Il 5 giugno l’Amministrazione ha presentato alle OO.SS. l’ipotesi di Accordo integrativo del personale
dirigente di seconda fascia per l’anno 2024.
Rispetto all’anno precedente, non si segnalano rilevanti variazioni, salvo l’aumento al 60% della quota individuale percentuale ai fini del trattamento accessorio che, in ragione dell’impegno richiesto e delle connesse responsabilità, remunera le attività dei dirigenti che svolgono incarichi aggiuntivi, ai sensi dell’art. 60, comma 2, del CCNL 21 aprile 2006.
Ricordiamo che i versamenti effettuati all’Amministrazione per compensi dovuti da terzi per incarichi aggiuntivi svolti dai propri dirigenti, in base al principio della “omnicomprensività” della retribuzione del dirigente, confluiscono nel Fondo per la retribuzione accessoria e di risultato. Tali compensi, una volta nel Fondo, sono corrisposti dall’Amministrazione, ad integrazione della retribuzione di risultato, direttamente al dirigente che ha svolto il relativo incarico, per il 60%, mentre la restante parte viene distribuita a tutti i dirigenti, ad integrazione della retribuzione di risultato.
La proposta in questione è stata accolta dalla delegazione trattante FP CGIL nella prospettiva della valorizzazione dell’impegno e delle responsabilità del singolo dirigente, che con la sua attività contribuisce di fatto ad alimentare il Fondo anche per gli altri colleghi.
Sul punto, abbiamo sottolineato con fermezza che la tendenza ad affidare tali incarichi – oramai in corso da alcuni anni da parte dei Ministri – a professionisti esterni o comunque persone estranee all’Amministrazione, ha impoverito in modo considerevole l’ammontare del fondo stesso, cagionando un danno economico rilevante a tutti i dirigenti del Ministero; tanto più che lo stesso fenomeno di “esternalizzazione” non si registra in altre Amministrazioni, come è stato sottolineato al tavolo da un’altra O.S.
Si tratta di una scelta dell’Amministrazione che non valorizza adeguatamente la professionalità, l’impegno ma anche l’affidabilità dei suoi dirigenti, rispetto a chi agisce per il Ministero senza però farne parte.
Ad oggi, la voce dell’apporto al fondo di questi incarichi risulta appena di 73.746 euro. Per questo motivo, pur sottoscrivendo l’accordo, per evitare ritardi nella liquidazione delle retribuzioni di colleghe e colleghi, nella nota a verbale proposta dalla CGIL e accolta e sostenuta da tutte le altre
sigle presenti, abbiamo chiesto già per questo scorcio di anno di invertire tale orientamento, per valorizzare la professionalità dei dirigenti del Ministero.
Abbiamo anche chiesto di acquisire gli atti di costituzione del fondo relativi agli anni precedenti, in modo di capire meglio il fenomeno, su cui vigileremo attentamente.
Mentre le risorse per i dirigenti del Ministero del Lavoro continuano a stazionare al livello più basso tra le amministrazioni centrali, gli stessi “beneficiano” di una riorganizzazione, in atto, sulla cui gestione evitiamo di ripetere quanto abbiamo già evidenziato, da ultimo anche nella nota indirizzata a Ministro con altre sigle, a cui ad oggi non è seguita alcuna convocazione, nè altro riscontro.
Registriamo che le operazioni di assegnazione degli incarichi non sono ancora concluse, e, ciò nonostante, la fretta dell’Amministrazione, resa evidente dal brevissimo termine tra la pubblicazione degli interpelli e la sottoscrizione del contratto: mancano all’appello alcuni incarichi per i dirigenti di ruolo, l’individuazione dei 19 comma 6, gli eventuali 5 bis. Vigileremo sulla conclusione dell’iter, a tutela di colleghe e colleghi che, ricordiamo, per legge e per contratto hanno diritto all’incarico.
Ciò che invece procede spedito è il lavoro dei dirigenti e del personale, che deve necessariamente andare avanti nonostante l’indeterminatezza e i rallentamenti di carattere organizzativo.
Nel frattempo, non si affrontano problematiche rilevanti, una su tutte quella della Formazione dei dirigenti e del personale.
Oggi la formazione è – se possibile – ancora più strategica, e non solo perché lo dice il Ministro Zangrillo, che oltre a predicarne l’importanza, dovrebbe anche mettere a disposizione strumenti funzionanti. Si parla tanto di trasformazione digitale del Paese, di intelligenza artificiale che giocoforza sta modificando non solo i servizi ai cittadini, ma anche – e in maniera dirompente – l’efficienza dei processi interni delle organizzazioni, e del change management che la deve accompagnare, e noi continuiamo a fare i conti con un sistema burocratico ed ingessato.
Raccogliendo le segnalazioni che ci arrivano da colleghe e colleghi, oggi la formazione al Ministero del Lavoro rischia di passare dall’angoscia per cercar di capire come raggiungere le 40 ore obbligatorie, alla perdita di tempo nella scelta di corsi non funzionali alla propria preparazione o arricchimento professionale, ma solo scelti per raggiungere l’agognato traguardo delle ore fruite. Per non parlare del mancato riconoscimento della formazione organizzata dal Dipartimento Lavoro e ad oggi non riconosciuta ai fini del monte ore!
