Pubblichiamo il testo del Comunicato Stampa di Giovanna Del Giudice, Portavoce del FSM Nazionale, sulla vicenda dell’Istituto Papa Giovanni di Paola
FORUM NAZIONALE SALUTE MENTALE
Comunicato Stampa
La notizia degli arresti dell’ex presidente di altri personaggi del Cda dell’Istituto Papa Giovanni di Paola (Cosenza), ricevuta questa mattina, ci ha fatto tirare un respiro di sollievo.
E’ un segnale che, forse, questa volta le istituzioni fanno sul serio e che non sarà più possibile insabbiare tutto come è successo in passato.
L’azione della Magistratura si salda con quella dell’Assessorato Regionale alla Salute che, con determinazione, persegue il progetto di riconversione dell’istituto contrastando, così, i tentativi di deportazione delle persone ricoverate e di cancellazione dei posti di lavoro.
A marzo come FSM nazionale eravamo nell’istituto perché l’attenzione si mantenesse viva, perché fosse chiaro a tutti e a tutte che non facevamo sconti sulla negazione dei diritti chiarendo, da subito, che riconoscevamo il legame che esisteva fra i soprusi subiti dalle persone ricoverate e quelli subiti da chi dentro lavorava, continuamente sottoposto al ricatto del posto di lavoro.
Aver tenuto insieme il filo è stato importante per evitare insabbiamenti e silenzi.
Sappiamo però che questo è solo un punto di partenza, dal quale andare avanti per ricostruire percorsi di libertà e garanzia per le persone a rischio di esclusione e ridare dignità e credibilità alle istituzioni.
Per questo riteniamo necessario continuare a vigilare sull’Istituto ma è anche il momento di chiedere ai governi locali e a quello Centrale: ma davvero pensate che il Papa Giovanni sia un’eccezione? E allora chi e cosa aspettate per intervenire?
17 luglio 2007
Sen. Livia TURCO
MINISTRO DELLA SALUTE
Roma, 2 agosto 2007
Le Organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria e amministrativa richiamano la necessità e l’urgenza di prevedere nella prossima legge Finanziaria un adeguato finanziamento per la rivalutazione dell’indennità di esclusività di rapporto ferma al 1999.
L’adozione di questo provvedimento è stata più volte garantita dalla S.V. anche riferendo il consenso nel merito del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Lo stesso Documento di Programmazione Economica e Finanziaria indica tra le priorità del Governo “l’ammodernamento del sistema sanitario focalizzato sulla valorizzazione delle risorse umane a partire dai medici e del personale sanitario”.
Tale valorizzazione del lavoro dei dirigenti non può trovare altra concreta realizzazione se non nella sollecita rivalutazione dell’indennità di esclusività.
Detto finanziamento è, inoltre, preliminare e necessario per l’apertura del tavolo negoziale per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto ormai da 20 mesi nonostante l’impegno del Governo ad un sollecito rinnovo dei contratti pubblici.
E’ giunto il momento dei fatti, la categoria non può attendere oltre.
Distinti saluti
Carlo Lusenti ANAAO ASSOMED
Erasmo Rondanelli ANPO
Mario Sellini AUPI
Stefano Biasioli CIMO-ASMD (UGL Medici – SNAMI Dirigenza Medica – Unione Medica)
Aldo Grasselli CIVEMP (SIVEMP-SIMET)
Gianpaolo Fiorio FEDIR SANITA’
Giuseppe Garraffo FEDERAZIONE CISL MEDICI
Armando Masucci FEDERAZIONE MEDICI aderente UIL FPL
Carmine Gigli FESMED (ACOI-ANMCO-AOGOI-SUMI-SEDI-FEMEPA-ANMDO)
Massimo Cozza FP CGIL MEDICI
Paolo Levoni SDS SNABI
Franco Socci SIDIRSS
Giangiuseppe Console SINAFO
Vincenzo Carpino UMSPED (AAROI-AIPAC-SNR)
Pubblichiamo il testo della nota unitaria inviata alla Ministra della Salute On. Livia Turco
Gentile Ministro,
lo scorso 13 luglio Lei ha sottoscritto con CGIL CISL UIL un accordo importante.
