“I fatti stanno dimostrando che per i medici di medicina generale sarebbe stato meglio entrare a pieno titolo in un servizio socio-sanitario pubblico e statale, come Dirigenti al pari dei colleghi ospedalieri”. Ad affermarlo è il coordinatore nazionale della Fp Cgil Mmg, Giorgio Barbieri, nel ricordare la proposta dell’assessora al Welfare e vicepresidente di Regione Lombardia, Letizia Moratti, di utilizzare infermieri come supporto e supplenti dei medici di famiglia, insieme alle indiscrezioni relative alla riforma delle cure primarie.
“Entrare a pieno titolo in un servizio socio-sanitario pubblico e statale – osserva Barbieri – ci avrebbe finalmente messo nelle condizioni di far funzionare al meglio i servizi attorno al cittadino perché integrati, consentendo a noi di lavorare con meno stress e maggiore soddisfazione, garantiti da diritti e tutele”.
Inoltre, aggiunge, “come Fp Cgil Medici di Medicina generale ci chiediamo dove sono quei sindacati che hanno sempre rivendicato l’impegno di difendere i medici di medicina generale strenuamente dal mostro della dipendenza e invece ora scopriamo che li stanno conducendo verso una strada oggettivamente peggiorativa anche rispetto alla libera professione? Con sempre maggiori disservizi per i cittadini e noi a “isorisorse” sempre più oberati di scartoffie. Non dico vergogna ma davvero nessuno prova un poco di imbarazzo?”.
Per Barbieri è giunto il tempo di reagire, “di rispondere al progetto di para-subordinazione. I sindacati di categoria maggiormente rappresentativi, con la resistenza al cambiamento dimostrata e l’opposizione al passaggio alla dipendenza, rischiano di smarrire la visione di sistema, di futuro, e l’attitudine a tutelarci. I Mmg hanno davvero animo di subire ancora?”, conclude Barbieri.
“Nel contesto desolante della desertificazione del Ministero della Cultura, ridotto ormai alla metà del personale previsto, spicca la vicenda delle Biblioteche pubbliche statali, depositarie di un immenso e prestigioso patrimonio culturale, il cui degrado organizzativo ha ormai raggiunto livelli insostenibili”. A denunciarlo è la Fp Cgil, nel sottolineare come tale ‘degrado organizzativo’ derivi “non solo dalle condizioni strutturali che affliggono tutti i cicli lavorativi interni al Ministero, ma anche per effetto di scelte riorganizzative spesso incomprensibili i cui effetti sono ormai purtroppo del tutto evidenti nel rischio concreto di abbandono e di marginalizzazione istituzionale”, rivendicando quindi “un cambio di rotta delle politiche culturali e uno specifico piano straordinario di assunzioni”.
Il sindacato elenca alcune delle situazioni più critiche. “La scelta ideologica di puntare tutto sulla cosiddetta valorizzazione – sostiene la Fp Cgil – ha prodotto nel corso di questi anni situazioni inimmaginabili: la drastica riduzione dei dirigenti assegnati al settore, l’inserimento di Biblioteche prestigiose come la Braidense, l’Estense, la Palatina e la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte alle dipendenze dei circuiti museali che hanno ben altra mission rispetto ai compiti di tutela conservazione e fruizione del patrimonio librario, le spoliazioni delle sedi storiche, che hanno colpito la Biblioteca Universitaria di Pisa, da dieci anni ormai smembrata nel suo patrimonio per effetto di un vero e proprio pretestuoso tentativo di sfratto dalla sua sede storica; la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, al centro di interventi normativi che ne ipotizzano la trasformazione in una Fondazione e soggetta all’abbandono della sua sede storica di Piazza Venezia a Roma; la Biblioteca Nazionale di Napoli, per la quale è in programma uno spostamento dalla sua sede di Palazzo Reale sulla base di un progetto di creazione di un “polo culturale”, che ha solo l’effetto di produrre opportunamente spazi espositivi al neonato Museo Autonomo di Palazzo Reale e di snaturare la funzione istituzionale della Biblioteca, come ben argomentato dal Comitato di lavoratori e utenti che si sta battendo con determinazione contro questo ennesimo tentativo di sfratto”.