Ci chiediamo: che senso ha tutto questo in una efficiente organizzazione del lavoro?
Considerato che la formazione è obiettivo di tutto il personale, indistintamente, è forte il rischio, senza una rivisitazione ragionata e condivisa di tutta la materia, che il secondo semestre dell’anno sia segnato da questa vicenda paradossale, che ancora una volta porterà a peggiorare i carichi di lavoro degli uffici.
Non è quello che ci aspetteremmo, in un Ministero afflitto da una riconosciuta grave carenza di personale.
Ed infine, parliamo dei buoni pasto per i dirigenti in smart working, cancellati dall’oggi al domani, proprio mentre all’Aran sono aperti i tavoli per la predisposizione del nuovo CCNL, nel quale si punta a sistematizzare l’intera materia. Ad oggi, non registriamo nessun riscontro alla nota inviata dai colleghi.
A proposito del nuovo CCNL, come avete visto dai precedenti comunicati, l’impegno della FP CGIL è quello di informare tempestivamente tutti i dirigenti sull’andamento delle trattative, che vedono però un contratto inchiodato ad aumenti ancora più bassi rispetto a quelli, pur miseri, riconosciuti nel CCNL del comparto.
Considerando che l’inflazione complessiva tra il 2022 e il 2024 ha raggiunto il 16,5 per cento, l’aumento previsto con il rinnovo contrattuale, limitato a sei punti percentuali, sembra destinato a determinare una perdita netta del potere d’acquisto superiore al 10 per cento. In assenza di arretrati per il 2022 e per il 2023, siamo – con ogni evidenza, è utile ricordarlo – in una fase estremamente delicata.
Per questo, l’impegno della FP CGIL è chiaro: presidiare tutti i tavoli a difesa della professionalità dei dirigenti, primo motore della trasformazione di una PA che vuole diventare hub del cambiamento. A partire dai dirigenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, investiti della realizzazione concreta di politiche vitali per il futuro economico e sociale del Paese, e nonostante le difficoltà continuano a garantire il loro impegno e la loro professionalità
Elena Rendina Alessandro Casile
Delegazione trattante Ministero Lavoro Coordinatore dirigenza Funzioni Centrali
Nella mattinata del 2 luglio si è tenuto l’incontro per la sottoscrizione dell’Ipotesi di accordo finalizzato al rinnovo del CCNL 2022/2024 dopo che nel pomeriggio del 18 giugno l’Agenzia ha dichiarato conclusa la fase negoziale.
La FP CGIL, prendendo atto della conclusione della trattativa, ha ritenuto di non procedere alla sottoscrizione del testo in quanto –nonostante le molteplici proposte di mediazione di questa Organizzazione– non vengono offerte risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori dell’Agenzia. La Parte datoriale, pur nelle condizioni di scegliere, ha ritenuto conveniente ispirarsi agli esiti negoziali dei CCNL dei Comparti pubblici dove si prevedono incrementi dei tabellari nella misura analoga a quanto offerto in questa trattativa con buona pace dell’Autonomia che viene riconosciuta agli Enti Pubblici Economici.
Sul piano economico, il recupero dell’inflazione si ferma infatti a meno della metà dell’indice registrato dall’Istat per il triennio di riferimento: a fronte di un tasso inflazione del 16%, il Contratto prevede incrementi che raggiungono il loro massimo sviluppo a valere dal gennaio 2024 con l’incremento di un 7% (109 euro/mese per un primo livello fino a 189 euro/mese per un Quadro Super). Come già specificato, nel corso della trattativa e al solo fine di mediare le posizioni espresse, come FP CGIL abbiamo presentato diverse proposte -tutte rigettate dal Tavolo sindacale- finalizzate ad incrementare, almeno di qualche altro punto percentuale, gli effetti economici del contratto, compreso il conglobamento della indennità di vacanza contrattuale già corrisposta in attesa della sottoscrizione del CCNL 2022/2024 e la previsione di destinazione –già in sede di rinnovo– delle maggiori risorse rinvenienti dalla Convenzione di Servizi 2025/2027 nella loro natura variabile e/o strutturale.
Sul piano normativo, al netto di alcune modifiche a generico e limitato impatto o di non immediata esigibilità, dobbiamo registrare il frequente ricorso a formule di rinvio della trattazione “ad altra sede o ad altro momento” senza l’individuazione di risorse economiche specifiche/aggiuntive e senza definire i contorni generali nell’impegno alla trattazione dell’argomento.
In sintesi, questo rinnovo: consente all’Agenzia di operare una riduzione strutturale degli stipendi del 10%, non offre al Personale diritti prontamente esigibili e rinvia –ancora una volta– ad un secondo momento la trattazione delle questioni rappresentate al Tavolo negoziale da parte di chi rappresenta le Lavoratrici e i Lavoratori.
