Roma, 13 set. (Adnkronos Salute) – Si incontreranno di nuovo mercoledì prossimo i componenti del Comitato di settore delle Regioni per il comparto sanità, che hanno appena concluso la seduta odierna. Lo rende noto il presidente del Comitato, Romano Colozzi, assessore alle Finanze della Lombardia
(1 ottobre 2007) «L’ efficienza e il rigore cominciano a pagare ». Livia Turco, ministro della Salute, è sicura: il Ssn cammina versa la stabilità del sistema e la previsione per decreto legge di inviare commissari ad acta nelle Regioni in rosso non va letto come un allarme sui piani di rientro, ma come una «garanzia in più per tutti». La Finanziaria 2008, insomma, consolida la «svolta» decisa l’anno scorso. Ma aggiunge la «grande riforma»sui farmaci e un’iniezione di investimenti per altri 3 miliardi per ospedali, tecnologie, territorio. Infine una promessa a medici e dipendenti: «Spingerò per la chiusura dei contratti».
Ministro Turco, anche per la Sanità quella del 2008 sarà una Finanziaria di svolta?
La svolta per la Sanità c’è stata l’anno scorso. Adesso si consolida il cambiamento. Con un indirizzo preciso: stiamo costruendo un sistema unitario nel segno di un federalismo solidale. E di questo sono molto grata alle Regioni. La verità è che le scelte di efficienza e di rigore cominciano a pagare. Sembra paradossale detto da una persona di sinistra, ma il grande risultato è la riduzione dal 6,9 al 6,7% dell’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil. E questo, mentre le risorse crescono di altri 3,6 miliardi. Le politiche di concertazione stanno dando i loro frutti. E i risultati si vedono dalla stabilità del sistema.
Tuttavia, ministro: da una parte concedete prestiti per 9 miliardi alle Regioni in rosso, dall’altra le minacciate di inviare i commissari. Forse non tutto va così bene…
L’eventuale invio dei commissari ad acta è invece uno strumento in più che adottiamo per rendere chiaro il fatto che non stiamo finanziando nessuno “a perdere”, checché ne dica il centrodestra. È un rafforzamento delle responsabilità regionali. Una garanzia in più per tutti.
Ma puntare ai commissari per decreto legge dà la senzazione che ci sia un’urgenza.Basta pensare al Lazio…
La verifica che abbiamo fatto con l’Economia ci dimostra che tutte le Regioni hanno adottato i provvedimenti che dovevano assumeree che cominciano a verificarsi risparmi. Non c’è alcun allarme. La nomina di un commis-sario, poi, non va intesa come un esautoramento, ma come un aiuto sul piano della cooperazione istituzionale.
Finanziaria ricca: con 3 miliardi in più anche per gli investimenti. Che ne farete? Non ci saranno sprechi?
È una scelta per la quale mi so-no battuta fortemente. Il rilancio del Ssn ha urgente necessità di poter contare su risorse certe e un impegno di spesa costante. Per gli sprechi non ci sarà spazio. Spenderemo per gli ospedali, certamente. Ma anche per il parco tecnologico e per il territorio.
La vera riforma intanto è quella sui farmaci: nuovo tetto, nuovi ripiani, nuovi prezzi. Cosa vi attendete?
È una grande riforma. Ci guadagneranno i cittadini e le imprese. E naturalmente il sistema. Quando la spesa è sotto controllo, si evitano gli sforamenti e gli sprechi, ma anche un uso inappropriato e a fini speculativi dei farmaci. Abbiamo scelto di sostenere i generici e di premiare la ricerca dei farmaci innovativi. Un vantaggio per i cittadini ma anche per le imprese che investono. Per competere sui mercati internazionali le aziende hanno bisogno di certezze. Non devono subire vincoli dalle politiche nazionali, ma avere quella flessibilitàche le consenta di rendere produttivi gli investimenti. L’Italia ha bisogno di impresa sane, in tutti i sensi, e forti.
Con la Finanziaria imponete ai medici di non prescrivere farmaci non autorizzati e non provati scientificamente. Cos’è, uno stop ad altri “casi Di Bella”?
È una norma a tutela dei cittadini, della salute, dell’evidenza scientifica. In Italia non possono più ripetersi “casi Di Bella”. Un conto è investire nella ricerca, altra cosa è far credere valido un farmaco quando non c’è alcuna validazione clinica e scientifica.
Dal Governo ha incassato un jolly: il suo Ddl su «qualità e sicurezza delle cure» sarà collegato alla manovra. Non le sembra una scommessa pensare di poter rivoltare tutto: assunzioni, nomine di primari e manager, valutazione delle cure, medicina territoriale, ruolo centrale dei cittadini?
Il Ddl è il frutto dell’ascolto di tutti. Per me è una scommessa importante, ci ho investito molto. Inizialmente non lo prevedevo, poi abbiamo capito di aver bisogno di uno strumento di manutenzione e ammodernamento del Ssn. Come tutti i collegati deve essere presentato per metà novembre. Io spero di farcela entro ottobre. Ma non dimentichiamo il collegato sulla non autosufficienza che sarà firmata da Ferrero e da me. Sarà un tassello fondamentale per il Ssn.
Ministro, i medici e tutti gli operatori del Ssn premono per il rinnovo di contratti e convenzioni. Cosa promette?
Nella Finanziaria abbiamo già risolto alcune questioni: l’adeguamento finanziario del biennio precedente, i dirigenti precari, l’Onaosi. Non c’è stato ancora niente da fare per la rivalutazione dell’indennità d’esclusiva. Farò di tutto per far arrivare al più presto gli atti di indirizzo in Consiglio dei ministri. E aggiungo: spingerò forte per la chiusura dei contratti.
Si pubblica il DOSSIER del Dipartimento Welfare e Nuovi Diritti della CGIL “La Manovra finanziaria 2008, 2009 – 2011 provvedimenti da maggio 2008 a gennaio 2009. Le principali ricadute per le politiche sociali e sanitarie“, a cura di Stefano Cecconi e Stefano Daneri. La manovra finanziaria del Governo è articolata in una serie di provvedimenti, assunti tra maggio 2008 e gennaio 2009. Le prime due pagine del dossier elencano i provvedimenti adottati, indicando (ipertesti) dove è possibile trovare il commento e la valutazione della CGIL. Quindi seguono alcune schede, dedicate alle ricadute per le politiche sociali e sanitarie, che illustrano i principali provvedimenti approvati in via definitiva (esclusi quindi i “collegati” alla Finanziaria e il Decreto “anti crisi”, che sono ancora in discussione in Parlamento).
La decisione di commissariare la sanità in Campania è l’obiettivo per il quale il Governo Centrale ha alacremente lavorato in questi ultimi mesi e rappresenta, in maniera drammatica, l’uso strumentalmente politico che il Ministro Sacconi fa del tema.
Per mesi, infatti, l’Esecutivo ha operato affinché si rendessero vani tutti gli sforzi che anche il sindacato confederale ha profuso per un’inversione di rotta rispetto alle politiche degli anni precedenti.
La mancata destinazione di circa 1,7 miliardi di euro al servizio sanitario campano, dovuti in base a precedenti accordi, la distrazione di ben 7 miliardi di euro sul fondo sanitario nazionale, il prepotente avanzamento di politiche di smantellamento del welfare secondo le logiche del “libro bianco”, l’atteggiamento antimeridionalista dell’esecutivo, danno l’esatta dimensione del piano organico del Governo per sostenere una scelta assunta aprioristicamente.
Un scelta che pagheranno i cittadini campani, ai quali il commissariamento porterà un evidente abbassamento dei livelli di erogazione delle prestazioni sanitarie e i lavoratori, già fortemente colpiti da politiche riduttive che incidono pesantemente sulle loro condizioni materiali di vita.
Non abbiamo mai difeso acriticamente le politiche della Regione e proprio per questo abbiamo responsabilmente concorso a realizzare percorsi, anche faticosi, di rientro a compatibilità del sistema sanitario regionale e abbiamo sempre giudicato negativamente la scelta di caricare sul sistema ospedaliero la tenuta del servizio sanitario a scapito delle strutture sanitarie territoriali.
