Dott.
Gioacchino Natoli
Capo
Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria
Dott.ssa
Barbara Fabbrini
Direttore
Generale del personale e della formazione
Risulta
alle scriventi organizzazioni sindacali che alcuni tra cancellieri ed ufficiali
giudiziari, i
quali
avevano chiesto di partecipare alle procedure previste dall’art. 21 quater
della L. 132/15, a
causa
di forza maggiore (eventi sismici) ovvero in ragione di esigenze di servizio
(ad es. prolungati
turni
di verbalizzazione in udienza), non sono riusciti a completare in tempo utile
la prescritta
formazione,
propedeutica all’ammissione alle prove selettive.
Le
ragioni addotte da questi lavoratori sono ampiamente meritevoli di
apprezzamento e di
tutela.
Non è retorico rammentare le precarie condizioni in cui sono
costretti ad operare i
colleghi
in servizio presso gli uffici giudiziari delle regioni del centro Italia,
colpite dal
terremoto,
l’estenuante durata delle udienze penali che obbligano i cancellieri a prestare
lavoro
ben oltre l’orario d’obbligo, le centinaia di chilometri macinati ogni giorno
dagli ufficiali
giudiziari
con le proprie auto per assicurare i servizi sul territorio.
Poiché
l’eventuale esclusione dalle prove selettive dei lavoratori sopra indicati
risulterebbe
oltremodo
ingiusta e discriminatoria, CGIL CISL e UIL chiedono la riapertura dei termini
per
consentire
agli interessati di completare il percorso formativo.
Confidando
in un positivo riscontro e con riserva di ulteriori iniziative, si porgono
distinti saluti.
FP
CGIL
Amina
D’Orazio
CISL
FP
Eugenio
Marra
UIL
PA
Domenico Amoroso
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl
Infanzia: Cgil Cisl Uil, bene obiettivo 0-6
ma puntare su lavoro e servizi
In audizione Senato su decreto attuativo ‘Sistema integrato di istruzione 0-6’, modifiche per non sprecare opportunità
Roma, 2 febbraio – “Un’opportunità
importante per il raggiungimento dell’obiettivo di un sistema integrato
di educazione e istruzione dalla nascita sino ai sei anni ma che ha
bisogno di rendere concreti tre punti: valorizzare la gestione pubblica
dei servizi, privilegiare l’apertura di nuovi asili e investire sulla
qualità del lavoro”. A sottolinearlo sono Cgil, Cisl e Uil di categoria
in merito al decreto attuativo della legge cosiddetta Buona Scuola sul
sistema integrato 0-6, in un giudizio espresso oggi in audizione in
commissione Istruzione del Senato sullo schema di decreto.
Per Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl
l’attuazione della delega rappresenta “un passo importante perché rende
il percorso educativo da zero a sei anni un diritto effettivo di
cittadinanza, come prevedono i trattati comunitari, e non più un
servizio a domanda individuale. Ma questo passaggio può rendersi
concreto solo attraverso l’allargamento dell’offerta di Asili nido in
tutto il territorio nazionale: ancora oggi in Italia, come abbiamo
denunciato, oltre 900 mila bambini compresi nella fascia tra sei mesi e
due anni sono esclusi dagli asili nido. Per questo crediamo che serva un
investimento straordinario per aprire nuovi asili in primo luogo a
gestione diretta dei Comuni, nonché superare i numerosi vincoli che
negli ultimi anni hanno reso difficile la stessa sopravvivenza di
esperienze di altissima qualità”.
La richiesta delle categorie dei
servizi pubblici di Cgil, Cisl e Uil è di modificare in tre punti, “in
tre ineludibili priorità”, lo schema di decreto attuativo e che sono:
“Privilegiare l’apertura di Asili nido rispetto ad altri servizi, anche
attraverso un rafforzamento dell’investimento dei Poli per l’infanzia;
investire sulla qualità delle condizioni di lavoro e su nuove
assunzioni; incrementare le risorse a disposizione del piano nazionale”.
Tre passaggi, per Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, “‘obbligati’ perché non
vada sprecata questa opportunità importante per il nostro paese”.
#EmergenzaCultura: salviamo l’articolo 9.
Queste le parole d’ordine che animeranno le
iniziative del 6 e del 7 maggio per rivendicare
l’importanza della cultura come servizio pubblico
essenziale, per promuovere la cultura, la ricerca, la
tutela del paesaggio e del patrimonio storico e
artistico della Nazione.
Tali iniziative saranno la prima grande
risposta alle controriforme che mettono in
discussione la tutela del nostro patrimonio
culturale, della dignità del lavoro nei beni
culturali, lavoro
misconosciuto in tutti i provvedimenti del
Ministro.
Venerdì 6 a Roma, presso il Centro
Congressi Via Cavour dalle 15:00 alle 20:00, si terrà un incontro in cui verranno esposti tutti
i temi contenuti nel manifesto di Emergenza
Cultura. Grazie
ad interventi di intellettuali, associazioni ed esperti verranno
esplicitati i contenuti in merito a tutela,
lavoro, finanziamenti e funzionamenti, formazione,
ricerca e fruizione.
Il 7 maggio, invece, scenderemo in piazza
a Roma, per il secondo appuntamento di
#EmergenzaCultura: alle ore 11:00 ci si ritroverà in Piazza della
Repubblica, dalla quale partirà il corteo per le
strade della Capitale, per esprimere tutto il nostro dissenso, fino a raggiungere Piazza Barberini per il comizio di chiusura.
Roma, 6 luglio 2017
Per rilanciare l’esecuzione penale esterna insieme al
rispetto dell’articolo 27 della Costituzione, che mette al centro la
rieducazione del reo, la Funzione Pubblica Cgil aderisce alla campagna
20×20 lanciata dall’associazione Antigone. Una campagna che si propone
di spendere almeno il 20% del bilancio della Amministrazione
penitenziaria, entro il 2020, per il sistema delle misure alternative.
“C’è un bisogno urgente di ridefinire e reimpostare il sistema
dell’esecuzione penale, ora troppo centrato sull’aspetto detentivo e
carcerario. Una situazione che ha finito per relegare quasi in una
dimensione secondaria il sistema dell’esecuzione penale esterna”, motiva
la Funzione Pubblica Cgil la sua adesione alla campagna di Antigone.
Secondo la categoria dei lavoratori dei servizi pubblici della Cgil
però, “i grandi processi riformatori non possono essere fatti senza
adeguate risorse e senza il numero adeguato di operatori. Il rapporto
tra assistenti sociali e casi da seguire è oramai quasi di 1 a 200,
mentre nei paesi europei lo stesso rapporto è di 1 a 20, le condizioni
di lavoro sono insopportabili ed è giunto il momento di investire per
nuove assunzioni ed adeguata formazione del personale”. Per queste
ragioni la Fp Cgil aderisce e sostiene la campagna di Antigone 20×20,
per sostenere misure alternative al carcere e rilanciare l’esecuzione
penale esterna.
Comunicato stampa Fp Cgil
Rimettere al centro utenti e operatori, servono risorse adeguate per servizi territoriali di qualità, innovativi e sperimentali
Roma,
30 novembre – “I servizi per le dipendenze sono in un vero e proprio
stato di emergenza. Tra strutture fatiscenti, tagli lineari, vaste
sacche di precariato, condizioni di lavoro al limite, insieme a
politiche di criminalizzazione sul consumo e al generale disinteresse da
parte del governo, sono ormai servizi sull’orlo del tracollo, che
rischiano di arrivare all’incenerimento”. Questo il netto giudizio della
Funzione Pubblica Cgil Nazionale sullo stato dei servizi che si
occupano delle dipendenze, a conclusione della giornata di studio e
riflessione dal titolo ‘(In)Dipendenze. Lo stato dei servizi e le
proposte della Fp Cgil’, che si è tenuta oggi a Roma. Una giornata che
ha voluto rimettere al centro del dibattito il tema dei servizi pubblici
e del privato sociale, che si occupano di prevenzione, cura e
contenimento dei rischi nei confronti dell’uso di sostanze e delle
diverse dipendenze che travolgono la società odierna.
“Dalle
droghe al gioco d’azzardo oggi il panorama delle dipendenze si è molto
diversificato e si è ampliato il ventaglio delle sostanze utilizzate
dagli utenti e a cui si trovano di fronte le tante operatrici e i tanti
operatori del settore”, continua la Fp Cgil. “Per questo sta diventando
quanto mai necessario mettere in campo un cambiamento alla base del
modello organizzativo dei servizi e improntarlo su un approccio diverso:
un approccio che dev’essere finalizzato alla prevenzione e al
contenimento dei rischi che, uniti a un sistema di cura efficace e
differenziato, possa essere in grado di dare servizi di qualità e
risposte vere alle persone, personalizzando i loro percorsi
terapeutici”.
Si deve
ripartire, secondo la categoria dei servizi pubblici Cgil, “dalla
valorizzazione delle professionalità coinvolte nel settore. Solo con il
rafforzamento degli organici, con la stabilizzazione delle enormi sacche
di precariato e lo sblocco del turnover, insieme al rinnovo del
contratto, si può dare dignità a un settore fondamentale, considerato
sinora solo come marginale”. È estremamente difficile, prosegue la Fp
Cgil, “elaborare e praticare forme diverse di intervento, servizi di
prossimità più efficaci, mortificando la professionalità e le competenze
delle operatrici e degli operatori, acquisite spesso direttamente sul
campo”.
Un cambiamento
radicale, conclude la Funzione Pubblica Cgil, “di cui noi vogliamo
essere promotori che rimetta al centro gli utenti, garantendo loro di
vivere le proprie scelte in maniera consapevole, sicura, con autonomia e
dignità, e gli operatori, mettendo a disposizione risorse certe per
realizzare servizi di qualità, territoriali e a rete, innovativi e
sperimentali. Un cambiamento che deve partire dal mettere a regime gli
interventi di cui è stata verificata la reale efficacia nei confronti
della platea di consumatori, in particolare quelli della prevenzione e
della riduzione del danno”.
Comunicato stampa Fp Cgil
Rimettere al centro utenti e operatori, servono risorse adeguate per servizi territoriali di qualità, innovativi e sperimentali
Roma,
30 novembre – “I servizi per le dipendenze sono in un vero e proprio
stato di emergenza. Tra strutture fatiscenti, tagli lineari, vaste
sacche di precariato, condizioni di lavoro al limite, insieme a
politiche di criminalizzazione sul consumo e al generale disinteresse da
parte del governo, sono ormai servizi sull’orlo del tracollo, che
rischiano di arrivare all’incenerimento”. Questo il netto giudizio della
Funzione Pubblica Cgil Nazionale sullo stato dei servizi che si
occupano delle dipendenze, a conclusione della giornata di studio e
riflessione dal titolo ‘(In)Dipendenze. Lo stato dei servizi e le
proposte della Fp Cgil’, che si è tenuta oggi a Roma. Una giornata che
ha voluto rimettere al centro del dibattito il tema dei servizi pubblici
e del privato sociale, che si occupano di prevenzione, cura e
contenimento dei rischi nei confronti dell’uso di sostanze e delle
diverse dipendenze che travolgono la società odierna.
“Dalle
droghe al gioco d’azzardo oggi il panorama delle dipendenze si è molto
diversificato e si è ampliato il ventaglio delle sostanze utilizzate
dagli utenti e a cui si trovano di fronte le tante operatrici e i tanti
operatori del settore”, continua la Fp Cgil. “Per questo sta diventando
quanto mai necessario mettere in campo un cambiamento alla base del
modello organizzativo dei servizi e improntarlo su un approccio diverso:
un approccio che dev’essere finalizzato alla prevenzione e al
contenimento dei rischi che, uniti a un sistema di cura efficace e
differenziato, possa essere in grado di dare servizi di qualità e
risposte vere alle persone, personalizzando i loro percorsi
terapeutici”.
Si deve
ripartire, secondo la categoria dei servizi pubblici Cgil, “dalla
valorizzazione delle professionalità coinvolte nel settore. Solo con il
rafforzamento degli organici, con la stabilizzazione delle enormi sacche
di precariato e lo sblocco del turnover, insieme al rinnovo del
contratto, si può dare dignità a un settore fondamentale, considerato
sinora solo come marginale”. È estremamente difficile, prosegue la Fp
Cgil, “elaborare e praticare forme diverse di intervento, servizi di
prossimità più efficaci, mortificando la professionalità e le competenze
delle operatrici e degli operatori, acquisite spesso direttamente sul
campo”.
Un cambiamento
radicale, conclude la Funzione Pubblica Cgil, “di cui noi vogliamo
essere promotori che rimetta al centro gli utenti, garantendo loro di
vivere le proprie scelte in maniera consapevole, sicura, con autonomia e
dignità, e gli operatori, mettendo a disposizione risorse certe per
realizzare servizi di qualità, territoriali e a rete, innovativi e
sperimentali. Un cambiamento che deve partire dal mettere a regime gli
interventi di cui è stata verificata la reale efficacia nei confronti
della platea di consumatori, in particolare quelli della prevenzione e
della riduzione del danno”.
Roma, 11 aprile
“Un’assunzione straordinaria di personale sanitario,
insieme al conferimento di responsabilità dirigenziali a chi applica a
pieno la legge 194, con la definizione di una dotazione organica che
garantisca la prestazione richiesta dalle donne: questa la risposta,
senza appello, che il governo deve adesso fornire”. Ad affermarlo sono
il segretario nazionale della Fp Cgil, Cecilia Taranto, e il segretario
nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, in merito alla pronuncia
del Consiglio d’Europa sul ricorso presentato dalla Cgil in tema di
accesso ai servizi di interruzione di gravidanza e discriminazione del
personale non obiettore.
La Fp Cgil ribadisce “lo straordinario
risultato registrato oggi” e avanza al governo proposte precise: “Oltre
ad una necessaria assunzione di personale sanitario, fatto di medici,
infermieri e ostetriche, serve affidare la direzione dei presidi, nei
quali si effettua l’interruzione di gravidanza, a chi garantisce
l’attuazione certa della legge. Il tutto insieme alla presenza adeguata e
garantita di personale non obiettore, che passi anche attraverso la
definizione di dotazioni organiche, contrattate con il sindacato,
funzionali al rispetto della legge. Misure dalle quali il governo non
può più tirarsi indietro dopo il richiamo europeo. In Italia esiste una
legge che garantisce la libertà di scelte alle donne, è tempo di
applicarla”, conclude la Fp Cgil.
Si è tenuta ieri la prevista
riunione, avente come o.d.g tutte le
tematiche che le scriventi sigle
avevano richiesto con nota del 19
gennaio u.s.
Definita, con accordo, la questione
del Telelavoro domiciliare con
l’implementazione delle postazioni
dalle iniziali 100 a 400 di cui
informeremo nel dettaglio con
apposito comunicato, abbiamo affrontato
il tema, conseguente all’intesa del
14 dicembre u.s., delle progressioni
economiche 2017.
Precisiamo “alla virgola” le consistenze
economiche “fisse e
ricorrenti” (uniche utilizzabili per
i passaggi di fascia) dal momento che
proprio su questo aspetto si è
dispiegata l’azione demagogica e
qualunquista di alcune sigle.
Presentata ieri formalmente la
costituzione provvisoria del Fondo
2016 e 2017, le risorse “fisse e
ricorrenti” ammontano a euro
210.530.595
Di queste una quota pari ad euro
184.305.015 non è disponibile per
la contrattazione in quanto già
erogata per remunerare i seguenti
istituti:
Continua a leggere scaricando il pdf allegato
Diminuisce anche numero addetti in città capoluogo regione -8.400 dipendenti
Roma, 6 febbraio – Buste paga sempre più leggere per i ‘comunali’. Maestre, polizia locale, amministrativi e altro ancora hanno registrato un calo del salario tra il 2010 e il 2014 di circa il 2,5%, per una cifra in meno nelle tasche pari a -740 euro. È quanto risulta da un’ analisi condotta dalla Fp Cgil Nazionale sui dati del Conto annuale dello Stato tra le città capoluogo di regione. Un rapporto che, oltre ad analizzare la parte salario, accende un faro sull’andamento dell’occupazione, crollata anche questa negli ultimi cinque anni, sempre per i dipendenti dei comuni presi in esame, del -8,5%, ovvero circa 8.400 in meno.
Dai dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, la Fp Cgil Nazionale ha estratto i numeri, sul salario e sull’occupazione, dei dipendenti impiegati in 17 comuni capoluogo di regione. Ne esce fuori un quadro dominato dal segno meno, sia sulle voci che compongono la busta paga, sia sull’andamento dell’occupazione. Voci che, se viste in parallelo, fanno emergere uno scarto con quanto prevedeva il decreto legge 78 del 2010 targato Tremonti, e cioè la proporzionalità tra riduzione del salario accessorio (che ha segnato una flessione complessiva del -15,69%) e la riduzione del numero degli addetti (calata del -8,52%) che in questi anni non si è registrata.
Per il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca, “l’incongruenza tra questi dati è il frutto di scelte precise delle amministrazioni comunali che hanno risparmiato sulla spesa di personale, così come della vera e propria entrata a gamba tesa delle ispezioni del Mef che hanno violato l’autonomia negoziale, nell’ambito della contrattazione integrativa. Se non ci fosse stato l’intervento delle organizzazioni sindacali a tutela dei lavoratori interessati la riduzione sarebbe stata ben peggiore”.
L’andamento della retribuzione complessiva degli addetti dei comuni presi in esame è calata, nei cinque anni tra il 2010 e il 2014, del -2,48% passando da una media di 29.767 euro l’anno a una media di 29.028 euro, il tutto per un taglio in busta paga di 738,60 euro in meno. A determinare questo crollo ha inciso principalmente, secondo il report Fp Cgil, la voce ‘salario accessorio’ che, nel corso dei cinque anni, è diminuita complessivamente del 15,69%, ovvero circa 80 milioni in meno tra i 509 milioni stanziati nel 2010 e i 429 milioni del 2014. Da questa elaborazione, sottolinea Bozzanca, “escono fuori dati estremamente preoccupanti perché al calo del potere d’acquisto corrisponde, infatti, un ulteriore calo della retribuzione”.
In tema di riduzione media del salario accessorio, tra i comuni presi in esame si passa dal caso di Torino che ha messo a segno una flessione del -1,51% (-71,49 euro) al comune di Ancona che ha segnato un -48,62% (-2.371,1 euro). Tra i comuni presi in esame vale la pena citare i casi di Roma e Firenze, di recente nelle cronache per vicende legate al tema salario accessorio, anche per via delle ispezioni decise dal Mef e dagli atti unilaterali delle rispettive amministrazioni.
I dipendenti di Roma capitale hanno subito tra il 2010 e il 2014 un calo complessivo del salario del -3,87% pari a -1.216,9 euro. Per quanto riguarda il segmento accessorio della busta paga, i capitolini hanno registrato una flessione del -13,07%, pari cioè a -827,82 euro.
A Firenze invece, nello stesso periodo, si è determinato un crollo della retribuzione complessiva del -8,92%, cioè -2.714,2 euro. Sul capitolo accessorio il calo medio in busta paga è stato del -39,21% che tradotto vuol dire -2.234,3 euro in meno nelle tasche dei lavoratori. “Questi dati – commenta ancora il segretario nazionale Fp Cgil – dimostrano che le norme che hanno colpito in questi anni il pubblico impiego hanno fortemente compromesso la contrattazione integrativa degli enti”. Ma non solo, precisa, “le norme previste dall’ultima legge di Stabilità impongono ulteriori tagli al salario accessorio, con il rischio di peggiorare ulteriormente la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, specie a fronte del ritardo che giorno per giorno si accumula sul rinnovo di contratti atteso da oltre sei anni”.
Anche l’ occupazione, per chiudere, ha totalizzato negli anni in esame un andamento negativo nei comuni. Dal report della Fp Cgil risulta infatti che la flessione complessiva di addetti, tra l’anno 2010 e l’anno 2014, è stata del -8,52%. Una percentuale che, riferita ai 17 comuni presi in esame, si traduce in un calo di addetti di meno 8.355 unità, passati così dai 98.108 del 2010 a 89.753 del 2014.
In allegato i dati dei comuni analizzati
Diminuisce anche numero addetti in città capoluogo regione -8.400 dipendenti
Roma, 6 febbraio – Buste paga sempre più leggere per i ‘comunali’. Maestre, polizia locale, amministrativi e altro ancora hanno registrato un calo del salario tra il 2010 e il 2014 di circa il 2,5%, per una cifra in meno nelle tasche pari a -740 euro. È quanto risulta da un’ analisi condotta dalla Fp Cgil Nazionale sui dati del Conto annuale dello Stato tra le città capoluogo di regione. Un rapporto che, oltre ad analizzare la parte salario, accende un faro sull’andamento dell’occupazione, crollata anche questa negli ultimi cinque anni, sempre per i dipendenti dei comuni presi in esame, del -8,5%, ovvero circa 8.400 in meno.
Dai dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, la Fp Cgil Nazionale ha estratto i numeri, sul salario e sull’occupazione, dei dipendenti impiegati in 17 comuni capoluogo di regione. Ne esce fuori un quadro dominato dal segno meno, sia sulle voci che compongono la busta paga, sia sull’andamento dell’occupazione. Voci che, se viste in parallelo, fanno emergere uno scarto con quanto prevedeva il decreto legge 78 del 2010 targato Tremonti, e cioè la proporzionalità tra riduzione del salario accessorio (che ha segnato una flessione complessiva del -15,69%) e la riduzione del numero degli addetti (calata del -8,52%) che in questi anni non si è registrata.
Per il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca, “l’incongruenza tra questi dati è il frutto di scelte precise delle amministrazioni comunali che hanno risparmiato sulla spesa di personale, così come della vera e propria entrata a gamba tesa delle ispezioni del Mef che hanno violato l’autonomia negoziale, nell’ambito della contrattazione integrativa. Se non ci fosse stato l’intervento delle organizzazioni sindacali a tutela dei lavoratori interessati la riduzione sarebbe stata ben peggiore”.
L’andamento della retribuzione complessiva degli addetti dei comuni presi in esame è calata, nei cinque anni tra il 2010 e il 2014, del -2,48% passando da una media di 29.767 euro l’anno a una media di 29.028 euro, il tutto per un taglio in busta paga di 738,60 euro in meno. A determinare questo crollo ha inciso principalmente, secondo il report Fp Cgil, la voce ‘salario accessorio’ che, nel corso dei cinque anni, è diminuita complessivamente del 15,69%, ovvero circa 80 milioni in meno tra i 509 milioni stanziati nel 2010 e i 429 milioni del 2014. Da questa elaborazione, sottolinea Bozzanca, “escono fuori dati estremamente preoccupanti perché al calo del potere d’acquisto corrisponde, infatti, un ulteriore calo della retribuzione”.
In tema di riduzione media del salario accessorio, tra i comuni presi in esame si passa dal caso di Torino che ha messo a segno una flessione del -1,51% (-71,49 euro) al comune di Ancona che ha segnato un -48,62% (-2.371,1 euro). Tra i comuni presi in esame vale la pena citare i casi di Roma e Firenze, di recente nelle cronache per vicende legate al tema salario accessorio, anche per via delle ispezioni decise dal Mef e dagli atti unilaterali delle rispettive amministrazioni.
I dipendenti di Roma capitale hanno subito tra il 2010 e il 2014 un calo complessivo del salario del -3,87% pari a -1.216,9 euro. Per quanto riguarda il segmento accessorio della busta paga, i capitolini hanno registrato una flessione del -13,07%, pari cioè a -827,82 euro.
A Firenze invece, nello stesso periodo, si è determinato un crollo della retribuzione complessiva del -8,92%, cioè -2.714,2 euro. Sul capitolo accessorio il calo medio in busta paga è stato del -39,21% che tradotto vuol dire -2.234,3 euro in meno nelle tasche dei lavoratori. “Questi dati – commenta ancora il segretario nazionale Fp Cgil – dimostrano che le norme che hanno colpito in questi anni il pubblico impiego hanno fortemente compromesso la contrattazione integrativa degli enti”. Ma non solo, precisa, “le norme previste dall’ultima legge di Stabilità impongono ulteriori tagli al salario accessorio, con il rischio di peggiorare ulteriormente la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, specie a fronte del ritardo che giorno per giorno si accumula sul rinnovo di contratti atteso da oltre sei anni”.
Anche l’ occupazione, per chiudere, ha totalizzato negli anni in esame un andamento negativo nei comuni. Dal report della Fp Cgil risulta infatti che la flessione complessiva di addetti, tra l’anno 2010 e l’anno 2014, è stata del -8,52%. Una percentuale che, riferita ai 17 comuni presi in esame, si traduce in un calo di addetti di meno 8.355 unità, passati così dai 98.108 del 2010 a 89.753 del 2014.
In allegato i dati dei comuni analizzati
#EmergenzaCultura: salviamo l’articolo 9.
Queste le parole d’ordine che animeranno le
iniziative del 6 e del 7 maggio per rivendicare
l’importanza della cultura come servizio pubblico
essenziale, per promuovere la cultura, la ricerca, la
tutela del paesaggio e del patrimonio storico e
artistico della Nazione.
Tali iniziative saranno la prima grande
risposta alle controriforme che mettono in
discussione la tutela del nostro patrimonio
culturale, della dignità del lavoro nei beni
culturali, lavoro
misconosciuto in tutti i provvedimenti del
Ministro.
Venerdì 6 a Roma, presso il Centro
Congressi Via Cavour dalle 15:00 alle 20:00, si terrà un incontro in cui verranno esposti tutti
i temi contenuti nel manifesto di Emergenza
Cultura. Grazie
ad interventi di intellettuali, associazioni ed esperti verranno
esplicitati i contenuti in merito a tutela,
lavoro, finanziamenti e funzionamenti, formazione,
ricerca e fruizione.
Il 7 maggio, invece, scenderemo in piazza
a Roma, per il secondo appuntamento di
#EmergenzaCultura: alle ore 11:00 ci si ritroverà in Piazza della
Repubblica, dalla quale partirà il corteo per le
strade della Capitale, per esprimere tutto il nostro dissenso, fino a raggiungere Piazza Barberini per il comizio di chiusura.
Roma,
8 giugno 2016
Serena Sorrentino neo eletta segretaria generale della
Funzione Pubblica Cgil. Oggi, al termine di una due giorni di Assemblea
generale, la categoria dei servizi pubblici della Cgil l’ha eletta
segretaria generale. Sorrentino subentra a Rossana Dettori che ha
lasciato ieri l’incarico dopo sei anni alla guida della Fp Cgil.
Già
segretaria confederale nazionale della Cgil, Serena Sorrentino,
napoletana, è nata nel luglio del 1978. Dopo alcune prime esperienze a
Napoli – entra nella segreteria della Camera del lavoro a soli 23 anni –
arriva in Cgil nazionale nel gennaio del 2010 per occuparsi delle
politiche di pari opportunità. A giugno dello stesso anno viene eletta
in segreteria nazionale, ruolo che le viene confermato nel giugno del
2014.
Il lavoro, insieme al suo complesso portato di diritti, da
difendere e conquistare, è stato il centro del suo impegno. Per stare
solo alle cose più recenti, il contrasto al Jobs Act e la ‘Sfida per i
Diritti’ della Cgil, la Carta dei diritti universali del lavoro, sono i
punti sui quali ha lavorato con dedizione e costanza. Oggi subentra
Rossana Dettori, in qualità di numero uno della Funzione Pubblica Cgil. È
la più giovane segretaria generale della Fp Cgil nella storia e, al
momento, nel panorama della Cgil, la più giovane tra tutte le categorie
nazionali.
In allegato la biografia, la dichiarazione programmatica e una foto di Serena Sorrentino