La questione di fondo, che deve necessariamente essere attenzionata, non è solo la precisa sottovalutazione della “questione salariale” esistente in Agenzia (alla quale si sommano problemi sui percorsi di crescita, sul riconoscimento della responsabilità, di un sistema indennitario assente) ma è il congelamento -se non l’arretramento- attraverso questo rinnovo del percorso sindacalmente positivo avviato con il rinnovo del CCNL 2016/18 e proseguito poi con il rinnovo 2019/21.
Non è possibile, per la FP CGIL, sostenere un modello contrattuale che restituisce alla Controparte ulteriori margini di discrezionalità e diminuisce gli stipendi mentre aumenta il carico di lavoro senza, peraltro, avere attenzione alle condizioni di lavoro delle Lavoratrici e dei Lavoratori.
Come FP CGIL proseguiremo nella rivendicazione nei confronti dell’Agenzia di tutti gli interventi finalizzati al riconoscimento del lavoro –e del suo Valore sociale– svolto dalle lavoratrici e lavoratori dell’Agenzia, riconoscendo loro il giusto compenso per i risultati raggiunti e per gli impegni futuri.
FP CGIL Nazionale
Daniele Gamberini
Chi, all’interno dell’INPS, utilizza per esigenze lavorative la piattaforma Punto Fisco, sa perfettamente che ci sono due o tre regole d’ingaggio.
il servizio è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 20;
il sabato si restringe la fascia, dalle 7 alle 14;
la domenica e nei giorni festivi il servizio non è disponibile.
La codificazione di queste regole campeggia in homepage, quasi fosse un’esortazione ai fruitori: patti chiari…
In INPS c’è un codice diverso. La nostra intranet è accessibile 24 ore su 24, sabati e domeniche incluse, e talvolta gli Hermes arrivano ben oltre il gong settimanale.
L’Amministrazione, che ha fatto del ricorso allo smart working un giusto fiore all’occhiello (e anche nei momenti di frizione gliene abbiamo dato atto), adotta una curiosa interpretazione in tal senso: è vero che il contratto AULA prevede delle precise fasce di contattabilità, ma se il singolo operatore vuole connettersi e lavorare al di fuori di esse, ciò non può essere precluso. È, anzi, insito in quel processo di remotizzazione dell’attività lavorativa che rappresenta un valore aggiunto.
Così una volta arriva la telefonata alle 18; un’altra si chiede di risolvere un problema nel week-end; un’altra ancora si chiede di verificare all’orario di cena se il consulente tal dei tali ha risposto sul Portale di comunicazione.
Va qui precisato che AULA stessa individua le cosiddette fasce di inoperabilità, “dalle ore
19.12 alle ore 08.00 del giorno successivo“.
Sotto la scure dell’eccezionalità, il diritto alla disconnessione si erode lentamente, ragion per cui avevamo già chiesto, il 21 ottobre scorso, di adottare un regolamento che disciplinasse meglio la materia. Per mettere paletti, punti fermi, per normare un fenomeno che deve portare a un maggior equilibrio vita/lavoro.
Col passare dei mesi, riteniamo che lo stress da lavoro-correlato non sia sufficientemente monitorato in Istituto, e pensiamo che la battaglia per un regolamento sia ancor più necessaria. Non capiamo, francamente, la noncuranza di altre organizzazioni rispetto a una tematica così sentita, che ha un impatto sulla salute collettiva dei dipendenti. La straordinaria volontà di mettere un cappello sulle RLS ha senso se poi si è divisi sulle regole di base?
Ritorniamo, allora, all’esempio iniziale.
Perché bisogna vincolare la lavoratrice o il lavoratore a rispondere nelle ore diurne e nel primo pomeriggio, salvo riconoscere – quanta bontà d’animo – la possibilità di liquidare le pratiche anche in serale e in notturna?
Perché il sistema non può andare offline nei festivi, alla stregua di una sede chiusa? Detta banalmente: quanto si ha a cuore la salute dei dipendenti?
Giuseppe Lombardo
Al Direttore del Personale
dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
dott. S. D’Ecclesiis
e p.c.
All’Ufficio Relazioni Sindacali
ADM
OGGETTO: Sollecito per Accordo Budget di sede anno 2023.
La scrivente O.S. con la presente chiede di procedere quanto prima alla convocazione per definire l’Accordo sul Budget di Sede anno 2023.
Questo permetterebbe di conseguenza l’attivazione dei tavoli contrattuali locali per la distribuzione del salario accessorio spettante alle colleghe e ai colleghi.
Con l’occasione si segnala che la clausola di limitazione della percentuale da assegnare alle attività cosiddette gravose dei singoli Uffici, prevista nell’ultimo Accordo con una maggiorazione del coefficiente fino al 20%, ha avuto un effetto negativo sulle contrattazioni locali in quanto molte attività che prevedono una assunzione di responsabilità (vedi Capi Reparto di grandi Uffici operativi) o attività particolarmente gravose di alcune specificità territoriali non hanno avuto un adeguato riconoscimento creando un appiattimento, in alcuni casi, non rispecchiante delle realtà operative.
Inoltre una limitazione imposta nell’Accordo nazionale farebbe venire meno la libertà di contrattazione locale che sta in capo alle sedi periferiche e alle RSU in controtendenza con quanto previsto dal CCNL.
In attesa di un cortese e urgente riscontro, si porgono cordiali saluti.
Il Coordinatore Naz.le FP CGIL
Agenzia Dogane e Monopoli
Iervolino Florindo
Care colleghe, cari colleghi,
forti del nostro risultato elettorale, possiamo affermare con certezza che fin da subito ci siamo impegnati nella risoluzione delle molte problematiche in agenda, spesso urgenti e in attesa di risposte da tempo; abbiamo lavorato per far sentire all’amministrazione la nostra – la vostra – voce, che è stata udita chiaramente durante le operazioni di scrutinio delle ultime RSU.
Insieme CGIL e UIL, rappresentano oltre il 45% degli elettori su base nazionale e sono maggioranza nella sede centrale così come in molti ispettorati, vantando inoltre presenza consolidata e significativa di iscritti, che conferma la nostra rappresentatività sostanziale.
Risulta pertanto fondamentalmente antidemocratico non ascoltare le istanze che vengono dalla nostra funzione di rappresentanza dei dipendenti che ci hanno scelto.
Abbiamo sollecitato l’amministrazione su vari fronti, a partire dal pagamento delle posizioni organizzative, ancora in sospeso, e dalla necessità di risposte concrete su questioni rimaste inevase. Tra queste ricordiamo il Regolamento sul nuovo orario di lavoro, l’iter relativo alle previste PEO, per le quali ci aspettiamo una procedura di partecipazione e selezione massimamente trasparente e che punti a valorizzare il personale con criteri di merito.
Le nostre ripetute insistenze di chiarimenti ufficiali sul fronte dei buoni pasto in smart working, che dopo gli annunci trionfalistici sulla intranet erano spariti, hanno avuto il risultato sperato esclusivamente dal mese di Giugno; infatti, l’amministrazione ha formalizzato l’iter per i pagamenti che si concretizzeranno in questo mese, ad eccezioni dagli arretrati che dovranno attendere una nuova gara senza tempistiche chiare.
Resta per noi una priorità la riforma del regolamento sulla mobilità.
Abbiamo presentato proposte concrete, con l’obiettivo comune di garantire a colleghe e colleghi la possibilità di essere ascoltati e di ricevere risposte, superando logiche divisive che finora hanno penalizzato molti.
Ricordiamo bene che la questione della mobilità è strettamente correlata ad un recupero di attrattività del nostro ministero, che non riesce ad essere competitivo rispetto ad altre amministrazioni o peggio, non riesce a trattenere il personale al suo interno, neo assunto o meno, rendendo, di fatto, impossibile un recupero di efficienza; troppi a tal proposito gli uffici sottodimensionati rispetto alle correlate attività, troppi gli uffici divenuti dei veri e propri ambienti tossici ove è impossibile valorizzare al meglio le competenze di ognuno.
La drammatica carenza di organico, in molte direzioni generali e nei territori, è tema che dovrebbe essere posto al centro delle attenzioni del Ministero.
Alcune graduatorie concorsuali restano inspiegabilmente bloccate, gestite da terzi che, invece di facilitare le procedure, le stanno rallentando ulteriormente, creando uno stallo inaccettabile.
I prossimi pensionamenti creeranno sicuramente grossi problemi di attività ordinaria e senza dubbi sui territori.
Il numero ormai esiguo di colleghi in servizio presso alcune divisioni e ispettorati rende infatti insostenibile la gestione del carico di lavoro individuale, che non accettiamo debba essere risolto con continui ricorsi ad esternalizzazioni ma con una campagna seria di assunzioni mirata anche a livello regionale.
Alla luce delle condizioni di caldo estremo, dei disagi nei trasporti dovuti a cantieri e al sovraffollamento per il Giubileo, torniamo a chiedere con forza di valorizzare e ampliare le postazioni di lavoro decentrate, avvicinando il luogo di lavoro alle esigenze di chi ogni giorno affronta lunghi spostamenti nel caos urbano.
Al contempo, ribadiamo che lo smart working non può più essere considerato una concessione discrezionale del dirigente, ma un diritto regolamentato, sancito sia dal CCNL sia dai regolamenti interni. Serve uscire definitivamente da una logica arbitraria per affermare trasparenza, equità e rispetto delle norme.
Lo smart working sarà inoltre una misura indispensabile in vista dei futuri – e inevitabili – lavori di ristrutturazione e adeguamento che interesseranno le sedi centrali romane, con prevedibili ripercussioni su spazi, logistica e operatività quotidiana.
Accogliamo con favore l’appello del CUG a procedere con un’indagine sul benessere organizzativo e relazionale, richiesta già presentata da noi, oltre che dagli RLS, più di un anno fa, e da sempre sollecitata dalle scriventi OO.SS. e dagli stessi RLS.
Una riflessione amara, ma doverosa.
Non possiamo non commentare – con una punta di ironia – la recente “grande” inaugurazione del bar interno, celebrata come fosse una conquista straordinaria. In una città come Roma, con i costi che
tutti conosciamo e con stipendi sempre più inadeguati, troviamo fuorviante spacciare un servizio ordinario come se fosse un privilegio.
A tal proposito, ci auguriamo che l’apertura della nuova sede dell’EUR, ove è previsto un servizio di ristorazione, aperto anche agli esterni, permetta di godere di prezzi comunque calmierati rispetto a quelli di mercato al di fuori degli spazi ministeriali.
Lo stesso vale per la tanto pubblicizzata apertura della terrazza, descritta come ambiente per “meravigliose pause pranzo”. Nutriamo dubbi sul fatto che quella terrazza venga realmente destinata alla fruizione del personale.
Qualora queste problematiche, per le quali da troppo tempo rivendichiamo una risoluzione, non vengano prese in considerazione, ci riserviamo di mettere in atto tutte le iniziative di protesta a nostra disposizione.
Un caro saluto!
FP CGIL MIMIT UIL PA MIMIT
Il sequestro del TFS/TFR deve finire. Torniamo sulla relazione programmatica 2026-2028 prodotta dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, che ha richiamato espressamente il dettato della sentenza n. 130/2023 della Corte Costituzionale, chiedendo all’Istituto di fare la sua parte: sia in termini di assetto organizzativo, sia per ciò che concerne la dotazione organica degli uffici preposti alla liquidazione del trattamento di fine rapporto.
Serve infatti, a nostro avviso, uno sforzo straordinario per superare un’iniquità che colpisce proprio chi opera al servizio dello Stato. Questo Ente, che già in passato ha mostrato di sapere riorientare la produzione adeguando il proprio modello alle esigenze dei cittadini, non può restare spettatore in una partita complessa e vitale per una platea così consistente.
Chiaro è che il problema sta a monte, in un impianto normativo penalizzante che richiede urgenti correttivi da parte del Legislatore, ma anche il nostro Istituto può fare la propria parte reindirizzando i propri sforzi.
Incide, sulla nostra capacità di risposta, la forte carenza d’organico che non consente di limitare i danni. Una carenza che non ruota più solamente sugli squilibri territoriali tra Nord e Sud, ma si ricalibra lungo l’asse centro/periferia.
Se la situazione di realtà come Bergamo, Rimini o Vicenza è tristemente nota, e richiede interventi netti, è evidente come squilibri si riscontrino in scala anche all’interno delle stesse regioni meridionali (basti pensare alle criticità avvertite da Enna rispetto a Palermo).
Qui rilanciamo la nostra iniziativa: la convocazione di un tavolo che definisca, con tutte le organizzazioni sindacali, la policy dell’Istituto sulle assunzioni future. Un’esigenza non rinviabile, su cui sollecitiamo l’Amministrazione.
Quanto all’azione della nostra organizzazione fuori dall’INPS, continuiamo a chiedere l’equiparazione del trattamento di fine rapporto tra pubblico e privato, pronti a difendere i diritti delle colleghe e dei colleghi anche per via legale.
Giuseppe Lombardo
Anziché concentrarsi sui differenziali stipendiali, cioè sui soldi che seimila lavoratrici e lavoratori attendono, il tavolo del CCNI sta sollecitando l’adozione della “settimana corta”. Giova un ripasso per gli smemorati. Nel mondo occidentale questa espressione evoca una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario: ciò per garantire un maggiore benessere a chi lavora e quindi, in maniera indotta, una migliore produzione alla parte datoriale.
Nelle Funzioni Centrali, invece, si è declinato il principio “all’italiana”: con la ratifica del CCNL 2022-2024 si è sancito che la settimana corta comporta lo stesso identico orario lavorativo, ma spalmato su quattro giorni e per giunta con una riduzione simmetrica delle ferie e la perdita dei relativi buoni pasto. Praticamente un affare.
Ebbene, com’è noto l’applicazione di questa sperimentazione è rimessa alla discrezionalità delle Amministrazioni. E qui casca l’asino: perché in INPS la controparte non ha la convinzione che ciò possa portare a un maggior benessere.
Il perché è presto detto: che succede se il dirigente territoriale si muove con pressioni indebite per favorire la sperimentazione? L’opportunità di fare economia sui buoni pasto, e magari risparmiare anche sulla vigilanza se lo strumento diventa la regola anziché l’eccezione, c’è, specie considerando l’interpretazione camaleontica delle regole. In quel caso, come si dovrebbero tutelare i singoli?
E quali sono le conseguenze per chi utilizza lo smart? Deve rinunciare definitivamente al lavoro agile?
Da qui un atteggiamento prudenziale da parte dell’Ente, che sta provocando più di un mal di pancia alle organizzazioni firmatarie, le quali – da par loro – rivendicano l’esigenza di piantare una bandierina, qualcosa che gli consenta di salvare la faccia.
Fin qui il confronto interno. Come se non bastasse, ci si mette di mezzo anche la politica a sbugiardare i nostri eroi.
