Comunicato

 
Care compagne, cari compagni,
dopo la farsa della riunione dello scorso 21 abbiamo considerato opportuno recarci alla riunione di oggi solo per consegnare il biglietto di auguri che trovate allegato; abbiamo di seguito lasciato la parte pubblica e le OO.SS ‘consenzienti’ alla loro firma privata.

Auguriamo a tutti buone feste,

Nicoletta Grieco/Lina La Monica/ Gianfranco Macigno


 

Assemblea nazionale – direttori di istituto penitenziario, di Opg, di Cssa

Roma, 19 febbraio 2007
 
Ai Delegati ed eletti FP CGIL RSU settore Penitenziario

Assemblea nazionale – direttori di istituto penitenziario,di Opg,di Cssa – Roma Via L. Serra 31 -27/02/2007 – ore 9.30 –

Care/i compagne/i
Così come preannunciato nella nota di convocazione dell’attivo nazionale, vi trasmettiamo in allegato un documento che riteniamo possa essere utile per la discussione del 27 Febbraio.
Il documento ha l’ambizione di riprendere la discussione proprio la dove era stata interrotta nel novembre 2006 e prova a prefigurare l’avvio di una stagione di rilancio dell’amministrazione penitenziaria sulle due direttrici di marcia: riorganizzazione/contratti.
Riteniamo di dover evidenziare come il documento proposto non tiene consapevolmente conto della bozza di riorganizzazione che in queste ore sta girando sul territorio nazionale; una bozza che non è ancora ufficiale e che lo diventerà solo dopo la sua formale trasmissione alle organizzazioni sindacali per la prevista concertazione entro il mese di febbraio.
Non per questo, però, rifuggiamo dal proporre qualche considerazione di massima su una bozza che sappiamo sarà discussa all’interno dell’Amministrazione mercoledì prossimo.
Ci convince lo spostamento più che visibile di dotazioni organiche dal centro alla periferia. Rispetto alla precedente bozza trasmessa a settembre e tenuto conto delle indicazioni contenute nella legge finanziaria 2007, l’investimento di risorse dirigenziali sul territorio (inteso come Istituti penitenziari, Uepe, scuole ecc.) passa da circa 360 a più di 400 unità dirigenziali, con uno spostamento visibile di risorse laddove si qualificano le attività penitenziarie. A ciò sembra corrispondere una diminuzione dei livelli di funzione dirigenziale del DAP che passano da più di 70 ai 54 della bozza.
Non ci convincono le riduzioni/accorpamenti operate sugli Uepe e non ci è chiaro il progetto di riorganizzazione che trova sostanza nei centri unici di servizi.
Aspettiamo, quindi, di conoscere formalmente la proposta dalla quale, ad esempio, risulti chiaro anche il modello organizzativo del Dipartimento centrale e sulla base della quale attivare la prevista consultazione delle organizzazioni sindacali.
Fraterni saluti.

p. la Fp Cgil Nazionale
Fabrizio Rossetti

IL DOCUMENTO:

NOTE PER L’ATTIVO DEL 27 FEBBRAIO

a) RIORGANIZZAZIONE DEI POSTI DI FUNZIONE DEI DIRIGENTI

I nuovi compiti che la legge finanziaria pone alla Pubblica Amministrazione in materia di : – riorganizzazione degli uffici dirigenziali; – gestione unitaria del personale e dei servizi;- rideterminazione delle strutture periferiche; riorganizzazione degli uffici con funzioni ispettive e di controllo;- riduzione degli organismi di analisi, consulenza e studio; – riduzione delle dotazioni organiche impiegate nelle funzioni di supporto affinché non superino il 15 % del totale; vengono a coincidere con la riorganizzazione della dirigenza penitenziaria.
Questa fase, avviata con la legge 154/2005 ( c.d. Meduri) e con il decreto lg.vo 63/2006, è rimasta monca ed incompleta a seguito delle note vicissitudini del Decreto Ministeriale che avrebbe dovuto individuare i posti di funzione dei dirigenti. Ed in effetti, rispetto alla logica nefasta seguita nelle bozze del D.M. che circolavano circa un anno fa, l’articolato della finanziaria ( comma 404) sembra fare giustizia della filosofia che era stata adottata, e che in sostanzialmente non faceva che riprodurre la situazione esistente: Un centro ipertrofico, con diramazioni regionali altrettanto robustamente dotate di dirigenti, con un territorio presidiato a stento da singole unità per ciascuna articolazione organica periferica.
Certamente il corso inaugurato dalla legge Meduri pone il problema di attribuire funzionalità ad una classe dirigente probabilmente sovradimensionata rispetto alle reali esigenze dell’ Amministrazione Penitenziaria, ma non pensiamo che il modo migliore per affrontare tale nodo sia quello di alimentare o consolidare una numerosa presenza dei dirigenti presso il Dap e i Prap. E ciò essenzialmente per i seguenti ordini di motivi:

– per conferire dignità e prestigio ad una classe dirigente di nuova formazione, venuta alla luce nella sua articolazione più consistente attraverso un passaggio legislativo non scevro di incongruenze e forzature, in cui peraltro non è stato dato ampio spazio al riconoscimento del merito e della competenza; pertanto la collocazione artificiosa di consistenti aliquote di tali funzionari in uffici di supporto non farebbe che svilire il percorso di tale carriera finendo per ridurre inevitabilmente l’operatività di molti di essi a funzioni poco più che di mera esecuzione senza spazi di autonomia professionale;

– perché sarebbe imperdonabile perdere anche questa occasione per avviare una fase di rinnovamento dell’Amministrazione, dopo il medioevo vissuto nell’ultimo quinquennio, conferendo il rilievo necessario all’azione amministrativa che si dispiega nel territorio penitenziario, dove effettivamente si riscontra la presenza dei soggetti che sono i destinatari e gli interlocutori dell’agire penitenziario: i detenuti, gli operatori, gli enti e le realtà territoriali.

– per favorire quindi non solo un concreto decentramento delle funzioni, ma altresì per produrre un concreto snellimento dell’apparato burocratico che rischia altrimenti di avvitarsi in una sorta di apoplettica incapacità, attanagliato soprattutto dall’amministrazione di interessi propri e non funzionali.

Non siamo quindi contrari a scelte che vedano la collocazione dei dirigenti negli istituti e servizi territoriali anche in misura numericamente proporzionata rispetto alla complessità della struttura, dal momento che la gestione diretta di articolazioni amministrative (gestione delle risorse umane; gestione dei detenuti; gestione amministrativo-contabile) delle realtà penitenziarie di maggiore complessità ben può ricondursi alla responsabilità ed alla sfera di competenza di un dirigente di seconda fascia.

b) LA TRATTATIVA PER IL CONTRATTO

E’ evidente quindi il nesso che unisce questa partita con quella immediatamente successiva della piattaforma per il primo Contratto collettivo nazionale della Dirigenza penitenziaria.
Già nella scorsa estate la FP Cgil ha elaborato una riflessione sull’argomento che essenzialmente si muoveva su due direttrici:

– necessità di arrivare ad un modello contrattuale che segni il riavvicinamento sostanziale delle molteplici matrici della dirigenza penitenziaria ( ante-meduri, post-meduri, contrattualizzata ex d.to lg.vo 146/2000);

– preferenza per un paradigma che segni una inversione di tendenza rispetto ai modelli talvolta proposti connotati da elementi di chiusura ed autorefernzialità (v. Polizia di Stato) per privilegiare riferimenti liberi da eccessivi condizionamenti normativi, valorizzando in misura massima i dati più qualificanti dei processi riformatori che hanno di recente interessato la dirigenza pubblica.

Pertanto il nuovo CCNL dei dirigenti penitenziari dovrà contenere i seguenti punti qualificanti:

Struttura della retribuzione e fondo integrativo

La contrattazione collettiva dovrà definire una struttura retributiva che confermi le scelte operate nelle riforme normative e negli interventi contrattuali operate nel recente passato per tutta la dirigenza pubblica.
Dovrà essere definita, quindi, la quota di retribuzione da destinare allo stipendio tabellare, quella che comporrà la retribuzione di posizione di parte fissa e quella relativa alla parte variabile.
Per tale argomento, in particolare la FP CGIL si batterà per soluzioni che valorizzino nella misura massima gli incarichi territoriali e di servizio centrale o intermedio, in ragione di regole generali di graduazione delle funzioni dirigenziali, che devono tener conto di: a) Ampiezza della struttura, o del servizio in relazione: alle dimensioni delle risorse finanziarie e umane assegnate; al numero di utenti ed alla loro classificazione penitenziaria; al bacino di servizio; b) criticità delle funzioni assegnate per le caratteristiche socio-criminali dell’area di competenza; c) grado di autonomia rispetto all’organo sovraordinato; d)rilevanza giuridica, economica, sociale degli effetti dei provvedimenti adottati o predisposti; e) livello della specializzazione richiesta, anche in relazione all’iscrizione ad albi professionali ed esercizio delle relative, specifiche responsabilità; f) coordinamento di altre professionalità, anche esterne all’amministrazione, ed anche nell’ambito di commissioni e organi collegiali.
Strategicamente importante sarà mantenere e rendere esigibile quel meccanismo di verifica dei risultati (di cui appresso faremo cenno) legandolo alla retribuzione cd. di risultato.
Pertanto la struttura retributiva, dovrà essere composta da:
una parte fissa : stipendio tabellare, retribuzione di posizione e RIA;
una parte variabile ( posizione parte variabile, e risultato)
La contrattazione collettiva dovrà, quindi, a tal fine, definire le modalità di finanziamento della retribuzione di posizione (fissa e variabile) e di risultato.
Per tale obiettivo il meccanismo individuato nelle scelte contrattuali già operate per l’area 1 appaiono assolutamente sostenibili: dovrà essere formalmente istituito un fondo nazionale le cui modalità di alimentazione saranno in parte oggetto di trattativa contrattuale ed in parte dovranno derivare da una serie di specifici finanziamenti quali ad esempio i risparmi RIA dei dirigenti cessati dal servizio, le eventuali risorse derivanti da norme di legge (articolo 43 legge 449/97) e da una parte dei compensi derivanti da incarichi aggiuntivi affidati ai dirigenti.
Pur nella difficoltà a definire un trattamento economico standard, a causa della incidenza della parte variabile, certamente il trattamento economico medio non potrà essere inferiore a quello riconosciuto dalla Amministrazione ai dirigenti cc.dd. contrattualizzati , così come dovrà introdursi un criterio di proporzionalità fra il trattamento economico di prima fascia e quello di seconda fascia. L’attribuzione di incarichi superiori per i dirigenti di seconda fascia avrà il suo riconoscimento economico in una corrispondente retribuzione di posizione.

Sistema di valutazione e diritto all’incarico

Il sistema contrattuale vigente per i dirigenti dell’area 1 ha introdotto delle sostanziali novità sul tema delle valutazione e delle garanzie soggettive.
Il procedimento di verifica dovrà tenere conto dell’esigenza di un diretto coinvolgimento dei diretti interessati attraverso il confronto preliminare con il dirigente sulle risorse finanziarie e strumentali, sulla definizione degli obiettivi e sul risultato da conseguire.
Dovrà essere chiaramente sancito il diritto all’incarico ed il suo tempestivo rinnovo alla scadenza. Ma, soprattutto, dovranno essere definite le motivazioni che giustificano una revoca anticipata degli incarichi stessi ( motivate ragioni organizzative, accertamento di risultati negativi, inosservanza alle direttive impartite,) al fine di attenuare la pericolosità insita nella previsione di cui al comma 4, lett. a), art. 10 del d.to lgs.vo 63/2006 (..quando, per qualsiasi causa, anche senza colpa….”).
Il sistema delle verifiche e delle valutazioni dovrà, a nostro giudizio, invece, assumere le stesse connotazioni tipiche della dirigenza ministeriale: la valutazione, essenziale ed ordinaria nel rapporto di lavoro, dovrà avere cadenza annuale, essere motivata, oggettiva e trasparente; dovrà essere pubblica e contemperare una diretta conoscenza del valutato da parte del valutatore.
Il dirigente sottoposto a valutazione dovrà partecipare al procedimento anche attraverso la presentazione di una sintetica relazione di autovalutazione, dovrà permettere un contradditorio, e dovrà essere correlata agli obiettivi affidati ed alle risorse attribuite.

Altre materie di negoziazione

Per quanto concerne l’orario di lavoro esso dovrà essere commisurato al raggiungimento degli obiettivi proposti e correlato ai risultati conseguiti
L’istituto delle reperibilità va profondamente ridisegnato sulla base di: definizione degli standard minimi in presenza dei quali si fa ad essa ricorso; turnazione nell’ambito territoriale; conseguente remunerazione dei turni effettivamente svolti.
Il congedo ordinario e straordinario, l’aspettativa per motivi di salute e quella per motivi familiari devono mirare al potenziamento dei livelli già acquisiti in comparti analoghi.
i distacchi, le aspettative ed i permessi sindacali devono garantire la partecipazione dei dirigenti alle varie fasi della dinamica delle relazioni sindacali.
La copertura assicurativa del rischio di responsabilità civile deve essere commisurata sulla base degli stessi criteri generali adottati per la definizione della parte variabile della retribuzione di posizione (v. sopra)

Progetto Polizia Penitenziaria negli UEPE

 

Comunicato a seguito dell'incontro con gli Onorevoli Crapolicchio e Farina

Roma 14 giugno 2007

Ai Delegati ed Eletti RSU Fp Cgil nei posti di lavoro

C O M U N I C A T O

Così come vi avevamo annunciato nel comunicato dell’8 giugno scorso, in data odierna questa O.S. e una delegazione di assistenti sociali penitenziari è stata ricevuta dagli On.li Crapolicchio e Farina, Componenti della Commissione Giustizia della Camera, già firmatari della interrogazione parlamentare presentata al Ministro della Giustizia riguardante il DM che prevede, in alcuni UEPE, la sperimentazione dell’inserimento del Corpo della Polizia penitenziaria con l’Istituzione dei nuclei di verifica e controllo.
La delegazione degli Assistenti sociali intervenuti all’incontro, composta da un componente la delegazione trattante del coordinamento nazionale lavoratori del comparto Ministeri penitenziari FpCgil, quattro Ass. sociali FpCgil di cui una in rappresentanza del CASG, ha avuto modo di esporre tutte le perplessità che la suddetta questione ha suscitato tra i lavoratori del settore e ribadire le motivazioni avanzate a sostegno della richiesta di immediata sospensione del provvedimento .
Tale posizione è stata riaffermata dalla FpCgil e dai lavoratori presenti manifestando la necessità di avviare sulla questione un opportuno confronto di più ampio respiro, un confronto che necessariamente dovrà esplicarsi soprattutto sul piano politico e sociale, che consenta riflessioni approfondite sulle modalità di esecuzione della pena ed in particolare dell’esecuzione penale esterna che coinvolga le diverse componenti, un confronto, quindi, mirato all’individuazione di un progetto condiviso che eviti lo scontro tra professionalità.
L’incontro si è concluso con la disponibilità e l’impegno dei parlamentari ad intraprendere fin da subito interventi mirati all’obiettivo proposto, primo fra tutti, un incontro con il Sottosegretario alla Giustizia prof. Manconi.
E’ di tutta evidenza che l’attenzione della Fp Cgil sulla questione è e rimarrà alta, vi terremo informati sui prossimi sviluppi e appuntamenti. 

Il Coordinatore Nazionale
Penitenziari C.M.

Lina Lamonica

Siglata l'ipotesi di accordo FUA 2007

COMUNICATO

Vi informiamo che il giorno 8 gennaio u.s. è stato siglato, presso il Ministero della Giustizia, l’ipotesi di accordo riguardante il FUA 2007 allegato alla presente nota.
Possiamo dire che l’impianto complessivo dell’accordo è rimasto invariato rispetto a quello dell’anno 2006, o meglio in alcune sue parti fino al 31.05.2007 data entro la quale, il tavolo tecnico paritetico istituito dalla Direzione Generale del Personale, avrebbe dovuto, tra le altre iniziative in cantiere, elaborare una proposta.
Tale intendimento, rappresentato da questa O.S. nella nota CM41/07 del 12.02.2007, non ha avuto purtroppo seguito così come speravamo, pertanto, alcune modifiche apportate riguardano le posizioni particolari che, a decorrere dal 31 maggio 2007, la voce “servizio disagiato” vede l’inserimento di ulteriori sedi quali quelle della CR Porto Azzurro, della CC Favignana e degli IIPP di Venezia con un incremento della indennità di sede disagiata; scelta che abbiamo sostenuto e condiviso contrariamente a qualche altra O.S..
Riguardo le posizioni organizzative la FpCgil ha rappresentato la necessità di una revisione globale delle stesse evidenziando che altrimenti non sarà più disponibile a confrontarsi. Pertanto ha invitato il DAP ad avviare immediatamente una disposizione che espliciti con chiarezza il concetto di posizione organizzativa e a chiedere ai dirigenti responsabili degli Uffici centrali e delle strutture periferiche di dichiarare il reale fabbisogno delle posizioni organizzative per l’anno 2008 avendo a riferimento quanto indicato nell’art.18 del CCNL. Abbiamo inoltre sostenuto che a tale rilevazione di dati da parte del DAP dovrà fare seguito, entro breve e non oltre il mese di febbraio, un incontro tra le parti per concordare non solo le peculiarità che caratterizzano le posizioni organizzative ma i criteri e le procedure per l’attribuzione formale dell’incarico nonché definirne il numero ed il corrispettivo economico.
Roma, 10 gennaio 2008

Il Coordinatore Nazionale
Penitenziari C. Ministeri

Lina Lamonica

 
 

Lettera circolare sui posti dirigenziali vacanti area 1

 

 
 

Lettera alla direzione generale sulle problematiche area educativa C.C. Catania

 
Roma, 21.07.2008

Alla Direzione Generale
Detenuti e Trattamento
Uff.IV- Trattamento intramurario
Cons. Ardita

e, per conoscenza
All’Ufficio per la Relazioni Sindacali
Dssa P. Conte

Al Provveditorato Regionale della Sicilia
Dr. Faramo
P A L E R M O

Prot.n. CM175/2008
Oggetto : Problematiche Area Educativa C.C. Catania P. Lanza

Questa O.S. è venuta a conoscenza che il Dirigente della CC di Catania P.Lanza , nonostante le determinazioni che codesta Direzione Generale ha avanzato in risposta alla nostra richiesta di intervento chiarificatore riguardo le problematiche dell’area educativa dell’Istituto penitenziario in questione, informalmente ha comunicato ai lavoratori che non intende rivedere i contenuti del provvedimento oggetto della vertenza in quanto, a suo dire, la risposta formulata da Codesta Direzione Generale a firma del Direttore Generale Cons. Ardita conferma la disposizione emanata.
La Fp Cgil, nel ritenere tale affermazione assolutamente infondata e frutto di una pura interpretazione, chiede un ulteriore intervento di codesta Direzione generale finalizzato a chiarire definitivamente al Dirigente dell’Istituto in questione quanto espresso nella nota n.239206 del 10.07.2008.
In attesa di sollecito riscontro si porgono distinti saluti.

 Il Coordinatore Nazionale
  Penitenziari C. Ministeri

           Lina Lamonica

 
 

Lettera aperta ai lavoratori penitenziari comparto Ministeri

 

 

L’obiettivo di questo intervento è quello di avviare un confronto e aprire un dibattito su una tematica che in questi ultimi mesi ha praticamente “investito” il personale del comparto Ministeri.

Si tratta come voi ben sapete di iniziative avanzate da alcune OO.SS. che, in maniera semplicistica, pretestuosa e provocatoria, intendono risolvere le annose ed endemiche problematiche del personale penitenziario afferente al comparto Ministeri, proponendo a questi ultimi il passaggio tout- court al Comparto sicurezza oppure l’istituzione ed il successivo passaggio ai “ruoli tecnici ” della polizia penitenziaria, riferendosi alla polizia di stato piuttosto che al corpo forestale o, perché no, ai vigili del fuoco.

Insomma proposte che hanno finito per proiettare i lavoratori penitenziari in una dialettica astrusa, ingannevole e a tratti demenziale che ha indotto la FpCgil ad avviare una prima riflessione sulla questione con i componenti la delegazione trattante.
Alcuni contributi sono già stati prodotti da Anna Greco coordinatrice del Piemonte e da Barbara Campagna coordinatrice della Lombardia e che abbiamo inoltrato alla nostra mail-list per avviare il necessario dibattito ma crediamo opportuno, considerate le notevoli sollecitazioni, proporvi alcune considerazioni.
E’ a tutti evidente che il periodo storico che stiamo vivendo e che ci si prospetta è particolarmente difficile dal punto di vista politico, sociale ed economico.
Le scelte neo liberiste del governo sono tra l’altro, tutte orientate al bisogno di “fare cassa” e, quindi, mirate prevalentemente ai tagli delle risorse in particolare quelle da destinare al settore pubblico con una ricaduta devastante sui servizi per i cittadini garantiti dalla costituzione – sanità, istruzione, giustizia -.
E’ un momento in cui il lavoratore pubblico è oggetto di una pesante aggressione politica e mediatica mirata a svalutare con disprezzo e acredine sia l’aspetto della sua professionalità sia quello più intimo e specificamente personale, mirata a cancellare i diritti di cittadinanza e, ancor più, la storia sindacale e del mondo del lavoro caratterizzata dalle lotte dei lavoratori nella conquista e tutela della loro dignità.
L’obiettivo lucidamente perverso messo in atto è quello di incidere solchi sociali, di favorire una conflittualità tra la classe lavoratrice e la cittadinanza senza precedenti per ridurre e privatizzare il servizio pubblico .
Ebbene, non è casuale, a nostro parere, che tale contesto sia divenuto terreno fertile per progetti e/o iniziative bizzarre e corporative che trovano più o meno razionalmente consensi tra i lavoratori.

Quanto si sta verificando nel penitenziario ne è la prova, ed è evidente che si colloca in un momento di forte disagio (che è inutile negarlo esiste da troppo tempo!), di costante mortificazione professionale e operativa, oggi ancor più consolidata attraverso la riduzione delle risorse economiche, materiali ed umane. E il malessere è ancora più evidente quando nell’ambito della stessa amministrazione, dello stesso posto di lavoro, le ricadute degli interventi politici e amministrativi si diversificano favorendo, purtroppo, conflittualità tra le diverse professionalità, tra i lavoratori.

Siamo consapevoli della forte contraddizione che viviamo quotidianamente, ma crediamo sia necessario non subire apaticamente i richiami, se pur allettanti, di benefici economici e non solo che, oltre a risultare irrealizzabili, vista l’attuale difficile situazione economica, possono intraprendere una china involutiva dal punto di vista culturale, pericolosa e senza ritorno.
Se è indubbio che la veloce ascesa professionale della polizia penitenziaria da una parte e l’istituzione della dirigenza penitenziaria dall’altra hanno finito per soffocare tutte le altre professionalità per le quali non vi è stata alcuna attenzione istituzionale, nessun investimento da parte dell’amministrazione finalizzato alla loro valorizzazione professionale e al riconoscimento della loro operatività complessa e peculiare, per le quali è assente un deciso intervento in ambito politico nel rivendicare equità della distribuzione delle risorse economiche e dare ai due comparti pari dignità, è oltre modo certo che il passaggio al comparto sicurezza non risolverebbe assolutamente le cose, anzi potrebbe aggravarle ulteriormente in termini organizzativi, funzionali e culturali.

Crediamo, infatti, che un eventuale passaggio al comparto “sicurezza” snaturi fortemente il mandato costituzionale di tutto il sistema dell’esecuzione penale, e questo non possiamo permetterlo, non ci appartiene culturalmente. E inoltre, quali sarebbero le implicazioni organizzative e funzionali nello svolgimento del compito istituzionale? Potrà essere rivendicata l’autonomia professionale e dell’area di riferimento? Sono interrogativi che con onestà intellettuale occorre porsi .

La Fp Cgil non intende assolutamente esimersi dall’entrare nella questione, che sembra avere provocato tra i lavoratori forti aspettative, anzi ritiene che debba essere affrontata con la dovuta serietà, esaminando con attenzione il problema e utilizzando con determinazione tutti gli strumenti disponibili a garantire la tutela dello “status” dei lavoratori del comparto ministeri e favorire condizioni ottimali per poter ridare dignità a tutti i ruoli professionali che lo compongono.

Fondamentale, al momento, è lo strumento contrattuale di comparto, il contratto integrativo, che potrebbe risultare una valida occasione per valorizzare le professionalità penitenziarie e la loro peculiarità in quanto specialisti del sistema dell’esecuzione penale, per ribadire che gli operatori penitenziari sono lavoratori pubblici che forniscono un servizio alla cittadinanza .
Occorre poter discutere di qualità del servizio erogato, di verifica e valutazione dei risultati raggiunti anche se il contesto, storicamente auto-referenziale e da tempo ingessato da vetusti archetipi di “non valutazione”, esprime evidenti resistenze.
Per questo crediamo possa essere necessario progettare e proporre un nuovo modello organizzativo più agile e funzionale al raggiungimento degli obiettivi, che coinvolga i suoi lavoratori in un progetto condiviso e partecipato, che rappresenti effettivamente la propria specificità valorizzando e potenziando le aree pedagogiche, di esecuzione penale esterna, contabile, nonché le professionalità ad esse afferenti facendo ricorso, se fosse necessario, anche ad intervento normativo che affermi e confermi l’agito e la peculiarità professionale dei lavoratori penitenziari.

A questo aggiungiamo la necessità di rivendicare pari dignità economica tra le componenti professionali penitenziarie ritenendo che la peculiarità del contesto lavorativo e la specificità degli interventi operativi che meglio caratterizzano alcune professionalità vadano estese a tutti i ruoli che in quel contesto intervengono senza per questo, crediamo, modificare lo status dei lavoratori.
Se alcuni degli aspetti evidenziati potranno essere prossimamente proposti e discussi nel corso degli incontri con l’amministrazione per la predisposizione e definizione del contratto integrativo, altri sono ancora in fase interlocutoria e per questo è necessario il contributo di tutti voi che attendiamo e che porteremo al prossimo incontro di coordinamento nazionale da tenersi entro gennaio o inizio febbraio prossimi.
Roma, 10 dicembre 2008

La coordinatrice nazionale
Penitenziari – Ministeri
Lina Lamonica

 
 

 

Comunicato

 
Roma, 20.10.2009

 
Al Capo del DAP
Pres. F. Ionta

Al Vice Capo del DAP
Dott. E.di Somma

Al Direttore Generale
del Personale e della Formazione
Dott. De Pascalis

Al Provveditore A.P.
Regione Emilia Romagna
B O L O G N A

Al Provveditore A.P.
Regione Toscana
FIRENZE
e, per conoscenza

all’Ufficio per le Relazioni Sindacali DAP
D.ssa P. Conte

Alle Segreterie Regionali e Comprensoriali FpCgil
Ai Delegati ed Eletti RSU FpCgil sui posti di lavoro

Prot. N. CM221/2009
Oggetto: Corresponsione emolumenti FUA 2008

A seguito di una nostra nota inviata il 19.10.2009 al Provveditore della Regione Lombardia nella quale abbiamo rappresentato le nostre rimostranze sulla mancata corresponsione ai lavoratori della regione degli emolumenti riguardanti il FUA 2008, siamo venuti a conoscenza che la problematica interessa molte altre realtà penitenziarie.

Segnalazioni,in tal senso, ci pervengono ad esempio dai lavoratori che fanno riferimento ai Provveditorati della Toscana e dell’Emilia Romagna che a quanto pare a tutt’oggi non si sono attivati per distribuire ai lavoratori l’emolumento previsto dal FUA indicato.

Ritenendo assolutamente non più tollerabile tale situazione evidentemente irrispettosa e mortificante per i lavoratori , la Fp Cgil chiede un intervento urgente e mirato dei vertici di codesta Amministrazione affinché una volta per tutte si ponga fine a tale stillicidio che puntualmente ravvisiamo senza comprendere le reali cause che lo determinano.

In attesa di sollecito riscontro porgiamo cordiali saluti.

 

La coordinatrice nazionale
Penitenziari – C. Ministeri

Lina Lamonica

 
 

 

Comunicato

 
COMUNICATO
Maggiorazione di 1/5 del servizio prestato ai fini pensionistici

 
Da alcuni giorni ci arrivano richieste di chiarimento in merito al ricorso amministrativo promosso da un organizzazione sindacale per il riconoscimento, ai fini pensionistici, di un quinto del servizio prestato, come già avviene per il personale del comparto sicurezza, per le ex vigilatrici transitate nel corpo di polizia penitenziaria e per i Dirigenti penitenziari.
La maggiorazione di 1/5 è applicata per legge al personale previsto o equiparato di cui alla Legge 121/81 , ovvero, al personale contrattualmente afferente al Comparto Sicurezza, quindi alla Polizia Penitenziaria ed ai Dirigenti penitenziari (in virtù dell’applicazione dell’art.40 L.395/90 prima e della Legge Meduri successivamente).
Per quanto riguarda le ex vigilatrici, il beneficio è stato loro riconosciuto in virtù dell’espressa continuità delle loro funzioni e del successivo inquadramento nel Corpo, come sancito espressamente all’art.2 della Legge 395/90.
Da una prima sommaria analisi sulla questione, secondo questa O.S., pur ritenendo che tali iniziative rientrino legittimamente tra le prerogative sindacali, si rileva l’inopportunità politica ed etica di far leva sulla emotività dei lavoratori – che allo stato vivono forti disagi operativi e professionali -, per finalizzare e subordinare l’iniziativa alla raccolta di sottoscrizioni.
Tesi che in qualche modo, a nostro parere, sembrerebbe confermata dal secondo comunicato di quella O.S. che, riducendo il periodo utile per effettuare il ricorso, fa intendere una stretta relazione tra l’iniziativa del ricorso e l’iscrizione al sindacato stesso.
Tuttavia, la Fp Cgil ha demandato al proprio Ufficio Legale la verifica sulla effettiva fattibilità del ricorso. In tal senso e qualora emergessero elementi giuridicamente sostenibili, sarà cura di questa organizzazione sindacale promuoverlo e sostenerlo a favore di tutti i lavoratori del comparto.

Roma, 12/11/09


Lina La Monica      Gianfranco Macigno

 
 

 

Comunicato penitenziari

AI LAVORATORI PENITENZIARI

FACCIAMOCI SENTIRE !!!!!

Il giorno 5 febbraio p.v. come ben sapete i lavoratori giudiziari scioperano per manifestare il proprio dissenso alla devastante azione di questo governo che sta smantellando l’intero sistema della giustizia, per dar voce al proprio disagio operativo e professionale che vivono nell’agire quotidiano a causa dei tagli indiscriminati alle risorse, scioperano a causa dell’accordo stralcio del contratto integrativo siglato dall’amministrazione e dalla minoranza delle OO.SS. che oltre a ” DEMANSIONARLI ” e a ” DEQUALIFICARLI ” porterà gravi nocumenti al servizio della giustizia.

I motivi della protesta, però, coinvolgono tutti i lavoratori della giustizia, ovvero tutte le componenti professionali che afferiscono alle differenti articolazioni dipartimentali che la compongono : i penitenziari, la giustizia minorile, gli archivi notarili, settori che in diverso modo ma con la stessa intensità hanno non solo subito la beffa dell’accordo del contratto integrativo ma sono interessati pesantemente dagli interventi scellerati avviati dalla compagine governativa la cui ricaduta sta comportando effetti devastanti in ciascuno di essi e determinando gravi criticità nelle rispettive specificità operative.
Per quanto riguarda il contesto penitenziario quotidianamente verifichiamo l’entità dei danni che tali interventi stanno comportando sul versante organizzativo e su quello più ampio della politica e della cultura penitenziaria.
Sono interventi di impatto mediatico che sembrano nascere sull’onda dell’emotività causata da un particolare evento critico. Interventi che, a nostro parere, non solo eludono i principi ascritti nell’art. 27 della costituzione cui si ispira il mandato istituzionale del sistema, ma sono carenti di quella progettualità organica propedeutica e necessaria alla individuazione ed alla implementazione di iniziative che tengono conto di tutte le componenti che caratterizzano il settore.

Rileviamo ad esempio che:

* All’incremento della popolazione detenuta si risponde con l’oramai famoso “piano carceri” che dovrebbe far fronte al dichiarato stato di “emergenza” prevedendo la costruzione di nuove strutture, interventi legislativi in materia di esecuzione penale e incremento del personale di polizia penitenziaria.

* All’aumento dei suicidi dei detenuti si risponde con l’istituzione dei “gruppi di ascolto” costituiti da personale di polizia penitenziaria che si sostituiranno “improvvisandosi” alle professionalità competenti ( psicologi) per svolgere un compito cui istituzionalmente non sono demandati. Una grave e aberrante iniziativa che evidenzia la non conoscenza del contesto e delle problematiche ad esso afferenti e che dequalifica le professionalità deputate a tale specifico intervento.

E inoltre:

* si riducono le dotazioni organiche di tutte le professionalità ( educatori, assistenti sociali, contabili, collaboratori e tecnici) comportando ai lavoratori forti disagi operativi per l’aggravio dei carichi di lavoro e difficoltà nell’espletamento dei compiti istituzionali.

A poco valgono le assunzioni dei 397 educatori vincitori del concorso pubblico indetto nel 2003 previste con fondi stanziati dal precedente governo !

* L’indiscriminato taglio alle risorse impedisce il necessario incremento di personale bloccandone il turn over; impedisce l’incremento di quelle professionalità peculiari all’implementazione delle norme riguardanti l’esecuzione penale alle quali, tra l’altro, il “piano carceri” sta apportando modifiche: le ultime assunzioni degli assistenti sociali risalgono ad oltre dieci anni e gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna rischiano il collasso istituzionale per carenza di mezzi e risorse.

* In ultimo l’accordo stralcio del contratto integrativo che sancisce il nuovo ordinamento professionale, un accordo che non abbiamo siglato e che vanifica totalmente le aspettative di tutti i lavoratori mirate alla valorizzazione delle professionalità che oggi, risultano ulteriormente mortificate.
Questi in sintesi i motivi per i quali riteniamo valga la pena far sentire il nostro disappunto.
Questi i motivi che integrati a quelli dei lavoratori giudiziari evidenziano quanto sia pericolosa la deriva intrapresa dall’intero sistema Giustizia alla quale è necessario porre freno per evitare il punto di non ritorno in termini di diritti , garanzie e legittimità.
Per questi motivi i lavoratori penitenziari Fp Cgil sosterranno la protesta dei colleghi giudiziari partecipando alle assemblee cittadine indette nelle diverse città, manifestando in questo modo una solidarietà attiva e concreta.
Un modo per dar voce al proprio dissenso, per partecipare la condivisione degli obiettivi della protesta , per rappresentare l’unitarietà dei lavoratori della giustizia nella opposizione allo smantellamento della democrazia.

La coordinatrice Nazionale
Penitenziari – C. Ministeri
Lina Lamonica

Nota congiunta

 
 
Nota a verbale incontro 14 ottobre progressioni economiche

 
 
 
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