PROPOSTA CGIL PER LA PIATTAFORMA UNITARIA
CCIE 2009
Il contratto integrativo del 2009 si definisce in un momento molto complesso per la vita del Paese e dell’Istituto.
E’ in atto un profondo ripensamento della funzione amministrativa dello Stato che incide anche sull’organizzazione delle Pubbliche Amministrazioni, riducendone l’autonomia, gli spazi gestionali e le risorse.
I tagli alle spese di funzionamento e al salario accessorio, sopratutto in quelle Amministrazioni in cui i processi innovativi sono stati agevolati da forme di incentivazione che hanno favorito il cambiamento, come appunto in Inpdap, hanno una immediata ricaduta sull’efficacia dell’azione amministrativa e penalizzano più volte i dipendenti pubblici, lavoratori e cittadini utenti.
Sull’Inpdap, poi, in quanto ente esponenziale del polo previdenziale pubblico, pesa fortemente anche la riduzione della soglia di garanzie legate al Welfare, operata attraverso le continue riforme del sistema previdenziale italiano, che incidono in termini di servizi, di modalità operative e, più in radice, in termini di missione stessa dell’istituto.
Infatti, il generale peggioramento delle condizioni del Paese e il ricorso del Governo a provvedimenti tesi a cambiare di anno in anno le condizioni minime necessarie per il pensionamento hanno determinato un aumento della domanda dei servizi e un conseguente maggiore esborso monetario per l’erogazione delle prestazioni a cui non è corrisposto un aumento delle entrate.
Anzi, si registra una diminuzione strutturale della base contributiva su cui fare affidamento per il pagamento delle pensioni, dovuto all’aumento dei lavoratori atipici anche nella PA, alla mancanza di nuove assunzioni e al trasferimento di enti iscritti INPDAP in altre casse.
Ciò ha determinato per il 2008 un disavanzo strutturale di bilancio pari a circa 7 miliardi di euro, destinato a crescere nel prossimo triennio se il Governo non interverrà con dei correttivi.
Dal punto di vista organizzativo, questo stato di cose si traduce nel ricorso a soluzioni che non riescono a risolvere il problema della gestione in emergenza delle attività istituzionali, e snaturano sempre di più le specificità del servizio dell’Istituto.
Oggi si vuole dare attuazione a un piano industriale che sposta il core business verso l’attività socio assistenziale e incide sull’organizzazione delle strutture mettendo in evidenza una scarsissima conoscenza delle condizioni e della qualità del lavoro nell’Istituto e dimenticando che il successo di ogni progetto di cambiamento, anche il più ambizioso, è strettamente connesso al grado di condivisione che esso trova sul territorio, al consenso dei cittadini e dei lavoratori che ne sono destinatari.
In questo contesto lo strumento contrattuale, il CCIE 2009, assume il compito di recuperare ai lavoratori la giusta partecipazione alla vita dell’Istituto, la condivisione degli obiettivi da raggiungere, e di riqualificare l’impegno di ciascun lavoratore al miglioramento complessivo dei servizi offerti dell’Istituto nel quadro di un più organico progetto di risanamento dell’Inpdap e, in generale, del lavoro inteso come “servizio alla collettività”.
Il percorso delineato contrattualmente deve proporre un progetto in cui qualità del lavoro, qualità del servizio e professionalità si integrino e si fondano in una risposta efficiente ai bisogni dell’utenza:
1. La territorializzazione delle funzioni ha un suo fondamento se viene qualificata da una maggiore autonomia decisionale e di spesa dei centri di costo di secondo livello e da un forte decentramento delle attività per un migliore impatto sul contesto territoriale di riferimento.
Quanto più, infatti, si accorciano i tempi di azione e quelli di reazione alle criticità del contesto esterno (pensionamenti di massa, dichiarazioni cicliche, nuove normative,…) tanto più immediata può essere la risposta all’utenza e di qualità il servizio reso.
Del resto, una operazione di razionalizzazione delle strutture e dei processi operativi non può prescindere dal contesto territoriale di riferimento se il servizio deve essere tarato sui bisogni dell’utenza e se è previsto un coinvolgimento dei cittadini nel sistema di valutazione del personale.
2. Per un’efficace pianificazione delle attività e degli indicatori di performance bisogna riconsiderare il rapporto tra personale della sede e bacino d’utenza.
E’ chiaro, infatti, che il bacino d’utenza costituisce un vincolo sia quantitativo che qualitativo alle attività da svolgere e, pertanto, rappresenta un parametro imprescindibile cui rapportare risorse, dotazione organica, indennità, salario accessorio e straordinario.
Non si può infatti prescindere da una corretta distribuzione delle varie qualifiche nelle sedi, dalla valutazione della domanda di servizi (territori differenti si caratterizzano anche per differenti tipologie di attività richieste), da una più accurata stima delle singole operazioni del ciclo di lavorazione delle pratiche, da una più attenta compensazione delle esigenze straordinarie con i lavoratori in forza .
3. La semplificazione dei profili professionali, con le modalità previste dal CCNL 2006-2009, è il primo indispensabile passo verso una ricognizione efficace della dotazione organica sul territorio e in Direzione Centrale e, quindi, la futura politica di valorizzazione dell’apporto lavorativo dei dipendenti.
L’operazione di razionalizzazione dell’ordinamento professionale permette l’individuazione delle vacanze organiche locali e l’omogeneizzazione dei carichi lavorativi secondo un’organizzazione del lavoro costruita per obiettivi e risultati.
Inoltre, ottimizzare attività e competenze risolve, almeno in parte, il problema (molto sentito nelle sedi operative) delle mansioni superiori e permette di porre rimedio alle sperequazioni esistenti nel rapporto personale in produzione/funzioni e bacini d’utenza.
Il problema degli assetti organici sul territorio nasce proprio dall’ impossibilità di stabilire un equo ed omogeneo rapporto tra personale/funzioni, competenze e bacini d’utenza. Questo costituisce terreno fertile per la indifferenziazione delle mansioni tra lavoratori di aree diverse, che, tra l’altro, ha forti ricadute motivazionali sul clima interno.
4. Il giusto riconoscimento delle professionalità acquisite e delle capacità individuali deve essere uno degli obiettivi principali della contrattazione.
La professionalità è un fattore costituzionale dell’organizzazione, fondamentale per lo sviluppo dei suoi processi e del servizio. Un fattore chiave a cui si deve far riferimento per:
* programmare piani di sviluppo professionale più immediatamente riferibili a conoscenze, capacità e comportamenti organizzativi richiesti per il ruolo ricoperto;
* porre le basi per un sistema di valutazione futuro che non abbia lo scopo di individuare e punire fannulloni, ma sia indirizzato alla crescita professionale e alla valorizzazione delle potenzialità di ciascun lavoratore.
* sviluppare programmi formativi, accessibili a tutti, che accrescano e diffondano competenze, nell’ottica del complessivo miglioramento del servizio reso.
5. In coerenza con il progetto organizzativo che l’Istituto intende attuare e con la valorizzazione del lavoro sul territorio, è importante realizzare un sistema di incentivi e indennità che premi:
* la mobilità dei dipendenti verso le unità operative di nuova costituzione sulla base del progetto di territorializzazione. In questo modo si favorirebbe la mobilità volontaria anziché il ricorso ai trasferimenti d’ufficio necessari per la creazione delle nuove sedi sub-provinciali.
* la flessibilità alle necessità lavorative e della produzione. Lo sbilanciamento della dotazione organica reale sulle Aree A e B, oltre ad imporre l’individuazione di profili ampi in termini di funzioni e di attività, richiede la giusta valorizzazione di professionalità acquisite oltre le proprie competenze.
* la professionalità nel rapporto con l’utenza. L’onere di un maggior carico emotivo e di competenze,riconducibile ad un continuo rapporto con l’utenza, va sicuramente compensato con un’indennità significativa.
6. Il nesso inscindibile che esiste tra qualità e quantità dei servizi che l’Istituto eroga impone una rivisitazione dei progetti di produzione in un’ottica di omogeneità del trattamento economico accessorio a parità di responsabilità operative e di apporto individuale.
Bisogna introdurre un sistema di corresponsabilità della Direzione Generale nel raggiungimento degli obiettivi di produzione che oggi, invece, ricade esclusivamente sulle Sedi territoriali, prevedendo, al pari di quanto già succede in altri enti previdenziali, un sistema di indicatori per la misurabilità dei risultati quantitativi ascrivibili, pro quota, alle Direzioni Centrali.
Nel CCIE va prevista, poi, l’assegnazione di un maggiore spazio alla contrattazione territoriale, che seppur negli ambiti delegati dalla contrattazione integrativa nazionale, si esprima autonomamente sia in termini di progettualità tesa alla risoluzione delle problematiche peculiari del territorio, sia in termini di sistema premiante deputato alla concreta valorizzazione del personale effettivamente impegnato.
7. Per un reale benessere organizzativo con innegabili ricadute positive sulla produttività e sul clima lavorativo è importante anche favorire politiche di conciliazione tra responsabilità professionali e familiari, attraverso azioni che prendano in considerazione esigenze reali e quotidiane.
E’ opportuno prevedere un sistema di bonus/convenzioni con asili nido sull’intero territorio nazionale e facilitare iniziative di sostegno o rimborso per le attività post scolastiche o estive per i figli di dipendenti.
Coesione e senso di appartenenza possono essere sviluppati anche con iniziative che evidenziano una maggiore sensibilità dell’Istituto ad altre specifiche esigenze dei lavoratori come:
-sostegno alla mobilità cittadina
-aumento del buono pasto.
Roma 20 ottobre 2009
IL Coordinatore Nazionale
FP CGIL INPDAP
Marinella Perrini
Al Direttore Centrale
Risorse Umane
Dr. Ciro Toma
E p.c.
Al Direttore Generale
Dr. Mauro Nori
Al Dirigente l’Ufficio
Relazioni Sindacali
Dr. Claudio Albanesi
Ai lavoratori dell’INPS
Oggetto: Relazioni sindacali.
Le scriventi organizzazioni sindacali sono venute a conoscenza di una mail inviata da codesto ufficio in data 9 giugno 2011 al Direttore Generale, ai Direttori Centrali, ai Direttori Regionali, ai Coordinatori Generali, ai Responsabili degli Uffici degli Organi Collegiali e ai Responsabili degli Uffici di Supporto agli Organi.
In tale mail codesto ufficio ha riassunto le norme contrattuali che regolano le relazioni sindacali nelle materie previste dai CCNL, dandone un’interpretazione di parte che obbligherebbe i rappresentanti sindacali ad usufruire di permesso sindacale per partecipare agli incontri con l’amministrazione, qualora questi dovessero essere convocati in orario di lavoro.
Nella nota, peraltro, si fa confusione tra orario di servizio e orario i lavoro, per esempio al punto 3. della stessa, quando si afferma testualmente: “nel caso la riunione sindacale si svolga durante l’orario di servizio, in deroga al principio che deve essere normalmente svolta fuori dallo stesso…”. Si precisa che il punto 7. dell’Art. 10 del CCNQ 7/8/1998, al quale evidentemente ci si richiama, riporta testualmente: “Le riunioni con le quali le pubbliche amministrazioni assicurano i vari livelli di relazioni sindacali nelle materie previste dai CCNL vigenti avvengono – normalmente – al di fuori dell’orario di lavoro”. E non potrebbe essere altrimenti. Codesto ufficio pensa forse di convocare le riunioni addirittura dopo la fine dell’orario di servizio e, quindi, dopo la chiusura delle sedi???
Quello che sfugge a codesto ufficio è, inoltre, la seconda parte del punto 7. dell’Art. 10 del CCNQ 7/8/1998, nella quale si afferma testualmente: “Ove ciò non sia possibile sarà comunque garantito – attraverso le relazioni sindacali previste dai rispettivi contratti collettivi – l’espletamento del loro mandato, attivando procedure e modalità idonee a tal fine”. Le scriventi organizzazioni sindacali fanno quindi presente che in nessuna norma contrattuale, nemmeno in quella appena citata relativa al CCNQ 7/8/1998, si prevede l’obbligo del permesso sindacale per la partecipazione ad incontri sindacali con la controparte.
Pertanto, l’interpretazione che codesto ufficio fa delle norme è assolutamente pretestuosa e mira ad impedire l’esercizio delle relazioni sindacali da parte delle rappresentanze dei lavoratori. Basterebbe leggersi l’Art. 3 del CCNL del 16/2/1999 per capire lo spirito che dovrebbe governare i rapporti sindacali tra le parti ed anche le modalità con cui tali rapporti dovrebbero esplicarsi. Rifarsi pedissequamente a pareri, interpretazioni, consigli dell’Aran, non fa certo onore all’indipendenza e alla professionalità contrattuale di un’amministrazione, soprattutto se si perpetuano gli stessi errori in cui è incappata l’Aran nella lettura delle norme contrattuali.
Ben evidente lo spirito vessatorio che anima l’intera nota di codesto ufficio soprattutto al punto 4. della stessa, quando si afferma che la disciplina sopra descritta (vale a dire l’obbligo del permesso sindacale per partecipare alle riunioni con l’amministrazione) vige anche per quegli istituti e forme di partecipazione non negoziale che implicano tuttavia un incontro tra le parti (datoriale e sindacale). In buona sostanza, si dovrebbe notificare il permesso sindacale anche per l’informazione, la consultazione, la concertazione, la partecipazione a commissioni e osservatori e forse, ci si conceda la battuta, anche quando s’incontra casualmente il dirigente al bar e ci si scambia due chiacchiere.
Con tale nota, peraltro non trasmessa alle organizzazioni sindacali nazionali, che avrebbero ben diritto ad essere informate sulle intenzioni dell’amministrazione in ordine alle modalità con cui la stessa intende regolamentare le relazioni sindacali in Istituto, codesto ufficio si è posto in netto contrasto con le rappresentanze dei lavoratori, aprendo una profonda frattura nelle relazioni sindacali.
Le scriventi organizzazioni sindacali decidono, pertanto, di ritirare tutte le delegazioni sindacali dai vari livelli di confronto e partecipazione sindacale, comprese commissioni e osservatori, fino all’assemblea nazionale convocata per il 22 giugno 2011 a Roma, presso la Direzione Generale. In quell’occasione si decideranno le risposte opportune alle indicazioni impartite da codesto ufficio alla dirigenza dell’Istituto.
Roma, 15 giugno 2011
F.P. CGIL INPS FILP FIALP-CISAL USB PI INPS
O. Ciarrocchi A. Giambelli L. Romagnoli
Nella Gazzetta Ufficiale n. 229 del 2 ottobre 2009 è stato pubblicato il comunicato di rettifica con il quale nella firma dell’Accordo Collettivo Nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale – quadriennio normativo 2006-2009, biennio economico 2006-2007 – viene corretta la dizione della FPCGIL Medici, prima denominata FPCIGL nella GU. dell’8 settembre 2009, all’interno di Intesa Sindacale.
Pertanto è stata pienamente e formalmente confermata la legittimità della presenza della FPCGIL Medici, all’interno della sigla Intesa Sindacale Cisl Medici – FPCGIL Medici – Simet – Sumai, sui tavoli negoziali per l’applicazione della nuova Convenzione della Medicina Generale, che in questi giorni si stanno aprendo a livello regionale ed aziendale.
CGIL FP CISL FP UIL PA
Si comunica che in data odierna CGIL–CISL e UIL hanno siglato l’ipotesi di Accordo sulle “progressioni economiche 2009” concordato in data 28 aprile 2010.
Con l’occasione, nell’odierno avvio della contrattazione FUA 2010, CGIL–CISL e UIL hanno proposto di effettuare circa 20.000 progressioni economiche con il FUA del corrente anno.
Durante la riunione si è concordato di approfondire in sede tecnica l’applicazione delle Posizioni Organizzative al fine di individuare eventuali correttivi in materia, sono state inoltre esaminate preliminarmente le materie del FUA 2010, rinviando la prosecuzione del confronto ad un successivo e vicino incontro.
Roma, 12 maggio 2010
COORDINAMENTI NAZIONALI – MINISTERO DELLA DIFESA
CGIL FP CISL FP UIL PA
Manca Bellotto Colombi
Gli italiani hanno votato in un referendum nazionale il 12 ed il 13 giugno per respingere la privatizzazione dei servizi idrici, il ricorso all’energia nucleare, e per limitare l’impunità legale del Primo Ministro Berlusconi. La privatizzazione delle acque è stata respinta da una maggioranza stupefacente: 25 milioni di voti contro 1, una maggioranza del 96%.
Il voto è stato il risultato di anni di campagna organizzata da parte della Funzione Pubblica CGIL, affiliata all’Internazionale dei Servizi Pubblici, che ha lavorato per creare le alleanze con molte organizzazioni della società civile, a livello locale e nazionale. Sotto il precedente governo, la campagna ha lavorato per sostenere una legge di iniziativa popolare che avrebbe reso la privatizzazione dell’acqua illegale. Quando il governo fu sostituito dall’attuale regime berlusconiano, hanno trasformato la campagna in una richiesta di referendum sulla legge Berlusconi che prevedeva la privatizzazione dell’acqua e di altri servizi pubblici.
Era necessario raggiungere la partecipazione di 50% degli aventi diritti al voto affinché fosse valido il referendum – mentre il governo italiano pressava il popolo italiano perché non si disturbasse ad andare a votare. Ma oltre il 57% degli italiani ha sostenuto la campagna attraverso l’esercizio del proprio diritto di voto. Il risultato è anche la vittoria della democrazia.
L’ISP ha aiutato questa campagna in molti modi. La campagna globale dell’ ISP contro la privatizzazione dell’acqua ha fornito costante sostegno ed impeto per il movimento in Italia, come in altri paesi. L’unita di ricerca specialistica dell’ISP, PSIRU, ha contribuito con molte informative, illustrando molte presentazioni per la campagna. L’ISP ha anche aiutato ad incrementare l’affluenza incoraggiando a votare per questo referendum.
i membri affiliati di origine italiana residenti all’estero
Possiamo utilizzare le diverse lezioni apprese da questa importante vittoria per rafforzare il nostro movimento.
* La difesa dei servizi pubblici come l’acqua è un tema globale, anche se le lotte più importanti si svolgono a livello locale, regionale o nazionale. Si può utilizzare il risultato del referendum italiano per rafforzare la posizione dei sindacati che lottano ovunque per mantenere pubblici i servizi idrici.
* Nel settore dell’acqua, questa vittoria è in linea con la riuscita di una serie di campagne anti-privatizzazione come è avvenuto in Uruguay, dove la mobilitazione di massa ha costretto al cambiamento della costituzione nazionale; a Cochabamba, Bolivia, dove un sollevamento popolare ha posto fine alla privatizazione programmata da una grande multinazionale americana; in Ghana, dove la recente mobilitazione popolare ha posto fine al proposito di porre in appalto la gestione dell’Azienda nazionale dell’acqua; ed in Sud Africa, dove una politica favorevole alla privatizzazione è stata fermata ed il diritto all’acqua è stato consacrato nella Costituzione. Le campagne pubbliche e sindacali a livello locale, regionale ed internazionale sono recentemente culminate in un voto favorevole nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel Luglio 2010 che ha approvato il Diritto all’acqua.
In queste campagne, i sindacati hanno strettamente collaborato con le ONG, creando movimenti potenti per rovesciare iniziative di ispirazione corporative e politiche.
Queste campagne non sono state limitate soltanto alla sicurezza, al salario ed alle condizioni del posto di lavoro – nonostante queste debbano rimanere preoccupazioni centrali per qualsiasi sindacato. I sindacati devono sviluppare una strategia a lungo termine per costruire il “sindacalismo sociale” e rendere prioritario raggiungere quei cittadini che dipendono dai servizi che noi forniamo. Soltanto con forti alleanze possiamo sconfiggere il potere di coloro che usurpano la volontà del popolo, sia attraverso la corruzione, l’autoritarismo, o la distorsione della democrazia.
Come sindacalisti, dobbiamo preparare i nostri iscritti ad una lunga lotta politica fondata sulla conquista del consenso popolare per i servizi che forniamo.
Una serie di battaglie a breve-termine sono quasi sempre parte di una visione più ampia e più profonda. Dobbiamo creare alleanze durevoli capaci di un’ ampia mobilitazione su temi specifici; usare tecniche creative di mobilitazione, soprattutto per raggiungere i giovani, e di creare collegamenti più forti con gli alleati internazionali. Dobbiamo promuovere lo sviluppo positivo di ciascun servizio pubblico, creando meccanismi di partecipazione che permettano ai lavoratori ed ai cittadini un dialogo continuo con i funzionari eletti, e con i dirigenti pubblici, per fornire servizi pubblici di qualità a tutti i cittadini. Il Consiglio dei Sindacati Globali può fornire diversi strumenti per questa campagna continua, conosciuta come Servizi Pubblici di Qualità – ACTION NOW!
Dobbiamo celebrare questa vittoria costruendo campagne di ancora maggior successo in tutto il mondo!
Direzione Provinciale di Catanzaro – Risposta del Direttore a proclamazione stato agitazione sindacale
Problematiche connesse alla attivazione della Direzione Provinciale di Firenze
Comunicato unitario
RSU DIREZIONE PROVINCIALE BOLOGNA
AI LAVORATORI DELLA DIREZIONE PROVINCIALE DI BOLOGNA
Vi diamo conto dell’esito dell’incontro di ieri. Come annunciato, l’amministrazione ha confermato l’intenzione di procedere con il progetto di “revisione” della Direzione Provinciale di Bologna.
La “revisione” (leggasi TAGLI) consiste nella CHIUSURA della sede di Via Nanni Costa, nel trasferimento COATTO di TUTTI i lavoratori delle aree 2 e 3 da Via Nanni Costa e da Via Marco Polo alla sede di Via Larga e della chiusura dell’Ufficio Territoriale di Bologna 2 con trasferimento COATTO di TUTTI i lavoratori verso via Marco Polo e via Larga con riordino delle postazioni di Front-Office che passerebbero dalle attuali 12 a 26 nei locali di Via Larga e da 12 a 21 in quelli di Via Marco Polo.
La chiusura di Nanni Costa è stata determinata da una serie di variabili: il risparmio del canone di locazione, i locali più adeguati di Via Larga, il più agevole (?) collegamento con la sede centrale di Via Marco Polo, la frequenza dei mezzi pubblici.
Non si è volutamente tenuto conto dei costi sociali e umani scaricati interamente sui lavoratori, alcuni dei quali hanno alle spalle già un paio di traslochi (Centro di Servizio – ex Bologna 1 – ex Bologna 3), su cui graveranno i disagi connessi ai trasporti urbani ed ai tempi di percorrenza dilatati dal congestionamento del traffico nelle ore di punta o in occasione di eventi e fiere.
Inutile fare cenno del clima in cui si è svolto l’incontro che aveva l’unico scopo di informare: totale chiusura e rifiuto ad ogni tipo di confronto che non fosse funzionale al progetto preconfezionato. Respinte tutte le proposte alternative lanciate al tavolo.
Sta a noi ora decidere come proseguire la vertenza. Torneremo in un giro di assemblee a parlarne con voi.
E respingiamo qualunque tentativo di intimidazione! Forti della nostra determinazione e compattezza!
Bologna 17 febbraio 2011
Questa mattina si è svolto un incontro tra Amministrazione e OO.SS sull’attuazione del D.M. 285 “riduzione delle tessere di polizia stradale”. All’incontro erano presenti il Capo di Gabinetto Dott. Iafolla e il Direttore Generale del Personale Dott. Migliorini.
Abbiamo rappresentato nuovamente la nostra contrarietà ad un Decreto che, senza alcun criterio oggettivo e, soprattutto, senza alcuna verifica delle necessità legate ai servizi svolti, ha ridotto il numero delle tessere rilasciate, con l’unica vera conseguenza di aver creato un’ingiustificata ed incomprensibile disparità di trattamento tra il personale titolare della tessera.
Abbiamo chiesto l’immediata sospensione degli effetti del Decreto.
Ci siamo dichiarati disponibili ad un confronto serio che miri ad un’ implementazione dei servizi alla cittadinanza, coinvolgendo le lavoratrici ed i lavoratori in percorsi di formazione sulla sicurezza stradale, intervenendo sull’organizzazione del lavoro vera causa, a volte, dell’impossibilità di utilizzare al meglio le risorse a disposizione e di fornire ai cittadini servizi di qualità.
L’Amministrazione si è dichiarata disponibile ad un intervento che interrompa immediatamente gli effetti del Decreto, chiedendoci la disponibilità ad un confronto tecnico che studi la situazione attuale sui servizi effettivamente svolti in materia di sicurezza stradale.
Al riguardo, abbiamo sottolineato sia la necessità del rispetto dei ruoli, sia la necessità che analisi e studi tecnici debbano concretizzarsi in maggiore efficienza dei servizi, migliore qualità del lavoro svolto e crescita professionale dei lavoratori e non in tagli indiscriminati di fondi e tessere, producendo esternalizzazione di servizi pubblici a danno di cittadini e lavoratori.
Il prossimo incontro è già previsto per il prossimo 3 marzo. Questa mattina si è svolto un incontro tra Amministrazione e OO.SS sull’attuazione del D.M. 285 “riduzione delle tessere di polizia stradale”. All’incontro erano presenti il Capo di Gabinetto Dott. Iafolla e il Direttore Generale del Personale Dott. Migliorini.
Abbiamo rappresentato nuovamente la nostra contrarietà ad un Decreto che, senza alcun criterio oggettivo e, soprattutto, senza alcuna verifica delle necessità legate ai servizi svolti, ha ridotto il numero delle tessere rilasciate, con l’unica vera conseguenza di aver creato un’ingiustificata ed incomprensibile disparità di trattamento tra il personale titolare della tessera.
Abbiamo chiesto l’immediata sospensione degli effetti del Decreto.
Ci siamo dichiarati disponibili ad un confronto serio che miri ad un’ implementazione dei servizi alla cittadinanza, coinvolgendo le lavoratrici ed i lavoratori in percorsi di formazione sulla sicurezza stradale, intervenendo sull’organizzazione del lavoro vera causa, a volte, dell’impossibilità di utilizzare al meglio le risorse a disposizione e di fornire ai cittadini servizi di qualità.
L’Amministrazione si è dichiarata disponibile ad un intervento che interrompa immediatamente gli effetti del Decreto, chiedendoci la disponibilità ad un confronto tecnico che studi la situazione attuale sui servizi effettivamente svolti in materia di sicurezza stradale.
Al riguardo, abbiamo sottolineato sia la necessità del rispetto dei ruoli, sia la necessità che analisi e studi tecnici debbano concretizzarsi in maggiore efficienza dei servizi, migliore qualità del lavoro svolto e crescita professionale dei lavoratori e non in tagli indiscriminati di fondi e tessere, producendo esternalizzazione di servizi pubblici a danno di cittadini e lavoratori.
Il prossimo incontro è già previsto per il prossimo 3 marzo.
Roma, 24 febbraio 2009
Nella giornata di ieri si è svolto un altro incontro all’Aran, il settimo in due mesi e mezzo, sulla definizione dei nuovi comparti di contrattazione del settore pubblico e sulle elezioni delle RSU. Nella giornata di lunedì, in conferenza stampa, il Segretario Generale della Cgil Susanna Camusso aveva sottolineato l’esigenza di definire da subito il calendario delle elezioni, ricordato la valenza democratica e di rappresentanza contrattuale delle RSU, evidenziato le responsabilità del Ministro Brunetta nel non voler concludere il percorso negoziale che porta alle elezioni, nonostante l’impegno della Cgil al tavolo.
Nell’incontro di ieri, l’Aran si è presentata di nuovo senza alcuna novità rispetto agli incontri precedenti; dopo una breve ricapitolazione dello stato della discussione, e dopo aver evidenziato i nodi più critici (composizione dei comparti, struttura dei nuovi contratti con la possibile articolazione tra parti comuni e parti specifiche) ha chiesto alle OO.SS. di pronunciarsi sulla possibilità di proseguire il negoziato sulla base del testo a suo tempo consegnato o, in alternativa, di voler considerare l’ipotesi di un testo più “leggero” che si limiti a definire i comparti senza concludere la discussione sul rapporto tra parti comuni e parti specifiche.
La Cgil, nella persona del Segretario Confederale Nicolosi, ha evidenziato l’insostenibilità di una discussione che non sembra trovare una conclusione, sottolineando le responsabilità del Governo, del Ministro e della controparte nell’allungare i tempi di fronte alla scadenza vincolante del 30 novembre per le elezioni RSU. Rigettiamo la tesi del Ministro Brunetta, che vorrebbe scaricare sulle Organizzazioni Sindacali la responsabilità del mancato accordo; è chiaro ed evidente a tutti che la difficoltà attuale discende dalle norme confuse e sbagliate dettate dal D. Lgs. 150, e dalla rigidità del mandato che il Governo ha imposto al tavolo. Questo gioco di rinvii e dilazioni non può continuare, e la Cgil agirà sia sul piano sindacale sia su quello legale affinchè sia garantito il diritto di voto per le elezioni RSU delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici. La Cgil ritiene che a questo punto sia necessario ed inevitabile separare l’accordo sui comparti dalle elezioni, e avviare immediatamente un tavolo specifico sulle RSU per individuare la data delle elezioni nonché tutti gli adempimenti necessari al voto.
In conclusione, l’Aran ha preso atto degli interventi, e ha dichiarato la disponibilità ad aprire rapidamente il tavolo sulle RSU per verificare l’agenda dei problemi e delle richieste.
E’ impegno della Cgil e delle categorie interessate, FP e FLC, spingere perchè su quel tavolo si realizzino le condizioni per la fissazione della data delle elezioni in tempi ravvicinati, al tempo stesso inserendo il tema del rinnovo, come esercizio di un diritto di democrazia e del diritto alla rappresentanza, tra i temi prioritari della manifestazione del 27 novembre.
Roma, 10 novembre 2010
Modifica del trattato di Lisbona per consentire la creazione del fondo anti-crisi e coinvolgimento degli investitori privati. E’ questo il passaggio principale del documento conclusivo del consiglio europeo nell’ambito della strategia per fronteggiare i paesi euro in difficoltà.
”Il Consiglio europeo ha accolto con favore la relazione presentata dal suo presidente a seguito delle conclusioni del 28 e 29 ottobre 2010. Ha convenuto sulla necessità di modificare il trattato per permettere agli Stati membri della zona euro di istituire un meccanismo permanente volto a salvaguardare la stabilità finanziaria dell’intera zona euro (meccanismo europeo di stabilità). Tale meccanismo sostituirà il fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, che resteranno in vigore fino al giugno 2013. Poiché detto meccanismo è destinato a salvaguardare la stabilità finanziaria dell’intera zona euro, il Consiglio europeo ha convenuto che l’articolo 122, paragrafo 2 del TFUE non sarà più necessario a tale scopo”. I capi di Stato o di governo hanno pertanto convenuto che non debba essere usato per tali fini.
Inoltre il Consiglio europeo ha approvato il testo del progetto di decisione che modifica il TFEU. Ha deciso di avviare immediatamente la procedura semplificata di revisione di cui all’articolo 48, paragrafo 6 del TUE. La consultazione delle istituzioni interessate dovrebbe concludersi in tempo per consentire l’adozione formale della decisione nel marzo 2011, il completamento delle procedure nazionali di approvazione entro la fine del 2012 e l’entrata in vigore il 1* gennaio 2013.
Il Consiglio europeo ha inoltre invitato i ministri delle finanze della zona euro e la Commissione a ultimare i lavori sull’accordo intergovernativo che istituisce il futuro meccanismo entro il marzo 2011, integrandovi le caratteristiche generali contenute nella dichiarazione dell’Eurogruppo del 28 novembre 2010, approvata dal Consiglio europeo. Il meccanismo sarà attivato con il comune accordo degli Stati membri della zona euro in caso di rischio per la stabilita’ dell’intera zona euro.
Gli Stati membri la cui moneta non è l’euro saranno associati ai lavori, se lo desiderano. Possono decidere di partecipare caso per caso alle operazioni condotte secondo il meccanismo.
Il Consiglio europeo ha chiesto di accelerare i lavori sulle sei proposte legislative in materia di governance economica, partendo dalle raccomandazioni della task force approvate lo scorso ottobre e mantenendo un alto livello di ambizione, affinché possano essere adottate entro il giugno 2011. Ha accolto con favore la relazione del Consiglio sul trattamento della riforma sistemica delle pensioni nel quadro del patto di stabilità e crescita (PSC) e ha chiesto che la relazione si rispecchi nelle specifiche sull’attuazione del patto di stabilità e crescita riformato.
Al vertice del 16 e 17 dicembre i leader europei hanno raggiunto un accordo unanime sul progetto di decisione che introduce una modifica limitata del trattato, che consentirà agli Stati membri della zona euro di istituire un meccanismo permanente per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme.
La modifica non estenderà le competenze dell’Unione, riguarderà unicamente i membri della zona euro e dovrà essere approvata da tutti gli Stati membri conformemente alle rispettive norme costituzionali. La modifica sarà adottata mediante una procedura di revisione semplificata e dovrebbe entrare in vigore il 1º gennaio 2013, in modo che il meccanismo possa diventare operativo nel giugno 2013.
Il vertice ha convenuto le caratteristiche generali del meccanismo permanente che subentrerà alle attuali misure temporanee. Esso sarà attivato con il comune accordo degli Stati membri della zona euro in caso di rischio per la stabilità dell’intera zona euro ed è prevista la partecipazione dell’FMI. Gli Stati membri la cui moneta non è l’euro potranno associarsi ai lavori, se lo desiderano. Per ciò che riguarda la partecipazione dei creditori del settore privato, alla conferenza stampa al termine dei lavori Herman Van Rompuy ha affermato che “l’UE continuerà ad attenersi rigorosamente alle pratiche standard dell’FMI e internazionali”.
I leader della zona euro hanno dichiarato, insieme alle istituzioni dell’UE, di essere “pronti a fare tutto il necessario per assicurare la stabilità dell’intera zona euro”, sottolineando che “l’euro è e sarà una parte centrale dell’integrazione europea”.
Il Consiglio europeo ha chiesto di accelerare i lavori sulle proposte legislative in materia di governance economica, partendo dalle raccomandazioni della task force, affinché possano essere adottate entro il giugno 2011.
La nuova strategia Europa 2020 per la crescita e l’occupazione continuerà a guidare l’Unione e gli Stati membri nel rispondere alla crisi e promuovere la realizzazione di riforme strutturali.
Il vertice ha approvato le conclusioni sull’allargamento ed ha concesso al Montenegro lo status di paese candidato.
All’articolo 136 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea è aggiunto il paragrafo seguente: “Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità.”
Oggi 19 maggio circa 2000 funzionari dell’Agenzia Entrate della Lombardia si sono riuniti in assemblea presso la sede della Direzione regionale e, dopo aver dichiarato lo stato di agitazione, in corteo, hanno raggiunto la prefettura dove sono stati ricevuti.
L’agitazione dei lavoratori scaturisce dalla revoca totale, immotivata, illegittima, culturalmente arretrata di tutti i contratti part-time presenti in Lombardia, 312 su 312, a partire dal 1 luglio p.v. e dalla certezza che questo Direttore vuole cancellare tutte le flessibilità previste dagli attuali orari di lavoro negli uffici.
L’attacco diretto è a tutte le lavoratrici e lavoratori che devono conciliare i tempi di lavoro con le proprie esigenze famigliari e, quindi, contro le normative europee, gli avvisi comuni e gli indirizzi del Governo emessi recentemente su questo tema.
Il Prefetto ha condiviso la preoccupazioni delle OO.SS. in ordine al “problema sociale” che scaturisce dalla posizione del Direttore Regionale: circa 300 famiglie non sanno come organizzare la cura dei figli già a partire dai prossimi mesi estivi.
Le OO.SS. nel riformulare l’immediata richiesta di ritiro di tutti questi provvedimenti di revoca comunicano al Direttore Regionale che il diniego alla richiesta sindacale porterà l’inevitabile rottura delle relazioni sindacali e la conseguente proclamazione di scioperi.
I dipendenti hanno espresso, inoltre, forte malumore anche per la lettera aperta ai lavoratori, ripresa dai quotidiani, a firma dei vertici dell’Agenzia, tendente a vanificare gli sforzi dei lavoratori che sempre hanno raggiunto i tanti sbandierati obiettivi dell’Agenzia Entrate nella lotta contro l’evasione fiscale, all’urlo dello slogan: la lotta all’ evasione non è una vessazione!
FP CGIL CISL FP UIL PA CONFSAL-SALFI FLP USB PI
G. Baraldi U. Magnoni E. Dacquino G. Vitiello P. Cocozzello V De Vita
L. Berrafato M. Summo U. Barbieri R. Limadori
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