Nota di Rossana Dettori FP CGIL, Daniela Volpato CISL FP, Carlo Fiordaliso UIL FPL
Nel pomeriggio di oggi, 13 luglio, a seguito dell’azione determinata e congiunta delle nostre strutture e delle strutture regionali abbiamo definito l’allegato protocollo di intesa con il Ministro della Salute.
Il protocollo prevede l’avvio di una fase di confronto sindacale a livello regionale nel totale rispetto del contratto di lavoro e della sua applicazione, l’avvio di un confronto serrato per ricercare altre forme di risparmio per mantenere inalterato il risultato finanziario complessivo e l’avvio di una fase di stabilizzazione dei lavoro precario.
A seguito dell’intesa lo sciopero nazionale della sanità da effettuarsi entro il 20 luglio p.v. viene sospeso.
13 luglio 2007
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici, e di Achille Passoni, segretario confederale CGIL
Siamo alle ultime ore di una lunga e complicata storia, però molto importante sia per i cittadini sia per i dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale.
La Camera domani, così come concordato oggi dai capigruppo, può infatti approvare una vera riforma del sistema della libera professione che porterà dei vantaggi in termini di trasparenza per i cittadini, e migliorerà la qualità del lavoro per i medici che credono nella sanità pubblica.
La Cgil auspica che questo ultimo tratto verrà percorso senza irresponsabili ostacoli domani dalla Camera, consentendo la definitiva approvazione di un provvedimento innovativo, che finalmente potrà portare alla garanzia di una corretta libera professione intramuraria.
DIRIGENZA DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE:
UN RICONOSCIMENTO DEI LAVORATORI DELLE PROFESSIONI SANITARIE CHE QUALIFICHERA’ ANCORA DI PIU’ LA TUTELA DELLA SALUTE DEI CITTADINI
Va positivamente valutata l’approvazione da parte della conferenza stato regioni del provvedimento che, attuando un diritto sancito dalla legge 251/200, consente alle professioni sanitarie l’accesso alla dirigenza.
La norma stabilisce un diritto per il quale il sindacato si è speso da sempre, ed è il dovuto riconoscimento alla competenza ed alla professionalità dei lavoratori che operano nel campo delle professioni sanitarie. Un riconoscimento che avrà positive ricadute in termini di accresciuta qualità dei servizi sanitari del SSN.
16 novembre 2007
IL MANIFESTO del 26 Giugno 2008
Gli operatori dei centri per le tossicodipendenze segnalano un forte cambiamento dell’utenza dei servizi.
Rispetto al passato, quando i frequentatori erano prevalentemente eroinomani, oggi nei Ser.t vanno a curarsi soggetti più giovani con problemi legati al «policonsumo», come alcol e cocaina.
Il 60% degli assistiti sono lavoratori dipendenti, quando vent’anni fa la percentuale maggiore era costituita da disoccupati.
Ce ne parla Lorena Splendori che coordina il Gruppo nazionale operatori dei Ser.t della Cgil.
La composizione sociale e professionale è molto mista, si va dagli operai ai piloti d’aereo.
Una differenza importante, che conferma le testimonianzeraccolte sul manifesto tra i giovani metalmeccanici, tra il vecchio eroinomane e il giovane cocainomane è che il primo viveva la droga come evasione, in modo trasgressivo, persino con qualche valenza antisistema.
Oggi, il giovane operaio che «tira» vuole «chiamarsi dentro, non fuori. Ci racconta di un retroterra così pesante che per star bene si fa di sostanze».
Per lavorare, per divertirsi, per fare l’amore, «semplicemente per vivere. E’ un segno della fatica di vivere in epoca di passioni tristi», ci dice Lorena. In altre parole, «non cercano il cambiamento, questi giovani operai cercano di farcela nella normalità della vita e della condizione lavorativa date». Nelle sostanze «cercano la normalità per costruire relazioni, non lo sballo».
