“Potenziare il SSN con assunzioni stabili e risorse”

“Il “Vaccine day” del 27 dicembre, in Italia come nel resto d’Europa, segna sicuramente un punto di svolta nella gestione dell’emergenza pandemica che ha sconvolto paesi ed economie in questi mesi. Uno strumento di prevenzione essenziale, che consentirà di tenere sotto controllo l’espansione del virus e lo sviluppo di complicanze, consentendo di ridurre il livello di emergenza sanitaria e la pressione complessiva sulla rete di assistenza in tutto il paese. E di certo uno strumento in più a disposizione di tutti gli operatori sanitari che finora hanno garantito cure ed assistenza a tutti i cittadini, con una capacità di risposta che spesso ha anticipato le riorganizzazioni di servizi e reparti, le carenze di dispositivi, la rimodulazione delle attività, dando il massimo sempre, sostenendo ritmi elevatissimi ed alto stress, pagando un prezzo altissimo in termini di contagi e decessi”, così la Fp Cgil Nazionale e la Fp Cgil di Roma e Lazio.

“Che sia un’infermiera dell’Istituto Spallanzani, da subito hub centrale per la gestione della pandemia, dove arriveranno le prime dosi per l’intero paese, e che gli altri primi quattro vaccini vengano somministrati a medici, oss e ricercatori, è una buona notizia: un importante segnale di attenzione e riconoscimento per il grande sacrificio e l’alta professionalità mostrata da ogni operatore sanitario di questo paese”, prosegue il sindacato.

“Gli infermieri continuano ad essere la categoria più esposta e più colpita dai contagi, che continuano a verificarsi a ritmo elevato tra tutti gli operatori sanitari. Continuiamo a lottare ogni giorno per garantire maggiore sicurezza e un piano straordinario di assunzioni, che consenta all’intero sistema sanitario di recuperare il gap decennale, le tantissime uscite e il progressivo e costante depauperamento del sistema pubblico. Che ha tuttavia dimostrato, in modo plastico, di essere essenziale nel garantire, nonostante le difficoltà e partendo dalle capacità e dalle professionalità di lavoratrici e lavoratori, servizi universali a tutti i cittadini”.

“Non è con la creazione di un nuovo esercito di precari – come sta accadendo con il reclutamento di medici e infermieri attraverso agenzie interinali per la campagna vaccinazioni – che si risponde alla domanda di cure e assistenza dell’intera popolazione. Spazi assunzionali, graduatorie aperte, nuove risorse: ogni sforzo di governo e regioni deve andare nella direzione del potenziamento e della valorizzazione del sistema sanitario pubblico, partendo, innanzitutto, da nuovi contratti, assunzioni stabili e riconoscimento delle professionalità”, concludono la Fp Cgil nazionale e la federazione regionale di Roma e Lazio.

COORDINAMENTO NAZIONALE INPS
OPI: SPERIMENTAZIONE REASSESSMENT
ORGANIZZATIVO E DATI PRODUTTIVI 3° TRIMESTE

Alla riunione dell’OPI dei giorni scorsi in merito alla sperimentazione in corso abbiamo
innanzitutto sottolineato il mancato invio della documentazione annunciata con la
convocazione dalla stessa amministrazione, quindi vi è stato solo un’illustrazione
orale del percorso attivato dall’amministrazione e degli aspetti informatici, che hanno
evidenziato il tendere a team interfunzionali per rispondere ai bisogni complessi
dell’utente con applicativi che dovranno aiutare a socializzare le lavorazioni e
condividere le informazioni sullo stesso utente.
Come CGIL abbiamo ribadito ancora una volta e con forza la non condivisione
di avviare una sperimentazione in questo momento storico caratterizzato
dall’emergenza pandemica e con l’Istituto impegnato sulle erogazioni dei prodotti
covid che si sono aggiunte alle altre attività istituzionali di competenza INPS. Inoltre
questa sperimentazione, che trattasi una vera e propria riorganizzazione,
ancora una volta parte senza il coinvolgimento delle lavoratrici e dei
lavoratori, il patrimonio più prezioso dell’Istituto, che sono smarriti e mortificati da
assegnazioni nei diversi nuclei avulsi da competenze e professionalità, ma segnati da
arbitrarietà generando conflittualità nelle realtà lavorative.
Ci chiediamo:
-se le lavoratrici e i lavoratori dell’Istituto non sono stati messi nelle condizioni di
comprendere la direzione di questa rivisitazione organizzativa, in più si calpesta la
loro competenza e professionalità,
-se l’Istituto non parte dalla valorizzazione del proprio personale che
rappresenta il vero motore della macchina INPS,
come si può raggiungere l’obiettivo tanto sbandierato dell’UTENTECENTRO?
Quindi abbiamo chiesto un tavolo permanente in merito alla sperimentazione con
la partecipazione delle OO.SS del territorio delle sedi interessate per determinare un
coinvolgimento attivo delle lavoratrici e dei lavoratori delle sedi nei processi di
cambiamento ed affinchè l’amministrazione valorizzi ed investa sull’importante
patrimonio umano dell’Ente, le lavoratrici e i lavoratori.
In merito alla produttività l’Amministrazione ha comunicato che i dati di settembre
2020 sono decisamente migliori rispetto al medesimo periodo del 2019.
In sintesi a settembre si registravano:
– n. 35 sedi tra parametro 90 e 100
-n. 10 sedi a parametro 80
Inoltre ci è stato illustrato che già nel solo mese di ottobre la situazione è
ulteriormente migliorata con altre n. 9 sedi che hanno raggiunto parametro tra 90 e
100 e solo n. 5 Sedi ancora a parametro 80. Questo trend positivo a parere
dell’amministrazione rileva miglioramenti generali in corso.
Come CGIL abbiamo ribadito, che l’eccezionalità del 2020 caratterizzata dallo
sforzo enorme profuso dal personale dell’Istituto per garantire alla cittadinanza
l’erogazione dei prodotti covid, che si sono aggiunti ai tanti servizi già in carico
all’Inps, nessuna sede deve essere penalizzata, ricordando le rassicurazioni dei
vertici dell’Istituto in merito.
Particolare attenzione poi meritano anche le sedi oggetto di sperimentazione, a cui si
è aggiunta anche Rovigo, e non solo per il 2020, ma anche per l’anno prossimo.
Roma, 22 dicembre 2020
FP CGIL FP CGIL
Antonella Trevisani Matteo Ariano

“Un passo nella direzione giusta”. Così la Fp Cgil commenta l’emendamento approvato alla manovra che stanzia 100 milioni di euro per istituire un’indennità di tutela e promozione della salute a favore di una larga platea di professionisti della sanità pubblica, aggiungendo che: “Va dato atto ai proponenti dell’emendamento di aver colto un punto reale, quello del rischio della determinazione di un conflitto interno al mondo del lavoro in sanità che la misura promossa dal Governo a favore della sola professione infermieristica e della dirigenza, peraltro non tutta, rischiava di ingenerare”.

“Nessuno, ovviamente, – prosegue il sindacato – discute dell’opportunità di dare risposte economiche a infermieri, medici e dirigenti. Esigenza che esisteva prima della pandemia e che il dramma che sta vivendo il paese ha solo ulteriormente evidenziato. Assieme a occupazione e sicurezza, la questione economica è una delle tre rivendicazioni che stanno alla base della mobilitazione che insieme a Cisl e Uil di categoria stiamo portando avanti. Quello che non convinceva di quella soluzione era il meccanismo escludente nei confronti di lavoratrici e lavoratori che, per la parte di loro responsabilità, hanno partecipato e partecipano alla battaglia contro il virus e, più in generale, al funzionamento del servizio sociosanitario nazionale”.

Inoltre, prosegue la Funzione Pubblica Cgil, “nell’apprezzamento del lavoro svolto, e nella consapevolezza che uno stanziamento superiore non era nella disponibilità di chi si è fatto carico di proporre e difendere l’emendamento, fra tutti l’onorevole Elena Carnevali, va detto con chiarezza che le risorse sono sufficienti a dare un segnale ma non a esaurire le necessità di risposte, esattamente come inadeguate sono quelle previste fin dall’inizio a favore degli infermieri. Manca alla maggioranza della rappresentanza politica una visione complessiva nel costruire le risposte che le lavoratrici e i lavoratori della sanità stanno aspettando da troppo tempo. Risposte che si possono costruire solo indirizzando risorse adeguate verso lo strumento che è deputato a questo scopo, che è il contratto nazionale, stanziandone anche una parte alla costruzione di un nuovo sistema di classificazione e delle carriere. Una scelta che, com’è noto, il Governo ha deciso di non adottare”, conclude.

Pubblichiamo il resoconto dell’incontro tenutosi con la Ministra dell’Interno Pref. La Morgese, al centro il ritorno alle corrette relazioni sindacali

“Altro che innovazione, qui siamo alla restaurazione. Cade la maschera della ministra Dadone: nulla di nuovo, ricette vecchie come il cucco. Abbiamo letto con stupore le notizie e le parole della ministra, ricevendo così la conferma che non c’è nulla di innovativo rispetto all’approccio che si ha nei confronti della riforma della Pubblica amministrazione, della sua digitalizzazione e della valorizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori del settore pubblico”. Ad affermarlo è la Funzione Pubblica Cgil.

“A tutti i soloni che nelle scorse settimane attaccavano le organizzazioni sindacali – prosegue il sindacato – che si mobilitavano denunciando l’insufficienza delle misure messe in campo dal governo per il rilancio e la riqualificazione della Pa, adesso diciamo: potete leggere nero su bianco che la ricetta del governo non è sicuramente all’altezza di una mobilitazione importante del settore pubblico per capitalizzare al meglio il Recovery Fund, insieme agli altri investimenti pubblici e risorse europee, che potevano rappresentare una svolta per le pubbliche amministrazioni”.

Per la Fp Cgil “rimane un nodo critico, quello relativo all’occupazione nel settore pubblico: non c’è alcun piano assunzioniale straordinario nella legge di Bilancio, anzi non si copre neanche il turn over al 100% delle amministrazioni dello Stato. C’è qualche piccola deroga sulle assunzioni in aree specifiche, come nella sanità o nella polizia locale, ma assolutamente insufficienti a dare risposte ai cittadini, né tantomeno a costituire quell’elemento sul quale appoggiare una riforma della Pa”. Inoltre, aggiunge, “dal punto di vista organizzativo l’idea di utilizzare, o meglio brandire, lo smart working come premio o punizione nasconde dietro l’idea che non c’è alcun investimento nel cambiamento e nella digitalizzazione ma solo un modo per rieditare le pagelle di brunettiana memoria: lo smart working come premio o l’ufficio come punizione e la valutazione dei cittadini con le faccine rosse, gialle o verdi da attribuire ai dipendenti pubblici. Con le banche dati che non comunicano, gli archivi cartacei non digitalizzati, i servizi su prenotazione perché manca il personale. Cadono le braccia di fronte alla negazione della reale condizioni di pre-collasso della Pa, solo propaganda da intervista spot”.

Secondo la categoria dei servizi pubblici della Cgil, “è un tradimento rispetto alle aspettative del mondo del lavoro pubblico, così come del paese, relative al rilancio dei servizi pubblici. In più rileviamo che la ministra Dadone, dopo essersi impegnata a convocare un tavolo sul tema della riforma della Pa e sull’occupazione, ad oggi non ha dato seguito alle sue parole, lasciando nella legge di Bilancio i nodi irrisolti del piano straordinario per l’occupazione, delle stabilizzazioni e anche della possibilità di garantire a tutti i precari un percorso verso la sicurezza della loro occupazione”.

Sul fronte sicurezza, la Fp Cgil lancia “un grido di allarme: nessuna misura è stata adottata. Anzi nei confronti che si stanno avendo nei vari ministeri, non c’è alcuna risposta positiva rispetto alle rivendicazioni sindacali di elevare il livello di protezione e sicurezza per chi opera nei servizi essenziali. Guardando a quello che accadrà nelle prossime ore, quando il nostro paese dovrà rispondere alle necessità dei cittadini anche durante le festività con lavoratori pubblici dei servizi essenziali oramai allo stremo, riteniamo assolutamente inaccettabile che non si sia affrontato in via emergenziale il tema dell’innalzamento del livello di protezione dei lavoratori pubblici, a partire dalla sanità e di tutti gli operatori di prossimità. Lavoratrici e lavoratori che stanno registrando un tasso di contagiosità al virus molto alto e che andrebbero garantiti e protetti proprio in una fase molto delicata del nostro paese, nella quale stiamo provando ad affrontare la nuova ondata. Andremo avanti con la mobilitazione perché la qualità della pubblica amministrazione è una precondizione, oltre che una priorità alla ricostruzione del Paese”, conclude.

Pubblichiamo l’informativa riguardo il compendio infortuni per il periodo 1998-2020

Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per le Risorse Umane in merito ai trasferimenti del personale  per esigenze legate al servizio

Mercoledì 16 dicembre 2020 IL Team Recruitment EPSU giovani ha tenuto un webinar
pensato come un focus sul reclutamento nella crisi COVID.
Sebbene l’argomento sembra essere molto circostanziato, legato a un episodio raro come
quello di una pandemia globale, le idee rappresentate possono dare molti spunti di
riflessione al di fuori del contesto di riferimento; soprattutto in materia di digitalizzazione
del reclutamento.
TUC: il primo relatore apparteneva allo stesso sindacato inglese cha ha concepito l’app
Worksmart, oggetto dell’incontro svolto il 23 ottobre scorso.
L’esperienza che il rappresentante inglese ha voluto condividere è un progetto di Online
Campaigning lanciato attraverso la loro piattaforma TUC Digital
(https://digital.tuc.org.uk/ ). Le attività di campaigning sono raccolte firme virtuali (la piattaforma usata era www.megaphone.org.au), in genere predilette da ONG impegnate nel
sociale come Green Peace, Save the Childrens o altri. Il motivo per il quale una simile
attività può essere interessante per un sindacato è stato sintetizzato dal relatore con la
frase “get people clicking”: Una petizione online può essere infatti il primo passo di un
percorso di organizzazione più vasto, ed è un modo visibile di manifestare e ribadire
pubblicamente il proprio impegno verso vecchie e nuove rimostranze sindacali.
Il vantaggio di organizzare una petizione online sta nell’avere, allo stesso tempo, uno
strumento di sensibilizzazione verso un problema dei lavoratori e un prodotto social dal
titolo “accattivante”, con cui il lettore può provare solidarietà al di fuori di un discorso di
appartenenza sindacale. Se nel secolo scorso si stampavano volantini da far circolare in
questa o quella fabbrica, oggi questo mezzo è antiquato, e il metodo dei proclami via
newsletter generali non è efficace (spesso sono girati in spam, e comunque il lettore può
non avere alcun interesse in quel particolare momento). Con una petizione online su
materie sensibili si possono raggiungere platee vastissime e intersettoriali i cui “fruitori”,
aprendo il link, si ritrovano più motivati a leggere una dichiarazione sindacale perché
stimolati a saperne di più circa lo scopo della campagna.
Se la persona è interessata, cliccando per firmare la petizione si ingaggia una prima
relazione con l’individuo, che lascia in questo modo il proprio contatto email e social. Ogni
susseguente comunicazione, a patto abbia dato il consenso a riceverne, sono una
opportunità per un ulteriore step di coinvolgimento progressivo del singolo.
Gli step possono essere idealmente riassunti in: 1) mandare online una petizione; 2) gli
individui, parte o meno di quella categoria, la vedono; 3) alcuni fra loro la firmano; 4) chi
ha espresso consenso viene ricontattato per partecipare a incontri follow-up, anche tramite
chiamate online; 5) i più coinvolti e volonterosi possono unirsi come volontari. Si tratta di
un percorso ad imbuto: da miglia di persone che cliccano sul link, poche si impegneranno,
ma saranno comunque più di quelle che si avevano in partenza con poco sforzo. Occorre
ovviamente ottimizzare i meccanismi social per ottenere più visualizzazioni, mentre il resto
è lasciato alla libera iniziativa di chi viene a conoscenza della campagna.
Esempio no. 1: campagna TUC a favore dei precari del “Wetherspoons branch” (sembra sia
una linea di pub in franchising). In 24 ore, la petizione TUC ha raccolto 14.000 firme; tra
esse, alcuni hanno dato il consenso ad essere contattati. Una settimana dopo, TUC ha
tenuto un incontro “follow-up” con 16 volontari firmatari della petizione e lavoratori del
franchising. A seguito della stessa, una decina ha accettato di impegnarsi personalmente
nella gestione dei rapporti fra il sindacato TUC e i loro compagni lavoratori di
Wetherspoons. È nata una nuova sezione sindacale.
Esempio no. 2: campagna TUC “food for workers” legata all’assenza di buoni pasto, in
tempo di pandemia, per una determinata categoria di lavoratori. In una settimana sono
state raccolte 2846 firme, e nella stessa campagna c’era una sezione fundraising dove chi
firmava poteva donare qualcosa. 354 firmatari hanno accettato di mostrare questa
solidarietà economica.
Esempio no. 3: campagna “Microsoft office driven companies”. Noi lavoratori del terziario
usiamo il pacchetto Office tutti i giorni, ma trascuriamo il fatto che per ogni click noi
produciamo dati. Questi dati sono raccolti dalla Microsoft per essere commercializzati o
per migliorare il prodotto. Ma il datore di lavoro come può usarli? Talvolta per la
sorveglianza (stabilire chi sta lavorando a una data ora). TUC ha dunque intrapreso una
petizione per richiedere alla Microsoft di rispettare la privacy dei lavoratori nel loro fruire
di Office 365. Sono state raccolte 5641 firme, e allegato alla petizione era presente un
sondaggio: “cosa ti preoccupa di più riguardo il crescente uso di dati ricavati dal tuo lavoro
a dalla sorveglianza digitale?”.
Ricapitolando, nel primo caso l’obbiettivo era creare un nuovo nucleo sindacale; nel
secondo era sensibilizzare e raccogliere solidarietà completa mediante crowdfunding; nel
terzo, era raccogliere nuovi dati da persone non iscritte al sindacato attraverso il sondaggio.
In ogni caso, la reputazione e la visibilità del sindacato ne esce rafforzata, tanto verso gli
iscritti che verso i non iscritti, perché agisce. Gli obbiettivi di firma sono sempre stati settati
in maniera da restare bassi (3000 – 4000 ecc) in modo da non incappare nell’imbarazzo di
una campagna andata deserta.
FEDERATIA PUBLISIN: Sindacato Rumeno da 78.000 iscritti; durante la pandemia ha
deciso di investire massivamente sui propri social media per stare vicini agli iscritti,
arrivando però centinaia di migliaia di reazioni sui propri social quindi ben oltre il numero
di adesioni.
La loro attenzione si è concentrata sul come massimizzare la visibilità dei propri traguardi
di contrattazione e creare, attraverso quella, nuova affluenza di iscritti.
Hanno così prodotto una considerabile quantità di post e contenuti “condivisibili”,
presentando costantemente i problemi che ogni giorno i propri membri affrontavano a
lavoro e rispondendo in modo rapido ai commenti dei “followers”.
Nel loro modo di vedere le cose, il vecchio metodo del punto-raccolta firme su una piazza
per reclutare affiliati o sensibilizzare il pubblico a un determinato problema è vetusto e
non più efficace. Inoltre, è esposto a critiche ove dovessero esservi dei flop di presenze, un
danno di immagine considerevole se qualcuno dovesse mettere online la foto di uno stand
deserto. Questo è vero a fortiori durante una crisi pandemica. I social media, così
ossessivamente onnipresenti ed ubiquitari, possono mantenere alto il livello di attenzione
ed entusiasmo delle platee dando l’idea di un’organizzazione sindacale sempre al lavoro.
Questo però non risolve il problema del come andare online, come sottolineato dai relatori:
“we can’t be their Netflix”, non è questo che ci si aspetta da un sindacato, ma tuttavia
dobbiamo sforzarci di trovare una nuova via appropriata per la digitalizzazione dei nostri
servizi in conformità e coerenza con il nostro scopo sociale.

Andrea Mosca

Membro del Youth Network di Espu per la FPCGIL

Pubblichiamo la nota del Coordinamento territoriale Fp Cgil VVF con la quale ribadisce la necessità di una vera tutela sanitaria nel rispetto dei lavoratori

Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per le Risorse Logistico Strumentali riguardo l’assicurazione sanitaria del settore cinofilo

Pubblichiamo la nota unitaria delle Organizzazioni Nazionali Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Confsal VVF in merito alla richiesta di risorse per l’ anno 2020 per il mantenimento del dispositivo di soccorso presso l’ hotspot di Lampedusa

PROBLEMATICHE DA RISOLVERE: LE RICHIESTE DI NATALE

Quanto mai urgente prima della cd pausa natalizia, che quest’anno sarà “vissuta in modo
diverso”, vogliamo aprire un tavolo di confronto con la delegazione trattante su una serie di
questioni che rischiano di creare i soliti problemi di interpretazione, rincorrendo le questioni
invece che prevenirle come è giusto che sia.
In particolare la più importante è la tutela dei soggetti fragili che al momento vengono
tutelati fino al 31 dicembre 2020. Chiediamo pertanto all’Amministrazione di emettere una
proroga al loro obbligo di lavorare in modalità di agile 5 giorni su 5, anche in considerazione
della situazione pandemica e delle restrizioni previste durante le feste a tutela della salute degli
italiani e di tutti i lavoratori.
E’ necessario inoltre l’apertura di un tavolo per rivedere l’accordo sul telelavoro del 2014.
I tempi sono cambiati, l’amministrazione sta cambiando ed il telelavoro deve essere uno
strumento utile, da associare ad altri istituti ancora in via di definizione, che ogni direzione può
utilizzare per organizzare al meglio il lavoro anche a misura del dipendente.
Proseguendo nelle richieste, a seguito di numerose segnalazioni è emerso che nelle
giornate di assemblea per l’intera giornata il lavoratore si ritrova nel cartellino web un addebito
di 30 minuti. Ricordando che le ore fruite per assemblea sindacale concorrono al raggiungimento
dell’orario minimo richiesto di presenza per maturare il buono pasto in quanto sono considerate
ore di presenza agli effetti della durata del lavoro e che l’intervallo giornaliero per la fruizione del
pasto non è computabile in alcun caso nell’orario di lavoro, risulta anomalo e illogico per i
dipendenti che fruisco dell’assemblea per l’intera giornata l’addebitato di 30 minuti di una pausa
pranzo, da recuperare come ore di lavoro, quando non deve essere computata nell’orario di
lavoro.
Ed ancora ad oggi le ore a credito o a debito “congelate” nel periodo emergenziale, non
sono state “reinserite”. Chiediamo che vengano rese visibili, con la possibilità di fruizione senza
barriere temporali di scadenza.
Per ultimo, chiediamo di conoscere l’esito della nostra richiesta del 10 dicembre sulla
verifica dei punteggi relativi alle graduatorie per le progressioni verticali e lo stato dell’arte
dell’istruttoria relativa all’estensione a 15 anni del piano di ammortamento dei prestiti al
personale.

FP CGIL
Matteo Ariano
Antonella Trevisani

CISL FP
Paolo Scilinguo

UIL PA
Sergio Cervo

CONFSAL/UNSA
Francesco Viola

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