COMUNICATO
La grave crisi che investe da anni il
sistema penitenziario è stata affrontata in modo inadeguato dai Governi che si
sono succeduti alla guida del Paese. La logica della gestione dell’emergenza
non è mai stata accompagnata da concreti progetti di riforma adeguatamente
finanziati. Basti pensare che, malgrado la sentenza di condanna inflitta dalla
CEDU al nostro Paese, nel settore si sono registrati tagli di spesa e degli
organici a fronte di aperture di nuovi istituti o padiglioni detentivi e attribuzione di nuove funzioni. Parallelamente, mentre tutto il comparto sicurezza
beneficiava di risorse economiche aggiuntive e assunzioni straordinarie o
anticipate, nulla veniva prospettato per il Corpo della Polizia Penitenziaria
che, va ricordato ancora una volta, è in attesa di una convocazione sul rinnovo
del contratto di lavoro fermo al 2009. Negli stessi anni coloro che si sono
avvicendati ai vertici dell’amministrazione penitenziaria o non sono stati
messi nelle condizioni di poter incidere o hanno dato prova di scarsa
lungimiranza e incapacità di mettere in atto interventi concreti finalizzati a
migliorare le condizioni lavorative del personale di Polizia Penitenziaria,
malgrado i numerosi appelli lanciati dalla UILPA POLIZIA PENITENZIARIA e dalla
FP CGIL. Gli istituti penitenziari sono nella maggior parte dei casi obsoleti e
sui luoghi di lavoro non sono garantiti livelli di sicurezza adeguati per chi
vi opera. Le caserme dove alloggia il personale sono fatiscenti e, malgrado
questo, se ne chiede il pagamento senza aver apportato alcuna miglioria. Il
personale è costretto a turni di lavoro esagerati che vanno ben oltre le sei
ore programmabili, previste dalla normativa contrattuale. I mezzi di trasporto
utilizzati sono datati e in molti casi hanno più di 500.000 chilometri. Le
aggressioni nei confronti dei poliziotti penitenziari sono in costante aumento
ed il progetto sulla vigilanza dinamica si è concretizzato nella sola apertura
delle celle, disattendendo completamente gli intenti iniziali. In conseguenza
di questa scelta il fine rieducativo del progetto è venuto meno e le condizioni
lavorative per il personale in servizio negli istituti penitenziari sono
ulteriormente peggiorate. Il problema dello stress lavoro correlato è stato
completamente accantonato dall’amministrazione ed il personale sul territorio è
stato abbandonato a se stesso. La definizione delle piante organiche,
soprattutto delle sedi extra moenia, la definizione di un ANQ nuovo e attuale e
un confronto sul modello organizzativo dei NTP sono caduti nel dimenticatoio. I
concorsi per gli agenti sono sospesi per presunte irregolarità, quelli per
sovrintendenti non sono stati banditi e quelli per ispettori vanno avanti a
rilento da otto anni. Le proposte avanzate sul riordino delle carriere non
consentono adeguate progressioni per tutto il personale, mentre siamo ancora in
attesa del riallineamento alle altre forze di polizia per il personale
appartenente al ruolo dei sovrintendenti, degli ispettori e dei Commissari.
L’efficacia della mobilità ordinaria è stata inficiata dalla creazione di una
mobilità parallela, disposta con provvedimenti non previsti dalla normativa
contrattuale e giustificata con le esigenze di servizio dell’amministrazione.
E’ altresì prassi quella di distaccare personale presso le sedi amministrative
aggravando le gravi carenze negli istituti penitenziari, così com’è prassi
tollerare e assecondare l’elusione delle regole attraverso provvedimenti
illegittimi. Su questi e altri temi abbiamo chiesto all’amministrazione
penitenziaria di costruire progetti condivisi e strutturare con noi un sistema
di regole trasparenti ed inequivocabili, senza ottenere alcun risultato
oggettivo. Per questo abbiamo deciso di proclamare lo stato di agitazione del
personale di Polizia Penitenziaria ed indire una manifestazione di protesta che
si terrà il 29 novembre 2016 davanti al Dipartimento dell’amministrazione
penitenziaria.
Il segretario
generale UILPA
Polizia Penitenziaria
Angelo Urso
Il segretario
nazionale
FP CGIL
Salvatore Chiaramonte
Lista
delle Domande Frequenti
Perché
ricorriamo?
Perché
riteniamo che la soppressione del Corpo Forestale dello Sato, il
suo assorbimento in altre forze, soprattutto nell’Arma dei
Carabinieri – con la conseguente militarizzazione forzata del
personale – sia, non solo profondamente sbagliata, ma soprattutto
lesiva dei diritti degli appartenenti al Corpo, anche di diritti
garantiti dalla Costituzione vigente.
Contro
cosa ricorreremo?
Ricorreremo
avverso il Decreto o i Decreti che saranno adottati dal Capo del
Corpo ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs 177/16 che,
verosimilmente, disporranno l’assegnazione degli appartenenti al
Corpo nelle diverse forze.
Cosa
chiediamo?
L’annullamento
del Decreto o dei Decreti di cui sopra. Nello stesso ricorso
solleveremo questioni di illegittimità costituzionale del D.Lgs
177/16 finalizzate alla caducazione della misura normativa che ha
disposto la soppressione del Corpo.
In
quale sedi giudiziarie e come ricorreremo?
Ricorreremo
dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale. Le sedi verranno
determinate dopo l’adozione del Decreto o dei Decreti ex art. 12
cit.. Contestualmente, nel Ricorso, si chiederà la sospensione
cautelare degli atti impugnati (il Decreto o i Decreti ex art. 12
cit.). Si tratta di misura cautelare, temporanea ed urgente,
concessa dal giudice in presenza di due presupposti: la fondatezza
dei motivi del ricorso ed il pericolo di danno grave ed
irreparabile che il ricorrente potrebbe subire nel periodo
intercorrente tra la proposizione del ricorso e l’udienza di
discussione del ricorso stesso. La misura cautelare, ove concessa,
è temporanea. Con l’ordinanza che concede la misura il Giudice
stabilisce anche la data della udienza di discussione all’esito
della quale adotta la sentenza ( sentenza di I grado). Avverso
l’ordinanza cautelare negativa ed avverso la sentenza è
proponibile ricorso in appello al Consiglio di Stato.
Chi
patrocinerà i nostri ricorsi?
Per
i ricorsi del Corpo Forestale l’ FP CGIL e la CGIL hanno affidato
l’incarico all’Avvocato Emanuela Mazzola di Roma, legale FP
CGIL da più di 10 anni, con esperienza ventennale nella tutela
dei diritti dei “cittadini in divisa” ed al Professore
Vittorio Angiolini, legale CGIL, professore universitario e
costituzionalista tra i più noti ed apprezzati del Paese.
Quanto
costa il ricorso e chi può aderire?
Il
ricorso è estremamente oneroso. Tuttavia, considerata la
rilevanza dei diritti compromessi con la soppressione ed
accorpamento, i costi saranno sostenuti interamente dalla FP CGIL
e dalla CGIL, risultando così completamente gratuito per tutti
gli iscritti FP CGIL e per tutti quelli che si iscriveranno al
momento dell’adesione. Possono aderire tutti i dipendenti del
Corpo Forestale dello Stato di qualsiasi ruolo e grado, compilando
i moduli di adesione che sono stati inviati in tutti gli uffici o
che potrete trovare sul nostro sito e consegnandoli entro la metà
di ottobre ad uno dei referenti CGIL presenti sul territorio.
Perché
ricorrere?
Ricorrere,
oltre ché essere giusto, è indispensabile per esprimere
correttamente il profondo dissenso verso la soppressione del Corpo
e l’accorpamento, ma anche per farci vedere organizzati e non
entrare nell’Arma a testa china, pronti ad accettare
passivamente qualsiasi destino. Nella migliore delle ipotesi
potremo ottenere di bloccare questo disastroso percorso. Nella
peggiore, la soppressione non sarà toccata, l’assorbimento
verrà portato a compimento. In mezzo, però, ci sono tutte una
serie di ipotesi che potrebbero comunque rappresentare un
vantaggio per i ricorrenti. Infine chi non ricorre non potrà in
seguito presentare ricorso alla corte Europea dei Diritti
dell’Uomo la quale, in presenza dei presupposti e di motivi
apprezzabili, è adita solo dopo la consumazione di tutti i gradi
di giudizio nazionali.
Quali
sono i rischi per chi ricorre?
Chi
ricorre non corre alcun rischio, tranne quello, ovviamente, di
vedere respinto il ricorso.
Vero
è che è prevista la condanna alle spese del soccombente in
giudizio, tuttavia considerata la complessità delle questioni
giuridiche, la novità delle stesse, la rilevanza che assumono, la
circostanza che ove pure respinte non sono certo peregrine, è
altamente probabile che non vi sarà alcuna condanna.
In
ogni caso le condanne sono estremamente limitate, anche nel
quantum.
Il
ricorso non comprometterà in alcun modo le scelte future che i
ricorrenti dovranno fare in base all’art. 12 del D.Lgs 177/16,
né nelle carriere che intraprenderanno nei CC, nei VVFF o nelle
altre Amministrazioni dello Stato. Né sono ipotizzabili
ritorsioni di sorta, è notorio l’alto contenzioso degli stessi
appartenenti all’Arma dei Carabinieri.
E
se ci ripenso?
Ciascuno
dei ricorrenti può in ogni momento rinunciare al ricorso qualora
cambino i propri interessi o intervengano fattori che mutino la
propria situazione con una semplice dichiarazione sottoscritta e
consegnata all’avvocato. E’ ovvio però che, onde evitare
ingiustificati ripensamenti in corso d’opera o inutili
cancellazioni dell’ultimo minuto, ciò che creerebbe diversi
problemi – in particolare nel periodo che segue la notificazione
del ricorso e prima della iscrizione a ruolo dello stesso –
chiediamo di aderire solo se convinti di voler ricorrere. Anche
nel rispetto di quei colleghi che hanno già aderito e che tanto
confidano in tale battaglia.
A
chi posso rivolgermi per avere informazioni?
Per
distinguersi da altri “gruppi ricorsi” nati in seno al
CFS la CGIL ha deciso di fare una scelta di assoluta trasparenza e
ha voluto garantire la massima partecipazione di tutti i
ricorrenti.
Per far ciò, oltre alle assemblee che si stanno
svolgendo in tutta Italia con la presenza dell’Avv. Mazzola, è
stato istituito a Roma presso la sede nazionale di Trastevere, Via
Leopoldo Serra, un apposito “ufficio ricorsi CFS” ove
operano due colleghi forestali appositamente incaricati che
coadiuvano l’Avv. Mazzola e sotto la supervisione della stessa.
Potrete
quindi contattare, in qualsiasi momento, l’ufficio all’indirizzo
mail appositamente dedicato: forestalinonmilitari@gmail.com per
chiedere informazioni – con preghiera di evitare quesiti che
trovano già risposta nel presente documento – o proporre
questioni importanti e peculiari che riguardano gruppi o settori
di appartenenti al Corpo.
Questioni
strettamente personali, eventualmente poste all’attenzione
dell’Ufficio, saranno esaminate ma non potranno rientrare nella
presente azione. Si provvederà comunque a fornire gli adeguati
suggerimenti del caso.
Per
coloro che ritenessero di subire danni ulteriori alla carriera –
quali demansionamento, perdita di chances ecc. – si prega di
inviare sintetica illustrazione della questione per esame da parte
dell’Avv. Mazzola, che all’esito esprimerà il proprio parere
e prospetterà eventuali azioni esperibili ulteriori alla
presente.
Come
posso aderire?
L’adesione
ai ricorsi e l’iscrizione possono essere effettuate compilando i
moduli che sono stati inviati in questi giorni in tutti gli uffici
del CFS e scaricabili dalla pagina internet FP CGIL CFS. Una volta
compilati seguendo attentamente le apposite istruzioni i moduli
vanno consegnati, entro la prima metà di ottobre, ai referenti
CGIL presenti in ogni regione i cui nominativi e recapiti
troverete nella stessa pagina.
Come
verremo informati durante l’iter del ricorso?
Tramite
la mail forestalinonmilitari@gmail.com
si invieranno
prontamente a tutti i ricorrenti informazioni circa lo stato del
ricorso, le udienze e gli atti adottati in sede giudiziale.
DICHIARAZIONE DI ADESIONE AI RICORSI CONTRO I
PROVVEDIMENTI DI ASSORBIMENTO DEL CORPO FORESTALE NELL’ARMA DEI CARABINIERI
3.11.2016 –
08.11.2016 – Sisma Italia Centrale – Convocazione incontro.
A seguito delle nostre richieste del 23 settembre, del 3 e del 30 ottobre, l’Amministrazione ha finalmente convocato il tavolo di confronto sul sisma che sta colpendo duramente l’Italia centrale.
Nella giornata del 27 ottobre si è tenuto un incontro sindacale in cui
è stato sottoscritto l’accordo per la liquidazione del rimanente 5% di quanto
previsto dall’art.3, comma 165, della Legge 350/2003, relativamente
all’annualità 2014.
Tale importo sarà liquidato con
le competenze di novembre p.v..
Su esplicita richiesta delle
OO.SS., il Dr. Ronza ha assicurato che l’annualità 2015 del premio
incentivante, sarà corrisposto quanto prima e, comunque, non oltre gennaio
2017.
Il Direttore Risorse ha poi
comunicato che tutti gli apprendisti, assunti in virtù dell’art.4 del D.Lgs.
167/2001 regolamentato con accordo del 7 maggio 2013, in caso di valutazione
positiva al termine del periodo di trentasei mesi, saranno nella totalità assunti
a tempo indeterminato.
Nel prossimo incontro verrà
portato a conoscenza lo stato di avanzamento della produzione, che stando
alle prime informazioni rilasciate dall’Agenzia, è in linea per raggiungere
gli obiettivi previsti dalla Convenzione di Servizi.
FP
CGIL
Boldorini
CISL FP
Bonomo
UIL PA
Colombi
CONFSAL-SALFI
Sempreboni
02.11.2016 – Accordo Fondo di Amministrazione 2014
20.04.2016 – Criteri per i trasferimenti temporanei per il personale non direttivo e non dirigente del Corpo Nazionale VV.F. ai sensi dell’art. 33, comma 5, della Legge 104/1992, dell’art. 78, comma 6, del D.lgs. 267/2000 e dell’art. 42 bis del D.lgs. 151/2001- Accordo Integrativo Nazionale
02.11.2016 – Fondo di Amministrazione per l’anno 2014 – Accordo integrativo.
Pubblichiamo, in allegato, l’accordo relativo alla distribuzione dei risparmi di gestione del Fondo 2014.
Gli importi per la parte relativa al patto per il soccorso (punto 1) sono maggiorati rispetto ai risparmi del Fondo 2013, mentre restano invariati quelli relativi ai risparmi ed economie di gestione (punto 2).
Come già concordato nel 2013 abbiamo mantenuto gli stessi istituti in attesa del Fondo per il 2015 nel quale si provvederà, tenuto conto delle novità introdotte sia dal riordino che dalla riduzione dei centri di spesa, all’individuazione di nuovi istituti.
A tale riguardo abbiamo sollecitato la riconvocazione del tavolo tecnico costituito a proposito lo scorso anno.
Le OO.SS. che hanno sottoscritto l’accordo hanno ritenuto di motivare la sottoscrizione con una specifica nota a verbale.
Altri non hanno ritenuto di sottoscrivere l’accordo motivando tale decisione con loro note a verbale.
A tale riguardo ci preme sottolineare che si sta parlando di risparmi di gestione del fondo 2014, i cui importi sono già stati erogati nelle competenze economiche di quell’anno, e quello che si sta ridistribuendo sono soltanto i risparmi derivanti dalla mancata erogazione nei confronti di chi, per diversi motivi (malattia, infortunio, aspettativa ecc.), è stato assente dal servizio e, quindi, non remunerato.
E’ del tutto evidente, quindi, che in questa discussione non rientrano istituti di natura contrattuale che, invece, troveranno spazio nel momento in cui si arriverà alla sottoscrizione del nuovo contratto, cosa che la CGIL auspica e sollecita da tempo. #ContrattoSubito.
Coloro che immaginano fantasiose ipotesi di nuovi istituti che dovrebbero far recuperare chissà quali risorse in questo tipo di accordo, mentono sapendo di mentire.
Non è questa, infatti, la sede di discussione per recuperare disparità di trattamento nei confronti di altri lavoratori.
Era, invece, necessario sottoscrivere al più presto questo accordo per far percepire ai lavoratori gli emolumenti relativi a due anni fa e che, proprio per la rapida sottoscrizione dell’accordo in questione, potrebbero finire nelle tasche dei colleghi già nella mensilità di dicembre.
A tale scopo, il Direttore Centrale per le Risorse Finanziarie ha assicurato tutto il suo impegno affinché gli organi di controllo diano al più presto il loro assenso per consentire la contabilizzazione degli emolumenti in tempo per la prossima mensilità di dicembre.
Il Coordinatore nazionale FP CGIL VVF
Danilo ZULIANI
La FPCGIL esprime grande
preoccupazione per l’attuazione della riforma.
In più occasioni abbiamo pubblicamente manifestato la nostra
preoccupazione per come si sta procedendo all’attuazione della riforma del
Ministero della Giustizia, con particolare riferimento al Nuovo Dipartimento
per la Giustizia Minorile e di Comunità.
I nostri dubbi non riguardano il
merito della riforma, a partire dalla creazione di un Dipartimento che dovrebbe
rilanciare le misure alternative e l’esecuzione penale esterna ma, come abbiamo
affermato a Rebibbia il 4 Ottobre scorso, pensiamo che vada colmata la distanza
tra affermazioni politiche e la concreta attuazione di scelte coerenti e
adeguate. Si sta procedendo confusamente e senza un progetto preciso, che
dovrebbe avere al centro l’adeguamento degli organici alla nuova ‘mission’del
Dipartimento.
Anche sulla nuova organizzazione degli uffici non vi è chiarezza
e non è dato intendere, a titolo di esempio, quale dovrebbe essere il ruolo
della polizia penitenziaria negli UEPE.
Recentemente, nel corso di un incontro
con le rappresentanze della Polizia Penitenziaria, le dichiarazioni della parte
pubblica non ci hanno affatto rassicurato e, anzi, hanno reso ancor più fondati
i dubbi espressi su un’operazione che, fatta in questo modo, non potrà che
generare commistioni tra i ruoli che invece, rappresentando mandati
istituzionali completamenti diversi, devono rimanere separati. Vi è
l’impressione che non ci sia ancora la volontà precisa di fare investimenti sul
personale, necessari a supportare l’attività del Nuovo Dipartimento e le
recenti modifiche normative. Dei 10 milioni annunciati dal Ministro Orlando e
dal Capo del DGMC Dott. Cascini, non vi è ancora traccia e la sensazione forte
è che, non avendo attivato nuove risorse, si attui una riorganizzazione confusa
e disordinata del personale, a prescindere dalla professionalità e dal mandato
istituzionale. La preoccupazione sul futuro di una riforma che avrebbe dovuto
modernizzare il nostro sistema della esecuzione penale e delle misure
alternative è – pertanto – grande e come Funzione Pubblica CGIL, pur
condividendo della riforma stessa obiettivi e valori di riferimento,
continuiamo a chiedere l’adozione di scelte coerenti e di investimenti
adeguati.
Se non sarà così non potremo che
constatarne il fallimento e procedere con azioni a tutela dei lavoratori.
Roma, 2 Novembre 2016
La FPCGIL esprime grande
preoccupazione per l’attuazione della riforma.
In più occasioni abbiamo pubblicamente manifestato la nostra
preoccupazione per come si sta procedendo all’attuazione della riforma del
Ministero della Giustizia, con particolare riferimento al Nuovo Dipartimento
per la Giustizia Minorile e di Comunità. I nostri dubbi non riguardano il
merito della riforma, a partire dalla creazione di un Dipartimento che dovrebbe
rilanciare le misure alternative e l’esecuzione penale esterna ma, come abbiamo
affermato a Rebibbia il 4 Ottobre scorso, pensiamo che vada colmata la distanza
tra affermazioni politiche e la concreta attuazione di scelte coerenti e
adeguate. Si sta procedendo confusamente e senza un progetto preciso, che
dovrebbe avere al centro l’adeguamento degli organici alla nuova ‘mission’del
Dipartimento. Anche sulla nuova organizzazione degli uffici non vi è chiarezza
e non è dato intendere, a titolo di esempio, quale dovrebbe essere il ruolo
della polizia penitenziaria negli UEPE.
Recentemente, nel corso di un incontro
con le rappresentanze della Polizia Penitenziaria, le dichiarazioni della parte
pubblica non ci hanno affatto rassicurato e, anzi, hanno reso ancor più fondati
i dubbi espressi su un’operazione che, fatta in questo modo, non potrà che
generare commistioni tra i ruoli che invece, rappresentando mandati
istituzionali completamenti diversi, devono rimanere separati. Vi è
l’impressione che non ci sia ancora la volontà precisa di fare investimenti sul
personale, necessari a supportare l’attività del Nuovo Dipartimento e le
recenti modifiche normative. Dei 10 milioni annunciati dal Ministro Orlando e
dal Capo del DGMC Dott. Cascini, non vi è ancora traccia e la sensazione forte
è che, non avendo attivato nuove risorse, si attui una riorganizzazione confusa
e disordinata del personale, a prescindere dalla professionalità e dal mandato
istituzionale. La preoccupazione sul futuro di una riforma che avrebbe dovuto
modernizzare il nostro sistema della esecuzione penale e delle misure
alternative è – pertanto – grande e come Funzione Pubblica CGIL, pur
condividendo della riforma stessa obiettivi e valori di riferimento,
continuiamo a chiedere l’adozione di scelte coerenti e di investimenti
adeguati.
Se non sarà così non potremo che
constatarne il fallimento e procedere con azioni a tutela dei lavoratori.
Roma, 2 Novembre 2016