Relazioni sindacali presso l'UEPE di Agrigento

Roma, 02 aprile 2007
 
Al Direttore Generale del Personale e della Formazione Dr. M. De Pascalis
Alla Direzione Generale dell’Esecuzione Penale Esterna Cons. R. Turrini Vita
Al Provveditore Regionale A.P. Sicilia Dr. O. Faramo
All’Ufficio per le Relazioni Sindacali
Alla Segreteria Regionale Fp Cgil
Alla Segreteria Provinciale Fp Cgil Agrigento
Ai Delegati ed Eletti RSU FpCgil UEPE di Agrigento

Relazioni sindacali presso l’UEPE di Agrigento

La denuncia fatta dalla Fp Cgil di Agrigento riguardante le violazioni delle normali relazioni sindacali messe in atto dalla Direzione dell’UEPE di Agrigento rappresenta, in ordine cronologico, l’ennesima situazione di criticità che molte sedi di lavoro ed in particolare gli UEPE da tempo stanno vivendo e rispetto alle quali, nonostante le numerose rimostranze e denuncie da parte della FPCGIl Nazionale, sembra prevalere l’immobilismo dei vertici dell’Amministrazione .
La nota, che alleghiamo, evidenzia chiaramente la situazione, come d’altro canto è evidente la ricaduta, in termini di disagio operativo e professionale, che tale problematicità ha sui lavoratori di quel posto di lavoro che avvertono elusi i loro diritti legittimi.
La Fp Cgil nell’esprimere forte solidarietà e sostegno ai lavoratori dell’UEPE di Agrigento chiede con urgenza un intervento dei vertici del DAP teso a dirimere la problematica che rischia , altrimenti, di compromettere il clima operativo e le relazioni interpersonali di quel posto di lavoro.
Si resta in attesa di urgente riscontro comunicando che diversamente la Fp Cgil Nazionale sosterrà ogni azione sindacale e legale che a livello locale si vorranno intraprendere per ristabilire le correte relazioni sindacali.
Si porgono distinti saluti.

Il Coordinatore Nazionale Fp Cgil
Settore penitenziario C. Ministeri
Lina Lamonica

ODG Assemblea Nazionale dei Dirigenti Penitenziari FP CGIL

 
Ordine del giorno approvato dall’assemblea nazionale dei
Dirigenti penitenziari Fp Cgil

 
Si è svolto oggi a Roma l’attivo nazionale dei dirigenti penitenziari iscritti alla Fp Cgil.
I Direttori degli Istituti e dei servizi penitenziari, degli Uffici di esecuzione penale esterna, degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari hanno espresso forte preoccupazione per la situazione di grave crisi che sta attraversando il sistema penitenziario italiano.
In particolare preoccupa la sostanziale assenza di prospettive del sistema penal-penitenziario, sempre più orientato verso politiche di carcerizzazione e di esclusione sociale anziché verso soluzione extradetentive e di inclusione.
La già grave situazione di sovraffollamento riscontrabile in alcune realtà penitenziarie fra le più significative del Paese, l’inarrestabile trend di ingressi nel circuito carcerario (circa 1.000 unità al mese), le scelte che il Governo sta assumendo nel cd. “pacchetto sicurezza” e sull’immigrazione, l’assoluta assenza di progetti riformatori più ampi del sistema penale danno l’esatta dimensione di un percorso molto pericoloso per l’amministrazione penitenziaria e per l’intero paese.
Fra qualche mese le carceri scoppieranno letteralmente e senza più nessuna possibilità altra.
I dirigenti penitenziari aderenti alla Fp Cgil, quindi, nell’augurare buon lavoro al Nuovo Ministro della Giustizia On. Alfano, chiedono al Guardasigilli ed al Governo tutto di meglio riflettere sulle prospettive devastanti che questo approccio ossessivamente securitario, non accompagnato peraltro da nessun disegno organico di riforma, lascia presagire, da qui a qualche mese.
Bisogna urgentemente mettere mano al codice penale e prefigurare interventi deflativi del sistema carcerario; pene diverse dal carcere per i reati meno gravi e di minor allarme sociale, maggiore ricorso a misure penali diverse dalla detenzione, investimenti concreti ed organici sulle finalità risocializzanti della pena e sulla inderogabile necessità di recuperare alla società quei cittadini, italiani o stranieri che siano, che hanno violato il patto di cittadinanza.
I dirigenti penitenziari della Fp Cgil chiedono al nuovo Ministro l’apertura formale di un tavolo di confronto sulle prospettive del sistema e sull’azione di Governo sul tema della pena.
I dirigenti penitenziari della Fp Cgil condividono appieno le scelte operate dal Parlamento di dare finalmente attuazione alla legge di riforma della sanità penitenziaria.
L’affermazione del carattere universale del diritto alla salute anche per i cittadini momentaneamente privati della libertà personale, la nuova e concorrente responsabilità istituzionale del Servizio Sanitario Nazionale nella gestione dei bisogni della popolazione ristretta sono novità di grande rilievo per il sistema penitenziario italiano, storicamente caratterizzato dai suoi aspetti totalizzanti e di chiusura all’esterno e rappresentano scelte di grande civiltà giuridica e sociale.
Ora, a DPCM pubblicato, si aprano immediatamente confronti interistituzionali, Giustizia/Salute, Provveditorati Regionali/Regioni, Istituti penitenziari/ASL, affinché la delicatissima fase di passaggio delle funzioni avvenga garantendo continuità nelle prestazioni sanitarie, rispettando le nuove responsabilità che il SSN va ad assumere in sinergia con le responsabilità che rimangono in capo all’istituzione carceraria e tutelando i diritti del lavoro degli operatori coinvolti nel passaggio.
I dirigenti penitenziari della Fp Cgil, infine, nel dare atto agli attuali vertici del DAP di aver fattivamente operato nella direzione della necessaria contrattualizzazione del loro rapporto di lavoro, pur in presenza di una legge di riforma della dirigenza che impone limiti importanti alla necessaria attestazione di adeguati livelli di responsabilità e di autonomia del dirigente, chiedono con fermezza una visibile accelerazione delle procedure di confronto per arrivare al pieno esercizio delle funzioni dirigenziali per tutti i direttori di Istituto e servizio penitenziario.
E’ infine non più sostenibile che circa 500 dirigenti penitenziari, quelle donne e quegli uomini che con responsabilità elevate concorrono a garantire la tenuta dell’intero sistema penitenziario operino senza contratto di lavoro da ormai circa tre anni.
A tal proposito i dirigenti penitenziari della Fp Cgil chiedono ai Ministri Brunetta ed Alfano di convocare immediatamente le OO.SS. rappresentative per la sottoscrizione del primo contratto di lavoro.
Roma, 29 Maggio 2008

