LUCI ED OMBRE!

Una riunione con luci ed ombre quella svoltasi ieri sui temi del “lavoro agile” (smart working) e della mobilità territoriale nazionale riservata al personale di ruolo dell’Istituto.
Sul primo argomento, tema sul quale l’INPS è in forte ritardo rispetto alla normativa varata tra il 2015 ed il 2017, dopo aver ricevuto la scorsa settimana una bozza di protocollo di intesa dall’Amministrazione, documento elaborato in parte in linea con i contenuti delle “Linee guida” definite dalla presidenza del Consiglio dei Ministri/ Dipartimento della Funzione Pubblica con la direttiva n.3/2017, abbiamo formulato una serie di osservazioni riassumibili nei seguenti punti:
– apertura a tutto il personale, compresi i medici, esclusi nella fase di sperimentazione del nuovo istituto, per l’accesso a questa nuova modalità di esecuzione della prestazione lavorativa caratterizzata dall’essere svincolata dalla tradizionale dimensione spazio-temporale della sede ordinaria di servizio;
– eliminazione della preclusione per l’accesso allo smart working per i dipendenti che abbiano riportato sanzioni disciplinari (previsione non contemplata in nessun atto né normativo, Legge n.124/2015 e L. n.81/2017, né amministrativo di carattere generale) unitamente alla cancellazione del paragrafo che affida al dirigente la valutazione dei potenziali candidati sulla scorta di criteri quali l’affidabilità e la capacità di lavorare responsabilmente che lasciano eccessivi margini di discrezionalità in capo all’Amministrazione nell’individuazione della potenziale platea dei destinatari;
– integrazione dei criteri da applicare nel caso in cui le domande superino il numero dei posti disponibili, prevedendo accanto alle condizioni di salute del dipendente anche quelle dei familiari o conviventi, visto che la norma proposta dall’Amministrazione, individua soltanto alcune particolari categorie di familiari ed inserendo lo svolgimento di attività di volontariato;
– previsione dell’informativa e del confronto con le Organizzazioni Sindacali e con le RSU di sede sull’elaborazione dei progetti di smart working da parte dei responsabili di ogni Struttura centrale e territoriale coinvolta;
– inserimento dell’obbligo di motivazione per iscritto delle ragioni del diniego in caso di reiezione delle domande di accesso al “lavoro agile”;
– possibilità, così come prevede la Direttiva n.3/2017 e recepito da altre Amministrazioni del nostro comparto, di fruizione non in forma intera, ma in forma frazionata ad ore, delle giornate lavorative in modalità delocalizzata rispetto alla sede ordinaria di lavoro;
– inserimento delle Organizzazioni Sindacali, firmatarie del CCNL di comparto, nell’organismo paritetico che dovrà monitorare l’attuazione dello smart working;
– riduzione dei tempi di sperimentazione, così da valutare l’estensione del “lavoro agile” a tutte le Sedi.
Rispetto alle nostre osservazioni, ed a quelle formulate dalle altre Organizzazioni sindacali, l’Amministrazione si è riservata di valutarne il merito aggiornando la riunione sull’argomento ad altra data.
In ordine alla mobilità territoriale nazionale a domanda riservata al personale dell’Istituto abbiamo sottoscritto il relativo accordo che ricalca i contenuti della disciplina del 2013 ad eccezione dell’apertura della mobilità verso tutte le sedi territoriali: precedentemente la mobilità era diretta solo verso le agenzie con esclusione delle direzioni provinciali. La procedura di mobilità nazionale sarà avviata a conclusione delle procedure di mobilità attivate all’interno degli ambiti territoriali di riferimento delle Direzioni regionali e delle Direzioni di coordinamento metropolitano.
A conclusione dell’incontro, ci è stato comunicato che il Presidente riterrebbe inopportuna – al termine del suo mandato – la chiusura dei tre CCNI 2018 ancora pendenti, per i quali oggi avremo un incontro.
Se così fosse, riteniamo questa presunta inopportunità tardiva e fuori luogo: inopportuna, infatti, ci è parsa l’approvazione della Determina n.153/2018, che non rispetta il CCNL, blocca i passaggi verticali dalla prima alla seconda area e sottostima il fabbisogno di tutto il personale, aree, professionisti e dirigenti, al punto tale da farci presentare un ricorso al TAR e un esposto per condotta antisindacale.
Se siamo arrivati a febbraio 2019 a discutere dei tre CCNI del 2018, non è certo per responsabilità nostra: non siamo stati noi, per esempio, ad aver bloccato per mesi il tavolo della contrattazione, facendo sedere al tavolo sigle non firmatarie che la settimana scorsa hanno perso l’ennesimo ricorso giudiziario sul punto.
Noi eravamo e siamo disponibili alla trattativa e, se questa non dovesse chiudersi, è bene che ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

FP CGIL/INPS                CISL FP/INPS               UIL PA/INPS
Matteo ARIANO             Paolo SCILINGUO              Sergio CERVO

NESSUN PASSO INDIETRO!

Partendo dal presupposto che lo sforzo dell’unità sindacale, oltre ad essere un valore aggiunto, è anche e soprattutto un punto di forza a sostegno delle iniziative e delle vertenze in favore di TUTTO il personale della Corte dei conti, nell’incontro con l’Amministrazione dell’8 febbraio u.s., a fronte di una pregiudiziale posta, senza abbandonare il tavolo negoziale, le scriventi OO.SS. con determinazione hanno chiesto chiarimenti in ordine alla liquidazione dei risparmi di spesa e dei progetti di produttività 2016 e 2017.
Per quanto riguarda i progetti di produttività del 2016, il Vice Segretario generale ha comunicato che sono in corso verifiche contabili sugli stanziamenti a copertura degli stessi in relazione all’accordo sottoscritto, impegnandosi a trovare adeguate soluzioni.
Per i progetti di produttività di cui al FUA 2017, l’Amministrazione, avendo dichiarato di non aver predisposto ad oggi alcuna circolare esplicativa, ha proposto che i relativi importi, per evitare ulteriori lungaggini, unitamente a quelli dei risparmi di spesa (per un ammontare di circa €. 400.000) potrebbero essere liquidati entro marzo c.a., a tutto il personale, con le regole del premio per produttività collettiva.

FONDO RISORSE DECENTRATE 2018

Le OO.SS. presenti al tavolo negoziale hanno ribadito con forza che la base di partenza della contrattazione è la piattaforma unitaria consegnata il 30 novembre 2018, stigmatizzando l’urgenza di chiudere l’accordo, tenendo presente il mandato dei lavoratori in merito alle PEO. Inoltre, è stata rappresentata e rivendicata la necessità di definire, in nome e per conto di tutto il personale, gli “specifici trattamenti economici” in ragione della riconosciuta autonomia regolamentare della Corte dei conti ai sensi dell’art.4 della legge n.20 del 14 gennaio 1994, come comunicato con nota dal Segretario Generale.
Queste OO. SS. manterranno lo stato di agitazione fino a che non sarà data una risposta certa in merito alle modifiche regolamentari e ai relativi “specifici importi” che verranno assegnati a tutto il personale a decorrere già dal 2019. Tutto ciò al fine di ristabilire il principio di equità economica nel rispetto della professionalità di tutto il personale perché, come dichiarato dal Presidente Angelo Buscema già nel corso dell’audizione con tutte le OO.SS., negli incontri con il personale presso le sedi territoriali nonché ribadito nell’incontro con il CUG, il sentimento di comunità che deve animare tutte le componenti di questo Istituto deve far sì che non esista mai alcuna discriminazione di sorta.
Non faremo nessun passo indietro su quanto deciso insieme ai lavoratori e tutto ciò sarà possibile evitando corse solitarie a discapito della unitarietà dell’azione sindacale, per il bene di tutte le aspettative del personale amministrativo, da troppo tempo disattese.

S. Di Folco  F. Amidani  U. Cafiero  A. Benedetti  F. Stefanangeli

Pubblichiamo il comunicato redatto dal Coordinatore Regionale dell’Umbria in merito alle dichiarazioni del Sottosegretario. Anche in  questo caso condividiamo appieno le posizioni espresse

Le dichiarazioni del Sottosegretario Candiani sul ruolo svolto dai Vigili del Fuoco effettivi e i Vigili del Fuoco Volontari, uguali a suo dire in termini di formazione e competenza, hanno stimolato una accesa discussione tra le lavoratrici e i lavoratori ma anche tra le organizzazioni sindacali.
 
La Fp Cgil VVF su questo tema specifico ha sempre avuto le idee ben chiare; pubblichiamo il comunicato di Luca Cipriani, componente dell’esecutivo nazionale, che condividiamo appieno.

COMUNICATO SULL’INCONTRO DEL 5 FEBBRAIO 2019 CON IL DOTT. AMATO, CAPO DELLA SEGRETERIATECNICA DEL MINISTRO DELLA SALUTE GRILLO

Nella mattinata del 5 febbraio 2019, nella sede di Lungotevere Ripa 1, si è tenuto l’incontro con il Dr. Amato, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro Grillo.
Il Dott. Amato ha svolto una breve introduzione richiamando le norme contenute nella legge n. 145/2018 (legge di bilancio 2019) che interessano il Ministero della Salute : il comma 355 che prevede l’assunzione per 108 persone nelle aree funzionali e 210 per l’area della dirigenza, il comma 356 che permetterà, fermi restando i 210 posti per la dirigenza, di stabilizzare i 155 DPS precari con una procedura per titoli ed esami, il comma 357 che stabilisce la copertura finanziaria e il comma 358 che incrementa la dotazione organica del Ministero della Salute .
Il Dott. Amato ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti complimentandosi anche con tutta la struttura ministeriale che ha collaborato al raggiungimento degli obiettivi .
Nella legge 145/2018 con i commi 375 e 376 sono state introdotte delle modifiche all’art. 17 della legge n. 3/2018 per quanto attiene alla dirigenza sanitaria, per la quale viene ribadita la collocazione in un unico ruolo allo stesso livello, stanziando 3.900.000 per il rinnovo del CCNL da mesi fermo per le richieste economiche inevase. Vengono, inoltre, estese le stesse disposizioni anche ai dirigenti sanitari dell’AIFA .
Per quanto riguarda la questione degli Assistenti e dei Funzionari della prevenzione la risoluzione si troverà nell’applicazione del comma 537 e seguenti della legge di bilancio che demanda al Ministero della Salute l’emanazione di un decreto con il quale viene istituito un elenco speciale ad esaurimento al quale potranno accedere anche i Lavoratori e le Lavoratrici del Ministero e permetterà loro di continuare ad esplicare le loro attività di istituto.
A tal proposito, il Direttore Celotto ha comunicato che verrà emanata una nuova circolare del segretario Generale che disciplinerà il servizio degli Assistenti e dei Funzionari della prevenzione.
Il Dr. Celotto ha ricordato anche l’attivazione delle procedure di mobilità esperite in questo periodo, per i dirigenti e per il comparto .
Altra questione sollevata nel corso dell’incontro è stata quella dei Ragionieri, per i quali si è chiesto di valutare la possibilità di individuare un profilo professionale specifico.
Altra questione (portata all’attenzione del Ministro) da FP CGIL, CISL FP e UIL PA è stata quella dell’incremento del FUA che si è ridotto a livelli tali da non permettere più di pagare un accessorio dignitoso al personale delle aree funzionali.
Anche in questo caso si è riscontrato un preciso impegno dell’Amministrazione a trovare le soluzioni percorribili per rifinanziare il FUA in modo adeguato .
La delegazione della FPCGIL, ha sollecitato il rinnovo dell’Accordo collettivo nazionale riguardante il personale sanitario degli ambulatori SASN, concludendo il lavoro svolto in sede di contrattazione nei mesi scorsi e ribadendo la necessità di un intervento politico volto a stabilizzare i lavoratori nei ruoli del Ministero.
Sulla legge di bilancio approvata la scrivente ha espresso totale insoddisfazione in quanto rispetto agli annunci del Governo (sblocco del turn over, assunzioni, rivalutazione del trattamento economico, finanziamento del CCNL 2019/2021) gli esiti sono stati deludenti (blocco delle assunzioni fino al 15 novembre 2019 e risorse scarsissime per i rinnovi).
Venendo al Ministero della Salute, a fronte di un piano assunzionale presentato nel mese di agosto dall’Amministrazione al Dipartimento della Funzione Pubblica di 470 persone complessivamente, nella legge di bilancio troviamo soltanto 108 persone per le aree funzionali che si trovano in uno stato di estrema sofferenza dal punto di vista numerico, e di altri 55 dirigenti al netto delle stabilizzazioni dei dirigenti sanitari .
Dunque non si può essere soddisfatti di quanto è stato fatto, ritenendo eccessivamente ottimistica la visione che è stata data della legge di bilancio approvata .
Senza considerare gli effetti che avrà la norma previdenziale di quota 100 sulla situazione del personale statale . Per quanto attiene al finanziamento del CCNL della dirigenza con 3.900.000 euro, si auspica che possa servire a sbloccare definitivamente le trattative per l’effettivo rinnovo contrattuale.
Relativamente alla istituzione del ruolo unico per i dirigenti sanitari si rinnova la disponibilità al confronto con l’Amministrazione .
E’ da notare che il provvedimento da emanare metterà su un unico livello la dirigenza di I e II fascia per quanto riguarda i dirigenti medici, mentre per la dirigenza amministrativa i ruoli rimarranno separati.
Per quanto riguarda la vicenda degli Assistenti e dei Funzionari della prevenzione si ritiene molto utile il lavoro svolto sul tavolo tecnico con la partecipazione diretta delle persone che svolgono il proprio lavoro sul campo, e si ritiene che la questione si possa risolvere con la norma approvata, ma che in maniera ordinata si arrivi ad una nuova disciplina di tutte le tematiche legate agli Uffici periferici del Ministero.
Per la questione della istituzione del ruolo dei ragionieri abbiamo ribadito la disponibilità a confrontarci con l’Amministrazione auspicando si possa sanare una questione vecchia che crea notevoli disagi ad una parte importante del personale delle aree funzionali .
Al termine della riunione ha partecipato anche il Ministro Grillo che ha salutato i presenti. Il Dott. Amato ha concluso assicurando che ci sarà un nuovo incontro per proseguire il proficuo confronto con le OO.SS. .
Vi terremo informati sugli sviluppi delle questioni affrontate .

Roma, 6 febbraio 2019

La delegazione FP CGIL
Florindo Oliverio
Andrea Impronta
Fabio Lupi

Focus Reddito di Cittadinanza e Quota 100: in una fase di caos organizzativo, quando ancora non sono chiari nel dettaglio i passaggi delle due misure, indaghiamo in tre puntate quali saranno gli effetti sul lavoro pubblico: nello specifico come cambierà il lavoro dei Comuni, dei centri per l’impiego e dell’Inps. Iniziamo con i servizi sociali, alle prese con la trasformazione dell’ex Reddito di Inclusione.

Non si parla d’altro fin dai tempi della campagna elettorale che ha accompagnato le elezioni del 4 marzo dello scorso anno, uno dei capisaldi del Movimento 5 Stelle nella contesa elettorale e tra le più attese promesse fatte all’elettorato. Oggi il Reddito di Cittadinanza è realtà. Da marzo arriveranno le prime richieste e ad aprile ci saranno i primi beneficiari, secondo il timing previsto dal governo.

