Con riferimento all’oggetto la
scrivente O.S. segnala la necessità di una sollecita convocazione del tavolo
nazionale, in considerazione di numerose problematiche che di seguito si
elencano:
·Mobilità volontaria del personale interno. Come
già rilevato nella precedente nota unitaria stanno pervenendo numerose
segnalazioni che fanno emergere un sostanziale blocco dei trasferimenti a
seguito del parere negativo espresso dai direttori regionali interessati.
Inoltre si segnala che sembrerebbe che in alcuni casi si sia dato via libera a
istanze di mobilità ricomprese
nell’elenco di coloro che, a giudizio di codesta Direzione generale, ancora non
erano autorizzati al trasferimento, mentre sono state bloccate quelle che
invece avevano il nulla osta. Un comportamento che, qualora fosse confermato,
sarebbe del tutto singolare;
·Avvio del confronto su FUA 2016;
·Verifica dello stato di attuazione del progetto
di integrazione con Fondi POIN del montante di salario accessorio,
·Avvio del confronto sull’accordo relativo alle
progressioni economiche 2017 e informazioni sui tempi di conclusione del
processo 2016;
·Informazioni sui tempi di erogazione dei
compensi per lavoro straordinario riferiti al 2016;
·informazioni sui tempi di attuazione del piano
occupazionale e sulla ulteriore relativa programmazione assunzionale, nonché
sulla stabilizzazione del personale in comando presso il MIUR;
·Problematiche connesse all’utilizzo dei
lavoratori in vista delle scadenze relative all’avvio del nuovo anno
scolastico.
Considerata la delicatezza e
la consistenza delle tematiche proposte si resta in attesa di urgente
convocazione.
FP CGIL
Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale
Pervengono ormai da
troppo tempo alla scrivente O.S. forti doglianze espresse dai lavoratori
transitati nei
ruoli civili della
difesa, i quali continuano a lamentare l’impossibilità di accedere alla
tempestiva liquidazione
delle somme individuali
versate alla cassa previdenziale causa, pare, la mancata nomina del nuovo
presidente di
quest’ultima, giusta la comunicazione/conferma fatta pervenire loro per
iscritto dagli addetti alla
predetta.
Sulla questione, al di
là delle giuste, legittime e condivisibili rimostranze rappresentate dal
personale suo
malgrado coinvolto, ci
sia anzitutto consentita una domanda: possibile che nelle more
dell’individuazione e
della nomina di quella
presidenza, che sappiamo debba realizzarsi con apposito D.P.R., nessuno abbia
avvertito l’esigenza
di assicurare continuità a quel servizio e, quindi, a prevedere il tempestivo e
temporaneo
affidamento di quelle
funzioni ad altri, garantendo per questa via il soddisfacimento delle istanze
di quei
lavoratori?
Ci sono pratiche che
risultano essere correttamente istruite dal mese di novembre 2016, eppure
tuttora in
attesa di essere
completamente definite proprio a causa di quell’inopinata e per noi
inaccettabile mancanza.
Premesso quanto sopra,
la scrivente O.S. invita codesto stato maggiore ad adoperarsi per superare
quanto
prima gli ostacoli che
allo stato si frappongono alla positiva risoluzione della problematica esposta.
Preannunciamo che in
difetto, ovvero in assenza di tempestivo riscontro, sarà cura della Fp Cgil
sottoporre
la questione alla
valutazione del proprio ufficio legale.
Il Coordinatore
Nazionale
Fp Cgil
Ministero Difesa
Francesco Quinti
In
riferimento al DM di cui in oggetto, non possiamo che esprimere apprezzamento
per le assunzioni di personale che questa amministrazione ha programmato dopo
anni di blocco totale; siamo soddisfatti anche dell’aumento di posti per il
concorso di assistente giudiziario e per gli scorrimenti delle graduatorie di altre pubbliche amministrazioni, riteniamo
infatti che l’immissione di giovani leve negli uffici sia necessaria per portare un necessario
ricambio generazionale.
Tuttavia
intendiamo precisare che i numerosi pensionamenti previsti, le innovazioni
tecnologiche introdotte, le peculiarità del lavoro svolto negli uffici
giudiziari, impongono che il programma assunzionale divenga costante nel tempo
fino a colmare completamente le migliaia di carenze che rimarranno anche in
esito a queste assunzioni. In
relazione allo scorrimento della graduatoria che prevede l’assunzione di 200
funzionari giudiziari questa organizzazione sindacale, chiede contestualmente
lo scorrimento immediato del numero dei vincitori della procedura svoltasi ai
sensi dell’art. 21 quater della L. 132/2015. In
relazione alle assunzioni di funzionari contabili e informatici tramite
scorrimento di graduatorie valide, è a
questo punto non più rinviabile, per non aggravare una intollerabile
ingiustizia, che l’art.21 quater venga
esteso alle altre figure tecniche ex b3 e cioè contabili, informatici e
linguistici, che sono stati inspiegabilmente dimenticati dall’art. 21 quater.
E’
inoltre necessario, dato l’ulteriore ingresso di numeroso personale in seconda
area dall’esterno, oltre a procedere con urgenza alla discussione dei profili e
del fua per dare risposta professionale ed economica a tutte le figure
professionale, programmare indifferibilmente i passaggi dalla prima alla
seconda area, aumentando sensibilmente i passaggi, che non possono essere solo
270, in modo da favorire il passaggio di tutti gli odierni ausiliari nella
figura dell’operatore. Per
svolgere il lavoro residuale della prima area, fino a che questo non venga
completamente superato, si può ricorrere a forza lavoro già formata, ovvero ai
tirocinanti della giustizia, da reclutare
con pubblica selezione tramite centri per l’impiego, anche con contratto part time.
In
una fase di profonda ristrutturazione dell’amministrazione della giustizia come
quella attuale è assolutamente necessario rispondere, in modo soddisfacente,
alla richiesta di personale che proviene dagli uffici giudiziari nonché dare contestualmente risposte a tutti
i lavoratori.
Si coglie l’occasione per inviare distinti
saluti.
La
Coordinatrice Nazionale
Ministero
della Giustizia DOG
Amina
D’Orazio
“Lavoro, Diritti, Democrazia paritaria. I sì delle donne”, Auditorium Conciliazione con Camusso
Roma, 24 marzo – “Lavoro, Diritti, Democrazia paritaria. I sì delle donne”. Queste le parole per la prima assemblea nazionale delle donne di Filcams, Flai e Fp Cgil in programma martedì 28 marzo a Roma presso l’Auditorium della Conciliazione in via della Conciliazione 4 a partire dalle ore 10.
Circa duemila tra lavoratrici, delegate e funzionarie delle tre
categorie interessate, provenienti da tutta Italia, si ritroveranno a
Roma in un appuntamento che vuole essere un’occasione per far emergere
la condizione e il vissuto delle donne nel loro quotidiano impegno a
sostegno dei diritti e del lavoro.
Il programma dell’iniziativa – che si inserisce negli appuntamenti a sostegno della campagna per l’abolizione dei voucher e il ripristino della responsabilità solidale negli appalti e per la Carta dei diritti universali del lavoro – prevede interventi di nove donne delle tre categorie, poi la lettura di brani del libro di Chiara Ingrao ‘Dita di dama’ interpretati dall’attrice Laura Pozone e ‘incursioni’ con vignette di Don Alemanno. La chiusura è affidata alla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, mentre la conduzione della giornata alla giornalista di La7, Flavia Fratello. L’evento sarà trasmesso in diretta su Facebook dalla pagina ‘I Sì delle donne’ e dalla web radio ‘Radio Articolo 1’. Sui social gli hashtag per partecipare e seguire l’evento sono: #ISÌdelledonne e #FinoAllaLegge.
Agenzia del
Demanio
Incontro del 30 marzo 2017
NO AI RICATTI
NESSUNA TRATTATIVA AL RIBASSO
Come preannunciato si è svolto nella
mattinata del 30 marzo l’incontro tra Organizzazioni sindacali e Parte
Pubblica finalizzato ad accertare la disponibilità di risorse aggiuntive necessarie
al rinnovo contrattuale.
Più volte, come FP CGIL, abbiamo
evidenziato come il rinnovo del CCNL dell’Agenzia del Demanio dovesse essere in
linea con i rinnovi contrattuali tanto del mondo del Lavoro “privato”,
quanto con l’accordo del 30 novembre 2016 tra Governo e Organizzazioni
sindacali per il rinnovo del pubblico impiego.
Ma facciamo un passo indietro: nel corso del precedente
incontro del 20 marzo l’Agenzia, affermò che il rinnovo del CCNL per il
Demanio avrebbe dovuto rappresentare una trattativa “apripista” per l’intero
comparto del pubblico impiego. Come FP CGIL, prendemmo atto della posizione
sorprendentemente nostalgica calcata dall’Agenzia ed evidenziammo che il
citato accordo Governo-OO.SS, preso a riferimento dall’Ente, prevede
“incrementi contrattuali in linea a quelli riconosciuti mediamente ai lavoratori
privati e comunque non inferiori a 85 mensili medi” e individua
strumenti contrattuali a garanzia delle fasce maggiormente colpite dalla crisi.
Concordammo, quindi, sulla necessità di sospendere la trattativa per
consentire i richiesti passaggi presso le Strutture ministeriali al fine
di reperire ulteriori risorse economiche
necessarie al rinnovo.
Nella riunione del 30 marzo la controparte
aziendale ha annunciato la disponibilità ministeriale al finanziamento delle
ulteriori risorse economiche per il rinnovo del CCNL tentando, al tempo
stesso, di forzare e di accelerare i tempi del negoziato, orientando la
trattativa circa la necessità di sottoscrizione di un documento attestante
la disponibilità delle Parti ad aprire il confronto per individuare punti di
convergenza di matrice economica e normativa con il fine di giustificare, al
livello ministeriale, lo spostamento delle risorse economiche necessarie
al rinnovo, presenti nel bilancio del 2016, sul bilancio 2017.
Senza questo
passaggio -sostiene la delegazione aziendale-non sarebbe possibile
ricomprendere l’annualità 2016 nel rinnovo.
E’ evidente
che ancora una volta, anche in questa occasione, dall’Agenzia arrivano solo vaghe
promesse per il futuro, parole circa eventuali variazioni al bilancio e
nessuna certificazione di disponibilità economica aggiuntiva.
Al netto delle
valutazioni in merito ai tentativi di forzare mediante ricatto, come FP
CGIL -e nel chiederci come nel Bilancio siano state postate le voci
relative al rinnovo-ci siamo dichiarati disponibili a sottoscrivere
esclusivamente un verbale di riunione al fine di “fotografare”
contestualmente la posizione aziendale con le posizioni sindacali.
Il cambio
repentino dei toni aziendali e il rigetto della controproposta di un
verbale di riunione (al posto di un impegno ad avviare la trattativa con
punti di convergenza) lasciano supporre che l’intento aziendale fosse
non tanto consentire la traslazione delle voci contabili afferenti il rinnovo
dal 2016 al 2017 ma assoggettare a un vincolo la trattativa su temi e
consistenze economiche, limitativo esclusivamente per l’ambito negoziale
delle OO.SS. e per i lavoratori.
Come FP CGIL non possiamo accettare provocazioni e
tentativi di ricatto.
p. la
Delegazione Trattante
FP CGIL
Nazionale
Elena Antonino – Annamaria Scarpati
FP CGIL
Nazionale
Coordinatore
Agenzia del Demanio
Daniele Gamberini
03.03.2017 – Pubblichiamo il comunicato della struttura regionale Umbria di Fp Cgil VVF relativo alle proposte di modifica ordinamentale condividendone i contenuti.
Cade oggi l’anniversario della scomparsa di Pierluigi Grande, veterinario che con grande umanità e professionalità svolgeva il suo lavoro per la sanità pubblica e di sindacalista a livello nazionale nella FPCGIL Medici. Siamo orgogliosi di averlo avuto con noi e di essere stati suoi compagni. Non ti dimenticheremo.
La vicenda degli ex specializzandi risale agli anni ’80, quando furono promulgate le direttive europee 75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE che imponevano agli Stati membri di corrispondere il giusto compenso ai camici bianchi per gli anni di specializzazione post laurea, in medicina.
Tuttavia solo con il d.lgs. n. 257/1991, con circa dieci anni di ritardo, lo Stato italiano procedeva a dare una prima e parziale attuazione alla direttiva n. 76 del 1982 con la previsione di una borsa di studio erogata annualmente, e veniva introdotto il concetto di una formazione specialistica retribuita e a tempo pieno.
Ad innovare il mondo delle specializzazioni mediche interveniva nuovamente nel 1999 il decreto legislativo n. 368 che abrogava il sopra menzionato decreto legislativo 257/91, sostituendo la borsa di studio con l’introduzione di un contratto di formazione-lavoro, ma senza prevederne l’immediata applicazione.
Solo sei anni più tardi con la Legge. 23 dicembre 2005, n. 266 è stato espressamente previsto che tale diverso assetto retributivo si applicasse a decorrere dall’anno accademico 2006-2007.
Evidente dunque che a causa dei tardivi ed incompleti interventi normativi predisposti sul punto dallo Stato italiano, sino al 2007, i medici specializzandi sono stati totalmente privati della possibilità di far valere il loro diritti dinanzi ai giudici nazionali.
Avendo pertanto lo Stato italiano mancato di adempiere sino all’anno accademico 2006/2007 agli obblighi che gli derivavano dalla Direttiva 93/16, così come definiti proprio dal D.lgs n. 368/1999, lo stesso dovrà rispondere dell’inadempimento e risarcire i medici ex specializzandi.
Tale assunto trova conferma nella circostanza per cui, la situazione di danno creatasi a seguito della mancata ottemperanza, si è configurata fin tanto che è perdurato il comportamento omissivo del legislatore nazionale.
Ciò premesso, la Fp Cgil Medici, a fronte del DDL 2400 in discussione in Parlamento, ha chiesto che siano riconosciuti i dovuti riconoscimenti economici a tutti i medici ex specializzandi 1978/2006, anche senza presentazione di ricorso.
A maggior tutela di tutti i medici interessati ha ritenuto comunque di promuovere un primo ricorso con il patrocinio dell’avv. Michele Bonetti, che ha già presentato azioni collettive per i medici specializzati a partire dall’anno accademico 1978/1979 all’anno accademico 2005/2006, che non abbiano ancora incardinato alcun giudizio.
Considerando le ulteriori richieste pervenute di partecipare alle azioni collettive promosse dalla Fp Cgil Medici, alla luce della direttiva 36/2005/CE che nel dettare definitivamente una nuova disciplina dei medici specializzati, ha previsto l’abrogazione, a partire dal 20 ottobre 2007, delle direttive precedenti, con termine di prescrizione decennale che comincerebbe a decorrere dal 20 ottobre 2007 e scadrebbe quindi il 20 ottobre 2017, si ritiene di promuovere nuove azioni collettive con il patrocinio dell’avv. Michele Bonetti.
Chi è interessato può aprire il seguente link:
Accordo integrativo del personale dirigente di II fascia del Consiglio di Stato e dei TAR relativo al Fondo 2016 per le retribuzioni di posizione e di risultato
LA VERGOGNA DEL BANDO
CONSIP SUL COLOSSEO
Non a caso il nostro monumento più visitato ha
dato la cifra delle cosiddette riforme di Franceschini: il Colosseo è diventato
spesso il simbolo di attacchi ignobili ai lavoratori, attacchi culminati nel
famigerato decreto che ha tolto le libertà costituzionali sul diritto di
sciopero, per poi finire a diventare la preda più ambita della riorganizzazione
in salsa franceschiniana, con l’ultimo blitz in legge di stabilità che di fatto
ha finito per smantellare uno dei sistemi di tutela del patrimonio archeologico
più importanti ed efficaci del mondo, tramite uno smembramento progressivo che
si è concluso appunto con l’operazione “Parco del Colosseo Palatino”,
la prefigurazione di un nuovo parco divertimenti nel centro di Roma da affidare
alle mani fidate di qualche direttore manager scelto ad uso e piacimento della
parte politica che dovrà assicurare chissà quali profitti alle casse dello
Stato. Un progetto strategico, il cuore della cosiddetta riforma, con
l’obiettivo di trasformare questo sito, ormai visitato da un numero
spropositato di visitatori, nel polo di attrazione modello Disneyland.
A corredo di questa operazione naturalmente la
prevista costruzione della pedana, con la bellezza di 18 milioni di euro
stanziati, e adesso un bel bando Consip che mette a gara la bigliettazione, per
la modica cifra di 33 milioni di euro in 2 anni, e i sistemi di sicurezza
tutti, anche questi al misero costo di 12 milioni di euro il biennio.
Un bando che grida vendetta sotto
tutti i punti di vista.
Vediamo: i due lotti sono del tutto separati e
le specifiche richieste non possono certo consentire l’integrazione dei servizi
in concessione prevista dall’art. 115 del Codice dei Beni Culturali. Già, il
Codice, questo sconosciuto. Nel bando non se ne trova uno straccio di
riferimento, come se l’appalto non riguardasse l’area archeologica centrale
romana ma un qualsiasi edificio pubblico.
Le specifiche tecniche previste sono quasi
paradossali: per 6 milioni di euro l’anno il nuovo Parco Disneyland avrà un
sistema di sorveglianza degno di una base Nato: droni, unità cinofile, sistema
autonomo di controllo per la vigilanza interna/esterna, controlli ai varchi
degni di quelli aeroportuali. Insomma una blindatura militarizzata di un pezzo
di territorio situato al centro di Roma che sancisca la divisione anche fisica
del Parco dal restante patrimonio archeologico. Le Terme di Caracalla, giusto
per fare un esempio, non saranno interessate da questa operazione da caschi
neri della cultura, perché non rientrano nel progetto Disneyland.
Con questo il Ministro sfata un altro tabù, con
buona pace dell’art.18 del Codice che affida la sorveglianza dei siti alla
diretta gestione del Ministero. Per la prima volta tutta la vigilanza viene
esternalizzata, fatto mai avvenuto nemmeno con i peggiori governi ed i peggiori
Ministri ed affidata a ditte esterne specializzate che operano esclusivamente
sul settore della sicurezza. Un bel record, complimenti!
Non mancano anche altre “sviste”: ad
esempio il bando non contiene alcuna previsione di clausola sociale, malgrado
gli impegni assunti solennemente dal Ministro con le categorie del Commercio
non più di un anno fa.
Infine pare proprio curioso che si spendano
tutti questi soldi per garantire la sicurezza ad un’area delimitata e gli altri
siti funzionano con i volontari ad aprire le sale (vedi l’inarrivabile di
Galleria Borghese sempre alle prese con le sue ricche feste e cotillons),
oppure si arrangiano con sistemi di sicurezza in gran parte obsoleti e spesso
malfunzionanti, oppure affidando ad ALES interi settori del Museo Archeologico
di Napoli e della Reggia di Caserta.
Eccola l’essenza del progetto di riforma: in
questa operazione fantasmagorica sparisce del tutto, tranne che nelle
dichiarazioni programmatiche del ministro, il famoso patrimonio diffuso che si
avvia, nella logica dei Poli regionali, ad una progressiva ulteriore
marginalizzazione dai giri che contano.
Nella lettera unitaria che vi alleghiamo
chiediamo al Ministro di fermare questo bando: è illegittimo in quanto non
prevede alcuna prescrizione riferita al Codice dei Beni Culturali, è odioso in
quanto non ci sono clausole di garanzie per i lavoratori delle società
concessionarie che attualmente operano in quell’area, è un precedente
pericolosissimo perché per la prima volta sgancia l’attività di tutela da
quella della vigilanza e la configura come un settore a sé stante in mano a
ditte private, è uno sperpero di risorse che potrebbero essere utilmente
utilizzate per altri scopi (il neonato Parco dell’Appia conta su un misero
budget di 1 milione e rotti di euro, non ha sede e non ha personale, giusto per
fare un esempio).
E certo questo è un precedente che noi non
possiamo accettare: la scadenza di questo bando è stata opportunamente rinviata
alla fine di maggio, ci auguriamo che questo tempo possa servire ad un
opportuno ripensamento sulla qualità di questa operazione. Noi in ogni caso ci
opporremo, se necessario con la mobilitazione dei lavoratori e della società
civile che ha a cuore il nostro patrimonio.
L’ultima riflessione riguarda la
riorganizzazione romana, o meglio il caos romano. Pendono in questa situazione
comportamenti incredibili e pretese che adesso non stanno né in cielo né in
terra. Occorre procedere per gradi, avere un piano di riallocazione logistica
che individui sedi funzionali ai nuovi Istituti, occorre garantire certezze ai lavoratori
alle prese da lungo tempo con assegnazioni provvisorie e tirate per la giacchetta. Invece assistiamo a
tentativi di sfratto di Uffici senza sede, al prolungamento infinito di una
fase transitoria e del caos gestionale. Ci chiediamo cosa faccia in tutto
questo la DG Musei, sinora nota solo per avere usato il Codice Etico come
pistola fumante e per essersi beccata una condanna per comportamento
antisindacale, avendo ispirato la brillante strategia che poi ha portato alla
sentenza di Cuneo. E ci chiediamo infine, a fronte di un contesto così
dequalificante, a cosa possa servire la famosa commissione paritetica di
monitoraggio della riforma, se non si riesce nemmeno a censire dove prestano
servizio i lavoratori e se le decisioni strategiche passano tutte sopra la
testa. Forse a tenerci buoni buoni?
Roma, 31 marzo 2017
Claudio Meloni
FP CGIL Mibact
Come già dichiarato
nell’incontro dello scorso 21 marzo dalla scrivente O.S., va evidenziato in
premessa che, come concordato nel tavolo negoziale tra le due Direzioni
Generali e le OO.SS. il 22 febbraio 2016 e così definito al penultimo capoverso
del D.D. 7 marzo 2016, “entro sei mesi dall’operatività del nuovo assetto
organizzativo” andava “valutata, congiuntamente alla DGPOB e alle OO.SS.
maggiormente rappresentative, la necessità di eventuali modifiche o integrazioni”
al provvedimento stesso.
Tale incontro di valutazione
congiunta è stato invece convocato dopo oltre un anno, nonostante le reiterate
richieste da parte della FP CGIL e di altre OO.SS., rese pubbliche in questi
mesi nella bacheca sindacale elettronica del Ministero, e le evidenti
incongruenze tra quanto definito nel D.D. 7 marzo 2016 e quanto disposto dal
D.M. 20 settembre 2016 di individuazione del datore di lavoro negli Uffici
centrali e periferici del Ministero della Salute, ai sensi del D.Lgs. 9 aprile
2008, n. 81 e s.m., nel frattempo emanato.
La convocazione è avvenuta
significativamente solo a seguito dell’incontro che il 13 marzo scorso le
OO.SS. hanno finalmente ottenuto con il ministro Beatrice Lorenzin e in cui,
tra i tanti altri punti, è stata anche evidenziata l’inosservanza dell’impegno
alla valutazione congiunta sul nuovo assetto organizzativo dell’Ufficio X
DGPRE.
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31.03.2017 – Pubblichiamo la circolare informativa della DCF che definisce la data di partenza dei prossimi corsi di formazione UU.CC.