Abbiamo sempre criticato il servizio sanitario campano per il peso, troppo sbilanciato rispetto alle altre Regioni, dell’intervento del privato accreditato nell’assicurazione dei livelli essenziali di assistenza (lo stesso privato che Sacconi offre, nel suo “libro bianco” come soluzione a tutti i guasti della sanità italiana)
Ma la scelta, oltretutto priva di qualsiasi criterio oggettivo e generale, non è orientata verso un auspicato ritorno alla normalità né, tantomeno, risponde ad un bisogno di innalzare la qualità del servizio sanitario: il commissariamento della Campania è atto politico di un Governo e di un Ministro che lavorano per smantellare il servizio sanitario nazionale.
Sosterremo, quindi, le annunciate mobilitazioni delle nostre strutture campane contro la politica antimeridioanilista del Ministro Sacconi e difenderemo la caratteristica universale delle prestazioni per i cittadini della regione; parteciperemo alle iniziative che saranno indette contro decisioni che penalizzeranno il lavoro, sia rispetto ai salari dei dipendenti sia rispetto ai livelli occupazionali in una zona già particolarmente colpita dalla crisi.
Roma 28 Luglio 2009
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
e di Sandro Alloisio, coordinatore nazionale FPCGIL IRCSS
L’approvazione in Commissione Lavoro alla Camera dell’emendamento soppressivo dell’articolo 3 del Ddl 1441, a firma dell’On. Margherita Miotto (PD) ed altri, che elimina la possibilità di rapporto di lavoro non esclusivo per i direttori scientifici degli IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), è una buona notizia.
Il rapporto di lavoro esclusivo è fondamentale per poter svolgere con pieno impegno un funzione di grande rilevanza per la ricerca e la clinica in ambito sanitario, dove peraltro si può cadere facilmente nel conflitto di interessi.
La FPCGIL Medici e la FPCGIL si sono sempre battute continueranno a battersi per il rapporto esclusivo per tutti i dirigenti medici della sanità pubblica e per la valorizzazione professionale ed economica di questa scelta, che rappresenta un valore aggiunto.
A Carlo Lusenti Segretario nazionale Anaao
e p.c. A
Aldo Grasselli Civemp
A Carmine Gigli Fesmed
A Vincenzo Carpino Umsped
A Stefano Biasioli Cimo – Asmd
A Raffaele Perrone Donnorso Anpo
E’ con disappunto che abbiamo letto sul sito dell’Anaao, nell’ambito della nota del “31/1/07 – Anaao Assomed critica il memorandum sulla PA” la seguente frase:
“…un memorandum che poi è stato concertato e sottoscritto, in data 18 Gennaio, esclusivamente con le Confederazioni generali scarsamente rappresentative della Dirigenza della P.A. e, segnatamente, della Dirigenza Medica”
Si tratta di una affermazione astiosa ed inappropriata.
Peraltro, ormai da diverso tempo, i dati testimoniano di un numero complessivo di medici aderenti ai sindacati confederali più alto rispetto ai medici aderenti alla stessa Anaao.
Se, come riteniamo, si è trattato di un lapsus calami destinato a non ripetersi, pensiamo utile per la nostra categoria continuare un percorso di collaborazione tra tutti i sindacati medici confederali ed autonomi, per la difesa e la valorizzazione della sanità pubblica e della nostra professione.
FPCGIL Medici
Massimo Cozza
CISL Medici
Giuseppe Garraffo
UI FPL Medici
Amando Masucci
Da Il Sole-24 Ore del 12 gennaio 2007
Quanto sapone (o soluzione alcolica) versare nel palmo delle mani. Come strofinare i dorsi, palmo contro palmo, intrecciando le dita,frizionando e roteando le mani. Ed ecco in otto mosse con la frizione alcolica (in 12 se con acqua e sapone)le mani degli operatori sanitari saranno intonse e pronte al prossimo intervento. Anche dalla «semplice pratica per il lavaggio delle mani», spiega l’Oms, passa il controllo delle infezioni ospedaliere. E il ministero della Salute non ha perso tempo. Col «Progetto nazionale cure sicure», consultabile anche sul sito (www.minsalute.it), ha predisposto manifesti (con logo Oms) da esporre a buona memoria degli operatori. Giuste raccomandazioni. Che potrebbero non rassicurare i pazienti. Anche perché, spiega il ministero, «questo semplice gesto può salvare migliaia di vite». Vuol dire che ne sono state perse per mancata pulizia?
(www.doctornews del 20 aprile 2007)
Da Udine a Catania: non fanno ricevute e truffano la Asl. Con una “mancata emissione delle fatture mediamente intorno al 30-40 per cento, con picchi superiori al 50 per cento per cento”. E’ quanto denunciato dall’Agenzia delle Entrate in una nota trasmessa alla Commissione Sanità del Senato, dopo indagini condotte finora negli studi di alcuni medici siciliani, laziali, liguri e friulani. La notizia sarà pubblicata sul settimanale ‘L’Espresso’ in edicola domani, in un articolo dall’eloquente titolo “Camici bianchi e soldi neri”. C’è il cardiochirurgo che dichiara 12 visite in un anno. C’è il ginecologo che incassa dall’attività intramoenia 500 euro al mese, meno dell’affitto del suo studio. E non manca il primario con il dono dell’ubiquità: risulta virtualmente in ospedale, ma contemporaneamente visita nel suo centro privato. L’inchiesta dell’Agenzia delle entrate – riferisce l’articolo – è partita nel 2005 e sta entrando nel vivo in questi giorni. Finora le verifiche hanno riguardato 100 medici siciliani, 70 laziali, 15 liguri e, nelle ultime settimane, 18 studi del Friuli Venezia Giulia. A breve partiranno gli accertamenti in Campania e poi nelle altre regioni italiane. L’esame dei dati delle prime regioni monitorate ha spinto il 7 marzo l’Agenzia a scrivere direttamente alla commissione Sanità del Senato: il 40 per cento dei medici sottoposti a controllo ha il vizietto di non rilasciare fattura.
La questione non riguarda solo l’erario. Il danno è doppio, perché oltre a non pagare le tasse, il dottore infedele si mette in tasca anche una percentuale oscillante tra il 15 e il 50 per cento della parcella, ossia la quota della fattura che dovrebbe versare al suo ospedale. In pratica, ogni cento euro incassati, almeno 50 dovrebbero andare allo Stato, tra fisco e servizio sanitario. La pacchia però sta finendo – si legge ancora nell’articolo. La caccia è partita dalla Sicilia. L’Agenzia delle entrate di Palermo due anni fa ha acquisito gli elenchi di tutti i medici che hanno optato per la cosiddetta “intramoenia allargata”, quella svolta al di fuori dell’ospedale e perciò particolarmente a rischio. Su 250 verifiche eseguite in Sicilia, 100 sono risultate “positive” per un totale di un milione e 380 mila euro di imposte evase. E stiamo parlando di controlli mirati su una percentuale minima di camici bianchi. In Liguria, per esempio, otto medici su 15 sono risultati evasori. Nel Lazio molti dottori e professori fatturavano, ma non versavano la percentuale dovuta alla Asl, confidando nell’assenza di controlli.
Il diritto alla salute necessita della ricerca scientifica e passa per gli Istituti di ricerca a carattere scientifico: le Fondazioni non sono la soluzione dei problemi della sanità.
Pubblichiamo di seguito una nota delle segreterie nazionali FP CGIL, CISL FPS, UIL FPL al Ministro Turco
Al Ministro della Salute
Livia Turco
Gentile Ministro,
le scriventi federazioni in merito all’incontro svoltosi con il Sottosegretario On.le Serafino Zucchelli il giorno 10 luglio u.s. sull’argomento in oggetto sono a chiederLe l’avvio di un tavolo di confronto sull’argomento in oggetto.
Nel corso dell’incontro suddetto relativamente alla problematica specifica delle trasformazione degli IRCCS della Lombardia, il Sottosegretario ha evidenziato i profili dell’autonomia delle Regioni, concludendo con l’impossibilità da parte del Ministero di assumere l’impegno di un percorso di coordinamento nazionale sulla materia.
Si tratta di una posizione che non abbiamo condividiso e che chiediamo di rivedere alla luce di quanto previsto dalla normativa vigente e soprattutto dagli obiettivi da Lei annunciati, anche nel corso di incontri con le Organizzazioni Sindacali, per illustrare il programma del suo Ministero.
Per queste ragioni Le chiediamo di attivare fin da subito un tavolo di concertazione sulla materia complessiva degli IRCCS che, ai sensi del Decreto Legislativo 288 del 2003, si configurano come istituti di rilevanza nazionale con finalità sulla ricerca sottoposte all’indirizzo e alla vigilanza del Ministero della Salute. Peraltro, ricordiamo che il finanziamento della ricerca svolta dagli IRCCS, pur considerato dalle scriventi da sempre insufficiente, è garantito dallo Stato.
Giova ricordare, in proposito, che la sentenza della Corte Costituzionale dell’ 11 luglio 2005, pur definendo le distinte competenze nazionali e regionali, ha rafforzato i seguenti principi:
Il Ministero deve garantire una visione unitaria nazionale sul piano della ricerca scientifica dell’intera rete degli IRCCS
Il Ministero deve garantire l’organizzazione a rete degli IRCCS dedicati a particolari discipline
Il Ministero garantisce la nomina dei Direttori scientifici, anche al fine di avere una visione d’insieme su ruolo e finalità degli IRCCS, anche in relazione alle complesse e mutevoli tendenze della ricerca scientifica in materia sanitaria, a livello internazionale e a livello comunitario
La Corte Costituzionale ritiene inoltre legittima la previsione di una nuova tipologia di persona giuridica, la Fondazione di diritto pubblico che, ovviamente, necessita – cita testualmente, la sentenza – “di una disciplina nazionale uniforme della caratterizzazione organizzativa, pur nel riconoscimento di una sua autonoma potestà statutaria…” .
Per queste ragioni abbiamo richiesto al Sottosegretario una particolare attenzione rispetto alle recenti trasformazioni di tre IRCCS della Lombardia (Istituti Besta e Tumori di Milano e Policlinico S. Matteo di Pavia) in Fondazione di diritto pubblico, che sono invece avvenute con una delibera amministrativa e senza alcuna concertazione sindacale e previsione per il futuro rapporto di lavoro del personale a tempo indeterminato e determinato
Più in generale la sentenza afferma il ruolo del livello nazionale e recita: “la compatibilità costituzionale, ai sensi dell’articolo 118 della Costituzione , di un ruolo significativo riconosciuto al Ministro della Salute nei processi di gestione di questa legge, al fine di garantire un’adeguata uniformità e la tutela di alcuni interessi unitari esistenti, seppure a condizione che parallelamente siano configurati significativi istituti di partecipazione delle Regioni interessate”. Proseguendo poi: “Numerose disposizioni del decreto legislativo prevedono poteri ministeriali e procedure di leale collaborazione fra Stato e Regioni e ciò non solo nella fondamentale fase di adozione dello Statuto ….” .
A tal proposito le tre delibere della Giunta Lombardia prevedono un testo di Statuto dove è omesso qualsiasi riferimento al personale, al suo rapporto di lavoro e alla disciplina dei rapporti con l’Università indispensabili per le convenzioni con i ricercatori ecc…
Per queste premesse e in considerazione dell’importante obiettivo di promozione e sviluppo della ricerca in ambito sanitario previsto nel programma del Suo Ministero, le scriventi ritengono quantomeno affrettate le risposte fornite nel corso dell’incontro del giorno 10 luglio u.s. dal Sottosegretario.
Non solo la vicenda lombarda, ma quella nazionale in tema di IRCCS e ricerca scientifica riteniamo meriti un confronto puntuale di merito e di metodo.
Certi della Sua positiva risposta restiamo in attesa di conoscere le Sue determinazioni, cogliendo l’occasione per porgerLe cordiali saluti.
FP CGIL
R. Dettori
CISL FP
D. Volpato
UIL FPL
C. Fiordaliso
Roma, 24 luglio 2006
Il comportamento irresponsabile di alcune Regioni, che, come la Campania, il Lazio e la Sicilia, tagliano in modo illegittimo voci contrattuali, o consentono il licenziamento illecito di dirigenti medici, come in Toscana presso l’Asl di Empoli, non può che portare ad una esasperazione dei rapporti sindacali.
Ed ai prossimi scioperi nella sanità del 28 giugno in Campania e nel Lazio, con i medici ed i veterinari in prima linea.
Far pagare ai cittadini, ai medici e a tutti i lavoratori della sanità, le scelte sbagliate di altri che hanno portato ai deficit sanitari regionali, è per noi inaccettabile.
Per questo il nostro sindacato si sta battendo a livello nazionale, regionale ed aziendale per il rispetto del contratto.
A questo di aggiunge il dato scandaloso della stragrande maggioranza delle aziende, circa l’80%, che non ha concluso la contrattazione aziendale.
Avevamo ragione a non firmare un contratto che ha privato i medici ed i veterinari del 15% dell’aumento, che poteva essere certo nel salario fondamentale senza delegarlo alla contrattazione aziendale.
Oggi tutti gli altri lavoratori del pubblico impiego hanno già nella busta paga il 90% dell’aumento, mentre i medici ed i veterinari, grazie ad un contratto autolesionista, sono rimasti con il 75%.
Un regalo alle Regioni ed alle Aziende, che è stato subito accettato, ma non restituito.
Quando nei prossimi mesi si aprirà il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale, auspichiamo che almeno questa volta, prevalga una linea di buon senso, dando il massimo della certezza degli aumenti già nel salario fondamentale, valorizzando finalmente l’esperienza professionale e non solo gli incarichi gestionali.
La recente Direttiva sulle misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche, a firma dei Ministri Nicolais e Pollastrini, andrà certamente recepita ed attuata anche nella sanità pubblica, ed in particolare per l’area dirigenziale medica.
I dati del Conto Annuale 2005 della Ragioneria Generale dello Stato indicano nella dirigenza medica del Ssn la presenza del 32% di donne, 33.716 su 104.720, con solo 916 donne medico in part time.
La presenza delle donne medico diminuisce in modo considerevole per gli incarichi di struttura complessa (ex primari), appena l’11%, 1.123 su 10.094, mentre per le strutture semplici la percentuale risale al 25%, 4.358 su 17.150.
In sostanza nella sanità pubblica su 10 dirigenti medici 3 sono donne, ma su 10 primari solo 1 è donna.
Questi dati evidenziano come, anche nella dirigenza medica della sanità pubblica, permangano ostacoli al raggiungimento delle pari opportunità tra uomini e donne.
Ben venga quindi la Direttiva che si pone di aumentare la presenza delle donne in posizioni apicali.
Giustamente si prevede da parte delle amministrazioni l’individuazione, attraverso indagini, studi e attività di monitoraggio, delle eventuali discriminazioni dirette ed indirette, da rimuovere con piani triennali di azioni positive.
Si indica la presenza delle donne nella composizione delle commissioni di concorso, la predisposizione di criteri di conferimento degli incarichi dirigenziali che tengano conto del principio di apri opportunità, nonché l’adozione di iniziative per favorire il riequilibrio della presenza femminile nelle attività e nelle posizioni gerarchiche ove sussista un divario fra generi non inferiore a due terzi.
Inoltre si segnala la necessità che l’organizzazione del lavoro favorisca la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita.
Si tratta di obbiettivi condivisi dalla FPCGIL Medici, che, insieme alla FPCGIL, è impegnata per una sempre maggiore realizzazione delle pari opportunità nella sanità.
Roma, 5 luglio 2007
In data 30 luglio abbiamo finalmente sottoscritto un protocollo regionale in Emilia Romagna riguardante la stabilizzazione del lavoro precario dei dirigenti medici e veterinari. Si tratta di un importante risultato che premia le battaglie sindacali che la FPCGIL Medici, a partire dallo specifico sportello SOS, sta portando avanti per dare una risposta a migliaia di medici e veterinari precari.