Una delegazione della Funzione Pubblica Cgil, composta dal segretario nazionale, Florindo Oliverio, dalla coordinatrice nazionale della dirigenza penitenziaria, Carla Ciavarella, dal responsabile sicurezza ed esecuzione penale, Massimiliano Prestini, dai coordinatori Funzioni Centrali DAP, Roberto Mascagni, e DGMC, Paola Fuselli, dal coordinatore nazionale della Polizia Penitenziaria, Mirko Manna, ha incontrato l’onorevole Paolo Ciani (deputato di Demos – Democrazia Solidale) interessato alle problematiche del sistema penitenziario italiano, dal punto di vista degli operatori dell’esecuzione penale interna ed esterna, la polizia penitenziaria, i dirigenti penitenziari.
I rappresentanti sindacali hanno illustrato i contenuti di una proposta di riorganizzazione del sistema penitenziario e, più complessivamente, sull’organizzazione e funzionamento del Ministero della Giustizia, già inviata ai vertici dell’amministrazione e al ministro e su cui continua l’iniziativa di sensibilizzazione della Funzione Pubblica Cgil nei confronti dei parlamentari e delle forze politiche.
Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl vedono il ministro della Salute, Orazio Schillaci, sulla mancata apertura del negoziato per la definizione del nuovo Ccnl Rsa, atteso da oltre 14 anni. Dal ministro l’impegno a prendere contatto con i presidenti di Aiop e Aris per giungere all’avvio del tavolo di trattativa. A farlo sapere sono le categorie di Cgil, Cisl e Uil, aggiungendo che: “Abbiamo illustrato oggi al ministro della Salute la grave situazione in cui versano le lavoratrici e lavoratori che operano nel settore delle Rsa per la mancata apertura del negoziato per la definizione del nuovo Ccnl, nonostante gli impegni formali assunti nel giugno 2020 dalle due Associazioni datoriali Aiop e Aris, atteso da oltre 14 anni e in conseguenza del quale sono tutt’ora in corso in tutte le regioni percorsi di mobilitazione”.
Al ministro, aggiungono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, “che ha manifestato grande sensibilità al problema, abbiamo chiesto di intervenire direttamente nei confronti delle due Associazioni datoriali per sbloccare la fase di stallo e favorire l’avvio di un tavolo unico con Aiop e Aris che porti alla sottoscrizione, quanto prima possibile, di un contratto che possa finalmente dare risposta alle lavoratrici, ai lavoratori, alle professioniste e ai professionisti che in questi anni hanno comunque continuato a contribuire alla tenuta del Servizio Sanitario Nazionale, soprattutto nel periodo pandemico. In tal senso il Ministro si è impegnato a prendere contatto già a partire dai prossimi giorni con i Presidenti delle due Associazioni per giungere all’avvio del tavolo di trattativa”.
Tra i temi posti al ministro della Salute Schillaci, quello del “dilagante dumping contrattuale nel settore” e a riguardo le organizzazioni sindacali hanno chiesto che “nei nuovi percorsi regionali di accreditamento delle strutture, definite nel decreto del Ministero della Salute dello scorso 6 dicembre, sia contemplata, tra i requisiti necessari, anche l’applicazione dei Ccnl di settore maggiormente rappresentativi per giungere finalmente, a parità di tariffe erogate alle strutture sanitarie e socio-sanitarie, a una armonizzazione dei diritti e dei trattamenti economici riconosciuti al personale. Anche su questa tematica il ministro ha mostrato attenzione e si è impegnato, in tal senso, a contattare il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, Massimiliano Fedriga, per l’avvio di un confronto”.
Infine Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl sempre al ministro hanno chiesto, “e ha concordato, di affrontare insieme nel corso di prossimi incontri anche i temi della stabilizzazione del precariato, dell’insufficienza delle risorse e dei tetti di spesa che fino ad ora hanno impedito di procedere alle assunzioni nel settore pubblico per realizzare concretamente quel potenziamento del Servizio sanitario nazionale di cui in questi anni abbiamo sentito grande necessità, specialmente sul versante dell’assistenza territoriale”, concludono.
Volantino con tabelle di ripartizione dell’una tantum nel comparto Sanità Pubblica.
Volantino e tabelle di ripartizione dell’una tantum nel comparto delle Funzioni Locali.
Volantino e tabelle di ripartizione dell’una tantum per enti e amministrazioni delle Funzioni Centrali.
“Resta incomprensibile perché, a fronte della bontà dei propositi di mantenere il presidio degli uffici postali e di ridurre il divario digitale, non venga fatto un investimento altrettanto importante sui servizi che i comuni erogano con altrettanta capillarità ma in forma diretta: i servizi demografici”. Così la Fp Cgil in riferimento al progetto Polis ideato da Poste Italiane per fare degli Uffici Postali una ‘Casa dei servizi digitali’ con la creazione di uno Sportello Unico per l’accesso ai servizi della Pa in 7.000 Comuni al di sotto dei 15.000 abitanti.
“Pur essendo stati questi servizi – continua la Fp Cgil – protagonisti indiscussi del processo di creazione dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, la banca dati alla base delle nuove possibilità di gestione telematica dei servizi anagrafici, non sono oggetto di alcun investimento specifico teso a garantirne i livelli occupazionali e la qualificazione dei lavoratori. Non un euro è stato messo a disposizione per assumere ulteriori unità su questi servizi, a fronte di una dinamica occupazionale che dal 2011 al 2020 ha visto sparire negli enti locali il 17% del personale per un ammontare di oltre 107.000 addetti”.
Nel dettaglio, osserva la Funzione Pubblica Cgil, “i corsi abilitanti del ministero degli Interni per le figure necessarie ai servizi demografici vengono fatti con il contagocce, pur essendo queste figure le sole in grado di trattare a norma di legge dati estremamente delicati. Si continua a destinare a soggetti privati la possibilità di gestire questi dati senza porsi il problema che solo dipendenti pubblici abilitati possono risolvere incongruenze tra i dati dichiarati e quelli registrati. La crescita dei punti di accesso deve tener conto delle indicazioni del Garante della privacy e delle indicazioni del ministero dell’interno, che già si sono espressi sulla non praticabilità dell’attivazione di convenzioni con soggetti privati, quali tabaccai e edicole”.
Per la Fp Cgil “l’unica soluzione è quella di rafforzare i servizi comunali senza cadere nel paradosso di tener aperti gli uffici postali dei piccoli comuni mentre chiudono i servizi demografici dei Comuni. È indispensabile investire sui servizi demografici abrogando tutti i vincoli assunzionali che gravano sui comuni; assumendo personale dedicato a gestire i dati anagrafici dei cittadini; garantendo a questo personale il corretto inquadramento e la valorizzazione delle competenze; garantendo un ciclo formativo costante e diffuso. I Comuni, soprattutto i più piccoli, sono l’istituzione più vicina ai cittadini che deve continuare a garantire i diritti costituzionali per questo riteniamo non più rinviabile un investimento straordinario”, conclude.
[Da Collettiva.it] – Si chiama Spazio pubblico e si trova a Roma, in via di Porta Maggiore 52, a due passi dalla stazione Termini. All’interno ci sono sale riunioni, aule per la formazione e non solo. L’idea – messa in pratica dalla Fp Cgil – è investire nel territorio, dando così spazi ai delegati per ritrovarsi e formarsi, con l’obiettivo di aprirsi alla comunità per essere un sindacato di strada che vuole dare una “casa” a chi è in cerca di sindacato.
Anticipo del Tfs/Tfr dei Dipendenti Pubblici, importanti novità rispetto alla procedura di accesso al servizio. Il servizio partirà dal prossimo 1° febbraio con uno stanziamento iniziale da parte dell’Inps di 300 milioni di euro, riservandosi eventuali integrazioni.
La richiesta dell’anticipo del 100% della propria liquidazione per tutti gli iscritti alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali sarà possibile solo agli aderenti al Fondo Credito, pensionati o cessati, aventi diritto a una prestazione diTfs/Tfr non ancora interamente erogata.
Non rientreranno tra i beneficiari della prestazione i cessati dal servizio che non risultino iscritti alla Gestione sia al momento della domanda di anticipazione del Tfs/Tfr che al momento della concessione dell’anticipazione dello stesso.
Con riferimento alla nuova prestazione di anticipazione ordinaria del Tfs/Tfr, sarà applicato un tasso d’interesse pari all’1% per tutta la durata del finanziamento e in regime di capitalizzazione semplice, nonché di spese di amministrazione pari allo 0,50% dell’importo erogato.
Comunicato stampa intersindacale – 24 gennaio 2023
“Con una coazione a ripetere degna di miglior causa, le forze politiche di maggioranza hanno riproposto, in sede di conversione del decreto milleproroghe, l’aumento a 72 anni dell’età pensionabile dei medici convenzionati e dipendenti, ospedalieri e universitari, già bocciato nella legge di bilancio 2023. Una proposta indecente, un colpo di mano in una sede legislativa inappropriata, un regalo a potenti lobbies universitarie, con il pretesto della grave carenza di medici”. Questo il commento dell’intersindacale della dirigenza medica, sanitaria, veterinaria composta dalle sigle ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED (ANPO-ASCOTI – CIMO – CIMOP – FESMED) – AAROI-EMAC – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) – FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SSN – FVM Federazione Veterinari e Medici – CISL MEDICI.
“Dopo che il rapporto OCSE 2022 pone l’Italia al primo posto in Europa per l’età media dei medici dipendenti, con il 56% della categoria che ha più di 55 anni, non è accettabile che l’unica risposta alla carenza di risorse umane sia un espediente. Una proposta del genere non solo non riduce il ricorso alle cooperative per il lavoro notturno e festivo, interessando personale che notoriamente non lavora di notte e di domenica, ma produce congelamento delle carriere e delle assunzioni negli ospedali, con un danno consistente per le donne e i giovani, in un momento in cui il numero di contratti di formazione specialistica registra un notevole incremento”.
“Il SSN ha bisogno di interventi strutturali, primo tra tutti l’abolizione del tetto di spesa sul personale, che è la madre di tutte le battaglie, per consentire l’immediata assunzione dei giovani medici, anche specializzandi, pronti ad entrare nel SSN ma, di fatto, dolosamente bloccati proprio da chi ha interesse a sostituirli con i pensionati”.
“La crisi della sanità pubblica non si risolve con l’utilizzo di medici ultrasettantenni o il reintegro dei no vax, che, come armi di distrazione di massa, sono la spia della volontà di non affrontare il problema. Nè con il lavoro a cottimo dei medici gettonisti, italiani o stranieri che siano, che mina la sicurezza delle cure aumentando il rischio clinico e l’esposizione (anche assicurativa) dei medici, dirigenti sanitari e veterinari e nel contempo mina la sicurezza dei conti consentendo un uso extra contrattuale di risorse. Tantomeno si risolve con un metodo di calcolo del fabbisogno di specialisti che, come nel recente documento elaborato da Agenas, mira al massimo ribasso. Interventi del genere non sono accettabili nemmeno con la giustificazione del ‘male minore’”.
“Siamo di fronte a elementi di una complessiva mistificazione di una realtà che è fatta di carenza, di posti letto, di personale, di appetibilità del lavoro all’interno del Servizio Sanitario pubblico, di livelli retributivi in media con quelli europei. Carenza che richiede misure che il Governo conosce, ma non vuole applicare. Non c’è più tempo. E le toppe sono sempre peggio dei buchi. Le organizzazioni sindacali dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del SSN fanno appello al Parlamento per bocciare un provvedimento iniquo che confonde il maquillage con la sostanza, provando a nascondere un altro duro colpo alla sanità pubblica”.
Lo scorso 27 dicembre 2022, Anaste, si è resa responsabile di una scelta che non ha precedenti nelle relazioni sindacali del nostro Paese. Nel bel mezzo di una trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro che andava avanti da tempo e mentre, FP Cgil Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e UilTucs aspettavano risposte alle proposte sui temi della malattia e degli aumenti contrattuali, Anaste procedeva alla firma del contratto con i sindacati di certo non annoverabili tra quelli maggiormente rappresentativi.
Un contratto, quello siglato, che sancisce nuovamente come per Anaste la priorità rimane quella di licenziare liberamente, colpendo economicamente chi si ammala. Anche questa volta non vengono fornite risposte sui permessi ed è previsto un aumento tabellare irrisorio. Il CCNL sottoscritto e già scaduto non presenta clausole di armonizzazione con gli altri contratti del settore e ancora una volta non solo non risponde alle legittime attese dei lavoratori del settore che sono stati in prima fila durante la pandemia, ma, a nostro avviso, lede la loro dignità.
Per le OO.SS. quello di Anaste è un comportamento inqualificabile. Per tutelare le lavoratrici e i lavoratori, -chiosano-, ci vediamo costretti a mettere in campo da subito tutte le azioni di coinvolgimento dei lavoratori e delle Istituzioni a nostra disposizione a partire dall’apertura dello stato di agitazione di tutto il personale. Verrà inoltre segnalata alla Conferenza delle Regioni questa riprovevole condotta fuori da ogni regola pattizia, che fa venir meno la credibilità di Anaste nei rapporti negoziali e istituzionali a tutti i livelli.
FP CGIL
Michele Vannini
CISL FP
Franco Berardi
FISASCAT CISL
Aurora Blanca
UIL FPL
Domenico Proietti
UILTuCS
Paolo Proietti
“Carenza di personale, carichi di lavoro ingestibili e fuga di operatori sanitari, definanziamento del Fondo sanitario, inflazione e caro energia. Il tutto mentre peggiora la qualità del servizio, tra liste di attesa che si allungano e pronto soccorso che vanno in tilt con tempi di risposta infiniti. Sotto questo peso la Sanità pubblica in Italia sta letteralmente crollando, mentre si allarga il peso del privato e si fanno largo le esternalizzazioni”. A mettere in fila le criticità che investono il Servizio sanitario nazionale è la Funzione Pubblica Cgil, nel sottolineare come si tratti di “una combinazione di fattori che stanno letteralmente affossando la Sanità Pubblica e con essa operatori e cittadini. Non c’è tempo da perdere: servono risorse e assunzioni”.
Per la Fp Cgil, “le scelte scellerate compiute in questi anni ci stanno oggi presentando il conto, ed è molto salato: 40 mila letti eliminati in 10 anni, che vanno di pari passo con il taglio di 37 miliardi di euro di finanziamento pubblico sullo stesso periodo, attese infinite nei Pronto soccorso, che possono arrivare fino a tre giorni, mentre le liste di attesa si dilatano arrivando anche a due anni per ottenere una prestazione”. In questo scenario, sul fronte lavoro, “gli operatori del Servizio sanitario stanno pagando un prezzo altissimo. La situazione è drammatica: l’età media del personale sfiora i 50 anni (49,8 nel 2020), quando nel 2021 era di 43,5 anni. Un trend di invecchiamento che determinerà al 2030 il raggiungimento della pensione per 240 mila addetti, oltre un terzo del totale (664.686 al 2020)”.
“Piegati dai carichi di lavoro, e da una scarsa valorizzazione – rimarca la Funzione Pubblica Cgil -, in tanti fuggono dal Servizio sanitario verso il privato e verso quelle cooperative che stanno alimentando il fenomeno dei ‘gettonisti’. Senza fare proiezioni dettate dall’aumento progressivo dell’età media già oggi si stima che manchino più di 20 mila medici e almeno 60 mila infermieri. E non va meglio per i medici di famiglia, dove ne mancano almeno 4 mila. Il perimetro pubblico si restringe sempre di più. I cittadini rinunciano a curarsi mentre avanza il settore privato, con una spesa sanitaria pagata dalle tasche dei cittadini che è passata dai 34,8 miliardi del 2019 a 37 miliardi”. Se questo è il quadro, osserva la Fp Cgil, “le risorse previste dalla legge di Bilancio non bastano assolutamente, risucchiate come saranno dal caro energia. E con gli obiettivi della missione 6 del Pnrr viviamo il rischio concreto che le risorse investite per le strutture facciano da apripista al più grande processo di esternalizzazione e privatizzazione mai visto senza un serio investimento in un piano straordinario di assunzioni”.
Secondo il segretario nazionale della Fp Cgil, Michele Vannini, “i numeri che abbiamo elencato disegnano un sistema a rischio default. Dove il diritto costituzionale alla salute spesso non viene garantito. Dove il passaggio degli operatori da eroi e angeli, così come venivano descritti durante l’emergenza pandemica, a ultimi e subissati è stato repentino e devastante. Si era detto ‘mai più’, eppure la situazione è ancora peggiore di quella pre pandemica. Non ci sono alternative: la sanità ha bisogno di risorse, di maggiori risorse; ma soprattutto ha bisogno di personale, da qui la nostra proposta di un piano straordinario per l’occupazione. Bisogna archiviare – rivendica Vannini – la stagione dei tagli e dei tetti di spesa, bisogna mettere al centro cittadini e lavoro. Fare un serio investimento sulla valorizzazione delle competenze e delle professionalità, costruire le condizioni affinché i dipendenti siano adeguatamente formati, coinvolti, motivati e tutelati. Gli operatori sanitari e sociali non possono aspettare che il settore crolli a causa della carenza di personale e di mancate risorse. I problemi sono urgenti e devono essere affrontati ora”, conclude.