27.02.2012 – In allegato convocazione incontro
27.02.2012 – in allegato Dichiarazione unitaria stato di agitazione
Al Prefetto della Provincia di Ferrara
p.c. Alla Commissione di Garanzia
per l’attuazione della legge sullo sciopero
nei servizi pubblici essenziali
Oggetto: Procedura amministrativa di conciliazione
I sottoscritti rappresentanti di FP CGIL CISL FP e UIL FPL chiedono la attivazione della procedura di conciliazione prevista dall’art. 2 comma secondo della Legge 146/90, cosi come modificato dalla Legge 83/2000, relativamente alla vertenza in corso presso l’Amministrazione Comunale di Ferrara concernente le seguenti problematiche:
I rapporti tra l’Amministrazione comunale ed i lavoratori, negli ultimi due anni hanno subito un deterioramento crescente. Lavoratrici e Lavoratori con sempre maggiore frequenza lamentano difficoltà a vedersi riconosciuti diritti derivanti da norme specifiche su materie quali maternità, paternità, malattie, infortuni e permessi in generale. La distanza tra i dipendenti e l’Amministrazione ha raggiunto livelli non più sostenibili, tutto ciò che è un diritto o potrebbe essere tale, risulta essere un peso. Trincerarsi dietro norme, talvolta inesistenti, è diventata una prassi che non si è più disposti ad accettare.
Altro tema per il quale i dipendenti dell’Amministrazione comunale di Ferrara ritengono necessario l’avvio della procedura in oggetto riguarda le risorse del Fondo di produttività e miglioramento dei servizi del quale una parte risulta riservata alla attribuzione delle cosiddette posizioni organizzative per le quali è stato ripetutamente richiesto la verifica del sistema di attribuzione delle responsabilità. Più volte, nonostante non sia stato affrontato il tema della riorganizzazione di uffici e servizi, come peraltro prevede il CCNL le OO.SS. hanno preso atto della nomina di nuovi e sempre più soggetti. Ciò che salta agli occhi, in alcuni casi, è che alcuni pur non avendo responsabilità diverse dal profilo di inquadramento professionale sono titolari di Posizione Organizzativa, in altri casi dipendenti che hanno ricoperto o che ricoprono posti vacanti di titolari di P.O. non hanno avuto alcun riscontro dal punto di vista economico. Tutto questo rende il sistema non equo ed allontana sempre di più i vertici dell’Amministrazione dalla base.
Inoltre la riduzione della parte stabile delle risorse con motivazioni che nulla hanno a che vedere con la normativa in essere non ci mette, per il futuro nelle condizioni di poter garantire l’attuale retribuzione di tutto quanto previsto nel Contratto Collettivo Decentrato Integrativo.
La riduzione del 16% della indennità di disagiato servizio alla Polizia Municipale, oltre a quanto già ridotto in materia di reperibilità, ed il tentativo di giustificare tale atto con un atteggiamento di chiusura rispetto ad ogni proposta fatta non ci mette nelle condizioni di giungere ad alcun accordo specifico. La mancata erogazione delle somme spettanti per il mese di Gennaio 2012 con un atto unilaterale dell’Amministrazione denota la mancata volontà a ricercare una soluzione al problema.
Ad ulteriore dimostrazione della qualità delle relazioni, il Comune di Ferrara non ha mia risposto, né contrattato, il piano di Formazione ed aggiornamento (art. 4CCNL 1998/2001). Nonostante sia previsto espressamente dall’art. 14 del CCNL 1998/2001, non si realizzano gli incontri periodici ivi previsti (almeno 3v l’anno) sul lavoro straordinario.
Altro tema che i dipendenti ritengono dover affrontare è l’esternalizzazione di parte dei Nidi e delle scuole d’Infanzia. Si ritiene che ad oggi ci siano le condizioni, giuridiche ed economiche, per mantenere i servizi a gestione diretta.
L’assemblea ha evidenziato la mancata applicazione dell’art. 22 del CCNL dell’1/4/1999 in materia di riduzione dell’orario di lavoro per il personale che opera su turni.
Per tutte queste ragioni, in attesa della convocazione della S.V. comunichiamo lo stato di agitazioni dei dipendenti del Comune di Ferrara.
Distinti saluti
Ferrara, 23 febbraio 2012
Per OO.SS.
Vitali Canella Cerini
Ritenuta previdenziale TFR a carico del dipendente
25.02.2012 – Con il D.L. n. 78/2010 – convertito in Legge n. 122/2010 – il computo dei trattamenti di fine servizio per i lavoratori alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, a decorrere da gennaio 2011, viene effettuato con l’applicazione di un’aliquota del 6,91% sull’intera retribuzione, secondo la disciplina di cui all’art. 2120 del codice civile.
La FP CGIL ha espresso tutta la propria contrarietà a questo intervento legislativo avviando una serie di iniziative per l’abrogazione dello stesso.
Riteniamo innanzitutto rammentare che tale norma interessa solo i lavoratori già in servizio al 31 dicembre 2000, poiché a partire dall’anno successivo i nuovi assunti sono sottoposti al regime di Trattamento di Fine Rapporto.
Precedentemente, l’istituto dell’indennità di buonuscita imponeva al datore di lavoro pubblico un accantonamento complessivo del 9,60% sull’80% della retribuzione lorda, di cui una trattenuta pari al 2,5%, a carico del dipendente, come disposto dall’art. 37 del D.P.R. n. 1032/1973 e successive modificazioni.
Sulla materia vige una totale mancanza di chiarezza e vengono fornite informazioni parziali ed inesatte alle lavoratrici ed ai lavoratori, i quali hanno iniziato ad inviare atti di diffida alla Direzione Centrale del Tesoro volti ad ottenere la cessazione del prelievo della ritenuta del 2,5% sull’80% della retribuzione.
Per tali ragioni, nei giorni scorsi, abbiamo chiesto al Dipartimento un parere sulla legittimità della segnalata trattenuta previdenziale, tuttora applicata ai cedolini stipendiali.
Per quanto ci riguarda, siamo convinti che non debbano essere i singoli lavoratori ad assumersi la responsabilità di avviare un eventuale contenzioso, anche perché è utile sapere che, qualora non si versasse quel contributo si verificherebbero le seguenti situazioni:
· il corrispettivo diventerebbe reddito assoggettato al prelievo Irpef;
· si perderebbe automaticamente l’agevolazione fiscale che consente l’abbattimento dell’imponibile TFS per un valore pari a € 309,87 per il numero degli anni di anzianità contributiva utile;
· si perderebbe automaticamente l’agevolazione fiscale che consente l’abbattimento dell’imponibile TFS per un valore pari al 26,04% per i dipendenti statali e del 40,98% per i dipendenti di Enti locali e SSN.
Al momento, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fatto pervenire un primo chiarimento in cui si precisa che, fermo restando la permanenza in regime di TFS dei dipendenti per i quali si applica il predetto comma 10, la normativa vigente lascia immutata, in ogni caso – per i dipendenti in regime di TFR – la retribuzione netta percepita:
infatti l’articolo 1, comma 3, del DPCM 20 dicembre 1999, prevede, per assicurare l’invarianza della retribuzione netta complessiva e di quella utile ai fini previdenziali, un recupero in misura pari alla riduzione del contributo previdenziale soppresso, attraverso un contestuale incremento figurativo ai fini previdenziali e dell’applicazione delle norme sul TFR.
Mario MOZZETTA
24.02.2012 – In allegato Informativa mobilità.
27.02.2012 – in allegato il comunicato sul trasporto pubblico regionale e locale
PREVIDENZA VIGILI DEL FUOCO:
svanisce la SPECIFICITA’, spunta la “PEREQUAZIONE”!
Come ampiamente noto, nei prossimi mesi si aprirà la discussione sul regolamento da emanare, entro il 30 giugno 2012, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, per adottare le misure di armonizzazione dei requisiti di accesso al sistema pensionistico per il personale escluso dall’art. 24, comma 18, dell’accennato dispositivo di legge.
Con la relazione del 13 gennaio u.s., abbiamo già provveduto ad informare tutto il personale, attraverso una prima dettagliata disamina, sulle modifiche strutturali apportate al sistema pensionistico e previdenziale dal Governo Monti con il Decreto legge n. 201 del 6 dicembre 2011, convertito con modificazioni in legge n. 214 del 22 dicembre 2011.
Purtroppo, da un primo confronto, malgrado siano di tutta evidenza gli incalcolabili effetti negativi dovuti alle politiche restrittive ostinatamente perseguite nel corso degli ultimi anni, l’Amministrazione sembrerebbe non aver appreso alcuna lezione dagli errori commessi nel passato.
Primo in assoluto, la pubblicizzazione del rapporto di lavoro, imposto dalla legge di riforma del Corpo, che ha determinato un netto peggioramento delle condizioni economiche e professionali dei Vigili del Fuoco, oramai sotto gli occhi di tutti.
Successivamente, l’abbandono delle politiche collettive di prevenzione, pianificazione, gestione del soccorso e dell’emergenza, fondamentali per riaffermare il ruolo centrale del Corpo Nazionale all’interno del Servizio Nazionale di Protezione Civile fondato, come disposto dalla normativa vigente in materia, sulle competenze organizzative, tecniche ed operative dei Vigili del Fuoco.
Persino lo strenuo tentativo di inserire il Corpo Nazionale nel cosiddetto “comparto sicurezza” è terminato in “rissa”, senza il minimo risultato, solo per stabilire chi avesse ragione sul giusto riferimento normativo che avrebbe dovuto riempire di soldi le tasche dei pompieri.
Più di recente, infine, abbiamo assistito alla vanificazione della tanto declamata “specificità” che, dopo un’interminabile attesa, si è rivelata un contenitore vuoto ed è stata accantonata, purtroppo, dallo stesso legislatore a favore della supposta “PEREQUAZIONE”.
Ciò nonostante, l’art. 24 del “decreto salva Italia” fa esplicito riferimento alle obiettive peculiarità ed esigenze del personale appartenente alle Forze Armate, ai Corpi di Polizia, al Corpo dei Vigili del Fuoco, ma anche dei lavoratori occupati in miniere, cave e torbiere, nonché del personale delle ferrovie dello stato.
Per tale ragione, nell’incontro tenutosi al Viminale nei giorni scorsi, in cui l’Amministrazione, apparentemente senza proposte né idee al riguardo, ha chiesto alle OO.SS. di esprimere le proprie osservazioni, abbiamo innanzitutto evidenziato la necessità di mantenere in vigore gli attuali requisiti minimi di accesso al pensionamento di anzianità e di vecchiaia, ivi compresa la quota di 57 anni di età e 35 di anzianità contributiva.
La motivazione è data dal fatto che, come previsto dall’art. 24, comma 17, del decreto in discussione, il sistema delle quote è stato mantenuto esclusivamente per i lavoratori che svolgono attività usuranti, mentre il meccanismo che consentiva il raggiungimento del massimo ordinamentale dell’80% non è più quantificabile, poiché la quota di pensione verrà calcolata, in ogni caso, con il sistema contributivo a decorrere dal 1° gennaio 2012.
Siffatto sistema fornirebbe una prima importante risposta, tuttavia insufficiente, a tutto il personale operativo, direttivo, dirigente e SATI.
Inoltre, vista la considerevole rilevanza politica che rivestono le tematiche in questione, abbiamo chiesto un incontro urgente con i vertici politici, responsabili del CNVVF, allo scopo di ottenere un impegno concreto, dal momento che senza una reale copertura finanziaria le fantasiose proposte avanzate sul tavolo dai soliti illusionisti rimarrebbero, come sempre, inutili parole e vacue promesse.
Il reperimento di nuovi fondi è indispensabile per l’acquisizione di ulteriori benefici, quali potrebbero essere il contributo statale per eventuali anni di scivolo, anche per direttivi, dirigenti e specialisti, così come per restituire al personale SATI l’indennità mensile totalmente pensionabile, misura irrinunciabile per risarcire la componente del CNVVF più penalizzata dagli ultimi interventi in materia.
In ultimo, giacché il sistema contributivo renderà certamente inadeguato l’assegno relativo alle future pensioni dei lavoratori, non è più prorogabile l’avvio di un sistema previdenziale complementare, già suggerito dal disposto normativo in parola nell’ultimo periodo dell’art. 24 comma 18.
Nel confronto che si terrà con il MEF ed il Ministero del Lavoro si affronteranno temi vitali per il futuro di tutti i lavoratori VVF.
Riteniamo dunque imprescindibile, oltre alla presenza delle OO.SS. in quel tavolo di negoziazione, la presentazione di una proposta, da parte dell’Amministrazione, concertata con le sigle maggiormente rappresentative del Corpo Nazionale.
Alleghiamo, di seguito, lo stralcio dei due decreti relativi alla specificità ed alla perequazione: come sempre informeremo i lavoratori con i fatti e la coerenza della CGIL, lasciamo agli altri le proposte da “chiacchiere e distintivi”.
FPCGIL VVF Nazionale
Mario MOZZETTA
Tiberio Monari è’ stato eletto nuovo segretario regionale FPCGIL Medici Veneto. Un sentito grazie a Carlo Gatti che, per motivi professionali, ha lasciato l’incarico ma con grande generosità ha continuato a dare il suo prezioso contributo alla nostra organizzazione. Tiberio Monari sarà affiancato nel lavoro di riorganizzazione della FPCGIL Medici in Veneto da Rocco Cordiano e Antonio Vianello.
SPECIFICITA’ – UNA TANTUM – COMPARTO SICUREZZA
DICIAMO NO al gioco delle tre carte e alla solita finanza creativa del Ministro dell’Economia: gli impegni vanno onorati con risorse fresche finalizzate ad una urgente riforma strutturale del Corpo, sia organizzativa che ordinamentale, ma anche alla soluzione immediata dei problemi relativi ai passaggi di qualifica, al fondo straordinario per l’emergenza, alla prevenzione incendi, all’ONA.