ANCORA INTERLOCUTORIO L'INCONTRO CON LA DIREZIONE GENERALE

Continua il confronto con Persociv per il FUA 2016. A tutt’oggi
i nodi da sciogliere rimangono i numeri da stabilire in misura sostenibile per
le auspicabili progressioni economiche di cui c’è certezza per il 2016 mentre
ancora poco congrui, a nostro avviso, sono quelli da individuare per il 2017 e
gli anni a seguire.

Inoltre, permangono forti perplessità sulla performance
come elemento valutativo anche per i passaggi di fascia per gli anni 2014/15,
sui quali per noi vale la nota determina del Sottosegretario di Stato alla
difesa, come peraltro già certificato dagli organismi di controllo.

A tale scopo l’Amministrazione, recependo i dubbi da noi
espressi nell’occasione, si è impegnata a verificare presso gli organi
certificatori un eventuale diversa modulazione del merito espresso con la
performance individuale.

Abbiamo di nuovo chiesto di effettuare un più attento
monitoraggio su PPL, TURNI E REPERIBILITA’ E POSIZIONI ORGANIZZATIVE che
gravano sul FUA, aumentando le somme destinate alle prime, per riportarle ai
livelli 2014, anche incidendo sulle seconde.
La nostra attenzione è stata rivolta ai passaggi fra le
Aree che consentirebbero di risolvere l’annoso problema che riguarda i
dipendenti di I Area, verso i quali chiediamo di prevedere un impegno formale
nell’ambito dell’accordo comunque da risolvere con apposita norma di legge in
ambito politico.

L’Amministrazione si è impegnata a sciogliere gli ulteriori
dubbi e ha aggiornato la riunione al 27 luglio.
Roma,
20.07.2016

Il Coordinatore Nazionale FP CGIL
Ministero della Difesa

Francesco Quinti

 

Al Capo del DAP sulle aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria

Oggetto: aggressioni al personale di Polizia
Penitenziaria.

EgregioPresidente,

la FP CGIL esprime, ancora
una volta, forte preoccupazione per il costante aumento delle aggressioni
subite dal personale di Polizia Penitenziaria negli ultimi anni e per l’assenza
di risposte idonee a contrastare il fenomeno da parte dell’amministrazione
penitenziaria, al punto che in molti istituti, in ultimo quello di Ariano
Irpino, le aggressioni si ripetono nel giro di poco tempo.

Non si può tollerare che tale
fenomeno venga sottovalutato, come non è più tollerabile l’assordante silenzio dell’amministrazione
che tende a nascondere la realtà dei fatti.

La realtà è che l’amministrazione penitenziaria non sa cosa fare
e si limita a spostare i detenuti, che si rendono colpevoli di aggressioni al
personale di Polizia Penitenziaria, da un istituto ad un altro, scaricando
tutte le responsabilità sul personale che, con gli organici ridotti e senza le
risorse adeguate, deve fronteggiare la situazione e sopperire alle lacune del
DAP.

Ancor più preoccupante è
constatare che neanche le poche e insufficienti disposizioni date dal DAP sulla
questione vengono poi rispettate. A tal proposito è sotto gli occhi di tutti
che quanto disposto dall’amministrazione centrale sui circuiti penitenziari non
è stato applicato, come nulla è stato fatto su quanto disciplinato con la circolare GDAP-0186697-2015,
del 26 maggio 2015, dove si chiedeva ai Provveditori di individuare alcune
Sezioni, appositamente dedicate, ove allocare quei detenuti non ancora pronti
al regime aperto ovvero che si siano dimostrati incompatibili con lo stesso, al
fine di salvaguardare detto regime da attività negative di prevaricazione e
violenza.

Per quanto sopra esposto la FP
CGIL Le chiede di prendere atto della gravità del fenomeno, di avviare un’indagine
conoscitiva sulle reali dimensioni dello stesso e di prendere immediati
provvedimenti atti a superare le gravi criticità riscontrate, intervenendo
inoltre su quei dirigenti che non intendono rispettare le disposizioni
impartite.

Distinti saluti

Il coordinatore nazionale Fpcgil
Polizia Penitenziaria 
Massimiliano Prestini

Tortura: Fp Cgil, subito la legge su introduzione reato, basta attese

Roma,
7 luglio

‘Subito la legge, stop tortura’. Dopo mesi nell’oblio
riparte la discussione in Parlamento sull’introduzione del reato di
tortura nel codice penale. Con la ripresa in queste ore dell’esame del
disegno di legge a Palazzo Madama, subito rimandato alla prossima
settimana, la Fp Cgil rilancia la campagna per l’introduzione del reato
di tortura dietro le parole: #SubitoLaLegge, #StopTortura.

