Contratti: Cgil e Uil, su rinnovo Funzioni Centrali Aran e Governo scelgono rottura con maggioranza 54.46%

           

 

 

Referendum CCNL Funzioni Centrali: lavoratrici e lavoratori bocciano l’ipotesi separata

SE NON SI RINNOVANO CON RISORSE ADEGUATE I CONTRATTI DEL PERSONALE IL SERVIZIO SANITARIO SARÀ UNA SCATOLA SEMPRE PIÙ VUOTA

Il progressivo svuotamento di personale, che rende il SSN Pubblico sempre più povero di professionisti e sempre meno in grado di erogare salute alla popolazione, è noto a tutti, ma Governo e Regioni fanno finta di nulla, mentre crescono i profitti della Sanità Privata, a caro prezzo di chi deve pagarsi le cure oltre le tasse. Lo afferma l’Intersindacale dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari composta da Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, FVM Federazione Veterinari Medici e Dirigenti Sanitari, Uil Fpl Medici.

Il contratto del triennio 2022/2024 dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari non è mai nato ma è scaduto a dicembre; senza che siano mai nemmeno iniziate le trattative per la sua stipula. Il contratto ancora vigente è quello del triennio 2019-2021. Questa incoerenza non è un imprevisto, ma il contratto dei tre anni passati ancora non compare nell’agenda del Governo e delle Regioni, che non ne hanno ancora licenziato l’atto d’indirizzo.

Questo la dice tutta sulla tempestività della risposta politica alle esigenze del SSN e dei suoi utenti, mentre le risorse stanziate per gli aumenti sono ancora una volta assolutamente inadeguate (+5,78%) rispetto all’inflazione che nel triennio ha svalutato gli stipendi (-16,5%).

A queste condizioni il lavoro nel SSN è e resta fortemente disincentivato. I cittadini devono essere informati del fatto che i nostri obiettivi di adeguare da subito le retribuzioni all’inflazione, migliorare le condizioni di lavoro, consolidare le possibilità di carriera e conciliare i tempi di vita lavoro di medici e sanitari, sono in coerenza con quanto atteso dall’utenza che rivendica assistenza adeguata, clima di lavoro consono con la fragilità delle persone malate, attenzione alla soggettività dei pazienti che non possono essere considerati “output aziendali” da smaltire, rispetto verso una popolazione sfiduciata che è esasperata dagli inevitabili disservizi causati dalla mancanza di una reale volontà politica di investire sul sistema e sui professionisti, a danno dei quali diventa sempre più spesso aggressione fisica.

È necessario mettere bene a fuoco le criticità della vertenza, che richiede unità e determinazione per avviare al più presto la contrattazione, e che deve impegnare Governo e Regioni a trovare risorse extra contrattuali che riconoscano concretamente la specificità delle lavoratrici e dei lavoratori del SSN (h24- 365gg anno-liste d’attesa).

Non accetteremo condizioni peggiorative, soprattutto sui temi che riguardano gli incarichi, l’orario di lavoro e le relazioni sindacali, faticosamente migliorate nel contratto 2019/2021.

Il Governo e il Parlamento hanno approvato nella legge di bilancio un modesto incremento dell’Indennità di specificità medico-veterinaria e sanitaria che, peraltro, ha sperequato i dirigenti sanitari. Ci aspettiamo che ci sia a breve il promesso intervento correttivo col quale siano stanziate le risorse per riequilibrare l’incremento dell’indennità di specificità sanitaria.

Crediamo sia necessario che, data la carenza di risorse per il rinnovo contrattuale, le risorse stanziate dalla legge di bilancio per incrementare le indennità di specificità vengano rese erogabili già in questo anno con il contratto 2022-24, anticipando e implementando per via extra contrattuale legislativa quelle già finanziate dal 2026.

La partita in gioco è molto delicata e le tensioni in atto possono solo inasprire le relazioni sindacali. Governo e Regioni devono trovare soluzioni responsabili.

Se non si rinnovano i contratti della sanità pubblica a condizioni adeguate il Servizio Sanitario Nazionale si svuoterà delle professionalità necessarie e sarà chiaro a tutti che il disegno sotteso è quello di riportare indietro di 50 anni il nostro welfare, le conquiste sociali che hanno protetto le fasce più fragili della società, la speranza di vita guadagnata con la salute pubblica e l’applicazione del dettato costituzionale.

 

           

 

 

Significativi miglioramenti economici e normativi, rafforzati diritti e tutele per gli oltre 17 mila lavoratrici e lavoratori degli Istituti Socio-Sanitari, Assistenziali ed Educativi Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica

Roma, 11 gennaio 2025 – Dopo mesi di intenso confronto negoziale è stata sottoscritta l’Ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Agidae 2023-2025, applicato agli oltre 17mila lavoratrici e lavoratori degli Istituti Socio-Sanitari, Assistenziali ed Educativi Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica. L’intesa, siglata dai sindacati di categoria Fp Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e dall’Associazione datoriale, sarà sottoposta alla consultazione assembleare nei luoghi di lavoro su tutto il territorio nazionale da svolgersi entro il 30 gennaio.

L’intesa introduce significative novità, con un forte impatto su molteplici aspetti delle condizioni contrattuali e lavorative, in materia di permessi sindacali; contratti a tempo determinato; part time; previdenza complementare; lavoro notturno; maternità; qualificazione, riqualificazione e aggiornamento professionale; premio di merito e progressione orizzontale di carriera; aumenti tabellari.

Il trattamento economico subisce un importante aggiornamento, con un incremento complessivo a regime di 175 euro per il livello medio C2, da riparametrarsi per gli altri livelli. Gli aumenti verranno erogati in due tranche, la prima di 100 euro a febbraio 2025 e una seconda di 75 euro a ottobre dello stesso anno, garantendo un incremento salariale superiore al 10%.

L’accordo rivisita inoltre tutte le maggiorazioni per il lavoro notturno e festivo. Per ogni ora prestata dalle 22 alle 6, verrà riconosciuta una maggiorazione del 20% della quota oraria lorda spettante, con un incremento pari al 5%. Stesso trattamento sarà applicato al lavoro festivo ordinario prestato dai lavoratori turnisti. Le ore notturne lavorate durante le giornate festive verranno retribuite con un incremento del 10%, ovvero con una maggiorazione di miglior favore pari al 40% della quota oraria lorda spettante.

In materia di inquadramento professionale, segnatamente all’area socio-assistenziale educativa, l’intesa abroga la posizione economica A.

Il capitolo sui permessi sindacali rappresenta un avanzamento rilevante in termini di diritti per i dirigenti sindacali, ai quali vengono riconosciuti 10 giorni di permessi retribuiti all’anno.

Un’altra significativa innovazione riguarda la disciplina dei contratti a tempo determinato, la cui durata massima è stata estesa a 24 mesi, sulla scorta degli altri rinnovi contrattuali di settore. Per incentivare la stabilizzazione, è prevista la possibilità di proroga fino a 36 mesi, a condizione che almeno il 25% dei contratti a tempo determinato vengano convertiti a tempo indeterminato. Inoltre, l’accordo introduce una regolamentazione innovativa per il ricorso combinato ai contratti a termine e ai contratti di somministrazione, con un limite complessivo del 30% rispetto all’organico aziendale.

Sul fronte del lavoro part-time, il lavoro supplementare verrà retribuito con una maggiorazione del 15%, mentre il consolidamento di tali ore nell’orario contrattuale è garantito in misura pari al 70%. Le parti condividono la necessità di privilegiare il consolidamento dei rapporti di lavoro full time anche per dare continuità di prestazione ai fruitori dei servizi erogati.

Tra le misure più significative introdotte in tema di welfare contrattuale, le parti hanno convenuto di istituire il fondo di previdenza complementare Previfonder. Dal 1° febbraio 2025, ogni datore di lavoro sarà tenuto a versare una quota pari al 1,5% della retribuzione per 13 mensilità per ogni dipendente, salvo rinuncia scritta da parte di quest’ultimo. I lavoratori potranno inoltre scegliere di incrementare il contributo con proprie risorse, inclusa la destinazione del TFR.

L’intesa interviene anche sulla tutela della genitorialità: il periodo di astensione obbligatoria per maternità darà diritto ad un’indennità pari al 100% della retribuzione.

Sul fronte della qualificazione, riqualificazione e aggiornamento professionale, l’intesa introduce nuovi strumenti per l’acquisizione dei crediti ECM, con un cofinanziamento del 50% da parte del datore di lavoro, a testimonianza dell’impegno congiunto per la crescita professionale dei dipendenti.

L’accordo include, infine, misure volte a valorizzare l’impegno e la presenza dei lavoratori. Permessi sindacali e periodi di maternità obbligatoria saranno computati come giorni effettivamente lavorati ai fini dell’accesso al premio di merito e alle progressioni di carriera. Rivisitata anche la scala parametrale tesa all’erogazione del salario variabile, al fine di rendere maggiormente apprezzabile tale misura.

Soddisfazione in casa sindacale. Per Fp Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs «l’intesa raggiunta con Agidae segna un traguardo significativo per il terzo settore socio-sanitario assistenziale educativo, rafforzando i diritti e le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori». «Il rinnovo contrattuale – concludono le tre sigle – pone le basi per un futuro contrattuale più equo e inclusivo, introducendo elementi ad alta valenza sociale anche volti a stimolare la natalità nel nostro Paese».

INTERSINDACALE DEI DIRIGENTI MEDICI, VETERINARI E SANITARI: I SOLDI PER LA SANITÀ SONO SEMPRE GLI STESSI, GIRANO NEI COMUNICATI DEI MINISTRI MA NON ATTERRANO
Roma, 10 gen – “Ha ragione il Ministro Schillaci sul fatto che i 2,5 miliardi aggiuntivi del FSN previsti dalla legge di bilancio sono in realtà solo gli stanziamenti indispensabili per i rinnovi dei contratti, peraltro non solo dei medici, ma di tutti gli operatori del Ssn”. Lo afferma l’intersindacale dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari composta da Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, FVM Federazione Veterinari Medici e Dirigenti Sanitari, Uil Fpl Medici, in riferimento alle ultime dichiarazioni del Ministro della Salute in tema di legge di bilancio.
“Come giustamente dice il Ministro, gran parte di quelle risorse erano già finanziate e predestinate per i rinnovi dei contratti della sanità pubblica come per tutti i dipendenti pubblici. Non c’è nessun nuovo finanziamento della sanità pubblica, quindi, da questo Governo, che trova modi nuovi per favorire quella privata” precisa l’Intersindacale.
“Per gli stipendi si tratta invece solo di automatismi di rivalutazione della massa salariale che nemmeno coprono l’inflazione, di cui oltretutto i Dirigenti medici, veterinari e sanitari non vedranno nemmeno traccia finché non arriverà il rinnovo del contratto, il cui triennio è già scaduto. Il contratto dei medici, dei veterinari e dei sanitari del SSN relativo agli anni dal 2022 al 2024 è ancora fermo per l’inerzia di Governo e Regioni che ancora non hanno neanche emanato l’atto d’indirizzo, tenendo quindi ferme in cassa risorse delle lavoratrici e dei lavoratori” continuano i sindacati.
“Il minimo segno di vita di una volontà politica seria per la sanità pubblica e per i suoi dirigenti oggi è sbloccare il contratto 2022/2024 fermo al palo. Per tutelare la salute dei cittadini poi occorre reperire urgentemente nuove risorse sia per il Fondo sanitario nazionale in termini generali, sia per gli stipendi dei sanitari pubblici che devono essere remunerati concretamente per quello che faticosamente garantiscono alla cittadinanza”, concludono.

Si è conclusa la fase di consultazione referendaria promossa da CGIL FP, UIL PA e USB PI contro l’Ipotesi di CCNL 2022-2024 firmato all’Aran il 6 novembre scorso da alcune sigle sindacali.
In attesa di completare l’elaborazione di tutti i dati che recuperino le difficoltà di accesso dei primi giorni, circa 40 mila lavoratrici e lavoratori hanno partecipato alle operazioni di voto on line; a questo si aggiunge la campagna di ascolto e consultazione fatta dai promotori tra gli iscritti e nelle assemblee. Un fatto epocale, inedito in un settore del pubblico impiego, che ha consentito a decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici di potersi esprimere liberamente in merito all’ipotesi di Contratto, facendo emergere la consapevolezza generale sull’insufficienza degli stanziamenti contrattuali.
Un fatto epocale che ha richiesto un’organizzazione capillare sui luoghi di lavoro e l’allestimento di una piattaforma on-line per garantire il voto, in tempi di record.
Lo scrivono in una nota FP Cgil, Uil PA, Usb PI.
Non altrettanto veloci nel facilitare le operazioni di voto sono state alcune amministrazioni, soprattutto quelle dove nei primi giorni si sono verificati grossi problemi tecnici che hanno richiesto tempi lunghi per essere risolti visto che la soluzione poteva passare necessariamente solo tramite la rimozione di ostacoli ad opera dei vari provider che gestiscono i sistemi informatici della P.A.: ulteriore riprova che i processi di esternalizzazione rappresentano un forte problema per l’autonomia della Pubblica Amministrazione.
Velocissima invece la risposta dei sindacati firmatari della pre-intesa che, durante tutto il periodo di consultazione, hanno messo immediatamente in campo una campagna denigratoria nei confronti della nostra iniziativa di democrazia sindacale; una campagna dai toni che non hanno precedenti nella storia del movimento sindacale, testimonianza di una preoccupazione dovuta certamente alla consapevolezza di aver sottoscritto un contratto ampiamente insoddisfacente.
Per questo vogliamo ringraziare chi ha scelto di partecipare per esprimere la sua opinione, dimostrando che la democrazia nei luoghi di lavoro conta ed è sempre un valore aggiunto. Per questo vogliamo ringraziare tutte le nostre delegate ed i nostri delegati che ci hanno creduto, consentendoci di raggiungere il risultato finale.
E i risultati sono arrivati. Si è trattato di una partecipazione significativa, importante, che sancisce la bontà della nostra iniziativa e che ha coinvolto tutte le Amministrazioni del comparto, da quelle più grandi a quelle più piccole.
Particolarmente significativi sono i dati parziali di alcune amministrazioni che danno conto di una partecipazione che va oltre le nostre rispettive rappresentanze come quelli dell’Agenzia delle Entrate (oltre 6.500), del Ministero della Giustizia (5.400), dell’Inps (5.200), del Ministero della Cultura (3.000), del Ministero dell’Interno (2.400) o dell’Agenzia delle Dogane (2.300), solo per citarne alcune.
L’altro dato importante, oltre quello della partecipazione, è che il 98% dei votanti si è espresso per il NO, rigettando un accordo che giustamente è stato definito in perdita.
Dalle lavoratrici e lavoratori è arrivato un messaggio chiaro: la questione salariale rimane centrale, con gli attuali stipendi la maggioranza dei dipendenti pubblici non arriva a fine mese.
Ora speriamo si apra una nuova fase. La partita per migliorare il CCNL 2022-2024 è ancora aperta. Ci sono molte soluzioni per dare una giusta risposta salariale ai dipendenti pubblici, a partire dal trovare risorse aggiuntive per incrementare il misero 5,78% imposto dal governo.
Tutti i CCNL dei settori pubblici aperti confermano che non c’era alcuna necessità di far precipitare la rottura delle trattative a novembre: per questo il dato espresso dalle funzioni centrali attraverso il referendum è un chiaro segnale che va al di là del comparto.
Nessuno prima d’ora aveva determinato una tale partecipazione e consultazione dei lavoratori e delle lavoratrici sul contratto: questo rappresenta un valore in sé e rafforza chi come noi non ha sottoscritto un pessimo contratto, nella prosecuzione della vertenza.

In-visibili: i professionisti dell’accoglienza” è il docu-video della Funzione Pubblica CGIL che ricostruisce alcune tappe del percorso dei migranti, scandito dalla professionalità di chi lavora nei servizi pubblici: da chi li soccorre in mare a chi offre loro le prime cure cura, dagli operatori legali che li prendono in carico a chi valuta le loro richieste di asilo. Dai mediatori culturali, agli assistenti sociali fino al personale dei centri di accoglienza che si occupano, tra le molte cose, della loro istruzione, degli aspetti psicologici e sociali del loro vissuto e del loro inserimento nella società.

 

“Dopo un anno di finta trattativa, i ministri hanno sottoscritto l’accordo con i sindacati delle forze di polizia per il contratto del triennio 2022/2024. Tutte tranne una: la Funzione Pubblica CGIL. L’accordo tradisce le promesse fatte dalla Presidente del Consiglio che un anno fa garantì che avrebbe riconosciuto il valore del lavoro di donne e uomini in divisa come nessuno mai prima e con risorse superiori a quelle messe a disposizione per tutti i lavoratori pubblici. Le chiacchiere stanno a zero e l’accordo riduce il peso degli stipendi rispetto a quello di tre anni fa. È la prima volta che un rinnovo contrattuale non difende gli stipendi dall’inflazione”. Questo il commento della Funzione Pubblica CGIL a margine della conclusione della trattativa per il rinnovo del contratto Sicurezza 2022/2024.

 

CCNL

 

 

STIPENDIO MESE ISPETTORE SUP. AUMENTO STIPENDIO MESE INFLAZIONE TRIENNIO INCIDENZA INFLAZIONE DIFF. INCR. CCNL – INFL.
2016/2018 2.040,16 126,07 1,80 34,45 91,61
2019/2021 2.098,59 58,44 2,00 40,80 17,63
2022/2024 2.240,10 141,51 16,50 346,27 -204,76 

 

Nell’esempio in tabella, calcolato su un Ispettore superiore, si vede che nel 2018 ebbe un aumento di 126,07 euro mentre la perdita da inflazione fu di 34,45 euro. Nel 2021 a fronte di una perdita da inflazione pari a 40,80 euro, l’aumento fu a regime di 58,44 euro. Il contratto per il triennio 2022/2024 prevede un aumento di 141,51 euro a fronte di una svalutazione dello stipendio mensile pari a 346,27 euro. Con il risultato che la perdita che rimane a regime sarà di 204,76 euro al mese. Lo stesso effetto di perdita riguarderà anche l’indennità pensionabile e tutto il personale di polizia penitenziaria.

“Avevamo fatto proposte per evitare questo risultato – spiega il sindacato -. C’era la possibilità di utilizzare le risorse messe nella Legge di Bilancio per chiudere un accordo di maggiore soddisfazione per le donne e gli uomini in divisa. Avevamo proposto una diversa articolazione dello straordinario perché pagato molto meno che per tutti gli altri lavoratori pubblici e privati. Ma il Governo non ha voluto sentire e si è perfino negato al confronto”.

“Così i poliziotti penitenziari in carne ed ossa i conti li faranno ogni giorno in base a quanto avranno da spendere per mangiare, mandare i figli a scuola o per pagarsi cure e medicine. Cancellando il principio fondamentale per cui un contratto nazionale deve innanzitutto difendere gli stipendi dall’inflazione, si accetta che pur lavorando ci si possa impoverire. È con fatti e numeri alla mano che misuriamo la distanza tra le promesse fatte un anno fa dalla Presidente Meloni, nella parata di Palazzo Chigi davanti ai sindacati di polizia e militari, e i risultati di questa farsa. Noi non ci stiamo e per questo non abbiamo sottoscritto questo accordo a perdere. Per parte nostra continueremo a rivendicare il giusto riconoscimento del valore di tutte le lavoratrici e i lavoratori pubblici, compresi quelli in divisa”, conclude la Fp Cgil.

“Bisogna rafforzare i Cpi con le assunzioni necessarie. Le persone in difficoltà e a rischio marginalità devono essere prese in carico da personale qualificato esperienza e professionalità che nessun algoritmo può avere”

“Da oggi, 18 dicembre, è aperta a tutti i cittadini e a tutte le imprese, ma non a lavoratrici e lavoratori dei Centri per l’Impiego, la piattaforma SIISL, un nuovo sistema informativo digitale che consente di attivare percorsi di inclusione lavorativa e sociale e affida all’intelligenza artificiale il compito di guidare l’utenza nella compilazione del curriculum e nella ricerca di lavoro. Una procedura di ricerca dell’occupazione che ignora volutamente la centralità dei Centri per l’impiego, in spregio ad ogni considerazione per la professionalità di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno si adoperano per definire progetti personalizzati di inclusione lavorativa più adatti alle persone che si rivolgono ai loro uffici per avviare un percorso di riqualificazione adeguata e trovare un’occupazione”. Così Giordana Pallone, segretaria nazionale della Funzione Pubblica CGIL, commenta la decisione di utilizzo della nuova piattaforma SIISL.

“Ai Centri per l’Impiego continuerà ad essere negato il pieno accesso alla piattaforma per altri mesi e intanto nulla si fa per rispondere alla necessità di potenziare questi uffici con un piano straordinario di assunzioni né per la giusta valorizzazione dei profili. Anzi, con il blocco del turn over previsto dalla Legge di Bilancio presentata dal Governo, la situazione dei CPI e di chi vi opera per dare risposte alla cittadinanza non potrà che peggiorare ulteriormente”, chiarisce Pallone.

“Si conferma quello a cui da tempo ci opponiamo: la privatizzazione del sistema di politiche attive che relega ai margini i servizi pubblici dedicati alla delicata funzione di prendere in carico una platea di persone in difficoltà e a rischio marginalità che, invece, deve essere accompagnata nel percorso di inclusione da quel personale qualificato che opera tutti i giorni nei servizi pubblici per il lavoro con la propria esperienza e professionalità. Quelle che nessun algoritmo può avere”, conclude Giordana Pallone.

“Alla luce della recente nomina ad Arezzo di un unico garante per i diritti del personale penitenziario e dei detenuti, riteniamo doveroso esprimere la nostra ferma posizione a difesa dell’autonomia degli operatori penitenziari. Lavoratrici e lavoratori che quotidianamente svolgono un ruolo fondamentale per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza all’interno degli istituti di pena. I loro diritti e interessi sono già affidati alla consolidata azione dei sindacati di categoria, che hanno storicamente dimostrato di essere efficaci e competenti nel salvaguardare le condizioni lavorative e nel promuovere il riconoscimento del loro impegno”. Questa la dichiarazione di Donato Nolè, Coordinatore nazionale Polizia Penitenziaria della Funzione Pubblica CGIL in merito alla recente nomina di un garante unico per detenuti e personale agenti di polizia penitenziaria.
“Equiparare due realtà così diverse è una scelta che non tiene conto delle profonde differenze di condizione e funzione tra chi presta servizio e chi è sottoposto a una misura restrittiva della libertà personale. Tale confusione rischia di svilire la figura stessa del garante, la cui missione è storicamente legata alla tutela dei diritti umani di chi si trova in una condizione di privazione della libertà – precisa Nolè e prosegue -. Introducendo un garante con questa doppia funzione, si rischia di sovrapporre compiti e di delegittimare la funzione sindacale, con possibili ricadute negative sulla capacità di rappresentanza e contrattazione. Chiediamo pertanto che questa decisione venga rivista, nel rispetto delle specificità di entrambe le categorie coinvolte”.
“Gli operatori penitenziari non chiedono di essere tutelati da una figura di garanzia che non rispecchia le loro reali necessità. Al contrario, reclamano un riconoscimento concreto del loro lavoro, che passa attraverso investimenti nelle strutture, maggiori risorse per la formazione e una più forte valorizzazione del loro ruolo nella società. Ribadiamo il nostro massimo rispetto per la figura del garante dei detenuti e per la sua imprescindibile funzione nel sistema penitenziario. Tuttavia, è essenziale che i confini dei ruoli vengano rispettati, evitando confusioni che potrebbero indebolire la credibilità e l’efficacia di tutte le parti coinvolte”, conclude Donato Nolè.

“Non possiamo rimanere in silenzio di fronte ad un intervento che si proclama come un riconoscimento degli specializzandi, ma che è in realtà un’offesa che vogliamo rimandare al mittente. 397 euro non possono essere considerati una proposta neanche parzialmente accettabile. È un’elemosina, sintomo di disinteresse istituzionale e di politiche miopi che sviliscono il valore reale di chi ogni giorno, con sacrificio e dedizione, garantisce il funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale e il diritto universale alla salute”. Lo dichiara la Funzione Pubblica Cgil dei Dirigenti Sanitari in riferimento all’emendamento alla Legge di Bilancio presentato da Fratelli d’Italia e approvato nella notte.

“Gli specializzandi d’area sanitaria non sono stagisti o apprendisti. Sono professionisti formati, che partecipano attivamente alla gestione clinica e diagnostica, spesso assumendo responsabilità paragonabili a quelle degli strutturati. Le risorse economiche ci sono e i risparmi generati dai contratti di formazione specialistica non assegnati, stimati in decine di milioni di euro, ne sono la prova. Non reinvestire queste risorse per garantire un trattamento retributivo equo agli specializzandi di tutta l’area sanitaria significa tradire il mandato istituzionale di promuovere equità e giustizia sociale. La Legge parla chiaro: ogni professionista in formazione specialistica ha diritto a un trattamento proporzionato alle proprie competenze e responsabilità. Ignorare la normativa non è solo un errore amministrativo, ma una scelta politica che colpisce una delle categorie più vulnerabili e sottovalutate del nostro sistema sanitario – afferma il sindacato e prosegue -. A rendere ancora più complesso il quadro, emergono proposte di modifica delle norme sui requisiti per accedere alla dirigenza sanitaria che mettono in discussione il valore della specializzazione come strumento di garanzia della professionalità e della qualità dei servizi. Una deregolamentazione che allontana i criteri di merito e competenza non può essere la risposta ai problemi strutturali del sistema.

Questo è un momento cruciale in cui le istituzioni hanno l’opportunità di dimostrare se davvero vogliono investire nel futuro della sanità pubblica o se intendono perpetuare un sistema che premia pochi e ignora il lavoro silenzioso ma fondamentale degli specializzandi. Gli specializzandi meritano molto più di un riconoscimento simbolico. Meritano una retribuzione che rifletta il loro ruolo centrale nella sanità pubblica e che sia in linea con il valore del loro lavoro.Chiediamo l’apertura immediata di un confronto con le istituzioni che si spinge ben oltre le rivendicazioni economiche: riguarda il modello di sanità pubblica che vogliamo costruire. Ora più che mai, è necessario un impegno concreto per costruire un sistema sanitario che sia all’altezza delle sfide del presente e del futuro”, conclude la Fp Cgil.

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