SALVIAMO LA SANITÀ PUBBLICA.
MEDICI, VETERINARI, SANITARI IN PIAZZA A ROMA GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2022 IN PIAZZA SANTI APOSTOLI ORE 14/16

Le organizzazioni sindacali dei medici, veterinari e dirigenti sanitari ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED (ANPO-ASCOTI – CIMO – CIMOP – FESMED) – AAROI-EMAC – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) – FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SSN – FVM Federazione Veterinari e Medici – UIL FPL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE AREE CONTRATTUALI MEDICA, VETERINARIA SANITARIA manifestano a Roma giovedì 15 dicembre 2022 in piazza SS Apostoli dalle ore 14.00.

PER UN SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO E NAZIONALE:

➢ CHIEDIAMO CHE LA LEGGE DI BILANCIO 2023:
• destini risorse reali alla salute dei cittadini;
• aumenti le assunzioni di personale medico, veterinario e sanitario, per migliorare le condizioni di lavoro all’interno degli ospedali e dei presidi territoriali, superando i vincoli imposti dai tetti di spesa, per garantire ai cittadini i livelli essenziali di assistenza in tempi accettabili;
• incrementi le retribuzioni del personale, oggi al terz’ultimo posto in Europa, anche attraverso politiche di defiscalizzazione già concesse alle partite IVA, al settore privato e ad altre categorie del pubblico impiego;
• renda accessibili a tutti i cittadini le prestazioni sanitarie appropriate contro l’allungamento delle liste d’attesa e i viaggi della speranza.

➢ MANIFESTIAMO CONTRO:
• il definanziamento ulteriore della sanità pubblica previsto nei prossimi anni, che costringerà molti cittadini a doversi pagare le cure di tasca propria e ne spingerà tanti altri nel limbo già oggi molto affollato di coloro che non possono pagarsele;
• le briciole concesse dalla legge di bilancio 2023 al personale della sanità pubblica;
• il disinteresse della politica nei confronti degli “angeli” e degli “eroi” che hanno evitato al Paese una caporetto sanitaria ed economica;
• l’assenza di un piano programmatico di riforma e di rilancio complessivo del SSN da parte delle forze politiche che superi la spinta alla privatizzazione;
• la regionalizzazione delle cure e la creazione del nuovo mercato sanitario tra nord e sud;
• il silenzio istituzionale di fronte alla richiesta di confronto con le rappresentanze sindacali dei professionisti su cui si regge il SSN.

➢ CHIEDIAMO INOLTRE AL GOVERNO E ALLE REGIONI:
• l’immediata apertura del tavolo per il rinnovo di un CCNL sequestrato nelle stanze ministeriali;
• l’allineamento della spesa sanitaria pubblica alla media dei paesi europei;
• la depenalizzazione atto medico, riconsiderandolo autonomo scientifico e libero da ideologie;

l professionisti che tengono in vita la sanità pubblica devono essere ai primi posti dell’agenda di tutte le forze politiche e meritano rispetto, per il servizio che hanno reso negli anni alla comunità, con un lavoro duro, troppo spesso disagiato e mal retribuito, e per l’abnegazione al servizio sanitario assicurata durante la pandemia.

Per garantire il diritto alla salute ad ogni cittadino, che deve essere tutelato e curato senza distinzioni di sesso, età, condizione sociale o geografica. Solo un Paese in salute può garantire sviluppo economico e sociale ai suoi cittadini.

I 130.000 professionisti che rappresentiamo sono pronti a fare la loro parte facendo ricorso a tutti gli strumenti disponibili.

Con la manifestazione di oggi e con quelle che organizzeremo domani ci rivolgiamo ai cittadini affinché siano consapevoli della deriva in cui sta precipitando la sanità pubblica: dopo averci consegnato medaglie di cartone, ora ci legano le mani e senza risorse potremo proteggere e assistere i nostri pazienti solo in parte e solo grazie a grandi sacrifici che pesano sulle nostre vite e su quelle delle nostre famiglie.

Fermiamoci oggi per non fermare per sempre le cure.

“Errori, cavilli e ritardi mettono a rischio gli stipendi del 2023 e le progressioni economiche 2022 dei dipendenti dell’Agenzia Industrie Difesa”. A denunciarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa che, aggiungono, “siamo ancora una volta costrette a denunciare la grave condizione dei dipendenti dell’Agenzia Industrie Difesa”.