Capita così che il ministro Ciriani proponga di ridurre l’orario lavorativo dei parlamentari, chiudendo le sedute al giovedì pomeriggio vista la difficoltà nel garantire la presenza di ministri e sottosegretari alle interpellanze del venerdì.
Stupisce? No di certo. È solo un’altra contraddizione che rivela il carattere penalizzante del “contratto della vergogna”: come dimenticare che mentre ai lavoratori veniva offerto il proverbiale piatto di lenticchie, il Governo – lo stesso che non metteva risorse a sufficienza per la stagione dei rinnovi – si batteva per il riconoscimento di un rimborso straordinario destinato ai Ministri non eletti in Parlamento, il tutto nel mutismo di alcune sedicenti organizzazioni?
Vi avevano detto che col passare dei mesi, alla chetichella, le singole realtà che hanno avversato il CCNL sarebbero andate a firmare. L’unica firma vista, però, è quella che ha portato qualcuno a sedersi tra i banchi del Governo. Ecco, giusto per lui la settimana potrebbe essere corta…Per davvero.
Giuseppe Lombardo
Pubblichiamo in allegato la Piattaforma per il rinnovo del CCNL ADEPP personale non dirigente per il triennio 2025 – 2027.
p.la FP CGIL Nazionale
Cristina Arpaia – Matteo Ariano
Nel pomeriggio del 18 giugno l’agenzia ha dichiarato conclusa la fase negoziale finalizzata al rinnovo contrattuale 2022/2024.
Così come sottolineato a più riprese nel corso della trattativa abbiamo ribadito come questo rinnovo -nella sua formulazione- oltre a consentire all’Agenzia di operare una riduzione strutturale degli stipendi del 10%, non offra al Personale diritti prontamente esigibili e rinvii ad un secondo momento la trattazione (e quindi chissà la soluzione…) delle questioni rappresentate al Tavolo negoziale da parte di chi rappresenta le Lavoratrici e i Lavoratori.
Sul piano economico si prevede una crescita dei tabellari che raggiunge il suo apice a valere dal gennaio 2024 con l’incremento di un 7% (156 euro/mese per un 5° livello): davvero poco se consideriamo che l’inflazione registrata nel triennio 2022/2024 si è attestata intorno al 16% e che tuttora erode il potere di acquisto degli stipendi.
Nel corso della trattativa e al solo fine di mediare le posizioni espresse, come FP CGIL abbiamo presentato diverse proposte -tutte rigettate dal Tavolo sindacale- finalizzate ad incrementare, almeno di qualche altro punto percentuale, gli effetti economici del contratto: tra queste, dal conglobamento della indennità di vacanza contrattuale già corrisposta in attesa della sottoscrizione del CCNL 2022/2024 fino all’anticipazione di parte delle risorse previste per il rinnovo 2025/2027.
Lo sottolineiamo ancora una volta: gli stipendi non reggono più il confronto con l’incremento del costo della vita. L’esistenza di una “questione salariale” esiste anche in Agenzia (dove si sommano ulteriori problemi sui percorsi di crescita, sul riconoscimento della responsabilità, su un sistema indennitario assente) ed è la stessa Agenzia a riconoscerlo: per assumere aggiunge al tabellare superminimi non assorbibili per rendere appetibile il posto di lavoro offerto.
A tutti gli altri, offre meno della metà dell’inflazione registrata nel triennio 2022/2024.
Abbiamo chiesto, inoltre che già a partire dalla sottoscrizione del PDR2025 e attese le maggiori risorse previste dalla Convenzione di Servizi per il triennio 2025/2027, parte di queste maggiori risorse nella loro natura “variabile”, potessero incrementare il salario di produttività al raggiungimento degli obiettivi così come formulati nella Convenzione. Anche questa proposta è stata rigettata dal Tavolo per essere –sotto altra forma non immediatamente esigibile ed opaca nella sua sostanza– inserita in una dichiarazione congiunta finalizzata a valutare forme e modalità di compensazione tra il PdR e altre voci di salario accessorio in godimento e, solo nel caso di disponibilità di risorse aggiuntive destinate alla contrattazione e subordinatamente alla necessità di finanziamento di altri istituti, di natura retributiva e contrattuale, a valutare di incrementare le risorse da destinare al Premio di risultato.
Anche sul piano normativo dobbiamo registrare, nella sostanza, un rinnovo non coerente al contesto generale e lontano dalle aspettative di coloro che, ogni giorno, in Agenzia ci lavorano:
due giorni di ferie in più a partire da 15° anno di anzianità (con la possibilità di prevedere chiusure collettive fino a tre giorni/anno da concordare entro febbraio di ogni anno);
un nono scatto di anzianità al compimento dei 19 anni di anzianità di servizio;
la possibilità di fruire dei permessi studio anche per titoli di studio post universitari compresi i dottorati, comunque attinenti al contenuto delle attività svolte dall’Agenzia, e compresi i corsi che prevedano frequenza in modalità telematica ma sincrona all’orario di lavoro;
una disciplina delle “mobilità” tutta da misurare nella sua applicazione;
un percorso di definizione del profili professionali attraverso la contrattazione integrativa e il successivo inserimento nel prossimo CCNL.
