Il datore di lavoro è responsabile delle condizioni lavorative, anche quelle dovute al calore percepito.
Dal punto di vista operativo diventa sempre più urgente affrontare i rischi legati all’esposizione prolungata alle alte temperature, agli sbalzi termici e all’intenso impegno fisico richiesto da alcune lavorazioni, sia per chi lavora all’esterno ma anche per chi lavora in ambienti chiusi.
È FONDAMENTALE garantire le pause lavorative per il ristoro, l’adeguata dotazione di dispositivi di protezione individuale (DPI) – come i filtri UV per chi lavora all’esterno – e procedere alla revisione e all’efficientamento degli impianti di condizionamento e di ricambio d’aria. Al tempo stesso, è necessario ottimizzare gli spazi interni, come uffici, spogliatoi e sale mensa, per assicurare condizioni di lavoro salubri e sicure.
È NECESSARIO sollecitare le aziende enti e strutture pubbliche e private ad aggiornare il Documento Valutazione dei Rischi (o comunque verificare che sia stato fatto) e mettere in atto tutti gli interventi correttivi in esso previsti.
Proteggere lavoratrici e lavoratori dalle ondate di calore, in ambienti aperti ma anche in ambienti chiusi, è un obbligo datoriale. Pretendi di lavorare in condizioni sicure, anche per quello che riguarda il caldo.
Roma, 26 giugno – “Sono tante le problematiche che investono il corpo nazionale dei vigili del fuoco e che, dopo anni di rivendicazioni, rimangono tutt’oggi inascoltate: l’uso spropositato degli straordinari per sopperire alla carenza di personale, la chiusura di diverse sedi, un contratto che mortifica la loro professione e la continua esposizione ai rischi”. Questo il quadro fornito dal Coordinatore nazionale dei Vigili del Fuoco della Fp Cgil, Mauro Giulianella, che prosegue: “Siamo appena all’inizio dell’estate, comincia il periodo degli incendi boschivi, periodo particolarmente complesso per il corpo. È questo il momento di dare loro risposte”.
“Tra 4 anni, a causa dei numerosi pensionamenti, il corpo nazionale dei Vigili del fuoco andrà sotto di circa 15 mila unità. Per sopperire alla carenza di personale, si sta facendo un uso sconsiderato degli straordinari, estenuanti per chi lavora in quelle condizioni, e si stanno chiudendo diversi distaccamenti. Eppure sono anni che rivendichiamo una dotazione organica di 40 mila unità operative e 5 mila nel ruolo tecnico professionale”, spiega Giulianella. “Come se non bastasse – prosegue -, neppure dal punto di vista economico i vigili del fuoco ricevono il giusto riconoscimento per il lavoro che svolgono. Sono infatti stati sviliti da un rinnovo contrattuale, che ci siamo rifiutati di firmare, che penalizza i loro stipendi del 10% rispetto al costo della vita. E anche la legge delega, che avrebbe dovuto dare nuove risposte su ordinamento e crescita professionale, è in realtà ancora ferma. È infine cruciale il tema della salute e della sicurezza di chi opera ogni giorno mettendo a rischio la propria vita per aiutare le persone, spesso in ambienti e condizioni poco salutari. Il nostro obiettivo è quello di evitare loro la continua esposizione a fattori di rischio e di monitorare il loro stato di salute – spiega Giulianella -. Abbiamo chiesto che tutto il personale sia sottoposto a screening sanitari per determinare il rischio di contaminazione da PFAS, POPS e particelle tossiche e cancerogene provenienti dai fumi e dall’amianto, ma non è arrivata alcuna risposta. Non solo, i vigili del fuoco non hanno diritto all’assicurazione INAIL contro gli infortuni e le malattie professionali ma hanno accesso ad un sistema di assicurazioni private e commissioni mediche che non garantiscono lo stesso trattamento che spetta a tutti gli altri lavoratori”.
“L’Amministrazione e il Governo diano risposte concrete a coloro i quali, ogni giorno, garantiscono il soccorso al Paese. Basta annunci cui non conseguano azioni concrete. È necessario che si agisca per il bene di tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che operano, con professionalità e coraggio, al servizio della cittadinanza”, conclude.
“Per rinnovare il contratto di professionisti che sono, con gli altri, il cuore pulsante dei servizi sanitari, servono adeguate risorse economiche” lo dichiara Andrea Filippi Segretario Nazionale Fp Cgil Medici, Veterinari e Dirigenti SSN, che continua
“nessuna organizzazione sindacale dovrebbe accettare un contratto al ribasso che umilia le retribuzioni di professionisti che hanno già gli stipendi più bassi d’Europa”.
“Anche se siamo ancora in attesa dell’Atto d’Indirizzo che dovrebbe definire le direttive e le risorse per il rinnovo del Contratto dell’Area Sanità, siamo molto preoccupati dopo la sottoscrizione da parte di alcune organizzazioni sindacali dell’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto 2022/2024 del comparto sanità, che di fatto definanzia gli aumenti contrattuali di ben 11 punti percentuali rispetto all’inflazione registrata nel triennio” precisa Filippi.
“Davanti a questo desolante scenario che mortifica ancora una volta il salario dei professionisti non possiamo che rivolgerci a tutte le lavoratrici ed a tutti i lavoratori dell’Area dei Dirigenti Medici, Veterinari, Sanitari e delle Professioni Sanitarie, ed a tutti i loro rappresentanti, perché non si pieghino ad accettare condizioni unilaterali così al ribasso”
“Da anni lamentiamo il definanziamento del SSN, il taglio al personale, il blocco del salario accessorio, il furto delle eccedenze orarie a favore di gettononisti o di improvvisati mercenari che rendono i servizi pubblici sempre meno attrattivi per chi al contrario crede nel valore sociale della professione; da anni chiamiamo tutti a raccolta in occasione di ogni legge di bilancio per chiedere le risorse necessarie a salvare il nostro SSN; quindi non capiamo perchè ora dovremmo accettare passivamente un contratto, quello 2022-2024, fortemente definanziato, per catapultarci di fretta in un contratto, quello 2025-2027, anch’esso ancora definanziato” incalza la Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN.
“Peraltro, allo stato attuale, l’avvio della trattativa dell’Area è fortemente minata dalle sperequazioni che insistono nelle retribuzioni dei professionisti, vedasi le differenze che stiamo cercando di colmare sulle indennità di specificità dei Dirigenti Sanitari e sull’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie; al contrario oggi l’aumento disposto nell’ultima legge di bilancio per l’indennità di specificità di medici e veterinari con un finanziamento aggiuntivo di 327 milioni di euro dal 2026, non è stato ancora finanziato per i Dirigenti sanitari, così come non c’è traccia alcuna del finanziamento, comunque minimo, per l’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie” chiarisce il segretario.
“Non abbiamo nessuna fretta di sottoscrivere un contratto definanziato, anche perché parte degli aumenti dello stipendio tabellare sono già presenti in busta paga, in virtù dell’anticipo predisposto dal Governo nella legge di bilancio 2024: infatti con le attuali risorse, l’aumento del tabellare probabilmente sarà inferiore ai 250 euro lordi, ma oggi ne stiamo già percependo 121, per cui la differenza reale di quanto aumenteranno le buste paga sarà veramente irrisoria; così come irrisori sono gli arretrati a tutt’oggi maturati. Insomma, non capiamo davvero perchè dovremmo accettare le condizioni unilaterali proposte dal Governo, abdicando al nostro dovere sindacale di negoziare fino alla fine, con risorse inferiori di 11 punti rispetto all’inflazione, con la metà degli aumenti tabellari già percepiti in busta paga, con pochissimi arretrati, senza indennità di specificità e di esclusività finanziate per tutti i Dirigenti, né ci convince la narrazione di anticipare il contratto 2025-2027 che, come detto è anche questo ancora definanziato”.
“L’atto di indirizzo non è ancora uscito, la trattativa non è ancora partita, margini per migliorare le condizioni economiche e normative ci sono, ora si tratta di fare sindacato per lottare per davvero per le richieste che ci arrivano dai professionisti: risorse contrattuali adeguate, sblocco del salario accessorio, finanziamento indennità di specificità e di esclusività per tutti i Dirigenti dell’Area, migliori condizioni di lavoro, più chiarezza sull’eccedenza oraria che le Aziende continuano ad utilizzare in modo discrezionale, nonostante le innovazione introdotte del ccnl 2019/2021. Il ministro Schillaci cosa dice ai colleghi? Che si devono accontentare o ci convoca e si impegna a trovare una soluzione dignitosa per la categoria?”.
Lunedì 23 giugno alle ore 16.00, presso la Sala Berlinguer della Camera dei Deputati (ingresso da Via degli Uffici del Vicario, 21), si svolgerà una conferenza stampa promossa dalla Funzione Pubblica Cgil in occasione della Giornata internazionale dei servizi pubblici.
“Abbiamo letto con stupore le dichiarazioni del presidente di Aiop Gabriele Pellissero durante la presentazione del rapporto annuale del Centro Studi Aiop, occasione nella quale ha fatto un chiaro riferimento al ‘potere d’acquisto delle famiglie’ e spesa privata. Peccato che il presidente di Aiop non abbia mostrato la stessa attenzione nell’evidenziare il collegamento tra potere d’acquisto delle famiglie e contratti. Ricordiamo infatti che ai dipendenti delle strutture Aiop viene negato il rinnovo del contratto: di fatto, il potere d’acquisto di lavoratrici e lavoratori Aiop è fermo in un caso a 13 anni fa e in un altro a 7 anni fa (a seconda dei contratti). Per loro non vale il discorso del potere d’acquisto?”.
Lo scrive in una nota la Segretaria nazionale Fp Cgil Barbara Francavilla.
“Pellissero iniziasse ad occuparsi dei dipendenti della sanità privata e delle rsa, parliamo di oltre 200mila persone: sicuramente potrebbe rappresentare un interessante contributo per far ripartire il pil in Italia. Allo stesso modo – prosegue – riteniamo che le contestuali affermazioni del sottosegretario alla Salute Gemmato avrebbero dovuto tener conto che questi soggetti privati ai quali lui stesso fa riferimento (“sanità privata accreditata è alleato per risolvere alcune criticità del Ssn”) e ai quali nelle diverse regioni è affidata buona parte del servizio sanitario nazionale, non rinnovano i contratti e non vogliono nemmeno aprire i tavoli di confronto. Chiusura totale. La verità è solo una: è necessaria una presa di posizione chiara che preveda un vincolo per gli accreditamenti nelle diverse regioni al contratto applicato e al suo rinnovo. E’ ora di finirla con questo atteggiamento silenzioso: bisogna assumersi una responsabilità nei confronti di chi viene pagato con soldi pubblici ma si determina regole a parte. Ministero e Conferenza delle Regioni devono contrastare chi agisce con questa logica. Serve responsabilità nei confronti di cittadine cittadini, di lavoratrici e lavoratori, di un intero Paese”.
“Nel pomeriggio della giornata di oggi abbiamo sottoscritto definitivamente all’ARAN l’ultima sequenza contrattuale ad integrazione del CCNL Funzioni Centrali 2019-2021, questa per ENAC, ANSV ed ANSFISA. Confermiamo il nostro giudizio espresso in sede di sottoscrizione della preintesa sul medesimo testo lo scorso 25 novembre, ora però le amministrazioni interessate devono procedere subito a dare piena applicazione alle disposizioni della sequenza contrattuale, dal nuovo ordinamento professionale, con particolare riguardo alla salvaguardia delle particolari specificità di alcune figure professionali che svolgono funzioni ispettive e richiedono elevate conoscenze delle materie oggetto dell’attività istituzionale dei tre enti, alla strutturazione attraverso la contrattazione integrativa di tutti gli strumenti previsti dal CCNL Funzioni Centrali 2019-2021, dagli incarichi di tipo professionale e organizzativo alle specifiche responsabilità, oltre all’attribuzione dei differenziali stipendiali sia per il personale in servizio che per i neoassunti”.
Lo scrive in una nota il Segretario nazionale Fp Cgil, Florindo Oliverio.
“Rileviamo tuttavia l’anomalia di aver sottoscritto un contratto, quello 2022-2024, senza aver concluso prima l’iter di tutte le code contrattuali, lasciando le lavoratrici ed i lavoratori di ENAC, ANSV ed ANSFISA tra le incertezze applicative e con differenze di trattamento tra personale dello stesso Comparto, il tutto per la fretta delle organizzazioni sindacali firmatarie di chiudere le trattative ed aderire alla proposta irricevibile del Governo di riconoscere solo un terzo dell’inflazione maturata durante lo stesso periodo. Noi invece continuiamo la nostra azione al fianco di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Funzioni Centrali, senza lasciare indietro nessuno”, conclude Oliverio.
I sindacati: “Proposta insoddisfacente, serve un rinnovo dignitoso del contratto per oltre 10mila lavoratori”
Le organizzazioni sindacali di categoria Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs hanno proclamato lo stato di agitazione nazionale di tutto il personale impiegato nelle strutture aderenti ad ANASTE, l’Associazione Nazionale Strutture Territoriali e per la Terza Età, o che comunque applicano il Ccnl.
La decisione è stata assunta a seguito dell’ultimo incontro tra le parti, svoltosi il 10 giugno, nel quale ANASTE ha avanzato una proposta di rinnovo contrattuale giudicata insoddisfacente dalle organizzazioni sindacali. L’offerta prevede un incremento retributivo di 55 euro sul tabellare per il livello 4 full time, da riparametrare sugli altri livelli, un contributo di 5 euro per l’assistenza sanitaria integrativa, una una tantum da 200 euro sotto forma di welfare aziendale e il pagamento al 75% del terzo e quarto evento di malattia.
Per le organizzazioni sindacali si tratta di una proposta del tutto inadeguata e insufficiente, che non riconosce la professionalità e l’impegno quotidiano dei circa 10.800 lavoratori coinvolti. Una proposta tanto più inaccettabile se confrontata con i rinnovi contrattuali già sottoscritti nel settore sociosanitario, come quelli di Uneba, Cooperative Sociali, Valdesi, Anffas e Agidae, che hanno previsto aumenti economici tra il 10,4% e il 12,6% sul tabellare, oltre a significativi miglioramenti normativi.
Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs ricordano inoltre che da tempo è stato rivendicato il miglioramento del trattamento di malattia, con la corresponsione del 100% della retribuzione, senza che vi sia stata alcuna apertura da parte della controparte.
Il rifiuto di ANASTE di sottoscrivere un rinnovo contrattuale in linea con i principali Ccnl del comparto sociosanitario determina una forte preoccupazione per lo stato del confronto negoziale.
Le organizzazioni sindacali denunciano il rischio di un ulteriore esodo del personale, già oggi sottoposto a carichi di lavoro gravosi, con conseguenze pesanti sulla qualità dell’assistenza erogata agli utenti, perlopiù soggetti fragili e non autosufficienti.
Conseguentemente alla proclamazione dello stato di agitazione, è stata formalizzata la richiesta di avvio delle procedure di raffreddamento e conciliazione previste dalla Legge 146/90 e successive modificazioni.