Lettera al Capo Dipartimento

18 Luglio 2011

Lettera al Capo Dipartimento

 

 
Roma, 11.10.2007

Al Sig. Capo del Dipartimento per la
Giustizia Minorile
Presidente Melita Cavallo
R o m a

Egregio Presidente,
nelle scorse settimane si sono riuniti i coordinamenti nazionali degli iscritti alla FPCGIL, dirigenti e personale civile della giustizia minorile, Polizia penitenziaria.
Abbiamo, così, avuto modo di approfondire i numerosi problemi che ormai da anni si ripropongono irrisolti e che stanno paralizzando le attività dei servizi periferici della giustizia, ma anche di valutare le scelte della nuova Direzione del Dipartimento.
Forti erano le aspettative suscitate dalla vittoria del centro sinistra nelle scorse elezioni: tutti noi pensavamo imminente una stagione di profondi cambiamenti anche per la giustizia minorile, una nuova stagione per recuperare il filo di una cultura della giustizia minorile calpestata dalla gestione del Ministro Castelli, una nuova stagione in cui le politiche di gestione del personale potessero recuperare gli elementari principi di trasparenza, in cui le scelte concernenti gli operatori della giustizia minorile in merito agli incarichi direttivi dei servizi, le reggenze, le sostituzioni, gli interim, ma anche i trasferimenti e i distacchi, sia del personale civile che degli operatori di Polizia penitenziaria basandosi sul rispetto di quanto previsto nelle norme, dai contratti e dagli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali, potessero essere comprese e condivise da tutti i lavoratori.
Forte è il malcontento e il malessere manifestati dai coordinamenti rispetto ad una situazione dei servizi che in alcuni casi, specialmente nel centro nord e, soprattutto, per gli istituti penali per minorenni, registra la paralisi degli interventi, che non possono più essere erogati nella loro completezza, avvicinando in maniera sempre più preoccupante il trattamento dei minori incarcerati a quello vigente per gli adulti, in alcuni casi non riuscendo neanche a garantirlo. Anche qui ci aspettavamo interventi decisi per il recupero di livelli almeno essenziali di erogazione dei servizi.
Tutto ciò non si è realizzato.
La struttura centrale del Dipartimento, impegnata – anche per le scelte de legislatore – a modificare le strutture organizzative, non è stata in grado di percepire il malessere dei lavoratori, di ascoltare e coinvolgere gli operatori nelle scelte che il Dipartimento si accingeva a prendere, di valorizzare le competenze che gli stessi hanno maturato, le conoscenze che hanno acquisito in lunghi anni di lavoro e pratica con l’utenza, finendo così per programmare interventi di riorganizzazione che hanno coinvolto in via esclusiva alcuni segmenti del centro, ma che non hanno avuto nessuna influenza sulla periferia, sulle condizioni materiali dei servizi, sul perseguimento di livelli di efficienza ed efficacia degli stessi.
Non è più possibile continuare su questa strada, non è più possibile continuare in un percorso che privilegia il centro a discapito della periferia, che perpetua antichi privilegi e che finisce per trascurare il fine primo della funzione pubblica: l’erogazione di servizi di qualità. Su questo, solo su questo, a partire da oggi, incentreremo il nostro confronto con l’Amministrazione.
Con la stipula del contratto dei dirigenti e con il recente contratto del pubblico impiego, gli interessi dei lavoratori e le finalità delle amministrazioni corrispondono e convergono nell’interesse comune di produrre servizi di qualità per i cittadini e riconoscimento della qualità del lavoro prestato dagli operatori.
L’assegnazione ai servizi di adeguate risorse economiche e di personale, civile e di Polizia penitenziaria, costituisce ormai un elemento indispensabile all’erogazione di servizi di qualità e diviene un elemento discriminante e non più prescindibile della valutazione degli operatori, siano essi semplici lavoratori o dirigenti. Il rispetto dei ruoli, delle competenze, della catena di comando e dell’autonomia dei diversi livelli decisionali diviene un fattore di tutela per tutti: per chi stabilisce gli obiettivi ed assegna le risorse, per chi tali obiettivi deve raggiungere e per chi concretamente dovrà realizzare le politiche di intervento per l’utenza.
Per tali motivi vogliamo smarcarci da un rito ormai conosciuto e vecchio per il quale continuiamo da troppo tempo a parlare esclusivamente di quanto accade nel centro, misureremo, invece, le scelte del Dipartimento in base a quanto producono per i servizi.
Riteniamo che non siano più tollerabili incertezze rispetto alle risorse, crediamo che sia necessario ed urgente analizzare la reale situazione di ogni singolo servizio della giustizia minorile, in termini di personale e di risorse effettivamente assegnate, ma anche in termini di trasparenza delle decisioni e nella gestione delle politiche che coinvolgono il personale.
Siamo ormai convinti che per rifondare la giustizia minorile bisogna ripartire dai servizi, dai problemi degli istituti penali, dei centri di prima accoglienza, degli uffici di servizio sociale per minorenni, dei centri per la giustizia minorile e del personale che in tali strutture opera. Fin tanto che questo non accadrà, il nostro compito sarà quello di stimolare l’Amministrazione ad affrontare i problemi che qui ed ora si frappongono all’erogazione di servizi efficienti per gli utenti e per i cittadini.
Sarà nostra cura, a partire dai prossimi giorni, accendere i riflettori sui singoli servizi, sui guasti prodotti dalla carenza di risorse, di personale – civile e di Polizia penitenziaria – e di risorse economiche, che allo stato impediscono la piena funzionalità dei servizi, quando non eludono il dettato costituzionale.
Tutto ciò, e di questo siamo convinti, lo faremo nell’interesse dei cittadini, nella convinzione che il servizio pubblico è in grado, se opportunamente gestito, di fornire alti livelli di qualità .
Cordiali saluti

p. la Fp Cgil Nazionale
Giustizia Minorile
Il Coordinatore nazionale

Gianfranco Macigno

Il Coordinatore nazionale FP CGIL 
Polizia penitenziaria
 
Francesco Quinti 

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