La complicata vicenda dei piani di rientro stava inducendo le Regioni in difficoltà ad intervenire sul ripianamento nel modo “classico” e peggiore: bloccare i salari e tagliare l’occupazione, incidendo addirittura sulle prerogative contrattuali. La proclamazione dello sciopero generale era stata a quel punto inevitabile.
Abbiamo ascritto a Suo merito l’aver invece assunto – nel frangente – una posizione di responsabilità, impegnando la Sua firma in un accordo che ribadisce l’intangibilità del contratto collettivo nazionale di lavoro, individua nella concertazione il metodo per conseguire l’obiettivo finanziario intervenendo su sprechi ed inappropriatezze.
Non solo: nel rispetto delle compatibilità dei Piani nell’accordo si individua il percorso per la stabilizzazione del precariato, secondo quanto previsto dalla finanziaria 2007.
Oggi, a tre mesi dalla firma, valutando le scelte che le Regioni stanno in questo giorni rendendo operative dobbiamo prendere amaramente atto che quell’accordo pare non essere mai stato sottoscritto.
Non ci è dato sapere se le Regioni, non avendo sottoscritto l’accordo, non lo riconoscono e pertanto si muovono in piena autonomia (disconoscendo così la consistenza politica dello stesso Ministero della Salute) o se Lei stessa, come parte firmataria l’abbia unilateralmente disdetto lasciando mano libera alle Regioni.
In entrambi i casi le scriventi ritengono inqualificabile quanto sta accadendo.
Ci aspettiamo da Lei un intervento immediato che nel restituire correttezza alle relazioni sindacali riaffermi la esigibilità dell’accordo e del percorso in esso tracciato.
Cordiali saluti
FP CGIL Rossana Dettori CISL FP Daniela Volpato UIL FPL Carlo Fiordaliso
9 ottobre 2007
Sacconi e Fazio dicono nelle stesse ore cose diverse. Intervenga un mediatore.
Leggendo le dichiarazioni di queste ore del Ministro del Welfare On. Sacconi e del Sottosegretario On. Fazio sui fondi integrativi per l’assistenza sanitaria viene da ridere.
Mentre il primo parla di fondi integrativi che devono offrire prestazioni aggiuntive, e non sostitutive, a quelle date dal Servizio Sanitario Nazionale, il secondo lancia l’idea di usare gli stessi fondi per le cure ai non autosufficienti (per i quali lo Stato copre solo il 35% delle spese).
Due opzioni totalmente incompatibili fra di loro che hanno, però, un drammatico tratto in comune: il totale disconoscimento del ruolo dei lavoratori, atteso che si sta parlando dei loro fondi integrativi contrattuali.
Al Ministro ed al Sottosegretario due consigli.
Il primo è quello di aprire immediatamente un confronto con il sindacato che quei lavoratori in carne ed ossa rappresenta.
Il secondo è quello di mettersi d’accordo la mattina su cosa dichiarare il pomeriggio.
Roma 20 gennaio 2009
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
La nostra pazienza è ormai colma, e, pur apprezzando l’impegno della Ministra Turco, domani siamo costretti a scioperare per la prima volta contro il Governo Prodi, un governo che naviga a vista e che sembra aver perso la bussola del diritto al contratto ed al lavoro.
Lo sciopero vedrà insieme tutti i sindacati del settore, sia confederali che autonomi, a testimonianza del profondo disagio che investe ormai i 135.000 dirigenti del Ssn.
E’ uno sciopero per il contratto e per la precarizzazione dei medici pubblici, determinato dalle inadempienze del Governo. Mancano direttive e risorse certe per il contratto scaduto da oltre 16 mesi e perfino le norme per la stabilizzazione di 12mila precari medici.
E’ inaccettabile che proprio il Governo Prodi possa far passare l’idea che il contratto sia legato alle risorse disponibili, invece di essere un diritto, per i medici così come per tutti i lavoratori della sanità e di tutto il pubblico impiego.
E proprio per questa ragione domani in camice bianco e con le nostre bandiere manifesteremo sotto le finestre del Ministero dell’Economia, che rappresenta il vero titolare delle risorse necessarie per un giusto contratto, per una giusta rivalutazione della indennità di esclusività ferma ai valori del 2000, per una giusta stabilizzazione di migliaia di medici e veterinari precari e per una giusta previdenza complementare per i giovani dirigenti del Ssn.
Lo sciopero si svolgerà per l’intera giornata negli ospedali e nei servizi sanitari territoriali.
Ci scusiamo con i cittadini per i disagi ma, dopo un anno di inadempienze del Governo Prodi, siamo costretti a scioperare. Comunque le urgenze saranno garantite, mentre potranno essere rinviati gli interventi, le visite e gli esami diagnostici programmati.
Roma, 3 Maggio 2007
Pubblichiamo il testo della Convocazione degli Esecutivi Unitari Nazionali del 28 giugno 2007 per la definizione delle piattaforme dei comparti Sanità Pubblica e Regioni ed Autonomie Locali
Il giorno 28 giugno 2007 sono convocati a Roma presso l’Auditorium di via Rieti gli Esecutivi Unitari Nazionali FP CGIL, FP CISL, FPL UIL per definire le piattaforme per il rinnovo dei CCNL 2006 – 2009 dei comparti in oggetto.
L’articolazione dei lavori sarà organizzata secondo i seguenti orari:
ore 10,00 comparto Regioni ed Autonomie Locali;
ore 14,00 comparto Sanità Pubblica.
I Segretari Generali Nazionali
FP CGIL (Carlo Podda) – FP CISL (Rino Tarelli) – FPL UIL (Carlo Fiordaliso)
(da www.unita.it) Come annunciato, George W. Bush ha posto il veto sulla legge che doveva estendere l’assistenza sanitaria ai bambini poveri, approvata dal congresso a maggioranza democratica. La quarta volta dal suo insediamento nel 2001 che Bush usa questa prerogativa presidenziale.
Il provvedimento, il “Children’s Health Insurance Program” (Chip) garantisce la copertura sanitaria solo ai bambini indigenti, attualmente 6,6 milioni di minori, ma ne esclude altri 4 milioni leggermente più sfortunati che comunque non riuscirebbero a pagarsi un’assicurazione sanitaria. Proprio per questi ultimi il provvedimento bocciato da Bush prevedeva fondi extra per 35 miliardi di dollari ai programmi sanitari dei singoli Stati. La somma sarebbe stata raccolta grazie all’incremento della tassazione sulle sigarette. Bush aveva motivato la contrarietà con ragioni di copertura fiscale e ha proposto uno stanziamento per 30 miliardi, che secondo gli analisti non sono sufficienti a garantire neppure il programma attuale.
I Democratici avevano scelto Graeme Frost, un ragazzino di 12 anni come testimonial della campagna a favore della legge. Il bambino di Baltimora dai microfoni delle radio, dalle tribune del Congresso accusava Bush di volere la sua morte e la morte di tutti i bambini e le bambine come lui che per sopravvivere a malattie e incidenti dipendono da quella sanità pubblica che la Casa Bianca vorrebbe falciare nel nome dell’ideologia privatista e degli interessi del “big business” assicurativo.
Secondo un rapporto del Census pubblicato lo scorso ottobre nel corso degli ultimi 12 mesi gli americani che non hanno copertura sanitaria sono cresciuti di due milioni e mezzo, un incremento record che negli Usa ha portato a 43,6 milioni le persone senza assistenza sanitaria, pari al 15,2% della popolazione. Di questi circa 8,5 milioni sono bambini e adolescenti.
Secondo dati governativi, negli Usa ci sarebbero oltre 30 milioni di persone considerate ufficialmente sotto la soglia di povertà, e solo 10 milioni hanno avuto accesso a servizi rimborsati dallo Stato. Il che vuoi dire anche che quasi 15 milioni di “non poveri” non possono pagarsi l’assistenza sanitaria.
La crescita del numero delle persone senza assistenza è dovuta nella maggior parte dei casi al licenziamento di un componente della famiglia; il licenziamento oltre il posto di lavoro e lo stipendio fa perdere anche l’assicurazione medica. Nel contempo l’amministrazione Bush ha dirottato maggiori risorse pubbliche nelle manovre fiscali a vantaggio dei più ricchi e nella cosiddetta lotta al “terrorismo” tagliando i già miseri fondi a disposizione degli enti Medicaid e Medicare che forniscono una minima assistenza a anziani e meno abbienti. Negli Usa, la cosiddetta patria della “libertà” e della “democrazia”, non esiste un sistema sanitario nazionale come in tutti gli altri paesi industrializzati, anche se in via di progressivo smantellamento. Gli enti pubblici offrono, quando possono, una minima assistenza ai pensionati oltre 65 anni e ai poveri con un reddito lordo inferiore ai 16 mila dollari l’anno per una famiglia di 4 persone.
L’assistenza sanitaria è affidata alle compagnie private che hanno alti costi e che comunque rifiutano i nuovi iscritti se non sono perfettamente sani alla visita di controllo. Per garantirsi da “errori” di valutazione le polizze private spesso richiedono un periodo di “prova” da uno a tre mesi durante il quale l’assicurato paga ma non ha ancora diritto all’assistenza finché non è accertato che non abbia malattie preesistenti. Il sistema che tratta la salute come merce ha inoltre polizze molto alte che costano ai lavoratori pesanti trattenute sulla busta paga e riguardano essenzialmente i lavoratori di grandi aziende; chi lavora in piccole aziende quasi sempre non ha il “benefit” dell’assistenza sanitaria, come i moltissimi occupati nei lavori precari considerati di basso livello.
La maggioranza dei 44 milioni di americani senza assistenza medica sono afroamericani; la popolazione nera priva di copertura è il doppio di quella bianca, rispettivamente il 20,2% contro il 10,7%. Sono di più gli uomini che le donne, 23,3 milioni contro 20,2 milioni; nell’ultimo anno il numero degli uomini è cresciuto di 1,6 milioni, più del doppio della crescita delle donne pari a 760 mila unità. La situazione è diversificata tra i vari Stati e si passa dall’8% della popolazione senza assistenza nel Minnesota al 24,1% nel Texas; lo stato di Bush ha il primato dell’infame classifica con un abitante su quattro. senza assistenza.
Dichiarazione di Rossana Dettori segretaria nazionale FPCGIL Responsabile comparto sanità
Finalmente approvato atto di indirizzo per il rinnovo del contratto del comparto sanità
Oggi il Consiglio dei Ministri ha finalmente approvato l’atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL del comparto sanità.
Questa è la prima buona notizia dopo lo sciopero del 26 ottobre con l’ auspicio che non passino altri 6 mesi prima di avviare la trattativa.
Chiediamo l’immediata convocazione dell’ organizzazione sindacale da parte dell’ ARAN per concludere in tempi brevi il primo biennio economico 2006/2007 di un contratto che è scaduto già da 2 anni.
Questo primo atto non fermerà la mobilitazione dei lavoratori, che sono ancora in attesa che il governo metta in finanziaria le risorse per il rinnovo del contratto 2008/2009 del comparto così come di tutto il pubblico impiego.
29 novembre 2007
Dichiarazione di Rossana Dettori, segretaria nazionale FPCGIL
e di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
In questi giorni di tristezza e di rabbia per i lavoratori e per il sindacato – in lutto per la strage di Torino e per lo stillicidio continuo di morti sul lavoro – chiediamo, ancora una volta, il rilancio dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro (SPSAL) delle Asl.
Dietro alle stragi sul lavoro vi sono certamente diverse responsabilità e cause ma, tra queste, va ricompresa l’inadeguatezza dei servizi di prevenzione delle Asl.
Se non viene attivata una serrata vigilanza con relativi controlli da parte degli operatori dei SPSAL delle Asl, le condizioni di sicurezza antinfortunistica e di igiene del lavoro possono restare gravemente deficitarie, con rischi per la salute dei lavoratori.
Troppo spesso l’applicazione della normativa sulla prevenzione ed igiene nei luoghi di lavoro, Dlgs 626/’94, si e’ infatti risolta in atti puramente formali, inconsistenti, e portatori di vantaggi solo per i bilanci delle aziende di consulenza.
I SPSAL hanno ricevuto istituzionalmente, con la Legge 833/78, i compiti e i poteri di vigilanza ed ispezione nei luoghi di lavoro a tutela della salute dei lavoratori, ma servono maggiori risorse finanziarie ed umane.
Basterebbe attuare il Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro, firmato il 1 agosto 2007 da Governo e Regioni, dove tra l’altro si afferma che le Regioni garantiranno 250.000 interventi ispettivi all’anno (contro gli attuali 75.000 ) nel 5% delle unita’ produttive.
Roma, 10 dicembre 2007
Con la sottoscrizione del rogito notarile, decolla il Fondo Perseo: prestazioni complementari per garantire un reddito pensionistico adeguato
Con l’istituzione del “Fondo Perseo”, prende il via la previdenza complementare anche per i lavoratori pubblici di Sanità ed Enti locali.
La firma del rogito notarile e la nomina del Cda del Fondo completano infatti il percorso sostenuto dai sindacati di categoria per costruire un sistema pensionistico articolato, in grado di garantire ai lavoratori pubblici un reddito adeguato anche dopo l’uscita dal mercato del lavoro.
Per i segretari generali Rossana Dettori (Fp-Cgil), Giovanni Faverin (Cisl-Fp) e Giovanni Torluccio (Uil-Fpl) si tratta di una grande opportunità che riguarda un milione e 300 mila potenziali iscritti al Fondo.
Un risultato, rimarcano, che viene incontro alle richieste dei lavoratori giustamente preoccupati del loro futuro previdenziale. Tanto più alle soglie dell’andata a regime del sistema contributivo che determinerà una netta riduzione dell’importo della pensione “obbligatoria” erogata anche per i lavoratori pubblici.
Il rapporto tra pensione ed ultima retribuzione, infatti, è destinato a diminuire drasticamente, rispetto al sistema retributivo, scendendo dall’80% fino al 60% o 50%. Un rischio previdenziale che tocca soprattutto i lavoratori più giovani (in particolare nella fascia di età tra i 45 ed i 50 anni) ma che potrebbe non risparmiare coloro che rientrano nel cosiddetto sistema misto (parte retributivo e parte contributivo).
In questo senso, sottolineano Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl, la previdenza complementare è fondamentale sia per garantire un reddito pensionistico aggiuntivo, sia per annullare gli effetti della riduzione dell’importo della pensione.
Oltre ad un rendimento presumibilmente superiore a quello previsto per legge per il Tfr, chi deciderà di aderire al Fondo potrà infatti beneficiare di un versamento contributivo mensile da parte del datore di lavoro, della deduzione Irpef dei contributi versati, della possibilità di richiedere per specifiche esigenze l’anticipo su quanto maturato.
Completata l’istituzione del Fondo, parte ora la fase operativa. A breve inizierà la campagna di adesione tra i lavoratori pubblici di Sanità ed enti locali che vedrà i sindacati in prima linea per dare efficacia ad una conquista da lungo tempo inseguita e oggi finalmente realizzata.
Roma, 22 dicembre 2010
Il decreto Tremonti sui controlli di esenzione per reddito dei ticket sanitari, che dovrebbe essere operativo in diverse regioni dal prossimo 1 maggio, rischia di gettare nel caos i cittadini e gli stessi medici. Si tratta di un provvedimento che, volendo imporre ai medici in modo improprio e inappropriato il compito amministrativo di controllare l’esenzione dal ticket in base al reddito, potrebbe causare confusione e mancata applicazione.
In presenza dei gravi ritardi della sanità digitale, a partire dal sistema tessera sanitaria, che dovrebbe rendere immediatamente noti tutti i dati, riteniamo necessario un confronto sindacale finalizzato ad una maggiore flessibilità nell’applicazione del decreto attraverso tempi e modi che diano le massime garanzie a cittadini e medici.
Le straordinarie potenzialità della digitalizzazione del sistema sanitario non vengano svilite, come già avvenuto in altri casi di mancate modernizzazioni, da una propaganda governativa che punta troppo sull’effetto annuncio e troppo poco sui risultati.
Roma, 29 aprile 2011