Roma e Lazio sul tema dell' utilizzo della video sorveglianza sui luoghi di lavoro.

 
 

21.06.2016 – Alleghiamo la nota della FPCGILVVF Roma e Lazio sul tema dell’ utilizzo della video sorveglianza sui luoghi di lavoro.

Il Ministero del Lavoro ribadisce l’illegittimità di questi provvedimenti in assenza di preventivo accordo con le organizzazioni sindacali.

Pertanto, si chiedono al più presto chiarimenti e l’attivazione del confronto .

 

 

SCA – sede Torvajanica 2016

 
 
 

20.06.2016 – Condividendone appieno i contenuti nonché le motivazioni, pubblichiamo la richiesta di chiarimenti inviata al Dirigente delle SCA e per conoscenza al Direttore Centrale per la Formazione da parte del Coordinamento della DCF e della DCPST.
La notizia apparsa sui social di una festicciola “stile privato”, organizzata presso la sede di Torvajanica, evidenzia ancora una volta come la gestione della sede balneare di delle SCA non sia affatto chiara.

Da un po di tempo, d’imposizione da parte dell’ex Dirigente delle SCA, per poter alloggiare presso le sedi della DCF (ISA – SFO – SCA), al personale che ne fa richiesta, viene richiesto un contributo da pagare come rimborso all’erario. A Torvajanica il trattamento per il Dirigente che ha banchettato è stato uguale o, in questo caso, l’erario potrebbe essere evaso?

 

 

Sicurezza/CFS: Prefetto Gabrielli: Chiudere il Corpo Forestale dello Stato grave errore

Roma 17 giugno 2016

Il Capo della Polizia
Prefetto Gabrielli, durante il suo discorso presso la Scuola Interforze, ha
ritenuto di esprimersi in merito alla previsione di Accorpare il Corpo
Forestale dello Stato all’Arma dei Carabinieri, affermando che l’accorpamento
del Corpo Forestale dello Stato è una scelta infelice, e che la vera forza del
nostro Sistema Sicurezza sta nella diversità e nella pluralità delle Forze di
Polizia.

Inoltre l’accorpamento di
Compiti e funzioni del Corpo Forestale dello Stato non può essere giustificato
solo da un mero calcolo ragionieristico, di un’apparente risparmio di spesa.

La vera riforma, è da
proseguire sul solco tracciato dalla Legge L. 121/81, dove tutte le Forze di
Polizia attualmente condividono esperienze e formazione e dove il confrontarsi
è inteso come arricchimento vicendevole.

Accorpare il Corpo
Forestale sarebbe come fare un passo indietro, disconoscendo l’attuale e
funzionante Comparto Sicurezza.

Le parole di un “figlio
della 121” come si è definito, legge che, va ricordato in questo buio momento
per i diritti dei lavoratori, ha portato alla smilitarizzazione e
democratizzazione della Polizia di Stato partendo dalla battaglia di CGIL e del
sindacato confederale.

CGIL e FP CGIL oggi come
allora sono a fianco dei lavoratori del Corpo Forestale dello Stato per la
difesa dei diritti e contro la deriva antidemocratica del controllo ambientale.

La Coordinatrice
Nazionale Fp Cgil

CFS
             Francesca Fabrizi

 

Giustizia: Cgil e Fp Cgil, manca personale, la riforma più urgente deve partire dall'organico


COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
CGIL NAZIONALE – FP CGIL NAZIONALE

Roma, 15 giugno 2016

“Mancano giudici e personale
amministrativo, quello del CSM è l’ennesimo grido d’allarme e non può
essere ignorato. La riforma più urgente di cui ha bisogno la Giustizia è
quella riguardante l’organico: nuovi concorsi, anche per assorbire i
precari, formazione e riqualificazione del personale, sono queste le
priorità a cui il Governo deve dare risposte rapidamente”. Così
Cgil nazionale e
Fp Cgil nazionale
, in una nota congiunta, commentano le
anticipazioni di stampa relative a una delibera del Consiglio Superiore
della Magistratura, che a quanto si apprende dovrebbe essere approvata
oggi, sulla carenza di personale negli uffici giudiziari e la
conseguente necessità di un intervento. 

