Difendiamo il modello Riace perché funziona, dimostrando che l’accoglienza diffusa come progetto è una ricchezza che consente di tenere in vita i territori altrimenti destinati all’abbandono o al dominio della malavita.

Difendiamo il modello Riace perché è supportato da circa 70 operatrici e operatori sociali, mediatori culturali e assistenti sociali, oltre a una rete di volontariato del terzo settore. Questo permette al piccolo borgo di tenere in vita servizi pubblici fondamentali, come i servizi sociali e la scuola, avviando da anni imprese, spesso giovanili, che vanno dall’artigianato al commercio, dai forni fino alla raccolta differenziata porta a porta.
La politica che propone il modello dei grandi centri di accoglienza ha già fallito in passato: perché crea lager, insicurezza sociale, disumanità e illegalità. Sono proprio leggi come la Bossi-Fini e ora il decreto Sicurezza a creare milioni di irregolari che saranno sfruttati come schiavi nell’economia sommersa.

Difendiamo chi lavora nella rete dei servizi pubblici e del terzo settore e si occupa di garantire solidarietà, accoglienza e inclusione. Servizi che vanno valorizzati e non attaccati continuamente da chi dovrebbe rappresentare una delle più alte cariche dello stato.
Bisogna opporsi e resistere a queste politiche disumane, propagandistiche, dannose e razziste.
Non siamo né con gli scafisti né con i caporali né con chi rende i migranti criminali, ma siamo con gli uomini, le donne e i bambini a cui va riconosciuto il diritto ad andare a scuola, a curarsi, a lavorare senza distinzione di nazionalità e colore.

Siamo al loro fianco in tutte le Riace, Lodi e Monfalcone, perché i diritti non devono avere confini.

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