Venerdì si è svolta una riunione quasi conclusiva sulla vicenda delle
progressioni economiche, una riunione durante la quale l’Amministrazione, sulla
base della proposta presentata l’ultima volta con qualche ulteriore maquillage,
ha chiesto alle parti sindacali di esprimersi sull’ipotesi di accordo.
Noi abbiamo ritenuto, come preannunciato peraltro nel comunicato
ultimo, che non ci siano le condizioni per una adesione della FP CGIL
all’ipotesi di accordo, ribadendo i motivi di merito che ci hanno portato a
questa posizione, ovvero:
non
siamo in presenza di un sistema di valutazione strutturato secondo la norma da
loro stessi richiamata e che ci hanno persino allegato alla loro proposta. Il
sistema di valutazione previsto dal D. Lgs 150/2009 prevede la riconoscibilità
preventiva degli obiettivi ed una valutazione basata sul loro raggiungimento,
la creazione di una banca dati e la finalizzazione esplicita di quella
valutazione ai meccanismi selettivi adottabili in sede di progressione
economica. Nulla di tutto questo è avvenuto al MIUR, e non possiamo in questa
sede non ricordare le obiezioni che ci sono state fatte quando abbiamo avuto
gli ultimi confronti sui FUA 2014 e 2015, direttamente dal Capo Dipartimento e
dal Direttore Generale. A fronte della nostra richiesta di avere la possibilità
di un contraddittorio in caso di valutazione considerata non soddisfacente, ci
è stato risposto che questo non è un sistema di valutazione e che il vero
sistema di valutazione è quello definito dal piano della performance che loro
intendevano portare in discussione sul FUA 2016. Siamo insomma in presenza di
un criterio surrettizio posto nell’accordo al solo scopo di soddisfare le
condizioni vessatorie imposte da organi esterni all’amministrazione;
il
criterio surrettizio non assicura certo equità nelle opportunità di passaggio
economico: dai dati in nostro possesso, relativi all’unica annualità ove si è
proceduto ad un monitoraggio, abbiamo verificato una estrema disomogeneità a livello
territoriale rispetto all’applicazione dei criteri contenuti nell’accordo e
nell’individuazione dei punteggi minimi mediamente attribuiti. Solo per fare un
esempio il personale assunto part time in alcuni territori ha avuto una
valutazione omogenea ai full time ed in altri hanno avuto solo il minimo
previsto. Quindi le ricadute dell’accordo, considerato lo scarso peso dato
all’anzianità di servizio (la proposta iniziale era di partire dal 1995 adesso,
con i venti punti massimo, la riportano al 2014) saranno di produrre forti
sperequazioni a seconda della collocazione territoriale dei lavoratori e
rispetto alle funzioni rivestite. Occorre aggiungere che, considerato il dato
medio di scolarizzazione del personale a seconda delle fasce di età, sarà quasi
unicamente la valutazione individuale a fare la differenza, ovvero a garantire
le maggiori probabilità di passaggio. Quindi siamo in presenza di effetti
distorsivi prodotti da un criterio adottato surrettiziamente, non valutabili
allo stato in quanto non abbiamo i dati della valutazione operata negli anni
2013 e 2014, vista l’assenza di una banca dati. Gli effetti saranno
verificabili solo a chiusura della procedura e non potranno essere certamente
riequilibrati. in sostanza noi avremmo dovuto firmare un accordo al buio, senza
nemmeno capire gli effetti che lo stesso produce rispetto alle aspettative dei
lavoratori e senza alcuna possibilità di controllo;
troviamo
veramente incredibile l’ulteriore richiamo alla nostra responsabilità da parte
del Direttore generale, quasi come se noi non volessimo assicurare opportunità
di carriera ai lavoratori. La nostra scelta è una scelta dolorosa, ma inevitabile
e responsabile: l’accordo prevede la spesa di 4 milioni di euro sul FUA, ovvero
i 4/5 della consistenza della sua parte fissa. Considerati i tagli ulteriori al
FUA previsti dalla legge di stabilità 2016, la somma residua del FUA diventa
quasi irrilevante. Poiché si tratta delle poche risorse disponibili per i
lavoratori, se dobbiamo spenderli per una opportunità che riguarda solo una
parte degli stessi, ci pare il minimo che questi siano spesi assicurando equità
e pari opportunità di partecipazione. Sul tavolo la UIL ci ha detto che secondo
lei, una volta spese queste risorse, l’anno prossimo saremo in grado di fare
altre progressioni che dovrebbero coprire il restante 40% del personale. Dai
nostri conti non risulta, ci piacerebbe capire quali saranno, secondo
loro, le risorse effettivamente
disponibili sul FUA 2017 da utilizzare per le progressioni, visto che sulla
parte fissa residua un milione di euro, somma insufficiente e che peraltro
l’Amministrazione non ha voluto spendere quest’anno in quanto ritiene che debba
permanere sul FUA, al fine di evitare una situazione insostenibile, visto che
già si dimezzeranno le risorse pro-capite per la produttività. E in ogni caso
quella cifra non sarà sufficiente per
tutto il personale escluso da questa tornata.
Abbiamo registrato, certo con forte dispiacere, la rottura di rapporti
unitari che ritenevamo consolidati, anche alla luce di un documento unitario
sottoscritto non più tardi di 15 giorni fa, che faceva proposte del tutto
differenti da quelle poi accettate sul tavolo. La Uil, ad esempio, ha proceduto
senza porsi minimamente le ricadute che questo avrebbe potuto avere sui
rapporti unitari e lo ha fatto, singolarmente, con una posizione diametralmente
opposta al quella ad esempio registrata al MEF, dove per molto meno non hanno
voluto sottoscrivere un accordo infinitamente migliore di questo, che non
contiene alcuna valutazione individuale,
preannunciando addirittura ricorsi.
Seppur rispettando le opinioni di tutti, ed anche il diritto di
cambiare idea, valuteremo con responsabilità questa nuova situazione: non siamo
certo noi ad avere modificato posizioni assunte comunemente. E la valuteremo
alla luce dei fatti, siamo abituati a valutare il merito delle questioni e nel
Miur i problemi sono talmente drammatici che vanno affrontati con senso
profondo di responsabilità e avendo a cuore in primis gli interessi dei
lavoratori.
Claudio
Meloni
FP
CGIL NAZIONALE