Roma, 11 lug – “Il documento con cui la Conferenza delle Regioni stronca il Decreto liste di attesa conferma il giudizio che come Funzione Pubblica Cgil abbiamo già espresso. Il governo Meloni ha prodotto uno spot elettorale per le europee e che non contiene alcun provvedimento concreto utile a dare risposte alle cittadine e ai cittadini. Una brutta scatola vuota, infarcita di invasioni di campo del governo nei confronti delle Regioni, che ha nella creazione di un servizio ispettivo in mano all’arbitrio del Ministro l’elemento più concreto”.

Lo scrive in una nota Fp Cgil.

“Le Regioni, come noi avevamo fatto – si osserva -, denunciano la totale assenza di coperture di un provvedimento che ricicla risorse che alle Regioni sono già state assegnate dalla legge di bilancio e che dovrebbero essere già state impegnate allo stesso scopo. Ma, soprattutto, il decreto non contiene nulla di concreto e rilevante per fare ciò che le Regioni stesse indicano come indispensabile: assumere personale, stabilizzare i precari, eliminare i tetti di spesa, perché è così che si riassorbono le liste di attesa, è così che si possono tenere aperte le strutture nei fine settimana e di notte. Il resto sono chiacchiere, come quelle contenute a questo proposito nel decreto. E ora lo dicono anche le Regioni, tutte”.

Secondo Fp Cgil, “non si contano più, dal suo insediamento, le interviste e le dichiarazioni con le quali il Ministro Schillaci ha annunciato il superamento dei limiti finanziari e normativi alle assunzioni. Non è successo nulla, per il semplice motivo che si trattava di annunci vuoti, lanciati senza rispetto per chi nel Ssn lavora e per le cittadine e i cittadini che nel frattempo hanno visto peggiorare la capacità di risposta del sistema, venendo invitati più o meno esplicitamente, nel frattempo, a rivolgersi al privato, come dimostra il fatto che si continuano a spostare prestazioni nel privato, settore nel quale non si rinnovano i contratti e che vede le lavoratrici e i lavoratori mobilitati con scioperi già proclamati. Alle lavoratrici e ai lavoratori del Servizio sanitario pubblico, poi, dato che non si assume, si propone di farsi carico delle carenze di organico
incrementando il proprio orario di lavoro di fatto attraverso ulteriori prestazioni aggiuntive; lo stesso governo che stanzia per il rinnovo del contratto un terzo di quanto sarebbe necessario, dice così ad un personale da tempo sopraffatto dai carichi di lavoro, che fatica ad andare in ferie, che salta i riposi settimanali, che se vuole guadagnare qualcosa in più deve lavorare ancora di più. Non è così che si attraggono le lavoratrici e i lavoratori verso il servizio pubblico”.

“Per questo la Funzione Pubblica Cgil continuerà nella propria campagna di mobilitazione per un piano straordinario di assunzioni chiamando le lavoratrici e i lavoratori, le cittadine e i cittadini, a far sentire la propria voce per rivendicare le risorse necessarie per far funzionare il nostro Servizio sanitario nazionale e riconoscere il lavoro delle professioniste e dei professionisti che al suo interno operano”, conclude la nota.

“Ieri il parlamento ha approvato l’ennesima riforma della giustizia che anziché occuparsi del funzionamento dell’amministrazione con l’obiettivo di rendere più veloce ed efficace la giustizia cancella i reati come fossero un orpello e non lo strumento di garanzia dei diritti di tutti”: lo ha detto Florindo Oliverio, segretario nazionale della Funzione Pubblica Cgil nel corso di un’iniziativa organizzata a Genova da Anm, Fp Cgil, Cisl e Uil Pa, sui problemi della Giustizia quali, in particolare, le gravissime carenze di organico, l’inadeguatezza delle retribuzioni, il mancato riconoscimento del lavoro svolto per evitare la chiusura degli uffici, i ritardi nell’applicazione del nuovo ordinamento professionale.

Secondo Oliverio, “è importante la richiesta, che viene da Genova e che tutti dovremmo accogliere, di dare vita a un movimento composto da tutti i soggetti che vivono nel sistema giustizia per ottenere un piano straordinario e urgente di assunzioni, per rivendicare la concreta applicazione di quanto disposto dall’art 110 della Costituzione relativamente alla responsabilità del Ministro della Giustizia di garantire il concreto funzionamento dell’amministrazione”.

“Così come è importante che da tutte le componenti venga l’impegno per riconoscere finalmente il lavoro e la professionalità del personale già di ruolo e la necessità di non disperdere quel patrimonio rappresentato da tutti i lavoratori assunti con le risorse del PNRR e che devono essere stabilizzati da qui al 2026 per ripristinare gli organici ormai asfittici, con una scopertura media nazionale di quasi il 50 per cento”, ha concluso il segretario nazionale della Funzione Pubblica Cgil.

Roma, 10 luglio 2024 – “La montagna ha partorito il topolino. Dopo le nostre proteste e dopo le critiche arrivate anche dai sindacati dei militari, la parte pubblica, senza aumentare gli appostamenti complessivi, ha pensato di spostare alcune risorse destinate alle indennità accessorie sulla parte fissa, con un aumento del valore dei punti del cosiddetto parametro stipendiale da 194,15 a 195. In soldoni 13 euro lordi. Per il personale in divisa gli aumenti medi, al netto degli anticipi già corrisposti, passano da 80 a 91 euro circa. Una miseria, soprattutto perché si tratta di una partita di giro. Resta la nostra priorità affinché il 100 per cento delle poche risorse disponibili vada su stipendio e indennità pensionabile. Con la contestuale necessità di reperire nuove risorse per le indennità accessorie”. Così in una nota il segretario generale del Silp Cgil Pietro Colapietro e il segretario nazionale di Fp Cgil Florindo Oliverio che hanno preso parte stamani, presso il Dipartimento della Funzione Pubblica a Roma, ad un nuovo incontro per il rinnovo del contratto dei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico.

“Dunque dopo ben 3 anni di mancato contratto e di mancati incrementi – dicono Colapietro e Oliverio – non possiamo più ignorare il fatto che i nostri salari sono stati erosi dal costo della vita e che ora è giunto il momento di agire. Le recenti parole del Governatore della Banca dItalia, Fabio Panetta, sottolineano la necessità di garantire un adeguato recupero del potere d’acquisto, che altrimenti andrebbe affievolendosi nel tempo. Inoltre gli ultimi dati Ocse comprovano che l’Italia si trova al terzultimo posto per i salari reali, con una diminuzione del 6,9% nel primo trimestre 2024 rispetto al quarto trimestre 2019″.

È evidente che le lavoratrici e i lavoratori in divisa – chiosano i segretari di Silp Cgil e Fp Cgil -, che giorno dopo giorno garantiscono la sicurezza e il funzionamento della nostra società, meritano un adeguato riconoscimento economico per il loro lavoro. È compito nostro, come sindacato, fare pressione affinché vengano garantiti aumenti adeguati che tengano conto del valore del nostro operato e che ci permettano di vivere dignitosamente. È compito del governo smetterla di propagandare cifre lorde medie che puntano a confondere le acque. Per evitare di vedere in busta paga a quanto ammontano realmente questi roboanti aumenti smentendo gli ottimisti continuiamo a chiedere risposte al governo che continua a fare propaganda sulla pelle degli uomini e donne in divisa. In caso contrario saremo costretti a chiamare alla mobilitazione”.

Roma, 10 lug – “Il Ministero dell’Interno ha reso pubblici i contenuti del Decreto che procederà a ripartire il taglio alle spese di Comuni e Province previsto dalla Legge di bilancio 2024: 250 milioni annui per gli anni 2024-2028, di cui 50 in capo alle Province e alle Città metropolitane e 200 in capo ai Comuni. Si tratta dell’ennesimo tentativo di riversare sulle amministrazioni locali le politiche di austerity che hanno fortemente contribuito al declino economico dell’Italia e che hanno fatto precipitare gli enti locali in una crisi sempre più drammatica, fatta soprattutto di riduzioni di personale e taglio dei servizi. Penalizzando, con ciò, lavoratori e cittadini”.
Lo scrive in una nota Fp Cgil.
“Inoltre – si legge ancora – i criteri scelti per ripartire il taglio appaiono fortemente inadeguati: il riferimento al livello di risorse PNRR, di cui gli enti sono destinatari, genera un paradosso per cui quanto più ho realizzato in base a queste risorse tanto meno risorse avrò a disposizione per gestirle”.
“Invece, il riferimento alla spesa corrente, che è per parte importante fatta di spesa di personale – evidenzia Fp Cgil – contribuirà ad alimentare una tendenza per cui il taglio alle spese di personale ha fatto del comparto delle funzioni locali non solo quello che ha perso in assoluto più personale negli ultimi 10 anni, ma è anche il meno attrattivo tra quelli di tutte le pubbliche amministrazioni. I concorsi vedono pochissimi partecipanti e vincitori che si dimettono dopo pochi mesi per passare ad altre pubbliche amministrazioni o nel settore privato. E l’aver escluso dalle spese correnti e dalle risorse PNRR le spese destinate a diritti sociali, politiche sociali e alla famiglia non riduce la portata negativa di questi tagli”.

Secondo il sindacato, “si ingenerano così effetti paradossali con Comuni di minori dimensioni demografiche chiamati a contribuire, in proporzione, più di Comuni con maggiori dimensioni, ma con una quota di assegnazione di risorse PNRR più bassa. Questi tagli debbono cessare a partire dalla prossima legge di bilancio, ed anzi bisogna al più presto tornare ad investire in risorse, professionalità, diritti”.

 

Roma, 10 lug – Si è tenuto oggi il secondo incontro all’Aran per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per i 193mila dipendenti del comparto delle Funzioni Centrali. In apertura l’Aran ha presentato il quadro delle risorse complessivamente disponibili per questo contratto che, ferme al 5,78% corrispondono per il 2024 a circa 143 euro medi per i ministeriali e assorbiranno quanto è stato fin qui erogato come indennità di vacanza contrattuale e gli anticipi di dicembre che complessivamente, sempre per i ministeriali (che però dettano gli incrementi anche per agenzie fiscali e enti pubblici non economici), sono stati di circa 70 euro.

“Le cifre illustrate dall’Aran confermano tutte le nostre contrarietà. Senza risorse aggiuntive – scrive Fp Cgil – dovremmo fare un contratto che per molti non darà un euro in più a quanto hanno già in tasca e per altri addirittura, se si ostinassero a chiederci di metterle a disposizione degli accessori, si potrebbe addirittura dire che hanno preso più del dovuto. Servono i soldi per continuare a finanziare l’ordinamento, per far crescere gli stipendi in ragione dell’inflazione registrata nel triennio, rivalutare il buono pasto. Continueremo a dirlo fino a che il governo non metterà altre risorse sul tavolo. Possiamo continuare a discutere delle altre parti del contratto ma alla fine i conti non tornano e se si vuole un’intesa bisognerà farli tornare con finanziamenti ulteriori nella prossima legge di bilancio”.

Come Funzione Pubblica Cgil non ci si è sottratti alla discussione di merito, “abbiamo infatti chiesto di intervenire sul lavoro agile e da remoto confermando che già il contratto precedente, per il triennio 2019/2021, non prevedeva la prevalenza delle prestazioni in presenza. Per questo occorre fare di più. Ai lavoratori fragili e ai genitori di bambini in età scolare, se lo vorranno, va data la possibilità di lavorare sempre in modalità agile o da remoto. Ma bisogna anche permettere alla contrattazione integrativa aziendale di stabilire forme di accesso agevolato allo smart working e al coworking, per un periodo almeno biennale, per i neoassunti che risiedono lontano dalla sede di servizio assegnata”.

“Ma l’attenzione ai nuovi lavoratori per arginare il fenomeno delle rinunce da parte dei vincitori di concorso deve essere più ampia fino a superare definitivamente la riduzione delle ferie oggi prevista fino a tre anni di anzianità di servizio”.

L’incontro ha affrontato poi anche alcune modifiche al capitolo delle relazioni sindacali. “Anche su questo abbiamo ribadito la necessità di favorire un rafforzamento della contrattazione integrativa e l’estensione delle materie di confronto e contrattazione anche a livello decentrato. Noi facciamo la nostra parte fino in fondo. Non ci sottraiamo e anzi siamo stati protagonisti delle innovazioni contrattuali. Resta il tema di fondo delle risorse. Per questo aspettiamo ancora risposte dal governo che se non arriveranno non potremo che stare ai tavoli di contrattazione ma anche nei luoghi di lavoro per spiegare le condizioni di una trattativa che con l’avvicinarsi della legge di bilancio dovrà vedere la mobilitazione”, conclude la nota.

Roma, 5 lug – “Abbiamo letto le dichiarazioni della Presidente del Consiglio in occasione della cerimonia di commemorazione delle vittime sul lavoro e constatiamo amaramente che, ancora una volta, la propaganda prende il sopravvento sui fatti. La Presidente del Consiglio dichiara che il Governo da lei presieduto ha disposto l’assunzione di 1600 ispettori del lavoro in più. Si tratta di numeri non corrispondenti alla realtà: i concorsi che hanno portato all’ingresso di circa 800 ispettori del lavoro e circa 600 ispettori tecnici sono il frutto del lavoro del precedente Governo, mentre l’attuale ha previsto solo un incremento di 250 unità per gli ispettori tecnici, che porterà ora all’espletamento di un concorso per 760 ispettori tecnici. Di questi 760 posti, quindi, solo 250 sono merito del Governo attuale e glielo riconosciamo. Gli altri 500, però, sono il frutto delle rinunce alla presa di servizio di una attività, quella di vigilanza, che richiede competenze e responsabilità, a fronte di una retribuzione non adeguata. Rispetto a questo, da tempo, come FP CGIL chiediamo che vi sia un serio investimento sull’attività di vigilanza, in termini di risorse economiche, strumentali e umane”.

Lo si legge in una nota di Fp Cgil.
“La Presidente del Consiglio lo sa, ad esempio, – si legge ancora – che tuttora il personale dell’INL non ha un software per l’elaborazione delle buste paga e deve fare calcoli a mano o chiedere ad altri soggetti il favore di elaborare una busta paga per poter tutelare i lavoratori? Lo abbiamo fatto presente, qualche mese fa, da ultimo anche alla ministra del Lavoro e da allora aspettiamo ancora che qualcosa si muova”.
Secondo il sindacato, “anche il raddoppio dei controlli tanto sbandierato nasconde un’altra triste verità: per aumentare il numero dei controlli, infatti, occorre far ‘correre’ gli ispettori, impedendo loro di indagare a fondo i fenomeni di illegalità. Un’indagine su un maxi cantiere come quello di Firenze, ad esempio, con decine e decine di aziende impegnate, richiede mesi di indagine, per ricostruire la catena di comando e verificare la presenza di appalti illeciti o forme di caporalato. Così accade che gli ispettori siano costretti a fare numero, andare presso piccole o piccolissime imprese, per trovare qualche lavoratore in nero, mettendo da parte le ispezioni più lunghe e complesse, perchè non sono in linea con la corsa ai numeri. Anche per questo domani saremo a Latina”, conclude Fp Cgil.

⚠️⚠️ Assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori delle professioni pedagogiche ed educative.

👉 Quando: 15 luglio ore 9.30
👉 Svolgimento in modalità mista: in streaming e in presenza presso Spazio Pubblico, via di Porta Maggiore 52 (Roma).
👉 Tema: Discussione sulle disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali della legge 55/24.

Roma, 5 lug – Donato Nolè, originario di Filiano (Potenza), 56 anni, ispettore di Polizia penitenziaria, è il nuovo coordinatore nazionale Fp Cgil per la Polizia Penitenziaria. Arruolato nel 1994 come agente, transitato nel 2002 nel ruolo dei Sovrintendenti e nel 2019 in quello degli ispettori, Nolè ha ricoperto vari incarichi, quasi sempre da Responsabile di Reparto: ha gestito Reparti di Alta Sicurezza, di collaboratori di giustizia di I livello e Reparto di Media Sicurezza oltre che essere stato Responsabile Area Esterna e colloqui ed attività trattamentali. Nell’ultimo anno ha lavorato all’U.I.E.P.E (esecuzione penale esterna). Dal 2012 è Coordinatore Regionale Fp Cgil per la Toscana.
“Mi ritengo un poliziotto penitenziario prestato al sindacato che, dopo 30 anni di lavoro in carcere, cerca di portare la voce di quei tanti lavoratori che quotidianamente svolgono un lavoro particolare e poco conosciuto”, ha sottolineato. “La polizia penitenziaria è composta da uomini e donne che giornalmente lavorano in contesti difficili dove la sofferenza, il disagio, la violenza sono, purtroppo, all’ordine del giorno. Io mi batto, da sempre, per i diritti”, ha concluso.

Il governo non tiene in considerazione donne e uomini in divisa

Roma, 4 luglio – Si è tenuto oggi un nuovo incontro per il rinnovo del contratto dei lavoratori di polizia di Stato e polizia penitenziaria. Con le tabelle che sono state diffuse è stato certificato quello che da tempo sosteniamo e cioè che le risorse messe in campo sono insufficienti, addirittura inferiori rispetto all’ultimo contratto se parametrate al tasso di inflazione.

Lo scrivono in una nota Pietro Colapietro, Segretario Generale Silp Cgil e Florindo Oliverio, Segretario Nazionale Funzione Pubblica Cgil.
La parte pubblica ha illustrato il riparto delle risorse disponibili e una proposta di destinazione delle stesse limitatamente all’80 per cento a incremento dello stipendio e il restante 20 per cento su straordinario e indennità accessorie. Viene così chiarito che i soldi che materialmente potranno arrivare nelle tasche dei lavoratori grazie al nuovo contratto saranno più o meno 80 euro lordi considerando che circa 70 sono quelli erogati unilateralmente dalle amministrazioni a dicembre scorso come anticipo sul 2024. Soldi che arriveranno solo a gennaio 2025 con l’ultimo contratto scaduto a dicembre 2021. Tra l’altro il nuovo contratto viene rinnovato già scaduto.

Tutto ciò – scrivono ancora – è solo una conferma di quanto stiamo denunciando dall’inizio della trattativa. Nonostante un costo della vita aumentato nel triennio 2022/2024 di oltre il 17 per cento, il governo ha messo a disposizione risorse pari al 5,78 per cento per poi riservare un aumento dello stipendio di poco superiore all’incremento ottenuto nel 2021, con il precedente contratto, quando l’inflazione era intorno al 5 per cento. Tutto ciò è inaccettabile!

Abbiamo già detto che con il contratto bisogna garantire che gli stipendi possano avere almeno lo stesso valore spendibile di tre anni fa, abbiamo poi ribadito che lo straordinario non può essere utilizzato per aumentare lo stipendio surrettiziamente aumentando gli orari di lavoro e facendo risparmiare le amministrazioni con mancate assunzioni. Da questo punto di vista servono altre risorse per gli straordinari che vanno pagati in misura maggiore e ad incremento. Bisogna lavorare di meno, meglio e maggiormente pagati, anche per garantire il benessere personale e organizzativo agli operatori.

Vogliamo – conclude la nota – che il governo dimostri di avere considerazione delle donne e degli uomini in divisa perché non bastano le parole, in queste condizioni il contratto continua a rimanere in salita e lontano da vedere la luce. Per questo siamo impegnati a mobilitare le poliziotte e i poliziotti perché con la prossima legge di bilancio, se non prima, possano essere allocate nuove risorse aggiuntive per onorare gli impegni già assunti, per dare una previdenza utile a garantire un tenore di vita dignitoso dopo anni di lavoro al servizio dello Stato e per rivalutare un sistema indennitario da troppi anni fermo negli importi.

Oggi presìdio promosso dai sindacati a Roma. “Valorizzare professionalità per aiutare a garantire diritto all’abitare”

Roma, 28 giu – “Siamo le lavoratrici e i lavoratori che quotidianamente operano negli Enti e nelle Aziende che amministrano il patrimonio immobiliare pubblico residenziale. Con la nostra professionalità ed esperienza contribuiamo a garantire il diritto all’abitare a una fascia di popolazione in condizione di fragilità economica. Da troppo tempo attendiamo il rinnovo del CCNL 2022-2024, quasi arrivato alla scadenza e su cui, al tavolo di trattativa, come parte datoriale siete ancora lontani dal presentare una proposta che possa tutelare i nostri salari a fronte dell’aumento del costo della vita che si è registrato in questi anni, e che possa valorizzare la nostra professionalità”.
E’ quanto si legge in una lettera promossa da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e sottoscritta da ben oltre la metà del personale di Federcasa (oltre 2000 lavoratrici e lavoratori su poco meno di 4000 complessivi), indirizzata ai vertici di Federcasa e al presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga.
Lavoratori e lavoratrici che oggi a Roma hanno promosso un presìdio in contemporanea con l’assemblea nazionale di Federcasa, e consegnato le firme raccolte al Presidente uscente.
Il 20 febbraio, dopo mesi di stato di agitazione – prosegue la lettera – abbiamo scioperato con convinzione per rifiutare l’ennesima proposta insoddisfacente arrivata allora sul tavolo della trattativa: un incremento tabellare del 6%. Oggi, a mesi di distanza, non averla migliorata è un atto irrispettoso nei confronti di chi tutti i giorni lavora nelle vostre aziende per gestire il patrimonio pubblico. Adesso basta! L’assemblea dei Presidenti degli enti aderenti a Federcasa deve dare subito risposte adeguate. Vogliamo il contratto e lo vogliamo dignitoso, equo e tempestivo!”.
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La spesa sociale in Italia per la casa è tra le più basse d’Europa (0,5% del PIL). Il nostro Paese, stima l’OCSE, ha solo il 2,4% del patrimonio abitativo di edilizia pubblica (in Francia è il 14%, in EU 8%).
Il patrimonio gestito dalle aziende-casa è di circa 725.000 alloggi, circa 58.000 sono sfitti, e oltre il 10% non assegnabili o inadeguati. Le domande inevase sono circa 600.000. La realizzazione di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) è progressivamente diminuita negli anni e si è anche eroso fortemente il patrimonio per la dismissione e la vendita di alloggi (oltre 200.000). L’ultima legge di Bilancio ha tagliato il Fondo per il sostegno agli affitti e il Fondo per la morosità incolpevole in un contesto sociale che vede il 45% delle famiglie in condizione di povertà vivere in affitto.
Il Piano Casa annunciato dal Ministro Salvini, con uno stanziamento insufficiente di 100 milioni per 2027 e 2028, avrebbe dovuto prevedere anche linee guida per l’edilizia residenziale pubblica e sociale. Sembra però abbandonato.
“Parte trattativa rinnovo contratto 2022-24 ma per Agid, Enac e Ansfisa non sono ancora chiuse code contrattuali del precedente”
Roma, 27 giu – Entra finalmente in vigore, dopo la stipula definitiva di oggi all’ARAN, la Sequenza Contrattuale relativa al Personale a Contratto a legge italiana in servizio presso le Rappresentanze Diplomatico – Consolari all’estero, secondo quanto era stato previsto nella Dichiarazione Congiunta n. 4 del CCNL Funzioni Centrali 2019/2021. L’entrata in vigore della coda del contratto 2019/2021 permette finalmente di rideterminare i fondi del 2019, 2020 e 2021, utili al riconoscimento del salario accessorio per il personale all’estero del Ministero degli Affari Esteri. In più, si incrementano i giorni a retribuzione piena in caso di malattia da 90 a 120.
“Purtroppo dobbiamo registrare il ritardo insostenibile dell’entrata in vigore di una parte, nemmeno l’ultima, del contratto collettivo nazionale di lavoro delle Funzioni Centrali 2019/2021. Contrariamente alla propaganda del ministro della PA”, commenta la Funzione Pubblica CGIL, “la novità della sua gestione non è quella di aver chiuso i contratti in anticipo rispetto al passato ma di riempirci di finzioni sceniche. Si è avviata, infatti, la trattativa per il rinnovo contrattuale 2022/2024 quando ancora non si sono chiuse le code contrattuali del precedente”.
Il riferimento è alle due code contrattuali ancora non definite.
“Per quella dell’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale)”, si legge ancora nella nota di Fp Cgil, “siamo ancora in attesa del vaglio definitivo degli organi di controllo dopo la preintesa del 4 dicembre 2023. Mentre per ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) e ANSFISA (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali) ancora non si è nemmeno avviata la trattativa per stabilire le modalità di applicazione del nuovo ordinamento professionale già presente nel resto del comparto dall’1 novembre 2022”.
“Anche per questo”, conclude la nota, “appare surreale la previsione di chiudere il rinnovo contrattuale 2002/2024 dei 193mila lavoratori delle Funzioni Centrali, in mancanza di risorse adeguate ma senza nemmeno che le determinazioni dell’ultimo contratto in materia di ordinamento e sistema di classificazione siano concretamente allineate per tutte le amministrazioni”.
Ore 10.30 a piazza Esquilino. “Rinnovare subito contratto e investire sul personale”
Roma, 27 giu – Domani, 28 giugno, dalle ore 10.30 alle 13 in piazza Esquilino a Roma si terrà un presìdio di lavoratrici e lavoratori Federcasa, per ribadire l’assoluta necessità di investire nella valorizzazione professionale ed economica del personale, di un incremento economico a tutela dei salari alla luce dell’elevato tasso di inflazione e il riconoscimento degli arretrati.
Lo annunciano in una nota Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
L’iniziativa si svolgerà in contemporanea con l’assemblea nazionale di Federcasa, che si terrà sempre a Roma.
“L’assemblea dei Presidenti degli enti aderenti a Federcasa deve dare subito risposte adeguate: continuiamo la nostra lotta per rinnovare il contratto 2022-2024 e garantire la professionalità di lavoratrici e lavoratori, impegnati quotidianamente a offrire soluzioni abitative idonee alla fascia di popolazione in condizione di fragilità”, dicono i sindacati.
“Il 20 febbraio scorso – ricordano – abbiamo promosso uno sciopero di lavoratrici e lavoratori che ha avuto straordinario successo. L’ultimo incontro del tavolo di trattativa si è tenuto un mese fa, e non è arrivata alcuna nuova proposta”.
Va ricordato che la spesa sociale in Italia per la casa è tra le più basse d’Europa (0,5% del PIL). L’Italia ha solo il 2,4% del patrimonio abitativo di edilizia pubblica (tra i più bassi d’Europa: in Francia è il 14%, in EU 8%. Fonte: Ocse). L’ultima legge di Bilancio ha tagliato il Fondo per il sostegno agli affitti e il Fondo per la morosità incolpevole. 
Il patrimonio complessivo gestito dalle aziende-casa è di circa 725.000 alloggi, circa 58.000 sono sfitti, di cui oltre 10% non assegnabili o inadeguati.
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