Di recente, proseguono le organizzazioni sindacali, “abbiamo avuto modo di segnalare la preoccupazione per il cambiamento apportato al finanziamento e alla relativa gestione delle partite stipendiali 2023. Questione ancora irrisolta per assenza di sufficienti risorse umane e finanziarie e per un cavillo burocratico che rischia di compromettere attività preziose nel silenzio e l’indifferenza generale”.

“Come se non bastasse – continuano Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa – l’amministrazione ha reso noto che l’accordo per le progressioni economiche non ha trovato parere favorevole dal Collegio dei Revisori dei Conti a causa di una unilaterale interpretazione di una norma e che, quindi, non potrà dar corso alle stesse progressioni 2022. L’inammissibilità delle tematiche sopra elencate, avulse dalla realtà e dalle necessità produttive, costringono le scriventi organizzazioni sindacali a confermare lo stato di agitazione sollecitando nuovamente l’intervento del vertice politico”, concludono.

Centri per l’impiego, servono interventi urgenti in legge di Bilancio 2023.

Scarica il volantino.

Sanità Privata: una manovra sbagliata!
Cosa manca e cosa non va bene nella legge di Bilancio, le ragioni della mobilitazione di Fp Cgil e Uil Fpl.

Terzo Settore: una manovra sbagliata!
Cosa manca e cosa non va bene nella legge di Bilancio, le ragioni della mobilitazione di Fp Cgil e Uil Fpl.

Sanità: una manovra sbagliata!
Cosa manca e cosa non va bene nella legge di Bilancio, le ragioni della mobilitazione di Fp Cgil e Uil Fpl.

Funzioni Locali: una manovra sbagliata!
Cosa manca e cosa non va bene nella legge di Bilancio, le ragioni della mobilitazione di Fp Cgil e Uil Fpl

Funzioni Centrali: una manovra sbagliata!
Cosa manca e cosa non va bene nella legge di Bilancio, le ragioni della mobilitazione di Fp Cgil e Uilpa

Allarme dal report del sindacato: ‘Entro 2030 previste 700 mila uscite per pensionamenti’.
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Serve un piano pluriennale di assunzioni stabili nelle pubbliche amministrazioni di 1,2 milioni di posti di lavoro per coprire sia il turnover al 2030, pari a 700 mila uscite per pensionamenti entro quella data, esclusi i compari Istruzione e Ricerca, sia i fabbisogni reali di personale. Questa la proposta della Fp Cgil contenuta nel rapporto ‘‘Un piano straordinario per l’occupazione nel settore pubblico’ presentato oggi a Roma, presso la sede nazionale della Cgil, alla presenza del direttore generale di Fpa, Gianni Dominici, della segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, e del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

Un piano straordinario per l’occupazione pubblica di qualità – si legge nel rapporto – che possa restituire dignità al lavoro e ai servizi pubblici, che archivi definitivamente la stagione dei tagli lineari alla spesa pubblica, del blocco del turn-over, dei tetti di spesa al personale e al salario accessorio, dei mancati rinnovi dei contratti. La sfida per il rinnovamento della Pubblica Amministrazione parte da un scommessa fondamentale sul fattore più importante che abbiamo a disposizione, che qualifica e sostanzia la produzione di servizi pubblici efficienti ed efficaci: le lavoratrici e i lavoratori”.

Dal rapporto della Funzione Pubblica Cgil emerge in pillole: dal 2000 al 2020 in Italia -200.000 dipendenti pubblici; età media del personale in 20 anni cresciuta di 6 anni e mezzo, al 2020 è di 50 anni; dal 2026 andranno in pensione 300.000 dipendenti, dal 2030 700.000 in tutta la Pa (esclusa Istruzione e Ricerca); 110 milioni di euro in meno sulla formazione in dieci anni. Per queste ragioni la Fp Cgil, insieme alla Cgil, chiede: “Un piano pluriennale di assunzioni stabili di 1.200.000 posti di lavoro, che potranno coprire sia il turn-over al 2030 che i fabbisogni reali di personale stimati, così suddivisi: 180.000 nelle Funzioni Centrali, di cui 120.000 per pensionamenti e 60.000 per fabbisogni; 350.000 nelle Funzioni Locali, di cui 220.000 per pensionamenti e 130.000 per fabbisogni; 500.000 nella Sanità, di cui 240.000 per pensionamenti e 260.000 per fabbisogni; restante 170.000 tra personale in regime di diritto pubblico e comparto autonomo, di cui 140.000 per pensionamenti e 30.000 per fabbisogni”.

Per suffragare questa proposta il rapporto della Fp Cgil mette in luce alcuni profili professionali in particolare per evidenziare come potrebbero impattare sui servizi per i cittadini le assunzioni proposte. Il fabbisogno di 15.145 tra Cancellieri e Funzionari giudiziari porterebbe la durata media di un processo civile a 2 anni. Il fabbisogno di 6.122 Medici di emergenza e urgenza porterebbe l’attesa media in Pronto Soccorso a 60 minuti. Inoltre, il fabbisogno di Ispettori Inl pari a 8.006 alzerebbe il numero di lavoratori tutelati nella salute e nella sicurezza sul lavoro in un anno da 480 mila a 1 milione e 300 mila. Nei servizi per l’infanzia il fabbisogno del personale 0-3 pari a 24.600 garantirebbe alle famiglie con bambini 1 educatore ogni 5 alunni, invece che ogni 7. Nei Servizi sociali il fabbisogno di 24.600 assistenti sociali ne prevederebbe 1 ogni 4.000 abitanti, invece che ogni 6.500. Medici di medicina generale, il fabbisogno di 28003 ne garantirebbe 1 ogni 1.000 abitanti, invece che ogni 1.500 (o anche 2.000 in alcune Regioni). Infine, il fabbisogno di 309.690 infermieri pubblici ne prevederebbe 7 invece che 4 ogni 1.000 abitanti.

C’è poi un segmento dedicato alle retribuzioni. “Nell’ultimo decennio i salari hanno subìto rivalutazioni mediamente insufficienti per poter coprire l’aumento del costo della vita. È importante però evidenziare la differenza tra il periodo che va dal 2010 al 2015, caratterizzato dal blocco della contrattazione, e il periodo 2016-2021 con i rinnovi contrattuali. Infatti, se nella prima fase le retribuzioni medie erano indietro di circa il 7% sull’inflazione, nel 2020 il distacco finale è del 4%. Risulta dunque evidente l’effetto dell’azione sindacale che ha consentito un recupero di almeno il 3% grazie al rinnovo 2016-2018, mentre il 2019-2021 sta ancora dispiegando i suoi effetti”. Infine la formazione che, si legge nel rapporto, “rappresenta un’altra chiara criticità: nel 2020 non si arriva ad una giornata formativa l’anno per dipendente (0,75) con notevoli differenze tra i profili professionali. I più penalizzati sono gli infermieri che non arrivano a mezza giornata (0,41). I dati in Sanità risentono dell’emergenza pandemica ma nel 2019, in ogni caso, la media di giornate formative di un infermiere erano 1,16 l’anno”.

Alla luce di questi dati le rivendicazioni della Fp Cgil: “1. Immediata proroga di tutte le graduatorie in scadenza, sospensione dei tetti di spesa al personale e rapida definizione delle procedure concorsuali attive; 2. Stabilizzazione degli oltre 87 mila precari della Pubblica Amministrazione; 3. Strutturazione a regime, dal 2027 in avanti, delle articolazioni organizzative strategiche per un funzionamento più efficace ed efficiente delle amministrazioni centrali, a partire dall’Ufficio per il processo del Ministero della Giustizia; 4. Proseguimento nell’applicazione delle nuove norme contrattuali sullo smart working; 5. Investimenti sulla formazione e l’aggiornamento professionale dei dipendenti, per garantire adeguati percorsi di crescita professionale ed economica; 6. Investimenti di risorse adeguate per la contrattazione decentrata per la valorizzazione economica e professionale dei dipendenti pubblici ed equiparazione della defiscalizzazione della produttività e del Tfr tra pubblico e privato; 7. Proseguimento nel processo di riforma dei Livelli Essenziali di Assistenza a cui vanno ancorati dei parametri uniformi su personale, servizi e strutture; 8. Innovazione e potenziamento del sistema universitario delle professioni sanitarie e socio-sanitarie, abolendo il numero chiuso per l’accesso ai corsi di studio che impedisce il pieno soddisfacimento dei fabbisogni formativi del Servizio Sanitario Nazionale”.

