MIBACT: comunicato 18 febbraio – riunione di chiarimento con l’Amministrazione

18 Febbraio 2014

 
 

ALL'AMMINISTRAZIONE PIACE DISCUTERE: PECCATO ABBIANO GIA' DECISO

 

 
Abbiamo avuto ieri una riunione di “chiarimento” con l’amministrazione sulla circolare emanata sulle libertà sindacali e sulla nuova coraggiosa iniziativa che riguarda l’erogazione dei buoni pasto al personale in permesso sindacale (e in distacco).
Una riunione come ogni tanto capita surreale, nella quale i nostri dirigenti, incuranti di ogni regola di minimo buon senso, ci comunicano le decisioni assunte sulle materie delle libertà sindacali.
E, se vogliamo dare un senso a questa riunione, ci pare di aver colto nei nostri interlocutori un sospirone di sollievo per lo scampato pericolo a seguito della quanto mai opportuna crisi di governo, che li toglie dalla scomoda posizione di dover quotidianamente rendicontare la propria attività ad una parte politica considerata piuttosto invadente.
La decisione di procedere unilateralmente su una materia, quella delle relazioni sindacali, proprio mentre si stava discutendo come procedere a livello di confronto politico e nel cui contesto il Capo di Gabinetto aveva proposto la predisposizione di un protocollo di intesa, ci pare, indipendentente dalle intenzioni, un colpo oggettivo alle possibilità di proseguire il confronto su quel livello. Come dire: i ministri passano, i dirigenti restano, nella migliore delle tradizioni burocratiche  nostrane.
Noi aggiungiamo: i ministri passano, altri ne arrivano, rischiano di trovarsi una bella situazione di impasse.
Per quanto riguarda l’oggetto specifico della riunione noi abbiamo ribadito quanto già denunciato pubblicamente: che riteniamo estremamente scorretto un intervento unilaterale su una materia oggetto di confronto tra le parti ed in riferimento ad un accordo la cui discussione e interpretazione è di competenza dei tavoli di confronto a livello di ARAN e Funzione Pubblica. Inoltre ci pare assai chiaro che l’interpretazione data sulla possibilità di fruizione di parte del salario accessorio e del buono pasto da parte del personale che fruisce delle libertà sindacali è pari pari ripresa da una circolare orientativa dell’ARAN e non dall’accordo.
La questione non riguarda certo il personale in distacco, che generalmente non fruisce ormai da tempo di queste quote e a cui sicuramente non viene più erogato il buono pasto. Invece riguarda tutta l’agibilità sindacale di cui si fruisce a livello territoriale dai delegati RSU e dai delegati territoriali. Nel senso che viene oggettivamente colpita la possibilità di fruizione dei permessi sindacali, che di conseguenza si riduce drasticamente  in quanto questo comporta delle pesanti decurtazioni economiche per i lavoratori, già alle prese con le gravi condizioni economiche  derivanti dal blocco prolungato degli avanzamenti salariali. Un bel segnale.
Per quanto riguarda la fruizione dei buoni pasto inoltre la questione non è la discussione sulla legittimità della fruizione, in quanto l’erogazione dei buoni pasto è stata ritenuta legittima fino all’altro giorno, con decisioni reiterate assunte dai dirigenti MIBACT a partire dalla fine degli anni 90. La chicca in questa discussione è che l’Amministrazione ci ha comunicato, salvo poi tirare il freno a mano, che intende recuperare i buoni pasto erogati ai rappresentanti sindacali a far data dell’ultimo quinquennio. Ovvero che intende richiedere ai nostri delegati RSU e territoriali gli importi dei buoni pasto erogati ogni qualvolta gli stessi hanno fruito di permesso sindacale. Una decisione che, qualora venisse confermata, ci costringerebbe immediatamente ad ogni azione conseguente, per cui abbiamo semplicemente diffidato a procedere su questo e vedremo se il DG intende procedere con una iniziativa che non esitiamo a definire irresponsabile, oltre che palesemente illegittima.
 

DOV’E’ FINITO IL FUA?
 
Poiché non ci piacciono le discussioni improduttive noi, insieme alle OO.SS. presenti e parlanti, abbiamo ripreso la discussione su temi che riteniamo più pregnanti e per i quali non riscontriamo nella nostra controparte  la stessa puntualità che dimostrano quando si tratta di tagliare.
In particolare abbiamo chiesto di sapere l’esito della famosa iniziativa politica che riguarda il famoso limite del FUA , illegittimamente tagliato dal MEF con l’assenso iniziale della nostra controparte amministrativa. Non è una questioncella di poco conto, anche se non riguarda eventuali danni erariali per i nostri sfortunati dirigenti. Se si ripristinasse il limite teorico del FUA a 74 milioni di euro, noi già da quest’anno avremmo un riversamento, in assestamento di bilancio di quasi l’intera cifra che stiamo spendendo per le progressioni. Quindi la salvaguardia del salario dei lavoratori, la possibilità di avere un importo congruo per i progetti locali, la possibilità di programmare ulteriori progressioni economiche al termine del blocco contrattuale. Poiché la risposta che ci hanno dato è stata piuttosto evasiva, ovvero che il MEF non ha ancora risposto e che il problema lo sta affrontando la parte politica che non c’è più, noi abbiamo ribadito che quest’anno l’accordo sul FUA non si fa se non ci ridanno i nostri soldi. Con tutte le conseguenze del caso, in termini di ripresa delle agitazioni che hanno contrassegnato la prima parte dell’anno passato.
Ancora: abbiamo chiesto dove è andato a finire l’impegno di retribuire regolarmente le particolari posizioni lavorative senza attendere la grazia dell’assegnazione delle risorse. L’Amministrazione tempo fa ci aveva comunicato che stavano studiando con il MEF un sistema contabile che avrebbe consentito quanto meno di retribuire con regolarità le turnazioni a partire dall’inizio anno. Siamo a febbraio e i lavoratori hanno solo la speranza di vedere le retribuzioni non prima di luglio e agosto, sempre naturalmente a seguito delle nostre pressioni.
Lo ricordiamo: i lavoratori hanno diritto ad avere regolarmente la retribuzione a fronte di quote maturate il mese precedente e legate allo svolgimento effettivo di prestazioni regolarmente effettuate. Un diritto elementare la cui negazione rappresenta una delle tante sconfitte della ragione dovute all’involuzione autoritaria cui ci tocca assistere.
Al riguardo, anche in relazione ad una convocazione per discutere il progetto “La notte dei Musei” in alcuni siti in concomitanza con il Carnevale, noi ribadiamo che non siamo disponibili più a sottoscrivere accordi in assenza di risposte ai punti precedentemente illustrati.
E, per noi, allo stato sussistono tutte le condizioni per una ripresa unitaria della vertenza nazionale, sospesa a luglio, fino a quando non avremo risposte ed impegni formali su questi e tutti gli altri punti di vertenza unitaria, compresa, lo vogliamo sottolineare, la questione degli scorrimenti degli idonei nei passaggi tra le aree, su cui ci riserviamo un approfondimento alla luce dell’interpretazione, che noi riteniamo capziosa, contenuta nella Circolare n.5/2013 della Funzione Pubblica.
 

RIQUALIFICATI E SALARIO, NEO ASSUNTI E PRODUTTIVITA’
 
Abbiamo unitariamente sollevato altre due questioni, che riteniamo assai importanti.
Abbiamo chiesto all’Amministrazione di emanare una Circolare che ricordi alla periferia che la parametrazione del salario di produttività per i lavoratori riqualificati al passaggio di area sia adeguata al livello giuridico raggiunto, così come chiaramente indicato nella Circolare MEF n.12/2011 che per tanti apparentemente misteriosi motivi rimane l’unica disposizione del MEF palesemente ignorata nella sua applicazione. In sostanza il personale riqualificato percepisce le quote di salario accessorio legate alla produttività come se fossero ancora nel vecchio livello. Questo è del tutto illegittimo in quanto la citata Circolare chiarisce quali sono le voci di salario accessorio assoggettate al blocco e tra queste non rientrano i progetti e le particolari posizioni lavorative. Quindi a questi lavoratori va riconosciuto e retribuito il differenziale a partire dalla data di inquadramento giuridico in terza area. Inoltre abbiamo segnalato, a questo punto formalmente, il fatto che molte Ragionerie Territoriali hanno provveduto, a partire dal primo gennaio scorso, ad adeguare gli stipendi al raggiunto inquadramento giuridico, per cui oggi abbiamo sul territorio nazionale, situazioni in cui i lavoratori hanno ricevuto l’adeguamento economico del proprio stipendio ed altri invece ancora assoggettati al blocco. Il che la dice lunga sull’impazzimento del sistema dei controlli. L’amministrazione ci ha fatto presente di avere scritto una lettera a MEF e Funzione Pubblica chiedendo di procedere analogamente a come hanno fatto alle Dogane, dove invece hanno retribuito regolarmente il personale riqualificato. Già immaginiamo la risposta.
Invece l’esclusione dei neo assunti dai progetti locali ci è stata motivata dal fatto che la parametrazione del fondo relativo è avvenuta sul personale in servizio alla data del 19 novembre scorso. Poiché la parametrazione non poteva essere diversa non si comprende come questo possa essere giudicato motivo sufficiente per impedire a 130 lavoratori di poter partecipare alle attività progettuali. Poiché la gestione del budget è nazionale, in quanto non abbiamo previsto registrazione degli accordi locali, basta semplicemente riadattare l’importo nazionale ricalcolando il pro-capite su base nazionale. Questo comporta una minima sua riduzione (nell’ordine dei centesimi) sul procapite e un riconoscimento a lavoratori giovani e neo assunti  del diritto alla produttività. Sembra troppo difficile? Mah, a noi pare mancanza di volontà e basta.  
 
Roma, 18 febbraio 2014

 
 
Claudio Meloni
FPCGIL Nazionale MIBACT
 

  
 

  

 
 

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