Respect. Contro ogni forma di discriminazione. È il titolo dell’iniziativa promossa dalla Fp Cgil nazionale e dalla Fp Cgil di Caserta in programma venerdì 20 maggio a Mondragone, in provincia di Caserta, presso la Sala Conferenze “Mario Pacifico” del Museo Civico Archeologico “Biagio Greco” in via Genova 2 a partire dalle ore 10. E in diretta su facebook sulla pagina @fpcgil.
Un’iniziativa che vedrà i saluti di Giuseppe Castaldo e Antonino Messineo, rispettivamente Prefetto e Questore di Caserta, e a seguire gli interventi di: Luigi Capaccio, segretario generale Fp Cgil Caserta; Luisa Corazza, avvocata; Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil Nazionale; Valeria Valente, presidente Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere; insieme a testimonianze di lavoratrici e lavoratori.
Partecipano all’iniziativa, inoltre, Matteo Coppola, segretario generale Cgil Caserta; Alfredo Garzi, segretario generale Fp Cgil Napoli e Campania; e Nicola Ricci, segretario generale Cgil Napoli e Campania. Tra gli invitati: il direttore Asl di Caserta, il direttore Inps di Caserta , le associazioni Millemé e V.E.R.I., i candidati sindaco di Mondragone. A moderare i lavori della giornata il giornalista, Raffaele Sardo.
‘Ricerchiamo stabilmente’, venerdì 20 maggio è in programma l’Assemblea Nazionale di tutto il personale della Ricerca Sanitaria di IRCCS Pubblici e IZS assunti con il contratto della “Piramide della Ricerca” presso la Sala Accademia del Centro Congressi Frentani in via dei Frentani 4 a Roma dalle ore 10 alle ore 14. All’assemblea, promossa dalla Fp Cgil e aperta a iscritti e simpatizzanti sarà possibile partecipare anche su piattaforma Zoom chiedendo le credenziali di accesso alla sede della Fp Cgil più vicina.
“Non c’è più tempo: è arrivato il momento di valorizzare e stabilizzare il personale della Ricerca Sanitaria – sostiene la Fp Cgil -. A oltre quattro anni dall’approvazione della ‘Piramide’, dopo quasi tre anni di contratto spesso non ancora compiutamente applicato, non possiamo permetterci di osservare inermi l’abbandono del percorso da parte di quasi il 30% dei Ricercatori. Siamo stanchi delle tante vane promesse della politica nazionale sulla valorizzazione e la stabilizzazione del Personale della Ricerca sanitaria. È ora di mobilitarsi”.
L’assemblea di venerdì avrà all’ordine del giorno: la situazione relativa al rinnovo contrattuale CCNL Sanità pubblica sezione della ricerca; l’aggiornamento sull’iter di approvazione della Legge Delega di Riforma degli IRCCS; la stabilizzazione del personale della ricerca e iniziative di mobilitazione nazionale.
Il programma dell’assemblea, presieduta da Sandro Alloisio, coordinatore nazionale IRCCS e IZS FP CGIL, prevede la relazione di Alberto Evangelista, coordinamento nazionale IRCCS e IZS FP CGIL, e a seguire interventi dei rappresentanti dei ricercatori e del personale di supporto alla Ricerca eletti nelle RSU degli IRCCS e IZS. Le conclusioni sono affidate a Michele Vannini, segretario Nazionale Sanità FP CGIL.
Alle lavoratrici e ai lavoratori de La Nostra Famiglia, associazione della sanità privata che si occupa delle persone con disabilità e ha strutture specializzate nella neuropsichiatria infantile, strutture sanitarie e Ircss, va applicato il contratto della sanità privata. A stabilirlo è una sentenza emessa del giudice del lavoro del Tribunale di Lecco che accerta il diritto all’applicazione del contratto della sanità privata e condanna, al contempo, La Nostra Famiglia all’erogazione delle differenze dall’ottobre 2020 sino al saldo, come riportano Cgil e Fp Cgil.
Si tratta, spiegano i sindacati, “della prima di oltre 500 controversie raccolte dalla Fp Cgil nelle diverse sedi dell’associazione, con il patrocinio dell’avvocato Michele Bonetti, per contrastare la scelta intrapresa da La Nostra Famiglia, in maniera unilaterale, di procedere a un cambio di contratto di lavoro per circa 1.600 lavoratrici e lavoratori, da quello della Sanità Privata verso il Ccnl Aris Rsa/Cdr, che prevede trattamenti economici e normativi peggiorativi”.
“Grande vittoria – esultano Cgil e Fp Cgil -. Viene finalmente restituita alle lavoratrici e ai lavoratori de La Nostra Famiglia la giusta applicazione del contratto della Sanità Privata. Una vicenda che si trascina da oltre due anni: anni di lotte, mobilitazioni e sacrifici per lavoratrici e lavoratori che hanno sempre e solo chiesto giustizia e di poter preservare la loro dignità professionale”.
La vertenza inizia il 27 gennaio del 2020 quando, ricostruiscono i sindacati, “l’associazione decideva come soluzione a una fase di crisi il taglio del costo del lavoro, cambiando il Ccnl di riferimento dei lavoratori con un contratto non sottoscritto dalla Cgil, che aumentava l’orario di lavoro con retribuzioni più basse e minori diritti”. La scelta dell’associazione, presente in sei regioni italiane con 28 sedi e presieduta da Luisa Minoli, “era, infatti, quella di suddividere l’applicazione del contratto: a circa 1.600 lavoratori quello di Aris Rsa/Cdr – nato come scissione dal Ccnl Sanità Aiop e Aris nel 2012 – e ai rimanenti 400 quello della Sanità Privata. Nonostante oltre un anno di confronto per trovare una soluzione sindacale a tale vertenza, la scelta unilaterale dell’azienda ha fatto fallire ogni tentativo di mediazione obbligandoci a percorrere la via giudiziaria”.
A complicare il quadro, proseguono Cgil e Fp Cgil, “la contestualità della scelta de La Nostra Famiglia e la definizione dei nuovi tabellari contrattuali per la Sanità privata che ha quindi determinato il mancato riconoscimento economico degli aumenti contrattuali dopo 14 anni. Lavoratrici e lavoratori che quindi si sono visti non riconoscere arretrati e aumenti di un contratto, quello della sanità privata, per il quale avevano intrapreso una vertenza ultradecennale e applicato un contratto, quello Aris Rsa/Cdr, con meno diritti e meno salario”. Di fronte a ciò, e non avendo la Fp Cgil sottoscritto nel 2012 il Ccnl Aris Rsa/Cdr, “abbiamo ripreso la mobilitazione e siamo ricorsi in Tribunale. Dopo una prima esclusione dell’applicabilità del contratto Aris Rsa/Cdr agli Ircss, con un intervento del Ministero della Salute, ora il Tribunale dà giustizia alle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Questa sentenza, commentano Cgil e Fp Cgil, “è per noi una grande vittoria: si segna il principio che, a fronte di una crisi, non si può scegliere la strada del dumping contrattuale come risposta ma occorre usare altri strumenti. In più di un anno di confronto bilaterale sui bilanci aziendali emergeva infatti che l’azienda aveva le risorse per rispettare il contratto della sanità privata e il deficit poteva essere risanato con altre scelte di razionalizzazione delle diseconomie, come in parte la stessa associazione ha ammesso più volte. Ma si è sempre rifiutata di percorrere questa strada, scegliendo invece di tagliare il costo del lavoro, applicando un contratto meno remunerativo. Inoltre La Nostra Famiglia aveva mantenuto ai medici, così come ai dipendenti degli Ircss, su diretta previsione del Ministero della Salute, i rispettivi contratti mentre penalizzava infermieri, professionisti sanitari, tecnici, oss e amministrativi di tutte le altre sue strutture con il cambio di contratto. Un’ingiustizia che ha trovato una risposta forte da parte delle lavoratrici e lavoratori che con la loro tenacia non hanno mai smesso di lottare per i loro diritti”.
“Questa prima positiva risposta – aggiungono – dovrebbe far riflettere La Nostra Famiglia e farla tornare sui suoi passi perché la sentenza conferma che rappresentanza, giusta applicazione contrattuale e tutela professionale delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata sono elementi sui quali non sono ammesse deroghe. Questa vertenza apre anche una prospettiva più generale sulla corretta applicazione dei contratti nazionali in base ai settori in termini di appropriatezza, che deve trovare una risposta risolutiva alla indiscriminata unilateralità delle imprese che scelgono di disapplicare Ccnl e applicarne altri più vantaggiosi, in ragione di esigenze di massimizzare profitti o gestire perdite facendo pagare il prezzo alle lavoratrici e lavoratori che subiscono questo dumping”.
Per queste ragioni, rimarcano Fp e Cgil, “serve una legge sulla rappresentanza e arrivare all’erga omnes dei contratti sottoscritti da organizzazioni, non solo sindacali ma anche dei datori di lavoro, maggiormente rappresentativi. Inoltre, dopo la straordinaria prova di senso del valore sociale del lavoro di cura, il sacrificio personale e le competenze professionali dimostrate dalle lavoratrici e lavoratori della sanità, pubblica e privata, durante la pandemia e oltre, è non solo doveroso ma necessario restituire diritti, salario e valorizzazione professionale per rilanciare il sistema di cura e tutela della salute del nostro Paese”, concludono Fp e Cgil.
Serve più coraggio su occupazione e welfare soprattutto in questa nuova crisi, pronti a mobilitazione
“Dopo lo sblocco dell’atto di indirizzo integrativo per il contratto della sanità da parte del Mef, non ci sono più ostacoli al rinnovo dei contratti di sanità e funzioni locali, il cui atto di indirizzo integrativo aveva già avuto il via libera nei giorni scorsi”. Ad affermarlo è la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, che aggiunge: “Bisogna accelerare il confronto e chiudere le intese contrattuali del triennio 2019/2021, anche perché, lo diciamo a chiare lettere, come Cgil siamo già impegnati sulle piattaforme 2022/2024, a maggior ragione per la crescita dell’inflazione e l’aumento generalizzato dei prezzi non possiamo non avere attenzione per la crescita dei salari”.
Il governo nel Def, osserva la dirigente sindacale, “condiziona le risorse del nuovo contratto 2022/2024 ai tagli di spesa delle amministrazioni pubbliche. È una scelta sbagliata e irragionevole. La priorità ora è garantire che gli effetti salariali e di innovazione professionale per il personale della sanità e delle autonomie locali non abbiano ulteriori ritardi. Ad Aran e al Ministro Brunetta chiediamo, come Fp Cgil, di garantire che adesso si proceda senza più ritardi. La mobilitazione sindacale ha garantito le risorse, ora il tavolo del confronto faccia il suo lavoro, noi siamo pronti a continuare senza interruzioni fino all’accordo, con un incontro a settimana sarà difficile avere tempi che consentano di fare arrivare gli incrementi nelle buste paga prima possibile”.
Nella giornata internazionale degli infermieri, continua Sorrentino, “poter sbloccare il contratto della sanità è una gran buona notizia ma rimane aperta per la Cgil la vertenza sul piano straordinario per l’occupazione per circa 600 mila addetti nel prossimo biennio, la stabilizzazione dei precari e la necessità di tornare a investire nella sanità e nella pubblica amministrazione per garantire diritti fondamentali dei cittadini. La lezione della pandemia pare non aver scalfito le convinzioni di chi anche al governo sta favorendo privatizzazioni ed esternalizzazioni, a partire dai settori del sociosanitario, dei servizi educativi e della non autosufficienza in primis”.
Le risorse del Pnrr, fa sapere la segretaria generale della Fp Cgil, “rischiano di essere vanificate in una rincorsa ai progetti che si moltiplicano senza una visione precisa: in queste ore funzionari pubblici ci segnalano richieste degli amministratori di presentare anche vecchi progetti tenuti nei cassetti pur di rispettare le scadenze e senza la possibilità di assumere per le amministrazioni pubbliche i soldi pubblici creeranno infrastrutture che genereranno solo profitti privati e dumping contrattuale. Così non va. Per la salute come bene comune e la valorizzazione del settore pubblico siamo pronti alla mobilitazione. Le priorità sono i salari e l’occupazione stabile. Il contratto può dare una risposta nell’incremento stipendiale e va fatto subito, ma sull’occupazione e sul welfare serve più coraggio”, conclude Sorrentino.
Firmato in via definitiva il nuovo contratto delle Funzioni Centrali, triennio 19/21. Dopo il via libera definitivo da parte della Corte dei Conti, Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) e sindacali hanno posto sul testo la firma definitiva.
Un contratto, lo hanno definito in estrema sintesi il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio, e la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, “innovativo che riconosce diritti e un adeguato riconoscimento economico alle lavoratrici e ai lavoratori delle Funzioni Centrali ma che, soprattutto, affronta il tema della revisione degli ordinamenti e della valorizzazione delle professionalità, insieme alla contrattualizzazione del lavoro agile”.
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO CGIL NAZIONALE – FP CGIL
Roma, 6 maggio – “Esprimiamo grande preoccupazione su un emendamento al ddl concorrenza (A.S.2469) all’esame della Commissione Industria del Senato, che rischia di compromettere la chiusura del ciclo dei rifiuti e di vanificare gli investimenti sull’economia circolare”. È quanto dichiarano il segretario confederale della Cgil Emilio Miceli e la segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil Serena Sorrentino.
“L’emendamento in questione, infatti – spiegano i dirigenti sindacali – è finalizzato ad affidare al mercato le fasi di smaltimento e di riciclo dei rifiuti separando queste fasi da quella di raccolta. La scelta di frammentare il ciclo – sostengono – rischia di causare diseconomie, di disincentivare gli investimenti del settore, nonché di creare fenomeni di dumping contrattuale che peggioreranno le condizioni di lavoro del personale che opera in questi servizi. Un ritorno al passato che aggraverebbe una situazione di forte difficoltà”.
“Riteniamo necessario, piuttosto – concludono Miceli e Sorrentino – incentivare fortemente la gestione integrata e le aggregazioni territoriali, uniche strade per realizzare una reale economia circolare a carattere industriale”.
Kos Care, il gruppo sanitario privato impegnato nel settore della salute e della cura delle persone, ha comunicato unilateralmente di vuole effettuare un trasferimento di ramo d’azienda a Kos Servizi, coinvolgendo in questa operazione 243 lavoratrici e lavoratori operanti in 29 strutture del gruppo, distribuite in 7 diverse regioni, senza alcuna motivazione all’origine del passaggio, ma solo un mero spostamento di lavoratrici e lavoratori con riduzione dei costi.
Un’operazione di esternalizzazione, peraltro all’interno dello stesso gruppo, con conseguente cambio del contratto di lavoro per le lavoratrici e i lavoratori interessati. Kos Care cederebbe infatti in appalto a Kos Servizi la gestione delle attività di pulizia e ristorazione attraverso un cambio di contratto che però non garantisce la salvaguardia della retribuzione e il mantenimento complessivo dei diritti alle lavoratrici e dei lavoratori interessati da tale procedura.
Nel dettaglio 200 passerebbero dal contratto Anaste a quello Aris Rsa, 26 da Sanità Privata ad Aris Rsa, mentre 17 rimarrebbero nello stesso contratto, ovvero Aris Rsa ma, come tutti gli altri, cambiando il datore di lavoro: da Kos Care a Kos Servizi.
A denunciarlo sono le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs, nel dare notizia di come il tentativo di conciliazione richiesto al Ministero del Lavoro si sia concluso con un mancato accordo e l’avvio di un percorso di mobilitazione.
Mobilitazione in Veneto
Kos, azienda del Gruppo Cir e partecipata dal fondo F2i, con 154 strutture tra Italia – prevalentemente nel nord e nel centro – e Germania, con ricavi nel 2021 per oltre 660 milioni, non è la prima volta che opera scelte in tale direzione, tra Kos Care e Kos Servizi. I sindacati, infatti, nel corso del tentativo di conciliazione, così come in tutta la trattativa intercorsa nei mesi passati, hanno chiesto che si salvaguardasse la retribuzione dei lavoratori coinvolti, attraverso accordi di armonizzazione, garantendo quindi stesso salario e stessi diritti alle lavoratrici e ai lavoratori interessati. Per queste ragioni i sindacati hanno chiesto di rispettare la norma e lo spirito dell’articolo 2112 del codice civile, conservando le condizioni normative e salariali attualmente in godimento ai dipendenti interessati dal trasferimento di ramo d’azienda.
Nello specifico infatti a 226 lavoratrici e lavoratori è stato prospettato il passaggio al contratto Aris Rsa senza la salvaguardia della retribuzione annua in godimento, determinando per questa via un peggioramento del trattamento normativo e salariale. Il cambio di contratto, come prefigurato dall’azienda, secondo i calcoli dei sindacati, determinerebbe una perdita economica con una riduzione del salario anche fino a 237 euro mensili, a seconda dei nuovi livelli di inquadramento, per arrivare fino a 386 euro mensili per il personale a cui attualmente è applicato il Ccnl Aiop Aris sanità privata.
Mobilitazione in Emilia Romagna
Per quanto riguarda le tre strutture dell’Emilia Romagna, i sindacati hanno chiesto che fossero stralciate dalla procedura di esternalizzazione, in quanto la scelta di Kos di inserire queste strutture all’interno del trasferimento è in contrasto con la delibera emanata dalla Regione sul finanziamento del contratto della sanità privata.
Infine, ultimo punto, la richiesta a Kos Servizi del mantenimento in futuro degli organici e del monte orario attualmente prestato da queste lavoratrici e lavoratori.
Su questi punti si è registrata una chiusura da parte di Kos che ha fatto sapere di voler procedere con tale cessione a fronte di un contratto di appalto per la gestione delle attività di pulizia e ristorazione, senza alcun accordo sindacale. Di fatti, come risulta ai sindacati, le società Kos Care e Kos Servizi hanno già iniziato a inviare ai lavoratori interessati le comunicazioni della cessione di ramo d’azienda e il relativo cambio contrattuale.
Non è stato possibile quindi raggiungere alcun accordo, da qui l’avvio della mobilitazione unitaria in tutte le strutture del gruppo Kos con l’obiettivo di spingere l’azienda a bloccare una cessione che grava sulle spalle dei lavoratori più fragili e che ha come unico obiettivo quello di fare cassa senza alcuna garanzia di mantenimento delle condizioni di lavoro né tanto meno di miglioramento della qualità dei servizi offerti agli ospiti.
Diverse le iniziative in programma nei territori interessati. Alcune mobilitazioni già registrate, come in Emilia Romagna e nel Veneto. Altre in programma nei prossimi giorni nei territori interessati. Il timore fondato che i sindacati paventano, alla luce anche di altri passaggi fatti in precedenza dal gruppo Kos, è che queste operazioni di esternalizzazione e frammentazione possano allargarsi al resto del personale.