MIBAC: comunicato su proposta chiusura MIBAC

11 Marzo 2013

Chiudiamo il MIBAC? No grazie!

  

Di ritorno dal “terremoto” elettorale, ancora avvolti nel buio della crisi italiana, riteniamo utili alcune riflessioni sul declino del MIBAC ed i suoi effetti.
Abbiamo freschi freschi i dati sull’affluenza nei siti statali: per la prima volta, dopo molti anni, registriamo nel 2012 un calo generalizzato di affluenza di visitatori. Persino i siti a maggiore attrazione non sono immuni da questo fenomeno.
Colpa della crisi? Può essere.
Colpa del declino del MIBAC? Sicuramente.
Noi che la viviamo dall’interno, riteniamo un vero e proprio miracolo organizzativo riuscire a garantire l’attuale sistema di aperture. Ma le cose, a partire dal prossimo futuro, non stanno affatto messe bene.
In primis non ci sono più le condizioni per poter mantenere le aperture di undici ore giornaliere in tutti i siti. La diminuzione dell’organico, sia in termini effettivi che previsionali, ormai non consente di reggere questi ritmi: abbiamo già dovuto derogare in alcune situazioni e nostro malgrado.
Si è avviata una riflessione in tal senso sul tavolo nazionale, avviata e subito bloccata a causa del comportamento dei cosiddetti organi di controllo, i quali stanno portando un vero e proprio attacco idelogico al sistema degli accordi integrativi di produttività. A questi signori non frega un bel fico secco della produttività reale, sono solo impegnati a combattere il sistema di contrattazione, sulla base delle direttive Brunetta. Ricordiamo che erano sul punto di bloccare le aperture straordinarie di fine anno, per questi motivi e che già adesso minacciano di non registrare alcun accordo frutto di negoziazione tra le parti. In questa situazione diventa del tutto difficile rimodulare i nostri accordi, che diventerebbero ostaggio dei  soloni del controllo.
La diminuzione delle quote di bilancio: il decreto spending comporta, ad esempio, un  taglio a regime di ulteriori 64 milioni di euro sulle spese annuali di funzionamento, i cui effetti si riverberano immediatamente sulle spese per far funzionare gli uffici (dalla carta igienica all’informatica) e sui cicli di manutenzione, essenziali per la conservazione e naturalmente la fruizione dei siti.
Il sistema di pagamento ai lavoratori, a partire dall’introduzione del famigerato cedolino unico per finire all’orrido sistema di controllo delle Ragionerie, ormai non garantisce tempistiche certe nella retribuzione. Secondo questo sistema il pagamento delle quote di salario accessorio dipende dagli stanziamenti del MEF, che in generale non vengono mai attivati all’inizio anno, e dalla tempistica dei controlli insopportabili e ripetuti sui nostri accordi. Un sistema che vorrebbe introdurre al MIBAC i comportamenti e le tempistiche presenti in altri Ministeri, ove i lavoratori percepiscono il salario accessorio con ritardi di uno o due anni. Cosa non possibile proprio per l’incidenza del salario accessorio sulle condizioni economiche dei lavoratori e per la piena rispondenza tra i compensi dovuti e le prestazioni effettuate. Con la conseguenza che i ritardi nei pagamenti creano giusta e forte indignazione tra i lavoratori.
Se a questo si aggiunge la crisi profonda dei cicli produttivi, la perdita di identità lavorativa, l’impoverimento professionale, l’obsolescenza organizzativa, il ricorso incontrollato alle esternalizzazioni, siamo di fronte ad un quadro veramente desolante.
Queste condizioni di degrado strutturale non hanno mai avuto in questi anni un centro decisionale in grado di analizzarle ed affrontarle, la politica è stata più che altro attenta a riproporre l’immagine che oggi impera tra gli italiani e chi fa amministrazione invece ricorre ormai alle classiche pezze a colori: stagisti in protocollo e volontari che fanno i custodi sono le ultime, anche se non originali, invenzioni per sopperire carenze. Soluzioni da raschiamento del barile.
Una situazione, come sapete, assai seria e che presupporrebbe un impegno preciso, altamente politico, per deviare la rotta dal burrone.
Invece il tema della cultura è stato quasi del tutto assente dal dibattito pre elettorale, solo alcune forze politiche hanno presentato idee e progetti che non fossero la mera enunciazione dell’importanza della cultura ai fini dello sviluppo.
Adesso il tema è stato rilanciato dal Giornale dell’Arte, dalle cui colonne è stata avanzata la proposta di abolire il Mibac, i cui resti dovrebbero occuparsi del contemporaneo, delegando ai privati la valorizzazione e ad una Autority la tutela e conservazione. Una proposta provocazione, fatta da un signore che il Mibac dovrebbe conoscere bene, visto il suo passato di capo ufficio stampa.
Alla quale rispondiamo: no,  grazie.
Non abbiamo bisogno di proposte choc, abbiamo bisogno di una politica sui beni culturali, di progettualità concrete, di idee organizzative.
Il Mibac va semplicemente cambiato, rifondato. Senza riproporre questa danza di denominazioni e  produzioni burocratiche, o, per l’ennesima volta, il coinvolgimento dei privati nei modelli gestionali o la separazione artificiosa tra tutela e e fruizione. Così non si va da nessuna parte.
Noi abbiamo già elencato una serie di proposte alla politica, siamo pieni di idee, ci mancano gli interlocutori. Occupazione, innovazione, semplificazione dell’apparato centrale e regionale. Ripresa di investimenti pubblici. Riorganizzazione dei cicli produttivi, incentivazione dell’impresa privata sui cicli di fruizione, non concorrenzialità sui modelli di gestione tra pubblico e privato, riconoscimento dei corretti fabbisogni professionali, riqualificazione e riunificazione del lavoro.
Le elenchiamo per titoli, in altri documenti le abbiamo esposte nel dettaglio.
E su questo aspettiamo la politica, quella nuova e quella vecchia. Nella speranza che la nuova non assomigli alla vecchia riproponendo atteggiamenti punitivi nei confronti dei lavoratori pubblici.
Anche se, a giudicare dagli incipit, non ci pare di cogliere nel nuovo che avanza particolari differenze rispetto ai temi che fecero la fortuna dell’ex ministro Brunetta. Ma su questo verificheremo presto.
In conclusione vi informiamo che abbiamo unitariamente sollecitato la ripresa del confronto negoziale in particolare per discutere dell’utilizzo del FUA ,  per fare l’accordo sui festivi ed affrontare le questioni urgenti, a partire dai pagamenti del salario accessorio. Saremo convocati a breve.
 
Roma, 11 marzo 2013
 

 FP CGIL NAZIONALE MIBAC
 Claudio Meloni
 

 
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p.s.: Sunshine4Palestine
 

in disparte vi segnaliamo questa meritoria iniziativa di una organizzazione pacifista a Gaza. Si tratta di un progetto per fornire energia elettrica ad un ospedale utilizzando materiali di nuova generazione. Attualmente l’ospedale dispone di energia per poche ore al giorno ed il progetto ha bisogno di solidarietà fattiva per essere realizzato. Migliori informazioni le trovate al seguente link:
http://sunshine4palestine.com/Italiano/Sunshine4Palestine_it/Benvenuti.html

Grazie.

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