“Sono
passati quasi 30 anni – ricorda la Funzione Pubblica Cgil – dalla
ratifica nel nostro paese della Convenzione delle Nazioni Unite contro
la tortura, la quale prevede che ogni Stato si adoperi per perseguire
penalmente gli atti di tortura”. Eppure ancora oggi, fa notare il
sindacato, “nonostante i numerosi annunci, nulla è accaduto. In Italia
non esiste ancora uno specifico reato”. Oltre un anno fa, il presidente
del Consiglio Matteo Renzi, a seguito della condanna dell’Italia da
parte della Corte europea per i fatti della scuola Diaz, durante il G8
di Genova, affidò ad un tweet il suo pensiero: ‘Quello che dobbiamo dire
lo dobbiamo dire in Parlamento con il reato di tortura’. Parole rimaste
nell’etere.

Con la ripresa del dibattito parlamentare, la Fp
Cgil rilancia la sua campagna: “Da troppi anni – spiega – attendiamo una
legge che introduca finalmente nel nostro ordinamento il reato di
tortura. Una carenza, un vuoto normativo, che ci mette ai margini dei
paesi che si ritengono essere civili e che fa del nostro paese il
rifugio per chi all’estero si macchia di tale infame reato. Non è più
tempo di tergiversare, rimpallandosi responsabilità e ingarbugliandosi
nell’iter parlamentare. Il Senato approvi la legge e la approvi subito”.

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: FUA 2015 e accantonamento per le progressioni economiche 2016 – LA FP CGIL NON FIRMA

 
Dopo diversi incontri
l’amministrazione ha proposto il “solito” accordo FUA per l’anno 2015,
retroattivo e discrezionale.

Oltre alle motivazioni,
che oramai da anni ci hanno convinto a non firmare gli accordi FUA, ce ne sono
alcune che vogliamo evidenziare.

Uno degli aspetti che
hanno fatto valutare negativamente, nel merito – sempre e solo nel merito –
questo accordo è la sua retroattività, che di fatto ostacolerà ancor di più la
contrattazione territoriale.

Inoltre, la questione
che poniamo nuovamente è: quanti e quali uffici hanno adottato i piani
operativi e i piani individuali di lavoro nel corso del 2015? Quante e quali
“verifiche” sono state fatte su questo sistema? 
La risposta è che rimane, di fatto, tutto retroattivo e discrezionale.

 

Inoltre, l’accordo prevede un accantonamento di
3.325.000 € per le progressioni economiche 2016. La FP CGIL ha ritenuto queste
risorse insufficienti in quanto con questa somma si potranno fare progressioni
economiche per un 15-20 % del personale, il che vuol dire non andare a coprire
neanche quel 33% che la volta precedente non aveva avuto le progressioni
economiche.

Infine,
l’Amministrazione ha preteso che nel testo dell’accordo venisse inserito questo
inciso: “[…] Le parti convengono sulla
necessità del coinvolgimento di ciascuna Amministrazione (Ministero del Lavoro,
INL, ANPAL) in relazione al personale assegnato […]”. Quest’organizzazione,
prima di decidere di non firmare, ha invitato l’Amministrazione a fissare un
incontro entro fine mese per fare l’accordo sui criteri delle progressioni
economiche, garantendo la presenza di tutti i soggetti coinvolti ma
l’Amministrazione su questo punto ha fatto presente che non poteva garantire
per gli altri soggetti da lei coinvolti.

Con queste premesse,
considerando anche i tempi stretti per la chiusura dell’accordo e dell’iter
previsto e non avendo certezze sul buon esito delle progressioni economiche, la
FP CGIL non ha firmato il Fondo Unico di Amministrazione 2015.

                                                     

Il Coordinatore nazionale  FP
CGIL      Il Coordinatore nazionale FP
CGIL 
           INL e ANPAL                                Min.del lavoro e delle politiche sociali
           Matteo Ariano                                          Giuseppe Palumbo          
      

Legittimità del contributo di solidarietà sulle "pensioni d'oro"

