Protocollo d'intesa e mappatura sedi rsu 2012 sottoscritto in data 16 gennaio 2012

 
CROCE ROSSA ITALIANA

 
 
 

news

DAP: Rinvio Commissione di Garanzia art. 29 D.P.R. 164/2002.

Rinvio Commissione di Garanzia di cui all’art. 29 del D.P.R. 164/2002 convocata per il giorno 1° febbraio 2012

Rifiuti: sindacati incontrano l'Anci per rinnovo del CCNL FISE/Assoambiente. Comunicato Congiunto Fp-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti, Fiadel

 
Lo scorso 26 gennaio si è svolto a Roma presso la sede dell’ANCI l’incontro tra le Segreterie Nazionali del comparto dell’igiene ambientale e il dott. Filippo Bernocchi, Delegato ANCI per le Politiche Ambiente e Energia, che ha espresso forte preoccupazione per il pesante ritardo del rinnovo contrattuale e per le gravi conseguenze che questo sta provocando.

L’incontro, richiesto dalle Organizzazioni sindacali, è la conseguenza della mobilitazione generale e dello sciopero nazionale del comparto igiene ambientale privata, avvenuto lo scorso 16 e 17 gennaio 2012.

Nella discussione è emerso con chiarezza lo stato di disagio che attraversa l’intero comparto dell’igiene urbana, stretto tra la morsa della smisurata azione legislativa – spesso contraddittoria – e la progressiva frantumazione del servizio, condizionato da un mercato senza regole e diritti per nessuno.

Congiuntamente, come Segreterie Nazionali e A.N.C.I., si è condivisa la forte preoccupazione per l’ultimo decreto sulle liberalizzazioni, occasione persa per lo sviluppo del settore. In assenza di regole certe si “regalerà” ai cittadini e ai lavoratori l’ennesima beffa sulla qualità della salute e dell’ambiente, ma a costi più elevati.

Le quattro organizzazioni sindacali hanno ribadito la forte difficoltà ad affrontare una discussione così complessa in assenza di una politica condivisa tra tutti i soggetti sociali e istituzionali che operano nel settore e la necessità che l’Associazione dei Comuni componga un Tavolo permanente. Allo stesso modo è stata ribadita la richiesta all’Anci di un impegno affinché la vertenza sul rinnovo contrattuale si sblocchi e restituisca ai lavoratori e alle lavoratrici diritti e tutele oggi messi a rischio da questa impasse.

L’Anci ha dichiarato la propria disponibilità ad essere parte attiva nel percorso di rinnovo del CCNL e nella costruzione di regole per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti.

Roma 30 gennaio 2012

DP II Roma – Assemblea del personale del 23 gennaio 2012

 Assemblea del personale del  23 gennaio 2012
 

Il PERSONALE  della Direzione Provinciale II di Roma
preso atto di quanto riferito in data odierna, dai responsabili sindacali di FPCGIL, in merito all’accordo sottoscritto dall’Agenzia delle Entrate e dalle OO.SS Cisl- Uil PA– CONFSAL Salfi – F.L.P.,  in data 20.01.2012 , riguardante “l’Avvio sperimentale del nuovo orario di apertura negli uffici territoriali 1,2,3 di Roma e articolazione dell’orario di lavoro nella Direzione Provinciale I di Roma”, articolato su cinque giorni lavorativi settimanali nei seguenti modi:
orario di servizio con articolazione:
Ø    dal lunedì al  giovedì  dalle ore 7.30 alle ore 19.00;
Ø    il venerdì dalle ore 7.30 alle ore 18.00.                                     
orario di apertura al pubblico  con articolazione:
Ø     dal lunedì al  giovedì  con orario continuato dalle ore 8.00 alle ore 16.00;
Ø    il venerdì dalle ore 8.00 alle ore 12.00.
  orario di erogazione dei servizi con articolazione:
Ø     dal lunedì al  giovedì  con orario continuato dalle ore 8.00 (prima informazione) ore 8.45 (tutti i servizi) alle ore 17.00;
Ø    il venerdì dalle ore 8.00 (prima informazione) 8.45 (tutti i servizi) alle ore 13.00.
     (l’orario di apertura di alcuni sportelli che erogano servizi maggiormente richiesti nelle prime ore del mattino è anticipata alle ore 8.00).
Tenuto conto che l’Organizzazione Sindacale FP CGIL, ha evidenziato con Nota a Verbale di  non condividere  l’attuazione di tale Accordo in quanto, lo stesso non tutela i lavoratori coinvolti nelle attività, sia in termini di sicurezza che di equità di trattamento e tale orario incide in modo rilevante sulla vita degli stessi.
Il Personale della Direzione Provinciale II di Roma, esprime forte dissenso rispetto a  quanto segue:
a) riduzione della flessibilità, importante per l’area metropolitana in cui viviamo rappresentata dalla Città di Roma;
b) perdita della Banca Ore;
c) la non possibilità di effettuare recuperi (ritardi e/o permessi) nella giornata del venerdì e la non possibilità di effettuare straordinario.
d) la disparità di trattamento dell’utenza.
Considerato che, in data 18 novembre 2011a seguito di Assemblea Sindacale, il Personale della Direzione Provinciale II di Roma, non ha aderito alla volontarietà sull’articolazione del nuovo orario, tale Accordo esprime un ulteriore attacco ai lavoratori ed ai principi enunciati nell’art. 36  del CCNL e contrasta con quanto emanato dalla Direzione Centrale del Personale con Direttiva del 19/04/2011 nella quale venivano dettati i principi per l’ottimizzazione delle risorse umane, il miglioramento della qualità delle prestazioni, l’ampliamento della fruibilità dei servizi da parte dell’utenza ed il miglioramento dei rapporti funzionali con altri Uffici .
Inoltre, il Personale ritiene che, con la modifica dell’orario di lavoro e di apertura al pubblico, non si apportino miglioramenti dei servizi offerti all’utenza.
Per quanto sopra, il Personale della Direzione Provinciale II di Roma, si dichiara pronto ad una forte mobilitazione al fine di contrastare la scelta dell’Amministrazione dando mandato alla Organizzazione FP CGIL di attivare tutte le opportune iniziative di protesta in difesa dei propri diritti.
 

                                                                                        p. fp CGIL Direzione Provinciale II ROMA
                                                                             Emanuela Marziano – Orietta Merlini
 


 

Riunione sindacale del 19 gennaio 2012, Foggia
 

                                                               A tutti i lavoratori della DP di Foggia
 

Come sapete in data odierna c’è stata la riunione sindacale in materia di orario di lavoro. La dott.ssa Imperato ci ha informati, in via preliminare, che la nota della DC del Personale prot. n. 2011/135376 conteneva direttive che imponevano l’adeguamento dell’orario di lavoro e di servizio.
Nel nostro intervento abbiamo affermato la netta contrarietà della FP CGIL alla modifica dell’attuale disciplina dell’orario di lavoro, non certamente pregiudiziale, ma determinata da una serie di ragioni.
Preliminarmente abbiamo osservato che la circolare conteneva “indicazioni” e non “direttive”; come è noto l’Agenzia non può unilateralmente disporre in materia di orario di lavoro perché la stessa è disciplinata dal CCNL,  che individua nella contrattazione di sede la potestà di eventuale modifica. Pertanto la Direzione Provinciale non può chiederci di cambiare l’orario di lavoro solo perché richiesto dalla DC del Personale, ma deve preventivamente relazionare sui motivi locali che l’hanno portata a formulare la nuova proposta di articolazione dell’orario di servizio. In particolare deve portare a conoscenza delle OO.SS. le criticità, se ci sono, riscontrate negli uffici territoriali, tali da giustificare la riforma prospettata. Solo dopo queste preventive informazioni e a margine di una capillare consultazione dei lavoratori la FP CGIL sarebbe disponibile ad avviare un confronto per discutere, con cognizione di causa, della sottoscrizione di un nuovo accordo sull’orario di lavoro.
Come FP CGIL siamo sempre disponibili ad individuare soluzioni che portino ad un miglioramento dei servizi resi all’utenza, ma non condividiamo le indicazioni impartite dalla DC del Personale perché pretende di ottimizzarli senza investire risorse economiche, ma imponendo ulteriori disagi ai lavoratori, non tenendo conto delle loro esigenze personali e familiari.
L’Agenzia, se davvero vuole raggiungere tali obiettivi, deve, a nostro avviso, finanziare maggiormente l’attività di sportello e, soprattutto, favorire la riduzione dell’afflusso dell’utenza affidando il rilascio dei codici fiscali (che rappresentano circa il 40% dell’attività di frontoffice) ai comuni. Questa soluzione garantirebbe due risultati immediati:
 

un risparmio di tempo e denaro per i cittadini, che avrebbero a disposizione 8500 sportelli (uno per ogni comune) invece degli attuali 300 assicurati dagli Uffici Territorialiun potenziamento della lotta all’evasione fiscale (principale attività dell’Agenzia) perché il conseguente minor carico di lavoro agli sportelli libererebbe maggiori risorse umane da assegnare all’attività di controllo. 

Le nostre argomentazioni hanno registrato una generale condivisione e l’incontro si è concluso con un nulla di fatto. La dott.ssa Imperato ci ha comunicato che ci farà pervenire a breve le sue valutazioni e abbiamo aggiornato l’incontro a data da destinarsi.
 

Foggia, 19 gennaio 2012

                                                                 Il Segretario Provinciale 
                                                           Responsabile di Organizzazione
                                                                   Nicola SALVATORE

Comunicato FP CGIL Emilia Romagna: Passaggi dalla seconda alla terza area: si aumentino i posti e si semplifichi la procedura!

L’amministrazione sembrava essersi resa disponibile a discuterne con le OO.SS., ma tergiversa e non fornisce soluzioni adeguate alle richieste ed alle sollecitazioni, più che legittime, dei lavoratori interessati.
 
Le preoccupazioni scaturiscono in particolare dalla mole enorme di materiale da studiare e dalla pubblicazione di un numero irrisorio di tipologie di possibili quesiti che, lungi dall’agevolare lo studio, sembrano rendere la prova ancora più ardua. 
 
Crediamo che serietà e trasparenza non si assicurino con queste modalità, bensì facendo in modo che tutti abbiano le stesse possibilità e che la valutazione della prova sia realmente oggettiva.
                                             COME FARE?
 
Innanzitutto fornendo in maniera esaustiva il materiale di studio, circoscritto alla concreta esperienza lavorativa, limitandone parecchio la portata rispetto a quanto ad oggi pubblicato nella intranet.
 
Ricordiamo, infatti, che si tratta di una selezione interna e che, fino a diverse determinazioni, occorrerà studiare a casa. Ma ormai il tempo passa e diminuiscono le probabilità di ottenere un pacchetto di ore di autoformazione durante l’orario di lavoro, perché, ne siamo consapevoli, ciò comporterebbe la paralisi delle attività se fossero concentrate in un brevissimo arco temporale. 
 
Sarebbe altresì importante che fosse chiarito che le prove d’esame verterebbero solo ed esclusivamente su quel materiale; sarebbe altrettanto utile avere a disposizione un’ampia gamma di possibili quesiti tra i quali estrarre quelli che dovrebbero oggetto della prova; infine, l’imparzialità della valutazione, che potrebbe essere assicurata a nostro giudizio solo attraverso l’anonimato, mettendo a punto un meccanismo che non consenta alla commissione d’esame di ricondurre la prova al nominativo di chi l’ha sostenuta. Quel che accade nella quasi totalità non solo delle procedure interne, ma anche di quelle per l’assunzione dall’esterno.
 
                                             E… infine?
              Va previsto un congruo aumento del numero dei posti!
 

Bologna, 27 gennaio 2012

                                                   FP CGIL – Emilia Romagna
                                               Coord. Reg.le Agenzia Entrate 
 

Nota della Direzione Centrale per l'Emergenza relativa alla nave Costa Concordia.

30.01.2012 – In allegato la nota fatta pervenire dalla Direzione Centrale per l’Emergenza relativa alla nave Costa Concordia.  

Dalla sanità low cost al rilancio del servizio pubblico per tutti – Documento di Stefano Cecconi (CGIL) Cecilia Taranto (FP CGIL) Massimo Cozza (FP CGIL Medici)

Il fenomeno della sanità low cost – esploso sul web in particolare per la diffusione di siti che offrono visite specialistiche ed esami diagnostici a prezzi molto bassi – va analizzato nella sua complessità senza giudizi sommari.

Il punto di partenza non può che essere l’offerta calante delle prestazioni sanitarie pubbliche per le minori risorse a fronte della domanda crescente da parte dei cittadini.

Ticket, superticket, tagli dei fondi sanitari, blocchi dei contratti e delle retribuzioni, blocco del turn over, stanno sempre di più impoverendo i servizi pubblici e svilendo la professionalità di chi vi opera.

Basti pensare al taglio di ben 18 miliardi dal 2010 al 2014 dei fondi destinati al servizio sanitario nazionale.

Si negano risorse perfino per l’edilizia sanitaria, come è accaduto con l’ultima legge di stabilità nella quale è stato sottratto il miliardo necessario a rinnovare gli ospedali e i presidi territoriali. 

A fronte della crisi sta passando l’idea che non è più possibile garantire la salute per tutti e l’universalità del servizio è in pericolo, con un crinale pericoloso dove l’asticella di chi ha titolo alle prestazioni pubbliche si abbassa sempre di più. Così diminuiscono le risorse assegnate al pubblico in un circolo vizioso che se non fermato subito rischia di far saltare il banco.

I numeri sono chiari anche per la componente sociale, dove il fondo nazionale è ormai ridotto a pochi milioni e destinato all’estinzione, come già accaduto per il fondo della non autosufficienza.

Gli enti locali stanno subendo tagli devastanti che inevitabilmente ricadranno anche sulle prestazioni sociali.

Prestazioni pubbliche sempre più costose per i cittadini (con una spirale che se non arrestata sta per arrivare anche ad una tassa sui ricoveri ospedalieri), liste di attesa sempre più lunghe anche per la carenza di risorse umane e strutturali, oltre che per accessi inappropriati dettati da un debole filtro del territorio (da riorganizzare) e da un consumismo ingravescente.

Inoltre troppo spesso invece di tagliare gli sprechi si tagliano i servizi. E a meno ospedale si accompagna anche meno sanità territoriale.

Così si rischia di far crollare un sistema sanitario nazionale, anche se costa meno della media europea e con un servizio di qualità riconosciuta.

Eppure la domanda di prestazioni sanitarie è in aumento, determinata da diversi i fattori tra i quali l’invecchiamento, la cronicità, le novità scientifiche e biotecnologiche e maggiori informazioni, oltre che una prevalenza della cultura dello star sempre bene e meglio, dettata anche da big pharma.

Il cittadino che può permetterselo (ma quando si sta male si fanno i maggiori sacrifici economici) confronta la prestazione pubblica con quella privata, e se questa ultima è più conveniente (per tempi e per costi) si rivolge a questa ultima.

Fino ad oggi in questo mondo della sanità privata c’erano solo due concorrenti: il sistema accreditato, costituito in gran parte dalle cliniche convenzionate con il SSN, e il privato “puro” per i cittadini più abbienti.

Adesso con le prestazioni low cost il sistema viene modificato con sempre più cittadini che scoprono di poter avere prestazioni sanitarie a basso prezzo, almeno per una prima volta.

Nella Regione Lombardia hanno istituito i cosiddetti Creg (Cronic related group), cioè budget destinati a soggetti anche privati che dovrebbero seguire cittadini con patologie croniche, in pratica al posto dei medici di famiglia. Il non profit come “Welfare Italia” (società che fa capo al consorzio Cgm (cooperative sociali), Intesa San Paolo e Banco Popolare) ha in progetto l’apertura di 135 ambulatori specialistici a prezzi bassi e le stesse assicurazioni, come Unipol attraverso Unipol Salute, stanno aprendo centri medici che offrono visite specialistiche ed esami diagnostici con tariffe concorrenziali.

La cosiddetta sanità leggera. La terza via tra pubblico e privato. E anche i fondi sanitari integrativi previsti in alcuni CCNL e in accordi aziendali rischiano di produrre su questo tema pericolosi effetti.

Il disegno strategico del Governo Berlusconi, ben spiegato nei libri bianco e verde del Ministro Sacconi, vedeva un welfare pubblico sempre più residuale accompagnato dalla crescita del pilastro del privato.

Il Governo Monti ha ereditato la programmazione di ulteriori pesantissimi tagli alla sanità ed ha avviato un processo di liberalizzazioni accompagnate dalla proposta di project financing nei settori pubblici con il rischio di continuare la strada di un progressivo disimpegno nella sanità pubblica con una corrispondente crescita della spesa sanitaria privata per i cittadini.

Se questo disegno si avverasse, il danno più evidente sarebbe per le persone più deboli.
Perché il fallimento principale del mercato nel welfare consiste nel fatto che, considerando la salute, l’istruzione e l’assistenza come merci (e quindi la sanità e la scuola, come mercati), produce disuguaglianze: l’accesso alle prestazioni del welfare (e quindi potenzialmente il soddisfacimento dei diritti sociali) è condizionato dal reddito disponibile e dal livello di salute o di istruzione degli individui.
Così “vincono” i più ricchi e i più sani.
Non bisogna dimenticare poi che il produttore, nel mercato, non tende spontaneamente, se non è “costretto” da vincoli prestabiliti, a produrre le prestazioni più appropriate. Le prestazioni più efficaci e a minor costo, anche per il cliente, vengono offerte solo se economicamente vantaggiose. Il fenomeno del consumismo sanitario è tipico nei sistemi di mercato. E con l’avvento di una sanità di mercato, paradossalmente, anche i conti pubblici sono a rischio. L’Italia, insieme ai paesi che hanno una percentuale di spesa sanitaria pubblica su quella totale più alta della media OCSE, dimostra che il modello pubblico universale è capace di controllare meglio le stesse dinamiche di spesa. Invece nei paesi dove la copertura pubblica è più debole (vedi gli USA) la spesa sanitaria complessiva sul PIL è il doppio di quella italiana.
Per questo bisogna fermare l’idea che la salute sia una merce.

Mentre negli USA Obama cerca di dare garanzia di prestazioni al maggior numero di americani, noi stiamo andando esattamente nella direzione opposta e rischiamo di cadere nel baratro.

Soprattutto in una situazione di crisi dove le persona senza lavoro aumentano e i redditi diminuiscono lo stato deve riconoscere ai cittadini almeno alcuni diritti fondamentali, e tra questi in primo luogo la sanità e l’istruzione.

Se ho un infarto o un ictus (due delle cause principali di morte) non accendo il computer per cercare offerte (low cost o meno) e non mi reco al centro polispecialistico a basso costo.. La mia vita è legata ai minuti che passano finché non si attiva il sistema di emergenza-urgenza che mi porta alla terapia intensiva o in sala operatoria di un ospedale pubblico. Ma fino a quando troveremo l’ambulanza e l’ospedale senza dovere far vedere prima la carta di credito ?

Lo stesso discorso può essere fatto per altri campi come ad esempio la tutela dell’ambiente e degli alimenti. Chi controllerà l’inquinamento, l’igiene, il ciclo dell’alimentazione se non avrò più i dipartimenti pubblici di prevenzione ?

E’ in questa situazione che va giudicata la presenza e la crescita non solo della sanità low cost ma di tutta l’offerta privata.

Innanzitutto, la sanità privata – low cost o  meno – non può sfuggire al rispetto di precisi standard quali-quantitativi, e quindi a rigorosi meccanismi di autorizzazione, accreditamento e controllo, a garanzia dei cittadini.

Certamente nella sanità low cost c’è un problema di chiarezza del messaggio e di trasparenza (e di concorrenza leale) ma il cittadino ha il diritto di rivolgersi verso chi crede. E dietro ad una tariffa bassa può esserci anche un professionista preparato che vuole conquistarsi un suo spazio.

Ma lo ripetiamo, il cuore del problema è la deriva privatistica che rischia di colpire lo stesso servizio sanitario nazionale, che se non fermata porterà alla perdita del principio universalistico della tutela della salute.

Allora la vera scommessa non è fermare il low cost, ma è nella battaglia per una politica sanitaria che investa nel servizio pubblico di qualità, colmando il divario tra nord e sud.

Solo con un SSN forte e di qualità nel garantire il diritto alla salute e alle cure, la presenza della sanità privata – nelle varie forme: accreditata, pura, low cost o integrativa – può svolgere una utile funzione di integrazione e completamento e rispondere alla domanda di consumi sanitari senza produrre i danni tipicamente connessi al mercato nel welfare.  

Stefano Cecconi, responsabile Politiche della Salute CGIL nazionale
Cecilia Taranto, segretaria nazionale FPCGIL
Massimo Cozza, segretario nazionale FPCGIL Medici

Roma, 25 gennaio 2012

 
 
 

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Commissione di Garanzia di cui all'art. 29 del D.P.R. 164/2002 – Convocazione per giorno 1° febbraio 2012 ore 10.30.

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DAP: Contratto Collettivo Nazionale Quadro di integrazione e modifica del CCNQ 9 ottobre 2009.

Progressioni economiche – Comunicato unitario

 AI LAVORATORI DELL’AGENZIA DEL TERRITORIO
 

Progressioni economiche…
Attenzione, la macchina della propaganda si è messa in moto

 

 Ci riferiamo al documento di una sigla sindacale, quella, per intenderci, “dura e pura” che non firma accordi, che ci accusa di “aver voltato le spalle ai lavoratori e di esserci rimangiati le promesse fatte e sottoscritte” in ordine alle progressioni economiche, sostenendo che ci saremmo rifiutati di appoggiare la richiesta di due minoritarie sigle sindacali di utilizzare ulteriori fondi del 2010 per altri passaggi.
La notizia è vera ma false sono le motivazioni.
E la ragione del perché sono stati costretti a mentire, sapendo di mentire, va ricercata nella propaganda elettorale per il rinnovo delle RSU.

 

 I FATTI

 
 

Premesso che sarebbe auspicabile che le riunioni sindacali fossero riprese dalle telecamere, ci preme chiarire che il 21 dicembre u.s., in occasione della costituzione e riparto del FUA 2010 le OO.SS. presenti hanno chiesto un incremento del numero dei passaggi, ferma restando la decorrenza 1 gennaio 2010.

E’ emerso, però, così come prevede il CCNL, che con i fondi 2010 si potevano definire passaggi esclusivamente con decorrenza 1° gennaio 2011, precisamente, dunque, l’anno da cui parte il blocco degli incrementi economici previsti dalle norme vigenti ……

Sostenere, quindi, che “abbiamo voltato le spalle ai lavoratori” è un menzogna che rinviamo al mittente.

La verità è che abbiamo semplicemente garantito il diritto alla progressione economica come da accordi sottoscritti invece di rischiare di far saltare l’intera procedura.

Inoltre l’accordo di programma che abbiamo sottoscritto e che prevede passaggi nel triennio 2011/3 non ce lo siamo “rimangiato”!

Proprio perché abbiamo a cuore le sorti dei lavoratori, in questo momento storico in cui i salari sono fermi, con grande senso di responsabilità abbiamo costituito e ripartito il fondo 2010 garantendo ai lavoratori di riscuotere il salario accessorio nei prossimi mesi e ad oltre il 75% di loro di ottenere la progressione con i relativi incrementi economici.

 
 

Roma, 27 gennaio 2012

FP CGILDi Leo
CISL FPSilveri
UIL PAMacilenti
CONFSAL-SALFiSparacino
 

 

Lucca: nota della Funzione Pubblica CGIL al Comandante Provincile VV.F.

 

27.01.2012 –  Lucca – In allegato la nota della Funzione Pubblica CGIL di Lucca al Comandante Provincile VV.F. 


 
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