 

Come funziona l’RDC – Fase 1: dalla ricezione delle domande alla loro accettazione

Come funziona l’RDC – fase 2: dal riconoscimento al patto per il lavoro/patto per l’inclusione sociale

 

Ma siamo davvero pronti perché questa ‘macchina del benessere’ si metta in moto? Chi si occuperà di garantire il Reddito di Cittadinanza? Quali sono i lavoratori che esamineranno le domande e si prenderanno carico delle persone? E come si trasformerà il loro lavoro ordinario? Ogni qualvolta si parla di Reddito di Cittadinanza, la lente d’ingrandimento si rivolge sempre ai suoi beneficiari. Ma assumere un punto di vista diverso è fondamentale per la comprensione del fenomeno: quello dei lavoratori che permetteranno alla macchina di mettersi in moto. Ed è proprio soffermando lo sguardo su di loro che ci si accorge di quanto tutto sia avvenuto in tempi talmente rapidi da rischiare un grave caos organizzativo, fuori controllo. Vediamo perché.

Un ruolo centrale sarà quello assunto dagli Assistenti sociali. Infatti a tutti quelli che faranno domanda per il Reddito di Cittadinanza e che si riterrà non abbiano i requisiti minimi per rientrare in un piano di inserimento nel mondo del lavoro, spetterà il cosiddetto Patto per l’Inclusione Sociale, l’erede del Reddito di Inclusione (Rei). Gli assistenti sociali dovranno occuparsi di queste persone. Ma allora, che cosa cambia?

 

RDC: il percorso degli assistenti sociali

Il numero di beneficiari.

Tanto per cominciare, il carico di lavoro. Infatti, secondo i dati forniti dal governo, con il Rei nel 2018 gli assistenti sociali hanno avuto a che fare con una platea di beneficiari di 462 mila nuclei familiari (1,3 milioni di persone). Ad oggi non abbiamo una cifra esatta di quanti saranno destinati al Patto per l’inclusione, ma partiamo da una stima di beneficiari del Reddito di Cittadinanza che sembrerebbe aggirarsi intorno a 1,4 milioni di nuclei familiari (3,9 milioni di persone), sempre secondo i dati del governo. Ci sono anche altre quantificazioni fatte riguardo la stima della platea interessata e tutte ci mostrano un quadro nel quale il numero di beneficiari certamente andrà ad aumentare. Dunque gli assistenti sociali avranno a che fare presumibilmente con numeri molto più elevati. Questo perché se per accedere al Rei fino ad oggi era necessario avere un Isee non superiore a 6 mila euro l’anno per nucleo familiare, ad oggi il Reddito di Cittadinanza è esteso alle famiglie con un reddito fino a 9.300 euro l’anno.

 

Pensionamenti e nuove assunzioni.

Ma quello del carico di lavoro non è il solo problema. Infatti a fronte di un aumento della mole di lavoro, il numero di assistenti sociali prevedibilmente diminuirà per via dei pensionamenti garantiti da quota 100. Uno studio della Funzione Pubblica Cgil stima intorno a 150 mila il numero di pensionamenti dei dipendenti pubblici. Gli assistenti sociali saranno tra i più colpiti da questa ‘emigrazione’, in quanto negli anni non hanno avuto grosse assunzioni nel settore e l’età media del personale è molto alta. D’altro canto, questa serie di pensionamenti non sarà ricalibrata da nuove assunzioni. Infatti non sono previsti per gli assistenti sociali degli investimenti destinati all’assunzione di nuovo personale. I Comuni avranno solo la possibilità di utilizzare una quota del fondo di povertà (dalla Legge di Povertà 2018) per delle assunzioni a tempo determinato, e quindi non strutturali.

 

Parola ai lavoratori.

Tutti questi dati ci forniscono il quadro di una rete dei servizi sociali allo stremo delle forze, a causa del troppo carico di lavoro e del personale a disposizione che non è sufficiente per stare dietro a tutte le questioni. Da qui i casi di burn-out e di malattia da stress da lavoro correlato. Talvolta, purtroppo, possono verificarsi anche casi come quello accaduto nei giorni scorsi a Palermo, dove una ragazza di 19 anni ha aggredito un’assistente sociale e due vigili urbani, lamentando un trattamento non adeguato. Questo è quello che può – e non deve – accadere quanto il carico di lavoro è troppo e il personale troppo poco. Abbiamo parlato con Deborah, Laura e Dario, tre assistenti sociali che operano nel settore da anni e ci siamo fatti raccontare da loro che aria si respira nei servizi sociali e come si stanno preparando alla nuova ondata di lavoro generata dal Reddito di Cittadinanza.

 

Deborah, 38 anni, da Cassano D’Adda (Milano). Assistente sociale da 15 anni.
“Diventeremo dei controllori”
“I nostri servizi sono già ordinariamente in sofferenza. I tempi che ci sono stati dati per introdurre i cambiamenti che porterà il reddito di Cittadinanza sono troppo stretti, non ci permettono di organizzarci come dovremmo. Quello che nasce come intento di lotta alla povertà, rischia di essere vanificato perché non si è saputo aspettare. Inoltre questo provvedimento prevede che i soldi vengano dati direttamente alle famiglie. A noi dunque non spetta un ruolo di progettazione, bensì di mero controllo. In questo modo viene snaturata la nostra professionalità, che al contrario è di accompagnamento”.

 

Dario, 38 anni, da Napoli. Assistente sociale da 10 anni.
“A Napoli di Reddito di Cittadinanza non se ne parla proprio”
A Napoli di Reddito di Cittadinanza non se ne parla proprio. Non sono state diffuse informazioni e ancora non sappiamo chi si occuperà di cosa. Siamo drammaticamente sotto organico e la situazione è destinata a peggiorare perché a breve i nostri centri si svuoteranno di tutte le assunzioni fatte negli anni ’80. E pensare che siamo appena riusciti ad ottenere delle assunzioni che erano previste per il 2016. È tutto troppo lento, non siamo pronti per questo cambiamento”.

 

Laura, 49 anni, da Roma. Assistente sociale da 25 anni.
“Continuiamo a costruire sulla sabbia, non sulla roccia”
“Sarò molto onesta, sul Reddito di Cittadinanza non sappiamo proprio nulla. Non ci è ancora stato comunicato nulla, non so come ci organizzeremo. L’unica cosa che posso dire con certezza è che la nostra situazione lavorativa è critica, i servizi sono già allo stremo così come sono, sono molto malmessi. Continuiamo a costruire sulla sabbia, non sulla roccia. Stiamo costruendo sulle criticità, non su un terreno solido.
Qui ci si domanda chi si occuperà di reddito di cittadinanza dal momento che noi saremo presi per almeno un anno ancora con le pratiche del Rei. Chi ci lavorerà se non arriva nuovo personale?
Non mi stupisce l’aggressione ad una mia collega avvenuta a Palermo. È chiaro che le aggressioni sono sempre da condannare. Ma mi rendo conto che il cittadino che vive una situazione di fragilità, ha noi come unico referente, siamo la sola figura che riesce a incontrare, con cui riesce a confrontarsi. E se neanche noi riusciamo a stargli dietro a causa del troppo carico di lavoro, episodi del genere ce ne saranno ancora. Siamo allo stremo”.

 

La posizione di Cgil, Cisl, Uil:

Quella del Reddito di Cittadinanza è una misura che ha generato forti aspettative in quella parte di popolazione – sempre più ampia – che non possiede un reddito dignitoso. La nuova misura ha il duplice scopo di contrastare la povertà e di garantire il diritto al lavoro. Ma i due obiettivi, per quanto possano sembrare compenetrarsi, hanno bisogno di strumenti diversi per il loro raggiungimento. Una sola misura rischia di risultare inefficace. Il Reddito di cittadinanza, per ovviare, si è suddiviso in due percorsi distinti: Patto per il Lavoro e Patto per l’Inclusione Sociale (che va a sostituire il precedente Reddito di Inclusione). Ma i criteri che porteranno alla suddivisione dei beneficiari tra i due percorsi previsti – hanno fatto sapere Cgil, Cisl e Uil nell’audizione in Senato dello scorso 5 febbraio – sono prevalentemente quelli di età e situazione occupazionale, criteri evidentemente troppo rigidi che rischiano di essere fuorvianti e di generare un rimpallo tra i due percorsi. Rimane necessario il coinvolgimento degli assistenti sociali nel contrasto alla povertà, per questo sarebbe auspicabile l’incremento del Fondo per la lotta alla povertà per potenziare i servizi sociali.

 

Questo il quadro complessivo fornito dalle lavoratrici e dai lavoratori dei servizi sociali, che a breve dovranno far fronte all’introduzione del Reddito di Cittadinanza. Un quadro che ci restituisce l’immagine di servizi sociali indeboliti, svuotati di personale e impreparati al cambiamento drastico che verrà nell’arco di appena un mese. “I servizi sociali gestiti dai comuni non possono essere l’anello debole dell’amministrazione municipale – fa sapere Federico Bozzanca, della Funzione Pubblica Cgildobbiamo avere la forza di riorganizzarli, dando centralità alla figura degli assistenti sociali; e per far questo occorre superare i vincoli che ci impediscono di valorizzare ed assumere nuovo personale”.


Ascolta il podcast di RadioArticolo 1 su Reddito di cittadinanza? Vince la confusione

Interventi di Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia; Laura Paradiso, Rsu comune di Roma; Christian Biagini, centro per l’impiego Perugia; Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro Regione Lazio. In studio Enzo Bernardo, Fp Cgil e Anna Teselli, Cgil.

 

Care compagne e cari compagni,
Come indicato nei precedenti resoconti le due giornate del 7 e 8 febbraio scorso hanno visto proseguire il confronto per il rinnovo del CCNL coop sociali.
La discussione, dura ma impegnata, ci ha consentito di produrre alcuni significativi passi in avanti sui temi del mercato del lavoro e dell’impianto complessiva delle relazioni sindacali.
Sul tema delle tipologie flessibili del mercato del lavoro abbiamo confrontato la richiesta delle controparti di mantenere l’attuale percentuale legata al contratto a termine (30%) ed il limite massimo del termine (36 mesi) con la nostra richiesta di limitare l’uso complessivo delle tipologie di rapporto di lavoro a tempo determinato (quindi inclusa la somministrazione) fissando una percentuale complessiva massima di utilizzo e, inoltre, di introdurre nel contratto una clausola di stabilizzazione che trasformi una quota di questi rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
A questo proposito possiamo affermare che, pur non esistendo ancora un testo definitivo, la discussione ci ha consentito di avvicinare abbastanza le posizioni delle parti. Se si dovesse giungere ad un’intesa definitiva su questi contenuti, l’avvio di un processo di stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari nel settore costituirebbe sicuramente un risultato da valorizzare.
Anche sul tema dell’impianto delle relazioni sindacali, la cui definizione complessiva si trascinava da mesi abbiamo raggiunto un accordo che potenzia la contrattazione di secondo livello, incrementando le materie ad essa riservate, salvaguardando l’attuale struttura della contrattazione fra primo e secondo livello.
In quest’ambito la due giorni ha poi visto le parti approcciare il tema della banca ore, che sarà oggetto di contrattazione di secondo livello, attraverso un primo confronto mirato a definire delle linee guida che dovrebbero essere allegate al contratto nazionale.
Come già precedentemente previsto il confronto proseguirà nelle giornate del 12 e del 18 febbraio, con l’obiettivo di verificare se esistono le condizioni per giungere all’esito del confronto.
Nelle prossime ore vi terremo informati sull’avanzamento della trattativa.
Fraterni saluti
Il Capo Area Sanità e Ssaep FP CGIL Nazionale, Michele Vannini, e Comparto Sanità/SSAEP FP CGIL Nazionale, Stefano Sabato

Ai lavoratori della Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

In data 07 febbraio 2019 è proseguito con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli il confronto sulle materie oggetto del rinnovo del Contratto Integrativo.
In premessa il Direttore del Personale ha comunicato che si sono avviate le procedure di acquisizione in comando che erano state preannunciate informando che ieri è stata attivata la procedura per l’acquisizione di 80 unità di seconda e terza area presso la DID Veneto e Friuli Venezia Giulia.
A seguire è continuato il confronto sull’individuazione delle Posizioni organizzative e sugli Incarichi di responsabilità.
L’Amministrazione ha presentato una proposta più articolata rispetto alla precedente, con la previsione di ulteriori P.O., quindi con lo stanziamento di ulteriori somme a carico dell’Agenzia, nonché un quadro iniziale di ragionamento di individuazione degli incarichi.
Queste OO.SS., prendendo atto positivamente dell’impegno dell’Agenzia a destinare proprie somme aggiuntive, hanno tuttavia proposto una formulazione che permette, in adesione al CCNL, di utilizzare tali risorse all’interno del Fondo del personale in aggiunta a quelle già destinate alle posizioni organizzative negli anni precedenti.
Tale impostazione permetterebbe tra l’altro un approccio più attinente alla situazione organizzativa attuale senza più i limiti ed i vincoli previsti, in via sperimentale e in sede di prima applicazione, dal precedente Contratto in materia di P.O..
Abbiamo inoltre rappresentato la necessità di prevedere un maggior equilibrio tra i vari livelli degli Uffici, oltre che riconoscere ulteriori incarichi specifici anche all’interno di settori in cui, ad esempio, è prevista una POER.
L’incontro è stato aggiornato al 21 febbraio 2019.

 

FPCGIL                      CISLFP                     UILPA                   Confsal/UNSA               FLP
Iervolino                       Fanfani                 Procopio                         Veltri                       Cefalo

Pubblichiamo la nota di sollecito inviata all’Amministrazione, per la mancata risposta sulle mobilità per i Capo Reparti specialisti.

Tempo di agire, assicurare sicurezza e tutela a chi garantisce servizi pubblici

Una violenta aggressione nei confronti di due lavoratrici del comune di Palermo, insieme a un tentativo di incendio e all’imbrattamento dei locali comunali. Ciò che è accaduto nelle scorse ore a Palermo a danno di queste lavoratrici pubbliche è di una gravità inaudita ed è metro di misura di una situazione di sofferenza non più tollerabile.

Siamo vicini alle due dipendenti comunali, un’assistente sociale e un agente della polizia municipale, ma ora è tempo di agire, non solo a Palermo ma in tutte quelle situazioni, troppe, che quotidianamente registriamo. Vanno messe in campo azioni per garantire alle lavoratrici e ai lavoratori dei servizi pubblici di poter lavorare in sicurezza, nella consapevolezza che chi tocca loro tocca tutti noi.

Non ci si può limitare a condannare l’ennesima aggressione, bisogna agire a tutti i livelli perché sia assicurata sicurezza e tutela a chi, tutti i giorni e spesso in condizioni di assoluta emergenza, garantisce servizi ai cittadini.

Pubblichiamo la nota a firma del Capo del Corpo, nella quale decreta l’istituzione della Struttura Operativa di Supporto USAR (S.O.S. USAR) ed i relativi Gruppi di Lavoro.

I Vigili del Fuoco della Fp Cgil domani saranno in piazza S. Giovanni per il contratto , le assunzioni e dare valore al lavoro e ai servizi pubblici #UNicini nella Tutela

« Pagina precedentePagina successiva »
X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto