MIBACT: pensieri poco natalizi – comunicato fpcgil

22 Dicembre 2014

 

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COMUNICATO
 


 PENSIERI POCO NATALIZI
 

A Natale c’è lo scambio dei pensieri, oltre che degli auguri. Abbiamo dei pensieri anche noi e ci teniamo a farveli conoscere:
 

Il primo pensiero va al Governo che ha approvato la sua legge di stabilità in una notte surreale al Senato con il solito maxiemendamento e le conseguenti dichiarazioni trionfalistiche del Premier che avrebbe respinto l’assalto alla diligenza. Per rimanere al nostro piccolo l’emendamento da noi fatto presentare per avere lo scorrimento dei passaggi di area non è passato, non vi è traccia di un emendamento che la stessa Amministrazione avrebbe predisposto, il che fa supporre che questi tentativi sono stati giudicati parte dell’assalto alla diligenza. A differenza dell’emendamento che autorizza lo scorrimento delle graduatorie interne all’Agenzia delle Dogane. Poiché ci sfugge la differenza e ritenendo inutile chiedere chiarimenti su questa diversità di trattamento non possiamo far altro che rimarcare ancora una volta l’attenzione marginale che viene rivolta ai servizi per il patrimonio culturale, in particolare per quel che riguarda la condizione dell’organico MIBACT tartassato dai tagli e alle prese con un progetto di ristrutturazione profondo del suo apparato organizzativo. Apparato che paradossalmente viene giudicato negativamente proprio nei punti di gestione dove ha saputo invece mantenere, grazie all’impegno ed alla professionalità dei suoi lavoratori, un livello efficace, ovvero nella tutela del nostro patrimonio culturale, che oggi esce oggettivamente indebolita. Il nostro pensiero va pertanto ai lavoratori da troppo tempo in attesa di un riconoscimento professionale, diritto che ancora oggi si nega con affermazioni discutibili e quasi offensive.
Il secondo pensiero va al Ministro Franceschini, alle prese con la realizzazione di un disegno di riforma ambizioso ma a costo sotto zero. Una riforma che trasferisce nel museo l’ombelico dei beni culturali, ma che, nelle sue pieghe rivela un ripensamento storico di politiche giudicate fallimentari non si sa bene per quale motivo. La valorizzazione del patrimonio statale ha triplicato il numero di visitatori negli ultimi 15 anni, ad esempio l’operazione di nuove aperture serali si è rivelata un flop e oggi siamo nella condizione di non poter aprire a Natale e Capodanno per mancanza di fondi. Questo perché è difficile chiedere di più ad un sistema di aperture che è già il più ampio a livello europeo. Ma servivano segnali all’opinione pubblica offrendo sul piatto nuovi colpevoli della cosiddetta mancata valorizzazione e per dare l’impressione del governo del fare.  La valorizzazione non è una parolina magica e a noi piace molto di più la fruizione, mentre invece intorno a questa riforma e a questa parola si stanno addensando appetiti che a noi appaiono preoccupanti nei loro risvolti gestionali. Tanta strada ha percorso il Ministro in questo anno, ma ancora non siamo arrivati al bivio e il bivio sarà nelle scelte concrete che la nuova organizzazione si porterà appresso, soprattutto sui modelli di gestione che si sceglieranno. Per adesso registriamo questa curiosa dicotomia tra le sue esternazioni pubbliche, spesso caratterizzate da proposte clamorose e da una durezza verso i sindacati, e l’approccio disponibile, realista  e aperto che ha invece contraddistinto la modalità del confronto sui tavoli. Per questo non lo giudichiamo, lo aspettiamo al bivio. Il nostro pensiero va invece all’articolo 9 della Costituzione ed ai Padri costituenti che lo scrissero magnificamente.
Il terzo pensiero va al Presidente del PD, Matteo Orfini, che in un recente intervento alla direzione del suo partito ci ha accusato di non saper rappresentare gli interessi di tutti i lavoratori, ma solo dei garantiti. Matteo Orfini ha vissuto direttamente le problematiche del precariato culturale, sa bene che il sindacato in questo settore ha prodotto negli anni migliaia di stabilizzazioni lavorative. Come Presidente del partito di maggioranza e per la sua storia  sa anche che il nuovo precariato, quello delle false partite iva e delle collaborazioni professionali a quattro soldi, sfugge ad ogni possibile forma di tutela perché così hanno voluto le leggi, e non solo quelle berlusconiane. Ecco, il nostro pensiero va ai precari professionisti per forza ed ai professionisti per scelta che non hanno mercato del lavoro perché lo stesso viene assorbito da  meccanismi drogati e senza regole. Noi ci impegniamo quotidianamente a rappresentare tutte le istanze ma vorremmo che lui si impegnasse a modificare leggi sbagliate: la tutela non è un esercizio astratto ed è difficile esercitarla con  chi ha il ricatto del lavoro in cambio della rinuncia ai diritti. Basta poco, Presidente Orfini, e quel poco non si rintraccia nella nuova riforma del lavoro, che le tutele le toglie definitivamente.
Il quarto pensiero va alla legge 68, una legge civilissima che dovrebbe garantire il diritto al lavoro dei cittadini disabili e non viene quasi mai applicata. Il nostro pensiero vai ai sette lavoratori assunti quasi quattro anni fa con questa legge in part time e ancora oggi in attesa del tempo pieno. Che aspetta le solite, infinite autorizzazioni di organi di controllo con il pallottoliere. Se volete aiutare chi si occupa dell’inserimento di questi cittadini al lavoro, andate sul sito www.tuttinessunoescluso.it e firmate la petizione “un lavoro per i disabili psichici”. Un gesto piccolo ma sicuramente molto apprezzato da coloro che si battono per il diritto ad una vita normale per tutti, nessuno escluso.
Il nostro quinto pensiero va ai lavoratori giovani e non, precari, stagisti, con o senza partita iva, volontari, per i quali Babbo Natale non reca alcun dono se non la prospettiva di un anno da precario. A loro la nostra  profonda solidarietà e l’idea che saranno al centro della nostra battaglia per la buona occupazione.
Il nostro sesto ed ultimo pensiero va alle lavoratrici ed ai lavoratori del MIBACT, che sono stati oggetto di attacchi pubblici spregevoli e che si ritrovano a gestire la loro vita lavorativa facendo i conti con una situazione di declino che pare inarrestabile, che sono stati colpiti nel diritto al salario persino quando hanno avuto un avanzamento professionale, che si voltano dietro e non c’è nessuno a prendere il testimone. Lavoratori che hanno fatto grande il MIBACT grazie alla loro passione e che adesso temono che con loro andrà via anche l’idea di un servizio pubblico efficace per la tutela del nostro patrimonio.
A tutti, comunque,  Buone Feste.

                                Claudio Meloni
               Coordinamento Nazionale FP CGIL MIBACT

 

 
 
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