Droga non più in chiave antisistema ma tutta interna al sistema che genera problemi sociali e propone essa stessa la soluzione, che poi non è una soluzione ma un’integrazione a valori e culture ieri distanti dal mondo del lavoro.
L’eroina circola ancora, o meglio circola di nuovo. Tendenzialmente fumata come analgesico, per il suo effetto curante da parte di chi comincia ad accusare le conseguenze devastanti della cocaina.
«Dietro le quote di sostanze immesse sul mercato – ci dice Lorena – c’è una strategia precisa. A noi risulta che dopo il boom della cocaina, in alcuni paesi come l’Albania, si stiano accumulando quantitativi enormi di eroina.
Temo il giorno in cui decideranno di buttarla sulla piazza, e questo avverrà quando la cocaina, che oggi circola a prezzi molto bassi, avrà sortito i suoi effetti sui consumatori che quando non ce la fanno più cominciano a usare l’eroina, praticamente come medicinale, direi automedicante».
Gli utenti che arrivano ai Ser.t sono già a «un consumo problematico se non alla dipendenza vera e propria.
Chi inizia con la cocaina in fabbrica solo più tardi arriva ai servizi, quando non riescono più a gestire il rapporto con la sostanza. Per questo li conosciamo meno».
L’età media, ma parliamo già di consumo problematico, si abbassa ai trent’anni ma si inizia molto prima.
Gli eroinomani invece sono sessantenni, «siamo già in presenza di casi di terze generazioni che arrivano ai Ser.t, prima il figlio e ora il nipote dell’eroinomane classsico».
C’è anche, e ancora, chi arriva all’uso delle droghe per reggere lavori particolarmente pesanti.
Su questo, come su tutti gli altri aspetti e motivazioni e sulla crescita preoccupante del consumo tra i lavoratori, «il sindacato dovrebbe indagare di più».
Gli operatori dei Ser.t registrano differenti composizioni sociali in relazione al territorio in cui operano.
Per fare solo un esempio, se a Lanciano la metà degli utenti è costituita da operai della vicina Fiat-Sevel, a Napoli in maggioranza sono ancora disoccupati.
Molto spesso l’uso di sostanze non è consapevole, almeno finché non diventa problematico.
Per questo gli operatori dei Ser.t mettono l’accento sulla prevenzione, prima ancora che sulla cura.
Nel 2002 hanno varato una «Carta dei diritti dei cittadini, degli utenti, delle operatrici e degli operatori».
La sfida è far convivere chi vive nell’area in cui c’è il servizio e garantirgli la sicurezza, gli utenti e chi lavora per la loro salute.
Una sfida non semplice, anche in relazione al fatto che alcuni interventi esterni vorrebbero vedere trasformato il servizio di cura in servizio di repressione.
Al Ser.t si arriva naturalmente per scelta libera, «come dovrebbe essere sempre», ma anche per decisione della prefettura che in base alla legge 309 invia nei centri persone fermate, «magari perché presi con uno spinello».
Si tratta di interventi coatti, che ben poco responsabilizzano l’utente e al tempo stesso rischiano di snaturare il servizio.
La legge sulla privacy, che dovrebbe tutelare i lavoratori da controlli impropri per verificare l’eventuale consumo di sostanze, ha le sue eccezioni. In base al decreto varato dal ministro Livia Turco che rende attuativa una legge preesistente, le aziende possono richiedere analisi specifiche per alcune tipologie di lavori, per esempio i piloti e gli autisti.
E’ stato definitivamente sottoscritto l’accordo per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro per i 22.000 dirigenti sanitari, tecnici, professionali ed amministrativi della Sanità pubblica.
L’accordo, siglato oggi dall’ ARAN e dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, si riferisce al quadriennio normativo 2006/2009 ed al biennio economico 2006/2007.
E’ un contratto che la Fp Cgil ha già giudicato soddisfacente all’atto della sottoscrizione della pre-intesa del 1 di Agosto e che superando positivamente e nei termini previsti le procedure di certificazione da parte della Corte dei Conti e del Consiglio dei Ministri, entra in vigore da oggi.
Restano aperte, comunque questioni rilevanti sulle quali sarà necessario reintervenire nella prossima sessione contrattuale: la scelta di non inserire il principio, introdotto dall’Unione Europea a tutela della salute dei cittadini, dell’obbligo di un riposo minimo di 11 ore ogni 24, quella relativa ad una diversa e più equilibrata distribuzione delle risorse economiche fra gli incarichi professionali e quelli relativi alla gestione di strutture organizzative, quella relativa al ruolo di coordinamento delle Regioni nel sistema delle relazioni sindacali.
La soddisfazione per la sottoscrizione del nuovo contratto di lavoro per la dirigenza SPTA è, però, immediatamente sopravanzata da un sentimento di forte preoccupazione per il grave attacco sferrato al servizio sanitario nazionale con la manovra finanziaria di Agosto e per le scelte operate dal Ministro Brunetta sui lavoratori pubblici.
L’ulteriore fase di mobilitazione unitaria e gli scioperi interregionali già proclamati per il 3, 7 e 14 Novembre pv. saranno la risposta dei lavoratori, anche della sanità pubblica, a quest’insostenibile operazione riduttiva e distruttiva della caratteristica universale del diritto alla salute dei cittadini.
Roma 17 Ottobre 2008
“Il Patto per la Salute, sottoscritto la settimana scorsa da Governo e Regioni, stanzia i fondi per la vacanza contrattuale del Comparto Sanità Pubblica, lasciando sospesa la questione più generale del rinnovo contrattuale. Pur apprezzando il significativo scostamento fra le proposte iniziali del Governo ed il risultato finale in termini di rifinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, esprimo un giudizio negativo per come nell’accordo è trattata la questione dei rinnovi contrattuali”. Con queste parole Carlo Podda, Segretario Generale dell’Fp Cgil, commenta gli stanziamenti previsti dal Patto per la Salute.
“Nelle nuove e maggiori destinazioni di risorse economiche per la salute dei cittadini – continua Podda – sono stati calcolati anche i circa 500 milioni “per il riconoscimento della indennità di vacanza contrattuale” per l’anno 2010, prevedendo così il rinvio della più generale questione dei rinnovi contrattuali. Che nell’accordo il Governo dichiari il suo impegno ad integrare risorse economiche “qualora al personale dipendente vengano riconosciuti incrementi da rinnovo contrattuale superiori a quelli derivanti dal riconoscimento della indennità di vacanza contrattuale”, la dice lunga sulla reale volontà del Governo di garantire il diritto dei lavoratori al rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro”.
“Manifesteremo tutta la nostra contrarietà a questa linea e, qualora Governo e Regioni non garantissero il rinnovo nei tempi dovuti, chiederemmo a Cisl e Uil di mobilitarci unitariamente per contrastare questa scelta irresponsabile. Lo faremo a partire dal tavolo unitariamente chiesto da Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl, auspicando che la convocazione avvenga in tempi brevi. Nel caso in cui, come sembra a noi evidente, il Governo non intendesse stanziare le risorse per i contratti e tentasse davvero di non tener fede ad un accordo che la Cgil non ha firmato, ma che il Governo stesso ha perseguito con forza fino a spaccare il fronte sindacale, ci troveremmo di fronte ad un paradosso, e ad un grave affronto per quei lavoratori che ogni giorno garantiscono la nostra salute. Uno affronto troppo forte per essere accettato passivamente”.
Roma, 26 Ottobre 2009
Il piano sulle liste di attesa, in discussione tra Governo e Regioni, giustamente affronta anche il collegamento con la libera professione intramoenia che necessita della massima trasparenza.
Si rilancia infatti la possibilità che sia la stessa azienda a farsi carico della libera professione intramoenia, attraverso i propri medici dipendenti, quando i tempi di attesa sono particolarmente critici e si propone un’appropriata attività di monitoraggio, verifica e controllo dell’intramoenia, a partire dal rispetto dell’equilibrio tra le prestazioni rese in regime istituzionale e in libera professione. Condivisibili sono anche altri aspetti affrontati, ma il piano rischia di rimanere solo sulla carta se non vengono garantiti i finanziamenti appropriati per l’esigibilità dei livelli assistenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale e se non si ferma un indiscriminato blocco del turn over e il licenziamento dei precari a partire delle Regioni sottoposte ai Piani di Rientro.
Noi con coerenza continueremo a batterci per la sanità pubblica e per la valorizzazione di chi sceglie l’esclusività di rapporto con un’intramoenia trasparente da svolgersi nella struttura pubblica e non più nel privato.
Roma, 5 ottobre 2010
L’accordo sul federalismo fiscale siglato ieri nella Conferenza Stato Regioni ha sancito che il blocco del turn over e il taglio del 50% della spesa per i precari non si applicano agli Enti del Ssn delle Regioni che non sono interessate ai piani di rientro.
E’ giusto, ed è quello che abbiamo chiesto, che Regioni con livelli di compatibilità economica positivi possano programmare piani occupazionali e di stabilizzazione del lavoro precario in un idea di rafforzamento dei servizi ai cittadini e di innalzamento della qualità delle prestazioni. Non è assolutamente giusto, né moralmente accettabile, che questa opportunità sia negata aprioristicamente e centralmente a quei territori nei quali (praticamente più o meno la metà delle realtà regionali) la scarsa possibilità di accesso alle prestazioni, la precarietà dei servizi, gli interventi riduttivi dei piani di rientro già compromettono la debole tenuta dei sistemi sanitari di quelle regioni e la caratteristica universale del diritto alla salute per i cittadini. Resta, infatti, ancora tutto da affrontare il nodo centrale e prioritario rappresentato da circa 40.000 operatori della sanità, medici compresi, delle Regioni con piani di rientro dal Lazio alla Campania, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Puglia all’Abruzzo, dal Piemonte al Molise.
Si tratta di operare una scelta intelligente che sia veramente garante dei diritti di tutti e di decidere che i servizi sanitari ai cittadini, dal pronto soccorso alle emergenze, dall’assistenza ospedaliera a quella sul territorio, non possono essere frammentati e selezionati in relazione alla latitudine dei rispettivi sistemi sanitari. L’intesa, come detto, è un primo parziale risultato della battaglia della Fp-Cgil e della Fp-Cgil Medici, nell’ambito della campagna più generale del sindacato sul precariato, a difesa dei servizi della sanità pubblica e dei diritti di chi quotidianamente vi opera.
Una battaglia che, per quanto ci riguarda, continua con la precisa richiesta di procedere alla proroga dei contratti di lavoro in scadenza e all’immediato avvio dei percorsi di stabilizzazione anche per le regioni escluse dall’intesa di ieri sul federalismo.
Roma, 17 dicembre 2010
Dichiarazione di Massimo Cozza, Segretario Nazionale Fp Cgil Medici
I risultati delle ispezioni dei NAS rivelano che gli ospedali pubblici sono da migliorare e non da demolire. Le irregolarità amministrative maggiori si trovano nelle Regioni con i deficit sanitari più alti, e con la maggior presenza di privato. Lo stesso privato che ritroviamo anche nelle Regioni che registrano il numero più alto di irregolarità segnalate all’autorità giudiziaria e che vedono una infiltrazione della criminalità organizzata, come la Calabria e la Sicilia.
Adesso la chiusura del sipario mediatico rischia di lasciare le criticità senza risposte.
Pertanto come medici impegnati a tempo pieno nella sanità pubblica, chiediamo che siano i cittadini i protagonisti di sistemi permanenti di monitoraggio e di sorveglianza degli ospedali.
La qualità dell’assistenza potrà inoltre migliorare quando l’unica casa professionale, a partire da chi ha responsabilità apicali anche nei Policlinici, sarà la sanità pubblica, e nella stessa casa si dovrà poter svolgere la libera professione intramoenia, a partire dal 31 luglio 2007 così come previsto dalla Legge Bersani.
La decisione dei Ministri Turco e Mussi sull’esclusività per i direttori di struttura complessa è una scelta giusta da estendere a tutti i medici pubblici, ed in primo luogo anche ai responsabili delle strutture semplici.
La vera questione è però rappresentata dalla necessità di nuove regole etiche e trasparenti per la libera professione intramuraria a partire dalla scelta di equità delle tariffe, di controlli rispetto alle liste di attesa, e dall’affidamento della gestione dell’attività libero professionale all’azienda, che dovrà diventerà l’unico luogo di prenotazione delle visite attraverso il Cup, e di pagamento delle prestazioni.
Chiediamo infine di porre fine ad una situazione ormai intollerabile di esternalizzazione dei servizi, di ricorso alle consulenze e di precarietà del personale, e di un sistema di appalti nell’ambito del quale il malaffare e le infiltrazioni delle organizzazioni criminali arrivano ad assorbire anche il 30% delle risorse sanitarie.
Fp Cgil – Convegno Nazionale ARPA 25/09/2006
Relazione di Marcello Panarese
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
I dati denunciati dall’Agenzia delle Entrate, che domani saranno pubblicati sull’Espresso, e che vedono la mancata emissione delle fatture mediamente intorno al 30-40%, con picchi superiori al 50% per cento dopo indagini condotte finora negli studi di alcuni medici siciliani, laziali, liguri e friulani, hanno bisogno di una risposta forte e chiara da parte degli stessi medici pubblici.
Rivendichiamo la possibilità di esercitare la libera professione intramuraria, ma in una casa di vetro gestita dall’azienda, e l’esclusività di rapporto con la sanità pubblica, a partire dai direttori di strutture complesse e semplici.
In questo ambito chiediamo che siano le aziende a gestire direttamente le prenotazioni ed i pagamenti, e a reperire gli spazi adeguati. La ricetta è semplice. Consentire lo svolgimento dell’attività libero professionale all’interno degli ospedali in tutto il paese, instaurando un circolo virtuoso dove il medico non deve trovarsi e mantenersi lo studio privato, e dove i controlli sono facilmente attuabili, sia rispetto alla evasione fiscale che alle liste di attesa.
In questo senso vanno diverse indicazioni positive contenute nelle conclusioni della indagine conoscitiva del Senato sulla libera professione e quanto preannunciato dal Ministero della Salute su i contenuti del prossimo decreto legge in previsione della scadenza del 31 luglio 2007 di scadenza della libera professione intramoenia allargata.
Non è invece condivisa la proposta di istituzionalizzare l’attiva libero professionale dei medici pubblici negli studi privati. Così si ritorna al passato, ai tempi prima della Bindi, che invece aveva previsto questa possibilità solo transitoriamente, e certamente continuerà ad essere difficile combattere l’evasione fiscale, a danno dei cittadini e degli stessi medici che credono nella esclusività di rapporto e nella libera professione realmente intramuraria.
Roma, 19 aprile 2007
COMUNICATO STAMPA di Rossana Dettori, Segretaria nazionale Funzione Pubblica CGIL
La riforma della libera professione per i medici diventa legge.
La FP CGIL molto si è impegnata affinché la riforma portasse ad una migliore qualità del lavoro per i medici e ad una maggiore trasparenza e certezza di accesso ai servizi per i cittadini.
Per questo è a dir poco sconcertante scoprire che un testo di legge organico ed unitario venga surrettiziamente “rimpolpato” da un articolo che nulla ha a che fare con l’oggetto trattato. Quello di utilizzare testi di legge in via di approvazione per inserire norme spurie che per di più esautorano il valore dei Contratti di lavoro – nello specifico i Dirigenti sanitari del Ministero della Salute – pensavamo fosse il pessimo lascito del precedente Governo.
Ci sbagliavamo, evidentemente.
Roma, 02.08.2007