Mancano le risorse, organico insufficiente, età media elevata

“Un contratto fermo da 10 anni, risorse che diminuiscono, un organico anziano e non sufficiente. Ora basta, scioperiamo”. Queste le ragioni della Funzione Pubblica Cgil Medici e Dirigenti Ssn al centro dello sciopero nazionale di 24 ore in programma domani (venerdì 23 novembre). Medici, veterinari e dirigenti sanitari incroceranno le braccia, garantendo i servizi minimi essenziali, per rivendicare il rinnovo di un contratto fermo da dieci anni, “l’unico del pubblico impiego a non essere ancora stato rinnovato”, spiega il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti del Servizio sanitario nazionale, Andrea Filippi.

Non solo, Filippi sottolinea anche come “l’età media del personale medico superi ormai i 53 anni e per i prossimi due anni sono previsti circa 10 mila nuovi pensionamenti, destinati ad aumentare per effetto dell’annunciata introduzione della quota 100”. Un disagio che si somma alle vaste sacche di precariato che la categoria paga. “Il 10% del personale della Dirigenza è ancora precario – fa notare Filippi -, la gran parte soggetta a contratti atipici. Così come mancano all’appello 2.200 borse di specializzazione”.

Se questo è il quadro, si sommano poi le risorse inadeguate sul Fondo sanitario nazionale. “Governo e Regioni – osserva il dirigente della Fp Cgil Medici – continuano a litigare per stabilire chi debba mettere le risorse, mentre i fondi per il personale della dirigenza sono stati impoveriti di circa un miliardo di euro”. Queste le ragioni, ovvero finanziamenti adeguati per il Fondo sanitario nazionale, assunzioni per garantire il diritto alla cura e il diritto a curare, il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. “Il ‘Governo del cambiamento’ continua a definanziare il servizio sanitario pubblico a danno della cittadinanza e a beneficio del privato. Il lavoro dei professionisti che da anni garantiscono il diritto alla salute è umiliato da condizioni di lavoro inaccettabili e da retribuzioni economiche mortificanti rispetto a quelle del privato e degli altri paesi europei. È tempo di un intervento incisivo”, conclude Filippi.

Tante le iniziative in programma in tutto il Paese, a Roma appuntamento domani alle ore 11.30 per una conferenza stampa di medici, veterinari e dirigenti sanitari presso l’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini in via Bernardino Ramazzini 80 al Centro formazione al IV piano del Padiglione Puddu. Aderiscono allo sciopero proclamato dall’Aaroi-Emac: Anaao Assomed, Cimo, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Fvm Federazione veterinari e medici, Fassid (Apiac – Upi – Simet – Sinafo – Snr), Cisl Medici, Fesmed, Anpo – Ascoti – Fials Medici, Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica veterinaria sanitaria Uil Fpl.

Servono risposte su contratto, assunzioni e riconoscimenti

“Proclamiamo lo stato di agitazione del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Occorre un preciso impegno sul rinnovo del contratto, sulle assunzioni, sul riconoscimento del sistema Inail, la previdenza complementare e tanto altro”. Con queste parole la Funzione Pubblica Cgil Vigili del Fuoco proclama lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Corpo.

“Attualmente ci sono pesanti squilibri nell’attribuzione delle risorse a scapito del personale operativo che vanno risolti con il rinnovo del contratto e con investimenti ad hoc. L’eccesso di burocrazia prefettizia ingessa il Corpo che al contrario richiede autonomia, decentramento e flessibilità. Manca inoltre la democrazia nei posti di lavoro. Troviamo incomprensibile che le lavoratrici e i lavoratori non possano, come negli altri posti di lavoro, eleggere i propri rappresentanti. È arrivato il momento di una legge che regolamenti le elezioni Rsu per i Vigili del Fuoco”.

“Il lavoro svolto dai Vigili del Fuoco è sempre rivolto ai cittadini, c’è bisogno di un servizio efficace ed efficiente, adeguato ai loro bisogni e quelli del paese. Per questo proclamiamo lo stato di agitazione” conclude la Fp Cgil Vigili del Fuoco.

Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della legge di bilancio, il Ministro della P.a., Giulia Bongiorno, appena ieri faceva sapere in un tweet che ci saranno nuove assunzioni e il conseguente sblocco del turn over. Nel tweet il Ministro assicurava anche il massimo impegno per il rinnovo dei contratti pubblici 2019/2021.

La Funzione Pubblica Cgil ha risposto al tweet rivendicando una convocazione a breve. Soltanto il giorno prima, in una nota unitaria, Fp Cgil insieme a Cisl Fp e Uil Pa premevano per accelerare i tempi, vista la promessa del Ministro Bongiorno di ‘massima attenzione’ e di ‘spingere tantissimo’ sui contratti. “Ci aspettiamo risposte certe e non più parole di semplice propaganda e sulle quali siamo pronti al confronto così come alla mobilitazione”. Questa la promessa dei sindacati.

“Condividiamo le proposte del Ministro Grillo riguardo la stabilizzazione dei medici della Medicina Generale. Siamo sempre stati favorevoli a provvedimenti che prevedano il giusto riconoscimento e la valorizzazione dell’esperienza di quei professionisti che da anni garantiscono la continuità dei servizi nonostante la precarietà del rapporto di lavoro” fa sapere Andrea Filippi, segretario nazionale della Funzione Pubblica Cgil Medici e Dirigenti Sanitari.

“Il personale medico precario ha assicurato nel corso degli ultimi anni il mantenimento dei livelli di assistenza, in particolare della rete dell’emergenza e dell’urgenza territoriale, maturando competenze oggi indispensabili al servizio sanitario nazionale. Proprio per questo crediamo sia indispensabile mettere in campo quelle misure che, nel rispetto dei principi di meritocrazia, diano certezze ai medici precari attraverso procedure di stabilizzazione già applicate in altri ambiti del Ssn grazie alla Legge Madia”.

“La stabilizzazione consentirebbe da una parte di guardare con più tranquillità al futuro del Ssn e dall’altra sarebbe il giusto riconoscimento per i medici che con impegno e professionalità garantiscono l’assistenza della cittadinanza” conclude Filippi.

Alle 19 su fb.me/fpcgilsanita si parlerà di norme, requisiti e procedure per accedervi

Il superamento del precariato in sanità. Questo il tema del nuovo appuntamento con #LaCuraDeiDiritti, la diretta Facebook con i nostri esperti, che torna lunedì 11 giugno, alle ore 19, su fb.me/fpcgilsanita.

Un servizio di dirette Facebook, promosso dalla Funzione Pubblica Cgil per le lavoratrici e i lavoratori della Sanità, con degli esperti pronti, di volta in volta, ad affrontare un tema sul mondo del lavoro e della Sanità, e a rispondere alle domande degli utenti.

Il tema di questo appuntamento è il superamento del precariato in Sanità. Quali sono le norme che lo permettono? E quali i requisiti per accedervi? A tutte queste domande risponderanno, questa settimana, Francesca De Rugeriis e Antonio Marchini della Funzione Pubblica Cgil Nazionale.

Ma #LaCuraDeiDiritti non è solo una diretta esplicativa. Al contrario è pensata per creare interazione con gli utenti di Facebook. È infatti possibile inviare le proprie domande nei giorni che precedono la diretta, commentando il post dell’appuntamento, oppure scrivendo un messaggio privato alla pagina Facebook della Fp Cgil Sanità. Oppure durante la diretta stessa, commentandola in tempo reale.

Studio Fp e Fdv su 15 anni in comparti Funzioni Centrali, Locali e Sanità

Occupazione in progressiva diminuzione nella Pa, sia quella stabile che flessibile, con un’anzianità media in continua crescita. Sono infatti circa 75 mila gli occupati stabili in meno in quindici anni. Una flessione, registrata tra il 2001 e il 2015, che investe principalmente gli uomini, calati di -156.450 unità, a fronte di una crescita per le donne di +28.232 unità. Mentre l’occupazione flessibile cala, lungo questo stesso periodo, di oltre 40 mila unità. Sono alcuni dei dati che emergono dal ‘Primo report annuale sull’occupazione nelle pubbliche amministrazioni’, nello specifico per quanto riguarda i comparti Funzioni Centrali, Funzioni Locali e Sanità, realizzato dalla Funzione Pubblica Cgil e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio: uno studio che ripercorre l’andamento dell’occupazione nelle pubbliche amministrazioni, della sua qualità e delle prospettive che chiamano in causa il tema del turn over, di piani assunzionali e di processi di stabilizzazione del lavoro precario.

Occupazione stabile – Nel dettaglio di questi primi numeri, che forniscono la cornice del rapporto, la dinamica occupazionale registrata tra il 2001 e il 2015 è decrescente lungo tutto il periodo (per un totale di -75.368 unità). Sempre prendendo in considerazione la dinamica dell’occupazione stabile, lungo i 15 anni in esame, il rapporto della Cgil evidenzia la crescita del part time che aumenta di +29.498 unità a fronte di un calo del full time di -104.866 unità. Un dato che in percentuale registra una crescita del part time pari all’85% e un calo del full time del 18%. Entrando nello specifico dei comparti, la dinamica dell’occupazione stabile a fine 2015 era così costituita: 19% enti centrali, 36% enti locali, 42% sanità (e 2% varie). In termini assoluti sono le amministrazioni del comparto Enti Locali a subire la maggiore riduzione, pari a -80.695 unità, a seguire le Funzioni Centrali, con -47.537 unità. Il comparto Sanità, sempre lungo i 15 anni presi in esame, si riduce di 35.026 unità, pari al 5% dell’organico stabile.

Occupazione flessibile – La dinamica dell’occupazione flessibile registra anch’essa una flessione lungo il periodo in esame. Tra il 2001 e il 2015, infatti, le unità annue con contratto di tipo flessibile diminuiscono da 138.849 a 98.405 per un totale di -40.444 unità. Dal punto di vista delle tipologie contrattuali che danno vita a questi rapporti di lavoro, l’andamento rilevato è dipeso in larga misura dalla dinamica del lavoro a termine e degli Lsu. Quest’ultima componente è quella che perde più terreno. Le variazioni del lavoro a termine invece spingono verso l’alto il numero di unità tra il 2001 e il 2007 per poi contribuire insieme agli Lsu alla riduzione fino al 2015.

Anzianità – Nel 2015 i lavoratori stabili con anzianità superiore a 36 anni è pari a 103.099 unità. Il 39% di questi lavoratori presta attualmente servizio pressi gli Enti Locali, mentre il 34% nella Sanità e il restante 29% negli enti del comparto centrale. Dai dati del rapporto emerge, inoltre, proprio in ragione di un’anzianità di servizio in crescita, che le cessazioni legate al collocamento a riposto per limiti di età e dimissioni con diritto alla pensioni risultano essere in progressione: 30.082 nel 2013, 36.745 nel 2014 e 52.679 nel 2015. Lungo questo trend si prevede che in tutta la pubblica amministrazione nel 2020 circa 262.000 lavoratori si troveranno nella classe 65 – 67 e 621.000 nella fascia 60-64. Dall’analisi dei dati del Conto Annuale a fine 2016 nelle Funzioni centrali i lavoratori con più di 60 anni di età erano 124.737 in sanità 230.057 e 199.692 nelle funzioni locali. Possiamo ragionevolmente prevedere che circa il 40% delle lavoratrici e dei lavoratori dei tre comparti presi in esame nei prossimi 3-6 anni potrebbe raggiungere i requisiti per la pensione. Per mantenere almeno l’attuale livello dei servizi e delle prestazioni negli stessi comparti è necessario assumere nei prossimi 3-6 anni 500.000 lavoratori.

Spesa per il personale – Nonostante il blocco delle retribuzioni, la spesa per macro aggregati è aumentata lungo il periodo in esame, sebbene il numero di occupati stabili diminuisca di 75 mila unità nei quindici anni presi in esame. Tale dinamica trova la sua origine nell’interazione tra blocco del turn over, così come della contrattazione a partire dal 2009, e differimento dell’età pensionabile che mantiene in servizio lavoratrici e lavoratori molto sopra la media.

Conclusioni simili a quelle già evidenziate dalla Ragioneria dello Stato. Per quanto riguarda il costo del lavoro flessibile, tra il 2001 e il 2015 si rileva un aumento del 56%, concentrato tra il 2001 e il 2007 (picco a 3,8 miliardi), coerentemente con l’aumento del numero di unità lavorate, per poi calare. Nel 2015 la spesa per costo del lavoro flessibile rimane inferiore di circa 870 milioni rispetto al 2007.

La distribuzione assoluta per tipologia di lavoro flessibile è coerente con i dati del personale occupato. In particolare, il lavoro a termine occupa nel 2015 il 77,5% del costo totale per il lavoro flessibile in aumento rispetto al 62,7% del 2001. Diminuisce il costo per le collaborazioni, che passa dal 17% al 10% e quello degli Lsu dall’8,2% all’1,6%, coerentemente con la dinamica del numero di unità annue.

Conclusioni – Il quadro che emerge da un’analisi di medio periodo dell’impiego nelle funzioni pubbliche evidenzia una dinamica a due fasi: la prima, relativa al periodo 2001-2008, dove la riduzione del personale stabile si è accompagnata all’aumento del precariato senza che questo risultasse in un risparmio per le casse dello Stato. La seconda fase, iniziata con la crisi del 2008, si caratterizza per una riduzione sia del personale stabile che di quello precario.

Le politiche economiche a monte di tale andamento, concentrate principalmente nel blocco del turn over e dei contratti, a cui va aggiunta la riforma sulle pensioni, rivelano i propri limiti nel raggiungere gli obiettivi formalmente dichiarati di contenimento della spesa pubblica. Infatti, se da un lato la compressione della spesa, cioè il suo minore aumento, è avvenuto grazie al contenimento dell’occupazione pubblica; dall’altro, la composizione dell’occupazione per anzianità e tipologia crea un disequilibrio nel medio periodo.

È necessario iniziare a programmare un piano di assunzioni coerente con le esigenze della Pa di garantire un adeguato livello di servizi, tenendo conto non soltanto delle variazioni intervenute in questi ultimi anni ma soprattutto delle esigenze della società a cui la risponde il servizio pubblico.

Andamento e prospettive nel lavoro pubblico, a Roma in via Leopoldo Serra alle 14.30

Primo report annuale sull’occupazione nelle pubbliche amministrazioni. Appuntamento giovedì 5 aprile a Roma presso la sede nazionale della Funzione Pubblica Cgil in via Leopoldo Serra 31 alle ore 14.30 dove la Funzione Pubblica Cgil e la Fondazione Di Vittorio presenteranno il primo rapporto sul lavoro nei servizi pubblici, centrato sul tema occupazione, a cura della ricercatrice e Phd in economics alla SciencesPo di Parigi, Marta Fana.

Alla presentazione del rapporto, oltre a Marta Fana, parteciperanno Daniele De Angelis, coordinatore Nazionale Tirocinanti Giustizia Fp Cgil; Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio; Elisa Marchetti, Unione degli Universitari; Alessio Mercanti, presidente Comitato idonei concorsi pubblici ‘27 Ottobre’; Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil; Claudio Treves, segretario generale Nidil Cgil; Tania Scacchetti, segretaria confederale Cgil.

Il report, che nasce dall’Osservatorio nazionale sul lavoro nel sistema dei servizi pubblici istituito da Funzione Pubblica Cgil e Fondazione Di Vittorio, ripercorre l’andamento dell’occupazione nelle pubbliche amministrazioni, della sua qualità e delle prospettive che chiamano in causa il tema del turn over, di piani assunzionali e di processi di stabilizzazione del lavoro precario. Appuntamento quindi a Roma il 5 aprile alle ore 14.30 nella sede nazionale della Funzione Pubblica Cgil in via Leopoldo Serra.

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