Sicurezza: riformare Polizia Locale e investire negli Enti Locali per garantire la sicurezza dei cittadini e l'offerta dei servizi – Comunicato stampa di Daniele Giordano, Segretario Nazionale Fp-Cgil e Lorenzo Mazzoli, Segretario Generale Fp-Cgil Roma e Lazio

Stamane, presso il Comando della Polizia Municipale del Comune di Roma, si è tenuto un incontro pubblico dal titolo “Costruiamo Sicurezza – Per la riforma della Polizia Locale” organizzato dalla Fp-Cgil Roma e Lazio. Il convegno ha visto la partecipazione del Delegato del Sindaco Alemanno, Dott. Giuseppe Ciardi, del Comandante della Polizia Municipale di Roma, dott. Angelo Giuliani, di Antonio Ragonesi dell’ANCI, del Sen. Giuliano Barbolini, relatore del progetto di legge sulla Riforma della Polizia Locale.

La Fp-Cgil, nel confronto con gli ospiti, ha ribadito la richiesta della approvazione di una Legge di Riforma della Polizia Locale in grado di superare le contraddizioni normative presenti nell’attuale ordinamento, nonché dell’avvio immediato di un confronto che affronti la difficile situazione economica degli Enti Locali e le sue ripercussioni sui lavoratori, che aiuti a superare la precarietà nel lavoro pubblico.
 
Queste nostre richieste sono alla base di un nuovo modo di concepire la sicurezza urbana come sistema in cui la Polizia Locale, nel rapporto con tutti i servizi del Comune, rappresenta un elemento fondamentale. Un settore di vitale importanza che oggi sopperisce alle carenze degli apparati di sicurezza, rischiando di distogliere impegno e uomini dalle proprie funzioni, e che affronta una crisi finanziaria grave, come del resto tutta la Pubblica Amministrazione.

In assenza di risposte concrete, sia sul piano normativo che contrattuale, la Fp-Cgil continuerà a mobilitarsi a tutela del mondo del lavoro pubblico e per chiedere che il sistema di Polizia Locale, e quindi le donne e gli uomini che ne fanno parte, venga finalmente valorizzato atraverso una riforma di sistema.

Roma, 17 Dicembre 2010

 
 

Richiesta di incontro unitario su proposta di riforma della Polizia Locale

CGIL FPCISL FPUIL FPL

Al Ministero degli Interni
Al Presidente della Conferenza delle Regioni
Al Presidente dell’UPI
Al Presidente ANCI

Oggetto: richiesta di incontro

Sin dall’inizio della legislatura, abbiamo evidenziato la necessità dell’apertura di un tavolo di confronto capace di favorire una seria e costruttuiva discussione sulle tematiche attinenti l’assetto legislativo degli operatori della Polizia Locale.
Al momento, nonostante le importanti ricadute che tale problematica ha nelle politiche integrate di sicurezza urbana, non sono pervenuti i necessari segnali di concreta disponibilità al di fuori della riunione avuta con la Conferenza delle Regioni il 4 luglio us., nel quale abbiamo confermato la sostanziale condivisione della proposta di legge di Regioni, ANCI e UPI.
Permangono, in assenza della definizione del problema, le contraddizioni connesse al proliferare di leggi regionali spesso tra loro contrastanti che amplificano nei Corpi di Polizia Locale i problemi connessi alla mancata chiarezza di ruolo- compiti -funzioni, con un palese peggioramento delle condizioni di lavoro.
Tutto ciò, trova altro motivo di confusione in presunte dichiarazioni di esponenti dell’ANCI che attestano la volontà di sostenere lo stravolgimento della Polizia Locale ( e quindi della sua professionalità centanaria), con il sostegno al suo inserimento nella legge 121/81.
La Polizia Locale è una risorsa fondamentale per lo sviluppo delle città ed un patrimonio delle collettività locali, la sua specifica professionalità è un perno su cui garantire la vivibilità ed il rispetto della legalità, quale pratica comune e quotidiana per tutti i cittadini.
E’ grave che, invece, di confrontarsi sulla riforma, sui modelli organizzativi necessari ad esaltare la capacità investigativa della Polizia Locale nelle materie ad essa demandate dalla legge, sui percorsi professionali, sulle tutele in materia previdenziale, assistenziale ed infortunistica, si parli di destrutturare e depotenziare questo settore.
Per questo sollecitiamo con urgenza , nell’interesse di lavoratori e cittadini,l’apertura del confronto ed in particolare la definizione di un tavolo che sia rappresentatativo di ANCI-UPI-Regioni dichiarando sin d’ora l’indisponibilità ad accettare dilazioni che facciano passare anche questa legislatura senza che si sia fatto chiarezza sulle problematiche sul tappeto.

