covid

Fin dai primi giorni della diffusione dell’epidemia, poi divenuta pandemia, la Fp Cgil ha acceso un faro sulla questione della necessità di tutelare lavoratrici e lavoratori dal contagio da SARS COV 2, comunemente detto COVID-19.

L’adozione dei protocolli sottoscritti tra Cgil Cisl Uil e Governo, quali (a titolo di esempio) quello del 14 Marzo (misure di contrasto e contenimento della diffusione negli ambienti di lavoro, integrato il 24 Aprile), 24 Marzo (misure per Sanità, Socio Sanitario, Socio Assistenziale), 3 Aprile (misure per la tutela della salute e della sicurezza dei dipendenti pubblici), 24 Luglio (rientro in sicurezza) ha permesso di intervenire in modo determinante su aspetti tecnico/organizzativi nel contrasto al Virus.

La revisione del Documento di Valutazione dei Rischi con tutto il portato in materia di prevenzione, ha coinvolto tutte le figure di rappresentanza dei lavoratori: rls, rsu, delegati, funzionari, e su questa partita abbiamo consolidato il concetto di necessità di monitoraggio costante dell’efficacia ed efficienza delle azioni.

Stiamo facendo un lavoro fondamentale per il mondo del lavoro pubblico. Stiamo cercando di tutelare la salute delle lavoratrici, dei lavoratori, di donne e uomini, bambini ed anziani.

La nostra battaglia prosegue. Abbiamo bisogno di eradicare questa minaccia globale, che attacca le persone sia sul lato della salute che su quello dell’economia. Abbiamo bisogno di intensificare gli sforzi per uscire il prima possibile da questo triste momento, in attesa che la migliore delle armi in nostro possesso, il vaccino, possa ridare a tutti gli esseri umani la capacità di tornare ad una normalità di vita.

“Nei lavori di assistenza alla persona è necessario innalzare il livello di protezione”

È indubbio che in molte attività lavorative che riguardano settori che si occupano di assistenza alla persona il tema del distanziamento tra persone (che come sappiamo è uno degli elementi di prevenzione a maggior efficacia nella trasmissione del Virus) va declinato diversamente innalzando il livello di protezione. Particolare attenzione va posta sui Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), i quali devono essere idonei ed efficaci.

Tale sottolineatura è importantissima dal punto di vista pratico. Con una posizione indotta dalla carenza di FFP2, l’OMS già ad inizio Marzo 2020 ha reso idonee le mascherine chirurgiche assimilandole ad un DPI, sebbene nascano come dispositivi medici (con diverse varianti a seconda delle caratteristiche di impermeabilità, stratificazione dei filtranti, ecc), quindi a tutela del paziente, più che dell’operatore.

“Le varianti sembrano avere una trasmissibilità maggiore. È necessario l’utilizzo delle ffp2”

Questo poteva avere un senso quando la “barriera” doveva essere efficace contro il “droplet” (le goccioline espulse con tosse, starnuti, per semplificare al massimo il concetto). Oggi però le varianti sembrano avere una capacità di trasmissibilità maggiore e quindi è supponibile che la capacità del virus di circolare si sia modificata (cfr. BMJ 2021; 372: n230; BMJ 2021;372:n288). Ad oggi quindi non è chiaro, sebbene supponibile, se la trasmissione possa avvenire air-borne (molto più invasivo rispetto al droplets) ed in assenza di questa chiarezza deve valere il principio di precauzione che vedrebbe necessario perlomeno l’utilizzo delle mascherine ffp2.

In data 9 Settembre 2020 il British Medicine Journal (BMJ2020;370:m3526) ha pubblicato uno studio in cui è evidenziato che il personale operante nelle terapie intensive veniva infettato meno del personale operante nelle medicine. Cosa significhi è chiaro. Nelle terapie intensive vengono indossati DPI di categoria superiore (maggiore livello di protezione) e questi proteggono perfino in ambienti ad altissimo rischio.

“Le mascherine chirurgiche possono risultare del tutto inadeguate”

Questa mutata condizione ci induce a pensare con ancor più convinzione, che si possa verificare anche un problema di saturazione ambientale in molti contesti chiusi, e che le valutazioni debbano tenere conto della capacità di ricambi d’aria dei vari luoghi di lavoro e che le mascherine chirurgiche possano risultare del tutto inadeguate.

Sarebbe pertanto di buon senso, oltre che fondato su evidenze scientifiche, l’utilizzo diffuso delle FFp2 che peraltro oggi sono comunemente reperibili sul mercato. Sebbene i costi siano giudicati elevati per molti datori di lavoro, rimane prioritario in questo momento comprendere che la spesa per la corretta ed efficacia prevenzione in questa fase è non solo un risparmio per la gestione complessiva dell’emergenza sanitaria ma aiuta ad accelerare l’efficacia delle misure di contrasto all’emergenza economica e sociale.

Al lavoro Sicuri, per garantire la Sicurezza di tutti.

Mancano le risorse, organico insufficiente, età media elevata

“Un contratto fermo da 10 anni, risorse che diminuiscono, un organico anziano e non sufficiente. Ora basta, scioperiamo”. Queste le ragioni della Funzione Pubblica Cgil Medici e Dirigenti Ssn al centro dello sciopero nazionale di 24 ore in programma domani (venerdì 23 novembre). Medici, veterinari e dirigenti sanitari incroceranno le braccia, garantendo i servizi minimi essenziali, per rivendicare il rinnovo di un contratto fermo da dieci anni, “l’unico del pubblico impiego a non essere ancora stato rinnovato”, spiega il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti del Servizio sanitario nazionale, Andrea Filippi.

Non solo, Filippi sottolinea anche come “l’età media del personale medico superi ormai i 53 anni e per i prossimi due anni sono previsti circa 10 mila nuovi pensionamenti, destinati ad aumentare per effetto dell’annunciata introduzione della quota 100”. Un disagio che si somma alle vaste sacche di precariato che la categoria paga. “Il 10% del personale della Dirigenza è ancora precario – fa notare Filippi -, la gran parte soggetta a contratti atipici. Così come mancano all’appello 2.200 borse di specializzazione”.

Se questo è il quadro, si sommano poi le risorse inadeguate sul Fondo sanitario nazionale. “Governo e Regioni – osserva il dirigente della Fp Cgil Medici – continuano a litigare per stabilire chi debba mettere le risorse, mentre i fondi per il personale della dirigenza sono stati impoveriti di circa un miliardo di euro”. Queste le ragioni, ovvero finanziamenti adeguati per il Fondo sanitario nazionale, assunzioni per garantire il diritto alla cura e il diritto a curare, il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. “Il ‘Governo del cambiamento’ continua a definanziare il servizio sanitario pubblico a danno della cittadinanza e a beneficio del privato. Il lavoro dei professionisti che da anni garantiscono il diritto alla salute è umiliato da condizioni di lavoro inaccettabili e da retribuzioni economiche mortificanti rispetto a quelle del privato e degli altri paesi europei. È tempo di un intervento incisivo”, conclude Filippi.

Tante le iniziative in programma in tutto il Paese, a Roma appuntamento domani alle ore 11.30 per una conferenza stampa di medici, veterinari e dirigenti sanitari presso l’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini in via Bernardino Ramazzini 80 al Centro formazione al IV piano del Padiglione Puddu. Aderiscono allo sciopero proclamato dall’Aaroi-Emac: Anaao Assomed, Cimo, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Fvm Federazione veterinari e medici, Fassid (Apiac – Upi – Simet – Sinafo – Snr), Cisl Medici, Fesmed, Anpo – Ascoti – Fials Medici, Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica veterinaria sanitaria Uil Fpl.

Venerdì 23 novembre si asterranno dal lavoro i medici, veterinari e dirigenti sanitari di tutte le sigle sindacali aderendo alla giornata di Sciopero già proclamata dall’AAROI-EMAC, condividendone le principali motivazioni.

Nel frattempo resta fermo lo stato di agitazione delle categorie professionali e sono confermate tutte le azioni sindacali già in essere:

  • il blocco degli straordinari in tutte le aziende sanitarie
  • l’astensione dalle attività non comprese nei compiti di istituto
  • la richiesta da parte dei dirigenti di usufruire di tutti i giorni di ferie accumulate
  • il pagamento di tutti i turni guardia eccedenti l’orario contrattuale;
  • le assemblee nei luoghi di lavoro;
  • l’Assemblea pubblica a Roma il 14 novembre ore 10.00 presso il cinema Nuovo Olimpia cui saranno invitati gli esponenti di tutti i gruppi politici che siedono in Parlamento;
  • Sciopero Nazionale di 24 ore venerdi 23 novembre

Assunzioni, specializzazioni e contratti, sono i tre nodi che rischiano di mettere in crisi il Servizio Sanitario Nazionale e che non vengono affrontati, se non in minima parte, dalla manovra. Noi proseguiamo lo sciopero bianco: stop agli straordinari“. Questa la denuncia della Fp Cgil Medici, riportata dall’Ansa.

“Alla sanità per il 2019 arriverà solo 1,14 miliardi e 4 miliardi e mezzo in 3 anni – spiega Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici -, ma questo non è nulla di più di quanto già previsto dalla precedente legge di bilancio del governo Gentiloni e niente di comparabile a quanto serve“. In particolare, “briciole per le borse di specializzazione, poiché ne sono previste solo 900 per 4 anni per una spesa di 20 milioni euro l’anno, quando è noto che di borse di specializzazione rispetto al fabbisogno su tutto il territorio nazionale ne servirebbero almeno 2500“. Nella Manovra sono previsti 10 milioni di euro per le borse di Medicina Generale e fondi per la riqualificazione delle strutture sanitarie obsolete. Ma “nulla sul contratto dei medici scaduto da 10 anni e nulla sulle assunzioni necessarie per garantire il ricambio generazionale dopo anni di blocco del turnover”.

A fronte di questa situazione e in vista dello sciopero di 24 ore previsto per novembre, prosegue la mobilitazione lanciata poche settimane fa. “Sono in corso da giorni gli stop agli straordinari e l’utilizzo delle ferie che finora molto spesso non venivano godute per far fronte alle necessità di coprire i turni: stiamo cercando di mostrare cosa accade se ci riprendiamo i nostri diritti” conclude Filippi.

“Condividiamo le proposte del Ministro Grillo riguardo la stabilizzazione dei medici della Medicina Generale. Siamo sempre stati favorevoli a provvedimenti che prevedano il giusto riconoscimento e la valorizzazione dell’esperienza di quei professionisti che da anni garantiscono la continuità dei servizi nonostante la precarietà del rapporto di lavoro” fa sapere Andrea Filippi, segretario nazionale della Funzione Pubblica Cgil Medici e Dirigenti Sanitari.

“Il personale medico precario ha assicurato nel corso degli ultimi anni il mantenimento dei livelli di assistenza, in particolare della rete dell’emergenza e dell’urgenza territoriale, maturando competenze oggi indispensabili al servizio sanitario nazionale. Proprio per questo crediamo sia indispensabile mettere in campo quelle misure che, nel rispetto dei principi di meritocrazia, diano certezze ai medici precari attraverso procedure di stabilizzazione già applicate in altri ambiti del Ssn grazie alla Legge Madia”.

“La stabilizzazione consentirebbe da una parte di guardare con più tranquillità al futuro del Ssn e dall’altra sarebbe il giusto riconoscimento per i medici che con impegno e professionalità garantiscono l’assistenza della cittadinanza” conclude Filippi.

“È necessario un drastico cambio di rotta: ripartire dagli standard di personale per specialistica, per il completamento delle stabilizzazioni dei precari e per l’avvio di uno straordinario piano assunzionale che preveda anche l’allargamento delle borse di specializzazione. Queste le premesse indispensabili anche all’individuazione di interventi urgenti e transitori tesi a colmare le gravi carenze che affliggono alcuni servizi sanitari”. Lo affermano Andrea Filippi della Fp Cgil medici, Biagio Papotto della Cisl medici e Roberto Bonfili della Uil Fpl medici, in merito alle audizioni separate delle Organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria in tema di carenza di medici specialisti del Servizio Sanitario Nazionale che si sono svolte oggi 30 Agosto presso il Ministero della Salute.

La Fp Cgil medici e dirigenti SSN, la Cisl medici e la Uil Fpl medici, hanno presentato una proposta unitaria “per risolvere il grave problema della carenza del personale della Dirigenza del SSN che da anni affligge i servizi, in particolare quelli di emergenza urgenza, frutto dei tagli lineari fatti in questi anni al personale anche in virtù di un indiscriminato blocco del turn-over”. Una proposta “che vuole mantenere coerenza fra le esigenze di programmazione e di riorganizzazione del SSN e quelle che per caratteristiche di urgenza richiedono più rapidi tempi di attuazione”.

“Riteniamo quindi indispensabile che il confronto si articoli su un programma di ampio respiro che nel risolvere le problematiche emergenti sappia investire sul futuro del Servizio Sanitario. Le nostre proposte si situano in una cornice di riferimento che contiene alcuni presupposti fondamentali: definizione degli standard di fabbisogno di personale specifici per ciascuna specializzazione; accesso al Servizio Sanitario Nazionale consentito solo al conseguimento di una specializzazione o di corsi di formazione di medicina generale, per garantire il completamento dei percorsi formativi, ma soprattutto nel rispetto dei titoli necessari all’accesso alle procedure concorsuali per le assunzioni di personale a tempo determinato e/o indeterminato; trasformazione dei corsi di formazione in medicina generale in scuole di specializzazione con standard formativi e retributivi sovrapponibili a quelle esistenti; revisione del fabbisogno di personale della Dirigenza Medica e Sanitaria anche per l’adeguamento del numero dei contratti di formazione specialistica corrispondenti alle reali esigenze registrate su tutto il territorio nazionale; rinnovamento dei percorsi formativi delle scuole di specializzazione che devono travalicare i confini dei Policlinici Universitari e inserirsi nelle realtà Territoriali ed Ospedaliere dei Servizi Sanitari Regionali anche al fine di consentire una più fluida integrazione ed un maggior spettro di esperienze formative dei giovani medici”.

Da queste preliminari considerazioni, fanno sapere Fp Cgil medici e dirigenti SSN, la Cisl medici e la Uil Fpl medici, “riteniamo sia indispensabile avviare un piano strategico che si articoli su alcuni punti fondamentali: superamento del vincolo dell’1,4% per la spesa del personale imposto alle regioni dal patto della salute del 2001, ed avvio di un piano straordinario di assunzioni di personale a tempo indeterminato in parallelo al completamento dei percorsi di stabilizzazione dei Dirigenti precari; incremento del numero delle borse disponibili per le scuole di specializzazione, 9000 per quelle di formazione specialistica, 3000 per quelle di formazione di medicina generale; utilizzo, in via esclusivamente transitoria ed in assenza di graduatorie utili e vigenti, delle graduatorie della specialistica ambulatoriali per assunzioni di personale dipendente a tempo indeterminato nella cornice contrattuale del CCNL della Dirigenza Medica e Sanitaria, con la possibilità della trasformazione dei contratti in convenzione di tipo parasubordinato della specialistica ambulatoriale in essere, in contratti di tipo subordinato propri della dipendenza. A tal proposito si precisa che l’accesso lavorativo negli Ospedali del SSN deve essere consentito esclusivamente per mezzo di assunzioni in ruolo previste dal CCNL; utilizzo a livello nazionale di tutte le graduatorie aziendali utili e vigenti per mezzo di una banca dati centralizzata e costantemente aggiornata presso il Ministero della Salute; revisione del riconoscimento delle equipollenze specialistiche al fine di garantire risposte ai servizi sanitari con più evidente sofferenza di personale”.

“Abbiamo chiesto e ribadito l’importanza dell’apertura di un tavolo di confronto tecnico urgente e serrato che individui soluzioni a quelle problematiche che denunciamo da anni: integrare gli organici, aumentare i posti per le specializzazioni, ridare sicurezza ai luoghi di lavoro, restituire dignità alla professione dei Dirigenti del SSN a partire dal rinnovo contrattuale ancora dopo dieci anni, ingiustificatamente bloccato”, concludono Filippi, Papotto e Bonfili.

Bisogna ristabilire puntualità nei pagamenti e contrattazione

“Da circa un anno è in corso la trattativa per il rinnovo della convenzione tra Inps e medici di medicina fiscale. Nonostante abbiamo denunciato un difetto di procedura dell’individuazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali che si occupano di contrattazione, Inps non ha voluto risolvere il problema nei tavoli di trattativa e ad oggi la questione è in carico ai tribunali” spiega la Funzione Pubblica Cgil.

“Ora la trattativa è paralizzata a danno dei lavoratori che da anni aspettano una convenzione che tuteli i medici fiscali e garantisca l’efficienza del servizio. Medici che prestano un servizio fondamentale per lo Stato, senza diritti e senza tutele, mettendo anche a rischio la propria incolumità. Infatti sono ormai quotidiani i casi di aggressioni ai medici fiscali. E al danno si aggiunge anche la beffa in quanto questi lavoratori stanno subendo gravi ritardi nei pagamenti delle prestazioni e dei rimborsi delle spese sostenute per le visite”.

Conclude la Fp Cgil: “Sono queste le ragioni per cui abbiamo dovuto procedere alla messa in mora di Inps per mezzo di diffida ad adempiere gli obblighi retributivi. Dopo un lungo travaglio ci aspettiamo da parte di Inps una dimostrazione di buon senso, che ristabilisca la puntualità nei pagamenti e che riattivi quel percorso di contrattazione allo scopo di dare ai medici fiscali una convenzione di lavoro che sia rispettosa della dignità della persona e che tuteli i diritti fondamentali dei lavoratori”.

‘Chi si cura del dottore? per orientarsi nel mondo della previdenza di categoria

‘Chi si cura del dottore?’. Arriva la nuova guida digitale ragionata alla fondazione Enpam, l’Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri, prodotta dalla Fp Cgil Nazionale. Si arricchisce così l’offerta editoriale della categoria dei servizi pubblici della Cgil sul versante previdenziale con una nuova pubblicazione di ‘Orizzonte Pensioni’, questa volta specifica per medici e odontoiatri, aggiornata all’ultima legge di Bilancio.

A cura delle Politiche Orizzontali della Fp Cgil Nazionale, la guida ‘Chi si cura del dottore?’ offre tutte le informazioni necessarie per orientarsi nel complesso mondo della previdenza di categoria. Qualsiasi medico, infatti, scrive il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi nell’introduzione, “si trova nella sua carriere a doversi districare nei meandri spesso inestricabili della varietà dei fondi e dei contributi che a seconda delle differenze contrattuali sono dovuti all’Enpam”.

La Fp Cgil ha così registrato, scrive ancora Filippi, “i quesiti più frequenti provenienti dagli iscritti e ha voluto dare corpo e omogeneità alle risposte che, nella loro coerenza, evidenziano le criticità e forniscono un mezzo utilissimo per orientarsi in un mondo spesso sconosciuto”. Prosegue così e incrementa, dopo il lancio della ‘Guida per i delegati’, nonché ‘Orizzonte Pensioni – Metti al sicuro la tua pensione’, l’offerta editoriale (ovviamente scaricabile gratuitamente) della Fp Cgil con questa nuova guida dal titolo ‘Chi si cura del dottore?’.

Scarica la guida ‘Chi si cura del dottore?’

Ennesimo episodio di violenza contro il personale sanitario. Ne abbiamo sentiti tanti negli ultimi tempi. Secondo i dati raccolti, sono 39 le aggressioni avvenute nel solo 2018. Quasi due aggressioni a settimana. In un anno si contano circa 1.200 atti di aggressione ai danni degli operatori sanitari, tra medici, infermieri, farmacisti e altri professionisti del settore. Vi sono circa tre episodi di violenza al giorno, dalle percosse fino ai tentativi di stupro. Questa la fotografia scattata grazie ai dati Inail, confermati dal ministero della Salute.

L’ultimo episodio si è verificato la notte del 28 maggio, dopo le 23, nel centro storico di Napoli dove una ‘flotta’ di moto ha assediato il pronto soccorso dell’ospedale Vecchio Pellegrini e sequestrato un’ambulanza, minacciando l’autista del mezzo.

Il caso di Napoli.
Tutto è cominciato da un incidente tra due moto, nei quartieri spagnoli della città, dal quale un ragazzo di 17 anni era rimasto gravemente ferito. Dopo l’accaduto decine di persone hanno impugnato i propri motorini e hanno letteralmente assediato il pronto soccorso del Pellegrini e assalito l’ambulanza più vicina, sequestrando l’autista, allo scopo di sottrarla per prestare soccorso al 17enne.

Secondo la testimonianza di due operatori del Pellegrini, l’ambulanza aveva appena portato in pronto soccorso un uomo in condizioni molto gravi, infartuato, che era stato portato via con la barella. Per questo il mezzo ne era sprovvisto, ma con un metodo ‘fai da te’ il gruppo di motociclisti avrebbe afferrato una lettiga qualsiasi del pronto soccorso per caricarla sul mezzo. Lettiga troppo grande che ha danneggiato l’auto dei soccorsi.

Nel frattempo altre due ambulanze di ospedali vicini, che avevano risposto alla chiamata di emergenza, sono arrivate nel luogo dell’incidente e sono state assaltate dalla folla. Il ragazzo, non ancora maggiorenne, è stato portato in ospedale ed è morto in rianimazione. Ma nel frattempo le tensioni sono proseguite: un gruppo consistente di amici e parenti ha assediato il cortile del pronto soccorso, imprecando e inveendo contro tutti, facendo vivere momenti di grande tensione al personale ospedaliero.

Il personale del Pellegrini.
Dopo l’aggressione a 5 infermieri dello scorso 8 aprile proprio al Vecchio Pellegrini di Napoli, il personale è stanco e preoccupato. “Non è la prima volta che andiamo incontro a questi episodi – commenta Armando, coordinatore della direzione infermieristica dell’ospedale – Purtroppo si ripetono con una certa frequenza. L’episodio del mese scorso ha avuto una certa risonanza grazie ai mass-media, ma per uno di cui si parla ne accadono molti altri che rimangono nel silenzio assoluto”.

“Noi siamo un presidio molto esposto a questo tipo di fenomeno avendo intorno quartieri molto caldi” aggiunge Gino, infermiere dell’ospedale. “Già ci sono difficoltà per la carenza di personale, e lavoriamo con estrema difficoltà. Questo non fa altro che aggravare la situazione. Adesso abbiamo un mezzo danneggiato e questo si riversa sull’utenza. Siamo seriamente preoccupati” conclude Armando.

Proseguono gli infermieri: “Siamo troppo spesso bersaglio di reazioni spropositate di pazienti o familiari e molti hanno subito aggressioni fisiche. Non vogliamo che il nostro posto di lavoro diventi una trappola per gli operatori, esigiamo che sia un luogo armonico e sicuro in cui prenderci cura dei cittadini in modo efficiente”.

Conclusioni.
“Siamo di fronte all’ennesimo atto di aggressione nei confronti di personale sanitario – commenta Michele Vannini, della Funzione Pubblica Cgil -, uno stillicidio che vede coinvolti in prima persona professionisti che operano in carenza di mezzi e di organico e che, per paradosso estremo, sono costretti a temere per la propria incolumità mentre curano cittadini, quasi operassero nello scenario di un conflitto.
Ma, in fondo, proprio di un conflitto si tratta: quello fra il dovere di garantire salute e i persistenti tagli che hanno ridotto all’osso il Servizio Sanitario Nazionale”, questo il quadro della Sanità Pubblica denunciato dalla categoria.

“Questo, ovviamente, non attenua la nostra più ferma condanna di fronte a scene come quelle avvenute ieri a Napoli – sottolinea Vannini – ma è ora che si alzi forte la voce delle istituzioni affinché si adottino tutte le iniziative perché i professionisti della sanità, pubblica e privata, possano svolgere il proprio lavoro in totale sicurezza. Noi, per parte nostra, oltre ad esprimere la nostra vicinanza agli aggrediti, opereremo perché dalle parole si passi finalmente ai fatti”.

Tiene però a specificare Andrea Filippi, della Funzione Pubblica Cgil Medici, che si registra “un pericolosissimo aumento delle aggressioni a danno degli operatori. Al di là quindi dei procedimenti che mettano i servizi in sicurezza, si pone il grave problema dei disservizi causati dal sovraccarico lavorativo e dai tagli al personale. Gli operatori sono esposti al front office con l’utenza senza avere né strumenti né tempo per rispondere alle richieste”. Aggiunge Filippi: “Non trascuriamo infine i tagli subiti dal personale preposto alla sicurezza”.

In ogni caso, fa sapere Vannini, prendersi cura degli operatori affinché svolgano in sicurezza il proprio lavoro sarà un tema di confronto centrale per le Rsu nella contrattazione integrativa.

X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto