Riorganizzazione del Ministero: avviamo una riflessione

18 Luglio 2011

Riorganizzazione del Ministero: avviamo una riflessione

Roma, 2 ottobre 2006

MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

Dopo l’incontro col Ministro Fioroni, nonostante la ferma presa di posizione della FP CGIL e delle altre sigle di Ministero, sia sul versante delle relazioni sindacali che su quello della direttiva, nonostante l’apertura da noi dimostrata nel ricercare comunque un confronto, ad oggi “tutto tace”.
Eppure le aspettative, col cambio di governo e di Ministro, di tutto il personale di questa Amministrazione e, diciamocelo francamente, anche della nostra Organizzazione Sindacale erano molte, sia pure nella consapevolezza del forte degrado dei nostri Uffici e della limitatissima disponibilità di risorse economiche dovuta alla cattiva gestione degli ultimi cinque anni.
Abbiamo considerato incidenti di percorso l’emanazione del dpcm di “spacchettamento” del MIUR in due ministeri, avvenuto senza alcuna informativa alle Organizzazioni Sindacali, la conseguente disattenzione nella predisposizione della prima definizione degli organici del nuovo Ministero, fortunatamente rivedibile in fase di DPR di organizzazione.
Ci siamo cominciati a preoccupare quando abbiamo notato la dilatazione del numero di personale esterno chiamato negli Uffici di diretta collaborazione.
Non possiamo invece ritenere semplice disattenzione, la mancanza di un confronto vero con le Organizzazioni Sindacali sulla nuova organizzazione e sui problemi delle lavoratrici e dei lavoratori del Ministero, che peraltro viola le regole contrattuali in materia di relazioni sindacali .
Intendiamo a tale proposito aprire una riflessione che sia di base ad una discussione sul futuro e sul ruolo di questa Amministrazione, che pensiamo di avviare con incontri ed assemblee sul territorio e lo facciamo partendo dalla direttiva emanata.
Il 7 settembre il Ministro Fioroni ha emanato la direttiva n. 7551/FR (e non 7751/FR come erroneamente da alcuni riportato) con la quale vengono individuate una serie di competenze per i CSA, che ampliano quelle fissate dal DPR di organizzazione n. 319/2003. Il provvedimento stesso attribuisce ai CSA la nuova denominazione di Uffici Scolastici Provinciali.
Il metodo attuato dall’Amministrazione nell’emanare la direttiva non può trovarci d’accordo.
Infatti, dopo aver dato una informativa, sia pur generica, alle Organizzazioni Sindacali della scuola ed aver invece rinviato un incontro sull’argomento con quelle di Comparto, l’Amministrazione pubblica in Internet e sulla Intranet di Ministero la direttiva, per di più citando nelle premesse di aver “sentito le Organizzazioni Sindacali”.
Di fronte alle forti proteste delle Organizzazioni Sindacali di settore, l’Amministrazione ha attribuito a problemi di comunicazione interna la pubblicazione della direttiva prima del confronto, ha espresso la volontà di avviare un tavolo tecnico, ha garantito un incontro urgente col Ministro ed ha pubblicato una nota, in data 8 settembre, in cui si informa che “La circolare di trasmissione formale” del provvedimento “terrà conto di quanto emergerà dagli incontri tecnici”.
Le due riunioni, che hanno preceduto l’incontro col Ministro, ci hanno consentito di puntualizzare anche le nostre osservazioni nel merito della direttiva di cui condividiamo il principio di fondo che si propone di mantenere e rafforzare il ruolo degli Uffici scolastici provinciali, nel ridisegnare la struttura centrale e periferica di questo Ministero.
Questi Uffici dovranno svolgere attività di effettivo sostegno all’autonomia scolastica, aprire e/o consolidare rapporti serrati con regioni, comuni, ecc. in materia di istruzione, ma anche essere in grado di garantire l’unitarietà sul territorio del sistema scolastico pubblico nazionale. E proprio a livello provinciale, questo potrà essere meglio realizzato dagli USP, costruendo strutture snelle a diretto contatto con le esigenze dei fruitori del sistema scolastico, non per riproporre nuove o vecchie “centralizzazioni”, ma per produrre un servizio che obbedisca a criteri di maggiore efficienza ed efficacia per l’utenza senza ricorrere ad ulteriori entità (vedi CIS), peraltro non previste a partire dal regolamento De Mauro, inserite nelle linee guida per gli Uffici periferici e sperimentate per alcuni mesi solo in qualche provincia, con risultati mai verificati.
Semmai sarà indispensabile, finalmente, stabilire all’interno delle nuove strutture amministrative se e quale ruolo attribuire all’enorme numero di unità di personale della scuola (peraltro mai quantificato, oltre 1000 unità?) che fino ad oggi spesso invece di adempiere a compiti squisitamente organizzativo-didattici, viene utilizzato in attività prettamente amministrative, che, in alcuni casi, si sovrappongono a quelle di competenza istituzionale, che devono essere assegnate al personale del ministero (in diminuzione fisiologica costante, non sostituito da anni a causa dell’ormai permanente blocco del turn-over). Questa situazione genera anche grandi difficoltà nella gestione di personale con contratti di lavoro ed istituti contrattuali differenziati, spesso con ricadute negative sulla tutela dei diritti.
L’attuale organizzazione periferica del Ministero della Pubblica Istruzione, basata su Uffici che insistono nell’ ambito regionale (USR) e si articolano in ambito provinciale (USP) non è mai stata compiutamente attuata, nonostante le due riorganizzazioni (DPR 347/2000 e DPR 319/2003).
Ad oggi il ruolo e la finalità di questi uffici sono ancora male definiti, spesso confusi e/o sovrapposti.
Dobbiamo, però, tenere presente che anche l’Autonomia amministrativa delle scuole, così come previsto dalle norme vigenti, è ancora ben lungi dall’essere completamente attuata e, lì dove è stata realizzata, è stata spesso diversamente interpretata ed applicata dagli stessi operatori della Scuola creando disomogeneità ed incertezza, tanto è vero che alcuni compiti non sono stati presi in carico dalla scuola ovvero sono ritornati di fatto nell’alveo degli ex C.S.A..
Solo due esempi, ma rilevanti:
Mobilità del personale scolastico – E’ difficile comprendere come le scuole possano inserire nel sistema informativo le domande di mobilità, senza entrare nella valutazione di merito delle stesse e che poi spetti agli USP la correzione di queste istanze, oltre all’espletamento dei successivi adempimenti.
Reclutamento del personale – Si è creata una progressiva sovrapposizione ed una commistione di compiti fra gli Uffici dell’Amministrazione periferica e le istituzione scolastiche; la qual cosa ha portato alla gestione di alcune graduatorie permanenti da parte degli USP e di altre da parte delle Scuole. Altre ancora, come la cosiddetta 3^ fascia, “godono” poi di una sorta di “gestione mista”.
La conseguente trattazione caotica di queste attività “vitali” per un corretto funzionamento del “sistema pubblico dell’istruzione” ha necessità di un urgente riordino.
E allora, vanno verificati i risultati raggiunti dall’autonomia, partendo da un attento esame delle competenze e delle funzioni amministrative decentrate alle scuole, ma non solo (vedi INPDAP), dall’effettivo o meno trasferimento delle stesse e da un attento esame dei compiti, delle funzioni, delle attribuzioni e delle responsabilità di tutti i soggetti coinvolti (Amministrazione, Scuola, Enti Locali).
Da questa analisi deve scaturire l’individuazione delle competenze da assegnare alle strutture centrali e periferiche dell’Amministrazione, tenendo presente che una riforma che vuole essere realmente tale non può essere realizzata riducendo le risorse necessarie e questo vale certamente per le istituzioni scolastiche e per i docenti, ma anche per il personale del Ministero.

Bisogna quindi affrontare la carenza di personale dovuta al blocco del turn-over, alla elevata età media dello stesso e quindi al gran numero di pensionamenti in corso e previsti per i prossimi anni e porsi il problema delle risorse economiche, in consistente e costante calo, da destinare al personale.
Anche questo abbiamo detto al Ministro nell’incontro del 15 settembre sulla direttiva in questione, anche perché, dopo la destrutturazione degli Uffici del MPI avvenuta nella precedente legislatura, devono essere adottate soluzioni stabili, risolvendo e non rinviando ulteriormente i problemi e le incertezze esistenti da anni sull’assetto dell’intero “sistema istruzione”, che si ripercuotono negativamente sul personale e sulla qualità del servizio reso.
Non siamo appassionati a mettere “etichette” a nuove o vecchie centralizzazioni, ma siamo fermamente convinti che una autonomia scolastica accuratamente realizzata da un lato ed una Amministrazione ben articolata ed efficiente dall’altro siano i cardini fondamentali per garantire a studenti e famiglie il fondamentale diritto di cittadinanza ad una istruzione pubblica laica e di qualità per tutti.

FP CGIL MIUR
Angelo Boccuni

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