 
 

Adesione all'appello "salviamo la legge Gozzini"

 
Comunicato della Fp Cgil Nazionale
Comparto Dirigenti penitenziari
Adesione all’appello “salviamo la legge Gozzini”

I dirigenti penitenziari iscritti alla Fp Cgil esprimono forte preoccupazione per la proposta di modifica dell’Ordinamento Penitenziario nella parte in cui vengono previsti alcuni istituti introdotti nel 1986 dalla legge Gozzini.
Il testo del disegno di legge n.623 (Berselli) dichiara di voler promuovere la certezza della pena e la sicurezza sociale con una serie di interventi finalizzati a ridurre l’accesso alle misure alternative o a taluni benefici previsti dalla legge Gozzini.
Tale proposta nasce, a dir poco, dall’estrema superficialità con la quale la Politica in generale, la maggioranza di Governo in particolare, si accosta al problema della sicurezza dei cittadini, tema che per la sua delicatezza e importanza meriterebbe molto più dei ripetuti e fuorvianti richiami demagogici.
Non ci si può esimere dal sottolineare che vanificando un sistema fondato sulla costruzione di una prospettiva di vita “regolare” , non possa rendersi concreta un’azione rieducativa del trattamento. Le persone detenute dovrebbero essere messe nella condizione di tornare all’esterno del carcere in termini di maggiore dignità e di consapevolezza dei valori sociali da rispettare.
La “strategia” proposta da Berselli invece prescinde totalmente dalla constatazione oggettiva che l’accesso alle misure alternative o ai cd. benefici nella fase esecutiva attraverso percorsi di riabilitazione riduce la recidiva creando così autentica sicurezza collettiva.
A parte ciò, ci chiediamo anche se non sia l’incoscienza o , semplicemente, il totale disinteresse, a trapelare dall’indifferenza del testo in esame rispetto alle ricadute che tale proposta è destinata a comportare nel settore penitenziario.
La realtà delle carceri italiani e degli Uffici di Esecuzione penale esterna, carenti di risorse ormai in modo cronico, nonché di spazi vitali, verrà vieppiù paralizzata per l’aumento di presenze, stremando il personale della sicurezza e dell’area trattamentale.
Abrogare la liberazione anticipata per tutti i detenuti comporterà il venir meno di un mezzo utilissimo per agganciare l’opera di rieducazione ad una concreta condotta intramuraria accettabile e partecipativa; l’eliminazione della semilibertà per gli ergastolani eroderà progressivamente una qualsiasi fondamentale motivazione a procedere in percorsi che non porteranno concretamente a molto, con immaginabili conseguenze sul piano comportamentale.
Per non parlare del ” lieto” aumento ai settantacinque anni per chiedere il beneficio della detenzione domiciliare che rappresenta una notevole “virata” rispetto ai tempi in cui a rischio di carcere si trovavano anziani illustri.
I Dirigenti Penitenziari iscritti alla Fp Cgil credono fermamente che la restrizione delle prospettive di reinserimento sociale comporti solo il venir meno di un aggancio prezioso alle norme di civiltà che devono regolare la vita in carcere, con conseguenze immaginabili e, peraltro, ancora vive nel ricordo di quanti hanno sperimentato sulla pelle le tensioni violente precedenti al 1986.
Un approccio serio e non demagogico ai temi della sicurezza e della certezza della pena necessita di una piena attuazione del dettato di civiltà della Legge Gozzini, che sappia evitare pericolosi automatismi, rilanciando viceversa l’investimento di risorse e professionalità nel percorso di recupero e di prevenzione della recidiva.
Aderiamo, quindi, al grande movimento civile a difesa della legge Gozzini ed ci uniamo nell’esortazione a tutte le forze politiche democratiche e progressiste ad interessarsi a questo testo e ad approfondire, al di là degli slogans, la vera realtà carceraria, quella fatta di uomini e donne che nel carcere lavorano ed operano, che nel carcere vivono in attesa di una possibilità di riscatto sociale.
Roma, 24 Giugno 2008 
 

 
 

 

Il Coord. Nazionale Penitenziario aderisce all'appello "salviamo la legge gozzini"

Il coordinamento nazionale penitenziario FP CGIL Comparto Ministeri
aderisce all’appello “Salviamo la Legge Gozzini”

Il coordinamento nazionale dei lavoratori penitenziari C. Ministeri FP CGIL aderisce all’appello in difesa della legge Gozzini, che ha significato per il Paese una svolta di civiltà e una importante tappa nella realizzazione della finalità rieducativa della pena prevista dalla Costituzione.
Ha ridato dignità e possibilità di un futuro ai detenuti, rendendoli partecipi e responsabili del loro percorso di recupero, ha significato maggiore sicurezza sia all’interno che all’esterno del carcere.
Gli operatori penitenziari che quotidianamente si confrontano con le carenti condizioni igienico-strutturali degli Istituti, con il crescente sovraffollamento, con un clima carcerario sempre più difficile, sono ben consapevoli del pericolo rappresentato da disinvolti interventi legislativi che mirano a restringere l’ambito delle prospettive alternative al carcere e ledono il diritto alla speranza.
Va contrastato ogni tentativo di svuotamento di una legge che ha dato maggiore governabilità agli istituti, ha concretamente agito sulla riduzione della recidiva ed è stata caratterizzata da un alto comprovato numero di successi, al di là del risalto mediatico riservato ad alcuni episodi di cronaca nera.
La Legge Gozzini ha operato nel senso di quella sicurezza sociale che ora si sta strumentalmente evocando per una deriva securitaria che riporta indietro il sistema dell’esecuzione penale, accentua il percorso di marginalizzazione dei detenuti, mortifica e disconosce anche il lavoro qualificato e difficile finora svolto dai lavoratori del settore.
Non di pericolose demagogie si ha bisogno in questo momento, ma di serie politiche penitenziarie, di maggiori risorse per il carcere, di riforme del sistema sanzionatorio, di interventi legislativi di più alto profilo e degni di un Paese civile.  
Roma, 23 giugno 2008

 
 

 

Messaggio del nuovo Capo del DAP

 
Il saluto del Pres. Franco Ionta al personale dell’Amministrazione Penitenziaria in occasione dell’insediamento a Capo del DAP
 

 
 

 

Lettera al Capo Dap sulle problematiche C.C. di Vercelli- Relazioni sindacali

 
Roma, 6 ottobre 2008

Al Capo del DAP
Pres. F. Ionta

Al Vice Capo del DAP
Dr. E. di Somma

Al Direttore Generale
Del personale e della Formazione
Dr. M. De Pascalis

e, per conoscenza
Al Direttore Generale
Detenuti e Trattamento
Cons. Ardita

Al Provveditore A.P.
Regione Piemonte
Dr. A. Fabozzi

All’Ufficio per le Relazioni Sindacali
Dssa P. Conte

Alla Segreteria Regionale Fp Cgil
T O R I N O

Prot.n.243/2008
Oggetto: Problematiche CC di Vercelli- Relazioni sindacali

Il sistema delle relazioni sindacali che, a parere di questa O.S., è una delle tematiche di fondamentale importanza nella gestione dei sistemi organizzativi, in quest’ultimi anni ha assunto, purtroppo, in codesta Amministrazione, più specificamente presso le sedi periferiche, un ruolo residuale rispetto alle norme contrattuali di riferimento ma anche, e ci dispiace affermarlo, residuale rispetto alle elementari norme delle relazioni umane.
Sempre più spesso troviamo una amministrazione che nel suo esplicarsi si pone come forza frenante, arroccata in difesa, contraria ad ogni rinnovamento e ad ogni confronto, favorevole, insomma, allo status quo.
Una amministrazione che lascia intendere di poter fare a meno del consenso delle OO.SS., che evidenzia una forte rigidità per quanto concerne il rapporto con le rappresentanze sindacali, in particolare con la FpCgil , e/o con le componenti le RSU dei posti di lavoro.
Una modalità relazionale che, a giudizio di questa O.S., evidenzia un comportamento teso a sfuggire il confronto democratico, a svilire di contenuti il ruolo del sindacato perché, fondamentalmente, si rifiuta, per principio o incapacità, la misurazione della forza contrattuale necessaria per approdare a risultati importanti per i lavoratori.
L’episodio verificatosi presso la CC. di Vercelli il 30 settembre u.s. nel corso di un incontro, atteso da mesi, con il Dirigente e riguardante la situazione dell’area pedagogica di quell’Istituto (v.nota Fp Cgil n.202 del 13 .08.2008 in attesa di riscontro) si colloca perfettamente nelle considerazioni sopra esposte e rappresenta, a nostro parere, una delle brutte pagine scritte da codesta amministrazione riguardo le relazioni sindacali inficiate, nello specifico, da interventi della parte pubblica nei confronti della delegazione della Fp Cgil, non solo poco pertinenti alla tematica oggetto del confronto ma, connotati, a nostro parere, da toni aggressivi, “coloriti” ed intimidatori. Atteggiamento, quello assunto dalla parte pubblica, che, come si evince dalla nota del segretario regionale FpCgil presente all’incontro, risulta aver pregiudicato, irrimediabilmente, a questa O.S. la prosecuzione della trattativa
Inoltre, a ciò aggiungiamo la faziosità e l’incompletezza caratterizzante il contenuto del verbale riguardante l’incontro in questione, che mortifica fortemente il ruolo della Fp Cgil e dei suoi rappresentanti, nonché quello dell’amministrazione che, nel contesto specifico, è risultato poco edificante, per usare un eufemismo.
E’ convinzione di questa O.S. che il rapporto ed il confronto con l’Amministrazione debba tradursi in qualcosa di utile e di importante per l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa, ma anche per il rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori ed episodi come quello di Vercelli, che condanniamo fermamente, non favoriscono certamente tale intento. E’ opportuna, quindi, una riflessione che contribuisca ad arricchire anche la professionalità di taluni funzionari.
La Fp Cgil, nel valutare l’opportunità di intraprendere, nei confronti del Dirigente in questione, iniziative atte a salvaguardare il proprio ruolo e la propria immagine, ritiene necessario ed urgente un intervento dei vertici dell’amministrazione mirato a ristabilire le condizioni necessarie perché sia esplicato, con la dovuta serenità e responsabilità, il mandato sindacale previsto dalla norma contrattuale.
Si resta in attesa di riscontro e si porgono distinti saluti.

Il Coordinatore Nazionale
Penitenziari – Ministeri

Lina Lamonica

 
 

Incontro tavolo tecnico – mobilità interna del personale

 

 
Ai delegati ed eletti RSU FpCgil nei posti di lavoro

Il giorno 21 gennaio si è svolto presso la Direzione Generale del Personale il previsto incontro del tavolo tecnico riguardante la mobilità interna del personale penitenziario comparto ministeri nel corso del quale, anche alla luce dell’ultima versione del planning elaborato dall’amministrazione, comprensivo della previsione delle sedi e relativi posti in organico da mettere a concorso nonché delle professionalità interessate, si è definito un piano di mobilità più oculato e, soprattutto, crediamo più realistico.

Questa O.S. , infatti, pur apprezzando lo sforzo dell’amministrazione nel predisporre un piano di mobilità nazionale complessivo che coinvolge tutte le professionalità penitenziarie, ha evidenziato alcune criticità riguardo le sedi e l’organico previsto per ciascuna di esse, ravvisando, pertanto, preoccupazione circa le difficoltà che in itinere potrebbero riscontrasi tali da mortificare le aspettative di quei lavoratori che parteciperanno all’interpello.

Per tale motivo, ancora una volta, la Fp Cgil ha ribadito all’amministrazione la necessità di rassicurazioni formali circa la reale fattibilità dell’iniziativa che sarà prossimamente avviata e che dovrà tener conto anche della possibile stabilizzazione dei distacchi che perdurano oramai da anni.

A seguito di una ampia e articolata discussione si è convenuto di procedere ad indire l’interpello nazionale, come previsto dall’accordo di mobilità interna del 22 luglio 2008, nell’immediato per le professionalità degli Educatori e Contabili, per le quali sono prossimamente previste le assunzioni e a seguire per le professionalità degli Assistenti sociali, Esperti informatici ecc,.

Per queste professionalità, la cui mobilità risulta non facilitata per la mancanza di assunzione di nuovo personale, accogliendo una nostra proposta mirata a non creare false aspettative tra i lavoratori, saranno, comunque, acquisite le aspirazioni di sede di ciascuno degli interessati al processo di mobilità che saranno rapportate ai dati già rilevati dall’amministrazione affinché si possa delineare una proiezione realistica del piano di mobilità e della sua ricaduta, in termini di fattibilità, anche in assenza di assunzioni.

Inoltre, dobbiamo precisare che l’Amministrazione non ha ancora definito se includere nel piano delle assunzioni, previste con le risorse economiche stanziate per il 2009, i vincitori del concorso per Collaboratori; qualora si decidesse in tal senso i primi interpelli riguarderanno anche questa figura professionale.

La Fp Cgil si assume l’impegno con i lavoratori di monitorare ogni fase riguardante le procedure che verranno messe in atto perché finalmente si avvii con serietà, correttezza, trasparenza e senza demagogia quel processo di mobilità che si attende da anni e, pertanto, vi terremo informati sui successivi sviluppi.
Roma, 23 gennaio 2009

La coordinatrice nazionale Fp Cgil
Penitenziari – Ministeri

Lina Lamonica

 
 

 

Ministero della Giustizia: proclamato lo stato di agitazione del personale – Comunicato Stampa del Segretario nazionale FPCGIL Antonio Crispi

La riforma della giustizia è all’ordine del giorno e il Governo contraddice ancora una volta se stesso.

Nel dpef di programmazione economica 2010/13 le richieste del Ministro Alfano, a sostegno delle riforme della giustizia annunciate, riguardavano investimenti per il riconoscimento professionale del personale e nuove assunzioni.

Da quanto emerso invece durante una recente riunione ufficiale il Ministro ha chiesto ed il Governo ha puntualmente detto di no, confermando che l’ansia riformatrice non è finalizzata ad una maggiore efficienza ma ha obiettivi politici che tutelano singoli imputati.

I lavoratori degli Uffici Giudiziari, della Giustizia Minorile e dell’Amministrazione Penitenziaria sono impegnati quotidianamente ad assicurare ai cittadini un diritto costituzionalmente garantito e operano in settori complessi e delicati come quello della tutela dei minori e dell’esecuzione penale all’interno e all’esterno delle carceri. Da tempo lavorano in condizioni gravose al limite della sopportabilità, aggravate dai tagli indiscriminati alle risorse e agli organici operati dal Governo che mettono a rischio le finalità istituzionali del sistema giustizia e mortificano le professionalità dei lavoratori.

Sino ad oggi non è giunta alcuna risposta concreta dal Governo se non campagne mediatiche ad effetto che nascondono l’assenza di un progetto e un sostanziale disprezzo verso servizi così importanti per i cittadini e per la democrazia del paese.

Per questo abbiamo proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale del Ministero della Giustizia e, se il Governo dovesse continuare a rimanere sordo alle nostre richieste, metteremo in campo ogni azione possibile per migliorare le condizioni di lavoro ed il servizio offerto alla cittadinanza.

Roma, 5 novembre 2009
 

Comunicato

Alle lavoratrici ed ai lavoratori penitenziari – Ministeri

Il 22 ottobre u.s. è stato sottoscritto il nuovo accordo riguardante la mobilità volontaria per il personale del comparto ministeri. Tale accordo, che annulla quello precedente del luglio 2008, si è reso necessario in quanto nella fase attuativa del precedente con l’interpello emanato lo scorso febbraio, sono stati riscontrati alcuni punti di criticità.

Pertanto si è proceduto ad apportare alcune integrazioni e/o semplici modifiche avvalendoci per quanto possibile anche dei vostri contributi.

Certamente non abbiamo la certezza che quest’ultima versione raggiunga la perfezione, ma sicuramente l’intento è stato quello di agevolare il più possibile i lavoratori nel raggiungimento dell’obiettivo, in un contesto di legalità e trasparenza.

Crediamo, e lo auspichiamo, che l’accordo possa, dunque, fermare quella mobilità incontrollata, senza regole e trasparenza che ha caratterizzato per anni il comparto determinando situazioni, a volte, davvero scandalose.

Vigileremo perché ciò accada, perché venga garantito ai lavoratori un diritto legittimo, perchè tutto si esplichi nel rispetto delle regole condivise.

A tal proposito ci giungono notizie che una O.S., tra l’altro firmataria dell’accordo, evidentemente in fase di affannato proselitismo soprattutto tra i lavoratori neo assunti, educatori e contabili, pare stia intervenendo ad personam, raccogliendo le aspirazioni di sede di ciascun lavoratore al quale vengono rassicurati, sulla questione, interventi mirati e specifici.

Tale modalità di approccio, a dir poco maldestra, echeggia sistemi e prassi clientelari che hanno contribuito, nel corso degli anni, a rendere la situazione fortemente caotica, creando condizioni ed interventi disomogenei e ai quali si è cercato di porre fine con un accordo specifico anche in considerazione del fatto che la materia è contrattuale.

E’purtroppo evidente che detta modalità può trovare consensi, ma soprattutto speranze, tra i neo assunti in attesa della fase di assestamento delle sedi di prima assegnazione che prossimamente sarà avviata e, pertanto, può risultare impopolare o poco avvincente dal punto di vista emotivo, rivendicare e difendere la trasparenza e legalità entro cui si esplicheranno le procedure ed i criteri dell’accordo sottoscritto e ampiamente discussi anche nel corso delle assemblee sindacali svolte durante il recente percorso formativo.

Ma questa è la Fp Cgil, l’O.S . che fa della coerenza, della garanzia dei diritti e della legalità fondamenti essenziali del proprio mandato, ogni altra forma o modalità di intervento sui lavoratori mirato al consenso “obbligato” lo lasciamo ad altri, la nostra è l’O.S. di tutti i lavoratori senza se e senza ma.

Roma, 5 novembre 2009


La coordinatrice nazionale
Penitenziari – Ministeri

Lina Lamonica

 
 

 

Lettera aperta dei Dirigenti Penitenziari della Fp Cgil agli organi di stampa sulla questione carceraria

Le drammatiche notizie di cronaca di queste settimane ripropongono, in modo allarmante, la questione basilare del dovere, da parte degli organi di giustizia e delle forze dell’ordine dello Stato di diritto, di garantire l’incolumità e la salute delle persone che sono private della libertà ed affidate alla pubblica autorità.

E’ un diritto fondamentale da parte di ogni donna o uomo (cui corrisponde un preciso dovere di salvaguardia da parte delle autorità) quello di avere la certezza che, in caso di fermo, arresto, reclusione, detenzione amministrativa, la propria persona sarà garantita da qualsiasi offesa nel corpo e nella psiche e curata in modo adeguato, se le sue condizioni di salute lo richiedono. E’ del tutto evidente come queste considerazioni, che dovrebbero costituire delle ovvietà, nel momento attuale rischino – viceversa- di apparire rivoluzionarie. L’on. Giovanardi ha ben rappresentato, intervenendo sul caso Cucchi, il venticello di rancoroso cinismo che aleggia sul Paese e che – sempre più – tende a disconoscere l’esistenza di diritti universali, quasi che la vita e la salute fossero prerogative riservate ai cittadini italiani non devianti e non a qualsiasi essere umano.

Si usa recitare, in casi come quello di Stefano Cucchi, il rassicurante mantra secondo cui, nel confermare assoluta fiducia nelle autorità inquirenti, si auspica che il singolo episodio non divenga un pretesto per criminalizzare le istituzioni e le diverse forze dell’ordine: insomma, per “non fare di tutta l’erba un fascio”. Epperò, al di là del rischio di facili quanto errate generalizzazioni, resta un fortissimo senso di disagio e di preoccupazione in chi osservi un po’ più da vicino il concreto e quotidiano mondo della giustizia penale nel nostro paese. Perché è purtroppo una percezione diffusa quella per cui la cultura della legalità e dei diritti va subendo, nell’ultimo periodo, l’onda lunga del clima di impunito arbitrìo che si respira nel paese: ed i primi luoghi a rischio, quando l’argine del diritto cede, sono – com’è ovvio – quelli laddove la legge smette i panni eleganti dei raffinati ragionamenti giuridici, per indossare quelli decisamente più concreti della custodia e della gestione dei corpi.

Sta divenendo senso comune la percezione che ciò che alberga dentro le mura del carcere non debba avere nulla a che fare con la società civile, quasi che le regole, le norme, le garanzie cui i comuni cittadini sono (più o meno) avvezzi possano o debbano subire una sospensione non appena si varchi quella soglia. Anche perché, se quella soglia si varca, si è – nella maggioranza dei casi – perdenti (cioè stranieri, tossicodipendenti, malati psichiatrici: categorie che, da sole, assommano a ben più della metà dei detenuti italiani) ed, in quanto tali, destinati a non essere tutelati.

Come se il sistema dei diritti e delle garanzie fosse posto a tutela dei vincenti, di coloro che, a prescindere dalla propria colpevolezza, possono permettersi di non sperimentare cosa sia concretamente il carcere (o di viverlo protetti dal riconoscimento di una certa “aristocrazia criminale”), piuttosto che le fasce deboli della popolazione.

Questa ipertrofia di “sfigati” ai confini della legalità che gonfia le mura del carcere oltre ogni sovraffollamento possibile, nella sorda indifferenza di governanti impegnati a tutelare sé stessi, svuota e snatura quel po’ di rispetto della legalità che faticosamente si era costruito anche nelle carceri: quale il senso e la possibile applicazione di regole penitenziarie pensate per persone giudicate colpevoli e da reinserire in un percorso sociale graduale e complesso, quando la maggioranza dei detenuti non supera l’anno di reclusione? Par che sia molto più importante, per chi continua a sfornare pacchetti sicurezza, “mandare in galera” categorie eterogenee ed indeterminate, piuttosto che giudicare, eseguire e gestire la condanna di soggetti che veramente pongono in essere reati allarmanti.

Così, le patrie galere vengono sempre più attraversate da una folla indistinta di corpi all’ammasso, senza la possibilità di capire, governare, gestire; così l’ordinamento penitenziario, il suo sistema di regole, sanzioni, benefici, agonizza dentro istituti sempre più sinistramente simili a centri di detenzione temporanea; così un personale esausto tenta sempre più flebilmente di frenare la deriva dell’illegalità montante; così, dentro le carceri, le ragioni della forza prendono il sopravvento sulla forza della ragione.

Nel frattempo, al furore sanzionatorio di iniziativa governativa fa da controcanto l’assoluta e silenziosa impotenza di un’Amministrazione Penitenziaria che continua a produrre ossessivamente bozze di Piani Carceri e circolari arditamente tese a sfidare il principio dell’impenetrabilità dei corpi, riducendo il proprio mandato al reperimento di posti letto (che, peraltro non reperisce, se non in misura assolutamente inadeguata): così, può accadere che una condanna della Corte Europea per il trattamento degradante cui il sovraffollamento (ma anche la assoluta mancanza di attività tratta mentali) conduce nei confronti dei detenuti, sia tradotta in una direttiva ministeriale che autorizza e dispone di aumentare la capienza degli istituti sino a ridurre la superficie a disposizione del singolo detenuto a tre metri quadri; siamo, oramai, di fronte al teatro dell’assurdo e del grottesco.

Noi dirigenti penitenziari della Fp Cgil siamo assolutamente convinti che il tracollo del sistema penitenziario italiano imponga una riflessione seria e profonda, assolutamente irriducibile a facili o demagogiche prese di posizione: occorre ridare coerenza ad un sistema penale che è andato smarrendo il senso della propria funzione; occorre ristrutturare dalle fondamenta una Amministrazione Penitenziaria ormai irrimediabilmente aliena dai dettami costituzionali in materia di esecuzione penale.

Occorre ridare dignità a quanti, ogni giorno, si ostinano a considerare i luoghi di detenzione come luoghi del diritto e non dell’arbitrio. Ed occorre farlo presto, prima che si producano conseguenze ancor più devastanti di quelle alle quali stiamo, purtroppo, già assistendo.

Roma, 19 novembre 2009
 
I Dirigenti Penitenziari della Fp Cgil
Rita Andrenacci, Domenico Arena, Neris Cimini, Massimo Di Rienzo

'DDL Alfano svuotacarceri' avrà solo un effetto tampone ci vuole un progetto complessivo e lungimirante – Comunicato stampa di Antonio Crispi, Segretario Nazionale Fp-Cgil

Lo scorso 18 novembre si è concluso, con l’approvazione nell’aula del senato, l’iter del ddl sulla detenzione domiciliare per le pene inferiori ad un anno, la cosiddetta “legge svuota carceri” che mira a ridurre la popolazione carceraria di circa 9000 unità, secondo i dati del dap .

Un numero insufficiente visto che nelle carceri italiane sono presenti circa 68.400 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 44.000 unità, e visto che la popolazione carceraria, purtroppo, è in costante ascesa. Il provvedimento, benché rappresenti un segnale di attenzione alla problematica della “emergenza carceri”, a nostro avviso ha una debole azione deflativa ed assume al momento un effetto tampone non risolutivo.

Manca una progettualità più complessiva e lungimirante che comprenda ed intervenga su tutto il sistema dell’esecuzione penale nei suoi aspetti legislativi, organizzativi e strutturali. Le azioni previste nell’impianto normativo del provvedimento graveranno fortemente sui lavoratori penitenziari già provati da gravi ed endemiche carenze di organico e carichi di lavoro insostenibili. I forti tagli delle risorse, la riduzione delle piante organiche, il blocco delle assunzioni, operate dai vari provvedimenti di governo non hanno risparmiato un così delicato e peculiare settore già da tempo vicino al collasso.

Occorrono urgentemente interventi seri e mirati o la situazione carceraria non subira’ sensibili miglioramenti rimanendo in uno stato di permanente “emergenza”, con una condizione ancor più drammatica per i ristretti e mortificante ed insostenibile per i lavoratori.

Roma, 24 Novembre 2010

 

Convenzioni stipulate dall'Amministrazione con alcune Università

Roma, 17 aprile 2007
 
Al Direttore Generale Istituto Superiore di Studi Penitenziari Dssa L. Mariotti Culla

Al Capo del DAP Pres. E. Ferrara

Al Vice Capo del DAP Dr. E. di Somma

Al Vice Capo del DAP Dr. D’Alterio

Al Direttore Generale del Personale e della Formazione Dr. M. De Pascalis

Convenzioni stipulate dall’Amministrazione con alcune Università


Eg. Dott.ssa Culla,
Pervengono a questa O.S. da parte dei lavoratori penitenziari afferenti al Comparto Ministeri rimostranze riguardo la esclusione di tale Comparto dalle convenzioni stipulate dall’Amministrazione, ed in particolare dall’ISSP, con alcune Università esclusivamente per il personale di Polizia Penitenziaria al quale, inoltre, ci risulta che al momento dell’iscrizione alla facoltà indicata nella convenzione, sono riconosciuti anche crediti formativi riconducibili ad attività formative, proposte dalla stessa amministrazione, che li ha visti partecipi.
Le richieste di chiarimento e di intervento sulla questione, inoltrate a questa O.S., sono molteplici e non possiamo che condividerne le finalità considerando tale possibilità, benché encomiabile nel suo complesso, assolutamente sperequativa perché non estesa anche al personale del Comparto Ministeri che richiede giustamente, a nostro parere, sulla questione pari opportunità .
Ovviamente, anche se pleonastico evidenziarlo, crediamo che le convenzioni di cui sopra, per il personale non appartenente al corpo di P.P., dovranno essere mirate ad indirizzi di studi più specifici finalizzati alla crescita culturale e professionale del ruolo e del mandato istituzionale di riferimento.
La Fp Cgil resta in attesa di sollecito riscontro e Le porge distinti saluti.

Il Coordinatore Nazionale
Penitenziari C. Ministeri

Lina Lamonica

LA RISPOSTA DELL’AMMINISTRAZIONE:


MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
DIPARTIMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA
ISTITUTO SUPERIORE DI STUDI
PENITENZIARI

Al Responsabile Nazionale Penitenziari
Fp Cgil Comparto ministeri
Al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Ai Vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Al Direttore Generale del Personale e della Formazione

PROT. PU ISPE 2000 – 26/04/2007 – 006519-2007

Oggetto : Convenzioni con le Università per il riconoscimento dei crediti formativi.

In riferimento alla nota prot. Cm110/2007 del 17 aprile 2007, questo Istituto Superiore rappresenta come numerose convenzioni stipulate con le Università per il riconoscimento di crediti formativi siano relative a tutto il personale dell’Amministrazione Penitenziaria.
Si precisa, comunque, che nell’ambito della reciprocità dei rapporti convenzionati, i competenti organi universitari hanno la facoltà, e non già l’obbligo, di deliberare il riconoscimento in relazione alle singole attività formative tenute da questa Amministrazione indipendentemente dal Comparto di relativa appartenenza.
Ciò premesso, questa Direzione, nel rammentare le numerose convenzioni stipulate con gli Atenei, il cui elenco è reperibile sul sito WWW.GIUSTIZIA. IT nella parte dedicata alle attività dell’Istituto Superiore di Studi Penitenziari, avrà cura di sensibilizzare quelle Università che non abbiano ritenuto di poter estendere il riconoscimento ad iniziative formative intraprese da questa Amministrazione nei confronti del personale appartenente al Comparto Ministeri.
A tal fine e per quanto sopra esposto, sarà gradito ricevere eventuali segnalazioni su difficoltà riscontrate sulla materia in esame.
Si resta a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.

IL DIRETTORE
D.ssa Luigi Mariotti CULLA

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