NEWS

Specializzandi in ospedale. La FPCGIL Medici sul Sole 24 Ore Sanità

 

Monopoli: incendio al Municipio.

 

 
COORDINAMENTO PROVINCIALE VIGILI DEL FUOCO
PROVINCIA DI BARI

 

-INCENDIO AL MUNICIPIO NEL COMUNE DI MONOPOLI-
 

Venerdì ultimo scorso presso il Comune di Monopoli, la sala Perricci del Municipio è stata interessata da un incendio. Sono andati rovinati quadri di valore e arredi vari, e il danno ammonterebbe a circa 250 mila €.

La domanda sorge spontanea: se vi fosse stato un presidio permanente dei VV.F. presso detto Comune, così come previsto da un decreto del Ministero dell’Interno già nel lontano 1993, – il tutto confermato con l’inserimento dell’istituzione di un Distaccamento VV.F. a Monopoli nello studio “ITALIA SOCCORSO IN VENTI MINUTI”- si sarebbero riscontrati tali danni?
 
Se gli Amministratori comunali avrebbero dato seguito a quanto presentato nel 2007 e cioè l’individuazione del sito per la realizzazione di un Distaccamento VV.F. presso la zona Metta -ex Fiat- avendo nelle casse comunali 2 milioni di euro a disposizione per la messa in opera dell’immobile da destinare a sede VV.F. si sarebbe potuto sperare che oggi, non avremmo avuto due quadri della scuola del Caravaggio danneggiati, e nel passato più o meno recente, vite “spezzate”? (si pensa sia inutile spiegare l’importanza dell’operatività sul territorio di Monopoli di una squadra VV.F. con la conseguente riduzione dei tempi d’intervento che avrebbero garantito un soccorso più efficace)
 
Possibile che alla politica non interessi la sicurezza dei cittadini e degli stessi operatori VV.F.?

Ora la solita storia: Amministratori locali che Centrali che “piangono”; i cittadini indignati; operatori VV.F. frustrati in quanto al loro arrivo resta poco da mettere in salvo. -come accade sempre quando si interviene sui territori non coperti dal soccorso VV.F. e quindi con tempi d’intervento che superano i venti minuti previsti-

Per tutto questo ancora una volta la CGIL torna in Piazza nel Comune di Monopoli il giorno 14 Ottobre 2011 dalle ore 09,00 con un Sit-In di sensibilizzazione dove si presenteranno alle Istituzioni e ai Cittadini lo stato del soccorso del territorio.
 

Bari, lì 25 Settembre 2011

Comunicato Stampa
di F. De Cosimo e C. Pesola 
 


LAMPEDUSA e PANTELLERIA: proroga trattenimento temporaneo neo Capi Squadra.

 

26.09.2011 –  Di seguito, in allegato, pubblichiamo la nota con la quale si dispone la proroga del trasferimento temporaneo del personale sottoelencato presso i Comandi di Agrigento e Trapani per le esigenze di Lampedusa e Pantelleria fino al 31/03/2012 senza oneri per l’Amministrazione.


NEWS

Ddl Governo Clinico: bene cancellazione libera professione dal testo, male su nomine e pensione a 70 anni.

 Dichiarazione stampa di Cecilia Taranto, segretaria nazionale FPCGIL  e di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
 

Il nuovo testo del Ddl sul Governo Clinico presentato dal relatore ha finalmente recepito la nostra richiesta di eliminare tutta la parte riguardante la deriva della libera professione. Ma ha lasciato una inaccettabile discrezionalità dei direttori generali (scelti dalla politica) nelle nomine professionali senza trasparenza e obbiettività, e nella decisione di chi può rimanere a lavorare fino ai 70 anni.
Per l’individuazione dei direttori di struttura complessa (ex primari) ancora una volta si affida la scelta al direttore generale nell’ambito di una terna proposta dalla Commissione, senza neanche l’obbligo della motivazione e della pubblicazione di tutti gli atti sui siti istituzionali. Invece del più bravo, a vantaggio della salute dei cittadini e della valorizzazione del merito professionale, il direttore generale può tranquillamente nominare il terzo. 
Per diminuire le possibili interferenze il sorteggio dei componenti la Commissione, nella quale ci deve essere una donna, andrebbe fatto a livello nazionale e la valutazione effettuata su titoli e curriculum senza colloquio.
Ancora più incredibile è la totale discrezionalità lasciata al direttore generale nell’attribuzione dell’incarico di responsabile di struttura semplice, senza neanche l’obbligo di una valutazione comparata dei curricula e di una motivazione. E’ invece scomparsa l’unica norma che avrebbe limitato il potere arbitrario e monocratico dei direttori generale nelle nomine, cioè il divieto di utilizzare in modo improprio l’art. 15 septies con il quale oggi si assegnano incarichi di struttura complessa senza concorso a dirigenti scelti extra asl.
Inconcepibile è la proposta di una ennesima nuova norma sul pensionamento con la quale si introduce la possibilità di rimanere a lavorare fino a 70 anni, al di là dei contributi, e si toglie la scelta ai singoli dirigenti – come accade adesso se non si sono raggiunti i quaranta anni di contributi effettivi – per affidarla in modo assolutamente discrezionale al Collegio di Direzione.
Infine non è accettabile un intervento legislativo sulla valutazione su proposta del Ministro della Salute, oggi già definita a livello contrattuale.
Continueremo pertanto il nostro impegno per cambiare anche questo testo, per affermare il ruolo dei dirigenti e degli operatori nel Governo Clinico delle aziende e per valorizzare la professionalità e la trasparenza, a partire dalle nomine.

 

Ulteriori riduzioni di spesa di cui all'art. 1, comma 1, Legge 14 settembre 2011 N.138.

 

 
COORDINAMENTI VVF E FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA SICUREZZA
 

 

 
Roma, 23 settembre 2011   
 
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Silvio Berlusconi 
 
Al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
On. Gianni Letta 
 
Al Presidente del Senato
Sen. Renato Schifani  
 
Al Presidente della Camera dei Deputati
On. Gianfranco Fini 
 
Al Ministro dell’Interno
On. Roberto Maroni 
 
Al Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’ Innovazione
On. Renato Brunetta 
 
Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Sen. Maurizio Sacconi 
 
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze
On. Giulio Tremonti 
 
Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
On. Altero Matteoli 
 
Al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
On. Francesco Saverio Romano 
 
Al Capo Dipartimento VVFSPDC
Pref. Francesco Paolo Tronca 
 
Al Capo del CNVVF
Ing. Alfio Pini

 
 Oggetto:  ulteriori riduzioni di spesa di cui all’art. 1, comma 1, Legge 14 settembre  2011 N.138. 
 
La Legge 14 settembre 2011 n. 148 di conversione in legge, con modificazioni del Decreto Legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, al comma 1 dell’articolo 1, provvede ad incrementare di 6 miliardi di euro per l’anno 2012 e di 2.5 miliardi per l’anno 2013 gli importi indicati nella tabella C allegata al Decreto Legge n. 98 del 2011.
 
Non viene tuttavia specificata nella norma in oggetto la ripartizione dell’ulteriore riduzione di spesa, demandando il tutto all’emanazione di un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero dell’economia e delle finanze. Considerato che il Corpo Nazionale Vigili del Fuoco ha subito già nel corso del 2010 una notevole riduzione delle risorse assegnate per l’espletamento dei compiti d’istituto, pari al 14,5%; Considerata l’incongruenza delle necessità finanziarie del Corpo Nazionale elaborate in fase di predisposizione del bilancio preventivo (pari al 60% in meno rispetto alle reali necessità) e la scarsa affidabilità dei documenti di programmazione; Considerato che quanto sopra, unitamente alla metodologia dei tagli lineari non selettivi ha incrementato il fenomeno dei debiti sommersi fino a 29 milioni di euro (10.2 milioni per i fitti, 14.2 milioni per le utenze energetiche ed idriche, 2.3 milioni per i servizi di mensa); Considerato che la riduzione del 25% delle spese destinate ai consumi intermedi nel triennio 2011, 2012, 2013, ha colpito in modo rilevante la funzionalità delle strutture del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco; Considerato che l’articolo 10 comma 1 del Decreto Legge n. 98 del 2011 stabilisce riduzioni di spesa a carico dei Ministeri ad esclusione del Fondo per il finanziamento ordinario delle università; delle risorse destinate alla ricerca, dell’istruzione scolastica e del finanziamento relativo al 5 per mille dell’irpef; del fondo unico per lo spettacolo; delle risorse destinate alla manutenzione ed alla conservazione dei beni culturali.
 
Le scriventi OO.SS. chiedono:
* che in fase di predisposizione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui al comma 1 dell’articolo 1 della Legge 14 settembre 2011 n. 148, venga appositamente prevista l’esclusione dalle ulteriori riduzioni di spesa il Corpo Nazionale Vigili del Fuoco, al fine di mantenere accettabili livelli di operatività, salvaguardare da una eventuale riduzione i richiami del personale volontario, consolidare le  nuove assunzioni di cui il Corpo ha necessità immediata.
* che le risorse necessarie all’operatività del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco siano escluse dalle riduzioni di spesa a carico del Ministero dell’Interno mediante inserimento delle stesse nell’elenco di cui  all’articolo 10 comma 1 del Decreto Legge n. 98 del 2011. 
 
Certi che verrà posta la dovuta attenzione alle gravi condizioni in cui versa il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ed al servizio reso alla popolazione, si resta in attesa di un urgente riscontro e si porgono distinti saluti.

F.P. CGIL NAZIONALE VVF
Adriano Sgrò
M.Mozzetta – A.Forgione

FED. NAZ. SICUREZZA CISL
Pompeo Mannone
UIL NAZ. VVF
Alessandro Lupo
 

27.05.2011 seminario Funzioni Centrali – Vico Equense relazione Gian Guido Santucci: I PRECARI, A PARTIRE DALLE FUNZIONI CENTRALI, PROBLEMI, ASPETTATIVE, PROPOSTE

 

Prima di entrare nel merito della relazione, ritengo necessario ringraziare Antonio Crispi e i compagni/e delle Funzioni Centrali per l’occasione fornitami d’illustrare il punto di vista del Dipartimento Welfare-MdL sul problema della precarietà nel Pubblico Impiego in una logica di condivisione ed intreccio che penso debba essere estesa e praticata costantemente da tutti, ad ogni livello dell’organizzazione, nell’interesse generale.

Ciò nella convinzione che solo mettendo a valore le esperienze vissute in questi anni nelle diverse postazioni, sia possibile dare soluzione ai tanti problemi che attraversano la categoria che, altrimenti, non riusciremmo ad individuare qualora rimanessimo ancorati ciascuno all’interno del proprio vissuto sindacale.

Ed è con questa impostazione che intendo sviluppare il mio intervento sul tema della precarietà nella convinzione che questa problematica potrà essere risolta solo se avremo la capacità di comprendere fino in fondo le conseguenze di questa sua grande diffusione alla luce dei provvedimenti legislativi di “riforma” messi in atto dal Governo nei confronti del complesso del Lavoro Pubblico e dei servizi erogati ai cittadini.

Non è un caso, infatti, che negli ultimi anni, sul piano dell’utilizzo, si sia passati da forme di lavoro flessibile “garantite”, come il tempo determinato, ad altre meno tutelate e sottopagate; mentre contestualmente venivano approvati provvedimenti legislativi sul Pubblico Impiego volti a disarticolarne il ruolo e la presenza, modificandone gli assetti con interventi sul lavoro pubblico i cui effetti hanno prodotto minori diritti e tutele per tutti, blocco degli stipendi e moratoria dei rinnovi contrattuali.

E in tema di precarietà va detto che, nonostante il grande lavoro prodotto a partire dal 2007 (finanziarie Prodi) per risolvere questo problema abbiamo ancora migliaia e migliaia di lavoratori in attesa di risposte certe sulla loro condizione lavorativa, e che il Governo invece vuole mandare via.

Al momento, vista la “pochezza” delle soluzioni fornite dalle leggi in vigore, c’è la necessità di un ennesimo grande sforzo collettivo, sul piano dell’impegno e dell’iniziativa sindacale, per porre fine a questa drammatica emergenza con soluzioni che consentano il superamento degli attuali vincoli normativi sul mantenimento in servizio dei precari, riconoscendone l’utilità sociale e quindi la necessità di una loro definitiva assunzione.

Questa ricerca di nuove soluzioni potrà concludersi, a mio avviso, in maniera positiva solo se la questione non sarà disgiunta dalla considerazione di come la presenza crescente del lavoro atipico nella Pubblica Amministrazione abbia pesantemente contribuito al processo di svuotamento e delegittimazione del ruolo e della presenza del lavoro pubblico, e come, pertanto, sia necessario affrontare il tema della flessibilità lavorativa in un quadro di regole certe e definite ad evitare che, diversamente, la crescente estensione di questa modalità, senza limiti e controlli, possa farla diventare a breve il tratto distintivo e dominante del lavoro pubblico .

Qualcuno potrebbe affermare che il continuo ricorso al lavoro precario non ha rappresento altro che la modalità attraverso la quale le amministrazioni hanno supportato le necessità di personale impedite da un blocco del turn over che si protrae da anni nel Pubblico Impiego.

Sarà anche vero, ma questo continuo ricorso alla flessibilità lavorativa, con modalità sempre più distanti da quanto previsto nei CCNL, non ha fatto altro che contribuire al processo di destabilizzazione del lavoro pubblico, rendendo “normale” il non rispetto delle regole per l’utilizzo stabilite dai contratti; “ovvia ” la discriminazione salariale e la non parità dei diritti con tutti gli altri lavoratori.

Per quanto riguarda il sindacato, l’aumento indiscriminato di queste modalità in maniera non controllata e controllabile ha contribuito a rendere nel tempo indisponibile il confronto sugli aspetti organizzativi aventi riflessi sul rapporto di lavoro; indisponibilità che alla fine, viste anche la scarsa reazione messa in campo, soprattutto nei luoghi di lavoro, è stata poi facile farla diventare definitiva per legge in tutto l’Impiego Pubblico.

Al riguardo penso che ci sia stato un forte ritardo del movimento sindacale nella comprensione di ciò che stava realmente accadendo, sottovalutando i reali effetti dell’offensiva del Governo nei confronti del lavoro pubblico, manifestatasi in mille maniere e su più fronti:

o con le leggi, per marginalizzare il ruolo del sindacato e delle RSU mettendo così il lavoratore dipendente in completa balia dei dirigenti e del potere politico
o dequalificando professionalmente e salarialmente il lavoro prestato attraverso il blocco dei contratti e della contrattazione, utilizzando, a parità di mansioni, lavoratori precari con contratti atipici, esternalizzando i servizi o ricorrendo al lavoro per somministrazione.
 
Siamo giunti ad un punto di non ritorno; la presenza del precariato nella nostra categoria ammonta ad almeno 200.000 persone, tutte a rischio di essere mandate via entro il prossimo anno, a cui vanno aggiunte le migliaia di pensionamenti che non saranno recuperati con il turn over determinando così il prodromo della possibile messa in discussione di servizi fondamentali per i cittadini e la prospettiva di un declino lento ma inarrestabile del ruolo e della presenza del lavoro pubblico.

Ciò vuol dire per i precari nessuna aspettativa per il futuro; domani, anche per i lavoratori a tempo indeterminato.

Per questa ragione dobbiamo fare ogni sforzo possibile per impedire che questo avvenga, mettendo in campo una durissima opposizione contro ogni ipotesi di smantellamento ad iniziare dalla lotta a difesa dei precari, con proposte nuove in grado di dare soluzioni praticabili per la difesa ed il rilancio del ruolo della Pubblica Amministrazione.

Non ci sono alternative: per difendere il lavoro pubblico ed il suo ruolo di garante dell’uguaglianza tra i cittadini, è necessario cambiare e ribaltare l’attuale atteggiamento del Governo e di altre forze sociali che mira al ridimensionamento ed alla marginalizzazione della CGIL nei tavoli di trattativa e confronto ed in termini di rappresentatività sindacale.

In questa partita, nella quale è in gioco il futuro della nostra organizzazione, dobbiamo essere consapevoli che siamo soli, senza sponde politiche ed altri sindacati al ns fianco; l’unico alleato su cui possiamo e dobbiamo contare sono gli utenti e le loro rappresentanze associative.

Una grande forza, in grado di cambiare ogni genere di decisione, a cui dobbiamo guardare, cercando di coinvolgerla, per averla al nostro fianco nella azione che abbiamo messo in campo a difesa della pubblica amministrazione e dei suoi dipendenti.

Nei nostri settori la precarietà si presenta articolata e diffusa con caratteristiche diverse a seconda dei comparti: nelle Funzioni Centrali, sottoposte a controlli e vincoli particolarmente cogenti rispetto ad Enti Locali e Sanità, la presenza del precariato si manifesta con caratteristiche precise e con modalità di utilizzo sostanzialmente identiche fatta eccezione per la CRI.

Un precariato sostanzialmente costituito da co.co.co e partite IVA nonché da qualche centinaio d’i somministrati, oltre ad un cospicuo numero di cassa integrati utilizzati per i tirocini dal Ministero della Giustizia.

Per quanto riguarda i co.co.co ed i co.co.pro va evidenziato che sono lavoratori difficilmente avvicinabili e sindacalizzabili, privi di prospettive e sotto il controllo diretto dei dirigenti da cui dipendono che spesso sono gli stessi che li hanno assunti direttamente con proprie determinazioni; lavoratori la cui curiosa modalità di assunzione è purtroppo assai diffusa nelle Funzioni Centrali come ad esempio nel caso del Ministero della Pubblica Istruzione “ex MIUR” o dell’ICE.

Co,co,co e co.co.pro spesso preposti a ricoprire ruoli e funzioni di grande responsabilità, il più delle volte posti che in vece spetterebbero al personale di ruolo o ai vincitori di concorso a cui sono stati preferiti; ciò non significa che questi lavoratori siano dei privilegiati e che godano di particolari favori, anzi, non hanno diritti e tutele, né tantomeno riconoscimenti di alcun genere per le responsabilità attribuite.

Ed al riguardo va detto che la loro presenza, resa “invisibile” a seguito dei “condizionamenti” ricevuti nei confronti del resto del personale e del sindacato, rispecchia esattamente l’idea del modello di lavoratore pubblico che si vuole realizzare: alla mercè del proprio dirigente, ricattato sul lavoro e quindi nell’impossibilità di essere sindacalizzato, senza prospettive e garanzie per il futuro.

Per quanto riguarda invece il fenomeno dei lavoratori interinali, va detto che sono stati quasi sempre utilizzati per attività istituzionali attinenti profili medio-bassi riferiti alle attività di sportello o alla erogazione di servizi, come nel caso dell’INPS, riguardanti gli assegni familiari, la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali.

Anche in questo caso, per l’aggiramento del blocco del turn over, si è utilizzata una modalità di lavoro che ha cambiato profondamente i connotati e gli aspetti di attività istituzionali riferite in esclusiva al personale di ruolo instaurando il pericoloso principio che altri soggetti possono svolgerne i medesimi compiti.

Per i cassa integrati la questione è più complessa perché investe il ruolo e la funzione di garanzia che può svolgere la Pubblica Amministrazione per non fare espellere dal mercato del lavoro soggetti che una volta terminata la cassa integrazione (ordinaria, straordinaria o in deroga) rischiano di non avere più occasioni lavorative per il resto della loro vita.

Se da un lato va bene che abbiano potuto continuare a lavorare in ambito pubblico sotto la veste di tirocinanti presso il Ministero della Giustizia e dell’Interno va evidenziata la totale assenza progettuale da parte dei soggetti competenti, (Governo, Regioni e Province) che, per la ricollocazione di questi lavoratori, hanno ritenuto più semplice e meno impegnativo scaricare il tutto sulle spalle di amministrazioni già alle prese con problemi di gestione antichi e consolidati per i quali, purtroppo, questi lavoratori non possono rappresentare alcuna, pur parziale, soluzione.

Non va bene, le risposte devono essere diverse; sarà quindi nostro compito primario pressare le autorità preposte affinché attraverso la riaffermazione del ruolo di garanzia della Pubblica Amministrazione possano essere trovate soluzioni concrete, e non temporanee a questi lavoratori con certezza di regole e modalità di utilizzo, e non necessariamente in ambito pubblico.

Ultimi due casi sono la CRI ed i tempi determinati del Ministero dell’Interno.

Per quest’ultimi la proroga al 31 dicembre rappresenta un fatto fondamentale perché riconosce l’importanza del loro trattenimento in servizio al fine di garantire la continuità delle ‘attività degli uffici immigrazione delle questure in un momento di grande emergenza dovuta alla pressione migratoria proveniente dai paesi arabi del Mediterraneo; nello stesso tempo un precedente importante per tutto il restante precariato, non solo del comparto, che andrà utilizzato nel proseguo delle iniziative che abbiamo assunto come Funzione Pubblica CGIL a favore dei precari.

La CRI, è un caso a parte: una amministrazione radicata nella coscienza collettiva per la sua storia centenaria a favore delle popolazioni in caso di calamità e di guerre, che nella realtà vive una miriade di contraddizioni dovute alla sua natura di ibrido che eroga attività e prestazioni che non hanno nulla a che fare con i propri compiti istituzionali.

Per questa ragione, affrontare in maniera efficace il problema della precarietà in CRI non può significare altro che chiedere il passaggio al SSN degli oltre 1800 lavoratori, impegnati per lo più nei servizi in convenzione di pronto soccorso ed ambulanze ,nonché nelle attività riabilitative e rieducative.
Non possiamo più attendere altro tempo, è necessario aprire al più presto il confronto con il Governo per obbligarlo a fare chiarezza una volta per tutte su questo annoso problema prima che, alla scadenza delle convenzioni, in questa fase di crisi economica e di scarsità di risorse questi servizi possano essere ritenuti superflui e quindi dati in gestione ai privati con tutto il personale.

E’ evidente che di fronte ad una situazione, in cui l’azione del Governo sul lavoro pubblico sta rischiando di provocare una vera e propria situazione di emergenza sociale, è necessario promuovere iniziative di lotta e mobilitazione per cambiare gli attuali orientamenti facendo leva sull’insoddisfazione e la contrarietà che si sta manifestando in maniera sempre più palese non solo tra i lavoratori pubblici, ma anche tra i cittadini che ne utilizzano le prestazioni.

Al riguardo non c’è molto da scoprire, tutto è stato già detto e scritto; bisogna solo riprendere il cammino interrotto dall’avvento del Governo Berlusconi, mettendo in evidenza le contraddizioni e le incongruenze che hanno fin qui caratterizzato l’azione falsamente riformatrice del Governo rispetto a quanto scritto e stabilito nel Memorandum Governo – Sindacati del 2007, per cambiare la Pubblica Amministrazione e metterla finalmente in grado di essere effettivamente al servizio dei cittadini.

E’ quindi dal Memorandum che dobbiamo ripartire per cercare le indicazioni di percorso necessarie per rispondere a tutti i cittadini ai quali dobbiamo garantire l’universalità del servizio pubblico, intervenendo sugli aspetti gestionali, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori in relazione a ciò che sono ed a ciò che fanno.

Questo sarà possibile, riprendendo il tema delle alleanze, chiamando le rappresentanze degli utenti a mettere in comune con la categoria le tematiche della contrattazione di secondo livello con quelle della contrattazione sociale e territoriale, unificando le rivendicazioni nell’ambito di piattaforme contrattuali che mettano al centro della attenzione generale la qualità e l’efficienza delle prestazioni e dei servizi, dell’organizzazione del lavoro e dell’utilizzo del personale.

Per questo motivo, come si diceva all’inizio, è necessario, prima di ogni altra cosa, capire cosa è diventato oggi il lavoro pubblico dopo i processi di privatizzazione, precarizzazione ed esternalizzazione a cui è stato sottoposto, per ridefinire gli ambiti inalienabili, in cui non possono essere utilizzati altri soggetti che non i dipendenti pubblici a tempo indeterminato; ciò anche per impedire che attraverso il continuo utilizzo di profili e contratti diversi, in alternativa ai CCNL di Comparto, si possa mettere in atto un ulteriore processo di destabilizzazione e frammentazione del lavoro pubblico che, al contrario, per essere reso di nuovo competitivo ed efficiente necessità di essere nuovamente ridefinito e ricomposto all’interno di regole precise ed invalicabili.

Al riguardo, penso sia utile riaffermare da parte CGIL che in tutti i casi che vedano la presenza dei privati in ambito pubblico si debba applicare il CCNL di Comparto o, se non possibile, un CCNL individuato in base a quanto disposto dal capo III del codice civile (art 2070 e seg) sui i criteri per la definizione dei contratti di riferimento.

Ed a proposito di CCNL da applicare per le attività “no core” delle Amministrazioni, proprio per tentare di unificare il più possibile la miriade attuale di contratti che vengono applicati è forse il caso di pensare a CCNL dei Servizi Pubblici con caratteristiche riconducibili a quelli siglati con la CISPEL ma con diritti, tutele ed aspetti normativi di carattere generale identici a quelli dei lavoratori con i CCNL della Pubblica Amministrazione.

Nello stesso tempo dovranno essere riscritte le regole sulla presenza del lavoro atipico, circoscrivendone le modalità, vietando utilizzi diversi dalle causali previste, limitandoli a situazioni di carattere eccezionale e di natura temporanea e senza possibilità di proroga.
 
Ciò per ribadire che, fatta questa eccezione, il lavoro nel pubblico impiego non può che essere a tempo indeterminato ai fini del buon espletamento degli interessi generali della collettività.

Per quanto riguarda le attività non strettamente pertinenti al “core” della Pubblica Amministrazione andranno scritte nei contratti nuove regole sugli appalti e sulle esternalizzazioni, regole che dovranno essere rispettate in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, prevedendo forti penalità nel caso di inosservanza dei Contratti Collettivi e dei minimi salariali previsti; forti garanzie di riassorbimento del personale in caso di perdita di concessione od appalto.

In questo contesto va evidenziato che il problema di come risolvere la questione delle esternalizzazioni non è più rimandabile; le esperienze che si stanno maturando, soprattutto negli Enti Locali, ci dicono che la rincorsa alle privatizzazioni per risolvere i problemi gestionali e di bilancio è oggi soggetta a ripensamento; mancano però gli strumenti per il rientro di queste attività in ambito pubblico.

E’ quindi necessario che la categoria inizi subito ad affrontare questa tematica, strategica, in termini di prospettiva, per gli assetti della Pubblica Amministrazione, cercando, soprattutto per il personale, di superare gli attuali vincoli sulle assunzioni nel PI, magari lavorando sul versante dell’equiparazione tra concorso pubblico ed accesso tramite selezione pubblica, più l’ anzianità professionale.

E’ questa la strada?

In ogni caso questo tema esige di essere affrontato e risolto perché senza adeguati strumenti normativi e contrattuali sarà ben difficile riassorbire in ambito pubblico attività affidate ad altri soggetti e decidere, di conseguenza, per un più funzionale ed efficace riordino delle Pubbliche Amministrazioni.

Quanto appena affermato non ha la pretesa di rappresentare una certezza assoluta, bensì lo stimolo ad aprire una discussione in categoria e nei suoi organismi su una situazione come quella del lavoro pubblico che non si può più rimandare. Nel frattempo rimane però in piedi il problema di come tuteliamo oggi i tanti precari della Pubblica Amministrazione e , in questo caso, delle Funzioni Centrali.

Nell’immediato, in attesa della definizione della proposta di legge della FP sulla stabilizzazione dei precari occorrerà in questa particolare fase insistere sul Governo e sui partiti affinché, senza ulteriori aggravi per il bilancio dello Stato, per le situazioni in cui si potrebbero configurare la possibile interruzione di pubblico servizio o di gravi carenze nelle attività istituzionali , siano sospesi gli effetti della legge 122/20101 per un periodo non inferiore ai 18 mesi consentendo così un’ allungamento della permanenza in servizio dei lavoratori precari utile per cercare di modificare in questo periodo gli attuali divieti di mantenimento in servizio ed assunzione per i precari.

Inoltre, come ultima questione, voglio rappresentare l’esigenza di caratterizzare la nostra azione a favore dei precari anche sull’aspetto del riconoscimento dei diritti per questi lavoratori; diritti fondamentali la cui privazione li ha resi diversi e distanti da tutti gli altri dipendenti, pubblici e non, tra i quali, vanno evidenziati il diritto alla malattia, la maternità e le ferie, la parità retributiva con tutti gli altri lavoratori del settore di appartenenza, la fruizione degli ammortizzatori sociali in caso di interruzione dal lavoro o di licenziamento.

Concludendo, questa panoramica, limitata alle sole Funzioni Centrali, credo sia evidente che lo sforzo che dovremo sostenere come categoria, per tentare di fermare e modificare l’azione di denigrazione, marginalizzazione e smantellamento del lavoro pubblico portata avanti da questo Governo, non sarà affatto facile e, per farlo, servirà un grandissimo impegno da parte di tutti.

Ma non possiamo fare altrimenti perché a noi è oggi dato il compito di salvare quel che resta di una idea di democrazia, partecipazione ed uguaglianza che si vuole cancellare per il futuro del paese e delle nuove generazioni.

Dipartimento Welfare-Mercato del Lavoro Gian Guido Santucci

 

Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi.

 

23.09.2011 – Siamo stati informati dall’Ufficio I: Gabinetto del Capo Dipartimento, Garanzia dei Diritti Sindacali, che sulla Gazzetta Ufficiale n. 221 del 22 settembre 2011 è stato pubblicato il D.P.R. 1 agosto 2011, n. 151 concernente il “Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi, a norma dell’articolo 49, comma 4-quater, del Decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122”. 

Assegnazione Personale Direttivo area romana

 

23.09.2011 – Ordine di servizio n. 72 de 22 settembre 2011 concernente assegnazione, nell’area romana, di personale direttivo del Corpo Nazionale VVF.

 

Conferimento di incarico dirigenziale nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

 

22.09.2011 – Di seguito, in allegato, pubblichiamo l’informativa dell’Amministrazione con la quale è stato attribuito al Primo Dirigente del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Ing. Marcello LOMBARDINI l’incarico di Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Agrigento.


Corso Nazionale Istruttori Patenti: convocazione incontro

 

21.09.2011 – Bozza Circolare III° Corso Nazionale Istruttori Patenti di guida mezzi terrestri VVF. – Convocazione incontro

 

Indennità Soccorso Esterno Direttivi e Dirigenti.

 
COORDINAMENTO NAZIONALE FP CGIL VIGILI DEL FUOCO
 

 
Capo Dipartimento VVFSPDC
Dr. Francesco Paolo TRONCA
 
Capo del CNVVF
Dott. Ing. Alfio PINI
 
Direttore Centrale Risorse Finanziarie
Dott. Fabio ITALIA
 
Ufficio Garanzie e Diritti Sindacali
Dott. Giuseppe CERRONE

 
 

 Oggetto: Indennità Soccorso Esterno Direttivi e Dirigenti.
 
 
Egregi,
con nota prot. n. 4321/S 195bis, del giorno 8 settembre u.s., ci è stato comunicata la soluzione delle problematiche che hanno causato il ritardo nel pagamento dell’indennità in oggetto.
 
Risulta, tuttavia, alla scrivente, il permanere di taluni elementi di incertezza sulla corresponsione della medesima indennità al personale Direttivo e Dirigente, malgrado ciò sia previsto all’art. 6 del DPR 19 novembre 2010, n. 250 (Recepimento dell’accordo sindacale per il personale direttivo e dirigente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, biennio economico 2008 – 2009).
 
Tutto ciò premesso, si confida, salvo eventuali elementi ostativi dei quali vorremmo essere resi partecipi, si possa procedere con la massima celerità affinchè anche al personale di cui sopra siano corrisposte le dovute competenze. 
        

FP CGIL VVF NAZIONALE
Mario MOZZETTA – Adriano FORGIONE

 

 
 

Pagamento stipendi ufficiali giudiziari

 
                                                 Roma, 26 settembre 2011

                                                                           Al Sottosegretario di Stato
                                                                           Sen. Giacomo Caliendo
                                                                          
                                                                           Al Capo Dipartimento
                                                                           dell’Organizzazione
                                                                           Giudiziaria
                                                                           Presidente Luigi Birritteri
                                                                          
                                                                           Al Direttore Generale del
                                                                           Bilancio e della Contabilità
                                                                           Dr. Giuseppe Belsito
 

Oggetto: pagamento stipendi ufficiali giudiziari
 

         Ci risulta che ad oggi l’Amministrazione non abbia ancora ottemperato alla disposizione che prevede che i pagamenti degli stipendi degli ufficiali giudiziari passino nella competenza del Ministero dell’Economia.
         L’impegno preso durante la riunione dello scorso anno prevedeva il passaggio entro il febbraio 2011; ciò non è avvenuto e non abbiamo ricevuto comunicazioni sugli impedimenti che hanno causato il ritardo.
         Vi chiediamo pertanto di comunicarci quali siano le motivazioni di tale ritardo invitandovi a rimuoverle con la massima urgenza.
         Restiamo in attesa di una pronta risposta.
 

 

                                  Per Funzioni Centrali FPCGIL
                                           Nicoletta Grieco
                                                                           
                                                                           
 

 
 

 
 
 
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