Su questo punto, profili professionali, come FP CGIL nel ritenere necessaria la discussione, nel corso della trattativa abbiamo sottolineato almeno una necessità: la previsione di risorse economiche aggiuntive da investire nel sistema di classificazione del personale al fine di risolvere eventuali incongruenze tra inquadramento e attività svolta. L’Agenzia, nel merito, ha precisato che le condizioni di ristrettezza delle risorse economiche non consentono allo stato attuale la previsione di finanziamento del nuovo sistema di classificazione del personale. Da parte nostra, il rischio di rivedere gli inquadramenti senza risorse aggiuntive è quello di limitarsi a fotografare l’esistente o, peggio, legittimare i sotto-inquadramenti.
Poi, tante promesse di discussione futura agite mediante rinvii e dichiarazioni congiunte – spesso non orientate o circoscritte– tanto da far ipotizzare che le risorse dichiarate come “non disponibili” per il CCNL 2022/2024 possano comparire magicamente per il CCNL 2025/2027.
Noi, alle magie, siamo portati a non credere.
L’esito del percorso negoziale rappresenta davvero poca cosa se pensiamo tenore della domanda di miglioramento delle condizioni di lavoro e valorizzazione professionale delle lavoratrici e dei lavoratori e alla difficoltà di far quadrare i conti delle famiglie e al conseguente fatto di impoverirsi lavorando.
Un nuovo contratto dai contenuti chiaramente provocatori verso le Lavoratrici e i Lavoratori che, da tempo, rivendicano il diritto di vedersi valorizzati dall’Agenzia ma che, al contrario, si sentono proporre un rinnovo economico ben lontano dalla realtà: retribuzioni tabellari non in linea con il mercato; nessun impegno esigibile di incremento del Premio di Risultato nonostante il carico di lavoro già aumentato in questi anni e, come noto, ulteriormente in incremento anche per i prossimi; prospettive di crescita professionale ed economica ingessate e il famigerato e spesso richiamato “tutti devono saper fare tutto” che, nei fatti, svilisce le professionalità.
Un secondo e più subdolo blocco contrattuale, negli effetti.
A nostro avviso, al contrario, restano necessari interventi adeguati da parte dell’Agenzia del demanio di riconoscimento del Valore sociale del lavoro svolto dalle lavoratrici e lavoratori dell’Agenzia, riconoscendo il giusto compenso per i risultati raggiunti e per gli impegni futuri.
L’Agenzia sceglie -per ragioni prettamente politiche e di opportunità- di ispirarsi agli esiti negoziali dei CCNL dei Comparti pubblici dove si prevedono incrementi dei tabellari nella misura analoga a quanto offerto in questa trattativa con buona pace dell’Autonomia che viene riconosciuta agli Enti Pubblici Economici.
FP CGIL Nazionale |
Al Sig. Vice Ministro del MEF
On.le Maurizio Leo
E p.c.
Al Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
Dott. Roberto Alesse
OGGETTO: Criticità sulla Riorganizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Mancato convocazione delle OO.SS. alla presenza del Direttore dell’Agenzia.
Le scriventi OO.SS. hanno più volte rappresentato criticità nell’impostazione, e non ultimo nella fase di sperimentazione attivata il 01 maggio u.s., della Riorganizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che vedrà accorpare definitivamente il settore Dogane con quello dei Monopoli.
Nello specifico sono state rappresentate criticità dovute al declassamento degli Uffici, alle nuove e carenti procedure informatiche, alla mancanza di chiarezza dei processi lavorativi, alla mancata visione del nuovo assetto logistico dei nuovi Uffici e ad una previsione strutturale delle nuove dotazioni organiche.
Ancora oggi, pur essendo partita la sperimentazione per la Direzione Territoriale Emilia Romagna e Marche, non sono ancora chiare l’organizzazione gerarchica e le nuove competenze delle attività degli Uffici lasciando che tutto venga gestito, come accade spesso, alla buona volontà dei dipendenti che di fatto fanno funzionare le attività per garantire il raggiungimento degli obbiettivi e i servizi necessari all’utenza.
Ed è proprio questa utenza che negli ultimi mesi, accompagnata anche da interpellanze parlamentari e richieste degli Enti Locali, ha rappresentato una serie di problematiche connesse alla Riorganizzazione di ADM e alle ricadute che questa avrà in alcune realtà economiche territoriali particolarmente rilevanti.
Alla luce di tutto ciò, queste OO.SS. nell’incontro avuto alla Sua presenza sulla vertenza Fisco riguardante salario accessorio bloccato, le dotazioni organiche insufficienti, ecc…, avevano chiesto rassicurazioni per l’immediata attivazione di un incontro alla presenza del Direttore dell’Agenzia con tutte le sigle sindacali rappresentative del Comparto e dell’Area Funzioni Centrali (presenti a quel tavolo) affinchè si potesse avere un confronto costruttivo sulla fase sperimentale di riorganizzazione in corso per poter insieme correggere le storture che molti colleghi, ma anche una buona parte di stakeholders, ci hanno rappresentato.
La richiesta come Lei ricorderà Sig. Vice Ministro era del 14 maggio 2025 e in quella sede Lei stesso, comprendendo la necessità di quanto richiesto, si era fatto garante affinché il Direttore dell’Agenzia convocasse direttamente quanto prima un incontro.
Analogo impegno era stato preso dal direttore dell’Agenzia nel corso dell’incontro politico di informativa sulle Convenzioni 2025- 2027 presso il MEF del 26 maggio 2025.
Ad oggi (è passato un mese e mezzo) l’unica comunicazione ricevuta dall’Agenzia a inizio giugno riguardava la richiesta formale e scritta di dati tecnici su cui poter lavorare, invito a cui le scriventi hanno dato immediato riscontro rappresentando che le problematiche non potevano essere ricondotte solo a questioni di carattere tecnico ma anche politico e organizzativo e pertanto si rendevano immediatamente disponibili a rappresentare tutte le criticità sopravvenute in un’ ampia discussione all’interno dell’ incontro come da impegni presi.
Premesso quanto sopra, considerato che nessuna convocazione è pervenuta da parte del Direttore dell’Agenzia, che nel frattempo la fase di sperimentazione sta continuando con una serie di problemi che non si risolvono e con una sordità assoluta da parte della Direzione competente sull’organizzazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si rappresenta che senza una convocazione urgente saremo costretti a valutare la proclamazione dello Stato di agitazione di tutto il personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con il rischio che le azioni di protesta possano creare un serio disagio all’economia del Paese la cui responsabilità non potrà poi essere addebitata al personale ADM.
Pertanto si chiede un Suo autorevole intervento affinché si proceda ad una convocazione immediata di tutte le OO.SS. rappresentative dell’Area e del Comparto anche alla presenza dell’autorità politica del MEF come segnale di attenzione e garanzia nei confronti del personale di ADM che da anni è sotto organico, con il salario accessorio bloccato e che con grande senso di responsabilità porta avanti tutte le attività alle soglie di una riorganizzazione “epocale” che dovrebbe essere il più possibile condivisa col personale dipendente (Funzionari e Dirigenti) oltre che essere oggetto di confronto aperto con le rappresentanze degli operatori economici interessati proprio nello spirito di “compliance” che tanto si decanta come deterrente per il recupero dell’evasione fiscale.
Restando in attesa di un urgente e cortese riscontro, si porgono cordiali saluti.
FP CGIL UIL PA USB
Iervolino Procopio Serino
Il 10 giugno scorso abbiamo dato notizia di un’imminente sperimentazione: dal mese di luglio alcune sedi pilota sarebbero state chiamate a rafforzare la consulenza tramite la modalità web-meeting.
Il 23 giugno la nostra anticipazione è stata confermata da un Messaggio Hermes, il 1979/2025, che ha messo in chiaro le coordinate, indicando le sedi individuate e fornendo una cornice rispetto ai benefici attesi dall’Istituto. Da lì è partita una campagna mediatica che ha informato i cittadini del servizio.
Ora, luglio è alle porte e dai territori abbiamo appreso che le indicazioni operative sono già state offerte, ma mancano almeno due riscontri preliminari che l’Amministrazione deve offrire alle organizzazioni sindacali.
Il primo attiene la privacy degli operatori al front-end. Posto che la policy della videochiamata impedirà la registrazione, l’Amministrazione deve fornire garanzie anche rispetto al rischio di “registrazione abusiva”, fatta con mezzi di fortuna da utenti maliziosi. Il funzionario presta la propria immagine al servizio dell’Ente, ma va tutelato nell’esercizio della sua funzione. Da qui l’idea che abbiamo già suggerito in diverse occasioni: inserire un banner che codifichi le regole di condotta per accedere al servizio, mettendo in mora l’utente rispetto a comportamenti impropri o illeciti.
Il secondo riscontro va dato sul versante economico: la tele-consulenza sarà regolarmente remunerata con la maggiorazione destinata al front-end?
Questo per noi è un punto chiave.
Se qualcuno mira a fare economie sulla maggiorazione prevista per gli sportellisti, già risicata, quel qualcuno deve sapere che la FP CGIL è pronta a dare battaglia.
Nella prima bozza del CCNI era prevista una dichiarazione congiunta che impegnava le parti a una valutazione sul contratto integrativo del 2026, per valorizzare eventualmente il personale coinvolto nelle video-chiamate.
Non solo non esiste una consulenza di serie B, come andiamo dicendo da tempo, ma proprio nel quadro di questa sperimentazione è prevista, per i funzionari, la responsabilità di acquisire eventuale documentazione fornita dall’utente.
Basta questa attribuzione per consentire l’immediato inquadramento nel dettato dei particolari compiti legati al front-end. Tocca ricordare che già il CCNL 2019-2021 legava il riconoscimento di indennità per particolari compiti alle responsabilità assunte. Ed è difficile immaginare una responsabilità più gravosa della rappresentanza dell’Istituto con ogni strumento e mezzo esistente.
Giuseppe Lombardo