19.11.2014 – Caserta – Dichiarazione unitaria di sciopero del personale del Comando VV.F. di Caserta.
Roma 18.11.2014
Al Ministro della Giustizia
On Orlando
Al Capo di Gabinetto
Pres. Melillo
All’Ufficio Legislativo
Ministero della Giustizia
Al Capo Dipartimento dell’OG
Pres. Barbuto
Le recenti e significative modifiche apportate al Processo di esecuzione dal decreto-legge del 12 settembre 2014, n. 132, convertito il 10 novembre 2014 in legge n. 162 recante: «Misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell’arretrato in materia di processo civile.», dispongono all’art. 19 c. 2 la ricerca dei beni da pignorare da parte dell’ufficiale giudiziario, mediante collegamento telematico diretto ai dati contenuti nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni e, in particolare, all’anagrafe tributaria, compreso l’archivio dei rapporti finanziari, al pubblico registro automobilistico e in quelle degli enti previdenziali, per l’acquisizione di tutte le informazioni rilevanti per l’individuazione di cose e crediti da sottoporre ad esecuzione, comprese quelle relative ai rapporti intrattenuti dal debitore con istituti di credito e datori di lavoro o committenti.
Le indegini patrimoniali rappresentano un elemento essenziale per la tutela del credito e per la riduzione dei tempi di Giustizia.
Perché la riforma abbia buon esito e trovi effettiva attuazione è indispensabile consentire al più presto l’accesso diretto da parte dell’ufficiale giudiziario alle banche dati con l’emanazione, nel più breve tempo possibile, del disposto decreto del Ministro della Giustizia di cui all’art. 155 quater disp. att. c.p.c., fornendo i collegamenti telematici e le relative password necessarie per gli accessi telematici agli Ufficiali Giudiziari e ai Funzionari UNEP preposti alle attività di esecuzione.
Del resto, gli uffici NEP sono ormai dotati di autonomi strumenti tecnologici e potrebbero, se necessario, dotarsi delle eventuali ulteriori risorse hardware facendo ricorso al fondo spese di ufficio, disponibile presso ognuno di essi e sotto il controllo diretto da parte del Capo dell’ufficio: così non gravando in alcun modo sul bilancio erariale e consentendo l’avvio dell’attività con la sola emanazione del decreto qui invocato.
L’innovazione al processo di esecuzione sarà in tal modo più proficua e potrà al più presto consentire la messa a regime del nuovo sistema di accertamento a sostegno dei creditori e del mercato nel giro di poche settimane, in considerazione del ruolo centrale delle nuove attività affidate dalla riforma agli ufficiali giudiziari e funzionari UNEP.
CGIL FP CISL FP UIL
Nicoletta Grieco Eugenio Marra Domenico Amoroso
Roma, 19 novembre 2014
Al Ministro per gli Affari Regionali
Maria Carmela Lanzetta
Al Ministro Pubblica amministrazione
Marianna Madia
Alla Conferenza Regioni
All’Anci
Le scriventi Organizzazioni sindacali, a seguito dell’avvio del processo di attuazione della legge 56/2014, nonché a seguito dell’esame in Parlamento sulla legge di stabilità, ritengono fortemente problematica la situazione delle Province e delle Città Metropolitane, che difficilmente sopporteranno i tagli finora prospettati a partire da gennaio 2015. Segnaliamo sempre più difficoltà sul versante del mantenimento dei servizi, nonché rischi reali sul mantenimento dei livelli occupazionali in parte dei suddetti Enti.
In particolare le scriventi, alla luce del forte rallentamento che ha subito il percorso di riordino delle Autonomie Locali rispetto all’originaria tabella di marcia, rappresentano sin da ora i gravi rischi che investiranno sia la cittadinanza che i lavoratori appartenenti al sistema provinciale.
E’ evidente, infatti, che in caso non sia concluso, nei tempi previsti, il processo di riallocazione delle funzioni non fondamentali tali compiti, salvo non creare un vuoto, non potranno che restare in capo alle province (divenute enti di area vasta) le quali, però, non potranno farvi fronte a causa degli ulteriori tagli previsti dalla legge di stabilità e dell’impossibilità di prorogare i contratti a tempo determinato in scadenza al 31/12/2014, così come previsto dall’art. 4, comma 9 del D. L. 101/2013.
Occorre pertanto adottare urgentemente adeguate soluzioni che garantiscano al cittadino la continuità dei servizi essenziali ed ai lavoratori la proroga dei loro rapporti di lavoro, almeno fino al completamento effettivo delle procedure di riordino definitivo delle funzioni non fondamentali presso gli enti subentranti alle province.
A tutto ciò si aggiungono le continue dichiarazioni di Ministri che prefigurano processi di mobilità, per dimensioni mai attuati nella storia di questo Paese, che rischiano di avvenire prescindendo dalle competenze del personale ed in assenza, tra l’altro, delle previste tabelle di equiparazione.
Per tali ragioni, riteniamo indispensabile riprendere urgentemente il confronto avviato con la sottoscrizione del protocollo d’intesa del 19/11/2013 per affrontare la delicata situazione di cui riteniamo siate consapevoli. Del resto, ricordiamo che nell’ultimo incontro del 10 settembre u.s., le parti hanno condiviso, oltre a quanto previsto al punto 17 dell’accordo Stato Regioni dell’11 settembre 2014, la necessità che all’Osservatorio nazionale/regionale istituito con apposito DPCM, siano attribuite, per quanto di competenza, le funzioni di sedi di confronto con le OO.SS, secondo quanto già previsto dal protocollo d’intesa del 19 novembre 2013 (tavoli nazionali/regionali).
Pertanto, proprio per la rilevanza dei rischi rappresentati, le scriventi OO. SS. chiedono l’immediata istituzione e convocazione del tavolo permanente nazionale sul riordino degli enti locali, così come previsto nel protocollo d’Intesa, per discutere e trovare soluzioni condivise con il Governo e con le Associazioni rappresentative delle Autonomie.
L’assenza del previsto confronto e la rilevanza dei problemi per lavoratori e cittadini impone comunque alle scriventi OO. SS. di intensificare le iniziative di protesta già messe in campo su tutto il territorio nazionale, anche con la proclamazione dello stato di agitazione negli enti provinciali.
FP CGIL CISL FP UIL FPL
R. Dettori G. Faverin G. Torluccio
COMUNICATO
Oggi abbiamo avuto l’atteso incontro con il ministro Franceschini sugli schemi di DM che individua Uffici dirigenziali e criteri per i conferimenti degli incarichi dirigenziali.
In premessa, considerato l’alto numero di segnalazioni che sono pervenute dai territori, dobbiamo precisare che la materia non è oggetto di negoziazione tra le parti, che il Ministro ed il Governo hanno la responsabilità politica delle scelte che compiono, a noi spetta l’ingrato compito di rilevare le criticità e quello fondamentale di tutelare i lavoratori nell’ambito dei processi di costituzione dei nuovi Uffici. Per cui la riunione ha avuto solo l’obiettivo di consultare le parti sociali, definire i processi negoziali che dovranno servire a tutelare le condizioni di lavoro nell’ambito della riassegnazione dei lavoratori nelle nuove strutture territoriali, porre al centro le problematicità che emergono in modo chiaro dalla lettura dello schema di DM. Sappiamo di dover affrontare una fase complessa e non priva di insidie, e che il progetto di riforma ha comportato un giudizio di forte critica sull’impianto complessivo le cui ricadute sono evidenti nella fase applicativa.
Ma proprio per questo riteniamo che si debba sviluppare una forte azione sindacale mirata alla tutela delle condizioni di lavoro e che al contempo occorre rafforzare una azione politica per riavviare i processi lavorativi senza la mannaia dei tagli e con investimenti in risorse strumentali ed umane.
Questo è indipendente dalle valutazioni sull’efficacia di questa riforma, il governo risponde al Paese delle sue scelte noi rispondiamo ai lavoratori.
Il Ministro, nella sue esposizione introduttiva, ha difeso le scelte organizzative richiamandosi al principio di necessità, ovvero che era necessaria la riforma dell’apparato ma che questa riforma è figlia della spending review, e come tale, ha dovuto prendere atto dei numeri e delle risorse che la manovra spending ci ha lasciato in eredità. Per quello che ci riguarda la spending review non è un orfanella ma deriva da scelte politiche ben precise il cui riverbero è ancora presente con i tagli previsti nella prossima legge finanziaria, che si inseriscono direttamente nella logica dei tagli lineari in perfetta continuità con quelli precedenti.
Quindi nulla di nuovo sotto il sole, il Governo reperisce le risorse solo tramite i tagli al sistema pubblico e il MIBACT continua a subire un ridimensionamento organizzativo i cui caratteri sono noti e danno la cifra del declino in cui sono avvolti i nostri cicli lavorativi. Quindi anche in questo esistono precise responsabilità politiche e non ci sono orfanelli.
Entrando nel merito dei provvedimenti presentati il Ministro ha difeso la scelta di ridimensionamento dei settori Archivi e Biblioteche, definendole una necessaria razionalizzazione, e ha giustificato sia la scelta di razionalizzare la linea dell’Archeologia, tramite la regionalizzazione delle sue strutture, che la decisione di mantenere sostanzialmente intatto, tranne l’accorpamento, il sistema delle nuove Soprintendenze miste in ambito interprovinciale che sembra in apparente contrasto con la scelta di regionalizzare Musei e Archeologia. Ha condiviso le nostre osservazioni sulla scarsità oggettiva di risorse a disposizione, ma in questo caso siamo al rinvio a tempi migliori.
Noi abbiamo svolto le seguenti osservazioni:
la riforma non è solo figlia della spending review ma corrisponde ad un disegno ambizioso che ridefinisce competenze e funzioni dell’apparato. Quindi si va verso un progetto di riorganizzazione complesso per il quale non vi sono risorse sufficienti e tale condizione inciderà pesantemente sulle stesse prospettive di funzionalità degli Uffici. Noi riteniamo invece che vada urgentemente avviata una fase di confronto sui processi riorganizzativi dei cicli lavorativi e che tale fase dovrà comportare investimenti occupazionali e di riqualificazione del personale interno.
Sugli altri punti:
situazione Archivi e Biblioteche: il taglio è di gran lunga maggiore rispetto alle percentuali della spending (16%) e comporta un oggettivo ridimensionamento di questi settori (48% di dirigenti in meno negli Archivi e 60% in meno nelle Biblioteche). Un taglio non accompagnato da un progetto organico che ridefinisca ruoli e funzioni di questi settori, che è esattamente e solo il prezzo che pagano alla redistribuzione degli incarichi dirigenziali. Non ci ha convinto il Ministro quando ha tirato fuori questa sorta di riequilibrio tra i Musei privi di dirigente e gli Archivi ridondanti: non è così, purtroppo. Il risultato è che Archivi prestigiosi e Archivi capoluogo perdono il dirigente. Non siamo d’accordo sia con la identificazione di strutture interregionali delle Soprintendenze Archivistiche che con l’accorpamento delle funzioni in alcune Regioni tra Soprintendente e Direttore dell’Archivio di Stato della città capoluogo. Il DPCM sembrava avere escluso questa ultima possibilità, in realtà la scelta è stato un mixer che a nostro avviso scontenta tutti. Per quanto riguarda le Biblioteche il pesante ridimensionamento è accompagnato da una identificazione dei Poli Bibliotecari amministrativi sul territorio regionale che ci paiono più che altro un modo per santificare i tagli e non certo un processo di riorganizzazione serio di un settore dove la perdita di dirigenza ha un effetto esiziale considerata l’importanza storica del patrimonio bibliografico conservato nelle Biblioteche statali e considerati i compiti di tutela che ad esso vengono assegnati. Solo sulla ritrovata autonomia tecnico-scientifica delle Biblioteche siamo d’accordo.
Archeologia: abbiamo espresso forte contrarietà alla regionalizzazione uniforme delle sue strutture, abbiamo rappresentato la necessità di fare una valutazione sulle specificità territoriali, ad esempio Sardegna, Campania e Lazio dove era del tutto opportuno mantenere l’attuale sistema di Soprintendenze.
Per quanto riguarda i Beni artistico-storici e paesaggistici abbiamo espresso forti perplessità sul mantenimento di alcune Soprintendenze la cui istituzione è il frutto di antichi accordi politici e di evidenti interferenze localistiche. Un esempio per tutti è Novara, Soprintendenza virtuale persino nella sede, visto che sta a Torino. Sul punto il Ministro ci ha detto che non ha ritenuto per il momento di intervenire nel settore e che si riserva ulteriori aggiustamenti nel medio periodo. Noi pensiamo invece che sarebbe opportuno, alla luce dei numeri ristretti, una riflessione immediata al fine di recuperare qualche dirigenza per i settori più penalizzati.
Per quel che concerne la costituzione dei Poli Museali abbiamo sollevato il problema delle aree archeologiche che contengono punti espositivi, richiamando la necessità in questi casi di non procedere a scorpori che sarebbero del tutto artificiali in relazione alla necessità di mantenimento di un progetto culturale coerente. Su questo punto il Ministro ha assicurato una valutazione congrua rispetto l’identificazione dei Musei che comporranno il Polo Regionale, con la salvaguardia di queste situazioni. Vedremo.
Musei autonomi: la regolamentazione della struttura delle nuove autonomie abbisognerà di uno specifico DM, noi abbiamo chiesto di valutare, poiché previsto dal DPCM, la possibilità di accorpare ai Musei autonomi altri Musei la cui offerta culturale è coerente con il progetto alla base dell’autonomizzazione dei 20 Musei. Anche su questo il Ministro ha risposto positivamente.
Abbiamo inoltre richiamato la necessità di concordare in sede di determinazione dei fabbisogni professionali un processo negoziale che individui a monte i criteri di assegnazione del personale alle nuove strutture e che demandi ad un tavolo regionale la concreta attuazione. In tale contesto è evidente la necessità, in riferimento alle sedi prescelte per i nuovi Uffici su cui comunque una valutazione è necessario fare, di mantenere le sedi distaccate degli Uffici che si vanno a costituire, sia per salvaguardare la funzionalità dei servizi sullo specifico territorio che per tutelare i lavoratori rispetto ad eventuali processi di mobilità territoriale.
L’altro aspetto é la revisione del fabbisogno professionale, noi abbiamo chiesto di rivedere la composizione degli organici per profilo in modo da creare spazi di crescita professionale ai lavoratori con riferimento alle mansioni tecniche e amministrative ad alta qualificazione, in modo da combattere il mansionismo diffuso e l’appiattimento professionale. Questo sia in riferimento alle aspettative di riqualificazione dei lavoratori idonei ai concorsi interni che per interrompere quel circolo vizioso dell’utilizzo dell’area di vigilanza come esercito di riserva per le altre professionalità, con il risultato di avere perenne carenza in questo settore come conseguenza di una sottovalutazione del fabbisogno professionale negli altri. Il Ministero potrà avere non molte chances di avviare massicci processi occupazionali nel medio periodo, perlomeno fintanto durerà il blocco del turn over, occorre investire in maniera massiccia sulle competenze interne, non certo mortificare i lavoratori con inquadramenti non retribuiti o nelle aspettative di carriera.
Una ulteriore problematica deriva dalla previsione contenuta nel DM di possibili accorpamenti di strutture diverse (Archivi, Biblioteche e Musei) ricadenti nello stesso Comune. In questo caso la spiegazione del Ministro è stata che tale norma deriva dalla necessità di creare, in riferimento a strutture che hanno rilevanza storica, artistica e architettonica, un polo culturale salvaguardando l’autonomia tecnico scientifica dei singoli Istituti. In questo caso siamo ancora nella indeterminatezza, un progetto culturale che coinvolga uffici diversi accomunati da caratteristiche comuni può anche avere riscontri positivi ma il passato ci insegna che conviene aspettare un progetto concreto prima di dare valutazioni.
Ancora: abbiamo molto da dire sulle nuove competenze assegnate alle Direzioni Generali, che presentano notevoli differenze con quelle precedenti, alcune proprio non le ritroviamo ed altre vengono rimodulate. Ma su questo ci riserviamo una ulteriore riflessione ed abbiamo comunicato al ministro che presenteremo un documento analitico con le nostre osservazioni su questo e su tutti gli altri aspetti che evidenziamo in questo comunicato.
Sui dirigenti e i criteri di nomina. 191 dirigenti complessivi sono un numero ridicolo in rapporto ai numeri che girano nelle pubbliche amministrazioni, il caso Sicilia, con 300 dirigenti nei beni culturali è un caso limite ma anche molti altri enti pubblici non scherzano. E sono insufficienti del tutto, come amaramente stiamo constatando.
Questo comporterà un aggravamento delle responsabilità dei funzionari, molti dei quali saranno chiamati a compiti di direzione e coordinamento. Abbiamo quasi unanimemente richiamato la necessità di rivedere i trattamenti economici, attualmente del tutto insufficienti in rapporto alle responsabilità, a maggior ragione dopo una riforma che elimina molti uffici dirigenziali. Il Ministro ha concordato sulla necessità di affrontare la questione.
Per quel che riguarda, invece, i criteri di nomina dei dirigenti abbiamo ritenuto certamente migliorativo del precedente lo schema di DM presentato, rappresentato la necessità che il Ministero si doti di strumenti seri di controllo di gestione e di valutazione dell’operato dirigenziale, rilevato criticamente la deroga alla percentuali degli incarichi fiduciari e comunque chiesto che nella selezione dei dirigenti vengano valorizzate quelle risorse interne qualificate con esperienza specifica nella gestione dei Musei e che si attinga alle graduatorie vigenti degli idonei dirigenti per coprire eventuali vacanze.
I tempi di attuazione: il Ministro ci ha comunicato che intende far partire la nuova organizzazione dal primo gennaio, questo significa procedere entro i primi di dicembre a nominare i direttori generali, successivamente si procederà alla nomina dei segretari regionali e poi partiranno gli interpelli per le dirigenze di seconda fascia e la selezione pubblica per la nomina dei direttori dei Musei autonomi. Quindi i tempi di completamento del processo si completeranno nei primi mesi dell’anno nuovo considerato che contestualmente, a partire dai prossimi giorni, inizierà il confronto sulla determinazione dei fabbisogni professionali con i tempi di approvazione del nuovo organico professionale entro l’anno e la successiva fase di confronto territoriale sulla assegnazione del personale nei nuovi Uffici.
Questo anche considerando che le dirigenze che andranno assegnate sono quelle che riguardano gli Uffici di nuova costituzione, circa l’ottanta per cento della struttura ministeriale.
Come potete constatare ci attende una fase complessa e delicata che viene vissuta con comprensibile preoccupazione dai lavoratori per la ricaduta sulle proprie condizioni personali e per la tenuta dei servizi. Per questo motivo è fondamentale costruire, tramite il confronto continuo, un sistema di garanzie per i lavoratori coinvolti nei processi di riorganizzazione e verso tale finalità saranno rivolti i nostri sforzi maggiori.
FP CGIL MIBACT
Claudio Meloni
Di seguito la nota unitaria inerente la vergognosa vicenda del blocco degli scorrimenti delle progressioni economiche relativo ai posti non assegnati in prima battuta.
Vi terremo tempestivamente informati sull’evoluzione della vicenda.
FPCGIL MIBAC
Claudio Meloni
Comunicato stampa Fp Cgil Nazionale ed Fp Cgil Catania
Roma, 18 novembre 2014
“La nostra solidarietà va ai lavoratori vittime di un’inquietante rappresaglia. Il clima di infiltrazione e gli appetiti criminali concentrati nel settore rifiuti, in Sicilia ma non solo, hanno superato i livelli di allarme. Siamo all’emergenza. La sottovalutazione da parte delle istituzioni, anche alla luce degli ultimi sviluppi politici in Regione, ci preoccupa. I lavoratori sono terrorizzati dalle pallottole e dai roghi, e la politica sembra immobile al limite della colpevolezza”, con una nota congiunta Fp-Cgil Nazionale ed Fp-Cgil Catania solidarizzano con i lavoratori della Geo ambiente, che intorno alle 23 di ieri sono state vittima di un atto intimidatorio gravissimo: due uomini, il cui volto era celato da caschi, hanno fatto irruzione nell’autoparco comunale di Adrano, provincia di Catania, dando fuoco a dei mezzi ed esplodendo alcuni colpi di pistola, minacciando i lavoratori di allontanarsi.
“I lavoratori sono giustamente terrorizzati. Il caos politico della Regione e alcune controverse vicende legate alla gestione del ciclo dei rifiuti siciliano, non aiutano a tranquillizzare. È evidente il peso della criminalità in un settore redditizio e colpito da pesanti infiltrazioni. Dal canto nostro – conclude la nota – continueremo a difendere il loro diritto a un lavoro dignitoso, sicuro ed estraneo a logiche criminali. Ma è evidente che senza un cambio di rotta sul piano della legalità nel settore rifiuti, che è urgente e deve interessare le istituzioni a tutti i livelli, il dramma di questi lavoratori resterà immutato. E immutato resterà il diritto negato ai siciliani: servizi pubblici di qualità, presidio di legalità e tutela della salute pubblica”.
Nell’agosto scorso è stato firmato l’Accordo 2013, che la Cgil non ha sottoscritto perché ritenevamo sarebbe stato bocciato dal Dipartimento della Funzione Pubblica, cosa che si è puntualmente verificata il 20 ottobre scorso. Per la quinta volta le nostre osservazioni si sono dimostrate fondate.
In data 11 novembre, per rispondere ai problemi della sonora bocciatura del Dipartimento della Funzione Pubblica, è stato firmato un nuovo accordo 2013(*) che garantisce l’erogazione del salario accessorio entro l’anno.
L’equilibrio dei responsabili dell’Amministrazione ha contribuito a trovare questa soluzione, in quanto hanno compreso l’urgenza di procedere e ricercato soluzioni condivise per garantire tutto il personale. Ma abbiamo dovuto registrare la totale assenza di equità nelle richieste di alcune parti sindacali che, nonostante le bocciature a ripetizione della Funzione Pubblica, si sono ostinate a difendere le indennità cancellate: la difesa di pochi interessi a discapito di tutto il personale.
Raggiungere un accordo è stato quindi, questa volta, una sfida davvero difficile, che si è conclusa positivamente. Ma non è tutto oro quello che luccica…
L’applicazione del Manuale della performance individuale
Infatti bisogna specificare che l’Accordo sottoscritto, proprio perché limitato a risolvere i nodi sollevati dal Dipartimento della Funzione Pubblica, ha potuto correggere le storture delle indennità oggetto di rilievi, le duplicazioni di indennità ed introdurre alcuni correttivi all’Accordo sottoscritto da Cisl, Uil, FLP e USB ma introduce il criterio della presenza applicato alla performance individuale (con le modalità indicate a pagina 7 dell’Accordo), che comporta una forte decurtazione della quota di salario in base alle assenze.
Per questa ragione, prima di firmare l’accordo, abbiamo proposto all’Amministrazione la firma di un Protocollo d’Intesa (si trova a pagina 12 del file in pdf allegato) che impegna l’Amministrazione a revisionare il Manuale della performance individuale e, in particolare, il coefficiente di presenza, il comitato dei ricorsi e i comportamenti organizzativi.
Un enorme passo avanti! Queste modifiche sono proprio quelle che da sempre abbiamo chiesto di attivare. Se, sin dall’inizio, si fosse compresa l’enorme importanza di queste richieste e fossero state sostenute dalle altre sigle sindacali oggi non saremmo arrivati a sottoscrivere, a sanatoria, un accordo come questo.
Infatti la soluzione trovata nei precedenti accordi (bocciata qualche giorno fa dalla Funzione Pubblica) è stata limitata a disapplicare il criterio delle presenze senza risolvere il problema ma aggirandolo.
Per noi la colpa non è solo di chi ha sottovalutato questo aspetto in quanto il primo responsabile (e primo perdente) è stata proprio l’Amministrazione, che l’ha accettato.
Ciò però si è potuto verificare perché l’Amministrazione, non trovandosi contro una opposizione sindacale compatta ma, sapendo di poter fare affidamento a parti sindacali “dalla firma facile”, non ha mai affrontato questo problema, nonostante il malcontento generale del personale.
Ed è per l’assenza del criterio della presenza che nell’anno 2012 il salario accessorio è stato erogato con le storture che oggi abbiamo potuto vedere, a tutti in misura uguale, addirittura anche al personale in part-time!
Mulo contro mulo
Mai, come in questa occasione, abbiamo assistito ad un confronto così deludente: non abbiamo sentito un solo ragionamento che parlasse con il dovuto rispetto del danno procurato alla generalità del personale a discapito di pochi, ma solo vaghe e pretestuose affermazioni sulle aspettative deluse di alcuni colleghi, con l’aggravante di negare l’evidenza della necessità di rispondere alla bocciatura della Funzione Pubblica che impediva l’erogazione del FUA.
Più facile (e più comodo) attribuire la volontà della cancellazione delle indennità ad altri sindacati…
La vita è un tour di …. forse
In occasione dell’incontro convocato per la firma del nuovo Accordo 2013 siamo stati anche gratificati dalla comparsata del caro amico sindacalista della FLP, sistematicamente assente a tutte le precedenti riunioni. A noi rimane la facoltà di prendere le distanze e criticare questo modo di legittimare il proprio ruolo sindacale. Noi pensiamo che, forse, non sia questo il modo di contribuire all’attività sindacale.
Concludendo
Su un punto però penso dovremmo tendere con grande decisione nella definizione dei criteri di ripartizione del FUA 2014, per il bene e la dignità di tutti: la trasparenza.
I criteri della valutazione della performance individuale devono essere chiari, i parametri verificabili e tutto deve essere pubblico ed accessibile. Mai più per favore le schifezze a cui abbiamo assistito sino ad oggi. Fanno male certe cose, soprattutto fanno male a chi ha sempre lavorato con decoro, impegno e responsabilità, senza mai chiedere nulla e ovviamente per questo non ha mai avuto nulla anzi, se possibile, qualcosa gli è stato tolto.
Almeno per essere in linea con il principio cardine con il quale da alcuni anni tutti si riempiono la bocca e vincono elezioni: “la meritocrazia”.
Roma 13 novembre 2014
p. la FP CGIL Mipaaf
Savino Cicoria
(*): vi segnalo una “errata corrige” del testo (lettera e) da sostituire con lettera f), a pag. 10 dell’Accordo
17.11.2014 – A seguito della nota inviata dalla struttura della FP CGIL territoriale nel novembre 2013 all’allora Comandante di Bologna ed al sollecito ad un interessamento dell’Amministrazione ribadito il 27 ottobre u.s., pubblichiamo, in allegato, il comunicato di soddisfazione del Coordinamento Provinciale di Bologna per il raggiungimento dell’obiettivo di avere un presidio VV.F. all’interno della nuova stazione ferroviaria.