La competenza del soccorso spetta ai Vigili del Fuoco così come il coordinamento delle operazioni di ricerca.
Nella nota inviata alla Ministra abbiamo chiesto chiarezza
“Apprezziamo la presa di posizione del Pd su di una riforma complessiva del trasporto aereo e sistema aeroportuale all’interno della quale collocare anche la vicenda di Enac. È finalmente un primo gesto concreto, da parte della politica, di comprensione e condivisione della lotta che da mesi stanno sostenendo le lavoratrici e i lavoratori dell’ente contro la privatizzazione”. Così il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio, che aggiunge: “A seguito dello stato di agitazione del personale e dello sciopero del 16 settembre scorso, abbiamo intrapreso una serie di interlocuzioni con le forze politiche trovando nel Pd orecchie attente che oggi si sono trasformate in una apertura di dialogo importante perché da parte di una forza politica della maggioranza di governo”.
Il trasporto aereo, osserva il dirigente sindacale, “è un settore strategico per il paese e troppo importante per essere affrontato a spizzichi e con improvvisazioni. Abbiamo sempre posto la necessità di guardare a Enac come a un soggetto che deve rilanciare e riqualificare la propria azione di garanzia nei confronti del mercato e dei cittadini che utilizzano il trasporto aereo. La sicurezza dei trasporti è un bene pubblico e come tale va tutelata attraverso investimenti pubblici non delegandoli al mercato. Per questo chiediamo al governo di farsene carico favorendo la copertura degli organici e la concreta valorizzazione del personale, ricercando e formando le migliori professionalità. Occorre dare subito le autorizzazioni a Enac per assumere nuovo personale in sostituzione di quello perso negli ultimi anni. Occorre che sull’ente si cambi strategia per renderlo un soggetto credibile in Europa, dove l’esperienza dei paesi guida ha perfezionato lo strumento pubblico, rendendolo più autonomo ed efficace non privatizzandolo”.
Una riforma complessiva, infine, “che permetterebbe anche di aprire un confronto vero e serio, che finora è mancato, con i vari soggetti interessati, a partire dalle organizzazioni sindacali di rappresentanza dei lavoratori di Enac. Perché senza il coinvolgimento dei lavoratori non si fanno riforme efficaci e durature. Non tutto è scritto la mobilitazione produce sempre i suoi effetti e oggi siamo in presenza di un fatto nuovo importante. Sapremo fare la nostra parte anche proponendo soluzioni diverse, per migliorare la qualità dei servizi e dell’azione di Enac e non smetteremo di mobilitarci fino a che non saranno realmente prese in esame soluzioni diverse dalla privatizzazione”, conclude Oliverio.
“Pubblico per il pubblico, lavoratori uniti per dare cure e servizi ai cittadini”. Questo lo slogan dell’iniziativa, promossa da Fp Cgil Cisl Fp Uil Fpl e Uil Pa, che si svolgerà venerdì 13 novembre davanti agli ospedali e ai luoghi simbolo di diverse città italiane (e, laddove sia difficile garantire la presenza fisica, su piattaforme online), a cui parteciperanno i lavoratori del pubblico impiego, in un segno di solidarietà verso il personale sanitario che sta affrontando in prima linea questa emergenza pandemica, per rivendicare il diritto a lavorare in sicurezza, il rinnovo dei contratti e nuove assunzioni.
Una iniziativa che segue lo stato di agitazione già proclamato dalle categorie nelle scorse settimane. In questa fase di mobilitazione del lavoro pubblico per rivendicare innovazione nella Pa, rinnovo dei contratti e nuove assunzioni, “le lavoratrici e i lavoratori pubblici danno massimo sostegno e priorità a tutto il personale sanitario – spiegano le categorie dei servizi pubblici di Cgil Cisl e Uil -. È assolutamente necessario garantire loro di lavorare in sicurezza, assicurandogli costantemente dispositivi di protezione individuale, tamponi e sorveglianza sanitaria. Non è accettabile che proprio chi ci protegge debba lavorare in condizioni di scarsa sicurezza. Tante sono le lamentele che arrivano dai luoghi di lavoro per la mancata osservanza delle procedure di contenimento del virus. Se non ci occupiamo di mettere in sicurezza il personale sanitario, mettiamo a rischio la loro salute e anche quella dei cittadini e il servizio di cura”.
“Altrettanto indispensabile e urgente – proseguono – è procedere con nuove assunzioni per implementare il personale e rafforzare i servizi sanitari, anche attraverso la stabilizzazione dei precari”. Infine, “è importante che si rinnovino i contratti, per valorizzare la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori. Non solo una gratificazione nei confronti di chi con spirito di abnegazione sta affrontando la pandemia in condizioni critiche, ma anche prima di tutto un diritto. Una mobilitazione collettiva di lavoratrici e lavoratori pubblici, contro chi nega l’esistenza del virus, dell’emergenza epidemiologica e del rischio che stanno correndo medici, infermieri e tutto il personale sanitario. Per dare il massimo sostegno a chi garantisce la nostra salute”, concludono Fp Cgil Cisl Fp Uil Fpl e Uil Pa.
Pubblichiamo la nota informativa del Capo del Corpo, con la quale assegna l’incarico di referente nazionale delle disposizioni sanitarie del CNVVF al Dott. DMV Folgori Filippo in servizio presso l’Ufficio per la Medicina del Lavoro e la Formazione Sanitaria
“Una proposta irricevibile e che, a differenza di quanto dichiarato dall’associazione, non abbiamo mai esaminato insieme. Per noi esiste una sola via percorribile: l’applicazione del contratto della Sanità Privata, con il relativo adeguamento del rinnovo, firmato in via definitiva l’8 ottobre scorso, per tutti i dipendenti coinvolti”. Così Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl replicano alle affermazioni fatte dall’associazione La Nostra Famiglia in merito ai Contratti di lavoro da applicare ai propri dipendenti.
La nostra, aggiungono i sindacati, “è una posizione chiara: abbiamo sempre ribadito in questi mesi la volontà di individuare una soluzione ma partendo da un punto fermo, ovvero che a tutti i lavoratori de La Nostra Famiglia deve essere applicato il contratto della Sanità Privata. Fino ad oggi l’Associazione non ha cambiato registro e continua a fare quello che faceva prima in termini di organizzazione dei processi e dei contratti con le regioni, questo vuol dire che si vuole risanare risparmiando su quello che è dovuto a questi lavoratori e non andando a modificare quello che ha determinato perdite. Per noi è una posizione inaccettabile”.
“Dobbiamo inoltre – proseguono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – chiarire un punto, relativo alla comunicazione fatta dall’associazione ai lavoratori: le modalità con le quali La Nostra Famiglia si relaziona ai suoi dipendenti, e lo scarso contraddittorio a questi riconosciuto, non possono ritenersi un’operazione di coinvolgimento, ma solo una comunicazione unilaterale, calando sulle lavoratrici e sui lavoratori il peso di scelte e decisioni già assunte. Una democrazia a fasi variabili e a compartimenti stagni che respingiamo al mittente”. La soluzione della vertenza, concludono, “non può risiedere nel dividere le lavoratrici e i lavoratori ma intervenendo sui problemi che generano perdite perché i lavoratori sono un valore e non un bancomat”.
In relazione alle procedure concorsuale da attivare entro il 31.12.2020 pubblichiamo la nota del Dipartimento in riferiemento alla rimodulazione delle prove concorsuali con l’introduzione delle misure di semplificazione e decentramento atte a prevenire possibili fenomeni di diffusione del contagio da COVID-19.
Nella stessa vengono evidenziate criteri valutativi della prova scritta del concorso interno per titoli ed esami per l’accesso alla qualifica di Ispettore Antincendio
L’Ufficio per le Politiche di Tutela della Sicurezza sul Lavoro in data 04 novembre 2020 ha inviato l’elaborazione dei dati derivanti dal monitoraggio degli infortuni sul lavoro riferito all’ anno 2018, a tal riguardo questa Organizzazione Sindacale chiede l’elaborato in formato elettronico al fine di valutare il fenomeno infortunistico ed eventualmente poter proporre correttivi necessari al contrasto del fenomeno
Pubblichiamo la nota del Coordinamento territoriale in merito alla continuità operativa del porto di Milazzo
Dott.ssa Barbara Fabbrini
Capo Dipartimento dell’organizzazione Giudiziaria
Dott. Alessandro Leopizzi
Direttore Generale del personale e della formazione
Dott. Bernardo Petralia
Capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
Dott. Massimo Parisi
Direttore Generale del personale e delle risorse
Dott.ssa Gemma Tuccillo
Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità
Dott. Lucia Castellano
Direttore Generale Reggente del personale, delle risorse
e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile
p.c. Dott. Raffaele Piccirillo
Capo di Gabinetto
L’aggravarsi della Pandemia da Covid-19 impone alle scriventi Organizzazioni Confederali di aprire una seria riflessione sulla sicurezza dei lavoratori della Giustizia i quali, come è noto, sono chiamati ad assicurare un servizio essenziale per lo Stato nonostante una crisi sanitaria senza precedenti, in atto su tutto il territorio nazionale con picchi in alcune regioni individuate come “rosse” ossia ad alto rischio di contagio (Piemonte, Lombardia, Val D’Aosta e Calabria).
Il peggioramento della situazione, come è noto, ha indotto il Governo ad emanare nuove e più pregnanti norme tra le quali spicca il DPCM 3 novembre 2020 il quale, tra l’altro, afferma:
all’art.3 n.4 lett i) che nelle regioni individuate con ordinanza del Ministro della Salute come ad alto rischi di contagio i datori di lavoro pubblici devono collocare in Smart Working tutti i lavoratori ad eccezione di coloro che devono assicurare le attività indifferibili non delocalizzabili (“i datori di lavoro pubblici limitano la presenza del personale nei luoghi di lavoro per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente tale presenza, anche in ragione della gestione dell’emergenza; il personale non in presenza presta la propria attività lavorativa in modalità agile”);
all’art. 5 n.3 che “le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, assicurano le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le potenzialità organizzative e con la qualità e l’effettività del servizio erogato con le modalità stabilite da uno o più decreti del Ministro della pubblica amministrazione, garantendo almeno la percentuale di cui all’articolo 263, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77”;
all’art. 5 n.4 che “nelle pubbliche amministrazioni, tenuto conto dell’evolversi della situazione epidemiologica, ciascun dirigente:
organizza il proprio ufficio assicurando, su base giornaliera, settimanale o plurisettimanale, lo svolgimento del lavoro agile nella percentuale più elevata possibile, e comunque in misura non inferiore a quella prevista dalla legge, del personale preposto alle attività che possono essere svolte secondo tale modalità, compatibilmente con le potenzialità organizzative e l’effettività del servizio erogato;
adotta nei confronti dei dipendenti di cui all’articolo 21-bis, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, nonché di norma nei confronti dei lavoratori fragili, ogni soluzione utile ad assicurare lo svolgimento di attività in modalità agile anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento come definite dai contratti collettivi vigenti, e lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale”.
FP CGIL CISL FP e UIL PA hanno molto apprezzato il modus agendi del Direttore Generale del personale dell’organizzazione giudiziaria il quale, su input del Capo Dipartimento, ha invitato i dirigenti degli uffici di via Arenula a collocare in Smart Working il maggior numero dei dipendenti, anche assegnando nuovi programmi a chi non fosse già stato a suo tempo destinatario di un progetto, avendo cura di ridurre al minimo la presenza in ufficio (“… il rapporto tra giornate di lavoro in presenza e giornate di lavoro da remoto non potrà essere ordinariamente inferiore a due giorni presso l’Ufficio e tre a distanza, ferma restando la più stretta osservanza di tutte le ben note prescrizioni socio-sanitarie presso la sede di servizio”) e privilegiando ope legis i lavoratori fragili mediante l’assegnazione al lavoro agile full time “anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale, anche mediante la nostra piattaforma di e-learning”.
Purtroppo la situazione sul territorio nazionale è ben diversa. Negli uffici giudiziari l’applicazione dello smart working procede a rilento e tra mille difficoltà. Nella migliore delle ipotesi solo in taluni uffici c’è stata la concessione di un solo giorno di smart working. Negli altri ancora nulla.
Anche nelle regioni ad alto rischio di contagio i capi degli uffici sembrano ignorare la gravità della situazione, la cogenza della normativa anti-Covid e la circostanza che essi sono datori di lavoro pubblici e che, per tale motivo, in caso di ingiustificata disapplicazione nella vigente normativa emergenziale, anche di natura contrattuale, saranno chiamati a rispondere personalmente di ogni contagio avvenuto in ufficio. Paradigmatica in negativo è la situazione dei lavoratori UNEP immotivatamente esclusi dal lavoro agile per lucida scelta dell’amministrazione centrale e, per tale motivo, obbligati ad operare sul territorio come se la pandemia non fosse in atto: non sono pochi gli ufficiali giudiziari che hanno già contratto l’infezione da Covid-19 nell’esercizio delle loro mansioni.
Non diversa purtroppo è la situazione nell’amministrazione penitenziaria, in quella della giustizia minorile e di comunità. In molti casi l’applicazione dello Smart Working, soprattutto nell’amministrazione penitenziaria, nella migliore delle ipotesi è stata solo di facciata: i lavoratori hanno operato da remoto di regola per un solo giorno a settimana mentre negli altri giorni c’è stato ordinario lavoro on site. Non sono rari i casi in cui lo Smart Working non è stato riconosciuto a nessuno, lavoratori fragili e pendolari compresi.
La realtà purtroppo è che codeste Amministrazioni Centrali, nella colpevole inerzia del Ministro in carica che parla con tutti tranne che con i propri dipendenti ed i loro rappresentanti e che sembra interessato più ad assecondare le istanze di categorie libero professionali che a coniugare la efficienza del servizio da rendere all’utenza con la tutela della salute di tutti gli operatori del diritto, si limitano ad impartire disposizioni che recepiscono la normativa emergenziale vigente e gli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali ma omettono di esercitare ogni controllo sull’operato degli uffici anche nel caso di conclamate violazioni che mettono a rischio la salute ed in molti casi la vita stessa dei lavoratori specie nelle regioni ad alto rischio di contagio.
FP CGIL CISL FP e UIL PA ritengono che le Amministrazione Centrali della Giustizia debbano assumersi responsabilità che vadano oltre la mera produzione di circolari e per tale motivo chiedono che sia aperto un tavolo permanente di confronto sull’applicazione negli uffici della normativa di contrasto alla pandemia, compresa quella negoziale sullo Smart Working, previa puntuale trasmissione alle organizzazioni sindacali dei dati completi sulla diffusione del contagio all’interno delle strutture centrali e periferiche della Giustizia, sul modello di quanto già avviene nell’amministrazione penitenziaria. Quest’ultima, infatti, trasmette un report giornaliero alle parti sociali recante il numero dei contagiati distinto per PRAP e strutture.
La richiesta di cui in premessa si pone in coerenza con quanto convenuto nel “Protocollo quadro per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici sui luoghi di lavoro in ordine all’emergenza sanitaria da Covid-19”, sottoscritto dalle confederazioni e dalle federazioni di categoria FP CGIL CISL FP e UIL PA con il Ministro della Funzione Pubblica lo scorso 24 luglio e recepito nella Giustizia il successivo 4 agosto. Nello stesso infatti si legge, tra l’altro, che le amministrazioni si impegnano “nella promozione di canali di comunicazione e confronto continuativi con le OO.SS. e le rappresentanze sindacali, al fine di condividere informazioni e azioni relative a quanto previsto dal presente protocollo” e che “le parti, al fine di assicurare l’adeguamento dell’organizzazione dei servizi e del lavoro al rispetto delle norme emanate nel corso dello stato di emergenza sanitaria da Covid-19, dei protocolli e accordi eventualmente sottoscritti nelle singole amministrazioni, nonché di promuovere il confronto sugli aspetti del presente protocollo, anche con riferimento alle ulteriori esigenze che potranno emergere dalle specificità delle attività e del lavoro svolto nelle diverse realtà, monitorano periodicamente l’applicazione dello stesso per realizzare piena efficacia ed effettività delle misure ivi richiamate…”.
La diffusione del contagio anche nella Giustizia rende la situazione oggettivamente grave ed impone a tutti di remare con responsabilità verso la stessa direzione. Il sindacato confederale c’è e, consapevole delle difficoltà che derivano anche dalle specificità dei servizi da assicurare all’utenza, è pronto a fare la sua parte.
Distinti saluti
Roma, 9 novembre 2020
FP CGIL CISL FP UIL PA
Meloni / Prestini Marra Amoroso
Oggi si è tenuto un incontro con ARAN dedicato alla parte economica del CCNL 2016/2018 della
Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’ARAN ha ripresentato le medesime proposte già avanzate in passato che prevedono, a partire
dal 2018, un aumento complessivo medio mensile lordo di 125 euro, distribuito su stipendio tabellare
(73 euro), indennità di presidenza (19 euro) e fondo accessorio (33 euro), assicurando così l’impegno “richiesto da Corte dei Conti” di un utilizzo proporzionale delle risorse tra retribuzione fondamentale e accessoria. In aggiunta, Aran ha poi stimato il costo dell’adeguamento dell’incremento dei giorni di ferie e dei permessi orari retribuiti in ragione dell’orario di 38 ore settimanali.
La nostra organizzazione ha sempre condiviso la richiesta di utilizzare la totalità delle risorse disponibili per il rinnovo contrattuale alla sola retribuzione tabellare.
Per dare una possibilità concreta di mediazione tra le parti, finalizzata a dare finalmente e con oltre due anni di ritardo il ccnl 2016-2018, abbiamo oggi presentato la proposta di utilizzare in forma dedicata le risorse destinate all’incremento del fondo accessorio e dell’incremento dell’indennità di presidenza per dare finalmente soluzione alle questioni più urgenti e che abbiamo già avuto modo di rappresentare in questa lunga trattativa:
– Incremento delle giornate di ferie e delle ore di permesso retribuito in proporzione alla differenza di orario di lavoro che ha caratterizzato la Presidenza del Consiglio dei Ministri nei contratti collettivi precedenti da 36 a 38 ore settimanali;
– Indennità specifica per gli apicali delle due categorie;
– Indennità specifica per le attività di allertamento, monitoraggio e coordinamento delle attività
di protezione civile, rimandando poi alla contrattazione integrativa la definizione dell’istituto della pronta disponibilità.
La FP CGIL ritiene che si debba percorrere ogni strada utile per assicurare al personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri le risorse già previste, e realizzando anche con questo contratto
l’ampliamento dei diritti dei lavoratori e il riconoscimento della qualità del lavoro nel comparto.
Il Segretario nazionale
Florindo Oliverio
Allac.a.
Direttore Generale Musei
Prof. Massimo Osanna
E,p.c.
Segretario Generale del MiBACT
Dott. Salvatore Nastasi
Consigliere
per il Ministro
Prof. GiampaoloD’Andrea
Direttore Generale Organizzazione
Dott.ssa MarinaGiuseppone
Dirigente Servizio Relazioni Sindacali
Dott.ssa Sara Conversano
Oggetto: Protocollo sullo smart working – segnalazione disapplicazione
Egregio Direttore Generale,
con nota del 6 novembre 2020 le scriventi OO.SS. hanno segnalato la molteplice emanazione di atti unilaterali da parte di taluni dirigenti che intendono, in spregio alla normativa vigente, disporre la prestazione lavorativa in presenza ben oltre i turni di presidio assegnati a ciascun lavoratore a sito chiuso e senza alcun comprensibile motivo o obbligherebbero il personale a fruire delle ferie residue, in spregio ad ogni previsione contrattuale.
Ancor più grave, a nostro avviso, è che tali dirigenti ignorano completamente le disposizioni governative, ben riprese dalle Circolari del Segretariato Generale e dal Protocollo sullo smart working per cui è necessario garantire “le percentuali più elevate possibili di lavoro agile”. Ci pare di capire che la ratio alla base di tali atti dei dirigenti sia un discrimine legato all’ inquadramento giuridico di parte del personale – che pure ha la possibilità di svolgere da remoto parte delle attività previste dalle declaratorie professionali
– in netto contrasto con il principio generale di tutela della salute pubblica .
Vista dunque la nota prot. 14814 del 6.11.2020 a firma del Segretario Generale ed attesi “i poteri di direzione, indirizzo, coordinamento e controllo nei confronti degli Istituti” attribuiti alla S.V.siamo a chiedere un urgente intervento presso i sotto indicati uffici perché vengano ritirati gli atti che obbligano alla fruizione delle ferie ovvero che negano la possibilità al personale di aderire al lavoro agile, secondo quanto previsto dal citato Protocollo:
– Direzione regionale musei Campania;
– Direzione regionale musei Basilicata;
– Direzione regionale musei Molise;
– Direzione regionale musei Emilia Romagna;
– Direzione musei di Roma;
– Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Sarà nostra cura inviare ulteriori segnalazioni.
A quanto sopra si aggiunge la necessità di un attento monitoraggio in tutto il sistema Museale al fine di verificare la corretta applicazione delle misure di sicurezza previste, tenendo conto della grave recrudescenza nella diffusione della pandemia e dell’esigenza di una gestione più che mai responsabile dell’emergenza in atto.
In attesa di un suo risolutivo intervento l’occasione è utile per reiterare la richiesta di un incontro, allo stato purtroppo inevasa, al fine di una disanima ed un confronto sulla situazione organizzativa del sistema Museale, alla luce delle note criticità strutturali, e sulle linee programmatiche che intende dare alla sua gestione.
Cordiali saluti.
FP CGIL CISL FP UIL PA
Claudio Meloni Giuseppe Nole’ Valentina Di Stefano Federico Trastulli
Al Dipartimento della Funzione Pubblica
Servizio per il trattamento del personale pubblico
e-mail: sepp@governo.it
Ispettorato per la Funzione Pubblica
e-mail: ispettorato@funzionepubblica.it
All’ Osservatorio Nazionale del lavoro agile nelle PP.AA.
e-mail: segreteria.ucd@governo.it
Oggetto: Segnalazione mancata applicazione misure di contenimento pandemia da
COVID-19 nei luoghi di lavoro della P.A.
La presente per segnalare le continue inadempienze registrate e più volte segnalate presso l’ENAC – Ente Nazionale per L’Aviazione Civile – sull’attuazione delle misure previste dal D.P.C.M. 3 novembre u.s. e, in particolare, sul lavoro agile.
Ci riferiamo in particolare alle sedi territoriali aeroportuali e operazioni del predetto Ente, alcune situate in regioni classificate rosse dall’ultimo Decreto, ove nessuna sostanziale modifica è intervenuta nell’organizzazione del lavoro, mentre continuano ad essere ammesse al lavoro agile quote di personale notevolmente inferiori a quelle che potrebbero esservi collocate in ragione delle disposizioni contenute dapprima nel D.L. 34/2020, poi nel Decreto del 19 ottobre della Ministra per la Pubblica Amministrazione e, a seguire, nel D.P.C.M. 24 ottobre, nel D.L. del 28 ottobre e, da ultimo, nel D.P.C.M. 3 novembre u.s.
Stiamo parlando di lavoratrici e lavoratori professionalmente ineccepibili preposti ad attività che possono essere svolte in modalità di lavoro agile, avuto riguardo all’attuale grave situazione sanitaria traversata dal Paese e all’indispensabile esigenza di tutela della loro salute e sicurezza e, più in generale, di quella delle comunità in cui operano, secondo quanto stabilito dall’art. 5 comma 3 del D.P.C.M. 3 novembre 2020.
Gravemente disatteso, in particolare, risulta l’obbligo di limitare nelle sedi situate in regioni caratterizzate da uno scenario di massima gravità e alto rischio – c.d. zone rosse e arancioni stabilite dall’ordinanza del Ministro della Salute -, la presenza nei luoghi di lavoro al solo personale ritenuto necessario ad assicurare le attività indifferibili non effettuabili da remoto.
Onere colpevolmente ignorato dai dirigenti delle sedi territoriali coinvolte, che a tutt’oggi risulta non abbiano ancora determinato e comunicato le attività ritenute indifferibili ai propri dipendenti, negando peraltro ogni tipo di relazione e/o confronto alle rappresentanze sindacali dei lavoratori, come detto esposti a potenziali gravi rischi per la propria salute e quella dei propri familiari.
Di là da quelle responsabilità individuali che potranno essere in seguito eventualmente accertate in sede legale, ciò che l’evidenza rende oggi assolutamente necessario è un urgente intervento di codeste istituzioni sulla predetta Amministrazione volto a determinare e indurre all’immediata applicazione delle norme menzionate in tutti i suoi luoghi di lavoro, a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Restiamo in attesa di cortesi urgenti determinazioni.
Cordiali saluti
F.to
FP CGIL FIT CISL/CISL FP UIL-PA CIDA-FC USB-PI
M. Barberis S.Ingrassia C. Conti P. Proietti D. Mencarelli