“La Cgil lo dice da tempo: non c’è innovazione
tecnologica che possa cancellare la cronica mancanza di personale dei
nostri tribunali e non si può confondere lo strumento con chi poi
dovrebbe farlo funzionare”, prosegue la nota. “Mancano cancellieri,
amministrativi giudiziari e magistrati, e senza il loro lavoro –
sostengono Cgil e Fp – qualunque riforma o innovazione non potrà mai
raggiungere l’obiettivo fondamentale per il nostro Paese di una
giustizia più celere ed efficace”.

“Alla luce di tutto questo è paradossale la vicenda
dei precari della giustizia, che da sette anni, impiegati in tirocini
formativi retribuiti 400 euro al mese, coprono in tanti territori i
vuoti di organico e per i quali non si riesce a trovare soluzione –
ricordano confederazione e categoria – con un insostenibile rimpallo di
responsabilità tra Regioni e Ministero della Giustizia”.

“Il rischio – continua la nota – è che si lascino
sguarniti punti importanti del nostro territorio dove sarebbe invece
necessario implementare il numero di magistrati, come Reggio Calabria, o
che non si riescano a gestire con personale adeguato processi
importanti come Aemilia. Per questo il Presidente del Tribunale di
Reggio Emilia qualche settimana fa ha preso carta e penna e ha scritto
al Ministro lamentando forti difficoltà organizzative”.

Per Cgil e Fp Cgil “la mobilità del personale dalle
province e dalla Croce Rossa Italiana non ha prodotto i risultati
sperati e non può essere l’unica modalità di reclutamento in una
situazione di incolmabili carenze”. “Insomma – ribadiscono in
conclusione – la riforma più urgente parte dall’organico: occorrono
nuovi concorsi, è doveroso trovare una soluzione di continuità che
preveda una vera forma contrattuale per i precari, ed è necessario un
percorso di formazione e di attuazione delle procedure di
riqualificazione per il personale interno, passando anche attraverso una
riscrittura dei profili professionali”.

 

Emilia Romagna – Convenzione AIB 2016

 
 

20.06.2016 – In allegato una nota inviata al Direttore regionale  dell’ Emilia Romagna riferita alla convenzione AIB.  Serve maggiore integrazione iter istituzionale tra CNVVF e Protezione Civile

 

 

Il lavoro pubblico, tra contratti e diritti. Serena Sorrentino si presenta a 'L'Unità'

Dal
tema generazionale all’intreccio dei saperi, dal rinnovo dei contratti
all’allargamento dei diritti, dal rapporto con la ministra alla sua storia in
Cgil, la neo eletta segretaria generale si presenta

Prova
vivente del rinnovamento del sindacato, la sua elezione è stata salutata con un
tweet direttamente dal ministro Marianna Madia: “Congratulazioni a @sorrentinoser
nuova segretaria generale @FpCgllNazionale sarà un confronto aperto e
stimolante”. Mercoledì Serena Sorrentino, 37enne napoletana, è stata
eletta segretario generale della Funzione pubblica (Fp) della Cgil. Si tratta
della più giovane sindacalista a guidare una federazione delicata e importante
come quella del pubblici, incarico arrivato dopo quello di segretario
confederale ricoperto dal giugno 2010.

Sorrentino,
col Ministro Marianna Madia – 36 anni a settembre – siete praticamente
coetanee. E, se non sbaglio, vi conoscete già.
«Sì,
ci siamo incontrate molte volte. Sia nel suo ruolo precedente di parlamentare
del Pd (nel 2011 il ministro Madia scrisse un libro dal titolo “Precari.
Storie di un’Italia che lavora” con prefazione di Susanna Camusso, ndr)
che come ministro in quanto io avevo la delega confederale alla contrattazione
pubblica. La nostra è una conoscenza istituzionale, non a livello personale.
Detto questo il suo tweet di benvenuto mi ha fatto molto piacere e le ho
risposto subito che aspetto che apra il confronto».

