennio. Difatti, con questi importi si avrebbe una perdita secca del valore dell’8,5% delle retribuzioni rispetto al livello dei prezzi registrato. Se si considera che negli anni del blocco del rinnovo dei contratti imposto tra il 2010 e il 2015 la perdita è stata dell’8%, accettare di rinnovare il CCNL con quegli importi significherebbe imporre ai lavoratori un blocco contrattuale mascherato.

Anche la somma destinata al fondo del salario accessorio è totalmente insufficiente, poiché ormai i fondi sono incapienti. Infatti, 8 euro mensili per dipendente non garantiscono neppure un passaggio economico. Inoltre, la proposta di ARAN di aumentare il valore massimo delle Elevate qualificazioni da 18000 a 22000 euro finanziandolo con il taglio delle capacità assunzionali, è inaccettabile a fronte della costante riduzione del personale degli enti locali.

Per di più l’ARAN proponeva di inserire una norma che richiamasse la legge di bilancio in discussione alla camera nella misura in cui prevede la possibilità di aumentare la parte variabile del fondo dello 0,22% del monte salari 2021. A fronte dei nostri rilievi, stante la stranezza di richiamare una norma non ancora approvata, la controparte si è riservata di proporre una nuova formulazione. In ogni caso si tratta di risorse variabili che gli enti non sono obbligati a stanziare, costringendoci quindi a rivendicarle di anno in anno.

La parte normativa non presentava proposte significative, per cui abbiamo ribadito le nostre priorità su tutti i punti principali del contratto, tra queste:

  • inserire un’Area delle elevate professionalità finanziandone dai bilanci degli enti, sia per il trattamento fondamentale che per quello accessorio;

  • riconsegnare alla contrattazione decentrata le materie che riguardano i profili professionali e integrare quelli relativi al trattamento economico accessorio ancora escluse;

  • portare i profili ad esaurimento, a partire da educatrici ed insegnati, nell’area di riclassificazione del profilo, con apposito stanziamento economico;

  • rifinanziare il nuovo ordinamento professionale;

  • superare l’Area degli operatori;

  • equiparare le ferie dei neo assunti;

  • garantire il giorno di riposo per il festivo infrasettimanale anche al personale turnista non in servizio;

  • estendere i tempi di vestizione a tutto il personale che indossa una divisa;

  • maggiorare il differenziale economico per tutte le lavoratrici e i lavoratori inseriti nei registri ed elenchi tenuti dalla P.A.;

  • garantire durante le ferie lo stesso trattamento economico accessorio dei giorni lavorativi, incluso il buono pasto;

  • riconoscere il part-time anche alle E.Q. in enti con dirigenza;

  • integrare il valore dell’indennità centralinisti non vedenti.

Il tavolo è stato aggiornato al prossimo 2 dicembre, ore 11.00.

Segretaria Nazionale FF.LL.

Tatiana Cazzaniga

Nel corso dell’incontro sindacale di oggi, l’Amministrazione ha presentato al tavolo un report sui benefici assistenziali riconosciuti ai dipendenti nel corso del 2023. I dati, a dir poco scoraggianti, hanno mostrato un’insufficienza nello stanziamento rispetto alle 26.414 richieste pervenute. Il saldo negativo è di circa 5 milioni di euro, che l’Amministrazione imputa a tre elementi:

  • l’incremento delle domande rispetto all’anno precedente, legato all’ingresso di 4.884 dipendenti;

  • l’incremento parallelo delle spese per la polizza collegato al personale di ultima assunzione;

  • il non-incremento del fondo 2023 di consistenza commisurata all’1% delle spese per il personale pre-assunzioni.

Su quest’ultimo punto, in particolare, abbiamo chiesto all’Amministrazione – insieme ad altre sigle – di verificare se sia ancora possibile una modifica del bilancio di previsione, per includere gli stanziamenti correlati agli assunti 2023.

Nell’attesa di una ricognizione più giuridica che economica, posti innanzi alla scelta su come destinare i residui legati all’unica voce in attivo, quella sulle borse di studio (+745.200 euro), come FP CGIL abbiamo richiesto di destinare la somma sui sussidi sanitari – la voce più penalizzata – per giungere almeno a una copertura del 39% rispetto alle istanze presentate. Al 39% saranno coperte anche le richieste per le cure odontoiatriche. Si tratta, con ogni evidenza, di dati molto lontano dalle nostre ambizioni e dalle necessità che la platea avverte.

Da organizzazione sindacale continuiamo a indicare quanto il perimetro in cui i dipendenti pubblici sono chiamati a muoversi si stia restringendo progressivamente, rendendo sempre più difficoltosa la fruizione di quei benefici che ormai solo la narrazione di alcuni quotidiani continua a presentare come “privilegi”.

La verità è un’altra ed è sotto gli occhi di tutti, a meno che non si voglia fare gli struzzi: mentre nel privato le misure di welfare sono considerate elementi in via di valorizzazione, noi abbiamo poche risorse a disposizione.

Non sbagliavamo, allora, quando richiamavamo l’Amministrazione a ricordare la natura assistenziale dei benefici, che dovrebbero andare appannaggio di chi ha meno in un ragionamento di mutua solidarietà. Una scelta che non tutte le organizzazioni sindacali sembrano sempre condividere.

Coordinatore nazionale FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Al Direttore Generale ENAC Dott. Alessio Quaranta SEDE

e p.c.

Alla Direttrice Centrale Risorse Economiche e Benessere Organizzativo Dott.ssa Maria Elena Taormina

Alla Direttrice Risorse Umane Avv.to Arianna Ciani

Oggetto: Giubileo e Smart Working

Egregio Direttore Generale,

con la nota allegata, prot. n. RM/2024/0006616 del 15/11/2024, il Commissario Straordinario di Governo per il Giubileo della Chiesa cattolica 2025, nonché Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, al fine di contrastare la “particolare situazione di traffico per via dei numerosi cantieri aperti per realizzazione delle opere e degli interventi funzionali alle celebrazioni del Giubileo della Chiesa Cattolica per l’anno 2025”, ha espressamente invitato le Amministrazioni Pubbliche del comparto Funzioni centrali con sede nel territorio di Roma Capitale, ad “autorizzare lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile per un numero di giornate non inferiore a due per settimana per tutti i dipendenti le cui attività siano state valutate come smartabili, con possibilità di elevare il detto numero di giornate, finanche in deroga al criterio della prevalenza dello svolgimento della prestazione lavorativa in presenza, laddove il contesto organizzativo e le esigenze istituzionali dell’ufficio in cui il dipendente è incardinato lo consentano, tenendo in considerazione prioritariamente la distanza dalla sede di lavoro e la complessità della mobilità e garantendo in ogni caso la corretta ed efficiente erogazione dei servizi ai cittadini”.

Nelle more dell’adozione del nuovo Regolamento sul Lavoro a Distanza e coerentemente con quanto raccomandato da svariati anni dal Mobility Manager dell’Enac, Le chiediamo di accogliere la raccomandazione contenuta nella nota succitata, per decongestionare il traffico in una città già al limite del collasso e per rendere l’esperienza lavorativa dei dipendenti dell’Ente più agevole e quindi maggiormente proficua.

Il Coordinamento FP CGIL Enac

Tra le tante storture della legge di bilancio presentata dal Governo, l’articolo 61 avrebbe lo scopo di valorizzare le caratteristiche peculiari e specifiche della dirigenza medica e veterinaria che opera nelle aziende e negli enti del Servizio sanitario nazionale.

Il disposto, che pur dovrebbe portare a un aumento dei valori dell’indennità di specificità, non sembra però appannaggio dei medici INPS.

E perché mai questa distinzione che pone una divisione tra medici pubblici dipendenti? Perché si devono praticare distinguo insopportabili e ridurre le poche risorse che vengono stanziate per la PA? I medici INPS sono figli di un Dio minore?

La domanda la poniamo in primis all’Amministrazione, nella speranza che operi per difendere il proprio personale, sempre presentato come un’autentica riserva di valore.

Quale attrattività pensa di esercitare questo Istituto per i giovani medici che pure intendono lavorare nel pubblico se INPS non riesce a trovare mai alcuna forma di premialità?

Può l’ente previdenziale che assorbirà un ruolo sempre più centrale nella gestione dell’invalidità accettare questa divisione?

FP CGIL INPS

Giuseppe Lombardo

Francesco Reali

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