Ancora, fa sapere la Funzione Pubblica Cgil, “a questo si aggiunge l’ormai drammatica situazione degli organici, che sta vedendo la progressiva sparizione di figure centrali, come i Funzionari Bibliotecari e il personale di supporto amministrativo e tecnico, la perdita imminente o già avvenuta dei laboratori di restauro, a partire dal quello più prestigioso della Biblioteca Nazionale di Firenze. In questi giorni tutti i sindacati rappresentativi hanno proclamato per il 20 giugno uno sciopero del personale della Biblioteca Isontina di Gorizia, dopo avere inutilmente per mesi tentato un confronto con le strutture ministeriali e gli Enti locali al fine di trovare soluzioni al rischio concreto di chiusura. Sempre in questi giorni la direzione della Biblioteca Universitaria di Cagliari pubblica uno sconcertante avviso sulla pagina social con il quale offre l’opportunità, a studenti e laureati, di stage, naturalmente non retribuiti, con l’evidente scopo di sopperire in questo modo alla carenza endemica di personale. Attirandosi una valanga di critiche sui social e una ferma posizione di condanna da parte della Fp Cgil di Cagliari. Potremmo continuare con questo triste elenco: ormai quotidianamente riceviamo segnalazioni da tutto il territorio nazionale che misurano il progressivo e apparentemente inarrestabile declino di uno dei settori più prestigiosi per la cultura del nostro Paese”.
Nulla avviene a caso, osserva la Funzione Pubblica Cgil, “esistono precise responsabilità politiche e sembra prevalere un disinteresse generale del governo e delle forze politiche, nonché, spiace dirlo, un atteggiamento superficiale dei media, sempre attenti agli effetti della spettacolarizzazione delle politiche di valorizzazione e molto meno al reale funzionamento delle istituzioni culturali del nostro Paese. Noi certamente non ci rassegniamo a questo sostanziale arretramento delle politiche pubbliche e utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione per rappresentare la realtà effettiva del loro declino, avviare le mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, sensibilizzare l’opinione pubblica insieme ai pochi intellettuali che denunciano la gravità di questa situazione e alle associazioni che operano in difesa del nostro patrimonio culturale. Servono una radicale modifica degli indirizzi di gestione delle politiche culturali e un piano di occupazione straordinaria nei servizi dedicati: solo rimettendo al centro il lavoro stabile e riconosciuto, la sua qualità e dignità, si possono avere ragionevoli opportunità di cambiamento e di rilancio di questo settore fondamentale per la crescita civile e democratica del nostro Paese”, conclude.
Carichi di lavoro intensi, reddito insufficiente, poche prospettive di carriera, grande utilità sociale ma poco riconoscimento. Questi in sintesi i risultati dell’indagine “Qualità del lavoro, aspettative e rappresentanza dei lavoratori pubblici nei comuni del Lazio”, promossa da Fp Cgil Nazionale e Fp Cgil Roma e Lazio, con l’aiuto dell’associazione RomaRicercaRoma, lanciata sui social tra gennaio e febbraio 2022 e che ha coinvolto più di 700 lavoratori tra i 25 e i 65 anni.
Il primo elemento indagato è quello dei carichi di lavoro che, secondo l’indagine, sono considerati intensi soprattutto a causa del controllo diretto dei superiori o per prestabiliti obiettivi di performance, ma anche poco facilitati dalle tecnologie. Il principale nodo problematico, però, è il reddito che per quasi 7 lavoratori su 10 è percepito come poco o per niente insufficiente per far fronte alle esigenze della propria famiglia. Un problema che investe in particolare il settore socio-assistenziale e socio-educativo, che registra i salari più bassi. Insieme al reddito, sono le prospettive di carriera a registrare il più basso livello di soddisfazione, per 8 lavoratori su 10.
Altri elementi di criticità sono la rigidità organizzativa, la postazione di lavoro, considerata inadeguata o scomoda. Le fonti di maggiore soddisfazione sono le relazioni sociali, tra colleghi e con l’utenza, e la consapevolezza di svolgere un lavoro di grande utilità sociale, seppur non giustamente riconosciuto. Un lavoro che, si evidenzia, viene considerato povero ma stabile e tutelato. Il livello di sicurezza percepita è più basso nei settori socio-assistenziale, socio-educativo ed educativo. Gli aspetti ideologici nella sindacalizzazione, infine, sono maggiormente dirimenti per i giovani.
Secondo la Fp Cgil, “ripartire dando la parola ai nostri rappresentati per noi è inevitabile. È importante sollevare il velo della condizione reale del lavoro pubblico e mettere al centro la qualità sia del lavoro che dei servizi, facce inscindibili della stessa medaglia. Il contratto a cui stiamo lavorando sarà un passo avanti in questa direzione. Al tempo stesso, però, dobbiamo recuperare strumenti di partecipazione attiva coinvolgendo le lavoratrici e i lavoratori. Vogliamo mettere al centro le loro competenze per costruire cittadinanza. Vogliamo renderli protagonisti di questo cambiamento”, conclude la Fp Cgil.
“Per rendere onore agli eroi di questa giornata serve un forte impegno perché la Giustizia nel nostro Paese abbia gambe solide sulle quali camminare. Serve, come da tempo chiediamo, stabilizzare i precari, un piano straordinario di assunzioni e una più funzionale riorganizzazione del Ministero della Giustizia”. È quanto afferma il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio.
Florindo Oliverio
“A trent’anni dalla strage di Capaci – continua il dirigente sindacale – abbiamo sentito il dovere di partecipare con una nostra delegazione, rappresentativa di tutto il mondo dell’amministrazione della Giustizia, alle celebrazioni in memoria di Giovanni Falcone e della sua scorta. Le recenti rivelazioni ci dicono che da allora anche le mafie sono cambiate. Se lo Stato ha vinto militarmente la lotta alla mafia, non così si può dire per quanto riguarda la capacità invasiva nell’economia del Paese da parte delle nuove e vecchie mafie. Sono spariti i morti ammazzati ma la mafia imprenditrice cerca di stare nel sistema e fare affari.
Il giudice Falcone, osserva Oliverio, “sapeva che l’azione della Magistratura deve poter contare anche su una amministrazione della Giustizia efficace ed efficiente. Ed è per questo importante, proprio in questo periodo in cui ingenti quantità di risorse sono messe a disposizione del nostro Paese anche dall’Unione Europea per ammodernare le pubbliche amministrazioni e rendere più efficace la Giustizia, che si risolva il grave gap ancora esistente per la mancata digitalizzazione e informatizzazione di ogni ambito del Ministero della Giustizia e si valorizzino le donne e gli uomini che pure hanno fatto vivere in qualche modo l’amministrazione in presenza di pesanti e annosi disinvestimenti”.
Da tempo, aggiunge il segretario nazionale della Fp Cgil, “chiediamo di stabilizzare i lavoratori precari della Giustizia, un piano straordinario di nuove assunzioni e una riorganizzazione del Ministero più funzionale alla integrazione delle varie componenti, fermo restando il riconoscimento delle tante specificità in chiave collaborativa e non competitiva. Perché per migliorare la Giustizia nel nostro paese non basta l’ennesima riforma dei codici ma serve non perdere di vista che la Giustizia ha anche bisogno di gambe solide su cui camminare. Il giudice Giovanni Falcone ci ha lasciato, tra gli altri, l’insegnamento che per una causa giusta serve l’impegno e il valore di tutte e tutti, nessuno escluso”, conclude Oliverio.
Il 17 maggio si è tenuto un incontro per la riapertura di rinnovo del CCNL Fabbricerie 2021-2023. Come Fp Cgil abbiamo aperto l’incontro dichiarando subito di voler lavorare speditamente per arrivare, in tempi brevi, alla stipula del rinnovato contratto che trovi la soddisfazione di tutte le parti, visto anche il ritardo con cui si è proceduto alla convocazione del tavolo.
Abbiamo poi evidenziato come scopo di questa sessione negoziale è quello di raggiungere almeno 3
importanti obiettivi:
1) un’evoluzione delle relazioni sindacali anche alla luce delle problematiche emerse nella fase pandemica con particolare riferimento alla disciplina del lavoro a distanza;
2) la destinazione di risorse ad un fondo pensione come individuato dall’art.89 del CCNL;
3) garantire un livello retributivo adeguato alla luce delle crescenti pressioni inflazionistiche.
In particolare, nel confronto, abbiamo sottolineato come il lavoro posto in essere dalla commissione tecnica che il precedente CCNL aveva insediato per risolvere l’annosa questione dell’individuazione di un fondo contrattuale chiuso per la previdenza integrativa del personale delle Fabbricerie, sia stato assolutamente prezioso.
Dopo una lunga discussione, le parti hanno concordato sul fatto che il modo più corretto di procedere sia quello di concludere, sul tavolo negoziale, il lavoro tecnico della commissione che, ricordiamo, era giunta ad individuare 4 fondi pensione negoziali da proporre al tavolo tra cui scegliere quello a cui contrattualmente si potrà aderire.
A seguire, abbiamo evidenziato come bisognerà sciogliere il nodo sulla dimensione economica del rinnovo e poi aggiornare il testo del CCNL sui temi delle relazioni sindacali, del lavoro a distanza e dei nuovi profili professionali.
La controparte si è riservata di sottoporre ai propri organi associativi la proposta di concludere il lavoro della commissione sul fondo pensione integrativa prospettando una nuova convocazione per la seconda settimana di giugno.
Alessandro Purificato
Capo Area comparto Funzioni Locali FP Cgil Nazionale
Paolo Camardella
FP Cgil Nazionale
Rinnovati e unificati i due contratti del settore dei servizi ambientali per il triennio 2022/2024. Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel hanno sottoscritto con Utilitalia, Confindustria Cisambiente, Assoambiente, insieme alle tre centrali cooperative, Agci, Confcooperative e Legacoop, l’intesa per il rinnovo di un contratto unificato delle lavoratrici e dei lavoratori dei Servizi Ambientali, contratto che mette quindi insieme la parte pubblica e quella privata, interessando circa 100 mila addetti del settore, e che prevede un incremento economico complessivo sul parametro medio per il livello 3A operaio comune di 121 euro. A darne notizia è la Fp Cgil che così commenta: “In una fase così delicata per il paese con questo rinnovo teniamo i salari agganciati all’inflazione, evitando quindi perdita di potere d’acquisto per le lavoratrici e i lavoratori del settore, e otteniamo il contratto unico di settore: un processo di unificazione, antica rivendicazione sindacale, che assume una dimensione politica e contrattuale significativa e determinante per affrontare le trasformazioni in atto nel settore”.
Il contratto in sintesi, fa sapere la Fp Cgil, prevede sulla parte economica un trattamento economico complessivo costituito da: incremento delle retribuzioni base parametrali, incremento elementi variabili, trattamenti economici in materia di welfare, elemento retributivo aggiuntivo di produttività e una copertura economica per il periodo dal 1° gennaio al 30 giugno 2022. L’incremento economico complessivo, quindi, sul parametro medio per il livello 3A operaio comune è di 121 euro. Sulla parte normativa relativa alle relazioni sindacali, segnala la Fp Cgil, viene rafforzata la titolarità delle segreterie territorialmente competenti stipulanti il Ccnl dei servizi ambientali, congiuntamente alle Rsu, la cui rielezione nelle modalità e nei termini saranno oggetto di apposita imminente futura intesa tra Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel.
Sempre sul fronte normativo si ampliano le materie oggetto di contrattazione aziendale e d’intesa tra le parti e sul fronte provvedimenti disciplinari vengono affermate tre fasi di gradualità sulle sospensioni, ridimensionando gli effetti negativi del Jobs Act. Confermato il pagamento delle festività aggiuntive, che era stato motivo di aspro confronto per completare il percorso di unificazione contrattuale, e viene esteso il fondo di assistenza sanitaria integrativa Fasda anche ai lavoratori con contratto a tempo determinato di almeno 12 mesi, purché continuativi anche su anni diversi. La parte legata allo sviluppo del welfare (previdenza e assistenza) prevede l’ncremento mensile di 17 euro.
Raggiunto poi l’accordo per il versamento volontario delle quota di anzianità maturanda maggiorata del 10% a carico dell’azienda per i giovani che si iscrivono presso il Fondo Previambiente. Infine accordo sulle modalità di prosecuzione delle trattative per il perfezionamento dell’intesa sul rinnovo, tra cui classificazione del personale, tempi di vestizione, normativa in tema di avvicendamento del personale nei cambi di appalto e altro. “Adesso partiranno le assemblee e la consultazione unitarie tra le lavoratrici e i lavoratori del comparto igiene ambientale per arrivare nel più breve tempo possibile alla firma definitiva del contratto e garantire così alle lavoratrici e ai lavoratori del settore le risposte che meritano”, conclude la Fp Cgil.
“Abbiamo smascherato il tentativo di imporre, alle lavoratrici e ai lavoratori di Agenzia industrie difesa, modifiche al rapporto di lavoro e al sistema di pagamento degli emolumenti stipendiali senza il preventivo coinvolgimento delle rappresentanze sindacali del personale”. Lo dichiarano, in una nota stampa, i coordinamenti Difesa di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa.
Nel merito, i sindacati sottolineano “le forti preoccupazioni espresse stamani dalle lavoratrici e dai lavoratori sul proprio salario e futuro occupazionale nell’ambito dell’assemblea nazionale organizzata dal sindacato confederale di categoria”, chiedendo l’intervento del Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, per “farsi carico della situazione generata dagli organismi di controllo contabile e far tenere l’immediata apertura di un tavolo di confronto tra le parti, indispensabile a chiarire i diversi aspetti del processo amministrativo che desta notevoli perplessità e considerevole apprensione in seno al personale coinvolto.
Nello specifico, il sindacato denuncia una “forte preoccupazione per l’affermazione contenuta nell’informativa fatta pervenire dall’Agenzia che recita: ‘v’è la possibilità che la modifica della procedura in questione abbia un impatto sul sistema di classificazione del personale’. In relazione alla delicatezza del tema trattato e più in generale alla messa in discussione dei livelli occupazionali pubblici dell’agenzia in house del ministero della difesa, nel dichiarare lo stato di agitazione nazionale del personale di Agenzia industrie difesa e la conseguente mobilitazione, chiediamo alle commissioni difesa di camera e senato, alle istituzioni tutte di tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori loro malgrado coinvolti”, concludono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa.