Sassari – Proclamazione stato di agitazione

21.03.2016 – Pubblichiamo la nota di proclamazione dello stato di agitazione indetto al Comando Sassari 

 

 

Cgil Cisl e Uil – Interruzione delle relazioni sindacali

 
 

21.03.2016 – A segui dello stato di agitazione proclamato da Cgil Cisl e Uil lo scorso il 17 marzo, si è reso necessario informare l’Amministrazione che le relazioni sindacali saranno interrotte sino a quando il Ministro Angelino Alfano non darà le necessarie quanto auspicate assicurazioni sulla vertenza unitaria aperta.

 

 

Associazione Mani – iniziativa di solidarietà

 
 

21.03.2016 – Iniziativa di solidarietà per Carmela moglie del collega Gravano Claudio del Comando di Savona, che a seguito
di un grave incidente stradale ora siede su una sedia a rotelle. La
ragazza nonostante abbia ancora sensibilità in varie zone del
corpo, per il servizio sanitario Italiano non è più curabile
gratuitamente. I famigliari hanno individuato un centro in Austria, ad
Innsbruk specializzato per il recupero funzionale di soggetti come
Carmela. I costi però sono elevatissimi, circa 1000 euro al giorno e la cura per trovare i primi benefici dovrebbe durare un minimo di 90 gg, sino ad un massimo di 180 gg. L’associazione no profit “MANI”, raccoglie i fondi da destinare alle cure di Carmela.
Pubblichiamo il volantino dell’Associazione dove si potranno trovare i riferimenti per contribuire alla causa di Carmela e l’indirizzo email al quale rivolgersi per qualsiasi informazione.

 

 

Evasi Roma: Fp Cgil, mancanza personale e struttura fatiscente

Confermate nostre denunce in reportage nel carcere del 9 febbraio

Roma,
15 febbraio 2016 

“Una pesante carenza di personale, che si associa a
strutture fatiscenti e alla mancanza di strumenti adeguati di supporto
alla vigilanza. Quanto accaduto a Rebibbia non ci sorprende”. Ad
affermarlo è il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore
Chiaramonte, che spiega: “È frutto di una sottovalutazione dello stato
delle cose che denunciamo da tempo, per arrivare alla scorsa settimana
quando, in una visita al carcere di Rebibbia, abbiamo realizzato un video reportage
sulle condizioni difficili del lavoro del poliziotto penitenziario.
Basta guardarlo per capire che quanto accaduto ieri non è frutto del
caso, ma di una serie di condizioni che lo hanno reso possibile”.

Per
stare solo sul carcere di Rebibbia, infatti, aggiunge il dirigente
sindacale, “dei 992 poliziotti penitenziari necessari, ne risultano
presenti 930. Ma non è tutto. Di questi risultano essere distaccati 180
agenti, di cui gran parte negli uffici amministrativi, occupati in
compiti che potrebbero essere assolti da altri lavoratori pubblici. Il
tutto quindi per un totale a Rebibbia di soli 750 poliziotti
penitenziari. Si determinano così situazioni dove, su 1.400 detenuti
presenti, spesso un solo agente si trova a vigilare addirittura 170
persone, attraverso una modalità spacciata per ‘vigilanza dinamica’”.
Per queste ragioni, osserva Chiaramonte, “alla luce di questi numeri,
nonché dell’evasione di ieri, pretendiamo che l’amministrazione rimandi
nell’istituto di Roma, ma non solo, gli agenti penitenziari distaccati
negli uffici amministrativi”.

“Inoltre – prosegue -, vale la pena
sottolineare che per la manutenzione degli istituti viene stanziato
ogni anno un decimo del necessario: soltanto 4 milioni dei 40 necessari.
A Rebibbia, come denunciamo nel nostro reportage, vengono stanziati
ogni anno 24 mila euro, che a malapena bastano per mettere toppe a una
struttura in disfacimento. Per non parlare infine – continua – della
assoluta carenza di strumentazioni tecnologiche di supporto al lavoro di
vigilanza dei poliziotti penitenziari. Questa vicenda riporta
all’attenzione le falle di un sistema, coperte in questi anni dal lavoro
dei poliziotti penitenziari che hanno garantito ciò che nei fatti è
impossibile, la sicurezza dei cittadini. È ora di intervenire”, conclude
Chiaramonte.

Qui in basso il link al video reportage del 9 febbraio scorso della Fp Cgil Polizia Penitenziaria ‘Dentro a metà – Rebibbia, il lavoro del poliziotto penitenziario’

https://youtu.be/yMLoeXjNV4g

 

Conclusioni del Consiglio europeo, 17-18 marzo 2016

migranti

Accordo tra UE e Turchia sulla migrazione

C’è l’accordo con Ankara: l’Unione Europea e la Turchia collaboreranno per ridurre il flusso dei migranti che approdano nelle isole greche.

Nel terzo Consiglio Europeo nel giro di un mese  sono riusciti a concordare una dichiarazione congiunta, in cui si afferma che “tutti i nuovi migranti irregolari che passano dalla Turchia alle isole greche dal 20 marzo 2016 saranno rimandati in Turchia”, ovviamente “in pieno accordo con il diritto internazionale, pertanto escludendo qualsiasi tipo di espulsione collettiva e in pieno rispetto del principio di non-refoulement (nel diritto internazionale, significa che una persona bisognosa di protezione non può essere riconsegnata al proprio carnefice, ndr)”.

Nella dichiarazione si citano esplicitamente le “isole greche”, ma la Turchia ha anche un confine di terra con la Grecia, e pure con la Bulgaria. Sofia aveva chiesto nei giorni scorsi di essere inclusa nell’accordo con Ankara, per evitare il rischio di una deviazione dei flussi verso la Tracia, ma nella dichiarazione non si fa cenno alla Bulgaria, né al confine terrestre tra Grecia e Turchia europea.

Tuttavia, nelle conclusioni del Consiglio Europeo è scritto a chiare lettere che “il Consiglio è estremamente vigile per quanto riguarda possibili nuove rotte per i migranti irregolari e raccomanda di prendere qualsiasi misura che possa rendersi necessaria a questo riguardo”. Un impegno, questo, che Sofia potrebbe richiamare, nel caso si rendesse necessario. Non solo: al punto tre la Turchia si impegna a prendere “qualsiasi misura necessaria a prevenire l’apertura di nuove rotte via mare o via terra per le migrazioni illegali tra la Turchia e l’Ue, cooperando con l’Ue a questo fine”.
Ue e Turchia sottolineano che si tratta di “misure temporanee e straordinarieche sono necessarie a porre termine alle sofferenze umane e a ripristinare l’ordine pubblico”. I migranti che arriveranno sulle isole greche saranno registrati e qualsiasi domanda di asilo verrà “processata individualmente dalle autorità greche, in accordo con la direttiva sulle procedure d’asilo”. A questo fine, Grecia e Turchia prenderanno le necessarie misure e gli accordi bilaterali del caso.

Il costo del trasferimento dei migranti irregolari verso le coste turche verrà coperto dall’Unione Europea. L’altra gamba del sistema è che “per ogni siriano rimandato dalle isole greche in Turchia, un altro siriano verrà reinsediato dalla Turchia nell’Ue”, secondo un meccanismo che verrà sviluppato con l’assistenza delle agenzie dell’Ue, della Commissione e di altri Stati membri. Per il reinsediamento si utilizzeranno anzitutto i 18mila posti ancora non utilizzati nel programma di resettlement dell’Ue concordato l’anno scorso (ne sono stati usati 4.555 su 22mila circa), più un eventuale ulteriore ‘serbatoio’ di 54mila posti (quelli non usati dall’Ungheria).

In tutto sono 72mila posti. Se il numero dei ritorni verso la Turchia eccederà questa soglia, il meccanismo verrà interrotto. Se invece il numero dei ritorni dovesse arrivare vicino a 72mila, allora il meccanismo verrà rivisto. Una volta che le migrazioni irregolari verso l’Ue saranno, è la speranza, ridotte in modo “sostanziale e sostenibile”, allora verrà attivato uno schema umanitario volontario di ammissione, cui gli Stati parteciperanno su base, appunto, volontaria.

 
 

La dichiarazione del Segretario Generale della CES

“Un tentativo ipocrita di aggirare gli obblighi internazionali”, così Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati, ha descritto la proposta di accordo UE con la Turchia.”La CES è inorridita dalla mancanza di unità europea e di umanità nel trattare con i rifugiati che cercano riparo dalla guerra, e sta lavorando con i datori di lavoro per sostenere l’integrazione dei rifugiati e dei migranti nel mercato del lavoro.”Non ci può essere integrazione senza ricolllocazione. .Esortiamo i governi europei a riaprire le loro discussioni sul reinsediamento e l’integrazione invece di mettere tutti i loro sforzi nella chiusura della porta.
La responsabilità per i rifugiati non può semplicemente essere consegnata a Grecia e Turchia. “..”I leader dell’UE rischiano di fuggire non solo dalla loro responsabilità legale verso i rifugiati, ma anche dalla loro responsabilità verso le lavoratrici ed i lavoratori europei.”

 

La posizione di CGIL CISL UIL (11 marzo 2016)

COMUNICATO STAMPA UNITARIO CGIL, CISL, UIL
L’accordo UE con la Turchia porta al respingimento collettivo di vittime della guerra. L’Europa rispetti i diritti fondamentali di chi fugge dalle aree di conflitto
Esprimiamo la nostra più ferma condanna per i contenuti dell’accordo tra UE e Turchia circa il dramma dei migranti e dei rifugiati, soprattutto donne e bambini, un tema sul quale l’Europa sta dando prova di irresponsabilità e di debolezza verso gli egoismi nazionali. 
Di fronte ad una crisi umanitaria, alle decine di migliaia di migranti e rifugiati accampati in condizioni disumane spesso anche sul suolo di Stati europei, al dramma di persone che fuggono da situazioni di guerra e di miseria, l’Unione Europea e gli Stati membri rispondono alle numerose tragedie e morti (4000 morti in mare dall’inizio della crisi), erigendo nuove barriere e trasformando un problema umanitario in una materia di scambio politico ed economico con il governo della Turchia, scambio che si configura come un  possibile grave respingimento collettivo delle vittime di guerra.
Quanto stabilito nell’accordo, infatti, contrasta platealmente con le norme internazionali in materia di rispetto dei diritti umani e contraddice nella sostanza i valori fondamentali dell’Europa e lo spirito del progetto europeo, oltre a non rispettare quanto previsto da regolamenti e normative della stessa UE in tema di diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo. 
Consideriamo inaccettabile che l’obbligo all’accoglienza e ad un trattamento umano dei migranti e rifugiati sia ridotto a una mera questione di finanziamenti alla Turchia allo scopo di contenere il flusso di profughi. Accordo con un Paese il cui governo peraltro risulta non rispettoso dei diritti umani, di quelli dei lavoratori e dei sindacati, di quelli della libertà di stampa e di informazione. Un governo lontano dal rispetto degli standard di protezione internazionali, come del resto dimostra la continua persecuzione della minoranza curda.
L’Unione Europea deve ritrovare nel suo modello sociale e nei suoi principi originari la chiave per una risposta a questa emergenza in linea con gli accordi internazionali; risposta fondata sulla solidarietà e sul principio di accoglienza, per evitare che la questione dei rifugiati – al pari delle politiche economiche sbagliate, dell’insistenza sull’austerità cieca, del crescere delle disuguaglianze e del disagio sociale – divenga un possibile elemento di disgregazione dell’Europa stessa e di crisi irreversibile del processo di integrazione, oltreché un costo inaccettabile di vite umane.
Chiediamo al Governo italiano, che su questa emergenza si è mosso in maniera corretta, al fine di avere dall’insieme degli Stati europei una risposta comune e all’altezza della gravità della situazione, di non rassegnarsi ad un accordo che rappresenta non solo un compromesso al ribasso ma anche la concreta possibilità che aree, regioni e nazioni europee divengano zone di esclusiva realizzazione di campi e centri di detenzione, scaricando così sui territori coinvolti le responsabilità dell’intera UE.
Chiediamo altresì alla Confederazione Europea dei Sindacati, che negli ultimi mesi ha reiterato le critiche all’approccio e alla politica contraddittoria sulla questione da parte delle autorità europee, di decidere le iniziative adeguate, anche in termini di mobilitazione, per continuare a incalzare la Commissione europea e gli Stati membri e ottenere per i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti un trattamento all’altezza dei valori e delle tradizioni dell’Europa.
Roma, 11 marzo 2016

 
 

 

Quadro generale sulla informazione e consultazione dei funzionari pubblici e dei dipendenti delle amministrazioni centrali dello stato

Lo scorso 21 dicembre a Bruxelles è stato raggiunto un importante Accordo in seno al Comitato per il Dialogo Sociale Europeo per le Amministrazioni Centrali sul diritto alla informazione ed alla consultazione dei lavoratori pubblici. Tale accordo, che ha valore giuridicamente vincolante, potrebbe essere convertito in una Direttiva nel prossimo anno.
A nostro avviso l’accordo in questione, raggiunto dopo un anno di trattative tra rappresentanti delle OO.SS e dei datori di lavoro, che ha incontrato non poche resistenze da parte del Governo italiano, è molto importante in quanto costituisce un primo risultato verso lo smantellamento della legge Brunetta che ha cancellato il diritto allaconsultazione delle Parti sociali nei contratti pubblici. Riteniamo che, qualora ci sia una apertura del tavolo  per il rinnovo dei contratti pubblici non sarà possibile ignorare che questo accordo stabilisce dei requisiti minimi comuni a tutti i membri dell’Unione europea  Si rammenta  che nel settore privato tali requisiti sono già stati recepiti dalla legislazione nazionale a seguito di una direttiva dedicata.

Nicoletta Grieco
per le Funzioni centrali FP CGIL, componente del Comitato dialogo sociale europeo per le amministrazioni centrali
Enzo Bernardo
responsabile politiche internazionali FP CGIL

Accordo

Preambolo

Nel Dicembre 2013 la Commissione ha adottato un  Quadro UE per la qualità nell’anticipazione dei cambiamenti e delle ristrutturazioni (QFR) che, per la prima volta, riguarda sia il settore pubblico sia quello privato. Il QFR invita le parti sociali a negoziare in base ai relativi quadri di azione sull’anticipazione dei cambiamenti e delle ristrutturazioni.

Questo Accordo risponde all’invito della Commissione Europea ad occuparsi dell’argomento.

Nel suo programma di lavoro 2014-2015, il Comitato di Dialogo Sociale delle funzioni centrali (SDC CGA) si è dato l’obiettivo di esaminare i diritti di informazione e consultazione al fine di migliorare il dialogo sociale, in particolare nelle situazioni di ristrutturazione.
Come primo passo  le parti sociali delle amministrazioni centrali hanno concordato linee guida politiche sulla Gestione delle Risorse Umane per meglio anticipare e gestire il cambiamento(2014), includendo in queste la raccomandazione: “di definire un quadro del dialogo sociale con le organizzazioni sindacali al fine di intensificare tempestivamente il dialogo sociale  con riguardo a cambiamenti nella organizzazione del lavoro, nei rapporti di lavoro e contrattuali prima, durante e dopo l’implementazione di questi cambiamenti“.

Nel mese di giugno 2015, il SDC-CGA ha risposto alla consultazione della Commissione europea sul consolidamento delle direttive comunitarie in materia di informazione e consultazione dei lavoratori. In questa risposta il SDC-CGA ha dichiarato di aver iniziato a negoziare un accordo giuridicamente vincolante, ai sensi dell’articolo 155 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, su un quadro comune sull’informazione e la consultazione, che tenesse conto delle specificità delle amministrazioni centrali.

L’obiettivo di questo Accordo è di stabilire requisiti minimi comuni di informazione e consultazione dei lavoratori pubblici attraverso i loro rappresentanti, comprese le organizzazioni sindacali, nelle amministrazioni centrali.

Il Comitato ritiene che:
-l’informazione e la consultazione dei lavoratori pubblici siano essenziali per un dialogo sociale di qualità;
– un dialogo sociale nazionale forte  sostiene buone condizioni di lavoro, consente un servizio pubblico di qualità e consente la corretta gestione del cambiamento in tutte le fasi economiche;
– tale dialogo aiuta a far crescere la fiducia e le buone relazioni di lavoro, il dialogo sociale è anche orientato verso la protezione dei posti di lavoro (i licenziamenti devono essere l’ultima risorsa) e verso il miglioramento dell’occupabilità (ad esempio attraverso la formazione).

Per tutti questi motivi, il Comitato ritiene indispensabile che tutti i dipendenti pubblici godano del diritto  di informazione e consultazione.  In caso di eccezioni previste dalla legislazione nazionale per alcune categorie di dipendenti pubblici, queste eccezioni dovranno essere debitamente giustificate. Il Comitato incoraggia gli Stati membri a rivedere queste eccezioni, tenendo conto degli obiettivi del presente accordo e, in caso di nuove eccezioni, a non ignorare questi obiettivi.
Il Comitato incoraggia gli Stati membri a promuovere la determinazione di requisiti minimi per il diritto all’informazione e alla consultazione nei governi locali e regionali.

Il dialogo sociale è uno dei pilastri del modello sociale europeo.
Ciò è dimostrato dal fatto che l’articolo 151 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, per esempio, afferma che la  costruzione europea deve avere come obiettivo la promozione del dialogo sociale tra datori di lavoro e lavoratori.

Questo obiettivo riflette l’approccio europeo di ricerca di condizioni di parità tramite la regolamentazione delle questioni occupazionali basata sul fatto che i dipendenti abbiano una voce in capitolo sui cambiamenti nell’organizzazione del lavoro. Un dialogo efficace è vitale per la crescita economica, per i  rapporti di lavoro di qualità, per la qualità e l’efficienza del lavoro e dei servizi pubblici

Articolo 1: Finalità e principi

Il presente Accordo ha il fine di stabilire un quadro di requisiti minimi comuni per il diritto all’informazione e consultazione dei lavoratori pubblici attraverso i loro rappresentanti nelle Amministrazioni centrali dello stato.
I requisiti così come sono definiti con il presente Accordo non possono ostacolare l’applicazione di una normativa nazionale più favorevole sui diritti di informazione e consultazione dei lavoratori pubblici, compreso il diritto alla contrattazione.
Questi requisiti non costituiscono un motivo valido per indebolire il livello generale di tutela offerto ai dipendenti pubblici nel settore disciplinato dal presente accordo.

Si precisa che le modalità di informazione e di consultazione saranno definite e attuate al livello pertinente, conformemente alle legislazioni e prassi nazionali nelle relazioni industriali in questi Stati membri.

Mentre si attuano le procedure pratiche per l’informazione e la consultazione, i datori di lavoro e i rappresentanti dei lavoratori  opereranno in uno spirito di fiducia e rispetto,  nella dovuta considerazione dei loro reciproci  diritti e doveri, tenendo conto sia della missione di interesse generale dell’amministrazione del governo centrale a vantaggio dei cittadini sia degli interessi dei lavoratori.

Articolo 2: Disposizioni specifiche

Sulla base di particolari disposizioni nella legislazione nazionale, le disposizioni del presente accordo non  si possono applicare ai dipendenti pubblici investiti di responsabilità autonome, in particolare preposti alla sicurezza  nazionale, all’ordine pubblico o al potere giudiziario.

Articolo 3: Definizioni

Ai fini dell’applicazione del presente accordo e delle sue disposizioni, si applicano le seguenti definizioni:

Per Amministrazioni centrali si intendono amministrazioni sotto l’autorità dei governi a livello federale, centrale, nazionale e/o equivalente.

Per Legislazione  nazionale si intendono le leggi, i regolamenti e le prassi, compresi i contratti collettivi in materia di rapporto di lavoro, in vigore negli Stati membri che riguardano  i diritti di informazione e consultazione dei lavoratori pubblici.

Per Dipendente pubblico si intende l’impiegato pubblico e il dipendente contrattualizzato presso le amministrazioni centrali.

Per Rappresentanti dei lavoratori pubblici si intendono i rappresentanti sindacali e, se previsto dalle legislazioni nazionali e/o prassi che disciplinano situazioni di lavoro, altri organismi di rappresentanza dei lavoratori.

Per informazione si intende la trasmissione da parte del datore di lavoro ai rappresentanti dei lavoratori di dati al fine di consentire loro di prendere conoscenza della questione trattata e di esaminarla.L’Informazione deve essere data nei tempi, nei modi e nei contenuti adeguati atti a consentire ai rappresentanti dei lavoratori di procedere a una valutazione approfondita del potenziale impatto delle misure proposte.

Per Consultazione si intende lo scambio di opinioni e l’instaurazione di un dialogo tra i rappresentanti dei lavoratori e il datore di lavoro.La consultazione deve essere organizzata  nei tempi, nei modi e nei contenuti atti a consentire ai  rappresentanti dei lavoratori di esprimere un parere e quindi cercare di avere la possibilità di influenzare le misure proposte dall’amministrazione, sulla base delle informazioni fornite in merito alle misure proposte alle quali la consultazione  è connessa.

Articolo 4: Campo di applicazione

Fatti salvi i casi in cui le parti sociali, sulla base della legislazione nazionale, decidano insieme le materie di consultazione e di informazione:

La consultazione deve riguardare
: la salute e la sicurezza sul lavoro
; l’orario di lavoro e le politiche di conciliazione vita-lavoro;
 le conseguenze sulle condizioni di lavoro delle decisioni che cambiano l’organizzazione di strutture e servizi o quando vi è una minaccia per l’occupazione.

I seguenti argomenti sono trattati come informazione o consultazione in base alla legislazione nazionale e al dialogo sociale:
 linee guida sui salari;
 formazione del personale;
 parità di genere e misure di non discriminazione;
 protezione sociale specificamente applicabile ai dipendenti pubblici.
                                 
Articolo 5: Modalità pratiche

L’Informazione e la consultazione nei settori elencati dall’articolo precedente, devono riguardare le misure proposte che determinano cambiamenti alla situazione dei dipendenti pubblici.

Articolo 6: Riservatezza e ordine pubblico

La legislazione nazionale può fissare un obbligo di non divulgazione per i rappresentanti dei dipendenti pubblici quando le informazioni vengono loro fornite in modo confidenziale e quando tali informazioni possono compromettere gli interessi della pubblica autorità.

In casi specifici e in base a criteri oggettivi, previsti dalla legislazione nazionale, i datori di lavoro possono astenersi  dal divulgare informazioni o avviare la consultazione in circostanze eccezionali che potrebbero danneggiare gravemente il funzionamento dei servizi pubblici o per motivi di sicurezza e ordine pubblico.

Articolo 7: Protezione dei rappresentanti dei lavoratori

Al fine di attuare le modalità di informazione e consultazione, i datori di lavoro provvedono affinché i rappresentanti dei lavoratori, nell’esercizio delle loro funzioni, godano di protezione e di garanzie sufficienti che permettano loro di realizzare in modo adeguato i compiti che sono stati loro affidati.

Articolo 8: Follow-up

Il presente accordo sarà oggetto di un monitoraggio almeno ogni due anni, in seno al comitato europeo di dialogo sociale per le amministrazioni centrali, soprattutto per quanto riguarda l’attuazione dell’articolo 2 e dell’articolo 6.

Articolo 9: Procedure

L’attuazione di modalità pratiche di cui al presente accordo può essere oggetto di procedure di ricorso amministrativo o giurisdizionale in base alle legislazioni nazionali.

Bruxelles, 21 dicembre 2015

 
 

EPSU – 45ma riunione Comitato permanente amministrazioni centrali (NEA)

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Bruxelles, 23 febbraio 2016

Si è svolta il 23 febbraio 2016 a Bruxelles la 45a riunione del Comitato permanente delle amministrazioni centrali (NEA) .Ha aperto la riunione il Segretario Generale dell’EPSU Jan Willem Goudriaan, con una attenta ed approfondita relazione che ha illustrato lo stato della contrattazione nei vari stati, con relativi blocchi dei contratti e perdita dei salari, le problematiche recenti dovute alla sospensione di Schengen in alcuni stati ed alla possibile Brexit.

Goudriaan si è poi particolarmente soffermato sulla gravissima situazione dell’emergenza migranti sulla quale sia l’EPSU che PSI hanno preso chiare posizioni. Si è inoltre congratulato con i membri del Comitato di dialogo sociale per le amministrazioni centrali (SDC CGA)  per la firma dell’Accordo sul diritto all’informazione ed alla consultazione, importante risultato raggiunto a fine dicembre dopo un anno di negoziati. Nel corso della riunione si  è parlato dell’iter dell’Accordo all’informazione ed alla consultazione che in circa due anni potrebbe diventare una direttiva;

Si è dunque aperta la discussione e, come FPCGIL, in considerazione del diretto coinvolgimento del nostro paese nella questione dei migranti, abbiamo sottolineato come l’EPSU deve farsi promotore di una campagna culturale a favore della solidarietà, dell’accoglienza e  dell’istituzione di canali umanitari; solo una gestione ordinata e controllata dei flussi può permettere che ci sia la giusta risposta dei servizi pubblici nella gestione dell’emergenza. Tale campagna deve servire a influenzare effettivamente la politica, visto che questa situazione, che mette a rischio le conquiste dell’Unione in questo momento, come ad es. la sospensione di Schengen,  dipende da un approccio sbagliato della politica europea proprio nella gestione della questione migranti.
Abbiamo inoltre fatto presente la situazione della contrattazione in Italia, che dopo l’atto di indirizzo della Funzione Pubblica, dovrebbe riaprire una stagione di negoziazione sui contratti pubblici, contrattazione ferma da oltre 8 anni.
Oltre a ciò abbiamo segnalato anche la questione dell’attacco al diritto di sciopero, verificatasi a seguito della vicenda Colosseo, con l’emanazione di un decreto che mette la fruizione dei beni artistici alla stessa stregua del diritto alla salute o alla giustizia.

Si sono analizzati gli esiti della riunione dello steering group su Salute e Sicurezza tenutosi lo scorso 18 febbraio.

Si è parlato della situazione degliispettori nelle pubbliche amministrazionie dei tagli a questo servizio nei vari paesi, da parte nostra prepareremo una scheda informativa sulla questione da inviare al Comitato.Abbiamo inoltre approvato il Programma di lavoro del Comitato NEA da mettere in atto con una risoluzione del Congresso EPSU ed abbiamo incominciato ad analizzare la questione della salute e della sicurezza nelle Amministrazioni Centrali che sarà oggetto di due seminari regionali nel corrente anno.

Si è poi parlato del tema della giustizia fiscalee della necessità di armonizzazione nei vari stati dell’Unione nonché del problema del contratto del personale che opera nelle ambasciate con funzioni domestiche o di supporto, indicando quella dei Paesi Bassi come buona prassi da seguire negli altri stati membri.

Si è inoltre affrontato il calendario degli impegni dell’anno corrente. Il primo appuntamento sarà dal 14 al 16 di marzo con il seminario  sulla Migrazione  e l’asilo negli stati dell’Unione (Rafforzare il ruolo delle organizzazioni sindacali. dei servizi pubblici  a protezione dei diritti umani e nella offerta di servizi pubblici ai migranti, richiedenti asilo e rifugiati).

Nicoletta Grieco, FP CGIL nazionale, rappresentante italiana nel Comitato permamente NEA

 

Mibact – Contrattazione del 17 marzo: il confronto su FUA e progressioni prosegue

Roma,18 marzo 2016

CONTRATTAZIONE
DEL 17 MARZO: IL CONFRONTO SU FUA E PROGRESSIONI PROSEGUE: QUALCHE RISULTATO IN
VISTA?

NOVITA’
POSITIVE SUI PASSAGGI DI AREA E ALTRO

 

 

La riunione di ieri è stata importante:
si sono gettate le basi per un accordo complessivo su FUA e Piano di
valorizzazione e si è finalmente entrati nel merito di una proposta concreta
per progressioni economiche e posizioni organizzative. E c’è uno spiraglio
concreto sull’annosa questione dei passaggi di area.

Andiamo per ordine:

FUA 2016 e piano di valorizzazione 2016.

Sulla spinosa questione dell’accordo FUA
gli scogli erano e sono 2: la quantificazione dell’importo da destinare alle
progressioni economiche e della spesa per remunerare le posizioni
organizzative. Intorno a questi due problemi si è incentrata la discussione con
il contorno dei progetti nazionali e della loro possibile revisione e
adeguamento alle nuove condizioni organizzative. Quindi un confronto
programmatico non solo sul FUA di quest’anno ma con evidenti ricadute almeno
sui prossimi due anni. Sulle progressioni economiche il ragionamento si è
dipanato partendo da una valutazione delle attuali risorse. Noi abbiamo preso
atto della indisponibilità di altre sigle sindacali a reperire risorse per le
progressioni economiche a valere sui progetti nazionali e pertanto la cifra da
cui si parte sono i 7.600.000 euro di somme non impegnate, pari a circa 3600
progressioni economiche. Sul punto noi abbiamo posto come elemento
pregiudiziale la possibilità di fare un accordo su base pluriennale, ovvero una
programmazione che consenta entro il 2018 di coprire i famosi 12.050 passaggi
complessivi. Pertanto un impegno comune che consenta da un lato il reperimento
di risorse aggiuntive e dall’altro di ottenere l’obiettivo prefissato sul
numero di progressioni. Un impegno comune e vincolante. Su cui abbiamo chiesto
di verificare due condizioni: l’accordo programmatico richiesto dagli organi di
controllo e la possibilità di fare un unico bando, con la previsione di
scorrimenti successivi nel 2017 e 2018 mantenendo in piedi la graduatoria.
Punti sui quali avremo riscontro nella prossima riunione prevista per giovedì e
che dovrebbe portare alla definizione dell’accordo.
Accordo che dovrebbe essere esteso sul
piano di valorizzazione, su cui abbiamo espresso una valutazione positiva sulla
quantificazione delle risorse, ovvero una cifra complessiva di 4.750.000 euro a
cui si aggiungono 1.200.000 euro di residui 2015 per  l’apertura del primo maggio, tutte risorse a
valere sul capitolo 1321. Questo incremento significativo consente di
compensare il maggior importo stanziato sul Fua per le posizioni organizzative.
Per il 2017 inoltre è previsto un incremento assai cospicuo di 5 milioni di
euro e pertanto la cifra utilizzabile extra Fua dovrebbe raggiungere nel
prossimo anno la ragguardevole cifra dei 10 milioni di euro, a conferma della
felice intuizione dei nostri compagni del precedente Coordinamento che
prospettarono per primi la possibilità di utilizzo di queste risorse per i
programmi di apertura straordinaria. Sul merito del piano di valorizzazione
abbiamo espresso delle perplessità sull’articolazione di alcuni progetti, in
particolare quelli di prolungamento serale, ed abbiamo perplessità sulle
tariffe proposte. Ma, anche su questo punto, ci siamo riservati di produrre in
vista della prossima riunione le nostre osservazioni. Per quel che riguarda le
posizioni economiche registriamo la proposta, in linea di principio
condivisibile, fatta da colleghi di altre sigle, per un allargamento della
platea dei possibili percettori anche a funzioni di particolare rilevanza e
responsabilità riguardanti il personale di terza area. L’unica perplessità che
registriamo è quella relativa al reperimento delle risorse alla luce della
ripartizione delle somme Fua previste dall’accordo.  Ovvero il fatto che allo stato attuale
diventa difficile immaginare un allargamento della platea in assenza di risorse
aggiuntive. Quindi aspettiamo proposte concrete che non siano la solita
perorazione velleitaria. L’ultima considerazione sul punto riguarda i progetti
nazionali: noi abbiamo ribadito la necessità di una loro rivisitazione per
renderli più omogenei all’attuale situazione organizzativa e metterli al riparo
da incursioni sgradite degli organi di controllo. Nel fare questo abbiamo pure
ipotizzato, per il prossimo anno, che questa rivisitazione comprenda l’utilizzo,
nell’ambito dei progetti nazionali, delle risorse aggiuntive previste per la
valorizzazione. Questo consentirebbe di liberare altre risorse del FUA
spendibili per le progressioni. Da ultimo vi informiamo che ieri abbiamo
verificato il piano di valorizzazione 2015 e questo consentirà l’avvio delle
relative procedure di pagamento.

Passaggi di area.

Abbiamo chiesto nei giorni scorsi, con
una nota unitaria, di avere contezza delle iniziative che l’Amministrazione,
nella sua parte politica, si era impegnata a produrre al fine di sbloccare
questa situazione annosa. Pertanto, nella riunione di ieri, abbiamo rivolto
direttamente al Capo di Gabinetto i seguenti quesiti:

la quantificazione del budget disponibile
sulle risorse assunzionali attualmente a disposizione del Ministero (circa 11
milioni di euro). La questione è dirimente: sulla base delle risorse previste è
possibile quantificare il numero degli scorrimenti che a nostra avviso non
necessariamente si deve attestare sui famosi 460 posti, ma può tranquillamente
essere ampliata, considerato il numero complessivo degli idonei;

il tipo di provvedimento che si intende
predisporre. Escluso il ricorso, almeno per il momento, alla via normativa
l’altra strada è la predisposizione di un provvedimento amministrativo;

l’estensione dei passaggi di area anche
alla graduatoria relativa al passaggio dalla prima alla seconda area. Un
passaggio che avrebbe il pregio di essere a costo zero, di consentire un
utilizzo più appropriato di questo personale e di rendere disponibili ai fini
assunzionali i posti (circa 220 tra seconda e terza area) attualmente congelati
per effetto compensativo del soprannumero in prima area.

Per la prima volta possiamo affermare di
avere intravisto uno spiraglio concreto nelle risposte che ci sono state date:
il Capo di Gabinetto ha confermato che intorno alla fine di questo mese, prima
ancora di avviare il bando per il concorso esterno dei 500, produrranno questo
provvedimento amministrativo che invieranno agli organi di controllo per la
registrazione. L’altro segnale concreto è che su questa situazione ci stanno
lavorando, come è risultato chiaro dall’intervento del Consigliere Benzia, che
ha rappresentato alcune criticità presenti in alcuni profili ed in alcuni
territori. Naturalmente è ancora del tutto improvvido pensare di aver trovato
la tanto agognata soluzione: occorre vedere il provvedimento e capire quale
sarà la reazione degli organi di controllo, sinora del tutto restii a dare
risposte positive su questa problematiche. Ma il nostro giudizio resta
positivo: la predisposizione del provvedimento è per noi un chiaro indice della
volontà politica ad affrontare concretamente le possibili soluzioni. Quindi
aspettiamo con ansia gli ulteriori sviluppi nella tempistica sopra descritta e
vi terremo informati puntualmente, anche in riferimento alle risposte che
perverranno alle nostre sopraelencate richieste. Sul bando di concorso esterno
ci sarà invece un piccolo slittamento della data prevista per la sua
emanazione: al riguardo il Capo di Gabinetto si è impegnato ad una specifica
riunione informativa sullo schema di bando che intendono adottare.

Mobilità volontaria.

1811 domande contenenti 3199 preferenze.
Sono gli unici dati che vi forniamo oggi in attesa di una informativa scritta
ed esaustiva richiesta alla DG Organizzazione, la quale si è impegnata a fornircela.
La commissione esaminatrice è stata costituita e si riunirà all’inizio della
prossima settimana. I tempi di chiusura della procedura non saranno lunghi.

Pagamenti progetti Expò


Abbiamo rappresentato all’Amministrazione la grave
situazione che si sta determinando in sede di liquidazione dei progetti Expò,
ovvero la pretesa incredibile di addossare sul compenso previsto per i
lavoratori anche gli oneri in carico al datore di lavoro. L’accordo prevede
infatti i compensi calcolati solo al lordo dipendente e quindi una ulteriore
detrazione rappresenterebbe una grave violazione dei termini dell’accordo.
Anche su questo abbiamo chiesto puntuale riscontro nella prossima riunione.

Lavori insalubri

Abbiamo sollecitato una risposta ad una
nostra nota, ormai datata, con la quale chiedevamo una valutazione della
sentenza della Corte dei Conti che ha riconosciuto i benefici previdenziali
previsti dalla vigente normativa ai lavoratori in quiescenza che hanno
dimostrato l’esposizione alle sostanze insalubri. Una problematica delicata
sulla quale purtroppo abbiamo registrato ogni tipo di omissione, compreso il
venir meno del libretto di rischio, documento essenziale ai fini del
riconoscimento del beneficio. Ci aspettiamo invece una diversa attenzione, ci
pare dovuta verso i lavoratori, in particolare restauratori e fotografi,
addetti ai cicli insalubri. In sostanza chiediamo di valutare un provvedimento
del MIBACT che ricomprenda quella normativa, pensata originariamente per i lavoratori
del Ministero della Difesa, e la estenda ai nostri lavoratori. E attendiamo
risposte.
Progetti locali in Basilicata.


Una vicenda kafkiana: la liquidazione dei
progetti locali in quella Regione bloccata da un rilievo della Ragioneria
Territoriale dello Stato, del tutto fuori dalle sue competenze normative,
secondo cui sarebbero illegittime le aperture straordinarie in quanto non
retribuite con le tariffe da lavoro straordinario. Vicenda su cui si è
innestata una speciosa polemica tra sindacati aizzata da qualcuno evidentemente
orfano dei bei tempi andati, quando andava di moda litigare tra le sigle
sindacali. Una sindrome giapponese che non tiene conto della pericolosità di
rilievi di questo tipo, i cui effetti potrebbero riverberarsi addirittura sul
programma di aperture straordinarie che, come è noto, riguardano prestazioni
oltre il normale orario di lavoro non configurabili come lavoro straordinario.
In tutto questo ancora nessuno, malgrado le sollecitazioni del Direttore
Generale del Bilancio, ha provveduto ad inviare questi accordi all’UCB, che
rimane il vero soggetto controllore. Si sbrigassero, al Segretariato Regionale:
i lavoratori aspettano il giusto compenso per la prestazione fornita.

FP CGIL NAZIONALE MIBACT  
         Claudio
Meloni
  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

Fisco: Cgil Cisl Uil, inaccettabile attacco ai dipendenti dell'Agenzia delle Entrate


Comunicato Stampa Fp Cgil – Cisl Fp – Uil Pa

Cgil Cisl Uil: “Rispetto e riconoscimento per funzionari dello Stato
che applicano la legge.”Il Governo ci convochi subito
e faccia capire da che parte sta”

 
Roma,
18 marzo 2016

“E’ inaccettabile attaccare chi fa il proprio dovere
per far rispettare le leggi dello Stato”, così Salvatore Chiaramonte,
Paolo Bonomo e Sandro Colombi – Segretari nazionali delle federazioni di
categoria di Cgil Cisl e Uil – bollano i servizi “mistificatori” andati
in onda nella trasmissione “Striscia la notizia” di Canale 5 in cui i
funzionari dell’Agenzia delle Entrate sono messi alla berlina per le
supposte vessazioni a danno di cittadini e imprese.
“I
lavoratori dell’Agenzia sono quotidianamente impegnati con competenza e
professionalità sul fronte del contrasto all’evasione fiscale e
contributiva e alle truffe ai danni dell’erario. Indicarli
proditoriamente come responsabili dell’applicazione delle leggi e della
complicazione del sistema normativo è scorretto e inaccettabile. La
direttrice faccia una immediata verifica sui fatti denunciati ma va
sottolineato come sia ancora più grave l’incitazione al linciaggio. Nei
servizi televisivi si parla addirittura di bruciare la casa ai
funzionari che compiono accertamenti”.
“Ora
basta. Il Governo e il ministro Padoan non possono più tacere. Ci
convochino subito e facciano capire da che parte stanno. Il lavoro e la
dignità di servitori dello Stato onesti e capaci vanno tutelati come
farebbero i buoni datori di lavoro. Tanto più quando sono in gioco la
legalità e gli interessi di tutti”. 
“Di
certo il sistema fiscale è squilibrato, per le imprese ma soprattutto
per lavoratori dipendenti e pensionati. Le difficoltà del Paese meritano
una risposta più efficace, più incisiva e più equa. Così come i
lavoratori meritano rispetto e riconoscimento per un lavoro altamente
qualificato che va a vantaggio dell’intera collettività. La demagogia e
il qualunquismo al servizio di un’informazione distorta fanno solo danno
alle istituzioni e al Paese”.

 

TAR Consiglio di Stato: trasmissione modifica CCNI 2015

Atto di modifica del Contratto Nazionale Integrativo anno 2015.

 
 

News

Mipaaf: lo stato dell'arte sulla contrattazione

In questi ultimi tempi si sono avviati confronti con l’Amministrazione su diversi temi importanti, tutti in una fase iniziale di discussione.
Per questa ragione, abbiamo ritenuto di fare il punto al fine di assicurare una corretta informazione allegando le riflessioni di seguito riportate.

 

 

Sanità: Cgil Cisl Uil, abolizione intramoenia non basta, rendiamo efficiente ssn


Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl

Roma, 17 marzo 2016

“Rendere la sanità pubblica effettivamente tale, garantendo e potenziando i servizi possibili. Come ha affermato oggi il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, è ora di dire basta in sanità con la libera professione perché chi lavora nel pubblico deve ritenersi essere esclusivamente un dipendente dello Stato, senza che gli sia permesso di poter lavorare in proprio”. Lo affermano in una nota Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.

“Ma l’abolizione dell’intramoenia – proseguono – non può bastare senza un’adeguata politica di rilancio del Servizio sanitario nazionale, che guardi ai servizi e al personale, eliminando le diseguaglianze profonde che ci sono lungo il paese”.

Per Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl “serve aprire una riflessione complessiva sul tema, contemplando anche l’abolizione dell’intramoenia, per rilanciare il servizio sanitario nazionale, abbattendo le diseguaglianze nell’erogazione dei servizi. Vero, la libera professione troppo spesso incide in negativo nell’offerta, generando in alcuni casi, per le storture del sistema, le liste d’attesa. Ma la sanità si salva solo attraverso investimenti e politiche, che riguardino i servizi offerti e le lavoratrici e i lavoratori coinvolti”, concludono.

 
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