CGIL FP
Crispi
CISL FP
Alia
UIL FPL
Fiordaliso

Roma, 27 luglio 2006

Intervento di Gennaro Martinelli al Convegno tenutosi a Cervia il 30 Giugno 2006

Prima di dare inizio al mio breve intervento, che mi auguro abbia spunti utili ad una proficua discussione, è doveroso sottolineare quanto sia importante l’apertura di un tavolo di confronto, a pochi giorni dal risultato refendario.
Va dato merito agli organizzatori di aver avuto una sensibilità ed una tempestività che sottolinea, ancora una volta, l’urgenza di dare concrete risposte ad un tema che riguarda le aspettative dei cittadini in materia di legalità e vivibilità, nonché la professionalità ed il lavoro di oltre 50.000 addetti della Polizia Locale.
Sgombrato il campo dalle tante assurdità collegate alla cosidetta “devolution”, occorre accellerare i tempi per giungere ad una vera legge di riforma per la Polizia Locale, che ne valorizzi il ruolo svolto nelle politiche integrate di sicurezza urbana , partendo dal riconoscimento della peculiare professionalità.
In questi anni, abbiamo dovuto contrastare il continuo tentativo di depotenziare la Polizia Locale, svilirne gli aspetti professionali ed i legami con le comunità locali, privatizzare pezzi della sicurezza (pubblica per sua stessa definizione).
Con il nuovo quadro politico nazionale e la grande vittoria del NO al referendum, dovremmo avere condizioni di natura generale più chiare nel valutare e ricercare soluzioni ai tanti problemi che gravano quotidianamente sugli agenti della Polizia Locale, sia in termini operativi e funzionali che in relazione alle tutele ed alla qualità del lavoro.
Di certo, bisogna lavorare per impedire che passi un ennesima legislatura senza che lo Stato ed il sistema delle autonomie (ognuno per la propria parte) affrontino i temi del lavoro della Polizia Locale e della sovraesposizione degli addetti.
Il Coordinamento Nazionale della Polizia Locale FPCGIL ha scelto di riunirsi in concomitanza con l’apertura della nuova legislatura, per dare anche simbolicamente il segnale della urgenza di affrontare i temi del settore.
Successivamente, ci si è attivati (in maniera unitaria con CISL e UIL) per dare inizio a quel percorso di confronto con gli organi istituzionalmente competenti e che già dal giorno 4 luglio, ci vedrà impegnati con la Conferenza delle Regioni.
Con la fine delle tante astrusità collegate alla devolution, sul tavolo restano i problemi veri dalla legge di riforma, legati al concreto riconoscimento delle tutele professionali e lavorative nel solco del percorso iniziato nelle due precedenti tornate contrattuali.
Su questi temi esistono diversità di analisi e di prospettiva profonde con quanti in questi anni (legittimamente per carità!) hanno sostenuto tesi che, a nostro avviso, snaturano il ruolo e la professionalità della Polizia Locale.
Ecco perché, preferiamo sempre ribadire con chiarezza la nostra posizione poiché solo così sarà possibile verificare eventuali punti di convergenza, anche su singoli temi, che la FPCGIL è sempre pronta a cogliere poiché i lavoratori necessitano di risposte concrete e non di beghe che sarebbero difficilmente comprensibili nella drammaticità della situazione generale del paese.
La nostra linea strategica è la legge di riforma basata sui seguenti punti:
1. la necessità di stabilire con chiarezza ruolo,compiti e funzioni da attribuire alla polizia locale in modo da non creare concorrenzialità e subordinarietà con le altre forze di polizia; rispettandone il patrimonio di competenze assunto in questi ultimi anni nel campo della sicurezza urbana.
2. facilitare l’associazionismo tra i comuni per consentire un presenza efficace del servizio di vigilanza urbana che recuperi le attività di presidio e vigilanza nel territorio attualmente svolte con grande difficoltà, soprattutto per quanto riguarda gl’interventi di polizia amministrativa.
3. Prevedere un coordinamento degli interventi al livello territoriale con tutti i soggetti interessati al fine di ottimizzare e valorizzare le diverse professionalità in un ambito di reciproca cooperazione.
4. Lo stanziamento di risorse extra-contratto destinate al riconoscimento della specificità professionale, in modo omogeneo, a tutti i lavoratori.
5. piena equiparazione con le forze di polizia in materia di assistenza, previdenza ed infortunistica, con relativa copertura finanziaria.
6. parificazione funzionale tra polizia municipale e provinciale.
Vanno stabilite, inoltre, misure a carico degli enti per garantire una sistematica e periodica verifica delle condizioni di salute degli addetti ed una formazione permanente, i cui programmi e modalità di svolgimento devono rientrare nel sistema delle relazioni sindacali, incentrata ad incentivare la conoscenza e la professionalità degli operatori in relazione allo specifico ruolo svolto nelle politiche integrate di sicurezza urbana.
Tutto questo, va associato al proseguimento di quel percorso contrattuale all’interno del Comparto Regioni Autonomie Locali che in questi anni ha consentito di rendere più forti nella difesa dei diritti valorizzandone, nel contempo, la peculiare professionalità.
Su questo campo, è stato fondamentale l’aver impedito che passasse in coda alla legislatura una vera controriforma per la polizia locale fatta di solo tre articoli, senza impegno di spesa e con il solo scopo di stravolgere le norme sulla rappresentanza.
Una legge che, come abbiamo evidenziato da subito, parlava della Polizia Locale solo nel titolo per mascherare ben altro. Difatti, nulla era previsto in materia di tutele, di previdenza, di chiarezza di compiti e funzioni. Nulla a che vedere con i diritti degli agenti a percorsi professionali seri e coerenti con le funzioni rivestite, ad un’indennità di Polizia Locale diversamente strutturata e finanziata, al riconoscimento del ruolo rivestito nelle politiche integrate di sicurezza urbana.
Nulla di quanto i lavoratori rivendicavano in termini di pari dignità con le forze di polizia statali o di valorizzazione della propria peculiarità professionale, era contenuto nella cosiddetta “legge di riforma” che oltre i tempi regolamentari si voleva far passare.
Si negava autonomia organizzativa ed operativa alla polizia locale subordinandola gerarchicamente alle decisioni di prefetti e questori senza alcun ruolo per sindaci e presidenti di provincia, in barba all’idea da noi sostenuta di un reale coordinamento tra tutti i diversi soggetti impegnati a garantire la sicurezza urbana, secondo criteri di pari dignità e nel rispetto delle specifiche peculiarità professionali.
La FPCGIL ritiene la Polizia Locale una ricchezza per le città ed una risorsa indispensabile al servizio della sicurezza urbana.
Non siamo una Polizia di serie B, ma una Polizia con alta capacità professionale ed investigativa in settori fondamentali per la vivibilità e la legalità delle città, che non va snaturata né fatta divenire il clone mal riuscito delle Forze di Polizia Statali.
Su questo asse vogliamo profondere tutte le nostre energie, ricercando dialogo e confronto, di certo non ci attireranno mai le assurdità ascoltate in materia di contratti regionali e similari, che renderebbero più deboli i lavoratori senza nemmeno migliorarne il salario.
Se ci sarà la necessaria volontà, in qualsiasi momento, sarà possibile concretizzare anche una soltanto delle rivendicazioni sopra citate (a partire dalle tutele previdenziali ed assistenziali); al riguardo la FP CGIL non perderà l’occasione di realizzarle.
Le condizioni economiche del paese sono estremamente difficili, ma è importante evitare che tutto ciò diventi un motivo per relegare in secondo piano le giuste rivendicazioni della Polizia Locale.

Il Coordinatore Nazionale Polizia Locale FP CGIL
Gennaro Martinelli

Cervia il 30 giugno 2006

Convegno polizia locale: Relazione d'Antonio Crispi

Siamo alla quinta Assemblea Nazionale della Polizia Locale, ad oltre otto anni di distanza dalla prima, e ritengo che grazie a chi mi ha preceduto e di tutti voi sia tangibile, il lavoro svolto, il salto qualitativo che abbiamo compiuto, in questi anni, sia sul piano della rappresentanza, sia su quello della proposta politica sindacale, che è patrimonio oggi dell’intera FP CGIL.
Quest’appuntamento, per nulla rituale, ha da sempre, rappresentato un momento di riflessione, d’analisi, di proposta e d’iniziativa per la nostra organizzazione sul tema delicato e complesso, ma, a mio avviso inevitabile e da sempre nelle scelte politiche della FP CGIL. della legalità e sicurezza.
Abbiamo, nel tempo, coniugato questo tema, sia attraverso la contrattazione nazionale sia di secondo livello, in una ricerca costante per migliorare le capacità professionali degli uomini e delle donne, della polizia locale, sia attraverso il confronto con il Governo Nazionale sia con i vari Governi regionali affinché norme e leggi mirate, trasparenti, coerenti tra loro, come ancora oggi chiediamo, potessero migliorare le condizioni di sicurezza delle nostre città.
La mia esperienza di lavoro nel comparto degli Enti Locali, mi fa dire che molto si è fatto e si è ottenuto nella contrattazione, pur se molto resta da fare, mentre la legge in discussione da diverse legislature e tanto attesa dal settore, è ancora al palo, lasciando gli addetti ai lavoro nello sconforto e nel pessimismo più cupo, poiché essa non è, per quello che ci risulta, all’attenzione neanche del nuovo Governo.
Nello stesso tempo assistiamo ad un degrado non solo delle condizioni di sicurezza generale, dopo il fallimento dell’idea tanto cara al passato Governo di centro – destra, del poliziotto di quartiere, ma anche ad un approccio a cercare soluzioni per la sicurezza che coinvolge la polizia locale attraverso iniziative, a dir poco singolari.
Queste, molto spesso, su iniziativa dei sindaci, nuovi demiurghi della sicurezza, mirano in mille modi diversi a potenziare gli strumenti d’offesa e farne una sorte di ” polizia federale”, o meglio ancora del sindaco.
Abbiamo una valutazione positiva del ruolo e della funzione esercitata dagli Enti locali in questi anni, pur se qualche riflessione è necessaria avanzarla anche alla luce delle trasformazioni e delle novità che si stanno verificando a livello istituzionale, che impone un ruolo forte ma democratico degli Enti locali, perciò bisogna cercare un equilibrio tra il governo della cosa pubblica, l’ordine e la sicurezza e la rappresentatività delle istituzioni democratiche, che a livello locale non ha bisogno d’ulteriori articolazioni sul territorio di una polizia locale simile a quella statale.
Per questo motivo il “fai da tè” che sta attraversando tutti i comuni della penisola, “dalle Alpi alle Piramidi” che, di fatto, illude i cittadini e fa della polizia locale l’unica responsabile della sicurezza cittadina, soprattutto quanto, si è di fronte all’assenza di un vero e proprio coordinamento con le altre strutture addette alla legalità e alla sicurezza.
Queste scelte, non ci convincono per niente, sono spesso solo d’immagine, mortificano tra l’altro la storia, il ruolo e la professionalità della polizia locale, rendendola residuale rispetto alle forze di polizia Nazionali.
Vogliamo affermarlo, ancora una volta, con estrema chiarezza e a tutti, anche a coloro i quali in mezzo a noi, nutrono dubbi o perplessità:
la FP CGIL è assolutamente contraria a dotare la Polizia locale di armamenti vari. dai manganelli alle tute antisommossa.
Una scelta, questa, senza alcun preconcetto ideologico, frutto delle nostre discussioni in tantissimi confronti sia in sede di coordinamento nazionale che sul territorio a diretto contatto con i lavoratori.
In questi mesi abbiamo assistito ad ogni forma di becera propaganda sulla sicurezza che non ha nulla da spartire, a nostro avviso, con il dovere, di un’amministrazione comunale o provinciale, di garantire ai cittadini serie politiche integrate di sicurezza urbana, che vanno dalla tenuta della legalità, agli standard qualitativi dei servizi pubblici.
Sappiamo tutti che l’Ordine Pubblico è di competenza della Polizia statale e che quella locale ha un suo ruolo specifico, di pari dignità, nella sicurezza delle città e nello assetto democratico del vivere civile, che va difeso, non snaturato, potenziandone le peculiarità e l’autonomia operativa ed organizzativa, e valorizzandone il patrimonio professionale indispensabile per la vivibilità di ogni città del nostro Paese.
Le Amministrazioni locali, allora, per prevenire e reprimere le violazioni amministrative o penali, non devono ispirarsi ad altre forze di polizia ma devono attivare idonei percorsi professionali permanenti, coerenti con le funzioni ed i compiti che la legge 65/86 e la stessa Costituzione assegnano alla Polizia Locale.
Devono organizzare il lavoro incentrandolo su funzionalità e tutela degli operatori, compresa l’autonomia dalle indebite ingerenze politiche.
Devono applicare correttamente gli istituti contrattuali previsti per questo fondamentale servizio pubblico e investire adeguate risorse, in concerto con lo Stato e le Regioni attraverso piani pluriennali e l’utilizzo dei fondi europei in strutture, mezzi e dotazioni organiche.
E’ questa la polizia locale, che va coordinato con le Forze di Polizia statale per garantire così, ognuno, in rapporto alla propria specifica peculiarità professionale, le migliori condizioni di sicurezza e legalità.
Le questioni sociali presenti nel nostro paese, conseguenza di vecchie e nuove emarginazioni che contraddistinguono alcuni fenomeni della società italiana, quali ambulanti immigrati o locali appartenenti alle zone povere o realtà emarginate del paese, non possono essere risolte con la politica del manganello, che tra l’altro è espressione di uno stato repressivo e di una società pseudo – razzista, piuttosto che d’istituzioni democratiche.
La politica del manganello non è la risposta giusta neanche di fronte ad una richiesta di sicurezza da parte dei cittadini che riteniamo, ovviamente, legittima.
A noi sembra che il voler a tutti i costi assegnare altri compiti alla polizia locale, distogliendola dai suoi prevalentemente amministrativi, da una parte serve a nascondere i problemi reali relativi alla sicurezza e dall’altro espone gli agenti ad ogni sorta di rischio, compreso quello di dover sopperire alle disfunzioni e alle mancanze di scelte politico – amministrative.
Questo scenario sempre più preoccupante, è anche conseguenza della mancanza di una riforma ordinamentale, oramai indispensabile che chiarisca, fino in fondo compiti e funzioni e garantisca tutele e professionalità e affermi il ruolo della Polizia Locale nelle politiche integrate di sicurezza urbana, alla luce della sua tradizione e specificità.
Questa riforma, sempre invocata dagli addetti ai lavori, discussa dai politici, dalle istituzioni, non ha mai concluso il suo iter parlamentare.
Non può diventare, per tutti, una sorte d’Araba Fenice.
Il governo Berlusconi annovera il mancato varo di questa legge tra i tanti suoi fallimenti, mentre è merito della FP CGIL aver impedito l’approvazione di un testo, a fine legislatura che, di fatto, avrebbe stravolto le norme sulla rappresentanza e le attese della Polizia Locale in materia di tutela, previdenza e compiti e funzioni.
Oggi siamo però in altro scenario politico.
Il Governo Berlusconi, non c’è più, mandato a casa, credo anche grazie a chi si aspettava una legge mai approvata.
Vi è un Governo di centro sinistra, siamo di fronte a cambiamenti importanti che riguardano tutto il pubblico impiego.
A questo Governo con il quale abbiamo dovuto chiedere con determinazione il percorso contrattuale e all’insieme del sistema delle autonomie locali chiediamo, con altrettanta determinazione in questa legislatura l’approvazione della legge di riforma della polizia locale.
Abbiamo sostenuto in tutti i luoghi e gli appuntamenti dove e stato possibile, affrontare questo tema che la proposta elaborata dal sistema delle autonomie locali e una base di partenza di confronto utile per affrontare e risolvere questo tema, lamentiamo, però, che nonostante le ripetute richieste di un tavolo di confronto unico, che vedesse le organizzazioni sindacali e l’insieme delle autonomie locali, abbiamo finora ottenuto solo confronti singoli con le Regioni, i comuni piuttosto che con le province.
A costo d’essere ripetitivo, fino alla noia, voglio sottolineare che una base di partenza comune, aiuta, ma non significa avere una visione definita ed univoca.
Noi vorremmo per prima cosa che la legge non fosse a sua volta portatrice di confusione, stralciando dal disegno di legge le attività che riguardano la vigilanza privata, appunto privata non pubblica, e il volontariato.
Temi, quest’ultimi, ovviamente importanti che hanno pari dignità, pensiamo in modo particolare alle benemerenze di chi fa volontariato, ma la presenza nello stesso disegno di legge, già genera confusione e confonde le menti di alcuni amministratori locali che in alcune proposte di leggi Regionali, in particolar modo nel mezzogiorno e non solo, affrontano problemi che nulla hanno a che vedere con la polizia locale e che forze rappresentano solo guasti di antiche e nuove clientele.
La legge di riforme della polizia locale, o leggi regionali, non possono essere un vettore dove caricare di tutto.
Chiediamo trasparenza degli atti e delle scelte, a partire dalla proposta di legge e della definizione del ruolo, compiti e funzioni della polizia locale a tutela della professionalità di uomini e donne che sono chiamati ad offrire un servizio ad alta qualità ai cittadini se vogliamo, senza demagogia e voli di fantasia, definire standard elevati di sicurezza e di vivibilità per le nostre città. 
A questi uomini e queste donne va garantito una formazione continua e permanente, una verifica periodica delle condizioni della salute, la piena equiparazione con le forze di polizia in materia di assistenza, previdenza ed infortunistica, l’indennità di polizia locale resa automatica ed interamente usufruibile all’atto dell’assunzione con relativa copertura finanziaria.
Il Governo ha varato, recentemente il “Codice delle autonomie”, che attua gli articoli 114, 117 e 118 della costituzione, per l’individuazione, l’allocazione e conferimento delle funzioni amministrative spettanti a comuni, province, città metropolitane (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli) Regioni, Stato, disciplina l’ordinamento di Roma Capitale e l’istituzione delle città metropolitane, l’attuazione del federalismo fiscale.
Entro un anno dall’entrata in vigore dei decreti di cui agli articoli 2,3,4e5 sarà istituita la “Carta delle autonomie locali.
Il Codice delle autonomie, dovrebbe e potrebbe facilitare a livello territoriale, tra i comuni, un’implementazione delle piante organiche per una migliore organizzazione del lavoro e una maggiore presenza sul territorio, sia sul piano quantitativo sia su quello qualitativo.
L’istituzione delle città metropolitane, e di Roma capitale, nonché l’obbligo di associazione per i piccoli comuni pongono problemi, di organico, di organizzazione del lavoro e di valorizzazione delle professionalità sia in tema di contrattualizzazione che di riforma legislativa che devono essere, a mio avviso affrontati da subito.
Il codice prevede tra l’altro atti di trasparenza amministrativa e misure di contrasto alle infiltrazione ed ai condizionamenti di tipo mafioso negli organi dei comuni, delle province e delle città metropolitane, che rende sempre più indispensabile la cooperazione con le altre forze di polizia, anche per attuare politiche integrate di sicurezza urbana.
Per questi motivi chiediamo che gli operatori neo-assunti siano impiegati in servizio solo dopo un percorso di formazione sia tecnica sia pratica e riteniamo non qualificante per il governo attuale l’emanazione di una circolare da parte del Ministero del lavoro, in data quattro Agosto che ha, di fatto, esteso l’utilizzo del lavoro interinale anche per la polizia locale, senza tra l’altro garantire a questi giovani percorsi formativi adeguati per svolgere un lavoro così complesso e delicato che riguarda la sicurezza di tutti e la loro stessa tutela.
La FP CGIL, avanzando qualche sospetto sulle vere finalità di questa scelta, ha da sempre preferito la strada della copertura delle piante organiche, attraverso trasparenti procedure concorsuali, per garantire ai neo- assunti, diritti contrattuali, e assunzione d’impegni da parte dell’amministrazioni locali in tema d’organizzazione del lavoro, formazione e mezzi adeguati all’espletamento del proprio lavoro.
Per cui siamo qui a chiedere il ritiro della circolare in oggetto e la sua formulazione in coerenza con quanto definito nel CCNL.
All’Onorevole Minniti, vice Ministro dell’Interno, e al nostro amico Onorevole Gianni Paglierini presidente della Commissione Lavoro della camera approfittando della loro presenza e disponibilità, chiediamo di porre all’attenzione dell’intero Governo la necessità di porre nell’agenda dello stesso, di affrontare il tema della legge di riforma della polizia locale aprendo da subito tavoli di confronto con ANCI, UPI, la Conferenza Stato- Regioni e le organizzazioni sindacali del pubblico impiego. AL sistema delle autonomie chiediamo, come in passato di esercitare, nella loro autonomia, ma insieme a noi una forte e determinata pressione sul governo affinchè quella che, all’inizio della mia relazione, ho definito l’araba fenice della politica Italiana, possa diventare realtà.
Sarebbe poi inspiegabile, se ciò non avvenisse in questa legislatura, alla luce della sottoscrizione da parte delle organizzazioni sindacali, con il Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, il Ministro dell’Economia e delle Finanze il Memorandum d’intesa su lavoro pubblico e riorganizzazione delle Amministrazioni Pubbliche.
Siamo, a mio avviso, nelle condizioni politiche migliori, per affrontare questo tema non secondario nei servizi, tutele e diritti che la pubblica amministrazione deve garantire ai cittadini.
L’iniziativa sindacale e in particolare della nostra organizzazione è riuscita a modificare e determinare il ruolo che il pubblico impiego deve avere nello sviluppo dell’economia italiana, opponendo a chi dal passato Governo in poi lo dipingeva in modo giacobino come il vero unico ostacolo allo sviluppo del nostro paese, o addirittura, a chi lo vedeva come il luogo dove si annidavano tutti i fannulloni d’Italia, scatenando una campagna mediatica d’enormi proporzioni, sorretta da interessi ben determinati di chi smantellando il pubblico, vuol fare affari senza sottoporsi alle leggi di mercato e smantellare nel nostro paese lo stato sociale.
Tra l’altro additando tutte le disfunzioni, molte innegabili, da noi stessi molte volte denunciate, addebitandole non all’ingerenza della politica ed ad una mancata direzione forte e trasparente sulla missione delle pubbliche funzioni che tra l’altro, come abbiamo voluto affermare nel memorandum, attraverso la qualità dei servizi pubblici eroga dritti di cittadinanza ed è il primo baluardo della legalità ma, bensì ai lavoratori che eseguivano direttive insufficienti o addirittura sbagliate.
Per un senso del paradosso e in barba ai molti soloni che hanno pontificato, in questi mesi, sul pubblico impiego mi verrebbe quasi voglia di tessere le lodi dei “fannulloni” che non eseguendo direttive sbagliate forse ci hanno risparmiato qualche ulteriore danno.
Da sempre, come dimostra la nostra storia recente e passata, sosteniamo la necessità di una profonda riorganizzazione delle Pubbliche Amministrazioni a tutti i livelli sia centrali, sia locali che và “dalla legislazione di sostegno alla piena contrattualizzazione del rapporto di lavoro pubblico, alle infrastrutture tecnologiche fino ai meccanismi di reclutamento e dei sistemi di formazione del personale”.
Il memorandum per una nuova qualità dei servizi e delle funzioni pubbliche, fa giustizia di molti luoghi comuni e di molte opinioni false, sostenute in mala fede, come spesso accade in Italia, dove i fatti non contano o sono strumentalizzati per inseguire propri scopi ed interessi.
La campagna mediatica negativa sul pubblico impiego, del nostro emerito professore alla fine ha partorito la proposta salvifica per ogni sorte di male denunciato, una nuova Autority che governi dal centro tutte le funzioni pubbliche, tra l’altro palesando in pieno tutta la propria non conoscenza del pubblico impiego se si pensa di dirigere così l’articolazione e la diffusione sul territorio delle funzioni pubbliche.
L’Autority ovviamente e la negazione esatta di quanto fin qui si è condannato.
Avrà alla fine un nutrito organico, basato più sul manuale Cancelli che sulla professionalità, con un riconoscimento economico sontuoso ed agganciato agli aumenti automatici d’altre categorie eccellenti.
Per noi così come già altri hanno scritto, scegliendo però l’Autority, essa si contrappone in modo totale all’impianto e alla filosofia del memorandum e quindi chiediamo semplicemente che non sia istituita.
La proposta di legge va ritirata, le firme di autorevoli componenti del parlamento di centro sinistra, di accompagno della legge, a nostro avviso vanno ritirate.
Il Governo deve indicare chiaramente quali sono le sue scelte, e non giocare su più tavoli.
Di quest’opposizione alla proposta di legge sull’Autority, così come proposto nell’attivo unitario dei giorni scorsi, ne dobbiamo fare una vera e propria campagna mediatica e d’iniziativa, sperando che Carlo possa, nelle sue conclusioni rassicurarci se gli incontri programmati allo scopo hanno dato risposte positive.
Così come va rapidamente estesa l’attuazione dei principi contenuti nel memorandum alle Autonomie locali e alla Sanità, attraverso la firma di uno specifico accordo tra gli Enti locali, Governo e organizzazioni sindacali.
Ovviamente la firma è sostanza e formalità, anche se ha mio avviso su due questioni in particolare contenute nel referendum noi possiamo e dobbiamo assumere iniziative, da subito, che vadano nella direzione giusta, mi riferisco al superamento della precarietà e del” riesame di tutte le forme di esternalizzazioni e di consulenze in atto per prevedere una progressiva reinternalizzazione di quelle core e valutare le altre, secondo l’indirizzo richiamato, l’efficacia e l’efficienza”
Per quanto riguarda l’esternalizzazioni, poiché non ci rassicura l’accordo raggiunto dalla maggioranza di governo, dopo aver riascoltato il Ministro Lanzillotta, ad una recente iniziativa dell’Anci sul tema, noi continuiamo a chiedere che:
il decreto legge, distingua tra i servizi a rete e i servizi sociali;
l’autonomia dovuta agli Enti Locali sia affermata nelle scelte delle forme di gestione dei servizi, così come previsto dalle stesse direttive Europee;
la trasparenza degli atti non sia affidata al solo strumento della gara;
una riconosciuta responsabilità sociale delle società private che si occupino dei servizi;
la tutela dei diritti dei lavoratori, compresi quelli economici e percorsi certi di rientro negli organici pubblici in caso di reinternalizzazione dei servizi.
I servizi non core, non sono poi a mio avviso da esternalizzare automaticamente, ma vanno valutati singolarmente sui criteri richiamati “d’efficacia ed efficienza”.
Chiediamo infine su questo tema che ci sia un chiaro rapporto ed integrazione su quanto previsto dal memorandum e il decreto 772 che ha assunto oramai il nome di decreto Lanzillotta.
Sono sicuro che tutto ciò ci porterebbe ad evitare nel futuro forme d’esternalizzazione occulte del lavoro della stessa polizia locale, che ad esempio, leggi Firenze, il servizio dovuto a tutti i cittadini per la tutela della sicurezza, sia a vantaggio e retribuito dai privati, che ovviamente se lo possono consentire.
I cittadini non sono così, tutti uguali di fronte alla legge e non hanno più gli stessi diritti, la differenza la fa la quantità delle risorse disponibili singolarmente e non il diritto pubblico basato su un’esigenza di tutela della sicurezza poichè diritto universale..
Per quanto riguarda il superamento della precarietà nel pubblico impiego, pur attenendosi a quanto previsto dalla legge Finanziaria 2007, che pone agl’Enti locali soggetti al patto di stabilità (557), e prevede per gli stessi la possibilità di stabilizzare il personale precario nei limiti dei posti disponibili in organico (558) abroga nello stesso tempo il vincolo dello 1% di ulteriore abbattimento rispetto il contenimento dei costi del personale, riferito al 2004 (557) e prevede la possibilità di stabilizzare
” il personale precario “in servizio da almeno tre anni, anche non continuativi, o che conseguono i requisiti previsti in virtù di contratti stipulati prima di Settembre 2006, ovvero i lavoratori socialmente utili di cui al comma 1156 lettera f.
questi lavoratori devono aver superato selezioni o prove concorsuali (558);
in caso contrario si provvederà attraverso lo svolgimento di specifiche prove selettive.
Gli Enti non sottoposti a patto di stabilità non possono superare il tetto di spesa per il personale sostenuto nel 2004.
Gli Enti possono procedere a nuove assunzioni, od alla stabilizzazione del personale precario, nei limiti delle cessioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato verificatesi l’anno precedente” (562)
Ho voluto citare gli articoli della finanziaria perché su questo tema in particolare so già che c’è molta attenzione da parte degli addetti ai lavori, qualche confusione interpretativa e qualche timidezza nell’assumere iniziative.
Intanto non si tratta di attendere, a mio avviso, limitatamente a questo aspetto, l’applicazione dei criteri generali indicati, in traduzione tecnica e operativa del memorandum, da quest’ultimo potremmo forse al limite contrattare qualche condizione di miglior favore, ma di applicare norme di una finanziaria già approvata, iniziando la verifica Ente per Ente dello status degli stessi rispetto al patto di stabilità o meno, gli organici, le cessazioni dei rapporti di lavoro, il numero dei precari presenti la loro condizione rispetto alle selezioni, promuovendo accordi che contemplino nello stesso tempo le soluzioni fattibili e i percorsi per coloro i quali matureranno i requisiti successivamente.
Avremo se non altro una vera mappa della consistenza del precariato noi nostri Enti e a mio avviso, potremo mirare meglio le nostre iniziative, per superare il precariato in questa legislatura.
Non va, invece, nella giusta direzione un altro comma della finanziaria che prevede la destinazione tra l’altro dei proventi derivanti dalle contravvenzioni o per inosservanza del codice della strada a finanziare, tra l’altro, o assunzioni stagionali a progetto.
Ovviamente lo stato dell’arte della polizia locale merita particolare attenzione, anche da questo punto di vista per la specificità e l’importanza del lavoro che è chiamato a svolgere.
Il memorandum, che come sapete e sottoposto alla consultazione dei lavoratori prevede altre cose molto importanti, che mi limito a citare, che vanno (cito i titoli) dalla misurazione della quantità dei servizi all’accesso ai pubblici impieghi, alla dirigenza, al riassetto normativo e contrattuale, alla valutazione, all’autonomia del bilancio per la stessa, dai percorsi professionali, alla formazione e aggiornamento, con l’istituzione degli enti bilaterali, dalla mobilità territoriale e funzionale, agli esodi, dalle relazioni sindacali nei percorsi di riorganizzazione alla contrattazione integrativa.
Voglio invece mettere in evidenza la misurazione della quantità e qualità dei servizi che prevede modalità innovative, quali la fissazione degli obbiettivi e la misurazione dei risultati, la publicizzazione e informazione dei risultati conseguiti per sottoporli all’attenzione degli utenti affinchè ne valutino efficienza efficacia e qualità.
Innovazione evidente che tra l’altro significa conoscenza e trasparenza degli atti pubblici su cui forse per il futuro è possibile far scaturire valutazioni attendibili per assumere rimedi mirati alle disfunzioni manifeste o che si potrebbero manifestare, non in maniera pasticciata e approssimativa, di presunti conoscitori della materia, ma con un’attendibilità scientifica.
Il gruppo di lavoro ristretto previsto dal memorandum definirà, tra l’altro gli incrementi contrattuali con lo stesso metodo adottato con i protocolli degli anni 2002 e 2005.
Avendo definito tra l’altro, i termini inderogabili dell’esigibilità del contratto, dobbiamo ora pensare a piattaforme contrattuali completamente ispirate e adeguati ai valori del memorandum, sapendo che dobbiamo farlo prima della campagna elettorale delle RSU, affinchè i lavoratori e nostri iscritti possano apprezzare il lavoro da noi svolto e premiare la nostra organizzazione con il loro consenso, che sono sicuro non mancherà e nello stesso tempo che ci troviamo di fronte alla necessità imposta dal memorandum di innovare profondamente le nostre piattaforme contrattuali.
Il nostro comparto, come sapete, ha già elaborato le linee guide contrattuali che ci riguardano, anch’esse vanno riveste alla luce del memorandum come in parte abbiamo già fatto.
Terremo, indicativamente, quest’appuntamento, agli inizi di Marzo, con la presenza di Carlo, cui da oggi chiediamo di esserci.
In quell’occasione apprezzeremo anche il risultato di questa nostra iniziativa sulla legge di riordino della polizia locale, sapendo sin da ora che questa nostra iniziativa e solo l’inizio di una campagna che intendiamo assumere anche a livello territoriale e nei confronti dei politici e delle istituzioni, nella convinzione che tutela e sicurezza sono un bene cui una nazione civile non può rinunciare e che la polizia locale è fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi.
Infine oggi credo sia opportuno far scaturire da questa assemblea un ordine del giorno che tenga conto del nostro dibattito di oggi, dei punti ineludibili che a nostro avviso devono far parte della legge da inviare a tutti i Ministri e parlamentari cui chiedere di mettere nell’agenda del Governo la legge ordinamentale della Polizia Locale.

Roma, 2 febbraio 2007

Quinta Assemblea Nazionale dei Delegati

Il 2 Febbraio, ore 9.30, presso il Centro Congressi Frentani si terrà la “Quinta assemblea nazionale delle delegate e dei delegati della polizia locale sul tema:
ruolo della polizia locale, esigenza di una legge nazionale“.
Il Convegno vuole rilanciare la discussione intorno al ruolo, alla funzione ed alla professionalità della Polizia Locale, nell’ambito della legalità e della sicurezza delle città, evitando che in ogni città si abbia una propria visione della sicurezza e soprattutto del ruolo della Polizia locale, sulla quale far ricadere tra l’altro le contraddizioni delle amministrazioni locali e della politica.
Il Convegno, inoltre, avvia di nuovo il percorso per porre all’attenzione del Governo e delle forze politiche la riforma di legge della Polizia Locale, promessa da anni e mai realizzata.
Il Convegno è nello stesso tempo una prima tappa del percorso che intendiamo fare per affermare la necessità di una riforma legislativa per garantire maggiore sicurezza nelle città.
volantino da scaricare (formato doc 31Kb)
locandina da scaricare (pdf per la stampa 905Kb)
locandina da scaricare (pdf leggero 162 Kb)


Impegno serio e concreto delle delegate e delegati FP CGIL

Per la valorizzazione di questo importante servizio pubblico:
la V° assemblea della Polizia Locale tenutasi il 2 febbraio u.s. al centro congresso Frentani, ha visto una straordinaria partecipazione delle lavoratrici e lavoratori di questo importante servizio pubblico, perno insostituibile delle politiche integrate di sicurezza urbana.
Una presenza non di maniera in una iniziativa che ha rivendicato l’impegno e la mobilitazione sindacale della FP a sostegno di una legge che riconosca il ruolo e la professionalità degli addetti, ne chiarisca compiti e funzioni, garantisca tutele adeguate al lavoro svolto al servizio della collettività.
La complessità e gravità delle difficoltà che gli addetti al settore devono quotidianamente affrontare, è stata testimoniata dall’attenzione con la quale tutti hanno partecipato al dibattito. Questa è la testimonianza della serietà del lavoro che le delegate ed i delegati della Polizia Locale, sostenuti in questo dalle Segreterie FP territoriali, stanno da anni profondendo in un rapporto vero e diretto con gli addetti al settore.
Impegno che ha trovato nel Coordinamento Nazionale della Polizia Locale un centro di discussione, elaborazione delle proposte e di rilancio delle iniziative.
All’Assemblea Nazionale seguiranno momenti di confronto e dibattito da attivare in sede decentrata, accompagnate da iniziative che il prossimo Coordinamento Nazionale definirà in dettaglio a partire dalle proposte formulate dalla relazione del responsabile del comparto per la Segreteria Nazionale e nelle conclusioni del Segretario Generale.
Il nostro riconoscimento, per il lavoro da voi svolto, ha trovato e troverà concretezza nel sostegno in tutte le sedi alle rivendicazioni espresse, in particolare proseguendo nel riconoscimento nell’ambito del CCNL Regioni Autonomie Locali della peculiarità professionale della Polizia Locale, alfine di migliorare la qualità del lavoro e delle tutele per gli addetti e fornire servizi pubblici di qualità ai cittadini.

P. la Segreteria Fp Cgil Nazionale
Antonio Crispi
Il Coordinatore Nazionale Fp Cgil 
Martinelli Gennaro

Roma, 5 febbraio 2007

L'Espresso e la Polizia Locale

Il settimanale “L’espresso” in edicola questa settimana, propone un indagine sulla Polizia Municipale intitolata “Scusi ha visto un Vigile? Un esercito di 55 mila ma in strada vanno meno della metà e tra turni e permessi ridotti ad uno sparuto drappello. Con buona pace del traffico”
L’importanza delle problematiche trattate nel corpo dell’articolo ed alcune delle conclusioni che emergono, testimoniano ancora una volta la centralità di questo servizio pubblico nel vivere quotidiano delle persone e quanto è indispensabile rendere sempre più presente sul territorio le scelte della FPCGIL sul ruolo e la centralità della Polizia Locale nelle politiche integrate di sicurezza urbana, maturate in anni di confronto con lavoratori e cittadini.
Nessun servizio pubblico può trovare futuro sganciato dalla capacità di rispondere appieno alle necessità delle persone in termini di reale miglioramento delle loro condizioni di vita.
Questo, in particolare in un settore qual, è la Polizia Locale che attiene alla vivibilità delle città, alla libertà dei singoli ed al comune vivere tra diversi.
Servizio pubblico oggi fortemente penalizzato dalla carenza di piante organiche rese asfittiche da cinque anni di blocchi, dalla totale carenza di norme a tutela degli operatori quotidianamente impegnati dove disagio sociale e degrado sono fattori determinanti, da percorsi professionali insufficienti, da disarticolazioni organizzative che duplicano compiti e sovraespongono gli addetti, dall’ assenza di una legge nazionale coerente con il ruolo svolto nelle politiche integrate di sicurezza urbana.
Di certo, la soluzione non può essere un superlavoro senza domeniche di sosta con agenti impegnati 24 ore al giorno con giubbotti antiproiettili ad inseguire prostitute.
Si dimentica che la Polizia Locale, già interviene in materie quali l’abusivismo edilizio, quello commerciale, la Polizia Stradale, ambientale, dove più forte e subdola s’insedia l’illegalità e la sopraffazione, che sono, a nostro modesto avviso, i suoi compiti primari e il reale contributo alla sicurezza delle città.
E’ sbagliato, pertanto, pensare ai lavoratori del settore come ad una casta responsabile delle disfunzioni esistenti.
Su questi temi la FPCGIL è pronta e disponibile sempre a dare il proprio contributo, anche in confronti pubblici con dati alla mano.

Roma, 26 febbraio 2007

Pisa: si tenta di privatizzare il servizio di Polizia municipale

 Con la deliberazione di Giunta Comunale n°1 del 8 gennaio 2007 avente ad oggetto l’applicazione dell’art. 179 della Legge Finanziaria, l’amministrazione Comunale ha deciso darne una lettura distorta per sottrarre una parte dei compiti istituzionali alla Polizia Municipale e privatizzarli attraverso la società “SEPI spa”
In particolare, la delibera prevede che: “la succitata funzione di controllo si sviluppa anche attraverso la previsione di apposite figure professionali che saranno chiamati “Agenti Accertatori”, che verranno assunti dalla “S.E.P.I. S.p.a.” ma che opereranno in stretta connessione con il Responsabile di Area e di struttura e che avranno il compito di accertare il rispetto sul territorio comunale delle norme e dei regolamenti in campo edilizio, urbanistico, commerciale, ambientale, territoriale , etc.;”
E’, quindi, facile rilevare che si riconoscono ai privati alcune delle attività peculiari della Polizia Municipale svuotandola di contenuti, relegandola in una visione marginale e depotenziandola degli aspetti investigativi su cui andrebbero, invece, garantiti investimenti professionali.
Con questa decisione, l’intera impalcatura del Memorandum viene disattesa, poiché di certo la Polizia Municipale non può non essere un servizio “Core” da mantenere strettamente in ambito pubblico.
Ove mai vi fossero dubbi sulla volontà dell’Ente di esternalizzare una parte qualificata di questo importante servizio pubblico, basta leggere un ulteriore passaggio dell’atto deliberativo: ” l’ufficio organizzazione unitamente al direttore di area e al Comando Vigili Urbani individueranno tutte le funzioni e le competenze che dovranno essere dismesse dai vigili urbani al fine di un rafforzamento delle altre funzioni sul territorio”.
E’ inaccettabile, che nei fatti si assumano decisioni che sviliscono il lavoro pubblico ed il suo valore in relazione ai bisogni dei cittadini. La polizia Municipale ha un ruolo centrale a garanzia della vivibilità e legalità delle città, compiti che sono pubblici per definizione e che sono tra i pilastri della libertà di tutti.
Altri segnali negativi erano giunti in Toscana al punto da costringere la Polizia Municipale di Firenze allo sciopero contro ” l’idea di affittare a privati la presenza degli agenti sul territorio” , la delibera di Pisa va ancora oltre e rende urgente un intervento della FP nella sua interezza ed articolazioni contro questo ormai chiaro progetto di esternalizzare e privatizzare il lavoro della Polizia Municipale.
Tutto questo, è aggravato da un quadro nazionale dove al disinteresse per la riforma della Polizia Locale, si sommano accordi e circolari che violano i contratti (vedi l’utilizzo del lavoro interinale) o cambiano il lavoro delle persone trasformandolo in altro in danno della qualità del servizio offerto ai cittadini.
Con immediatezza, la FP deciderà le azioni di mobilitazione e le iniziative pubbliche da intraprendere per il ritiro di questa delibera, a sostegno del ruolo della Polizia Locale nelle politiche integrate di sicurezza urbana e della sua essenziale peculiarità professionale.

Il Segretario Nazionale
Antonio Crispi
Il Segretario Regionale Toscana 
Andrea Brachi

Firenze, 29 marzo 2007

Bari: pieno sostegno alla mobilitazione per la stabilizzazione degli agenti a contratto a tempo determinato e per la valorizzazione della Polizia Municipale

Le affermazioni che il Sindaco di Bari ha fatto seguire alla bella manifestazione organizzata dalla FP provinciale il 15 giugno scorso, hanno risuonato incomprensibili ed inutilmente offensive rispetto al nostro quotidiano operare al fianco dei lavoratori ed in rapporto alla serietà delle questioni poste.
Ci saremmo aspettati un confronto di merito che partisse dalla condivisione della necessità di stabilizzare gli agenti a tempo determinato, sia per una linearità politica con i programmi della sua coalizione di centro sinistra e sia per non disperdere la professionalità acquisita dai lavoratori.
Ci siamo, invece, trovati di fronte ad uno strano modo da parte del sindaco di interpretare la stabilizzazione dei precari: licenziarli
E’, quindi, giusta e opportuna la mobilitazione organizzata dalla FP, anche alla luce delle difficoltà organizzative, strutturali ed operative che caratterizzano il lavoro di tutti gli appartenenti alla Polizia Municipale di Bari, spesso oggetto di gravi aggressioni nello svolgimento dei compiti istituzionali.
Di certo, il nostro impegno potrà solo essere ancor più convinto e solidale con i lavoratori e con la struttura FP territoriale.

Il Segretario Nazionale
Antonio Crispi
Il Coordinatore Nazionale Polizia Locale
Gennaro Martinelli

Roma, 2 luglio 2007

Grave atto intimidatorio contro il Coordinatore della Polizia Locale FPCGIL per la Regione Calabria.

Piena solidarietà al compagno Giuseppe Andidero e sostegno alla sua azione svolta a difesa della legalità.

Un atto vile è stato compiuto da ignoti criminali contro il nostro coordinatore della Polizia Locale Calabrese nonché segretario comprensoriale della FPCGIL di Gioia Tauro Giuseppe Andidero.
Una intimidazione che si è concretizzata con l’incendio appiccato alla sua casa sita nel territorio di Palmi e con la quale si vuole impedire che l’azione svolta a difesa della legalità, di servizi pubblici funzionali, di istituzioni credibili verso i cittadini, del rispetto dell’altrui pensiero per una calabria che si apre al confronto tra diversi, prosegua con il contestuale prosciugamento delle paludi infette nel quale trova coltura il crimine.
Un territorio estremamente difficile e complesso, gravi ritardi nella costruzione delle infrastrutture, alto tasso di disoccupazione, infiltrazioni malavitose nelle istituzioni, una presenza asfissiante della criminalità mafiosa, costituiscono il panorama con il quale si confrontano le forze sociali ed i cittadini della calabria.
A maggior ragione le difficoltà e l’esposizione personale aumentano, per quanti la tutela della legalità, delle regole del vivere civile e della sicurezza dei cittadini rientra nei compiti istituzionali e quindi nella “normale” vita quotidiana.
Per questo, la FP Nazionale con sempre maggior forza proseguirà nell’azione per: la valorizzazione della Polizia Locale; un assetto giuridico coerente con il suo peculiare ruolo a difesa della legalità; un organizzazione del lavoro che dia funzionalità operativa e impedisca la sovraesposizione degli addetti; tutele infortunistiche, assistenziali e previdenziali; pari dignità con le altre forze di polizia ad ordinamento statale, nel rispetto delle diverse peculiarità professionali.
Il nostro sostegno al lavoro di Andidero, delle RSU ed al loro impegno per la legalità, lo sviluppo e per una Polizia Locale professionalizzata ed al servizio dei cittadini è, pertanto, profondamente sentito e concretamente presente.

Il Segretario Nazionale
Antonio Crispi
Il Coordinatore Nazionale Polizia Locale
Gennaro Martinelli
 
Roma, 6 luglio 2007

Manifestazione Nazionale

 
 

 
Manifestazione Nazionale

Migliorare la sicurezza delle città
Qualificare la Polizia Locale

Roma 5 Ottobre 2007

 

Firenze: Polizia Municipale in lotta per maggiori difese

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