Vi
troverete una di fronte all’altra a trattare il rinnovo del contratti pubblici.
Pensa che l’affinità generazionale potrà aiutare a trovare un accordo? Si può
dire che in qualche modo parliate un linguaggio nuovo entrambe.
«Non
lo so. Anche Il nostro linguaggio dipende dal percorso di formazione: lei
politica, io sindacale. In questo momento ciò che accadrà è nelle mani del
ministro: è lei che ha aperto alla ricontrattualizzazione dei contratti
pubblici. Noi abbiamo apprezzato le aperture, alcune dichiarazioni
condivisibili altre ci vedono in netto disaccordo ma verificheremo i fatti».

Iniziamo
quindi dall’ultima dichiarazione del ministro Madia: “Gli aumenti
contrattuali dei dipendenti pubblici andranno ai redditi più bassi”.
Concorda?
«Se
significa tenere fuori dagli aumenti salariali i dirigenti e capi dipartimento
siamo anche d’accordo. Si tratta di stipendi molto alti che di certo non hanno
risentito – se non marginalmente – del blocco contrattuale di 7 anni. Dopo di
che il problema vero è come – e se – verranno contrattati gli aumenti salariali
sulla stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici. Visto che c’è ancora il
rischio che il governo decida I criteri con un decreto senza nemmeno
confrontarsi con i sindacati».

L’altro grande problema è quello delle risorse: la legge di stabilità ha
stanziato solo 300 milioni. Una vostra stima sostiene che si tramuterebbero in
soli 5 euro al mese per ogni dipendente.
«Sì,
è cosi. Questo è il problema più grande. Trecento milioni sono pochissimi.
Soprattutto se rapportati al 16 miliardi spesi in decontribuzione regalati alle
imprese col Jobs act con effetti limitati sul posti di lavoro che sono sotto
gli occhi di tutti- Si tratta di una cifra simbolica appostata per evitare di
incorrere in un nuovo giudizio dopo la sentenza delta Corte Costituzionale che
ha obbligato il governo a rinnovare i contratti pubblici dopo 7 anni. In più
dobbiamo ricordare che le risorse che noi chiediamo per i contratti servono
certamente per aumentare i salari, ma servono anche alla formazione, alla
contrattazione decentrata che aiuta a migliorare i servizi ai cittadini che la
Pa deve erogare. Stanziare così poche risorse significa non voler migliorare i
servizi al cittadini».

Il
blocco contrattuale si spiegava informalmente così: nella crisi i lavoratori
privati rischiano il posto, i pubblici no. Quindi per loro è giusto non avere
aumenti…
«Ma
non è così. E’ falso sia che i dipendenti pubblici siano ipergarantiti e che –
ancor di più – guadagnino più di altri: il Conto annuale appena reso pubblico
certifica che i redditi medi del dipendenti pubblici sono molto bassi».

Risorse
a parte; cosa si aspetta dunque dal ministro Madia per arrivare al rinnovo del
contratti?
«Che
si abbandoni l’ottica punitiva rispetto ai lavoratori pubblici e
l’unilateralità delle decisioni dei dirigenti. Il ministro dovrà presentare
l’atto di indirizzo all’Aran sul rinnovo del contratti: deve prevedere, secondo
noi, che la contrattazione sia liberata dai vincoli della legge brunetta e non
si limiti alla parte normativa ma si contratti anche la parte economica: non
accetteremo che ancora una volta gli aumenti siano decisi senza confronto».

La
riforma Brunetta prevede la divisione dei dipendenti in tre fasce rispetto al merito:
un 25 per cento che sarà premiato, un 50 per cento senza infamia e senza lode e
un 25 per cento che verrà penalizzato.
«Noi
siamo subito stati contrari. E il motivo principale è che in questo modo non si
incentiva assolutamente l’impegno o il merito. E invece un metodo di una
rigidità assoluta che mette tutto nella disponibilità del dirigente».

Vi
aspettate una convocazione a breve?
«Il
ministro ha dichiarato che dopo che avrà portato in Consiglio di ministri
l’accordo quadro che abbiamo firmato sul riordino dei comparti (ridotti da 12 a
soli 4, Ndr) ci convocherà. Ci auguriamo lo faccia a breve».

La
sentenza della Corte di Cassazione sulla non applicazione della riforma Fornero
sull’articolo 18 peri dipendenti pubblici cambierà qualcosa?
«Era
scritto in legge l’esclusione del lavoro pubblico. Dopo di che se lo chiede alla
Cgil la nostra risposta sta nella Carta del Diritti, una sola disciplina che
valga per tutti: se un licenziamento è illegittimo il lavoratore va
reintegrato, se accetta, liberamente, l’indennizzo questo deve essere di entità
tale da avere funzione di deterrenza».

Chiudiamo
con il capitolo Cgil. Lei viene definita come “la delfina di Susanna
Camusso”. Le fa piacere o la infastidisce?
«Cosa
vuole che le dica? Il delfino almeno è un mammifero intelligente».

La
definizione porterebbe alla conseguenza che lei sarà il prossimo segretario
generale della Cgil…
«Sono
stata chiamata a dirigere i dipendenti pubblici. Spero di poterlo fare e di
raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati – rinnovo del contratti e
allargamento dei diritti – portando a termine il mio mandato. Quindi direi che
ho un’altra prospettiva e la categoria mi piace molto».

Lei
comunque impersonifica il cambiamento del sindacato. Nessuno alla sua età è mai
stato segretario confederale e segretario generale di una federazione così importante.
Ancor di più in quanto donna.
«E’
un ruolo di grande responsabilità e dimostra come la Cgil è un sindacato aperto
e in grado dl accogliere generazioni diverse».

Si
racconta che lei entrò in Cgil da studentessa media. E non ne è più uscita. Si
è mai sentita una anomalia?
«Ci
sono tanti giovani con incarichi importanti, come la nuova segretaria generale
della Filcams (la federazione del commercio e servizi, quella con più iscritti,
Ndr) Maria Grazia Gabrielli che ha pochi più anni di me. Noi abbiamo certamente
portato nella Cgil l’esperienza di chi ha vissuto la precarietà sulla sua
pelle. E magari un linguaggio meno sindacalese. Ma nel sindacato generazioni
diverse convivono».

Niente
rottamazione dunque…
«Non
esiste proprio! Io ho imparato dai sindacalisti più esperti gli strumenti della
contrattazione. Ci si trasmette la conoscenza. In questo modo in Cgil si riesce
ad avere un equilibrio, a rappresentare tutti: l’organizzazione è in grado di
rigenerarsi senza traumi. Se fino a qualche anno fa i giovani sentivano il
sindacato lontano, ora grazie all’idea di contrattazione inclusiva che tenga
conto di tutti i lavoratori, riusciamo a tenere assieme anche i meno garantiti
che prima potevano sentirsi esclusi».

Lei
è la segretaria confederale che ha seguito in prima persona la stesura della
Carta dei diritti universali, il nuovo Statuto su cui state raccogliendo le firme
per una proposta di legge popolare. Non le dispiace lasciare il progetto?
«Non
è così perché anche da segretario della Fp posso seguirlo: ad esempio, da noi
circa il 40 per cento dei lavoratori sono del settore privato. l problemi sono
gli stessi di qualsiasi altra categoria, e poi la Carta parla a tutti pubblici
e privati».

Accanto
alla Carta state raccogliendo le firme per tre referendum abrogativi su
articolo 18, voucher e appalti. Dato per scontato che riusciate a raccogliere
le firme, nel giugno 2017 si dovrebbe votare. Crede che per quel tempo l’opinione
pubblica sarà in grado di capire e appoggiare le vostre proposte?
«I
referendum sono uno strumento che abbiamo deciso di utilizzare per spronare il
Parlamento a discutere della Carta che propone una nuova cultura del lavoro che
superi la divisione lavoratori dipendenti-autonomi e dia nuovi diritti comuni a
tutti. Detto questo. osservo che già sui voucher – seppur con un provvedimento
non sufficiente – e sulla flessibilità sulle pensioni il governo è stato
costretto a mettere mano ad argomenti da noi sollevati, quindi la mobilitazione
dei lavoratori è in grado di cambiare l’agenda politica. Il quadro politico è già
mutato e muterà ancora di più da qui a giugno 2017; siamo certi che l’opinione
pubblica ci appoggerà. Anche sull’articolo 18: perché non chiediamo di tornare
al vecchio Statuto ma cambiare totalmente il principio, il meccanismo sanzionatorio.
Perché la sanzione verso i licenziamenti illegittimi sia un vero deterrente,
bisogna punire le aziende che sbagliano non i lavoratori senza colpe, stiamo
parlando di licenziamenti dichiarati “illegittimi e senza giusta
causa”, non tutti i licenziamenti».

Ultima domanda: nel 2014 ad un Direttivo Cgil lei fu contestata perché disse
che «Di Vittorio nei 1952 aveva pensato lo Statuto dei lavoratori». Com’è
finita quella storia?
«Fui
contestata da una sola persona. il segretario della Fiom di Genova Grondona.
Che urlò che Di Vittorio era morto nel ’57 e che lo Statuto era del 1970. Ma
avevo ragione io: nel congresso di Napoli del 1952 Di Vittorio parlò già di
Statuto dei lavoratori. E tutti me lo riconobbero, ma sa è difficile
riconoscere per alcuni che possono essere affiancati da dirigenti più giovani,
fortunatamente la rottamazione non ha cittadinanza in Cgil né dei giovani verso
i più maturi, né dei più maturi verso i più giovani».

Di
Massimo Franchi

(lunedì
13 giugno 2016)

NEWS

Il comunicato stampa unitario sulla proposta del Ministero della Salute su ex. art 22 Patto per la Salute

 

Igiene Ambientale: Comunicato Segreterie Nazionali 17 giugno 2016

Roma lì, 17 giugno 2016

In preparazione della Segreteria
nazionale unitaria di lunedì 20 giugno, necessaria

per analizzare e preparare al meglio le iniziative a
sostegno della vertenza per il rinnovo dei CCNL, abbiamo

già condiviso la necessità di riunire i quadri e i
delegati delle nostre organizzazioni per condividere ad ogni

livello sindacale il prosieguo della vertenza e della
mobilitazione a sostegno della stessa.

A tal proposito si è stabilito, per agevolare al meglio
la partecipazione, di convocare l’attivo

nazionale unitario in due giornate: il 27 giugno a
Bologna per le regioni del nord, incluse le Marche,

l’Umbria e la Toscana; il 28 giugno a Napoli per le
regioni del sud, incluso il Lazio e l’Abruzzo.

Ovviamente, l’ampia partecipazione è assolutamente
importante per le cose dette e anche perché

riteniamo non necessario replicare gli attivi regionali
unitari. Occorre concentrare, a livello territoriale, lo

sforzo massimo nelle assemblee a ridosso delle possibili
nuove giornate di sciopero, necessarie per il

prosieguo immediato della mobilitazione che la categoria,
in ogni sua espressione di rappresentanza, ci sta

chiedendo a gran voce.

A tal proposito, anche a seguito delle voci che si
rincorrono sulle nuove date dello sciopero

nazionale, è utile ricordare che ogni decisione non può
essere definitiva prima dei necessari

approfondimenti politici/ sindacali e, in ogni modo, solo
dopo il periodo di “rarefazione”,
tra uno sciopero e
il

successivo, così come previsto dalla legge 146/90 e dall’accordo
di settore.

Ogni notizia, ad oggi, è priva d’ogni fondamento, ma – in
ogni caso – terremo conto delle richieste di

inasprire la durata dell’azione di sciopero.

Intanto, dopo l’ennesimo risultato straordinario del 15
giugno, dove i lavoratori e le lavoratrici ci

hanno chiesto di credere fortemente ai motivi della
vertenza e di andare avanti con energia e

determinazione, è necessario avvisare che le associazioni
datoriali non hanno dato nessun tipo di riscontro.

Evidentemente, com’è ormai chiaro, la vertenza
contrattuale ha assunto sviluppi diversi che vanno

ben oltre la situazione del momento. Le considerazioni
sono talmente ampie che sarà compito dei

coordinamenti nazionali analizzare il nuovo perimetro del
contesto politico che il settore vive e le necessaria

sintesi per rilanciare il ruolo del ciclo integrato dei
rifiuti e del lavoro in tale contesto.

Questo, però, c’impone di avviare nuove iniziative a
sostegno della vertenza come ad esempio la

scelta obbligata di interrompere le relazioni sindacali
con le imprese stesse.

Su quest’ultima parte stiamo predisponendo una nota
unitaria, che sarà vostra cura inviare ad ogni

singola azienda.

La strada intrapresa per segnare
il perimetro e il rinnovo contrattuale all’interno del processo di

trasformazione dei servizi
pubblici locali è chiara: sapremo – nonostante Utilitalia e Assoambiente –

essere protagonisti del
cambiamento.

                                Le Segreterie Nazionali


      FP CGIL              FIT CISL         UILTRASPORTI       FIADEL


Basile/Cenciotti       Paniccia/Curcio    Odone/Modi       Verzicco/D’albero

 

Pa: Fp Cgil, rinnovo contatti è un diritto, basta attese

Roma, 15 giugno 2016

“Il rinnovo del contratto, oltre ad essere un obbligo, così come un
impegno da prendere, è soprattutto un diritto delle lavoratrici e dei
lavoratori dei servizi pubblici. Un diritto evaso da troppi anni e che
adesso va rispettato, a partire dal l’avvio del confronto, dopo
l’adozione dell’accordo sulla riduzione dei comparti, e dallo
stanziamento di risorse adeguate.

Non è più tempo di annunci e di
attese, è il momento di delegiferare e di ‘contratto subito'”. Così la Segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, circa le parole
del premier Matteo Renzi sul rinnovo dei contratti nella Pa.

Comparto Sicurezza: Sindacati e Cocer denunciano rischio mortificazione uomini e donne in uniforme – Appello al Governo


Roma, 17  giugno 2016 

I Sindacati del Comparto
Sicurezza e i COCER delle Forze di Polizia ad ordinamento militare e del
Comparto Difesa (Esercito, Marina, Aeronautica) si sono riuniti per valutare lo
stato di attuazione della delega riguardante il riordino del modello della
sicurezza e della difesa e delle carriere del personale.
Un riordino, sottolineano Sindacati
e COCER, necessario non solo rispetto al processo riformatore attivato con la
legge Madia, ma atteso da circa vent’anni per efficientare delicati e
nevralgici settori dello stato al fine di adeguarli alle nuove e complesse
sfide che gli scenari geopolitici internazionali e nazionali pongono quali, ad
esempio il contrasto alla criminalità organizzata, l’aggressione ai diritti
fondamentali di libertà ai cittadini e, non per ultimo, la lotta al terrorismo
internazionale e la difesa dei confini del paese rispetto agli scenari di
guerra alle porte  del mediterraneo.
Il confronto, che ha visto la
partecipazione della quasi totalità delle sigle sindacali e di tutti i COCER,
si è sviluppato sulle proposte involutive e penalizzanti presentate dagli
apparati delle amministrazioni interessate.
Questo riordino, da occasione
storica, rimarcano sindacati e COCER, per disegnare una nuova macchina della
sicurezza e della difesa sui bisogni dei cittadini e del Paese, sta diventando
l’ennesimo tentativo degli apparati per aumentare le alte gerarchie delle Forze
di Polizia a competenza generale e per negare una specificità lavorativa
riconosciuta per legge e massificare le donne e gli uomini in uniforme, che
nonostante tutto, ancora oggi continuano con spirito di abnegazione a garantire
la difesa dei confini, la pace, la sicurezza dei cittadini e la democrazia
nelle istituzioni repubblicane.

Un atteggiamento retrogrado
degli apparati che, comunque, non riesce a nascondere che la vera questione per
giungere ad una riforma moderna che esalti le professionalità e migliori il servizio,
non può che passare attraverso un idoneo stanziamento di risorse, atteso che i
119 milioni oggi disponibili sono assolutamente insufficienti poiché la sicurezza
e la difesa nel nostro Paese, sono un investimento ed una priorità nonché
condizioni imprescindibili e volano per lo sviluppo economico sociale e per una
piena integrazione dei popoli.
Considerato che il Governo ha
affermato che la sicurezza e la difesa sono prioritarie nella sua azione,
sottolineano i leader sindacali e dei COCER, nonché il fatto che il tempo a
disposizione per procedere ad un riordino concreto non è assolutamente sufficiente
rispetto al termine oggi previsto per permettere i necessari approfondimenti al
fine di raggiungere gli obiettivi auspicati, così come insufficienti sono le
risorse, le sottoscritte OO.SS. e COCER chiedono al Governo di dare concretezza
alle affermazioni enunciate facendo uno sforzo affinchè si possa ammodernare il
sistema della difesa e dell’ordine e sicurezza pubblica. In tal senso
richiedono un effettivo confronto con le rappresentanze del personale per
mettere a punto soluzioni efficienti e condivise. Confronto che fino ad oggi,
per alcuni non vi è mai stato, per altri è stato solo parziale.
Insieme a maggiori risorse,
diverse da quelle del bonus degli 80 euro di cui si chiede la strutturazione e
messa a regime attesa la transitorietà dello stanziamento e rispetto al quale
diamo atto che costituiscono una intelligente misura disposta dal Governo che
ha dato un minimo di respiro alle retribuzioni falcidiate per anni dal blocco
delle carriere e da quello della contrattazione disposto dai governi
precedenti, occorre altresì, concludono i Sindacati e le Rappresentanze
militari, aprire un confronto con i rappresentanti del personale affinché,
partendo dalla tutela dei singoli operatori del Corpo Forestale e del loro
status giuridico, senza per questo arrestare il processo riformatore, e dando
attuazione a quelle norme già varate dal Parlamento che incidono sempre
sull’assetto ordinamentale, si giunga ad una riforma che, garantendo un sistema
più moderno ed efficace, dia anche risposte alle legittime aspettative dei
cittadini e delle donne e degli uomini oggi in servizio in queste
amministrazioni.
Il tutto attraverso processi meritocratici che valorizzino le professionalità
acquisite e  garantiscano le
necessarie  opportunità ai giovani che
scelgono di servire il Paese in queste amministrazioni.

Il tutto, come ogni riordino,
prevedendo una fase transitoria che acceleri l’attuazione della riforma e non
mortifichi la dignità professionale di chi, già oggi e da anni, serve con
abnegazione e sacrificio lo Stato.

Attendiamo fiduciosi concreti
segnali di attenzione dal Governo poiché preferiamo il dialogo ed il confronto
alle contrapposizioni sterili e fini a se stessi.

 

MIT: Resoconto Coordinamento Nazionale 6 giugno 2016

Roma, 17 Giugno 2016 

Il 6 Giugno si è svolto il coordinamento nazionale del M.I.T. con
all’ordine del giorno i seguenti argomenti:

Situazione politica – contrattuale
Nuovo Statuto della C.P.A. del MIT
Nuovo Codice appalti

 

La riunione è iniziata con l’illustrazione della situazione politico –
contrattuale: il Coordinatore ha informato sullo stato dell’accordo quadro sui
nuovi comparti di contrattazione; sono stati definiti i quattro comparti, uno
dei quali, quello afferente alle Funzioni Centrali pone in essere una serie di
problematiche che richiederanno particolare attenzione. Come è noto all’interno
del Comparto vi saranno delle sezioni che riguarderanno Ministeri, Enti
Pubblici non Economici e Agenzie Fiscali. Dal nostro punto di vista questo
impianto comporterà, nella definizione di merito, la necessità di impostare la
discussione sui rinnovi contrattuali con caratteristiche innovative che, pur
tenendo conto delle specificità presenti e maturate nel tempo, dovranno tendere
ad una progressiva omogeneizzazione normativa, ordinamentale e retributiva.
Ovviamente ciò non potrà avvenire in una sola tornata contrattuale ma è
ragionevole raggiungerla nell’arco dei prossimi due/tre rinnovi. Nelle prossime
settimane si lavorerà per elaborare una piattaforma, auspicabilmente unitaria,
che verrà successivamente approvata da quadri e delegati.

Per quanto
riguarda il nuovo Statuto della Cassa di Previdenza ed Assistenza, approvato
nel corso dell’ultima riunione, è stato confermato il giudizio critico verso
alcuni punti. In particolare  le
criticità emerse nel nuovo testo riguardano le fonti di finanziamento ed il
numero dei consiglieri. Come FP CGIL continueremo il nostro impegno affinché le
modalità di acquisizione delle fonti di finanziamento abbiano un percorso
normativo piuttosto semplificato e, come più volte ribadito, provengano da
tutte le articolazioni del Ministero, a partire da una quota dell’incentivo,
ovvero da ciò che sarà previsto nell’ambito del Nuovo Codice degli Appalti. Per
quanto riguarda la rappresentanza il nostro impegno si concentrerà all’interno
del consiglio di amministrazione al momento della definizione del nuovo
regolamento elettorale che, a nostro avviso, dovrà prevedere l’effettiva
rappresentanza dei lavoratori in riferimento sia ai diversi Dipartimenti del
Ministero che del corretto equilibrio fra Strutture centrali e territoriali.

Inoltre sarà
preparato un documento esplicativo del nuovo statuto da discutere all’interno
dei posti di lavoro, al fine di portare a conoscenza di tutti sia le nostre
posizioni che le modifiche in arrivo.

Dal punto di
vista del metodo di lavoro, vista la discussione aperta sulla materia del
welfare contrattuale e per i riflessi che alcune scelte potrebbero avere su
altri settori del nuovo comparto, è emersa l’opportunità di condividere le
scelte strategiche all’interno della C.P.A., così come per altre situazioni
similari in altre Amministrazioni, anche con la Funzione Pubblica Nazionale al
fine di caratterizzare in maniera omogenea la nostra posizione.

Sul nuovo
regolamento per l’incentivo, in diversi interventi sono state evidenziate le
criticità legate ad una complessiva mancanza di trasparenza, poca propensione
alla rotazione degli incarichi e ad una scarsa chiarezza nel conferimento di
incarichi da RUP. Come coordinamento, su indicazione del Coordinatore
nazionale, è stato deciso di creare un gruppo di lavoro per preparare, come FP
CGIL, una piattaforma al fine di evidenziare le criticità e per avanzare
proposte per rendere l’incentivo alla progettazione uno strumento per
valorizzare e qualificare il lavoro svolto e non di semplice leva gestionale in
mano all’Amministrazione.

Infine si sono
evidenziate alcune problematiche del Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti: sono emerse notevoli problemi rispetto all’organizzazione del
lavoro, alla vivibilità all’interno degli uffici, ad una razionalizzazione
logistica che ci vede fortemente critici 
perché effettuata senza logiche vere di risparmio ed
efficientamento  ma che porterà, visto
anche l’arretramento della presenza sul territorio, esclusivamente ad ulteriori
difficoltà operative degli uffici ed una difficoltà sempre maggiore nel lavoro
quotidiano.

Per questi motivi,
al fine di arrivare a costruire una nostra proposta politica all’interno del
M.I.T. si è concordato di prevedere dopo l’estate la possibilità di svolgere
una giornata seminariale con l’ambizione di portare la nostra proposta,
condivisa con le lavoratici ed lavoratori del M.I.T., all’attenzione
dell’Amministrazione e all’esterno della stessa.

La discussione
si è chiusa con l’impegno a riconvocarci per definire e concordare le modalità
operative per le iniziative concordate.

    COORDINATORE NAZIONALE FP CGIL MIT
                           Roberto Morelli

 

Palermo parco automezzi obsoleto

 
 

17.06.2016 – Pubblichiamo la nota del coordinatore provinciale d Palermo relativa all’annoso problema del parco automezzi in dotazione ai Vigili del Fuoco 

 

 
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