21.02.2014 – D.M. n. 76 del 20.02.2014. Graduatoria finale del concorso a 363 posti di Capo reparto del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco – decorrenza 1.1.2009.
21.02.2014 – Decreto di approvazione della graduatoria per la successiva ammissione al corso di formazione professionale relativo al concorso a Capo squadra del CNVVF, decorrenza 1.1.2010.
21.02.2014 – Lazio – Convenzione mezzi pubblici – Nota al Direttore Regionale.
Roma, 20 febbraio 2014
Alle Segreterie Territoriali FP CGIL
con preghiera di trasmissione
alle delegate e ai delegati FP CGIL MIPAAF
Care compagne e cari compagni,
Esprimiamo ferma protesta e sconcerto per un attacco denigratorio alla FP CGIL, attuato in relazione alla posizione che abbiamo espresso sulla delicata questione della riforma ICRF.
Riteniamo che la pur legittima diversità di opinioni rispetto alle tematiche che si affrontano quotidianamente non può essere spunto per attacchi personali o per tentare di ridicolizzare altri esponenti sindacali, come è avvenuto con il comunicato, nel quale si è addirittura impropriamente scomodato un grande poeta romanesco solo al fine di insultare il nostro Coordinatore.
La moda degli insulti gratuiti, tanto in voga del nostro paese, dovrebbe essere rigettata da chi ha a cuore i problemi dei lavoratori, a maggior ragione quando si tratta di rapporti tra Organizzazioni Sindacali confederali.
Ci auguriamo pertanto che la dialettica sindacale venga riportata sotto l’alveo del confronto civile. Da parte nostra non torneremo più sull’argomento e non tollereremo ulteriori atteggiamenti denigratori o, peggio, diffamatori nei confronti del nostro Coordinatore, al quale ribadiamo ancora una volta, tutto il nostro sostegno e la totale condivisione.
Relativamente al merito della questione ribadiamo che noi intendiamo confrontarci con i contenuti del disegno di legge “Atto Camera 1650”, in quanto è l’unico percorso normativo riferito alla riforma dell’ICRF attualmente all’esame del Parlamento Italiano, presentato dai deputati citati nel nostro comunicato, i cui contenuti sono accessibili facilmente tramite il web e rispetto ai quali abbiamo svolto le nostre considerazioni oggetto dell’intervento denigratorio.
Abbiamo al riguardo sottolineato come ogni progetto di riforma che riguarda una attività delicata di tutela della salute dei cittadini non possa avvenire senza la previsione di investimenti aggiuntivi che mettano al primo posto la salvaguardia ed il rafforzamento dei livelli occupazionali e che garantiscano ai lavoratori il giusto riconoscimento ad una retribuzione adeguata ai livelli di responsabilità connessi ed ampiamente specificati nel ddl in questione e ad una generale tutela della condizioni di lavoro, a partire da quelle più concretamente riferite allo svolgimento dell’attività lavorativa. In tale contesto abbiamo semplicemente espresso il nostro dissenso verso iniziative la cui insufficiente genericità è pari al carattere palesemente strumentale della modalità di presentazione della stessa iniziativa ai lavoratori, rispetto alla quale ribadiamo non esserci stata alcuna valutazione o confronto preventivo con la nostra organizzazione sindacale.
Altre, a nostro avviso, sono le condizioni di partenza ineliminabili se si vuole veramente affrontare un percorso riformatore dell’Ispettorato e, rispetto a queste, noi verificheremo presto quali saranno le intenzioni del nuovo Governo e del nuovo Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, essendo noto a tutti che solo l’esplicitazione della volontà politica di chi è chiamato al Governo del Paese può supportare un processo di riforma che intende veramente affrontare, e non a costo zero, i gravi nodi del declino dei servizi pubblici in un settore così importante per la vita dei cittadini.
FP CGIL Nazionale
Claudio Meloni
Si pubblica il primonumero della Collana “Pillole di diritto sanitario” a cura diRiccardo Bucci, dottore in diritto, promossa dalla FpCgil – Fp Cgil Medici.
Si tratta di una iniziativa tesa a promuovere una migliore conoscenza delle norme in ambito civile e penale che regolano l’attiva del medico, così come del professionista sanitario. In particolare oggi i ltema della responsabilità professionale è diventata una problematica prioritaria con la quale chi opera in sanità deve confrontarsi quotidianamente. Un nodo comunque da sciogliere con nuove normative a tutela di tutto il sistema, dai cittadini ai medici, e con una spending review virtuosa con oltre 10miliardi di risparmio derivanti dal possibile superamento della medicina difensiva.
19 febbraio 2014
Al Capo di Gabinetto
del Ministero della Giustizia
Renato Finocchi Ghersi
Al Presidente della Giunta Provinciale
Dott. Arno Kompatscher
Palazzo 1, Piazza Silvius Magnago 1
39100 Bolzano
Al Presidente Provincia Autonoma di Trento,
Ugo Rossi
piazza dante, 15 – 38122 Trento
Al Capo Dipartimento Organizzazione Giudiziaria Dott. Luigi Birritteri
Al Direttore Generale del Personale
Dr.ssa Emilia Fargnoli
Il passaggio delle funzioni amministrative e di supporto agli Uffici Giudiziari dallo Stato alle province autonome previsto nella Legge di Stabilità, oltre che porre alcuni interrogativi di natura ordinamentale, ad un servizio che, dovrebbe rimanere prerogativa statale, potrebbe portare per i lavoratori interessati pesanti sconvolgimenti sia di tipo strettamente contrattuale che professionale.
Si ritiene quindi che, per la natura della materia trattata e per le ricadute sui lavoratori interessati, si renda necessaria la presenza delle parti sociali agli appositi tavoli tecnici, come da noi richiesto con nota del 04.02. scorso indirizzata ai Ministri della Giustizia e degli Affari regionali; da voci informali infatti risulta che questi tavoli sarebbero già stati convocati.
Si fa presente che per quanto riguarda i lavoratori le preoccupazioni sono molto forti e riguardano sia la sfera dei diritti contrattuali sia agli aspetti organizzativi e professionali.
Nel sottolineare quindi che un passaggio di funzioni così importante, sul quale si esprimono in generale delle forti perplessità, non possa realizzarsi senza aver attentamente valutato anche gli aspetti organizzativi e contrattuali, si ribadisce la richiesta
di coinvolgimento delle OO.SS ai suddetti tavoli.
Distinti saluti,
P er le segreterie
FP CGIL AGB FP CGIL NAZIONALE FP CGIL TRENTO
Accarrino Agostino Salvatore Chiaramonte Giampaolo Mastrogiuseppe
Il Testo unico su rappresentanza e democrazia del 10 gennaio, come ogni atto regolamentare di “rottura”, offre al dibattito interno e al confronto della Cgil con i settori del mondo del lavoro ai quali fa riferimento, molteplici ed articolate riflessioni, in parte legate al merito delle nuove regole introdotte, nella stragrande maggioranza dei casi legate proprio a quei temi che il testo unico evoca e realizza: democrazia, partecipazione, misurazione della rappresentatività, validazione degli accordi.
Il ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori, generalmente inteso, è argomento sul quali la nostra organizzazione si è sperimentata a lungo (al suo interno e nel rapporto con le iscritte e gli iscritti) e, a mio giudizio, prima degli accordi del giugno 2011, del maggio 2013 e del testo unico di gennaio, anche con un qualche limite di concretezza, con qualche difficoltà di troppo ad attagliare “l’alto valore” dei temi alla quotidiana realtà dei fatti, ai bisogni concreti delle persone che rappresentiamo.
Uno dei modi più pratici in queste occasioni è quello di provare mettere a confronto la situazione di partenza (ovvero quella prima degli accordi e del testo unico) con il nuovo scenario offerto dal regolamento attuativo.
E allora, pur non potendo in nessun modo pensare di esaurire approfondimenti e giudizi su accordi così rilevanti e di evidente “rottura”, credo si possa almeno provare a riportare l’alveo del confronto a interpretazioni un po’ più “materiali”, diciamo un po’ più vicine agli interessi concreti delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo (in questo caso stiamo parlando, ad esempio, di coloro che operano nei settori privati della sanità e del terzo settore).
Prima dell’accordo (e parliamo di quello datato 31 maggio, sul quale il giudizio fu, nella quasi totalità dei casi, totalmente positivo) e ancora in questi mesi fino al 10 gennaio, la possibilità per lavoratrici e lavoratori di eleggere la propria rappresentanza unitaria era determinata e quindi possibile solo a fronte di precise scelte contrattuali; la loro concreta realizzazione era subordinata alla disponibilità delle organizzazioni presenti nel luogo di lavoro.
Ciò ha prodotto, negli anni, un unico risultato: in tutti i settori privati il modello prevalente, nonostante l’accordo del 93, è risultato essere la rappresentanza di organizzazione (sindacale, ovviamente), a totale scapito della rappresentanza diretta delle lavoratrici e dei lavoratori (RSU).
Prima dell’accordo , che è possibile pensare abbia facilitato lo stesso pronunciamento della Corte Costituzionale, il riconoscimento delle organizzazioni che avevano espresso dissenso su un rinnovo contrattuale, non era affatto previsto, gli effetti di quel dissenso assolutamente nulli (troppo facile ricordare quante volte, a fronte di pronunciamenti chiari da parte delle lavoratrici e dei lavoratori su CCNL nazionali, i referendum e le consultazioni non hanno affatto condizionato l’applicazione di accordi non voluti dalla maggioranza).
In questi anni è accaduto che, con l’assenso o la distrazione del Ministero del Lavoro, si producessero una moltitudine di contratti firmati separatamente da sigle diverse dalla nostra, comprese quelle di sindacati autonomi “fantasma”, che hanno peggiorato le condizioni, anche economiche, dei lavoratori.
La volontà delle lavoratrici e dei lavoratori è stata sempre superata, annichilita da un sistema di regole fondato sulla totale assenza di regole: la loro opinione sui loro contratti è stata censurata, finanche nella semplice speranza di poter produrre un cambiamento.
E questo, forse è utile ricordarlo, è accaduto nel settore della sanità privata anche in una associazione aderente a Confindustria, non solo altrove.
Si potrebbe aggiungere che i settori ai quali facciamo riferimento, in special modo quelli che operano nella sanità convenzionata o nel sociale, hanno tutti legami stringenti, vitali con le Istituzioni locali: talvolta, anzi fin troppo spesso, il peggioramento delle condizioni lavorative degli operatori di questi settori è stato tollerato da Istituzioni territoriali della Repubblica le quali, nonostante pienamente consapevoli dei disastri sociali che si venivano a compiere, hanno agito la loro miopia forti del fatto che nessuna regola impedisse questo “mercimonio” contrattuale, questa giungla fatta di appalti al massimo ribasso, dumping, violazione dei diritti soggettivi e del lavoro.
Con il regolamento attuativo questo non potrà più accadere; i lavoratori e le lavoratrici si pronunceranno. Lo faranno attraverso le RSU, elette e determinanti il grado di rappresentanza delle diverse organizzazioni, ma lo faranno anche personalmente sugli accordi e sui contratti che verranno sottoscritti per loro.
Regole ulteriori, specificità e casistiche particolari verranno normate nei contratti collettivi nazionali di lavoro a venire; quel testo, infatti, proprio nel solco dei suoi principi fondamentali, affida ai contratti collettivi nazionali di lavoro, la realizzazione di tutto ciò. E’ per questo che grande attenzione dovrà essere posta affinché siano respinte tutte quelle prevedibili pulsioni a “svuotare” di valore accordi e testo unico che alcuni datori di lavoro dei nostri settori (distintisi in questi anni proprio per spirito reazionario e padronale) proveranno a mettere in campo.
Ma prima dell’accordo e del regolamento tutto ciò non c’era, nemmeno come eventualità, come semplice speranza.
Si misureranno finalmente le rappresentanze. Ogni organizzazione potrà parlare a nome e per conto di chi è iscritto e di chi nelle elezioni per le rappresentanze ha deciso di darle credito: è l’affermazione di un principio fondamentale, basilare per ogni sistema che intende definirsi rispettoso della nostra Costituzione Repubblicana.
Non disciplinarlo in passato ha danneggiato solo la nostra organizzazione: è evidente che ciò contiene il rischio innato che lavoratrici e lavoratori possono decidere cose diverse da quelle che impegnano tutti i giorni il sindacato (generalmente inteso). La nostra idea di democrazia, però, è proprio questa: avere la possibilità di rappresentare le proprie buone ragioni e battersi per affermarle, così come prendere atto di un dissenso, agendo in coerenza al mandato che chi si rappresenta ti da in queste occasioni.
La novità, in sintesi, è semplicemente quella che il pronunciamento dei lavoratori e delle lavoratrici sui contratti è ciò che determina la validità di un accordo; dopo quel pronunciamento e fino alla prossima volta, fino al prossimo contratto, non sarà possibile più e per nessuno giocare partite oscure che passano sulla loro testa.
Crediamo che il punto sia proprio questo. Quel testo unico e gli accordi non fanno accademia. Sanciscono finalmente, dopo decenni di battaglie e richieste, la possibilità di misurare la bontà, la forza, le prospettive di una azione sindacale che, senza quell’atto di “rottura”, così come definiamo quel testo, avrebbe continuato ad essere più o meno vicina alla volontà delle lavoratrici e dei lavoratori solo a seconda della sensibilità delle singole organizzazioni. Il voto farà coincidere l’azione sindacale delle organizzazioni sindacali con il giudizio e le volontà delle lavoratrici e dei lavoratori: un principio di responsabilità e democrazia che solo il suffragio riesce a concretizzare.
Roma 31 gennaio 2014
TAR E CONSIGLIO DI STATO
Coordinamenti Nazionali Giustizia Amministrativa
In data odierna le scriventi hanno incontrato la parte pubblica presieduta dal Segretario Generale. Nel corso dell’incontro il Segretario Generale ha riferito che in data 8 febbraio u.s. il Consiglio di Presidenza ha predisposto una delibera, non ancora esecutiva, con la quale esprime l’intenzione di elargire degli emolumenti per il pagamento della partecipazione al progetto di smaltimento dell’arretrato del personale amministrativo. In tale delibera non si determina alcuna cifra ma si parla genericamente di residui finanziari “stabilisce una quota parte attribuibile in congrua misura” e si demanda al Segretario Generale l’individuazione di un idoneo percorso per definire una contrattazione.
Le OO.SS. hanno ritenuto che la delibera in questione non sia esaustiva rispetto alle richieste di impegno fino ad oggi presentate, poiché non è possibile avviare un percorso per la definizione dei criteri di partecipazione e modalità di pagamento in assenza di un quantum determinato. Si evidenzia ancora una volta la mancanza di chiarezza da parte dell’Amministrazione che pur includendo l’incentivazione dei lavoratori nella delibera allo stesso tempo non crea le condizioni definitive per addivenire ad una soluzione.
CGIL – CISL e UIL hanno ancora una volta sollecitato una soluzione definitiva e richiesto al Segretario Generale di invitare il Consiglio di Presidenza, che si riunirà il giorno 20 febbraio, ad esprimere una quantificazione certa delle somme da accantonare per la contrattazione.
Nel frattempo le OO.SS. si sono impegnate a sospendere lo stato di agitazione e le iniziative previste per il giorno 24 febbraio, nel caso che la determinazione degli importi per il pagamento al personale amministrativo ai sensi dell’art. 16 venga definiva dal Consiglio di Presidenza prima di tale data e venga seguita da una immediata convocazione ricomprendente un’ipotesi di accordo per l’avvio della trattativa.
Qualora ciò non avvenga si confermano tutte le iniziative di mobilitazione già avviate e si invitano tutti i colleghi ad adoperarsi per una buona riuscita, a partire dalla mobilitazione indetta per il 24 febbraio prossimo (dalle ore 11 alle ore 13), con presidi davanti alla sede centrale del Consiglio di Stato a Roma e a tutte le sedi regionali dei Tar.
Roma, 18 febbraio 2014
CGIL F.P. CISL F.P.I. UIL PA
TAR E CONSIGLIO DI STATO