Sciopero il 12 dicembre del personale dell’Inl e di Anpal per il mancato riconoscimento della perequazione dell’indennità di amministrazione. A proclamarlo sono le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa, Flp, Confintesa Fp, Confsal Unsa e Usb Pi che definiscono “gravissima e inaudita l’esclusione del personale dell’Ispettorato nazionale del Lavoro e dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro dall’armonizzazione delle indennità di Amministrazione”.

“Nonostante l’impegno che ci era stato promesso nell’ultimo incontro al Ministero del Lavoro – fanno sapere i sindacati -, il testo bollinato della legge di Bilancio non prevede nulla in merito. Eppure altre norme proposte dal Ministero, come la reintroduzione dei voucher, che tanti problemi avevano creato negli anni passati, sono presenti. Tutto ciò dà l’esatta dimensione di quanto contino maggiormente altri interessi. I parlamentari e gli esponenti del Governo farebbero bene a comprendere che, al di là di tante belle parole, la lotta al lavoro nero, il contrasto agli incidenti mortali sui luoghi di lavoro e l’efficacia delle politiche attive del lavoro, si possono realizzare solo attraverso investimenti anche economici sul personale di Inl e Anpal”.

Per riparare, quindi, aggiungono i sindacati, “allo scempio commesso e chiedere l’immediata reintegrazione di questi lavoratori nella armonizzazione, si avviano azioni di lotta. Le lavoratrici e i lavoratori non si accontentano di promesse o impegni ma, ritenendo di essere stati ingiustamente esclusi, pretendono di ricevere gli stessi importi previsti per i colleghi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Per queste ragioni, accanto ad altre iniziative di mobilitazione, proclamano sciopero per l’intera giornata di lunedì 12 dicembre, con contestuale manifestazione nazionale”, concludono.

Niente soldi in manovra per il rinnovo dei contratti pubblici.
Serena Sorrentino in un’intervista a ‘L’Eco di Bergamo’ nella quale rilancia – nel giorno della presentazione del nostro report sull’occupazione – la vertenza per un piano straordinario per l’occupazione nei servizi pubblici.
Ragioni della nostra mobilitazione contro la legge di Bilancio.

Al via lo stato di agitazione del personale di Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali. A proclamarlo sono le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Fit Cisl, Uilpa, Flp, Confsal Unsa, Cida e Flepar. Tra le ragioni, riportate al direttore di Ansfisa, Domenico De Bartolomeo, e al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, “il personale insufficiente, pari a circa 300 unità, e non adeguatamente incentivato”.

Ansfisa, fanno sapere i sindacati, “si occupa di sicurezza delle ferrovie, delle strade, delle autostrade, delle gallerie, delle metropolitane, delle sciovie, delle seggiovie, delle funivie, delle tranvie, degli ascensori e delle scale mobili dell’intero Paese. Per maggiore chiarezza: la direzione ferroviaria di Ansfisa deve occuparsi di 9 gestori della rete (ad esempio Rfi), di 44 imprese che svolgono il servizio ferroviario (ad esempio, Trenitalia e Italo) e di 12 centri di formazione preposti appunto alla formazione del personale; la direzione stradale supervisiona la sicurezza relativa a 8.055 gestori stradali e autostradali; da ultimo, la direzione degli impianti fissi svolge la propria attività su oltre 5.000 impianti”.

Tutto questo, proseguono i sindacati, “avendo a disposizione meno di 300 unità sparse su tutto il territorio nazionale peraltro non in modo uniforme (mancano le strutture nell’intero nord-ovest e in Sardegna) e non tenendo conto, neanche, delle professionalità/responsabilità che debbono essere esercitate dai lavoratori chiamati all’espletamento di delicatissimi compiti. Essendo convinti, da sempre, che la sicurezza sia bene primario dei cittadini e come tale tutelato dalla Costituzione, pensiamo che il legislatore debba, qui e ora, nella prossima legge di Bilancio, allocare le risorse necessarie per consentire ad Ansfisa di esercitare il proprio mandato istituzionale. Non esistono alternative praticabili. Per queste ragioni è proclamato lo stato di agitazione”, concludono.

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