Al Direttore del Personale
dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
dott. S. D’Ecclesiis
OGGETTO: Cambio attività forzata del personale Chimico/Biologo presso la DT Campania.
Le scriventi Organizzazioni Sindacali, FP CGIL e UIL, intendono segnalare formalmente una situazione di criticità in riferimento alla nota prot. 10460/RU del 23.04.2025, con cui si avviava un’indagine conoscitiva tra i funzionari del Laboratorio Chimico di Napoli, finalizzata all’eventuale assegnazione di 4 unità presso l’Ufficio delle Dogane di Napoli 1 e l’Ufficio Affari Generali.
Dalle informazioni ricevute direttamente dai lavoratori interessati, emerge che nessuna disponibilità è stata manifestata, dato che il personale in oggetto è stato assunto con profilo tecnico di chimico, dotato di adeguata formazione professionale e regolarmente iscritto all’albo, in coerenza con la specifica Famiglia Professionale tecnico-scientifica prevista dagli accordi sottoscritti con l’Amministrazione.
In tale contesto le scriventi apprendono con forte preoccupazione che, nonostante l’esito negativo dell’indagine, la Direzione starebbe valutando la possibilità di procedere comunque con assegnazioni forzose, mascherate da esperienze formative, in contrasto con le regole comuni di assegnazione ad una Famiglia Professionale specifica senza una adesione volontaria per svolgere una attività tipica di un’altra Famiglia Professionale.
Tra l’altro il personale in questione è stato oggetto di una adeguata formazione inerente alle mansioni per cui è stata assunta.
Cogliamo infine l’occasione per ribadire la forte carenza di personale presso Uffici ADM del Sud Italia, con particolare riferimento alla Campania, affinchè la soluzione delle problematiche relative alle dotazioni organiche mancanti venga affrontata in maniera strutturale mediante una destinazione specifica di neo assunti e/o di personale interno in mobilità nazionale, anche con un aumento dei posti già individuati.
Pertanto, si chiede un intervento affinché non si proceda a qualsiasi forma di assegnazione coatta di personale tecnico a strutture amministrative tutelando la dignità e le competenze professionali dei funzionari coinvolti.
Certi di una Sua sensibilità al riguardo, in attesa di riscontro, si porgono cordiali saluti.
FPCGIL UILPA
Iervolino Procopio
Pubblichiamo i report ISTAT Gennaio-Marzo 2025 su contratti collettivi e retribuzioni contrattuali, i dati provvisori Marzo 2025 concernenti occupati e disoccupati e una lettura integrata su IV trimestre 2024 il Mercato del lavoro.
p.la FP CGIL Nazionale
Tommaso Vigliotti
Siamo arrivati a giugno del 2025 e l’Amministrazione non ha ancora liquidato i differenziali stipendiali del 2024. Il danno è contenuto, certo: gli importi saranno stanziati da gennaio dell’anno passato, senza pregiudizio economico per gli interessati; ma è innegabile che nel contesto inflattivo vissuto dal paese, lavoratrici e lavoratori restano in attesa della provvidenziale manna dal cielo. Anzi, da Ciro.
Basterebbe questo spunto per essere poco ottimisti circa la nuova stagione contrattuale, apertasi in INPS la settima scorsa. In occasione della prima riunione – “riservata” a pochi intimi vista l’assenza del 50% della rappresentanza – sono state infatti illustrate le linee guida relative alla costituzione del Fondo per l’anno corrente. E qui viene il bello: perché è iniziato il balletto dei numeri, anche con qualche operazione creativa. Andiamo con ordine.
I famosi 30 milioni in più garantiti dalla ratifica del contratto collettivo sono in realtà assai meno: quasi 14 milioni, infatti, sono una tantum, dunque disponibili solo per l’anno corrente.
Era quanto avevamo anticipato prima delle elezioni RSU, specificando che quella riserva non avrebbe potuto coprire le spese “a regime”: quindi né le promesse dei differenziali, né le posizioni organizzative. Sono risorse destinate a tamponare l’erosione dell’incentivo. Congiunturali e non strutturali, per i più tecnici.
Finché il tetto imposto dal d.l. 75/2017 permane – considerato anche che il d.l. PA esclude qualsiasi miglioria per gli ex enti non economici – chi lavora in INPS vede gli spicci.
Stupisce, pertanto, scoprire che – a risorse date – le organizzazioni firmatarie propongano ogni ben di Dio: non solo l’aumento delle indennità per le PO, non solo l’aumento delle risorse per i particolari compiti (indistintamente, anche a quei famosi 35 esperti di analisi amministrativa che non si sa bene quale funzione esercitino in INPS), ma addirittura l’aumento del TEP!
Bene, bravi, bis! Peccato che le risorse non siano sufficienti. E infatti puntale è arrivata la proposta dell’Amministrazione, ancorché esplorativa: un’ipotesi di 3.000 differenziali economici e chi s’è visto s’è visto.
Ora, nel 2022 le progressioni orizzontali furono circa settemila. Pur al netto dei pensionamenti intervenuti, è evidente come sia coperta a malapena la metà dei potenziali interessati. I quali, è bene ricordarlo, attendono ancora di rientrare nell’ordinamento garantito dal CCNL 2019-2021!
Che impianto contrattuale sarà varato in queste condizioni?
Considerata la tempistica, meglio sarebbe scindere i piani.
Procedere IMMEDIATAMENTE e TEMPESTIVAMENTE con un accordo stralcio sui differenziali, anche per evitare le maratone di fine dicembre che non appassionano più neppure gli amanti del genere.
E definire poi, a bocce ferme, un contratto integrativo che consenta di distribuire le risorse restanti.
I differenziali sono la priorità perché rimangono, oggigiorno, l’unico strumento reale di crescita del salario, almeno finché si firmeranno contratti collettivi che non consentono di recuperare nemmeno l’inflazione maturata nel triennio di riferimento.
Tagliare i differenziali vuol dire colpire, e in malo modo, gli interessi di chi lavora.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Nella mattinata del 26 maggio 2025 si è tenuto l’incontro, fra l’Amministrazione e le Organizzazioni Sindacali, inerente allo schema di provvedimento nel quale sono regolamentati i cosiddetti “incentivi alle funzioni tecniche”.
Anche in questa circostanza si è assistito alla strana convergenza fra le tesi dell’ARAN e l’operato delle sigle sindacali firmatarie dell’ultimo contratto 2022/24, le quali sostengono che Fp Cgil non sia titolata a partecipare alla suddetta contrattazione sugli incentivi tecnici.
Si è, nuovamente, eccepito circa la titolarità delle OO.SS. non firmatarie a partecipare a questo incontro; per tal verso si impedirebbe alla Fp Cgil di partecipare ai tavoli di contrattazione e rappresentare le esigenze dei lavoratori anche in merito a normative non di discendenza contrattuale, ma derivate da altre leggi (come il Codice degli Appalti o il Codice della Strada).
A nostro modo di vedere una democrazia sindacale compiuta non può non tener conto della volontà degli elettori che, alle ultime elezioni RSU, hanno consentito alle sigle non firmatarie di raggiungere il 65% dei consensi.
Per questo motivo abbiamo consegnato e messo a verbale la nostra posizione sugli incentivi tecnici (allegata a questo comunicato) ed abbiamo lasciato il tavolo augurando “buon lavoro” alle OO.SS. firmatarie del contratto, sulle cui uniche spalle, evidentemente, si vuole far ricadere la responsabilità di rappresentare le esigenze di tutti i colleghi.
In attesa che il Giudice restituisca ai lavoratori la possibilità di essere rappresentati anche da Fp Cgil, la scrivente O.S. auspica che l’Amministrazione vorrà anticipare il ripristino del senso di democrazia nelle relazioni sindacali del nostro Ministero, convocando ai prossimi tavoli anche le sigle non firmatarie e rappresentative della maggioranza dei lavoratori del MIT.
p. la FP CGIL
Luigi Gianfreda
Carmen Sabbatella
Le elezioni di aprile hanno confermato un dato: all’interno dell’Istituto la FP CGIL è in costante crescita sia in termini di iscrizioni che in termine di consenso. Segno della vitalità riconosciuta alla nostra piattaforma, della condivisione delle proposte da noi avanzate.
La titolarità all’esercizio della rappresentanza non la conferiscono singolari pareri orientativi dell’ARAN, ma il sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Ente: parte attiva di quella comunità INPS che i vertici hanno più volte richiamato quale primo patrimonio dell’Istituto.
Un’Amministrazione che si proclama attenta alla partecipazione e alla condivisione delle scelte non può escludere gli interlocutori “scomodi”, bypassando il principio di rappresentatività.
La mancata convocazione delle organizzazioni non firmatarie del contratto collettivo capestro siglato nel novembre scorso rappresenta, per noi, una precisa presa di posizione da parte dei vertici di questo Ente.
Il confronto, il dialogo, la condivisione sono sempre state pratiche che nella storia dell’INPS hanno fatto la differenza quando siamo stati chiamati a grandi trasformazioni e innovazioni.
La scelta di procedere escludendo il confronto con le organizzazioni che rappresentano una parte importante del personale dell’ente non produrrà effetti positivi e pone una seria pregiudiziale di carattere democratico rispetto al clima interno.
Se qualcuno vuole limitare il tasso di democrazia sul posto di lavoro, sappia fin da ora che noi continueremo a fare rumore. Lavoratrici e lavoratori dell’INPS chiedono un contratto giusto, non giusto un contratto: integrativo o collettivo che sia.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Si è svolto oggi l’incontro con l’ARAN per la prosecuzione della trattativa per il rinnovo del CCNL Funzioni Locali 2022-2024.
L’ARAN, in apertura dell’incontro, ha affermato che, viste le novità del DL PA, che prevede una possibilità di integrazione del fondo del salario accessorio, si potessero superare le posizioni espresse sulla carenza delle risorse per il contratto nazionale.
Abbiamo illustrato le criticità applicative e la disomogeneità dell’impatto della norma sugli Enti, che esclude
— non prevedendoli — Camere di Commercio, Enti Regionali, Unioni dei Comuni, Consorzi e ASP, e non è applicabile agli Enti “non virtuosi”.
Se fosse vero che ci sono importanti risorse per il rinnovo del contratto, come dichiarato dal Ministro Zangrillo al question time alla Camera dei Deputati, allora andrebbero destinate a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori tramite il tabellare.
Un approccio corretto al tema della perequazione tra i diversi comparti delle PA, e all’interno dello stesso comparto, deve prevedere che vengano destinate direttamente risorse agli Enti, per evitare gli effetti sperequativi che la sola possibilità d’integrazione del fondo del salario accessorio rischia di generare.
Il DL PA non risponde all’esigenza di aumentare le risorse destinate al trattamento fisso e ricorrente.
Finché il Governo non destinerà risorse direttamente al rinnovo contrattuale, come abbiamo richiesto in più occasioni, non si potrà realmente ridurre il gap che sussiste tra il comparto FFLL e gli altri comparti del pubblico impiego.
Ad oggi, inoltre, restano inevase molte proposte fatte da noi in merito a: inquadramento di tutte le Educatrici e delle Insegnanti nell’Area dei Funzionari; superamento dell’Area degli Operatori; inserimento di un’Area delle Elevate Professionalità; superamento delle problematiche connesse al festivo infrasettimanale; pagamento delle indennità durante le giornate di ferie; e altre questioni ancora.
Il tavolo è stato aggiornato al 10 giugno alle ore 11:00.
Segretaria Nazionale FF.LL. FP CGIL Responsabile dipartimento funzioni locali UIL FPL
Tatiana Cazzaniga Lorenzo Raia
Intendiamo prendere posizione comune sul DM “Efficientamento” n. 50/2025 e, in particolare, sull’attuazione dello stesso in parecchi territori.
Anzitutto una questione di metodo: durante la riunione di fine gennaio, l’ultima che ci ha visto convocati, si era detto che per il 2025 i progetti erano in fase di elaborazione e sarebbe stata data informativa alle OO.SS. prima dell’invio al Ministero del Lavoro. Questo passaggio non è avvenuto, nonostante le norme del DM abbiano ricadute dirette sull’aspetto economico, sugli obiettivi e sui carichi di lavoro dei dipendenti dell’INL.
Se questo è il modo di procedere, lo riteniamo gravissimo, considerato che in materia di prestazioni dei lavoratori “da efficientare” un passaggio con le OO.SS. è per noi dovuto, da parte dell’Amministrazione.
Nel merito, non comprendiamo affatto il perché di alcune storture e chiediamo si ponga rimedio.
In molti uffici territoriali, i dirigenti stanno provvedendo ad elaborare progetti di efficientamento relativi alla sussidiarietà o collaborazione tra uffici, senza alcun coinvolgimento della RSU di sede.
Purtroppo, l’aver previsto che solo una parte di personale potrà ottenere l’incentivo sta scatenando conflitti e tensioni tra lavoratori. Se, grazie all’impegno di alcuni, tutto l’ufficio raggiunge un obiettivo, è tutto il personale dell’ufficio a dover ricevere le relative somme e non solo alcuni. Sia chiaro che siamo pronti alla mobilitazione su ciascun territorio qualora i dirigenti procedano ad accordi di collaborazione “sotto banco” e senza il coinvolgimento della RSU, i primi rappresentanti dei lavoratori sui luoghi di lavoro.
Riteniamo che la “sussidiarietà”, peraltro da noi sempre auspicata, se da un lato rappresenti sicuramente un mezzo per equilibrare i carichi di lavoro e sopperire alla cronica carenza di personale in alcune sedi, non debba tuttavia rappresentare uno strumento che possa creare conflitto tra i lavoratori.
In altri termini, ci domandiamo il motivo per il quale se si raggiunge il 5% di ispezioni in più o se si aumenta il tasso di irregolarità per la vigilanza tecnica
saranno tutti i dipendenti a beneficiarne, mentre se i colleghi di un ufficio supportano il carico di lavoro di un altro ufficio, il premio verrà distribuito solo a pochi soggetti coinvolti???
Così facendo non si favorisce l’efficienza dei servizi, ma si alimentano solo divisioni tra lavoratori.
Non viene infatti migliorata la qualità del lavoro, ma si accentuano le diseguaglianze.
Così come sembra francamente assurdo e contrario ad ogni regola che, nei diversi progetti previsti dal DM n. 25/2025, per i dipendenti vengano trattenute le somme per le assenze equiparate alle presenze.
Ancora, non è assolutamente detto che per efficientare l’attività di vigilanza si
debba necessariamente incrementare il numero delle ispezioni.
Si continua ad inseguire la logica del numero di accessi avviati, mentre si potrebbe dare maggior risalto al numero di lavoratori tutelati.
Si potrebbero predisporre progetti che evidenzino il contrasto ai più scellerati fenomeni di irregolarità (caporalato, appalti illeciti/somministrazioni, evasioni e recuperi contributivi, violazioni della normativa in tema di orario di lavoro, corretta applicazione dei contratti collettivi, etc.) o redigere progetti sui risultati dell’attività ispettiva nei settori con maggiori criticità come in agricoltura, logistica, edilizia etc.
Insomma, dovremmo smetterla di prediligere la quantità e orientare ogni sforzo verso un’attività ispettiva più profonda, mettendo al centro di ogni ragionamento la qualità del lavoro ispettivo, intesa come capacità effettiva di garantire tutela e protezione alla parte più debole del rapporto di lavoro, ossia offrire tutela ai lavoratori cosi come impone la mission istituzionale dell’INL.
E allora, come organizzazioni sindacali, chiediamo una riflessione profonda sul modello di lavoro e di efficientamento che vogliamo costruire all’interno dell’INL.
Il miglioramento della funzionalità nei nostri uffici può realizzarsi anche al di fuori di certe logiche divisive per il personale!
Per questi motivi chiediamo che il DM n. 25/2025 venga modificato.
FP CGIL |
UIL PA |
USB PI |
Matteo ARIANO |
Ilaria CASALI |
Giorgio DELL’ERBA |
In riferimento al bando relativo al concorso pubblico per il reclutamento di 105 Elevate Professionalità, pubblicato l’8 maggio scorso, come Fp Cgil rileviamo anzitutto la mancata informativa relativa al bando stesso, così come prevista dall’art 6 del D.Lvo 165/2001 s.m.i.
Inoltre, in tutte le riunioni sindacali in cui è stato affrontato l’argomento relativo alla famiglia delle elevate professionalità, la FP CGIL ha sempre chiesto di destinare al personale interno il numero massimo previsto dalla norma ( 50%). La percentuale di posti riservata agli interni, che si desume dal bando, appare lontana da quella previsione e soprattutto, per quanto ci riguarda, non è in linea con quanto svolto, in termini di procedure di progressioni verticali, a favore delle altre aree.
Per quanto ci riguarda l’esperienza e la professionalità acquisite all’interno del MIT devono essere riconosciute e valorizzate. La peculiarità dei nostri uffici, siano provveditorati, motorizzazioni o capitanerie, reclama una formazione acquisita sul campo, indispensabile per svolgere le attività istituzionali proprie del Ministero.
Ancora, per quanto attiene i contenuti specifici del bando si rileva che il verbale di intesa, sottoscritto dalle organizzazioni e dall’amministrazione il 26/9/2023 (che per pronta consultazione si allega), stabiliva due distinti percorsi per l’accesso alle elevate qualificazioni. Il percorso dall’esterno che prevedeva, cinque anni di esperienza lavorativa in funzioni specialistiche e/o di responsabilità (poi ridotti a tre dall’amministrazione) e altri titoli quali master, dottorato ecc. e quello dall’interno che, proprio per valorizzare l’esperienza acquisita nel MIT, prevedeva, oltre alla laurea magistrale, solo un’esperienza quinquennale in incarichi di coordinamento, ricerca, vigilanza, controllo sulla base di incarichi conferiti nel MIT.
Ancora, per quanto riguarda la conoscenza della lingua si segnala che nell’accordo integrativo sulle famiglie professionali del 9 maggio 2022 era stata prevista la conoscenza del livello B2 di una lingua comunitaria (non solo dell’inglese), requisito non presente per l’accesso alla posizione dall’interno.
Non risultano, infine, nel bando indicazioni circa le sedi a cui saranno assegnate le EP, dato importante per capire come l’amministrazione intende utilizzare le stesse.
FP CGIL MIT
Gianfreda Sabbatella
Sembrerebbe che in molti uffici territoriali i dirigenti stiano provvedendo a elaborare progetti di efficientamento relativi alla sussidiarietà o collaborazione tra uffici, senza alcun coinvolgimento della RSU di sede.
Considerando che questi accordi di collaborazione avranno ricadute sui lavoratori, sia per quanto riguarda l’aspetto economico che per i carichi di lavoro, noi riteniamo essenziale un passaggio preventivo con la RSU che, rappresentando lavoratrici e lavoratori dell’ufficio, potrà dare suggerimenti e consigli, evidenziare difficoltà e problematiche.
Per questo, chiediamo all’Amministrazione di dare indicazioni agli uffici affinché la RSU del singolo ufficio sia adeguatamente coinvolta.
Coordinatore nazionale FP CGIL – INL
Matteo Ariano
Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità
Al Direttore Generale del Personale e delle Risorse
Dott.ssa Silvia Mei
Le scriventi OO.SS FPCGIL, UIL PA, USB DGMC hanno appreso della convocazione da parte di codesta Direzione generale prevista per il 21.05 p.v.
In considerazione delle serie problematiche che attraversano l’amministrazione e che sono state oggetto di numerose segnalazioni da parte di queste OO SS, rimaste senza risposta, spiace costatare che siano state completamente escluse dal primo incontro di conoscenza istituzionale con la nuova Dirigenza proprio le sigle sindacali che insieme rappresentano la maggioranza dei lavoratori del Dipartimento della Giustizia e di Comunità. Si rappresenta, infatti, che le scriventi hanno ottenuto alle ultime elezioni per il rinnovo della RSU più del 50% dei consensi.
A tale proposito, si richiama quanto già rappresentato nella nota del febbraio u.s. con la quale si diffidava il Dipartimento in conformità alle vigenti previsioni di legge (artt. 5, 2° co. e 9 D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165) a procedere senza indugio all’applicazione delle prerogative sindacali relative all’informazione e confronto con i soggetti sindacali.
Per l’effetto e come recentemente riconosciuto anche dal Tribunale di Roma, nella sentenza n. 774/2025 del 22 gennaio u.s., rel. Dott.ssa Lionetti, le cui conclusioni sono state sostanzialmente condivise dall’ARAN con lettera di risposta a UIL scuola Rua, la medesima Amministrazione sarà tenuta a procedere all’avvio delle procedure di informazione e confronto nonché di riunione degli organismi paritetici per l’innovazione con inclusione delle scriventi organizzazioni nel novero dei soggetti sindacali rientranti entro l’ambito di efficacia di tali disposizioni e clausole contrattuali.
Si resta pertanto in attesa di urgente riscontro da parte di codesta Direzione generale.
Con l’occasione si porgono distinti saluti.
Per FP CGIL Per la UIL PA Per la USB DGMC
La Coordinatrice Il Coordinatore La Coordinatrice
Paola Fuselli Domenico Amoroso Ines Bernacchia
Nel lontano 2019 l’INPS riuscì a reclutare circa 3.500 risorse tramite procedura concorsuale: erano i primi “consulenti di protezione sociale”, chiamati a prendere servizio da luglio nelle sedi territoriali di assegnazione.
Il concorso destinato all’assunzione di 967 unità dispiegava così i suoi effetti ben oltre i posti messi a bando, con uno scorrimento integrale della graduatoria.
Tuttavia, in relazione alle autorizzazioni pervenute, una parte degli idonei – pur prendendo servizio da subito – fu inquadrata in organico con un contratto a tempo determinato, con la promessa che non appena si fosse dipanata la “matassa” autorizzatoria, il quadro si sarebbe definito in maniera uniforme per tutti.
Ebbene: sono trascorsi sei anni da allora, c’è stata una pandemia in mezzo, numerosi colleghe e colleghi hanno assunto posizioni organizzative ma l’Amministrazione si è sempre ben guardata dal correggere la distorsione originaria.
La stabilizzazione, avvenuta tra il 15 ottobre e il 15 novembre dello stesso anno, è stata suggellata da una seconda matricola: si è configurata, pertanto, una “nuova” prestazione lavorativa, a dispetto della continuità di servizio offerta dalle funzionarie e dai funzionari e con tutto ciò che ne consegue in termini di calcolo dell’anzianità complessiva.
La prima avvisaglia di pericolo, in tal senso, la denunciammo nel 2022, quando – soli al tavolo – con le ultime progressioni orizzontali del vecchio ordinamento ammonimmo l’Amministrazione circa il rischio di arrecare un pregiudizio a una parte dei consulenti assunti in quella stagione.
L’argomento lo rimettiamo all’ordine del giorno oggi, poiché c’è un segmento della comunità INPS che ancora attende il riconoscimento dei differenziali stipendiali e sarebbe utile sanare, in prospettiva, ogni vulnus.
La situazione non può essere elusa: va affrontata una volta e per tutte.
La decorrenza del contratto non può essere a singhiozzo, tanto più che il datore di lavoro stesso ha certificato la trasformazione dell’impiego a tempo indeterminato nelle comunicazioni trasmesse al Ministero del Lavoro (UNILAV). Si abbia, a questo punto, il coraggio di essere coerenti.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Nei giorni scorsi, presso alcune sedi territoriali dell’INL sono state recapitate delle buste, contenenti una polvere non meglio definita e una lettera contenente minacce. Sarà certamente l’autorità giudiziaria ad effettuare gli accertamenti del caso, per definire se la polvere sia o no pericolosa, oltreché per capire se gli episodi siano collegati tra loro.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori degli uffici interessati, in particolare a coloro che si sono trovati ad aprire le buste. Apprezziamo che nell’immediatezza dei fatti la Segreteria della Direzione Generale dell’INL abbia inviato una nota volta a sensibilizzare i Direttori territoriali, circa l’adozione di “ogni necessaria accortezza” nella gestione della corrispondenza cartacea in arrivo. Riteniamo però che una mera raccomandazione, priva di indicazioni operative puntuali, non sia sufficiente a garantire la necessaria tutela dell’incolumità del personale.
In situazioni potenzialmente a rischio biologico o chimico, un’organizzazione del lavoro moderna e funzionale non può prescindere da un metodo di intervento strutturato, supportato da linee guida ufficiali, da adottarsi con valenza nazionale.
È pertanto, per noi, indispensabile che la Direzione Generale:
fornisca tempestivamente istruzioni dettagliate, standardizzate e validate, in merito alle misure preventive e reattive da adottare in caso di sospetto contenuto pericoloso nella corrispondenza;
predisponga un piano formativo specifico, rivolto al personale.
Riteniamo inoltre necessario procedere all’aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) di ciascuna sede, anche con inserimento puntuale dei rischi connessi alla gestione di corrispondenza potenzialmente pericolosa e delle relative misure di prevenzione e protezione. Anche su questo punto, non condividiamo la scelta di demandare ai singoli dirigenti territoriali scelte operative basate su iniziative individuali, ritenendo più efficace una scelta di sistema.
In questo contesto, sottolineiamo come gli ispettori tecnici dell’I.N.L. alla luce delle attribuzioni rafforzate dal D.L. 146/2021, svolgano oggi attività con profili di rischio equiparabili a quelli degli operatori delle Aziende Sanitarie. Per questo, riteniamo essenziale attivare, per questo personale, percorsi di formazione e informazione sui rischi specifici derivanti da esposizione ad agenti pericolosi.
Coordinatore nazionale FP CGIL – INL |
Matteo Ariano |