L’azzeramento del Decreto sui nuovi livelli di assistenza, deciso ieri dal Governo Berlusconi è la perfetta chiusura del cerchio, anzi del cappio che si vuole mettere al servizio sanitario nazionale.
Dopo il taglio dei nove miliardi di euro, le riduzioni dei fondi per famiglia e solidarietà sociale, dopo il prossimo ripristino dei ticket, il taglio ai fondi per il miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie ai cittadini, il Governo delle destre esce allo scoperto e cancella i nuovi livelli essenziali di assistenza.
Niente più vaccino per prevenire il tumore alla cervice, niente più cure odontoiatriche per gli indigenti e 109 malattie “rare” sottratte al regime delle esenzioni ed i cui costi, ora, ricadranno sulle famiglie, sulle persone.
Un intervento che, per gli effetti concreti che avrà, estrinseca il vero messaggio che il Governo lancia ai cittadini sul tema del diritto alla salute: arrangiatevi.
Il diritto alla salute dei cittadini è ormai, nelle logiche della destra, finanziariamente condizionato: se ho i soldi bene, altrimenti taglio le prestazioni sanitarie anche ed a cominciare dagli indigenti, dalle fasce più deboli.
Con la decisione di ieri, inoltre, il Servizio Sanitario Pubblico non potrà più garantire nemmeno l’anestesia epidurale per il parto.
Un drammatico ritorno ad un passato che non manca di riferimenti di biblica memoria: ” e tu donna partorirai con dolore”.
E ora i cittadini tremano nel leggere che è intenzione del Governo di rivedere l’intera questione dei LEA.
Sappia, però, il Governo che la Fp Cgil non resterà a guardare: difenderemo la natura solidale, democratica ed universale del nostro Servizio Sanitario Nazionale e al nostro fianco non ci saranno solo i lavoratori del settore, già in mobilitazione per gli irresponsabili interventi dei Ministri Brunetta e Tremonti, ma anche e soprattutto quei cittadini ai quali il Governo intende sottrarre uno degli ultimi diritti di cittadinanza.
Il diritto ad essere curati, sempre ed a prescindere dal censo.
Roma 24 Luglio 2008
Volantino sugli effetti dell'”Accordo Brunetta” sul CCNL 2008/2009 per i lavoratori del Comparto Sanità pubblica.
Il 24 Luglio u.s. il Consiglio dei Ministri ha approvato la nuova formulazione dell’articolo 10 dell’ipotesi di accordo sul ccnl comparto sanita’ pubblica. Con questa decisione si fa più’ realistica la previsione di una sua definitiva approvazione da parte della Corte dei Conti nella seduta del 30 luglio pv.
Vi terremo costantemente informati degli sviluppi attraverso il sito www.fpcgil.it
Il vice Ministro della Salute On. Ferruccio Fazio, a margine della presentazione del rapporto AIOP sull’ospedalità privata, ha vantato incrementi sul fondo per il servizio sanitario nazionale dell’ordine di 2,4 miliardi di euro l’anno.
A parte le considerazioni di merito sull’accordo recentemente sottoscritto dal Governo e dalle Regioni, da noi stessi giudicato un passo in avanti, appare singolare che il Vice Ministro, proprio in quel contesto, ometta di ricordare che le lavoratrici ed i lavoratori della Sanità privata, anche e soprattutto di quelli che operano in strutture aderenti all’AIOP (decine di migliaia), sono senza contratto di lavoro da quattro anni.
Una mancata considerazione che prosegue, in coerenza, la sostanziale latitanza del Governo sull’annosa vertenza contrattuale dei lavoratori che operano in strutture sanitarie private accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale.
Al Vice Ministro poniamo solo una domanda: per lui esiste o no un nesso fra gli investimenti sul servizio sanitario nazionale, da lui vantati, e l’inaccettabile condizione di lavoratrici e lavoratori le cui retribuzioni sono ferme dal 31.12.2005?
Forse un richiamo alle associazioni datoriali che, pur non rispettando il diritto al contratto nazionale di lavoro dei suoi dipendenti, continuano a rivendicare, ingiustamente diciamo noi, una maggiore integrazione, anche finanziaria, nell’ambito del servizio sanitario nazionale non ci starebbe male.
O è forse troppo chiedere che chi opera negli ambiti di servizi pubblici, finanziati oltretutto dalla fiscalità generale, debba essere costretto al rispetto delle stesse regole alle quali sono vincolate le aziende sanitarie ed ospedaliere?
Roma 2 Dicembre 2009
In data 20/01/2010 è stato sottoscritto un protocollo di intesa tra Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Funzione Pubblica, Formez, AgeNaS, FIASO e 17 aziende sanitarie (afferenti a diverse regioni, tra cui Emilia Romagna, Lombardia e Toscana) al fine di sperimentare l’adozione di una serie di procedure e di strumenti previsti dalla legge 15/2009, la cosiddetta “riforma Brunetta”.
La Fp-Cgil non può che stigmatizzare nel merito e nel metodo l’accordo sottoscritto, i cui contenuti sono in antitesi con gli obbiettivi alla base delle iniziative di lotta delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, non da ultimo lo sciopero generale di tutti i comparti pubblici dell’11 Dicembre, basate su un giudizio fortemente negativo sulla controriforma Brunetta, che a nostro avviso non porta ne all’ottimizzazione delle prestazioni ne al miglioramento della qualità dei servizi, primo tra tutti quello sanitario che tutela la salute dei cittadini.
Nonostante si affermi che tale protocollo sia ispirato da un’attenta analisi della controriforma e dell’impatto che questa ha sul Sistema Sanitario Nazionale, in realtà esso contiene una sostanziale condivisione di alcuni principi ispiratori della legge 15 (a partire dall’esclusione del confronto democratico con le organizzazioni sindacali), predisponendo persino una scheda di valutazione individuale del personale del comparto e della dirigenza, identica per tutte le aziende, che verrà introdotta con una fase sperimentale.
Appare chiaro come oltre a continuare a colpire il sindacato, la dignità ed il ruolo del lavoro pubblico, si spenderanno risorse per cercare di mostrare quanto importante sia l’apporto individuale ed il merito, senza per questo valorizzarlo, attraverso meccanismi discrezionali e non condivisi che nulla hanno a che fare con il lavoro di equipè, e tra l’altro risultano incoerenti con gli obbiettivi previsti dai piani sanitari regionali e dai piani attuativi locali.
Sarebbe preferibile, anzi utile, investire tempo e risorse fondamentali per riorganizzare e potenziare il servizio sanitario, sulla scia di quanto contenuto nel recente Patto per la Salute. Ci sorprende che, nonostante la positiva attività del sindacato, svolta a partire dal ruolo fondamentale delle Rsu, che hanno sottoscritto numerosi accordi decentrati per valorizzare realmente il personale ed il merito e dare servizi più efficienti ai cittadini, invece di battere questa strada si preferisca aderire a tale protocollo spacciandolo come un tentativo di depotenziare il cosiddetto “effetto brunetta” quando in realtà lo si asseconda.
La nostra organizzazione non potrà restare a guardare, e metterà in campo tutte gli strumenti utili a smontare questo protocollo, per ripristinare un sistema di relazioni basato sulla democrazia e la partecipazione sindacale.
Roma, 22 Gennaio 2010
Abbiamo apprezzato diversi passaggi dell’intervista rilasciata oggi al Sole24Ore dal Ministro della Salute Prof. Ferruccio Fazio, a partire dall’assenza nella sua agenda degli ospedali Spa. Si tratta di una scelta di grande rilevanza per il servizio pubblico, come sempre richiesto dal nostro sindacato, che era stata messa in discussione dal suo predecessore Sacconi: a giugno 2008 sempre al Sole 24 Ore aveva dichiarato “Si agli ospedali spa” .
Condividiamo la linea del buon governo – a partire dal passaggio dai sistemi clientelari all’efficienza e ai controlli – e le regole di trasparenza per la scelta di manager e primari, basta che non si trasformino in norme gattopardesche.
Concordiamo anche sulla scelta di non fare tagli ma riconversioni dei piccoli ospedali, e per questo chiediamo al Ministro di contrastare insieme a noi la riduzione dei servizi e degli organici, gli indiscriminati blocchi del turn over e la mancata stabilizzazione dei precari necessari a garantire i livelli essenziali di assistenza anche nelle Regioni in deficit.
Noi siamo disponibili ad un costruttivo confronto e a dare il nostro contributo. Basta che dalle parole si passi ai fatti.
Nell’intervista c’è però anche un gravissimo vulnus al servizio pubblico: lo scardinamento della libera professione dei medici pubblici che farebbe saltare l’intramoenia regolamentata e la possibilità di trasparenza nella gestione delle liste di attesa. Secondo il Ministro, infatti, il medico potrebbe scegliere di lavorare anche nel privato conservando l’indennità di esclusività.
Noi continuiamo a credere nel valore – per i cittadini e per gli stessi medici – della scelta della esclusività del rapporto di lavoro per il servizio pubblico. Questa scelta va però premiata e non penalizzata.
Roma, 26 Gennaio 2010
Le rassicurazioni dell’Aran in merito alla richiesta di chiarimenti da parte del Ministero dell’Economia sul contratto della dirigenza del Ssn relativo al biennio 2008-2009 non bastano.
L’iter del contratto è stato contrassegnato da una lunga trattativa, da diversi risultati positivi ma anche dalla scelta di prevedere l’inserimento della indennità di esclusività, qualificata dalla legge istitutiva quale elemento distinto della retribuzione, nel monte salari complessivo della retribuzioni su cui calcolare il rinnovo contrattuale.
Così si snatura il ruolo dell’indennità di esclusività e si annullano le ragioni del legislatore, che aveva come obiettivo quello di rendere qualificante il sistema di libera scelta di opzione del medico e del dirigente sanitario, che veniva singolarmente premiato in caso di scelta di rapporto esclusivo con il servizio sanitario nazionale oppure disincentivato attraverso il mancato riconoscimento di questa indennità in caso di scelta di operare anche in ambito esterno o in intramoenia allargata.
Adesso il Ministero dell’Economia sembra contestare questo punto, insieme ad altri, in una situazione di estrema confusione nella quale a pagare saranno i dirigenti del Ssn che rischiano di vedere rinviato sine die un contratto abbondantemente scaduto.
Per quanto ci riguarda continueremo nella nostra battaglia per cambiare regole contrattuali che non danno certezze e per una esclusività del rapporto di lavoro che valorizzi chi sceglie di lavorare solo per la sanità pubblica.
Roma, 25 marzo 2010
Verbale di incontro tra OO.SS. FP CGIL – CISL FP – UIL FPL dell’Area del Comparto Sanità e Direzione Generale Organizzazione, Personale, sistemi informativi e telematica della Regione Emilia Romagna.
Pubblichiamo il testo della nota unitaria inviata al governo, a firma R. Dettori FP CGIL, D. Volpato CISL FP, C. Fiordaliso UIL FPL, sull’abrogazione dell’art. 1 – septies Legge 3 febbraio 2006, n. 27.
Gentili Ministri, Gentili Onorevoli
in merito alla questione riguardante l’articolo 1-septies Legge 3 febbraio 2006, n. 27 con cui si è introdotta l’equipollenza tra il diploma di laurea in Fisioterapia e quello in Scienze Motorie, le scriventi Organizzazioni Sindacali a seguito:
– della volontà espressa dal Governo e resa pubblica dai Sottosegretari competenti dei Ministeri della Salute e dell’Università
– della posizione assunta dalle rappresentanze ed associazioni dei cittadini e delle professioni sanitarie firmatari del “Cartello no per l’equipollenza” resa pubblica con numerose iniziative svoltesi nel corso dell’anno
– della volontà espressa da tutte le forze politiche e resa evidente con la presentazione dei disegni di legge nei mesi di aprile, maggio e giugno 2006 per l’abrogazione dell’articolo 1 septies
PRESO ATTO
– delle decisioni assunte dalla Commissione Cultura in data 31 gennaio 2007 e condivise dal Governo, di procedere all’abrogazione dell’articolo 1 septies con la contemporanea introduzione di un percorso che ne attua, di fatto, i suoi effetti, attraverso una specifica disciplina di riconoscimento dei crediti formativi, nonché un riconoscimento specifico delle modalità di espletamento del tirocinio dei laureati in scienze motorie per il conseguimento della laurea in fisioterapia
– della posizione assunta dal Governo attraverso i Ministeri competenti della Salute e dell’Università e resa nota alle scriventi con informazione successiva nella riunione del 1 febbraio 2007
DENUNCIANO
– Il permanere di una normativa (art. 1 septies) lesiva del diritto alla salute e alla qualità dei servizi per i cittadini, considerati gli effetti già prodotti in alcuni ambiti regionali e difforme rispetto le numerose disposizioni legislative che riguardano l’ordinamento delle professioni sanitarie, previste per tutto il servizio sanitario nazionale e le strutture ed enti dallo stesso accreditati
– Il permanere nella ricerca di una risposta sbagliata ad aspettative legittime di una categoria di persone, i cui interessi non possono essere tutelati a scapito dell’interesse generale di milioni di cittadini a vedersi garantita la qualità delle prestazioni sanitarie né di quello di migliaia di professionisti che hanno acquisito i titoli professionali nel completo rispetto della vigente normativa nazionale in materia di regolamentazione delle professioni sanitarie, come indicato dal Decreto legislativo 502 del 1992 e successive modificazioni
CONFERMANO
– L’urgenza di abrogare l’articolo 1 septies della Legge 3 febbraio 2006 n. 27 a tutela del bene pubblico senza ulteriori indugi e introduzione di percorsi di specifici riconoscimenti professionali e/o lavorativi, peraltro già regolati dalla vigente normativa, le cui eventuali modificazioni devono essere oggetto di un confronto preventivo e devono riguardare la generalità delle categorie
– L’assoluta contrarietà all’introduzione di innovazioni per via legislativa di “percorsi ad personam” finalizzati ad aggirare il rispetto della vigente normativa in materia di regolamentazione delle professioni sanitarie
SOLLECITANO
– L’assunzione di un atto di responsabilità da parte delle SS.VV. per l’abrogazione di una normativa, che incentiva ulteriormente le condizioni di abusivismo in questo settore e la già precaria garanzia dell’unicità nazionale dell’accesso alle prestazioni della riabilitazione da parte dei cittadini.
Con l’occasione si porgono distinti saluti.
FP CGIL R. Dettori
CISL FP D. Volpato
UIL FPL C. Fiordaliso
Roma, 6 febbraio 2007
Vi avevamo comunicato il 21 Maggio u.s. che il Decreto Interministeriale (Salute/Mef) per la stabilizzazione dei lavoratori precari degli IZS era al vaglio della Corte dei Conti.
E’ di stamani la notizia che la Corte ha espresso il proprio parere positivo sul Decreto, che, a questo punto, aspetta solo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Vi terremo informati anche sui tempi di quest’ultima e definitiva fase.
p. la Fp Cgil Nazionale
Fabrizio Rossetti
Roma 3 Giugno 2008
Così come vi avevamo preannunciato è ripreso ieri all’ARAN il confronto per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2006/2009 biennio economico 2006/2007 per la dirigenza STPA.
L’Aran nel riprendere i lavori, da lei stessa interrotti prima delle elezioni di Aprile, ha dichiarato formalmente la propria volontà di provare a stringere i tempi della trattatativa con l’obiettivo di arrivare ad una possibile sottoscrizione dell’accordo prima dell’interruzione dei lavori di Agosto.
Una dichiarazione formale alla quale, però, non ci sembra sia seguito, almeno per ora, alcun comportamento concreto, atteso che la proposta che ci è stata consegnata ieri altro non è che la mera riproposizione dell’ultima bozza sulla quale ad Aprile l’Aran decise di interrompere le trattative; una proposta, oltretutto, che espunge e rinvia ad altra bozza la trattazione di due argomenti che la stessa ARAN afferma essere per lei determinanti per la eventuale chiusura dell’accordo: l’orario di lavoro, le sanzioni disciplinari.
Abbiamo, ovviamente, concordato sul bisogno di chiudere al più presto una trattativa ormai insostenibile per i ritardi che ha accumulato, non certo per responsabilità del Sindacato, e abbiamo chiesto all’Aran di offrire una base di discussione completa ed articolata su tutti gli argomenti che faranno parte del nuovo contratto.
Non è più ora di tatticismi: l’ARAN ci deve consegnare una proposta complessiva sulla base della quale provare concretamente e non a parole a chiudere.
L’Aran ha accolto la nostra richiesta e si è impegnata a riconvocare il tavolo entro la settimana prossima per la discussione di merito su una proposta generale di accordo.
p. la Fp Cgil Nazionale
Fabrizio Rossetti
Roma, 18 Luglio 2008
L’istituzione del Tavolo per la “prevenzione della pericolosità sociale” deciso dal Comune di Milano con particolare riferimento a malati psichiatrici e tossicodipendenti e, fatto ancor più grave se confermato, la successiva richiesta di ricevere gli elenchi delle persone con diagnosi psichiatrica, rappresentano una gravissima lesione dei diritti umani e di cittadinanza.
La CGIL e la FP CGIL di Milano hanno reagito duramente a questo attacco alla libertà e alla dignità delle persone. Anche il Forum nazionale per la Salute mentale ha denunciato quanto accaduto. Questa vertenza di civiltà va sostenuta con forza. Per questo sono importanti le prese di posizione e le iniziative che tante persone, associazioni, forze politiche stanno
assumendo in tutto il Paese.
Individuare nei malati psichici e nei tossicodipendenti il tipo di persone dai comportamenti potenzialmente pericolosi è il prodotto di una cultura liberticida, che produce nuove insicurezze, separazioni e paure.
Il concetto di “pericolosità sociale” non ha alcun fondamento scientifico, oggi è solo un condizione prevista dal Codice Penale per situazioni ben determinate. Peraltro, anche per i delitti più efferati, non vi è una prevalenza riferibile a malattie mentali.
Non a caso il concetto di pericolosità sociale riferita alle persone “affette per qualunque causa da alienazione mentale” è stato espressamente abrogato con la Legge 180 nel 1978; che ha liberato, dopo secoli di violenze e soprusi, le persone che erano rinchiuse nei manicomi proprio a causa del perverso e artificioso legame tra malattia mentale e pericolosità, legame fino ad allora sostenuto dallo stigma sulla malattia mentale.
A questo proposito sono illuminanti le raccomandazioni del Ministero della Salute, contenute nel “Programma nazionale di comunicazione e di informazione contro lo stigma e il pregiudizio nei confronti delle malattie mentali”: . “… nell’opinione pubblica sono radicati pregiudizi sui malati mentali, etichettati come incurabili o inguaribili, sporchi e trasandati, pericolosi e violenti”. “Diventa, pertanto, cruciale il grado di accettazione del malato all’interno della famiglia e nella società in generale, accettazione spesso ridotta a causa della discriminazione di cui vengono fatti oggetto i malati di mente.
Bisogna recuperare il valore profondo della legge 180, la sua spinta liberatrice, che, abolendo l’internamento nei manicomi, ha affermato un’idea di società, nella quale ogni essere umano fa parte di una comunità che include, che accoglie, che soccorre e non che esclude, che respinge, che abbandona.
Stefano Cecconi Responsabile Politiche della Salute CGIL nazionale
Rossana Dettori Segretaria nazionale FP CGIL