La Corte costituzionale cambiando
il precedente orientamento, ha respinto le varie questioni di costituzionalità
relative al contributo (che scade nel dicembre 2016), sulle pensioni di importo
più elevato. Infatti non ha ravvisato la natura tributaria e ha ritenuto che si
tratta di un contributo di solidarietà interno al circuito
previdenziale, giustificato il tutto in via eccezionale, con la crisi
contingente e grave del sistema.
La Corte ha anche ritenuto
che tale contributo rispetti il principio di progressività e, pur comportando
innegabilmente un sacrificio sui pensionati colpiti, sia comunque sostenibile
in quanto applicato solo sulle pensioni più elevate, da 14 a oltre 30 volte
superiori alle pensioni minime.
Questa decisione oltre a
confermare una misura di contenimento della spesa previdenziale assunta dal
governo Letta, contiene le premesse di una sua proroga che può essere richiesta
invocando il prolungarsi della grave crisi economica.
Non solo, poiché la Corte ha
riconosciuto la legittimità del prelievo perché utilizzato all’interno del
sistema pensionistico, si potrebbero ridurre tutte le pensioni in atto, non
solo quelle cosiddette “d’oro”, ma quelle medio alte e cioè dai 3000 euro in
su; sempre per la riduzione della spesa previdenziale, lasciando in questo modo
irrisolti i problemi sul tappeto come per esempio la flessibilità in uscita o
la riduzione dell’onerosità delle ricongiunzioni.

   

La Corte Costituzionale contro la norma antibadante

Pensioni reversibili

La Corte
Costituzione dichiara illegittime le norme cosiddette “anti badanti”

Con ordinanza 2014, la Corte dei conti della Regione
Lazio, in qualità di giudice unico delle pensioni, ha sollevato, la questione
di legittimità costituzionale dell’art. 18, comma 5, del decreto-legge 6 luglio
2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria),
convertito con legge 111/2011.

La disposizione impugnata, prevede che «Con effetto
sulle pensioni decorrenti dal 1° gennaio 2012 l’aliquota percentuale della
pensione a favore dei superstiti di assicurato e pensionato, nell’ambito del
regime dell’assicurazione generale obbligatoria e delle forme esclusive o
sostitutive di detto regime, nonché della gestione separata di cui all’articolo
2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, è ridotta; nei casi in cui il
matrimonio con il dante causa sia stato contratto in età del medesimo superiore
a settanta anni e la differenza di età tra i coniugi sia superiore a venti
anni. Vale a dire il 10% in ragione di ogni anno di matrimonio.

Nei casi di frazione di anno la predetta riduzione
percentuale è proporzionalmente rideterminata.

Le disposizioni di cui al presente comma non si
applicano nei casi di presenza di figli di minore età, studenti o inabili.

Resta fermo il regime di cumulabilità disciplinato
dall’articolo 1, comma 41, della predetta legge n. 335 del 1995.

Il giudice del Lazio nel 2014 ha sollevato la questione
di costituzionalità perché dell’avviso che la disciplina impugnata contrasti
con l’art. 29 Cost. (Articolo 29: La Repubblica riconosce i diritti della
famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato
sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla
legge a garanzia dell’unità familiare).

Le decurtazioni previste dalla legge pregiudicano la
possibilità di condurre una vita dignitosa dopo la morte del coniuge e violano
così la libertà di compiere scelte personali in ambito familiare.
Continua a leggere scaricando il pdf allegato
  

MIUR: Comunicato su conclusione confronto progressioni

La pesca dell’Amministrazione ha funzionato e, nella
riunione di ieri, un’altra sigla sindacale, all’inizio fieramente contraria, ha
rivisto la sua posizione e “responsabilmente” ha firmato l’ipotesi di
accordo.

Noi abbiamo semplicemente ribadito la nostra posizione, ormai
nota, e sul merito dell’accordo, in attesa che ci venga inviata copia, è stata
apportata una ulteriore piccola modifica, che abbassa il punteggio
dell’anzianità di fascia da 1  a 0,70
punti per anno fino al limite previsto dei 20 punti massimi rivendicabili.
Questa modifica, sufficiente a far cambiare idea ai colleghi dell’UNSA, in realtà
nulla muta rispetto all’impianto complessivo di un accordo dove la differenza
vera la farà quasi unicamente la media della valutazione individuale, fatta con
un sistema discutibile ed estraneo al contesto normativo a cui esplicitamente
l’accordo si richiama. Resta pertanto ferma la nostra contrarietà ad un accordo
i cui criteri rischiano di penalizzare fortemente i lavoratori. L’accordo
affronta adesso la complessa fase di certificazione da parte degli organi di
controllo, certificazione necessaria alla sua efficacia. Noi vigileremo con
grande attenzione su questo processo e certo non  faremo nessuno sconto al momento in cui le
sue contraddizioni interne si caleranno sulle specifiche situazioni
territoriali.

Sempre nella riunione
di ieri abbiamo chiesto di conoscere quali sono le intenzioni ed i programmi
dell’amministrazione rispetto alle gravi carenze negli organici, in
considerazione del prossimo (si spera) termine dell’operazione mobilità dalle
province e dalla CRI, operazione che finora per il MIUR ha prodotto il topolino
di sole 39 istanze di mobilità in tutto il territorio nazionale. L’Amministrazione
ci ha risposto per la prima volta affermando di voler procedere, una volta
riacquisite le facoltà assunzionali e sulla base delle risorse disponibili sul
budget assunzionale, anche allo scorrimento delle graduatorie di idonei
attualmente vigenti. Sul punto la questione critica che hanno sollevato è la
distribuzione diseguale di queste graduatorie sul territorio nazionale, per cui
è presumibile che non saranno presi in considerazione tutti gli idonei presenti
con particolare riferimento a quelle regioni dove ne esiste un numero
considerevole. Noi abbiamo ribadito che è possibile, tramite una norma
specifica, trasformare le graduatorie da regionali a nazionali e che sarebbe
utile al momento, ed in attesa di autorizzazioni e tempi di espletamento di
nuove procedure concorsuali, far leva su tutte le possibilità occupazionali presenti.
Vista la situazione inenarrabile di carenze immancabilmente richiamata ad ogni
occasione dalla stessa controparte.

Vedremo, ma certo la
partita occupazionale sarà al centro dei nostri interessi a partire da settembre.

 

Sempre a settembre
avvieremo il confronto sul FUA 2016, di molto ridotto a seguito dell’impegno
sulle progressioni. Noi riteniamo che il MIUR debba mettere sul piatto nuove
risorse e per il momento siamo al miraggio dei fondi PON promessi e mai portati
al tavolo nazionale come disponibilità concreta. Anche su questo misureremo
l’effettiva volontà di corrispondere agli interessi dei lavoratori e non solo a
quelle del MEF e della Funzione Pubblica. Ma, se dobbiamo giudicare da quanto è
avvenuto sulle progressioni, non ci pare di avere interlocutori in grado di
puntare i piedi e sbattere i pugni sui tavoli che contano.

 

 

 

Claudio Meloni

FP CGIL NAZIONALE

 

IL PUNTO SULLA RIFORMA, LA BEFFA DEL COSIDDETTO CONCORSONE E LE COLPE DEGLI ARCHEOLOGI

IL
PUNTO SULLA RIFORMA,  LA BEFFA DEL
COSIDDETTO CONCORSONE E LE COLPE DEGLI ARCHEOLOGI

 

Ci pare opportuno, una
volta chiusa una importante fase negoziale, aprire una finestra sulla riforma
cercando di fare il punto su quanto sta avvenendo a seguito della prima
riforma.  La fase del rilancio dei musei
autonomi  si può dire avviata e i risultati
si dovrebbero iniziare a vedere. A parte qualche eccezione non ci pare abbia
prodotto grandi risultati: la gran parte di queste strutture è in mezzo al
guado, non si intravedono grandi progetti culturali a meno che affittare
qualche sito per un simposio, una mostra di mobili di design o una cena con
invitati vip possa essere giudicato tale. In molti di questi siti stiamo
peraltro assistendo ad un vero e proprio imbarbarimento dei rapporti interni,
basti pensare al caso di Galleria Borghese, dove stiamo assistendo ad una vera
e propria deriva autoritaria del dirigente, arrivato persino a minacciare il
rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di  sanzioni disciplinari  solo se dovesse osare di fare il compito a
cui è stato chiamato, ovvero informare correttamente i lavoratori sulle
questioni che riguardano la loro sicurezza e quella dei cittadini, in un
crescendo di comportamenti vessatori 
verso i lavoratori e di disprezzo ostentato verso le regole delle relazioni
sindacali. In questo caso peraltro la Dirigente proviene direttamente dalle
fila interne, O al caso di Palazzo Ducale di Mantova dove i lavoratori,
esasperati, hanno indirizzato una civilissima lettera al Direttore, alla quale
lo stesso ha risposto chiedendo i nominativi di chi l’ha firmata…

continua a leggere aprendo il comunicato allegato

Sanità: Nota sul decreto ministeriale e piani di rientro aziendali

lo
scorso 15 luglio, e’ stato pubblicato in G.U.,  in applicazione della legge di stabilità 2016,
il Decreto Ministeriale sui piani di rientro delle aziende ospedaliere, delle
aziende ospedaliere universitarie e degli IRCCS. Il
decreto prevede che nell’arco temporale di 3 anni le aziende “in rosso” (53 in
tutta italia) attuino piani di rientro attraverso il contenimento dei costi
raggiungendo la parità di bilancio.

 

Per
il raggiungimento dell’obiettivo il decreto fissa diversi parametri tra cui lo
scostamento tra costi e ricavi,  dentro i
costi si prevede, tra gli altri, il costo del personale e tra i ricavi i ticket
e l’intramoenia. Si
interviene, al fine del contenimento dei costi, direttamente
sull’organizzazione dei servizi e del lavoro, indicando le modalità di
ottimizzazione dei ricavi attraverso ad esempio:

prolungamento di
aperture delle sale operatorie
prolungamento di
orari di aperture di ambulatori
accorpamento di
unità operative di degenza

 

E’
evidente nella lettura che ogni modifica strutturale dovrà essere accompagnata
dalla razionalizzazione dell’utilizzo di fattori produttivi, tra questi il
personale. I
piani di rientro dovranno contenere la quantificazione del personale che si
ricava sottraendo al fabbisogno, così come determinato dai processi di
accorpamento e di contenimento dei costi, le dotazioni attuali. Ciò
determinerà, in presenza di esuberi, il totale blocco del turn-over per ruolo
profilo e specialità e, nel contempo, la mobilità (trasferimenti interni nelle
singole unità operative), come definita dalle norme e dai contratti, e
successivamente la messa in mobilità obbligatoria ai sensi di legge (due anni
di mobilità retribuiti all’80% e poi il  licenziamento). Qualora
il piano aziendale non venga approvato dalla Regione o se gli obiettivi non venissero
raggiunti il D.M. prevede l’automatica decadenza del Direttore Generale
dell’Azienda sanitaria. Risulta
evidente, come tra l’altro già evidenziato e denunciato in sede di commento
della legge di stabilità, che il Governo prosegue, nei confronti del tema
salute, con tagli e manovre ragionieristiche che prescindono totalmente dai
bisogni dei cittadini e dalle differenze regionali nel garantire il diritto
costituzionale alla salute e alle cure. Leggendo
insieme il decreto sui nuovi LEA e il D.M. appena pubblicato, risulta chiaro
che, le risorse insufficienti e gli effetti devastanti che deriveranno dai
piani di rientro aziendali non permetteranno l’uniformità e l’esigibilità dei
LEA ma solo operazioni di narrazione e di immagine. Riorganizzazione
e qualità dei servizi, organizzazione del lavoro, rispetto degli orari e dei
riposi, riconoscimento delle professionalità non si ottengono in modo
burocratico per decreto e senza investimenti, ma con la partecipazione delle
lavoratrici e dei lavoratori e delle loro rappresentanze: servono subito risorse
e contratto. Sarà
nostra cura monitorare su tutto il territorio nazionale le ricadute di tali
provvedimenti ed organizzare un momento di incontro per discutere insieme le
modalità di intervento e di contrasto verso politiche che riterremo dannose per
cittadini e lavoratori.

A
tal fine vi chiediamo di comunicarci le criticità regionali e le eventuali
ricadute sul personale.

 

 

                                                                                 

FP
CGIL nazionale – Area Sanità e SSAEP
Francesca
De Rugeriis    
                                                                                        

Comunicato sulla riunione al DAP sulla mobilità del personale di Polizia Penitenziaria

Genova – patenti 2016

 
 

18.07.2016 – I ritardi sulle visite mediche programmate al personale, provocano non pochi disagi al soccorso tecnico urgente anche a causa del mancato rinnovo delle patenti VF. Pubblichiamo la nota del Coordinatore Regionale della Liguria 

 

 

Reagire alla paura – Di Susanna Camusso.

 
 

18.07.2016 – Reagire alla paura  –  Di Susanna Camusso.

La Cgil è una grande organizzazione sindacale aperta, fondata sulla libertà di adesione, che non conosce e rifiuta discriminazioni di carattere religioso o di provenienza geografica. Democrazia e libertà sono il nostro dna e sono il fondamento della nostra Costituzione.

Sono  questi  principi  e  valori  che  noi,  il  nostro  Paese  e  l’Europa  considerano inviolabili e che vogliamo strenuamente difendere.

Per questo non vogliamo né possiamo rassegnarci all’Europa della paura.

E la paura alimenta false e pericolose risposte xenofobe e razziste.

Si alzano muri, si chiudono frontiere, si rompe la solidarietà tra gli uomini, i deboli e gli oppressi, non si riconosce più e si combatte il diverso. 

È ora che tutti noi e tutte noi prendiamo in mano il nostro destino e il nostro futuro.

Dobbiamo tornare nelle strade, nelle piazze, in tutti i luoghi di lavoro.

Dobbiamo tornare a essere tutti protagonisti.

Dobbiamo tornare a difendere e promuovere con ancora più forza i nostri valori di libertà, democrazia, eguaglianza e solidarietà.

 

 
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